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24 ore in Basilicata

Mercoledì 10 marzo 2010

Tragedia familiare in contrada Agri di Marsico Nuovo dopo una lite tra due anziani coniugi

Uccide la moglie e s’impicca Iolanda Lombardi, 76 anni, sarebbe stata strangolata dal marito Gerardo Vaccaro dall’inviato FABIO AMENDOLARA MARSICONUOVO- Ifiglinonriescono a crederci. Perché papà e mamma, che di momenti difficili ne avevano vissuti tanti, non si erano mai perduti d’animo. Come quando, qualche anno fa, a lei, Iolanda Lombardi, 76 anni, diagnosticarono l’osteoporosi, una malattia delle ossa che le rendeva difficile camminare. E lui, Gerardo Vaccaro, due anni in meno di sua moglie, si era dedicato con amore alle sue cure. Poi è subentrata un’altra malattia che la costringeva spesso a estenuanti viaggi per Padova. «Ma non è la causa della tragedia», dicono i parenti. Loro alla tesi dell’omicidio e del suicidio non ci credono. Pensano che Gerardo abbia trovato la moglie già morta e solo allora avrebbe deciso di farla finita. Per i carabinieri, invece, è chiaro. L’ha strangolata in camera da letto, quasi certamente al culmine di quella che sembrava una «normale lite» tra marito e moglie. Poi, compresa la gravità del folle gesto, si è impiccato. Un omicidio-suicidio che ha sconvolto contrada Agri, una manciata di case rurali a pochi chilometri da Marsico Nuovo. La neve avvolge la piccola legnaia che Gerardo ha scelto per togliersi la vita. E’ subito dietro il cancello. Qualche metro più in là c’è la porta di casa. La presidia un carabiniere. Perché allequattro di ieri pomeriggio i corpi erano ancora lì. Lei nella camera da letto, lui nella legnaia. Il sostituto procuratore Laura Triassi entra ed esce dalla casa. I carabinieri la seguono. Anche il medico legale. Concordano tutti sulla stessa ipotesi: lite familiare finita in tragedia. Ma Gerardo non era un uomo violento. Anzi. Lo descrivono tutti come un marito attento e un padre esemplare. Uno che ha lavorato per tutta la vita. Prima come contadino. Poi come muratore. E negli ultimi tempi, dopo la pensione, di nuovo in campagna. Per passione. Tra gli olivi e le viti che caratterizzano il costone che da valle sale su fino al centroabitato.Forse eralìchescaricava le tensioni quotidiane accumulate a casa quasi in solitudine. Era difficile incontrare Gerardo in giro. Non che fosse poco socievole. Ma quando non era in campagna era nella legnaia, oppure a casa con la moglie. C’è sempre qualcosa da fare in contrada Agri. Qui tutti hanno un pezzo di terra o un giardino da curare. E per andare in centro bisogna prendere la macchina. Lo si fa solo se si è

Tanti vicini di casa Ma soli nella quotidianità

Il capitano D’Amico sulla scena del crimine

di LEO AMATO

Qui sopra l’auto dei carabinieri in sosta davanti alla casa dei coniugi Vaccaro, in contrada Agri di Marsico Nuovo Nel riquadro il sostituto procuratore Laura Triassi In basso a sinistra un carabiniere presidia la legnaia in cui si è impiccato Gerardo. A destra una veduta della casa di contrada Agri

costretti. Per la spesa o per andare in farmacia. «Da queste parti siamo tutti molto riservati», dice un parente. Sa solo che Iolanda andava quasi tutte le mattine da una nipote che abita un po’ più giù. «Ma andava per le punture», precisa. Negli ultimi giorni Iolanda sembrava anche stare un po’ meglio. Lui appariva sereno. Come sempre. E’ per questo che i parenti non credono all’omicidio-suicidio. Soprattuttola figlia.Diconoche sia stata lei ad aprire la porta e a scoprire quello che nemmeno

avrebbe mai immaginato. I carabinieri, guidati dal capitano Sabato D’Amico, hanno effettuato i rilievi tecnici. Poi hanno convocato in caserma parenti, vicini di casa e conoscenti. Tutto confermerebbe la prima ipotesi: omicidio-suicidio. Gli evidenti segni di strangolamento sul collo della donna avrebbero tolto ogni dubbio. Non c’era nulla di premeditato. E’ accaduto tutto all’improvviso. Lo dimostrerebbe la corda rimediata lì per lì nella legnaia. A mala pena ha retto il peso di Gerardo. f.amendolara@luedi.it

MARSICO NUOVO - «Prima ci incontravamo quando andavo a buttare la spazzatura, ma ora passano porta a porta per la raccolta differenziata, e di recente ci si vedeva sempre di meno». I vicini dei coniugi Vaccaro non si danno spiegazioni dell’accaduto, sembrano terrorizzati solo al pensiero, negano anche davanti all’evidenza. Sono quasi tutti anziani come Iolanda e Gerardo, stretti come loro in un quotidiano di cure e malattie. C’è chi dice che vorrebbe portare le condoglianze alla famiglia scossa dalla tragedia, ma non può allontanarsi dal proprio coniuge infermo, e aspetta i figli di ritorno spazzando via la neve che non accenna a smettere di cadere. Qui la bufera, quei gesti antichi, la legna ammonticchiata e i camini fumanti, con lo scenario dei campi e la montagna che incombe dall’alto, creano un’atmosfera che ricorda da vicino l’immaginario di artisti come il modenese Gino Covoni, cresciuto il secolo scorso sulle pendici dell’Appenino emiliano, stessa longitudine soltanto un poco più in alto, pittore contadino di un mondo che è perduto soltanto all’apparenza, perchè rivive in occasioni come questa. Ai piedi del paese di Marsico Nuovo anche le case più ricche e belle non arrivano oltre i due piani. Si riconoscono dall’intonaco e i garage, e sui pianerottoli fanno la loro figura i tre sec-

chi colorati per i metalli, il vetro, e la frazione umida del rifiuto. Almeno un paio di grossi suv se ne stanno parcheggiati a lato della strada, poi si sale verso un gruppo di palazzine in rovina. Sugli usci delle porte c’è ancora quello che resta del pagliericcio che teneva al caldo le bestie, quando le stanze al piano terra erano usate come stalle. «Qui siamo tutti parenti più o meno alla lontana - dice una donna affacciata alla finestra tutti amici», ma nonostante la vicinanza, delle cose di famiglia non si parlava, come da tradizione, e infatti non c’è nessuno che ricordi uscite sconvenienti da parte di quei due. «Brave persone» Iolanda e Gerardo, anche per chi ha incontrato lui non più di un paio di giorni fa, salendo verso il paese per andare a fare spesa al mercato, ricorda ancora i discorsi sul più e sul meno, e quel bicchiere di vino bevuto in allegria.

I PRECEDENTI A Potenza un suicidio A Melfi una donna si dà fuoco UN PRECEDENTE caso di dramma della solitudine si è verificato qualche settimana fa a Potenza. Un uomo salvato da un precedente tentativo di suicidio, si è tolto la vita gettandosi dal balcone della sua abitazione in viale Marconi, nell’immediata periferia cittadina. Un gesto estremo, provocato probabilmente da una profonda depressione, nata a seguito dell’ictus che aveva colpito la moglie. Anche a Melfi, qualche giorno fa, un’anziana signora che viveva sola nella sua abitazione si è cosparsa di alcol e si è data fuoco. La causa, anche in questo caso, è da ricercare in uno stato di depressione causato dalla solitudine.

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