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Martedì 15 settembre 2009

TOP 11

12 gol su 19 realizzati da centrocampisti. Baldassarri top mister

Una vita da mediano C’ERA una volta la mediana e serviva per difendere, per garantire protezione. C’era una volta il mediano e la marcatura a uomo. C’era una volta un’idea di calcio che adesso (fortunatamente) non c’è più perché la mediana costruisce, velocizza il gioco, collabora all’evoluzione della manovra. Vedere per credere i numeri dellaquarta giornata: 19 igol complessivi, appena cinque realizzati da attaccanti di ruolo, due da difensori e ben dodici da centrocampisti, nove dei quali mediani puri, autentici. Chiamatela pure l’evoluzione della specie. La mediana ed i mediani non soffrono soltanto (ed in silenzio): hanno imparato a giocare, a divertire, a terminare in gloria. E con tanta grazia concentrata in appena novanta minuti è inevitabile valutare e poi tagliare e scremare. Perché di posti ce ne sono appena tre lì nel mezzo(giustoriconoscere così,attraversolacostituzione d’un 4-3-3, gli enormi meriti di Bitetto seppur alla guida della top 11 si ritrovi ancora – come la scorsa settimana - Baldassarri, il deus ex machina della sorprendente Ternana) e la competizione è accesa quasi quanto una selezione del Grande Fratello. La scelta ricade su Frara, Tognozzi e Schiavon ed ha motivazioni precise che giustificano anche l’esclusione di centrocampisti come Di Deo, Migliorini, Croce, Alessandro e Lachebeb che hanno guadagnato voti altissimi in pagella. Frara non va oltre un risicato 6,5, ma ha il grande merito di segnare in pieno recupero, arrivare lì dove non

c’erano arrivati i professionisti del gol, risolvere la spaventosa crisi in cui era piombato il Rimini riportando un po’di gioia nella città del divertimento. Discorso quasi identico per To-

IN VETRINA: il Giulianova dei giovani GIULIANOVA. Vincere spendendo poco e valorizzando i giovani. E’ il sogno di tutti i presidenti, ma è anche un buon proposito per ogni allenatore. C’èchi sene fauna ragione,chi una filosofia. E’ il caso di Leonardo Bitetto da Bari, 50enne allenatore pugliese che in Abruzzo sta vivendo gli anni migliori della sua carriera dopo il salto nei prof con il Barletta e la doppia promozione di Manfredonia (dalla D alla C1). Bitetto è arrivato a Giulianova in un momento difficile, ereditando una squadra che arrancava in C2 dopo undici anni consecutivi di C1. E’ subentrato nel 2007 salvando la squadra senza play-out e gettando le basi per una promozione arrivata lo scorso anno. Un successo conquistato con tanti giovani, quegli stessi che, quest’anno, stanno facendo sognare la calda piazza adriatica in Prima Divisione. “Per una società come il Giulianova”spiega Bitetto, “puntare sui giovani è un fatto vitale. Non avendo alle spalle alcun mecenate, dobbiamo necessariamente individuare calciatori under 21 da valorizzare per poi sperare di venderli. Non nascondo, tuttavia, che si tratta di una piacevole necessità”. Quellastessa cheha portatoin dote una promozione in C1 ed un inizio di stagione importante. “Vincere la C2 è stato un qualcosa di inaspettato, insperato e straordinario” ricorda Bitetto, “e forse lo è ancora di più fare subito 7 punti in 4 gare in un girone difficile”. Fat-

ti,non parole,perché ilGiulianovaè davverola formazione più “verde”, avendo in organico un solo “over” (Garaffoni) che ha il compito di fare da chioccia ad un organico di under. Bitetto parla a cuore aperto dei suoi gioielli: “Quando si lavora con i giovani, la cosa che ti sorprende di più è l’applicazione e l’impegno che mettono in ogni allenamento”. Società piccola ma organizzatissima, quella abruzzese: “Abbiamo un fiorentesettore giovanile,nonché undirettore sportivo, Pino Greco, che ha una rete ai osservatori anche all’estero, che ci segnalano giocatori da vedere in prova o in dvd”. Gli esempi non mancano, e sono tutti indicativi. “Gli addetti ai lavori stanno scoprendo Dezi, un centrocampista ’92 prodotto dal nostro vivaio. Quando ha giocato titolare, ha dimostrato un’autorità ed una personalità non comune ad un ragazzo della sua età”. Da Dezi a due 88 scovati in giro per il mondo: “Abbiamo Vinetot, difensore centrale francese su lui ci sono diverse società importanti. E non posso non citare Migliore, un laterale sinistro italo-belga che ha sorpreso per velocità e tecnica. Ci è stato segnalato e lo abbiamo preso dopo aver visto alcuni suoi filmati su youtube”. Bitetto e la società si godono i loro giovani e Giulianova si accende, aspettando il derby col Pescara che domenica potrebbe consacrare qualche altro talento. Marco Santopaolo

gnozzi: il Pescara fa una fatica tremenda a sfondare la tosta difesa del Pescina, Sansovini non trova varchi, Cuccureddu perde pazienza e soluzioni, il pubblico mormora perché il ter-

zo pari consecutivo allontanerebbe ulteriormente dalla vetta e lui, l’ex colonna della Reggina, incrocia il destro da posizione defilata, indovina l’angolino e rigenera le ambizioni del Delfino. Completa il quadro Eros Schiavon che realizza un gol più affascinante del suo stesso nome con un destro in corsa dai 30 metri che muore dritto all’incrocio dei pali. Con buona pace di tutti gli altri: Stefani e Cunico (in gol nella sfida tra Portogruaro e Reggiana) Favasuli e Migliorini (a bersaglio nella sfida tra Cavese e Spal), Alfano (segna contro il Giulianova), Alessandro e Lachebeb (subentrano e consentono alla Ternana di piegare il Potenza e centrare la quarta vittoria consecutiva). La consacrazione del centrocampo mette chiaramente in ombra gli altri reparti. In una giornata tutt’altro che produttiva per le punte si mettono in mostra Altinier del Portogruaro, Campagnacci del Giulianova e Concas della Ternana(esterno destrodallegrosse potenzialitàoffensive) oltre che Docente, Corona e Scappini. In difesa a protezione di Pugliesi (miglior portiere di giornata) trovano posto Siniscalchi del Portogruaro (condotta esemplare contro il temibile attacco della Reggiana), Musca del Cosenza (frena lo straripante pacchetto offensivo del Verona), Goisis dell’Andria (prestazione superba a Rimini, valorizzata dal gol del momentaneo pari) e Migliore del Giulianova, a bersaglio al Progreditur di Marcianise. Filippo Zenna

Il personaggio della settimana

Altinier vola molto basso «Portogruaro, solo salvezza» PORTOGRUARO. Da Mantova con furore per ricostruirsi una carriera ed una vita dopo aver “speso” quella precedente per difendere una fede, sposare un ideale. Christian Altinier, il killer che anima i sogni di gloria del Portogruaro, è adesso un uomo diverso, un bomber diverso: non più eterna promessa da valorizzare, ma attaccante vero, autentico, di razza. E per cambiare abito e prospettive, per “rivoluzionarsi” davvero ha dovuto strappare le radici, cancellare quel fortissimo sentimento identitario, non ritenersi più una nuda e cruda proprietà del Mantova. “Sono cresciuto nella squadra della mia città. Ho fatto tutta la trafila giovanile, sono arrivato in prima squadra nel 2000 ed ho attraversato un po’ tutte le epoche del club virgliano”. La doppia promozione dalla C2 alla B, la serie A sfiorata ai play-off col Torino, l’avvento di Lori, l’epopea di Mimmo Di Carlo, il nuovo corso avviato col disimpegno dell’allenatore dei miracoli: “E tutto questo –ricorda con un sorriso che sa tanto di delusione – quasi da spettatore non pagante senza mai essere parte integrante del progetto Mantova. Spesso avrei dovuto lasciare, ma il cuore mi ha lasciato ancorato alla mia città”. Il cordone ombelicale non s’è ancora definitivamente spezzato – tutt’ora il 50% del suo cartellino è di proprietà dei lombardi – e non è detto che un giorno possa addirittura risanarsi: “In fondo – spiega – il mio sogno è giocare ad alti livelli con il Mantova e non ho nulla da rimproverare alla mia ex società perché era anche comprensibile, considerando le grosse ambizioni, che giocassero nel corso degli anni i vari Poggi, Graziani, Godeas e Corona. Anzi, dirò di più: vivere a stretto contatto con giocatori di quel calibro mi ha aiutato a crescere. Ma – ecco perché per ora

Altinier, attaccante del Portogruaro in azione contro la Reggiana

di Mantova non se ne parla proprio – ho bisogno e voglia di giocare, di sognare anche se non sono più un ragazzino”. L’incubo, in fondo, è terminato nel giugno del 2008 dopo aver ottenuto una salvezza stentata a Verona – “Sei mesi d’inferno, un clima incredibile e per fortuna che ai play-out andò bene” – e la vita è iniziata daccapo grazie alla Sambonifacese. S’è messo in discussione il talentuoso attaccante mantovano – “Non avevo più mercato ed ho apprezzato chi mi ha dato fiducia” – ed ha preso a macinare presenze e gol con continuità disarmante: diciotto reti, secondo posto nella classifica capocannonieri e salto di qualità inevitabile e meritato. Al Portogruaro ha trovato finalmente stabilità e possibilità d’emergere: due

gol in quattro partite per piazzare i veneti sul secondo gradino del podio, a soli tre punti dalla capolista Ternana. “Ma non voliamo con la fantasia – spiega l’attaccante mantovano – Siamo stati costruiti per la salvezza e a quella dobbiamo mirare anche perché in questo torneo ci sono valori tecnici ed agonistici eccellenti. Meglio non montarsi la testa”. E lui è il primo a non cadere nel tranello: osserva in dvd Van Basten – “il più grande di tutti i tempi” – e guarda soprattutto dentro se stesso. Dopo anni da gregario ha deciso di rompere il cordone ombelicale, di ricostruirsi una vita ed una carriera, di fare il bomber e poi magari un giorno ritornare a Mantova, ma con furore. Filippo Zenna

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