Dr. Antonio Coco psicologo email: antoniococo1982@gmail.com mob: +39 3462394173
Impegno: tra lo scontro e l'incontro
Le tre parole che danno il titolo al mio intervento, tenuto durante il seminario autunnale del 2011, racchiudono con estrema semplicità tutte le affascinanti sfide del lavoro con i migranti. Sfide, certo; come definire altrimenti un lavoro che è allo stesso tempo scontro ed incontro? Mi piacerebbe parlare dello scontro, prima di tutto. Se si adotta il termine "cultura" per designare una dimensione collettiva in cui convergono lingue, religioni, miti, ma anche oggetti, artefatti, strategie di sopravvivenza e modi di produzione propri di un determinato gruppo in una determinata fase della sua storia ed in relazione con uno specifico ambiente; si comprende come necessariamente da luoghi diversi originano "culture" diverse, visione del/sul mondo diverse. Ognuna ha dunque una sua dignità ad esistere, riprodursi e perchè no, modificarsi. Fino a qui tutto bene, tutto chiaro, ma che succede quando la modernità permette spostamenti (fisici o virtuali che siano) per enormi spazi in rapidi tempi? Attenendosi all'idea di "cultura" come descritta sopra, non è pensabile che si possa verificare il paradosso di essere nel medesimo luogo con due culture diverse o che due culture diverse possano coesistere nel medesimo luogo. Come se due imbarcazioni navigassero verso la medesima boa, e allora lo scontro diventerebbe inevitabile! La parola scontro, quando si parla di immigrazione o più in generale di comportamenti umani, evoca immediatamente scenari di conflitti, guerre, violenze, prevaricazioni e chi più ne ha più ne metta. Sono immagini che, sicuramente, allo psicologo clinico che lavora con lo straniero non appaiono affatto come estranee o aliene; il più delle volte sono immagini che rappresentano il pane quotidiano della prima accoglienza psicologica. Non si vuole quindi, con questo scritto, sminuire le criticità e le difficoltà insite nel concetto di scontro; si vuole invece recuperare il potere strutturante del conflitto. Si pensi ad un esempio: alcuni studi sulle vittime di tortura ci descrivono come il seviziato diventi pian piano una massa informe di umanità, desiderosa di riversarsi nella prima forma possibile che possa contenerla e ridarle forma...molto spesso è il boia! Ecco che l'aggressore viene interiorizzato, vittima e carnefice allo stesso tempo. Il lavoro terapeutico non potrà a questo punto prescindere dal dare valore alla "sana collera" del paziente che prefigura Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Regione Puglia Iscrizione num. 2916 del 28/04/2009 Partita IVA: 06982370725 Codice Fiscale: CCONTN82T03A662W