Pittori e scultori in piazza del carmine

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Pittori e Scultori in piazza del Carmine


Si ringraziano per l’assidua e attiva collaborazione: Nicola Migheli, Emilio Lupi, Carmela Carbonaro, Franco Jonta, Giovanni Umana, Piergiorgio Lepori, Ada, Andrea Sanjust e l’Hot Club Jazz Quartet

Coordinamento Franco Sedda e Lidia Daga Testi Alberto Scalas, Roberto Mura Fotografia Miguel Ramos Grafica Antonello Manca Stampa Grafiche Sainas - Cagliari

© Copyright 2006 Associazione Culturale Caffè dell’Arte via Caprera, 3 - 09123 Cagliari Finito di stampare nel mese di novembre 2006


Il caffè dell’Arte

Una decina di anni fa, un sabato mattina - giorno della settimana intoccabile, destinato a fare quello che più ci piace - eravamo alla ricerca di un bel Caffè - inteso come locale - e di un buon cappuccino, inteso come bevanda. Siamo entrati allora in via Caprera al Caffè dell’Arte, e lì abbiamo trovato l’uno e l’altro, come ha confermato “Il Gambero Rosso” nelle sue ultime guide. Alle pareti c’erano i quadri di Marco Cannas, bravissimo pittore ormai scomparso, libri e riviste d’arte messe a disposizione degli avventori, il tutto in una cornice architettonica di pregio. Poi sono arrivate le mostre di Sergio Contu, Matteo Discepolo, Antonello Pilittu, Gigi Pili, Gianvittorio e abbiamo scoperto che ogni mese cambiavano i quadri alle pareti. Con curiosità sempre crescente andavamo perciò al Caffè per vedere quale artista ci sarebbe stato propinato col cappuccino. Adesso di Caffè che espongono ce ne sono tanti, ma allora per Cagliari era una grande novità, e per un artista che, si sa, è sempre al verde, avere la possibilità di esporre era un’occasione da non perdere. Perché è vero che prima di tutto si dipinge per se stessi, ma poter mostrare le proprie opere al pubblico, sentire i commenti, discutere e quindi far sapere che si esiste, è fondamentale. Col tempo siamo diventati amici di Franco e Lidia, i proprietari del locale, e degli altri artisti che già lo frequentavano. Ci accomunavano la passione per la pittura, la scultura e l’arte in generale, e in più avevamo trovato qualcuno da tormentare con la visione dei nostri quadri.

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Da quando, infatti, abbiamo avuto l’opportunità di esporre al Caffè, non si sono più liberati di noi. Con il passare del tempo si sono aggiunti altri artisti, e ci è venuta la voglia di essere qualcosa di più che un gruppo di amici… non ci siamo limitati alle sole mostre nel Caffè, abbiamo dipinto il molo di Giorgino, Il Carnevale di Ollolai, i “Martiri” a Fonni, la Vendemmia a Neoneli, i murali a Muravera e in altri luoghi. Nasce così l’idea di darci una veste: nel 2003 ha preso vita l’Associazione Culturale Caffè dell’Arte. Presidente è Franco Sedda, titolare del Caffè e grande organizzatore. Direttore artistico è Alberto Scalas che ha portato in dote l’esperienza accumulata con l’Associazione Arte in città, che per prima in Sardegna - negli anni ’90 - ha promosso mostre all’aperto, come quelle di Piazza Jenne a Cagliari e Piazza Eleonora a Oristano. Da qui alla manifestazione di Piazza del Carmine il passo è stato breve. Avevamo sempre pensato - erano dieci anni che Sergio Vepraio lo predicava!!! - che quella piazza così bella fosse troppo vicina al Caffè per non “occuparla” e quindi farla diventare una grande galleria d’arte a cielo aperto, dove ogni artista potesse allestire una mini personale. Grazie alla disponibilità dell’Assessorato alle Attività Produttive del Comune di Cagliari, che ci ha concesso l’utilizzo della piazza, il sogno si è realizzato. Abbiamo iniziato subito a lavorare perché la manifestazione crescesse di importanza e fosse il più elegante possibile. All’inizio eravamo in trentacinque ad esporre, ma la voce è circolata in fretta: piaceva proprio a tutti quella piazza piena di colore e di vita. Pian piano il numero degli artisti che si avvicinavano - e si avvicinano al Caffè - spinti dal desiderio di partecipare alla Piazza, è aumentato, e siamo ormai circa un centinaio ad alternarci. Sono quasi tre anni che ogni terza domenica del mese si svolge la mostra - per il primo anniversario abbiamo anche avuto lo speciale annullo postale - e tanti pittori e scultori sono cresciuti insieme a noi. Piazza del Carmine dal febbraio 2004 è diventata un appuntamento fisso, un punto d’incontro per rivedere gli amici e conoscerne altri, per scambiarsi esperienze e incontrare il pubblico cittadino. Insomma: con la pioggia, il vento, il sole e a volte la luna, noi siamo lì. Perché a una grande festa non si può mancare. Per conoscerci, basta voltare pagina e sfogliare il catalogo. 4


gli artisti


Alberto Scalas

Dire maestro Scalas è come dire cavalli imbizzarriti, furenti, grandiosi. Sono infatti questi animali possenti dall’eleganza reale i suoi beniamini. Mago degli intrighi di chine e dei tenui colori che si arrampicano e fluttuano a impreziosire le tavole, creatore di trame calde e avvolgenti in cui la figura emerge grintosa, mirabile, il pittore oristanese possiede la rara capacità di rappresentare col suo tocco idee e visioni dal dinamismo pregnante. In un percorso sempre cosciente e dal significato preciso Alberto Scalas si confronta tanto con le questioni sociali e morali - principale canale d’indagine nel periodo della sua giovinezza - quanto col profondo desiderio di discesa nel sé, preludio a una maturità più compiuta. Investigando il rapporto tra uomo e natura, uomo e potere, mito e realtà si aprono le fasi più importanti della ricerca espressiva del pittore: il bestiario, lo studio sugli scacchi, la serie di dipinti sul vento, sulla musica, sul carnevale sardo con le sue maschere ancestrali. L’artista chiama a sé il suo interlocutore e lo invita a farsi linea, a percorrere centimetro dopo centimetro un’opera densa di significati, a guadagnare la libertà, fiore sacro dell’esistenza. L’impegno di maestro Scalas trova forse qui il suo fulcro, nella ricerca della pura autonomia espressiva, nello spontaneo gesto del polso che nient’altro deve fare se non seguire i dettami del pensiero. Come un cavallo che sogna di percor6

rere in volata una sconfinata terra senza steccati.


Unicorni 1995 - china su carta pergamena - cm 50 x 70

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Andrea Vacca

Andrea Vacca nasce a Cagliari nel 1976 e, dopo aver frequentato il liceo scientifico, si laurea in ingegneria. Alla libera professione affianca la sua innata passione per l’arte. È doppio il suo cammino, che percorre le terre della pittura e della scultura. Le sue figure, argomentazioni di pura forma, sorgono da una profonda analisi della materia, che si sublima nell’essenziale. Struttura, forma e colore appaiono intimamente connessi e rielaborati per approdare all’unitarietà del risultato. Nella pittura scultorea di Andrea Vacca l’azione dei chiaroscuri è strumento efficace a far emergere le figure dallo sfondo. Dona ai protagonisti dei dipinti la facoltà di imporsi sul tutto con prepotenza, concedendo loro lo slancio per manifestare una vita propria, al di là dell’ambiente spaziale occupato. Alcuni particolari del corpo femminile come gli occhi, la bocca, il naso, non vengono definiti oppure divengono cavità coperte da sfumati. La dimensione umana cede il posto alla fissità pietrificata, che tende però, in uno sforzo estremo e eterno, a involgersi ancora fino a ridiventare monolite indistinguibile, colata lavica informe. L’incrociarsi di gambe, di braccia, l’intersecarsi del capo denota sofferenza, talvolta timore, certo chiusura nell’atemporale, fuga dal contatto esteriore. I corpi, nella loro involuzione, mentre abbandonano completamente la carnalità fisica per raggiungere la meta del surreale, mantengono tracce di sensuali8

tà, accentuate da una potenza muscolare evidenziata da sovrapposti piani luminosi.


La Principessa 2005 - tecnica mista - cm 80 x 100

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Angela Teresa Corronca

Angela Teresa Corronca vive e lavora a Sestu. Espone per la prima volta nel 1989 a Cagliari, e intensifica la sua presenza nel mondo dell’arte con mostre in tutta l’Isola e nel Continente. Il contatto con gli ambienti creativi, la sua profonda sensibilità e l’intensa attività di ricerca le permettono di affinare un originale linguaggio, che trae la sua linfa vitale dalla sperimentazione. Dei suoi ultimi lavori, racchiusi sotto il titolo di Lettere d’amore, la critica Carmen Campus racconta: «Con le missive d’amore una volta si usava esprimere il proprio universo, immaginario e reale. Oggi, in un mondo sempre più di corsa e in corsa, questi messaggi possono essere elementi di disturbo. Eppure le lettere di Angela Teresa Corronca ci obbligano a riflettere. La loro elaborazione appare accattivante, incuriosisce donando preziosità alla lettura per l’oro con cui sono compilate. L’indecifrabile scrittura interagisce con gli altri materiali della composizione, trovando completezza nel colore. Ne discende sofferenza oppure gioia, in un dialogo con l’osservatore che si immedesima talvolta col mittente, talaltra col destinatario. L’uso delle schegge di specchi, quasi nel ballo di una lettura articolata e moderna, si amalgama col tocco aureo in un’universalità che può essere vissuta da tutti». È un gioco delle parti, questa forma di comunicazione a cui l’artista si affida, un messaggio dal mondo delle idee che induce chi guarda a partecipare, a metterci del suo, nella 10

speranza che tra quelle righe possa scorgere i propri sentimenti, le proprie emozioni. Un balzo nel sogno.


Lettera antica 2003 - tecnica mista - cm 70 x 80

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Antonio Rais

Scultore e mosaicista autodidatta, Antonio Rais nasce a Cagliari nel ’57. Comincia a scolpire negli anni ’80, attratto dalle ampie tonalità delle radici del ginepro e dalla loro vasta gamma di venature. Vera calamita per la sua inventiva è poi il fascino ancestrale della pietra calcarea, dell’arenaria e della trachite. Dal 1986 il cagliaritano lavora come macchinista costruttore nella falegnameria del Teatro Lirico, dove accresce notevolmente la sua capacità manuale. La sua energia creativa si abbevera dalla fresca sorgente della natura che, per prima, ha modellato coi suoi elementi le superfici da rifinire e raffinare. Il talento dello scultore si esprime con enfasi nel bassorilievo, con continui tributi ai temi marinari, alla mitologia classica, alle tradizioni e ai paesaggi di Sardegna. La particolare struttura mosaicata regala alla composizione un effetto cromatico allettante e dona alle opere senso di movimento e prospettiva apertamente apprezzabili. Nella scultura a tutto tondo traspare invece un’impostazione opposta, anticlassica, che tende a minimizzare la trasfigurazione della forma per privilegiare il rispetto dei dettami costitutivi della materia. Qui sta all’occhio dell’osservatore proseguire nel lavoro creativo, in un gioco tra detto e non detto, tra suggerimenti e voluti silenzi. Dalle mani di antonio Rais il legno e la pietra acquistano ogni volta vita nuova, e rivelano tutta la loro potenzialità intrinseca, la loro immortale forza 12

comunicativa.


Cavalcata in costume 2006 - bassorilievo su mattone - cm 120 x 30

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Antonio Spada

Tonio Spada nasce a Monserrato nell’aprile del ’38 e inizia la sua carriera artistica negli anni ottanta. Si racconta prevalentemente attraverso il paesaggio, utilizzando con maestria l’acquerello, l’olio e l’acrilico. Grazie alla sua passione per la micologia, che l’ha condotto in lungo e in largo per l’Isola, ha potuto ammirare e riportare su tela gli scorci più caratteristici della nostra Sardegna: dalle dune di Piscinas alla Baia degli innamorati di Chia, dalle nodose querce della Giara alla Pelosa di Stintino, dalla Valle di Serri alle pinnete di Urzulei. Così, tra dune bianchissime, notturni e tramonti sull’acqua, il suo pennello non disdegna di segnare i tratti di un passato romantico ormai perduto, che rivive nei tanti quadri dedicati al Poetto di una volta, coi suoi caratteristici casotti multicolori. Nel 1995, dopo quindici anni di ricerche e studi, entra nell’Associazione cagliaritana “Arte in Città” e si apre al pubblico, partecipando a varie esposizioni collettive. La sua prima personale data al dicembre dell’anno successivo, presso la Consorteria delle Arti cittadina, occasione che lo sprona a un più fervido impegno nel campo pittorico. Oggi Tonio Spada fa parte del Caffè dell’Arte e, con un gruppo di fidati compagni è ispiratore della mostra estemporanea “Colori e forme alla Porta dei Leoni”, che si inserisce nella splendida cornice di via Università. Sempre in questa via, al numero 9, proprio sotto il Bastione, l’artista ha il suo studio, 14

dove frugando nella sua fantasia gli splendidi fotogrammi di Sardegna prendono vita.


Luminosa notte del 22-12-1999 2003 - olio su tela - cm 120 x 80

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Armando Olla

Secondo una critica di Paolo Pais «Le nature morte di Armando Olla ci vengono proposte come attimi immobili di una vicenda che sta tra un antecedente e un futuro, come istanti sospesi di una realtà oggettiva definita. L’innesto dell’iperrealismo sulle memorie si realizza senza alcun vizio accademico, senza cedere alle lusinghe della letteratura e del sentimento». L’artista pirrese, oggi di stanza a Monserrato, dipinge dal ’70. Nonostante abbia appreso da sé la tecnica pittorica mostra una capacità espressiva alla pari con i più scrupolosi scolari di bottega. La veridicità delle sue creazioni incanta l’osservatore che, a stento, si trattiene dal tendere la mano per cogliere i frutti immortalati sulla tela. Nella pregnante oggettività della materia Armando Olla ripone la sua credenza nella verità delle cose, mostrando che la concretezza dell’arte porta, alla pari dell’astrattismo, un contributo fondamentale alla seria rappresentazione del pensiero. Il reale è infatti la struttura razionale del sogno, matrice fondamentale di ogni ricerca della psiche. Nella stesura del colore, genuina e forte come un bicchiere di buon vino campagnolo, il pittore racconta la sua sapienza di narratore fedele e conciso, cronista di un mondo che non ha nascondigli tanto profondi da essere inaccessibili all’immisurabile fantasia dell’artista. La struttura stessa della composizione, compatta e istintivamente scenica, viene incontro all’esigenza di coerenza nutrita da ogni 16

iperrealista che si rispetti.


Natura morta 2006 - olio su tela - cm 20 x 30

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Basilio Scalas

Basilio Scalas parte dall’analisi dei problemi della vita, dagli squilibri sociali, dalla natura che tutto circonda e con olio e acrilico affronta il mare della sua arte. Dipinge per istinto, cercando di dare ai suoi lavori un significato che trascenda la pura impostazione tecnica. Per questo le opere sono pervase da un’essenza che annulla il tempo, un’essenza che concede alle creature dipinte di vivere in una dimensione parallela al mondo degli uomini. Il suo spirito libero e curioso lo porta a realizzare quadri che parlano una lingua tutta loro, coniata con la fantasia dell’autodidatta ma capace di comunicare al pari della parola di chi vanta una buona scuola. Il suo stile è stato accostato al simbolismo, al naif, al metafisico, al futurismo, all’iperrealismo. Una gran quantità di catalogazioni che esprime un solo concetto: la poliedricità del percorso di Basilio Scalas. Certe sue allegorie, velate e forse nascoste sotto la maschera fulgida del colore, sono la trascrizione sulla tela di intuizioni a volte ironiche, a volte gioiose o drammatiche. Lo sperimentare nuovi effetti cromatici per l’artista asseminese è gioco di tutti i giorni, proprio per la sua intensa curiosità di creare un’armonia “non prevedibile” nell’accostamento di colori vivaci e forti. La sua terra d’origine, il Campidano di Cagliari, è l’anfora prediletta dalla quale trae l’estratto che caratterizza l’opera, il succo ultimo che la profuma: è con la lingua campidanese, infatti, 18

che Basilio Scalas titola i suoi lavori, le sue originali invenzioni.


Su viaggiadori 2005 - acrilico e olio su tela - cm 50 x 60

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Carla Vargiu Presbitero

Carla Vargiu Presbitero è nata a Cagliari nel ’45. Vive in città in via Pascal e ha lo studio in via Università 1. Da sempre attratta dal disegno e dal colore inizia la sua carriera artistica nel ’88, sotto la guida di Agata Carubelli. Dopo vari studi sulle tecniche pittoriche trova la sua dimensione nell’olio e nell’acquerello. Capace di esprimere pittoricamente ogni soggetto, grazie a una profonda dimestichezza con il colore e a un’attenta padronanza del pennello, Carla Vargiu Presbitero opera anche su ordinazione. Fa parte dell’Associazione culturale Caffè dell’Arte e della Consorteria delle Arti. Ha esposto con notevole successo di pubblico e critica in importanti manifestazioni, sia nell’Isola che nella Penisola. Ecco cosa dice di lei Sandro Serradifalco in una delle sue critiche: «Dipingere con ricercatezza e maestria tecnica è roba da pochi… Non posso far altro che elogiare l’operato della pittrice sarda che, alla notevole capacità riproduttiva, accosta uno studio attento della natura, valorizzata dall’enorme passione per la figurazione. La sua è la pittura dei grandi maestri fiamminghi, i suoi giochi di luci e ombre ricordano le nature morte caravaggesche. Un linguaggio pittorico semplice nel messaggio ma complesso nella realizzazione. Carla Vargiu Presbitero si pone tra i più interessanti interpreti della nuova figurazione italiana… comunicando sensazioni, raccontando fragili emozioni, trasmettendo la volontà 20

di amare le semplici e piccole cose…».


Omaggio al Brasile 2003 - olio su tela - cm 50 x 70

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Carmela Carbonaro

Carmela Carbonaro nasce a Pirri e vive a Selargius. Nonostante gli studi di ragioneria ha da sempre la passione per la pittura, in seguito condivisa col marito Emilio Lupi. Pian piano, in un costante incedere, il piacevole ardore creativo l’avvolge completamente e così, dalla fine degli anni ’90, Carmela prende parte a numerose manifestazioni artistiche. Oltre ad andare in scena in numerose personali e collettive, la pittrice aderisce fin dall’inizio a tutte le iniziative del Caffè dell’Arte, ed è socia fondatrice dell’omonima associazione che presenta la mostra di Piazza del Carmine. La sua forza comunicativa trova slancio nell’uso del colore, e i suoi paesaggi e le sue nature morte beneficiano di un’incessante dialettica con la tradizione pittorica tardo ottocentesca e del primo novecento. Serena e docile nei tratti, l’artista ama dipingere dal vivo, ed esprime tutto il suo potenziale nell’olio. Il suo pennello ci racconta di gite all’aperto in luoghi ameni, carichi di energia positiva. Dalla contemplazione dei caratteristici paesaggi della nostra Isola nascono quadri densi di suggestione, nitidi e luminosi come finestre aperte sui sentimenti. Una pittura che procede sul filo della trasparenza, della dolcezza, nata dalla 22

gioia di testimoniare la maestosa bellezza della natura.


Paesaggio 2005 - olio su tavola - cm 40 x 30

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Carontenuto

Pierpaolo “Pierino” Carotenuto, nasce a Cagliari nella seconda metà del secolo scorso e risiede nel popolare quartiere di Stampace. La sua vicenda artistica inizia a causa delle sue frequentazioni di pittori amici o presunti tali - pittori s’intende - ma il suo carattere cortese e rispettoso lo induce a non dar molestia ad altri, così in breve tempo elabora un’arte che non ha certo uguali: nasce il Grande Circo Carontenuto. Sulla pista - sempre materiali riciclati - sfilano forzuti iperpalestrati, verdastre domatrici d’uomini tripoppute, oche in frac e ventiquattrore, improbabili animali al guinzaglio, maschi umani e via immaginando, affabulando, dipingendo. Un erotismo perverso e innocente, rubato a sogni dettati da vagabondaggi quotidiani, pervade ogni lavoro. Pierino è un pellegrino d’anima e non solo, riuscirebbe a vagabondare in un balcone; i suoi quadri costringono ad andare a zonzo per corridoi di pensieri e sentimenti. Fanno riflettere - perché mai l’avrò acquistato?... - non sono digestivi o sonniferi, da non somministrare sotto i 12 anni. Gran domatore del suo circo fa schioccare i pennelli e, obbedienti, i suoi sogni pomeridiani presentano il pretaportè della lingerì dell’anima di tutti - qui bisognerebbe tirar fuori Jung ma tant’è… - e al defilé si assiste perplessi e incantati, quasi a dire: quello lo conosco, ma non sono io. Mi spiace non aver descritto, nell’ordine: mirabili impasti di colore, raffinate velature, opulenti paesaggi, visi dolcissimi, maestrie 24

superbe, il legame con la Sardegna, i grandi maestri a cui s’ispira e via cazzeggiando… [S.V. D’Ayamonte]


Dittico 2006 - olio su tavola - cm 60 x 50

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Cristina Becca

È nata nel settembre del 1961 a Quartu sant’Elena, dove tutt’ora vive e lavora. Pittrice autodidatta, si cimenta in particolare nelle tecniche dell’olio e dell’acquerello. Talvolta, ma solo se motivata interiormente, esegue eccellenti ritratti. Deliziose le sue impostazioni cromatiche, che regalano all’osservatore memorabili sensazioni. Quella di Cristina Becca è infatti una pittura densamente emozionale, spesso lirica, fatta di accostamenti leggeri e puntuali, traccia nobile di una spiritualità che deve essere in ogni caso comunicata. Delicati scorci paesani, barchette ormeggiate su una rada soleggiata, contadini che attendono alla vendemmia sono tutti piccoli tasselli che compongono la vasta area tematica affrontata dall’artista. Nel suo tratto amabile i contorni delle forme sono sfumati, impalpabili ma allo stesso tempo perfettamente riconoscibili nell’aria sognante dell’intera composizione. Le opere di Cristina Becca, rifiutando quella staticità aliena alla natura vera delle cose, vivono nella voglia di movimento. Le figure sono immerse in una dimensione temporale capace di segnare con forza l’attimo preciso che le accoglie pur mantenendo l’assoluta libertà di compiere l’azione in cui sono impegnate. Il dinamismo delle creazioni garantisce all’artista una capacità di dialogo quasi musicale col suo interlocutore, in un 26

alternarsi di pause e vibranti riprese, senza mai una punta di noia in chi è chiamato all’ascolto.


Pastorello allegro 2006 - olio su tavola - cm 22 x 30

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Daniela Loi

«I dipinti di Daniela Loi, nel loro impianto semplice ed armonico, rappresentano un inno alla natura, all’uomo e alle sue cose. Sono questi i protagonisti delle vibranti pulsazioni della vita quotidiana, in un’atmosfera di commossa e autentica spontaneità. Non si tratta di lavori legati a noiosi accademismi, ma di solari costruzioni sceniche dal timbro personale in cui il sentimento lirico - arricchito da un cromatismo efficace seppure velato da sottile malinconia - raggiunge toni profondi ed essenziali». Con queste parole il professor Flavio Piu abbozza un affresco dell’opera pittorica di Daniela Loi, artista cagliaritana che opera nel campo dell’alta moda. Il suo percorso creativo ha dunque molteplici facce, in un certo senso opposte ma complementari. Il ritorno al semplice, all’essenziale, ai romantici racconti di una volta accresce infatti la sensibilità e la profondità di una natura per definizione raffinata ed elegante, accendendo i toni di un’umiltà trattenuta nelle segrete stanze del cuore. Il tratto austero, la toccante espressione dei volti, la stessa purezza delle luci porta nell’opera di Daniela Loi un frammento di letterarietà, e conduce lo sguardo dell’osservatore a soffermasi nei riti genuini perpetuati da mani consapevoli e condotti da vite semprevergini. Torna qui la Sardegna di Cambosu, di Miele Amaro, l’Isola delle case nude scaldate dal fuoco sacro del focolare. Torna e non muore mai l’Isola fatata, la 28

terra del tempo magico dove ognuno si smarrisce sognando.


Ti stò guardando 2005 - pastello - cm 50 x 70

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Daniela Matta

Daniela Matta è nata a Carbonia, dove vive e lavora come insegnante in una scuola media. Interessata all’arte fin da ragazza non si è fatta pregare per bussare alla sua porta. Da diversi decenni si dedica ad approfondire le più varie tecniche e ha frequentato per lungo tempo un laboratorio didattico d’arte. Quì, con grande profitto, è riuscita a trovare l’ambiente adatto per esprimere la sua fantasia. Ha quindi partecipato a numerosi eventi: il concorso “Siliqua Arte 2004”, la mostra “Be Boop” a Carbonia e quella al Fashion Cafè nel 2004, e ancora a Carbonia all’esposizione che nel 2006 ha avuto come cornice la Biblioteca Comunale. Inoltre, sin dalle sue prime battute, la pittrice è presente alle manifestazioni di Piazza del Carmine. Le sue immagini, delicate ed eleganti, sono il frutto di un rigoroso impegno creativo e riflettono una personalità ricca e complessa. Da un lato riservata e razionale, dall’altro e non di meno - dinamica e versatile. Le sue opere, che si legano alle esperienze dell’astrattismo e a quelle delle avanguardie storiche del secolo appena trascorso, si mantengono sempre coerenti nel loro impianto poetico. Opere chiare e luminose, piene di poesia e ben sorrette da un deciso gusto estetico, frutto di una costante attività di sperimentazione. Perché il buon maestro, si sa, non è mai pago. Così Daniela Matta cerca assiduamente modi nuovi per raccontare e raccontasi. Infaticabile indagatrice del30

l’arte: con i segni e con i colori.


Senza titolo 2005 - acrilico su tela - cm 70 x 40

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Emilio Lupi

Emilio Lupi nasce a Como nel ’48 da famiglia Livornese. Fino ai tempi dell’università - è ingegnere laureato a Pisa - gira l’Italia al seguito del padre funzionario di banca. Da sempre grande appassionato d’arte, passione condivisa con la moglie Carmela Carbonaro a sua volta valente pittrice, comincia a produrre in modo costante a metà degli anni ’90. Espone in numerose mostre personali e collettive e collabora attivamente alle iniziative dell’Associazione Caffè dell’Arte, di cui è socio fondatore. Nella sua pittura dai toni accesi mette a frutto la lezione dei Macchiaioli, degli Impressionisti, dei Fauve, e di tutte le scuole che più hanno esaltato l’uso del colore. Artista dal carattere sanguigno ed impetuoso, moderato da una connaturata gentilezza, dipinge su tavola con i colori ad olio, usando una pennellata intensa dal gesto immediato, da cui sprizza grande gioia e calore. I suoi temi preferiti sono i paesaggi dipinti dal vivo o sotto l’influsso del ricordo, e a volte i ritratti, personalizzati e trasfigurati. Emilio Lupi vive intensamente le sue opere, quasi sempre iniziate e finite di getto nel tempo in cui vive l’emozione. Senza ripensamenti e interruzioni. Come se l’arte fosse la veloce parabola di una stella cadente che nella sua scia esprime tutta la sua potenza ammaliatrice. Un lampo di luce. Il pittore ci presenta composizioni originali, armoniose, dai colori squillanti. Quasi racconti sulla forza misteriosa che risiede 32

dentro ciascuno di noi.


Paesaggi in blu 2006 - olio su tela - cm 50 x 70

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Enrico Langione

Enrico Langione nasce a Cagliari nel 1978. Dal ’97 inizia a frequentare il movimento artistico isolano, prima sotto la guida dell’Associazione Arte in Città, poi entrando tra le fila del Caffè dell’Arte. Ha partecipato a numerose rassegne regionali e nazionali, vincendo nel duemila il secondo premio al concorso di scultura “Città di Cagliari” con un’opera dal titolo “La conquista dell’Europa”, raffigurante una barca tradizionale nuragica. Artista dai molteplici interessi, esprime i suoi concetti con un linguaggio semplice, capace di coinvolgere un uditorio ampio ed eterogeneo. La sua intraprendenza lo porta a impegnarsi nei più svariati campi della creatività: dalla pittura - dove spazia dall’astrattismo a un figurativo con accenni surrealistici e naif - alla scultura fino alla musica, che studia nelle sue diverse sperimentazioni. L’obiettivo è uno: plasmare le intuizioni. L’idea prenderà forma solo quando, una volta apprese tecniche e regole, l’artista riuscirà a infrangerle raggiungendo nuovi esiti degni di attenzione. Basta vedere gli alberi, i soli, gli uomini a passeggio di Enrico Langione per riconoscere la sua spiccata originalità espressiva. La distanza tra le discipline è per lui una golosa sfida da vincere sulle ali della contaminazione. L’avvicinamento di suoni e colori, l’accostamento di differenti materiali determina movimenti di forme, suggerisce mutazioni di sfumature e toni che diventano possibilità per visitare, 34

con uguale entusiasmo, i molteplici aspetti dell’arte.


Nota musicale 2006 - tecnica mista - cm 40 x 40

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Erminluca Maccioni

Erminluca Maccioni è nato nel ’47 a San Sperate, dove vive e lavora. Da anni partecipa intensamente alla vita artistico-culturale dell’Isola con mostre personali, presenze in collettive e concorsi d’arte, riportando notevoli consensi di pubblico e di critica. Ha esposto a Roma, Milano, Firenze, Bologna, Napoli, Pescara, Cagliari e Taormina, Atene, Budapest, Città del Messico, Tampico e Sofia. In molti si sono interessati alla sua pittura. Tra gli altri commenti ecco quello del famoso scultore Pinuccio Sciola: «Una pittura carica di ricordi e di scene paesane che spesso non ci sono più, ma che rivivono con sorprendente lucidità. Anche il racconto diventa un pretesto per organizzare la composizione dell’opera: le figure, i paesaggi rurali con i quali Maccioni si è da sempre cimentato, diventano forme di colore...». Nei suoi dipinti dominano incontrastati i luoghi, le cose, le genti della Sardegna: scene agropastorali che cantano le mille vicende del nostro antico popolo. Dalle tele vien fuori tutto l’amore che l’artista nutre per la sua terra. Un amore a tinte forti, rinnovato ad ogni battito del cuore, ad ogni alba e ad ogni tramonto. Come un rito. Ecco un piccolo ritratto del pittore sparadese in una critica di Lino Vecchi: «Scegliendo i campi e la vita agro-operaia del Campidano quale unico e predominante soggetto dei suoi quadri, Erminluca Maccioni ha operato una scelta ben precisa: quella della terra madre 36

come sorgente di stimoli e di suggestioni e del cui senso ne diviene poetico cantore».


Sa bessida de s’ammarolla 1988 - olio su tela - cm 100 x 120

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Francesco Argiolu

Pittore e scenografo diplomato all’Istituto d’arte di Oristano, Francesco Argiolu è nato in Francia a Gassin nel 1959. Attualmente vive e lavora in via San Domenico a Cagliari. La sua continua avventura nel mondo della creatività si esprime con soggetti delicati, finemente espressivi, sublimi nella loro plasticità formale e nella loro aura romantica. La ruvidezza materica che accompagna le opere dell’artista, parte integrante di questo suo linguaggio personalissimo e duttile, fa da sfondo a creature sensuali, vive e in qualche modo pronte a saltar fuori dal supporto che a stento le trattiene. Francesco Argiolu parla con voce penetrante al suo interlocutore, e punta a farlo innamorare tanto della figura rappresentata quanto dell’arte stessa del dipingere. Le belle donne sono tra i suoi soggetti preferiti, ancelle che accarezzano intriganti l’emotività di chi le osserva stupito. Secondo il critico Benito Greco, per il pittore «le evidenze espressive, pur consolidate, non costituiscono paletti definitivi e riposanti. Francesco Argiolu, infatti, attraverso i tradizionali percorsi della pittura è giunto a nuove e più calligrafiche forme intrise di materia, capaci di infondere un particolare calore ai paesaggi tratteggiati. Importante e coinvolgente è l’uso delle terre, che racchiude in un’aura poetica i piacevoli insiemi. Nella figura femminile le tonalità si riscaldano maggiormente e ravvivano, nell’accensione delle forme, la piacevolezza esteti38

ca e umana delle composizioni».


Assorta 2005 - tecnica mista - cm 130 x 80

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Francesco Obinu

Chi ha frequentato la Scuola d’Arte di Oristano nei primi anni ’60 con insegnanti come Lelletto Contini, Peppetto Pau, Antonio Amore, Casagrande e tanti altri eccellenti maestri, oltre ad aver assorbito una grande esperienza tecnica, ha necessariamente sviluppato una passione per l’arte che l’ha accompagnato per tutta la vita. Francesco Obinu ha avuto questa fortuna. Più in là, mentre insegnava discipline artistiche alle scuole medie di Pirri - ora è in pensione - ha cercato di trasmettere ai suoi allievi quel patrimonio di conoscenze e soprattutto quel grande amore per l’arte: amore che può arricchire la vita di ciascuno. Nel frattempo non ha mai smesso di sperimentare col disegno, la pittura e la scultura. E ora anche coi collages. Ha esposto in numerose personali e collettive: al Centro sociale di Villasimius, alla Pinacoteca di Sinnai, all’Ex Vetreria di Pirri e a quasi tutte le mostre di Piazza del Carmine. Nella scultura Obinu cerca geometrie semplici, sulle quali modellare figure femminili essenziali e altamente spirituali: madonne, maternità, figure ripiegate. Le linee sono avvolgenti e morbide, molto grafiche e quindi funzionali a un’analisi in atto anche nel campo pittorico. Qui infatti, nelle più recenti esperienze, l’artista inserisce a mò di collage le foto delle sculture, costruendo un mondo di immagini totalmente sue: scultura nella pittura e pittura sulla scultura. A dettare il senso di una propo40

sta originale e altamente poetica.


Memoria 1997 - tecnica mista, collages - cm 50 x 70

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Gabriela Espa

La pittrice nasce nel ’59 a S. Andrea Frius e - dopo aver vissuto per tanto tempo a Cagliari dove si è diplomata al Liceo artistico - da qualche anno abita a Quartu S. Elena. La sua principale fonte di ispirazione è la natura: scorci di vecchie costruzioni, portali antichi, paesaggi con distese di fiori multicolore sono i temi a lei più cari. Animata da una continua volontà di sperimentazione, Gabriela Espa si cimenta con un’ampia varietà di tecniche tra cui l’acrilico, l’olio, l’acquarello, la china, il pastello e l’incisione. Una cosa traspare di continuo nel suo percorso creativo: la sconfinata passione per il bello, per il vivo, per l’incanto che ogni giorno la madre Terra regala agli uomini. Il suo pennello coglie con lunghi sospiri la meraviglia del paesaggio. Il dettaglio, come strumento solista in un’orchestra, innalza la grandezza dell’intera composizione. L’osservatore invitato a contemplare, a scoprire gl’intimi nidi della sensibilità, vive nell’opera di Gabriela Espa l’emozione del camminatore tra i campi di grano, tra i sentieri fioriti, tra i boschi dove la luce piove magica dai piccoli spiragli tra le fronde. Quei fiori che è bello annusare senza reciderne lo stelo, quei rami che pendono carichi di colori graziosi, quei cieli che sono cornice di una giornata serena, aprica, fatta per ritrovare un profondo e salutare respirare. Questo è l’inno di una pittrice vicina alla gioia: semplice e infinito sentimento colorato, da ricercare 42

in ogni secondo.


Giardino 2005 - olio su tela - cm 80 x 70

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Giacomo Mereu

C’è contrapposizione tra la pittura e la scultura di Giacomo Mereu, tra i modi con cui le affronta e i linguaggi che in ciascuna persegue. Contrapposizione che non è contrasto, ma instabile alternanza tra due polarità appartenenti alla stessa personalità. Quando dipinge opera a piccoli strati lentamente sovrapposti, inseguendo una precisa individuazione di “realtà” che vuol essere qualcosa in più che pura somiglianza ottica, quasi esprimendo un bisogno razionale di stabile identità delle cose e di certezza esistenziale. Al contrario, quando usa il linguaggio della scultura, è nella costruzione, realizzata con piccoli e metodici tocchi, che si esplica la sua ricerca poetica, nell’invenzione di forme allusive e pur lontane da ciò che chiamiamo realtà. Nell’invenzione trova forse un modo per abbandonarsi alle emozioni e alle fantasie, e tutto questo entra in un concetto di razionalità che vuol superare la mente stessa, per allargarsi e abbracciare nella comprensione le emozioni psicofisiche dell’esistenza. Qui fa capolino l’appartenenza di Giacomo Mereu a quella professione di moderni pensatori e filosofi dediti allo studio della psiche come vettore e lettore delle nostre percezioni: la psichiatria. Le sue opere vivono di una propria forza e bellezza, e nel dedicarsi all’arte con dedizione costante, Mereu non è spinto dalla diffusa forma di attrazione che molti medici sentono verso l’arte, quasi in controcanto alla loro arida e impietosa profes44

sione, ma da una dimensione globale e totalizzante del bisogno profondo di conoscenza.

[Primo Pantoli]


Laura 2006 - olio su tela - cm 120 x 60

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Giampiero Frau

Giampiero Frau nasce a Elmas nel ’53 e già da bambino si avvicina alle attività creative. Ancora adolescente, attratto dal paesaggio, ferma le sue impressioni nella pittura. L’incontro con lo scultore Salvatore Carta lo induce a lasciare la tela per la pietra: produce allora opere in trachite, tributo a un’arte secolare nell’Isola dei nuraghi. La nuova svolta verso la fusione in bronzo muove dalla conoscenza del maestro Franco D’Aspro, scultore allievo di Vincenzo Gemito. È la rivelazione: il precettore gli trasmette il suo vasto patrimonio di esperienze, frutto di quasi 70 anni di impegno artistico. Giampiero Frau dialoga quotidianamente con la materia, la curiosità e l’ardore segnano il suo infaticabile lavoro. Con perizia certosina e originalità di giorno in giorno rinverdita, dalle mani dello scultore prende forma la più ampia gamma di soggetti: la figura umana è indagata profondamente e riproposta con sapienza sia in fogge classiche che surreali. Largo ai suonatori di launeddas, ai pastori che si reggono sul vincastro, ai pregevoli volti di donna, ai busti di vecchi sardi in berritta. Così anche il mondo animale, campo in cui l’analisi di Frau spazia sicura, si risveglia vibrante nelle forme di un cavallo imbizzarrito, nella furia di un combattimento tra galli. Nelle opere di questo artista tecnica e invenzione procedono di pari passo, e basta uno sguardo per apprezzarne la completa padronanza della mate46

ria, la cui sagoma segue come mansueto segugio gli ordini del cacciatore.


Il gallo 2000 - bronzo - h. cm 70

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Giovanni Cocco

Giovanni Cocco nasce a San Vito nel ’40. È un professore di lettere che vive e lavora tra Cagliari e il suo paese. Secondo Alberto dal Cerro «Collocarlo in una delle tante correnti pittoriche non è difficile, immerso com’è nella tradizione paesaggistica della sua terra. L’artista intraprende un colloquio immediato con la natura, sprofondando in quel mondo incantato di colline e corsi d’acqua che cinge il suo villaggio. Una regione dell’Isola e dello spirito così ben delineata nelle sue caratteristiche immutabili - di luce, tempo, prospettiva e movimento - che Giovanni racconta con poesia nelle immagini che è ben pronto a trasferire sulla tela. Le macchie verdissime che scendono e risalgono le alture, gli specchi d’acqua immobili e dai riflessi innaturali, testimoni di silenzi e solitudine, sono giochi amabili che l’artista regala con tocco raffinato. Il suo modo di usare il colore, le improvvise accensioni di luci testimoniano lunghi sospiri malinconici e lirici. Una nostalgia che si avverte nei soggetti rappresentati, che spesso assorbono in se stessi i ricordi di gioventù, divenendo istantanee di una realtà scomparsa e cara». Il pittore diviene narratore, capace di rendere immortale il fascino di un paesaggio denso di affetti, meta delle fughe dell’immaginazione. Custode responsabile e perfetto della sua madre terra. L’artista, di indole solitaria, è salito nel gradino più alto del podio nella prima edizione del concorso “Flumendosa”, 48

indetto dal Comune di Ballao, al quale hanno partecipato oltre cinquanta pittori da tutta la Sardegna.


Il greto 2004 - olio su tela - cm 50 x 70

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Giovanni Massa

Gianni Massa fa lo scultore a San Sperate, felice paese della nostra provincia di Cagliari, noto per aver dato i natali a molti artisti e attivo centro culturale; così è facile, qui, imparar l’arte. Gianni l’imparò bene e non la mise affatto a parte. Oggi si cimenta con l’arte più antica: scolpire il legno. Materiale questo facilmente reperibile e altrettanto facilmente lavorabile, i nostri più lontani antenati intagliarono, modellarono, plasmarono il legno. In seguito si dedicarono ad altro. Gianni Massa invece scolpisce ancora con l’antico metodo: lui il legno non lo violenta, ne segue le tracce, ne cerca la forma che cela e rivela. Aristotelico. Non esagero, ma lui forse delle sgorbie e del mazzuolo non se ne fa nulla, gli bastano gli occhi per scolpire (trovare?) le forme nascoste (agli occhi dei più) in radici e rami nodosi. Capita così che una forcella contorta di ginepro diventi uno struggente Cristo in croce, una radice d’ulivo una raccolta Madonna, un blocco di cotzina una Pietà. Facile, no? Provateci voi. Gianni non si cimenta solo nei prediletti temi religiosi, attinge dalla tradizione isolana, dai suoi costumi, dalle posture della nostra gente, dagli oggetti d’uso comune, dai bestiari sardi: la sua fantasia riposa nel legno… Un’altra cosa mi viene in mente sulla scultura di Gianni Massa: si può vedere anche al buio. Non ci credete? Basta toccarla… Sfioratela, palpatela ed avrete una grande sorpresa: le dita scopriranno quello che gli occhi già 50

conoscono, non solo, scoprirete anche qualcos’altro, cioè il legno e lo scultore…

[Sergio V. D’Ayamonte]


Sardegna dolente 1996 - ginepro - h. cm 45

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Giovanni Porcu

Il percorso artistico di Giovanni Porcu è singolare. Nasce a Carbonia nel ’53 e già da giovanissimo coltiva l’amore per il disegno e la pittura, incoraggiato dagli insegnanti che vedono in lui un precoce talento. Poi una lunga pausa, oltre vent’anni, in cui l’ardore dell’arte cova sotto la cenere. Basta un soffio però, per farlo riaccendere. Alcuni anni fa, infatti, un suo collega di lavoro gli propone di partecipare a un’estemporanea. Forse il vago ricordo di un amore perduto spinge Giovanni ad accettare l’invito. Riprendere il contatto con i pennelli è per lui la scintilla che significa una nuova, travolgente passione. Il pittore riscopre se stesso, ed ecco che intraprende lo studio dei macchiaioli, degli impressionisti e degli espressionisti, con quella loro teoria del colore così importante. Ed ecco quel poetico contatto con la natura attraverso la luce: luminosità e forza del colore diventano i marchi di Giovanni Porcu, che nel paesaggio coglie ciò che è vivo. E lo fa raccontando i particolari celati negli angoli più riposti dell’ambiente naturale, negli scorci dimenticati dei vecchi centri storici. I suoi oli dagli accostamenti cromatici vivaci, eseguiti con tratto vigoroso e sicuro, senza sfumature, ci parlano con voce calda, come quella di un narratore a teatro. Una di quelle voci profonde che scuotono il nostro animo e quasi lo ipnotizzano, conducendolo lontano. A noi non rimane che ascoltare, e con quanta più attenzione 52

sapremo farlo, maggiore sarà l’intensità del nostro viaggio.


Panoramica 2005 - olio su tela - cm 50 x 70

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Giovanni Marco Sassu

Giovanni Marco Sassu nasce a Porto Torres nel ’47 e attualmente vive e lavora a Quartu Sant’Elena. Completa i suoi studi all’Istituto tecnico nautico Buccari di Cagliari, dove ha insegnato Esercitazioni nautiche. Partecipa a diverse mostre collettive e personali negli anni ’70 e ’80. Poi un lungo periodo di ricerca e di riflessione, in cui si dedica al giornalismo, collaborando con la rivista di nautica Bolina. Pubblica ed illustra tre manuali con altrettante importanti case editrici - “Esercitazioni nautiche” con RCS, “Il mondo dei Nodi” con Ugo Mursia e “Patente nautica in quiz” con Incontri Nautici - in cui esterna la sua infinita passione per il mare. Nello stesso periodo continua la ricerca nel campo dell’arte, con la sperimentazione di tecniche e forme diverse, come la grafica - con cui illustra le pubblicazioni e gli articoli scritti per Bolina - la ceramica, la fotografia, per approdare infine all’acquarello, che interpreta con assoluta personalità e di cui ha una padronanza esemplare. Anche le tematiche sono da sempre oggetto di ricerca e rielaborazione e trovano la loro compiuta sintesi nel mare, filo conduttore esistenziale per il pittore. Dal 2001 Sassu riprende ad esporre le sue opere nel proprio sito internet www.marcosassu.it e partecipa a numerose personali e collettive. Il “maestro delle marine”, come l’artista turritano è stato battezzato, è componente della International Society of Marine Painters e 54

dell’Institut Européen de l’Aquarelle.


L’ultimo viaggio 2005 - acquerello - cm 37 x 27

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Giovanni Serra

Giovanni Serra, pittore, scultore e collagista, nasce a Cagliari nel ’53 e si dedica fin da ragazzo alla scultura. La sua vena ispirativa sboccia durante la pratica dell’apnea e della pesca da riva, e perciò dal contatto con le maestose forze della natura: la gravità, la potenza generatrice, la corrente marina, il vento, la luce. Così il chiarore della luna posandosi su una pietra battezza la sua prima scultura e, molti anni più tardi, diviene il logo delle sue prime esposizioni. Per lungo tempo i materiali di “battaglia” di Giovanni Serra sono le pietre e i tronchi che, durante le mareggiate invernali nella costa occidentale della Sardegna, il mare restituisce alla terra. L’artista, dopo averli adottati, si accinge paziente a restituirli alla vita animandoli con la sua creatività. Il bronzo è una sfida in più per questo scultore, che apprezza l’armonia della materia in se stessa e non ha bisogno di strapparla totalmente dalla sua natura informale. Serra abbozza, accenna, segna con brevi tratti e lascia che il movimento del pensiero ne concluda l’opera di trasformazione plastica. Pittura e collages sono la naturale estensione di un animo originale che affronta raggiante la sfida comunicativa. Nascono allora brani di sogni, luminosi scorci da perderci lo sguardo, forme che ancora una volta paiono in continuo divenire, come le onde del mare a guardarle dalla riva. Aspettando che abbocchi, o che il mare conduca, magari in forma 56

di ciocco, il suo “message in a bottle”.


Caos 1999 - trachite rosa - h. cm 40

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Giuseppe di Todaro

Lo scultore Giuseppe Ignazio di Todaro vive e lavora a Cagliari nel pittoresco quartiere di Stampace. La sua attenzione si rivolge sia al legno che alla pietra, che con pazienza modella seguendo la naturale inclinazione della materia. Ne vengono fuori figure buffe e goffe, sinuose e delicate, rudi e sognanti, sempre curiose e capaci di attirare l’attenzione dell’osservatore, a cui è volontariamente data la possibilità di appagare la propria immaginazione. Punti di fuga, porzioni di spazio appena accennate o neppure abbozzate danno l’impressione che la figura stia ancora emergendo dalla sostanza che fino ad allora l’ha trattenuta. L’arte di Giuseppe Ignazio di Todaro ricorda la natura stessa degli abitanti della nostra Isola, veri o forse solo rinchiusi nelle favole, e porta con sé qualcosa di antico, di simbolico, un nucleo indissolvibile che le dà modo di distinguersi dalle comuni forme di scultura. La sua mano non è mai banale, scontata, i temi sono spesso innovativi e le forme si svelano con soluzioni azzeccate e singolari, per opere che comunicano più di un’emozione. La scultura è una vera vocazione per l’artista stampacino, che anche quando affronta soggetti classici come Madonne, Cristi e maternità non rinuncia a mettere in campo la sua rara impostazione stilistica. Non importa quale sia il materiale su cui l’impegno creativo viene convogliato: erica, ginepro, olivastro, trachite, marmo, calcare, tufo sono 58

ugualmente validi quando hanno un’anima nascosta che chiede di essere liberata.


Il pensatore 2004 - calcare - h. cm 45

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Giuseppe Fabrizio Lai

Giuseppe Fabrizio Lai nasce a Perdasdefogu nel ’63 e vive a Muravera, dove svolge l’attività di sottufficiale dell’Aeronautica militare. Circa quindici anni fa, da autodidatta, intraprende il cammino della creatività. Si confronta in un primo tempo con soggetti classici come nature morte, ritratti e paesaggi. Ma la sua tecnica si affina e grazie al continuo e proficuo confronto con altri artisti, l’avanzare nella conoscenza degli strumenti gli permette di personalizzare maggiormente lo stile impressionista. Ecco il pittore in una critica di Alfredo Pasolino: «Sa viaggiare dentro se stesso, con una propria risonanza intima, quasi misterica per quella sua voce del silenzio che trascende la realtà ottica per compenetrarsi, in libere espressioni cromatiche e tonali, nell’idealità nella conservazione, della ricerca di luoghi primordiali, nell’identità con la natura e nell’esotismo». Oggi Giuseppe Fabrizio Lai va elaborando una cifra sempre più originale e - anche se per ora la sua ancora resta nel mare del figurativo - emerge in lui un apporto più possente della creatività sul "codice". Nella costruzione delle immagini il pittore si scosta sempre più dal fotografico per entrare nel campo della sperimentazione. Per lui è tempo di lasciare andare le briglie, di percorrere strade inconsuete per giungere ad altri orizzonti. Dall’uso sapiente degli oli e dai coraggiosi accostamenti di colore si intravedono percorsi sempre nuovi, che 60

non escludono incursioni nell’informale.


Passeggiata lungo il fiume 2004 - olio su tela - cm 60 x 120

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Guglielmo Melis

Guglielmo Melis è un artista di talento, ne sono prova gli importanti riconoscimenti nazionali e internazionali che il nuraghese ha ottenuto sin dall’inizio della sua carriera: nei primi anni ’70. La sua pittura gioca sui vari campi, dal figurativo al surreale, dal metafisico al concettuale, fino alla rievocazione di paesaggi e momenti di vita minacciati dal volgere del tempo. L’atmosfera del sogno è un grande richiamo per il suo pennello, che con maestria conduce l’osservatore a spasso per mondi dal fascino superbo, mondi antichi che non di rado sono fiori colti nel magico giardino della nostra Isola. La fresca capacità compositiva del pittore somiglia a quella del narratore di fiabe, che tra tutti gli scrittori è quello che maggiormente ha a cuore l’immaginario, l’intimità dell’emozione. Così Guglielmo Melis, nella creazione delle sue prose, fa di ogni dettaglio il passaggio segreto per un universo allegorico, fornendo il passepartout per accedere alla parte profonda della capacità di desiderare. Capita spesso, guardando un suo quadro, di attraversare spazi remoti e da sempre vivi, di perdersi nel gioco di sensazioni simili a quelle suscitate da un profumo dimenticato, di sorridere ritrovando l’emozione di un pensiero luminoso. La sua vena artistica si esprime al meglio sia nella produzione metafisica, sia nell’esigenza di raccontare l’Isola della memoria e della nostalgia. Accanto alla vena surreale vivono per62

ciò immagini colte tra vicoli dei paesetti campidanesi, come foto antiche strappate all’oblio.


Passato... e presente a Nuragus 2005 - tecnica mista - cm 70 x 100

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Luca Sorrentino

Luca Sorrentino è l’artista isolano balzato alle cronache per essere stato l’unico tra i pittori a ritrarre dal vivo il Papa Giovanni Paolo II. Qualche rapida pennellata e un volto dalle sue mani prende vita. Allievo di Pietro Collu, eccelso interprete dell’arte sarda del novecento, a sua volta pupillo di Antonio Ballero, Luca possiede una sorta di violenta pacatezza, che gli permette di aggiungere alla trama del racconto pittorico il tocco privilegiato dell’ingegno. La Sardegna dei suoi quadri parla con una processione in costume, col volto di un vecchio, con gli occhi di una donna di paese. Luca non trova difficoltà a mettere sulla tela qualsiasi tipo di soggetto, perché per lui dipingere è come pensare. La musica spesso lo accompagna nel suo lavoro, che ha qualcosa di letterario, di scenico, di superbo. La sua opera è sempre fresca, vigorosa, spesso ricca di colori accesi accostati con maestria. Così i volti dei protagonisti dei suoi quadri: profondi, veri, incredibilmente espressivi. Ma è la semplicità di esecuzione l’aspetto che più colpisce in quest’artista, la sua rapidità nel penetrare la forma, lo sguardo, l’ironia e la serietà di un soggetto. La capacità di Luca Sorrentino di riconoscere con una sola occhiata il dettaglio da far risaltare è il segno che questo ragazzo veleggia a gran velocità nel mare della grande arte. L’Isola dei pennelli punta molto sul suo estro, per far sentire la sua voce senza timori reverenziali 64

nel panorama universale della creatività.


Il torero 2003 - olio su tela - cm 50 x 70

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Luciana Cano

Talvolta l’arte è come un pozzo profondo migliaia di chilometri. Un pozzo dal quale sgorga fresca e incredibilmente dissetante un’acqua benefica, capace di risvegliare dal torpore della quotidianità. Ci sono persone che pur condividendo con noi la stessa città, la stessa strada, lo stesso bar, hanno una capacità fuori dall’ordinario di esprimere un’emozione. È segno che pescano in quel pozzo. È segno che l’arte ha dato loro il dono di trasmettere a noi comuni mortali quell’elettricità che ci fa sentire più belli, più grandi, più veri e più nobili. Luciana Cano a pescare nel pozzo dell’acqua freschissima va di tanto in tanto, e inebriata di tanto gusto porta fuori dalla sua anima sublimi tratti di terre a noi familiarmente sconosciute. Già, perché pure vedendole, non siamo in grado di comprenderle a pieno. Seppure non sia sarda di nascita Luciana Cano ha fatto di questa terra la sua patria artistica, guidata nel suo talento da maestri come Filippo Figari, Stanis Dessì e Eugenio Tavolara. La sua analisi del vissuto gioca spesso sul campo dell’umiltà dei soggetti, ponendo l’accento sull’importanza di un piccolo dettaglio dal quale traspare la profondità del sentire poetico. Nelle facciate delle casette basse di Barbagia, coi loro intonaci gonfi e spaccati, nelle rughe delle finestrelle di legno da cui da un momento all’altro pare che una vecchia col suo mucadori annodato sotto il collo si debba affacciare bonaria e 66

nerissima, c’è il mistero della nostra Isola.


Ti aspetto 2005 - pastello - cm 30 x 40

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Luciano Aresu

Formatosi da autodidatta, Luciano Aresu dipinge per pura passione. Da sempre consapevole di questa sua attitudine, da circa venticinque anni ha intrapreso la strada dell’arte. Dopo un intenso viaggio nella sperimentazione, che ha condotto il suo estro a mutare varie volte tecnica e impostazione cromatica, il pittore ha trovato la sua vocazione: un figurativo vedutista dal sapore mediterraneo. Impressionista nei paesaggi - sono a lui cari soprattutto quelli marini, o comunque caratterizzati dalla presenza di specchi d’acqua - non disdice la raffigurazione di scene tratte dal vissuto, come cerimonie religiose tipicamente sarde o scorci cittadini. Tra i soggetti più rappresentati troviamo suggestivi cieli, ricchi di sfumature dai colori freddi alternati a quelli caldi, e veristiche nature morte. Luciano Aresu si diletta spesso anche nel genere della ritrattistica, soprattutto animale, affermandosi come pittore realista moderno. La tecnica più consona al suo stile è la pittura ad olio, da due anni a questa parte affiancata dall’uso dei coloro acrilici. Questo denota una sapiente e felice coniugazione tra la tradizione del passato e l’innovazione del presente. La tavolozza è ora caratterizzata da tonalità intense, che mentre dipinge accompagnano la sua sensibilità e il suo stato d’animo: il “tramonto” è l’opera che meglio lo rappresenta nel suo credo artistico attuale. Un ritorno emozionale che rimarca ancora una volta la pro68

fondità morale di Luciano Aresu.

[Monica Testini]


Tramonto

2005 - olio su tela - cm 18 x 24

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Lucio Coro

Pittore autodidatta, fin da piccolo mostra una spiccata attitudine per il disegno, che “sfoga” in ogni piccolo pezzo di carta. Quando è la sostanza che conta… Negli anni porta avanti questa sua grande passione, parallelamente agli impegni di lavoro e oggi, raggiunta l’età della pensione, si dedica completamente all’arte. Si definisce un pittore non perfezionista, amante di figure sfuocate in movimento impreziosite dal gran gioco di colori. Ama infatti il modo di esprimersi degli Espressionisti: i suoi quadri ricordano le atmosfere di Oscar Kokoshka e dei maestri austriaci e tedeschi. Il suo estro sboccia preferibilmente nel campo del ritratto, o negli acri paesaggi di periferia. Lucio Coro racconta un’umanità dolente ma viva, capace di affrontare un’esistenza fatta di contraddizioni. Il suo è un occhio altro, quasi pasoliniano. Una pittura che tende ad esaltare forme e toni, dosando proprio attraverso il colore l’intensità del sentimento. Nei ritratti i suoi soggetti sono dipinti spesso a mezzo busto, in una rappresentazione che trascura le regole di una visione esclusivamente realistica. Così Lucio Coro può dedicarsi in pieno ad approfondire gli aspetti più segreti e riposti di una complessità umana tutta da scoprire. La sua è un’arte del dentro, come un pensiero che corre, come una musica sottile a cui è bene prestare l’orecchio. È così, con questa forte pulsione introspettiva, che Lucio Coro riesce a raccontarsi 70

senza veli, ed a rivelarci qualche cosa di noi che forse non conoscevamo.


Vecchio Caffè 2002 - olio su tavola - cm 43 x 35

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Maria Sciortino

L’artista siciliana, nata nel ’42 a Castellamare del Golfo, Trapani, è parecchi anni che vive in Sardegna, dov’è approdata come insegnante di Educazione artistica. La nostra isola, tanto l’ha affascinata e in un certo modo coccolata, che la pittrice indossa ormai - accanto ai suoi panni nativi - volentieri anche quelli di una novella sarda. Allieva di Mario Delitala e diplomata all’Istituto d’arte di Palermo, dove ha frequentato anche l’Accademia di belle arti, la sua grande passione di pittrice e muralista si incentra sulla figura della donna. Una donna “antica ed eterna”, secondo le parole dedicate a Maria Sciortino dalla poetessa Bianca Mannu. Tra i fasci di luce colorata, abbagliante e avvolgente, appaiono le madri senza volto, le mogli, le figlie, coi loro scialli e i loro mucadoris, offrendo le loro sagome talvolta docili, talaltra segrete, agli occhi del mondo. Il colore è impeccabile, armonioso ma capace di esplosioni appassionate e mai fuori controllo. La realtà in Maria Sciortino è un tutto che avvolge, è un intersecarsi, uno scambiare le parti, un fluttuare di sensazioni che accompagnano, sciogliendosi accanto alla figura, le cose della vita. La moralità, la laboriosità, la religiosità di questo colorato universo femminile testimonia l’osservazione puntuale dell’animo del tempo antico, immutabile: un mondo che si rapporta solo alla campagna e ai sospiri della terra. Sta qui l’eternità, all’arte tanto più cara quanto fuggevole. 72

E nell’opera di Maria Sciortino l’eternità è donna.


Memorie 2000 - olio su tela - cm 50 x 70

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Mariangela Giordano

Mariangela Giordano nasce a Cagliari e vive e lavora a Quartu Sant’Elena. Insegna per tanti anni scienze matematiche alla scuola media e, ora che è in pensione, si dedica con maggiore continuità alla sua passione, la pittura, che esercita sin da ragazzina nel laboratorio del padre, il pittore e incisore Carlo Giordano. Sotto la guida del maestro Renè Rijnink, a Quartu Sant’Elena, frequenta la scuola di pittura Artemisia, dove perfeziona la tecnica maturando un suo stile personale, che per certi versi rimanda al gusto della pittrice messicana Frida Kahlo. Attenta osservatrice del mondo circostante, sensibile ai temi di attualità, Mariangela Giordano ama esprimersi attraverso il ritratto, e col suo pennello cerca di andare oltre il resoconto formale del viso, proiettando sulla tela sogni e desideri dei soggetti, in un percorso che svela il loro intimo essere. I suoi dipinti accolgono finestre sui luoghi della mente, parentesi di felicità dove la vita reale finalmente si accorda con la speranza, in paradisi fatti per inseguire una società più giusta. Tra le sue opere non mancano quelle che sfidano l’arcano, come nelle riproposizioni dei bronzetti sardi, delle dee madri, dei paesaggi nuragici che riprendono vita sotto i calzari degli antichi guerrieri, e qui la fantasia della pittrice si fa leggenda, favola, fino ad affondare le sue radici nel mito. Proprio qui, dove passato e presente vivono contemporaneamente, si scopre la 74

forza di una pittrice di popolo e di genti.


Maschere 2006 - olio su tela - cm 60 x 80

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Megian

«Ad ogni uomo un dono di Dio. Grazie a Dio, a me il dono dell’arte. Ventotto anni di attività, una selezionata presenza internazionale con l’Accademia Guglielmo Marconi di Roma, lo sguardo attento del Liceo artistico di Cagliari… Tutto sommato: nasce un eletto. Pochi lo capiscono, ma la perfezione è vicina». Così si presenta, con grande ironia, il nuorese Giovanni Antonio Medda, detto Megian: artista dalla personalità eclettica e amante della sperimentazione. Nella sua ormai lunga carriera ha partecipato a numerosi eventi internazionali, ha esposto a Roma e nelle gallerie private un po’ di tutta Italia. In città, oltre ad aver collezionato una personale al “Caffè dell’Arte”, è da sempre presente alla manifestazione di Piazza del Carmine. Megian, alla ricerca costante di un linguaggio vivo ed efficace, approfondisce con grande serietà e fantasia le esperienze estetiche del ’900. I suoi quadri sono giochi dove il colore è protagonista: nascono allora puzzle divertenti tra soggetti che appaiono e scompaiono al mutare del punto d’osservazione, pazzi graffiti come sulle pareti della più scalcinata grotta preistorica, originali invenzioni che schiaffeggiano la monotonia e inneggiano alla vittoria della creatività. L’arte per Megian è un labirinto percorso da Muse, un tempo totale dove alba e tramonto si incontrano per brindare e ubriacarsi vicendevolmente coi loro incredibili racconti. È questa festa della pittura il conno76

tato principale di Giovanni Antonio Medda. Il suo nido d’artista.


Il gallo 2002 - tecnica mista - cm 50 x 42

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Mery Serra

Una veduta di Castello dalla terrazza del Bastione, l’antico portale di una casa campidanese di Gergei, i vicoli e le case di Pula, una donna vestita di nero che passeggia per le strade acciottolate di Atzara, la coorte di una casa padronale di Aritzo… Piccoli frammenti di una Sardegna romantica, sincera, unica nella sua veste più vera. Sono queste le cose più care a Maria Antonietta Serra, artista autodidatta e profondamente innamorata di un figurativo che rende omaggio alla sacra Isola dei padri. Come i lievi racconti di Grazia Deledda, novelle indimenticabili che si aggrappano alla gonna di una madre, a una martora color miele che fugge su un tetto di tegole, al vento che fruscia tra le canne, anche le vedute di Maria Antonietta Serra prendono forza dal fascinoso mondo sardo. Qui il tempo si ferma e si può stare ad ascoltare una voce lontana, un cinguettio che addolcisce la vita, si può sedere per ore ad osservare un angolo di paradiso che a niente e a nessuno è permesso violare. Il pennello della pittrice è un cuore che pompa caldo sangue mediterraneo, e ogni pennellata è un battito, l’istante prezioso di una giornata infinita. L’opera di Maria Antonietta Serra porta con sé la speranza, la nostalgia, la bellezza, la ruvidità, la forza, la calma e l’impeto, elementi che si accostano armoniosi tratteggiando sulla tela panorami trasparenti come l’acqua. E quando un’artista possiede tatuati sulla pelle gli indizi di 78

un’identità così certa e incrollabile… non c’è da sbagliare.


Tzia Francisca. Collinas 2006 - olio su tela - cm 40 x 50

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Nello Buffa

Scorci e panorami di Cagliari immortalati in quadri di grande formato, poi cani, cavalli, gatti, teorie di lumache e auto d’epoca americane. La fantasia non manca di certo. Nello Buffa si è perfezionato nel tempo, variando le tecniche e i soggetti senza mai trascurare la sua grande passione per la pittura. Dal disegno a matita all’acquerello, dalla tempera allo smalto. Una poliedricità che è segno di una mai sopita voglia di mettersi in discussione. L’evoluzione pittorica di Nello Buffa è iniziata oltre 55 anni fa ed è passata attraverso diverse fasi. Di ognuna la sua creatività porta traccia. Il figurativo moderno è il suo cavallo di battaglia ma da diverso tempo l’artista è attirato dallo stile iperrealistico e realizza opere che per la loro precisione si confondono con le fotografie. Buffa dipinge talvolta su grandi formati con colori particolari che traggono forza dalla mistura di quantità segrete di tempere e smalti. Nascono così vedute dai colori caldi e naturali o grandi quadri iperrealisti. Oltre un centinaio le personali e le collettive che l’artista vanta nella sua lunga carriera, decine i riconoscimenti e i premi ricevuti. Ha iniziato da autodidatta ma l’ardore innato per la creatività e la sua lunga esperienza gli permettono di eseguire opere con un’invidiabile professionalità che il tempo rafforza e impreziosisce. Per diffondere l’arte tiene nel suo studio di via Settembrini dei corsi gratuiti ai ragazzi. Il regalo di un coscienzioso 80

maestro alle nuove generazioni.

[Sergio Atzeni]


Mele 2002 - acrilico su tavola - cm 72 x 72

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Nicolino Sirigu

Oleaster, dicevano i Romani per l’olivastro: e in quell’aspro nome sembra di leggere tutta la durezza rustica di una pianta che è un simbolo della nostra isola e della sua gente: coriacea, resistente, tenace ma capace. Forse è questo profumo simbolico che ha convinto Nicola Sirigu a scegliere quel legno per ricavarne le matrici delle sue xilografie. Tavole che impressionano per peso e densità di una materia quasi ferrosa, tanto si mostra compatta, asciugata com’è dal sole africano di una terra generosa di pietre e avara d’acqua. Rettangoli perfettamente allisciati dove risplende sorprendente la trama complicata delle venature fitte, a gremire quella superficie perfetta di segni sottili, tracce che Sirigu è bravo ad assecondare, a volte inseguendo con la sgorbia le suggestioni commosse di un cielo vespertino. Dentro quella polpa impossibile vince infatti solo la durezza dell’acciaio che sa penetrare inarrestabile a scalfire la fibra pietrosa. E vince la fatica e il lavoro, l’amore di Vicolino Sirigu per la sua terra, per la natura, per i silenzi antichi dei luoghi dov’è nato e vissuto… Nelle tavole impressiona il sapore di quella fatica e lo splendore di quel miracolo: le forme dai contorni netti, precisi, quasi venissero da matrici metalliche, si imprimono nella carta a catturare vivo il respiro della flora, la poesia forte del paesaggio, la presenza amica dell’uomo. E il rigore austero di quel legno speciale sembra travasarsi 82

nel segno impeccabile di questo perfetto xilografo di Sardegna.

[Giorgio Pellegrini]


S’ena agullada 2003 - xilografia - cm 23,3 x 39

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Paola Matta

Paola Matta nasce a Carbonia dove vive e lavora come insegnante di lettere in una scuola media. Dopo essersi maturata al classico l’artista si è laureata in lettere all’università di Cagliari. Da sempre interessata al dipingere sperimenta le più varie tecniche legate all’arte contemporanea. Per approfondire la conoscenza della pittura ha frequentato per diversi anni un laboratorio d’Arte, e ha così presentato i suoi lavori a Tuili nel ’98 - in occasione di “Incontri d’arte” - a Cagliari nel 2004 alla galleria “Small Bob caffè”, al concorso “Siliqua Arte” e al Be Boop di Carbonia. Dal 2004 partecipa regolarmente alla mostra di Piazza del Carmine. Queste esperienze, unite a una crescente conoscenza delle basi tecnico-teoriche e al confronto proficuo con altri artisti, le hanno consentito di consolidare un proprio stile personale. La sua pittura dal tocco delicato ed elegante indaga senza posa sull’astratto, con segni e forme genuine costruite con colori a volte materici e pastosi, altre acquerellati e sfumati. La voglia di comunicare un’idea, di richiamarla alla mente con parole facilmente traducibili in sensazioni, è l’elemento caratterizzante della sua forza creativa. La sua livrea d’artista. Una veste scenica che le permette di suonare alla nostra porta senza timore, come potrebbe fare un’amica che viene a trovarci. Paola Matta cerca nell’immediatezza e nella semplicità delle stesure l’armonia e l’equilibrio, 84

con immagini nitide e chiare, dotate di notevole impatto visivo e quanto mai coinvolgenti.


Senza titolo 2005 - olio su tela - cm 30 x 30

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Paolo Laconi

Originalissimo artista, ci racconta con sguardo affettuoso la Sardegna delle sagre paesane, dei lavori campestri e artigianali, degli asinelli e dei cavalli amici di sempre, delle gallinelle bizantine entrate ormai a far parte integrante del nostro mondo in berritta. Quella di Paolo Laconi è un’Isola che vive ogni giorno sotto un sole bellissimo, una terra dal volto gaio che mostra il sorriso delle grandi occasioni. Il pittore, dopo un intenso viaggio nel mondo degli oli e degli acquerelli, ha inventato con un gioco di linee precise e colori nitidi un suo personalissimo universo, dove le figure in costume, gli oggetti e la natura creano un ensamble simpaticamente sorridente. La deformazione geometrica delle figure, un po’ di sapore grafico, un po’ naif, gli permette di organizzare in modo sapiente le composizioni mantenendole sempre equilibrate e vive. Per Paolo Laconi si è parlato di surrealismo etnico, ed un po’ surreali lo sono i protagonisti del suo villaggio pittorico, nato forse per dire basta a una visione della Sardegna cupa e triste e per dar vita e volto a un’Isola nuova, raggiante, desiderosa di festeggiare un’identità così speciale da fare invidia a qualunque popolo. Questa sua cifra originale rappresenta una novità tra coloro che traggono ispirazione nella storia e nelle tradizioni della Sardegna, senza per altro scadere nell’illustrativo o nel folcloristico. Si apre così un nuovo capitolo nel panorama degli arti86

sti figurativi e dei “grafici” cagliaritani.


Sant’Efisio 2004 - tecnica mista - cm 70 x 90

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Pier Paolo Lampis

Per un perito chimico di Guspini che lavora in fabbrica - spesso di turno la notte, anche di domenica la passione per l’arte può rappresentare un problema. Già. Perché domenica c’è la mostra in Piazza del Carmine e bisogna fare i salti mortali per partecipare… Ma si sa: la possibilità di dare sfogo alla propria personalità val bene un sacrificio. Pier Paolo Lampis è un uomo schivo e discreto che lascia ai suoi lavori, alle sue trame misteriose, il compito di raccontare se stesso. Per potersi esprimere al meglio ha frequentato numerosi corsi di approfondimento artistico: aerografia con l’associazione Arte laterale di Cagliari, ceramica - in Toscana e in Sardegna - e grafica presso lo studio del maestro Gianni Atzeni a cui è seguita una mostra. Dal ’78 ha esposto numerose volte: a Cagliari e in Normandia nel ’83, di nuovo nel capoluogo sardo nel ’90 e successivamente a Guspini. Finalmente nel 2005 è approdato tra gli artisti di piazza del Carmine. Da allora partecipa regolarmente a tutte le manifestazioni (turni permettendo). Le esperienze della decorazione, mescolate alle tecniche della ceramica e della grafica si fondono nella visione estetica del pittore, alla costante ricerca di nuove ipotesi e opportunità: senza limiti. Affidandosi alla sua grande sensibilità e al suo raffinato gusto, Pier Paolo Lampis naviga a vista nel mare dell’informale, esprimendo il suo mondo a volte oscuro, pieno di presagi, a volte lumi88

noso come un’esplosione di felicità.


Volo di fiori 2003 - acrilico su tavola - cm 80 x 70

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Pietro Cuboni

Diplomato al Liceo artistico di Cagliari nel ’91, Pietro Cuboni, in arte Cubony dedica la sua vita all’arte, tra esposizioni personali e collettive dentro e fuori l’Isola. Ecco il pittore in una critica di Giorgio Tuti: «Padrone di una tecnica altamente professionale e nello stesso tempo vicina a una realtà di immediato ed evidente godimento, Cubony è innanzitutto un ritrattista che sottolinea i volti con luminosità piacevoli e nello stesso tempo rigorose, nel possibilismo che il sentimento ben convogliato può offrire all’esperto osservatore. Le nature morte sono ricche e - oserei dire - rigogliose, nel rispetto di un disegno quasi architettonico, con echi compositivi che Cubony ha fatto propri traendo ispirazione dai grandi artisti dei secoli trascorsi. I ritratti di fanciulli sembrano provenire da una più alta dimensione, quella comandamentale, e anche nelle cose spicciole, di contorno, queste opere hanno un non so ché di eternabile, benché saturo delle gioie dell’attimo fuggente. Verweile doch! Du bist so shon! - e cioè: Fermati dunque! Sei così bello! - sembra dire con le sue pitture il nostro artista». Elogi all’operato del pittore giungono anche dalle parole del critico Pino Santoiemma, che si esprime in questo modo: «Passione ed entusiasmo nel dipingere concedono a Cubony una geniale impostazione, oltre a una precisione estrema. In lui traspare la voglia di fare per appagare il proprio sentire, l’amore per l’esplo90

razione dei personaggi. Con assoluta sensibilità».


Cavallo in fantasia: irrequietezza 1996 - olio su tela - cm 50 x 70

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Sandro Serra

Delicato e sensibile, l’artista cagliaritano riesce a cogliere, attraverso il segno ed il colore, bellezza e singolarità del paesaggio sardo. La sua pittura, ascrivibile alla migliore tradizione figurativa italiana, è vibrante di stupendi giochi di luci e ombre. Più che descrivere, Sandro Serra preferisce creare lievi atmosfere evocative di suggestioni, di ricordi, di nostalgie per una realtà che la mano violenta dell’uomo tende a mortificare. Con un linguaggio stilistico sciolto e immediato, autentico e coerente con la sua squisitezza d’animo, il pittore si esprime in ognuna delle sue composizioni con partecipata sincerità. Dalle velate atmosfere dipinte emergono una miriade di validi messaggi d’amore e di bontà per le bellezze della natura. La narrazione è equilibrata e ben ritmata, con accenti d’intensa poesia permeata dei veri valori della vita. Il mondo pittorico di Sandro Serra è ricco di un caldo senso di umanità e d’invidiabile armonia compositiva. La sua serena visione dell’esistenza traspare nelle luminose arie descritte. Il tocco è leggero, vellutato, trasparenti le acque del “suo” mare. Particolare è il gusto per il colore, così la capacità di mediare sulla tela una tavolozza mossa e variegata. Ne scaturisce il senso di un paesaggio vibrante, ricco di potenza espressiva. La mano dell’artista ricrea spirituali tensioni che si fanno suono, sentimento, inquietudine, malinconia e felicità, nostalgia. Lo stesso magico fluire dei 92

colori con poetica armonia ci offre la misura della sua arte.

[Antonio Malmo]


Il basso parapetto del Bastione 2006 - tecnica mista - cm 55 x 55

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Sergio Di Lena

Nasce a Venezia nella seconda metà degli anni ’30 e attualmente vive facendo la spola tra Cagliari e Treviglio (BG). È perito chimico e da tanti anni si occupa di direzione aziendale. Nella sua meravigliosa città, affascinato sta ore su ore a guardare i maestri della locale accademia, intenti a dipingere dal vero in piazza San Marco e tra le calli: da tale emozione sboccia in lui la passione per l’arte. Negli anni ’70 frequenta i corsi di pittura organizzati dal Comune di Treviglio - tenuti da maestri quali il Ghilardi, il Bellagente e altri - e approfondisce le tecniche dell’olio e dell’acquarello. Quest’ultima diviene man mano la sua forma espressiva prediletta. In Sardegna, visitando le prime mostre di Piazza del Carmine, ritrova l’atmosfera e lo spirito degli artisti che dipingono ed espongono in tutte le più belle piazze d’Europa. Questo lo spinge a lavorare con sempre più passione e entusiasmo e a partecipare alle manifestazioni del Caffè dell’Arte. I suoi acquarelli ci riportano ad una visione serena e contemplativa dei paesaggi di Venezia, della Lombardia e della Sardegna, e con le loro trasparenze ricordano quelli dei maestri lombardi, toscani e veneti del primo ’900: Beltrami, Milesi, Petiti e tanti altri. Sergio di Lena ama collezionare i lavori degli altri pittori e anche i propri, infatti non vende mai i suoi quadri ma dipinge per sé, per il piacere di farlo, dimostrando così un amore genuino e schietto per l’arte, 94

come traspare da tutte le sue opere.


Casolare 2006 - olio su tela - cm 35 x 50

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Sergio Vepraio d’Ayamonte Era una notte calda del 1952 in Siam. Wong Fer Net, monaco aderente alla via del Piccolo Veicolo, cedette alle lusinghe amorose di una danzatrice balinese. La passione bruciò letteralmente la sua 449° reincarnazione. Passò dall’abbraccio della giovane a quello dell’Ineffabile Che Tutto Governa. In Cagliari, proprio in quei momenti, nasceva in una splendida famiglia cittadina Sergio Vepraio. Fin dall’asilo si fece notare per il suo senso poetico, la grande ironia, la passione per le compagniucce ed un strano interesse per il caffè freddo. Le elementari e le medie trascorsero con regolarità, scandite dal ”può fare di più” dei suoi insegnanti. Gli anni delle scuole superiori segnarono il suo futuro, li sperimentò conoscenze che avrebbero segnato la sua vita. I suoi compagni di scuola sono diventati di tutto. Lui è rimasto poeta. Erano gli anni del: mifaccioditutto, melefacciotutte e se ho tempo, cambio il mondo. Lui si concesse di tutto e a tutte, sempre però con grazia e poesia. Preparò una serie di dipinti per una mostra a New York, ma poi preso da un impeto dadaista decise che non si doveva tenere. Bruciò tutto. Schiere di collezionisti si buttarono sulle fiamme per poter salvare le opere. Molti di loro ricorsero al pronto soccorso dell’Ospedale Civile e si salvarono, le opere no. Sergio con il Maestro di Dorgali e il Discepolo di Salerno, costituì un sodalizio che dura tuttora. Un giorno, o una notte, le sue 449 reincarnazioni gli si pararono davanti. E fu l’illuminazione! Un tripudio di omini senza testa, di aquiloni, di città metafische, di ironia distillata in segni e colori. Era l’occasione giusta per fare i soldi, diventare famoso, essere recensito dal Critico di Furtei. Invece no. Sergio dipinge 96

poco, vende solo ad amici, rifugge dal mondo. Wong Fer Net stavolta non si farà fregare. [Tristan Tsara de R. C.]


Olio su tela 2000 - olio su tela - cm 20 x 30

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Silvana Foddis

Silvana Foddis in arte Silvy, è una pittrice autodidatta che si cimenta da circa dieci anni prevalentemente con la pittura ad olio. Tra le sue mostre una personale al Caffè dell’Arte nel 2000, alcune collettive presso la Galleria Il Colore nel 2004, nel 2005 e nel 2006, e numerose estemporanee. Silvy è inoltre, fin dalla sua prima edizione, una fedelissima della mostra di Piazza del Carmine. L’artista abita in una casa immersa nel verde tra Elmas ed Assemini, e la comunione con la natura rappresenta la base su cui fonda la sua ispirazione. Silvy ama raccontare la sua terra non in modo fotografico e statico, bensì con animo partecipato e attento alle liete sollecitazioni che i paesaggi e la straordinaria flora dell’Isola sanno donare a piene mani. La sua attività si svolge preferibilmente all’aperto, dove la libertà che deriva dalla contemplazione ha il suo massimo risveglio. Nel silenzio proficuo la pittrice si lascia andare al suo tratto più intimo e gioioso e giorno dopo giorno la sua sensibilità si fa più attenta, più capace di cogliere l’anima lucente della vita. Nascono così, dal ritorno alla purezza che la natura sa infondere, quei fiori delicati ed intensi, con corolle chiarissime spesso dal colore candido che lei riporta sulla tela. Ultimamente il suo percorso di ricerca l’ha portata a sviluppare un linguaggio più incisivo e maturo, e con l’uso di una pittura calda e quasi monocroma, Silvy ci regala visioni sospese nel 98

tempo, immutabili e struggenti.


Bosco in autunno 2005 - olio su tela - cm 80 x 120

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Valeria Ballestrazzi

Valeria Ballestrazzi è nata a Ravenna nel 1939. Fin dall’infanzia mostra una spiccata passione per l’arte, ma è solo dopo un periodo di interruzione e di meditazione che sceglie per sé la strada della pittura. Magici i suoi paesaggi veneziani, i suoi tramonti sulle spiagge sarde, i suoi cieli campestri che sovrastano pascoli impreziositi da mandorli in fiore. L’artista, che vive e opera a Poggio dei Pini, segna la tela con estrema delicatezza, giocando coi colori nello stesso modo in cui fa la natura, con grazia, meticolosità e brio incontenibile. Lo sguardo raggiunge gli ambiti orizzonti, si immerge in verdeggianti valli puntinate di rosso che scendono dolcemente verso il mare, abbraccia onde schiumose che accarezzano la riva, a passo lento percorre un viottolo nudo che corre su un prato schizzato di viola. Valeria Ballestrazzi ha partecipato a numerose manifestazioni e concorsi, nazionali e internazionali, e molti critici hanno lodato il suo lavoro. Tra questi Lia Ciatto: «Ogni opera ha un’impaginazione di notevole valenza segnica, cromatica e prospettica. I suoi paesaggi rurali descrivono le bellezze della natura attraverso squarci luminosi dove si incuneano note di emozioni lontane». Anche M. Belgiovine non trattiene complimenti: «La piacevolezza dei colori ben si amalgama con l’intensità di un’espressione viva, accompagnata da romantiche estensioni intimiste». Così Gerard Argelier: «La sua voce artistica è semplicemente incante100

vole, molto vicina alla realtà per quanto riguarda i soggetti trattati e colma di messaggi profondi».


Fioritura 2003 - acrilico su tela - cm 40 x 60

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repertorio


Alberto Scalas tel. 070.304394

6

Andrea Vacca tel. 328.9565898 e-mail mazzugoro@inwind.it

Angela Teresa Corronca tel. 328.4615930

8

Basilio Scalas tel. 070.943263

Carla Vargiu Presbitero tel. 070.505187

18

20

Carmela Carbonaro

10

tel. 070.530717 339.2068374

22

Antonio Rais tel. 070.216327 347.7794538

12

Carontenuto tel. 328.3338946

Antonio Spada

Cristina Becca

tel. 070.374004 www.toniospada.it

tel. 328.1496142 e-mail giallo_ocra@yahoo.it

14

24

26

Daniela Loi Armando Olla 104

tel. 070.571331

16

tel. 070.656136 329.9260853

28


Daniela Matta tel. 0781.62517 340.4149366

Gabriela Espa

30

tel. 338.4550403 www.gabrielaespa.it

42

Emilio Lupi tel. 070.523224 335.6270043

32

Giacomo Mereu tel. 070.658221

Enrico Langione

Giampiero Frau

tel. 335.304307 349.7381196

tel. 333.2994572- e-mail frau.giampiero@tiscali.it

34

44

46

Erminluca Maccioni tel. 070.9600115 338.4068694

36

Giovanni Cocco tel. 070.9927508

48

Francesco Argiolu tel. 070.651585 338.1622568

38

Giovanni Massa tel. 347.4080223

50

Giovanni Porcu Francesco Obinu tel. 070.543175

40

tel. 0781.508102 349.1691020

52

105


Giovanni Marco Sassu tel. 070.814792 333.6005078

54

Luciana Cano tel. 070.811215

66

Luciano Aresu Giovanni Serra tel. 392.1240134

Giuseppe di Todaro tel. 320.0435024

56

58

Giuseppe Fabrizio Lai tel. 070.9931328 338.8918307

Lucio Coro tel. 339.1439568

60

tel. 070.840495 347.2771942

Mariangela Giordano

tel 070.824331 328.8224041

tel. 328.7773975 www.mariangelagiordano.com

tel. 349.7730880

68

70

Maria Sciortino

Guglielmo Melis

Luca Sorrentino 106

tel. 070.725848 333.1125704

62

64

Megian tel. 333.6273856

72

74

76


Pietro Cubony Mery Serra tel. 340.5077058

Nello Buffa tel. 070.659852

78

80

tel. 329.1925436 e-mail cubony@libero.it

Sandro Serra tel. 328.7589900

90

92

Nicolino Sirigu tel. 338.3839704 www.nicolinosirigu.it

82

Paola Matta tel. 0781.660678 349.7137745

Paolo Laconi tel. 349.8925561

84

86

Sergio Di Lena tel. 338.6987709

Sergio Vepraio d’Ayamonte tel. 348.3962234

Silvana Foddis tel. 070.215783

94

96

98

Valeria Ballestrazzi Pier Paolo Lampis e-mail lampispp@tiscali.it

88

tel. 368.3646104 e-mail balleva@tiscali.it

100

107


Si ringrazia

per la costante e affettuosa collaborazione


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