Tutto Brindisi Marzo 2012

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di MARCELLO ORLANDINI

SE DEL FUTURO DI BRINDISI SI PARLA SOLTANTO

e cronache politiche sono piene dei risultati della sfida delle primarie che hanno coinvolto soprattutto gli elettori del centrosinistra in tutta Italia. In Puglia, nella vicina Lecce, alle primarie ci sono andati anche gli elettori del centro destra per riconfermare il gradimento al sindaco uscente, mentre il fronte opposto ha scelto Loredana Capone, vicepresidente della giunta regionale pugliese. A Brindisi, per comune decisione di tutti i partiti, inclusa Sinistra Ecologia e Libertà, le primarie sono state negate in nome di equilibri regionali fabbricati con la pietra e la malta delle vecchie logiche politiche. Siamo considerati senza tema di smentita - perché le smentite che contano sono i fatti, e non le parole - sempre l’ultima voce in agenda. Perché, di fronte al disastroso quadro che presenta oggi il centrosinistra a Brindisi e provincia, qualcuno a Bari avrebbe dovuto compiere scelte diverse per le amministrative di maggio, lasciando ai propri elettori almeno un po’ di briglie sul collo, costringendo così i candidati a presentare programmi nuovi e credibili e non le solite quattro parole in fila. La gioiosa macchina da guerra del Laboratorio, poi, ha gli iniettori intasati dai cento tipi di carburante diverso con cui sta facendo il pieno. Può darsi anche che al traguardo ci arrivi per primo, ma non certo con facce e formule nuove. C’è troppa gente saltata sul predellino dopo appena un cambio d’abito. Brindisi in questi giorni pullula di innovatori, liberatori di importazione, professionalità misconosciute che finalmente decidono di dedicarsi al bene comune. Come ha fatto, questa città, a non salvarsi prima con queste risorse umane a disposizione? Ma ormai ci siamo, un po’ di pazienza ancora. Il rischio molto grosso per la città è che le venga appioppato un futuro deciso tra pochi intimi, con un occhio attento soprattutto alla perpetuazione delle proprie fortune politiche. Una delle cose buone che la politica può fare, e che una buona politica deve fare, è l’innovazione di se stessa, la costruzione di nuove classi dirigenti. C’è qualcuno a Brindisi che vede una nuova generazione di amministratori pubblici, o che vede crescere nei partiti nuovi dirigenti e idee nuove? Abbiamo visto tutti come sono state confezionate le candidature, come sono state imposte le alleanze, come sia stata occupata l’autonomia delle sezioni e dei circoli dei partiti della città, e chi siano gli artefici dei soliti equilibri. Sono eterni, inamovibili, molto spesso autoreferenziali.

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i liquida Cittadella della Ricerca, una delle cose più importanti di questo territorio, con un dibattito nel consiglio provinciale approssimativo, senza il supporto di relazioni contabili. Si attacca il presidente dell’Autorità portuale dopo anni e anni di votazioni favorevoli (o, in alternativa, di assenze) in Comitato portuale, dove si è lasciato passare di tutto. Si scopre che il Canale Reale è inquinato solo poco prima che parta un nuovo impianto di depurazione, al quale si intima l’alt. Ci si ricorda di Torre Guaceto, che non molti mesi fa, dimenticata, attendeva ancora di incassare le proprie quote dalla partnership in progetti comunitari e dal Fondo di tutela ambientale (senza che nessun ambientalista sollevasse un dito), rischiando la sopravvivenza economica. E si dimentica che a Lendinuso c’è lo scarico di un depuratore che convoglia non raramente in mare proprio “quella cosa”. È la polizia che si deve sostituire agli enti di controllo ambientale per mettere sotto scacco ciminiere e carbonili non a norma? Che meraviglia, questa città: ci fosse stato un partito, uno solo a commentare ciò che è stato scoperto da investigatori e procura. I tabù industriali cominciano da viale Enrico Fermi in poi. Quelli ideologici sono stati abbattuti da Toni Matarrelli e Carmelo Palazzo. In nome della suprema causa ovviamente. Quale? Il futuro di Brindisi.

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EDITORIALI

BRINDISI CITY Fabio Mollica Quest’anno ci è toccato assistere ad un nuovo fenomeno: il candidato sindaco double-face, buono per qualsiasi schieramento.

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on solo non mi risulta che si sia mai verificato prima, ma addirittura è accaduto con tre personaggi diversi. Potremmo chiamarlo il fenomeno del “candidato double face”, cioè della persona che può essere presentata, senza problemi di sorta, tanto da uno schieramento di centrodestra quanto di centrosinistra. Il primo nome in assoluto è stato quello dell’avvocato Roberto Fusco: prima come probabile candidato sindaco dell’area ambientalisti e del gruppo del notaio Michele Errico, poi come nome a sorpresa del centrodestra che aveva difficoltà a trovare un candidato sindaco. Alla fine Fusco è della corsa, sostenuto da Rifondazione, Idv e da una sua lista, dove compaiono anche esponenti di ispirazione moderata e di destra. Il secondo fenomeno doubleface è stato rappresentato dall’imprenditore Nando Marino, titolare delle concessionarie Bmw di Brindisi, Lecce e Taranto. Anche per lui, prima una proposta dal PD, partito a cui non è mai stato vicino (il che la dice lunga su come stia messo il PD) e poi una preghiera

dall’intero centrodestra. Marino ha ringraziato e rinunciato, anche se l’invito questa volta arrivava dall’area a cui si sentiva più legato. Dopo l’imprenditore, anche Valdimiro Caliolo, preside dell’istituto Alberghiero, ha dichiarato ai giornali di aver ricevuto proposte di candidatura a sindaco tanto da destra quanto da sinistra. Io ci aggiungerei altri due nomi: quello di Mimmo Consales, che sarebbe potuto andare bene anche per lo schieramento opposto a quello che l’ha candidato (non perché sia di destra, ma perché di certo non è inviso alla destra, tanto è vero che alcuni ex consiglieri comunali di quello schieramento sono saliti sul suo carro) e quello di Giovanni Brigante, che sicuramente pescherà voti trasversali. Il fenomeno “double face” ha più chiavi di lettura. La prima è che, nelle amministrative, ha più importanza il candidato dello schieramento, e dunque si scatena la corsa alla persona maggioramente presentabile. E siccome

la politica locale ha ucciso questa città, ecco spiegato perché nessuno voleva candidare un politico.

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’unico “politico” candidato su sette pretendenti alla poltrona di primo cittadino è Mauro D’Attis. E francamente è incomprensibile il ritardo con cui il centrodestra di Fitto, Vitali e Saccomanno abbi tardato a scegliere il vice-sindaco uscente. Dopo sette anni di governo della città era doveroso candidare il numero due dell’esperienza Mennitti. Non farlo avrebbe significato ammettere di aver amministrato male la città. Ma siccome ormai si ragiona non per logica, ma per guerra tra bande e gruppetti, il PDL ha speso mesi a discutere sulle primarie, dimostrandosi peggio degli avversari e obbligando D’Attis a partire in svantaggio.

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ltima annotazione: sette candidati sindaci, sette uomini. Ma del resto, visto come sono nate certe candidature, c’era da aspettarselo. Speriamo almeno di vedere un po’ di donne sia nelle liste che nella prossima giunta. A prescindere da chi vinca.

Prima Fusco, poi Marino e Caliolo. I partiti stanno messi proprio male.

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STORIE NOSTRE Guido Giampietro Programmazione, questa sconosciuta.

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osì scriveva, nel romanzo “Il ventre di Napoli”, Matilde Serao, protagonista del rinnovamento della pubblicistica italiana negli anni tra Ottocento e Novecento: «Io voglio degli uomini onesti, io voglio delle coscienze secure, io voglio delle anime austere. Le loro opinioni politiche non mi riguardano: solo i loro sentimenti morali m’interessano. Non voglio ladri, io, al Comune; e per ladri non intendo solo quelli che si mettono in tasca il denaro mio, il mio povero e scarso denaro, ma tutti quelli che aiutano i ladri miei o che permettono, chiudendo gli occhi, che mi si rubi. Non voglio, al Comune, né affaristi, né compari di affaristi, né rappresentanti di affaristi, né amici degli amici di affaristi. Io voterò per chiunque mi risulti, in faccia al sole, che sia un galantuomo. Un galantuomo può sbagliare, ma non può tradirmi, un galantuomo può errare, ma non può vendermi (…) Io ho migliaja e migliaja di cittadini onesti e buoni e fra queste migliaja, io posso, io voglio scegliere ancora una volta, gli onesti che mi devono amministrare (…)». Come diceva Qohelet “Non c’è niente di nuovo sotto il sole”. Specie

in politica. Lo dimostrano anche le sconsolanti conclusioni cui è giunto il presidente della Corte dei Conti Giampaolino quando, inaugurando l’anno giudiziario, ha affermato che, a vent’anni da Mani Pulite, “illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese”. E tuttavia io prendo le distanze dalla Serao e da Giampaolino, visto che nella nostra città… d’acqua, troppa ne è passata dai tempi bui del gioco mercantile e della politica clientelare. Anche se un po’ di trasparenza alla Monti non guasterebbe al Comune di Brindisi e alle Istituzioni in genere. Ma mi rendo conto di chiedere troppo! E allora mi limito ad avanzare una proposta di codice deontologico per i candidati sindaco. Intendo riferirmi alla dettagliata esposizione del proprio programma politico. Cioè all’elencazione, punto per punto, degli obiettivi - infrastrutturali, sociali, culturali, turistici - che s’intendono perseguire nell’interesse della comunità. In una fase politica contrassegnata dalla trasformazione della Destra e della Sinistra storiche (con tutte le sfaccettature intermedie della Prima Repubblica),

al cittadino assillato dai problemi della vita quotidiana poco interessano le disquisizioni di principio e vacuamente programmatiche. Ciò che importa è quello che s’intende fare concretamente per il bene della città, non solo in riferimento alle grandi e annose questioni (PUG, centrale a carbone, rigassificatore, servitù militari, Porto...), ma anche a quelle più “leggere”, la cui soluzione rientra parimenti nelle legittime aspettative di tutti o d’una parte di cittadini (rivitalizzazione del centro storico, sicurezza pubblica, Palaeventi, Acque Chiare). Al posto dei faccioni sorridenti dai megaposter 6x3 (di questi tempi c’è poco da stare allegri!) è il caso che i candidati sindaco sottoscrivano (scripta manent…)“Quello che farò” (includendovi anche l’impegno a far pagare di persona gli eletti e i trombati che avranno disatteso la norma di affiggere i manifesti negli spazi consentiti) e “Quello che non farò”. Tenendo presente che la vision, cioè la capacità di disegnare scenari futuri, va seguita anche a costo di scelte impopolari. Questo patto tra gentiluomini - candidati ed elettori - al di là delle noiose esternazioni presso le emittenti locali, consentirà d’insediare nel Palazzo delle persone responsabili. Quelle a cui, sogni a parte, sta veramente a cuore il bene della città.

Ogni candidato dica “ciò che farà” e “ciò che non farà”

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TUTTO BRINDISI N. 39 › Marzo 2012

Iscritto al Registro Stampa Tribunale di Brindisi n. 4 del 13/10/1995 Direttore responsabile Marcello Orlandini Complici di questo numero Marcantonio Gallo, Guido Giampietro, Stefano Lamonica, Iole La Rosa, Mario Lioce, Giovanni Membola, Fabio Mollica, Tiziana Piliego. Graphic Design Next sas, Brindisi Stampa Tipografia Martano , Lecce Webmaster Hobos EDITORE EDIZIONI FUTURA srl Via De’ Catignano 35, Brindisi PUBBLICITA Tel. 0831.575454

SOMMARIO Pagina 3 - 10 EDITORIALI Pagina 12 - 23

COVER AMMINISTRATIVE 2012 Pagina 24-25 AMMINISTRATIVE 2012 La EDIZIONI FUTURA srl informa che presso la propria sede legale, in via De Catignano 25 a Brindisi, sono a disposizione di tutti i candidati il regolamento ed il listino prezzi per le inserzioni elettorali che si intendono pubblicare sulle testate TuttoBrindisi e BrindisiReport.it.

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POSTER MARCO GIURI Pagina 27-35

SATYRICON 37-48

COOL-TURE

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tavolta parliamo delle elezioni amministrative... ma prima vorrei tornare sull’articolo del mese scorso, privo del suo giusto epilogo per un banale errore. E allora faccio un breve sunto: ero in una sala scommesse, con un bel giovane dalla pelle d’ebano e due razzisti pallidi. Uno dei due non voleva quel negro accanto a sé, seppur di spazio ce ne fosse, e allora gli dico: “Ma non ti vergogni?”. E mi piacerebbe raccontare di una situazione che degenera, insulti, spintoni, sputi e magari anche qualche pugno. Invece non ci fu strascico alcuno, ché quel razzista stavolta non fronteggiava un africano smunto e timido, bensì un autoctono di due metri. E l’epilogo ha visto soltanto un bianco chiedere all’altro: “Ma se vinciamo 5000 euro... dov’è che te ne vai in vacanza?”. E l’altro scienziato risponde: “In Madagascar”. Razzista incoerente… è il mio ultimo pensiero. Dopo pochi giorni sono in quella stessa sala a chiacchierare, in inglese, con un giovane nigeriano. Mi racconta di una famiglia benestante, suo padre un politico importante, ucciso da un colpo di pistola. E lui, appena ventenne, deve vendicarlo. Invece lascia il paese e viaggia per sei mesi nel deserto per arrivare fino alle sponde del Mediterraneo. Poi Francia, Spagna, amici incontrati sulla strada, quindi l’Italia e infine Brindisi. E io, fiero, gli riporto il senso dell’articolo sui razzisti che vagano tutt’attorno a noi. L’ho scritto per te, amico mio. Poi tutto cambia... Mi sta mostrando le figurine di cui è composta la sua vita, e io le mie: milanista, eterosessuale, sinistrorso, celibe, astemio, scommettitore. E


EDITORIALI

VAMPIRI DI MATTINA Stefano La Monica Vi parlo delle elezioni e delle donne che scarseggiano nelle liste. Ma prima vi racconto la fine della storiella del mese scorso... poi concludo dichiarando la mia serena condizione di ateo. Il mio amico d’ebano fa una smorfia, forse di compatimento. Mi dice di Adamo e del paradiso terrestre, dove il creatore aveva messo a sua disposizione acqua e cibo, e animali che potessero aiutarlo. E poi gli aveva tolto una costola per “manufargli” una compagna. Questa Eva che sin dal primo istante si è rivelata fonte di corruzione, tentazione, squilibrio, dannazione. Per se stessa, per Adamo e per tutti noi. Non credevo ai miei orecchi... avevo scritto un articolo contro il razzismo, contro coloro che sulla pelle nera ci vedono inciviltà, inferiorità, miasma, malattie e quant’altro. Quindi a favore di questo ragazzo garbato e ben vestito che mi diceva serenamente che nell’ordinamento sociale del suo paese le donne sono esseri inferiori, incapaci di governare le genti, inclini per natura a destabilizzare gli animi e a corrompere le menti. A favore di uno che ai miei occhi non poteva essere protetto dalla sua stessa pelle nera: era un razzista peggiore dei bianchi descritti all’inizio.

E anche stavolta avrei preferito un epilogo diverso: io che resto lì a cercare di spiegargli, anziché alzare i tacchi e sparire disgustato. Gli avrei spiegato quanto le donne siano meglio di noi. Noi che abbiamo dominato la storia, la religione, i governi, le guerre, gli eccidi, le conquiste. Avrei voluto pregarlo di immaginare il Mondo intero e tutti gli Stati sovrani di cui è composto, guidati da una donna. E mi beavo al pensiero di un Olocausto che probabilmente non ci sarebbe stato affatto, di mille guerre in meno, di maggior uguaglianza e giustizia, insomma... di tutto quello che le donne conservano nel cuore in quantità molto maggiori.

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algrado quest’ultimo capoverso, credo che uomini e donne siano assolutamente uguali. E indispensabili l’uno all’altra per quanto riguarda la procreazione, ché una produce ovuli e l’altro lo sperma. Ma una differenza importante c’è: l’uomo col camice e la cuffietta sterili che assiste al parto, la vita la vede nascere. La donna la sente nascere, la spinge

fuori dopo averla accudita per nove mesi nel suo corpo. Basta questo per giustificare una sensibilità più grande, e maggiori quantità nell’anima di tutto ciò che è tendente al buono.

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ene, per tornare alle elezioni amministrative, azzardo un teorema: è l’unico campo in cui è doveroso essere razzisti a priori con chi ti chiede il voto. Bisogna metterlo in piazza ed esaminarlo al microscopio. Passare ai raggi X il suo passato, la sua onestà, le sue intenzioni, la sua cultura, e tutto il suo staff. E se nella lista non trovate un ugual numero di candidate e candidati... mannaggia… non riesco a tramutare in parole i pensieri che ho nella testa... ho bisogno di una metafora. Ecco... se vedi una lista politica capeggiata da un uomo e scorgi pochi nomi femminili nel suo seguito o non ne scorgi affatto, e se poi la voti... allora il razzista sei tu!

Se votate una lista capeggiata da un uomo e scorgete pochi nomi di donna, i razzisti siete voi

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EDITORIALI

POST-IT Marcantonio Gallo La prima fase elettorale è stata abbastanza noiosa. E lo scollamento tra politica e realtà sembra più profondo che mai.

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a qualche parte leggo: “I discendenti dei contadini sono riusciti a trasformare la Puglia in una delle eccezioni più notevoli del Mezzogiorno.” A quanto pare noi pugliesi siamo stati capaci di arginare meglio di altri la crisi che impera ovunque in Italia e nel mondo e diventare the Next Best Thing, cioè una regione promettente anche se continuiamo ancora ad essere descritti in una maniera ancora un tantino folcloristica. A leggere le testate giornalistiche o le riviste specializzate fuori porta, sembra che non facciamo altro che mangiare pane e olio, suonare il tamburello almeno una volta al giorno e improvvisare passi di taranta ai semafori, nei bar e centri commerciali. La Puglia, dicono, fatta da un insieme di diversità territoriali, antropologiche e culturali, ha finalmente spiccato il volo. E a quanto pare le ragioni sono molteplici: siamo usciti finalmente da uno storico isolamento culturale; in un passato non lontano abbiamo fatto notizia scegliendo un governatore in base alla sua credibilità intellettiva senza farci condizionare dai suoi orientamenti sessuali; ci siamo affrancati da un provincialismo nazionale che invece impera ovunque. Passi importanti. Sarà. Qui in città l’aria che tira non è delle migliori. Ma nonostante

lo scivolone da classifica cheap di cui si parlava nel numero scorso (97° posto nelle città più vivibili, vale a dire medaglia di bronzo tra le peggiori) ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo messi al lavoro senza quasi farci condizionare l’umore da questa crisi di cui ormai si discute ovunque, decisi e concentrati sui prossimi passi importanti. Tra non molto Brindisi dovrà scegliersi un nuovo sindaco e dopo varie proposte estrose arrivate da destra e da sinistra finalmente sono stati scelti i candidati. Almeno credo. Solitamente leggo i giornali per tenermi informato e in linea di massima so quello che c’è da sapere. Ma se quello che leggo mi annoia, giro pagina. Ho seguito la fase pre-elettorale, piena di propositi accattivanti, come vuole la tradizione e ho cercato di appassionarmi ai fantasiosi programmi che i vari schieramenti politici propongono. Inevitabilmente sono finito nella pagina degli spettacoli. Deformazione professionale. Ho provato a chiedere un po’ in giro ma pare non importi a nessuno sapere il nome a cui si dare una

eventuale preferenza né tantomeno conoscere le sue idee. La gente sta pensando ai fattisuoi e stanca delle solite campagne elettorali, guarda ai programmi politici come si guarda alla pubblicità di un nuovo prodotto che non contiene nulla di innovativo. Lo scollamento tra politica e realtà appare più profondo che mai. Sembra che la gente abbia di meglio, - o di peggio - da fare che partecipare al gioco politico che sono le elezioni. Purtroppo però proprio dalle elezioni dipenderà un certo futuro piuttosto che un altro, e anche se non si vive di sola politica, le prospettive da cui guardare Brindisi saranno differenti in base a chi verrà scelto per amministrarla. Occorrerà destreggiarsi tra buoni e cattivi, tra guelfi e ghibellini, tra spartani e ateniesi, Capuleti e Montecchi, Paperino e Gastone. A nessuno importa piùchi è chi. Ormai contano le idee, l’onestà, la credibilità e l’affidabilità, più che lo schieramento politico di appartenenza. Augurando a tutti buona fortuna, concludo con un bellissimo motto di Roberto Herlitzka: “Il Passato è presente, il Presente è assente, il Futuro è passato”, che vorrei dedicare a Domenico Mennitti marcantoniogallo@yahoo.it

Il Passato è presente. Il Presente è assente. Il Futuro è passato. 12 TuttoBrindisi marzo 2012


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AMMINISTRATIVE

LA CORSA VERSO IL 6/7 MAGGIO D’ATTIS E CONSALES

CHI DOPO MENNITTI?

IL LABORATORIO TARGATO PD/UDC PUNTA SU CONSALES. BRIGANTE PROVA A FARE L’OUTSIDER DEL CENTROSINISTRA. IDV E RIFONDAZIONE SOSTENGONO FUSCO. BRINDISI BENE COMUNE PROPONE ROSSI. IN CAMPO PURE IL PARTITO DELLE AZIENDE (CON DE GIOSA) E BRINDISI FUTURISTA (CON CARITO). D’ATTIS RESTA L’UNICO CANDIDATO DEL CENTRODESTRA.

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alvo rinunce dell’ultima ora, saranno sette i candidati sindaci che si contenderanno la poltrona lasciate vuota da Domenico Mennitti. Non sono bastati sette

anni di amministrazione di centrodestra, per riunire il centrosinistra intorno ad un unico candidato: tutti contro tutti, come al solito. PD/Udc/Noi Centro, insieme a Pri, Socialisti, reduci di Sel, Impegno

Sociale, Api, Verdi Ecologisti sosterranno il giornalista Mimmo Consales. Giovanni Brigante, sostenuto da Sviluppo e Lavoro, La Puglia per Vendola, Cultura Popolare (una lista civica), Unione www.brindisireport.it

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AMMINISTRATIVE popolari di centro e Democrazia Popolare proverà a fare l’outsider, in aperto e netto contrasto con il “laboratorio politico”. Italia dei valori (Di Pietro) e Rifondazione comunista, insieme ad un’altra lista civica, sosterranno l’avvocato Roberto Fusco, noto per le battaglie ambientaliste contro il rigassificatore, mentre Brindisi Bene Comune, che raccoglie buona parte del movimento “No al Carbone”, ha candidato Riccardo Rossi. Se dalla parte opposta ci fosse stato un centrodestra unito, il centrosinistra avrebbe rischiato di perdere anche questa volta che partiva (e parte) con i favori del pronostico. Ma dall’altra parte, eliminato Mennitti, sono rimaste le macerie, i personalismi ed i rancori personali. Dopo sette anni di governo, D’Attis era il candidato sindaco naturale da proporre agli elettori, e invece il vicesindaco uscente ha dovuto subire diktat e veti incrociati, che non solo lo hanno fatto partire in ritardo, ma che minano alle fondamenta le sue chance di recupero. Anche perché qualcuno è già scappato dal pollaio. Lo hanno fatto per primi gli ex consiglieri comunali Modugno e Giannace, passati armi e bagagli sulla sponda opposta, quella di Consales. Mentre resta ancora da capire cosa faranno gli ex assessori Cesare Mevoli e Massimo Ciullo, appartenenti alla corrente Mantovano, ala perdente del PDL. Così come per il momento resta a guardare Gianpiero Pennetta, che nel laboratorio hanno dichiarato di non volere, e che con D’Attis è difficile che voglia andare, perché la defenestrazione dalla presidenza del Consiglio comunale ancora brucia. In queste condizioni, viene quasi da chiedersi perchè il giovane pidiellino abbia accettato la candidatura offerta da Fitto. La risposta sta forse nello slogan scelto da

GIOVANNI BRIGANTE

Mauro, “Passione e Tecnica”. Vada come vada, per lui sarà il banco di prova più importante. È una scommessa. Difficile ma ambiziosa. E se dovesse ottenere il voto dei giovani e quella fetta di voto d’opinione moderato che resta sempre nell’orbita del centrodestra e che difficilmente si sposta dalla parte opposta, allora D’Attis potrebbe giocarsi non solo il ballottaggio, ma avrebbe anche una carta in più nella partita che si aprirà nel PDL dopo le elezioni, quando sarà necessario far emergere un gruppo dirigente cittadino capace di

scardinare il duopolio formato da Saccomanno e Vitali, che da troppi anni ormai detta legge nella casa dei fanatici di Berlusconi. Sulla sponda opposta, è evidente che la battaglia è tutta tra Consales e Brigante. Il primo parte da favorito perché potrà contare su otto liste. Brigante però negli ultimi due anni ha raccolto una tale notorietà ed ha messo su una lunga serie di iniziative politiche e sociali che lo hanno avvicinato anche a fette di elettorato che non si riconoscono propriamente nella sinistra. Ecco perché Brigante è www.brindisireport.it

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AMMINISTRATIVE un avversario temibile e da non sottovalutare, visti anche i risultati negativi che il partito di Bersani sta inanellando in ogni parte d’Italia, e che potrebbero ripetersi anche a Brindisi, se quella frangia di PD scontento della candidatura di Consales dovesse decidere di votare in libertà. Il dato più sorprendente di queste settimane è la scomparsa di Sel, il partito di Vendola. Evidentemente il potere logora chi ce l’ha, e i seguaci del presidente hanno dato vita ad una diatriba interna che ad un certo punto era divenuta una barzelletta. Perché se le lotte tra correnti e fazioni sono cosa normale in partiti come PD e PDL, non sono comprensibili in partitini come Sel. Risultato? Matarelli ha portato il simbolo nel laboratorio, ma non ha nemmeno gli uomini per comporre una propria lista, e chiede aiuto ad Impegno sociale, l’associazione del redivivo Carmelo Palazzo. La Puglia per Vendola resta con Giovanni Brigante. I ragazzi del “no al Carbone”, che appoggiarono Vendola in occasione della sua rielezione, hanno preferito restare sotto il simbolo dell’associazione Brindisi Bene Comune, che ha candidato Riccardo Rossi. Parte da sinistra ma pesca anche nell’area moderata e di centrodestra, invece, l’avvocato Roberto Fusco, che si ritrova accanto tanti professionisti, l’Idv e Rifondazione, e persone stimate come Mario Criscuolo, anch’egli fuoriuscito dal PDL. Corrono in completa solitudine gli ultimi due candidati sindaci: Antonio Carito, imprenditore del settore turistico (è il titolare della Utac Viaggi), sostenuto da Brindisi Futurista, e l’avvocato Ferdinando De Giosa, candidato del Partito delle Aziende. Si vota il 6 e 7 maggio e la partita è ancora tutta da giocare. In una campagna elettorale così lunga può accadere davvero di tutto.

ROBERTO FUSCO. IN ALTO RICCARDO ROSSI (FOTO A SINISTRA), FERDINANDO DE GIOSA (IN ALTO A DESTRA) E ANTONIO CARITO www.brindisireport.it

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AMMINISTRATIVE

AD OGNUNO IL SUO MANIFESTO I maxiposter di Giovanni Brigante sono quelli che finora hanno piu colpito. Li ha realizzati l’agenzia Voice, usando slogan ironici e taglienti. Abbiamo intervistato Mario Lioce, l’amministratore dell’azienda: «Se tanta gente ne ha parlato, vuol dire che abbiamo raggiunto il nostro scopo».

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ancano due mesi alle elezioni amministrative, eppure la polemica tra gli schieramenti è già rovente. Uno dei primi motivi di scontro è nato dalle polemiche sorte in merito alla campagna di comunicazione del candidato Giovanni Brigante, i cui manifesti apparsi per la città hanno prodotto reazioni contrastanti, a causa degli slogan ironici e taglienti (“Non costruito in laboratorio”, “Brindisino, non Ferrarese”, Rimasto solo, con i Brindisini”...). Al posto di affidarci ai commenti più o meno autorevoli di chi ha voluto esprimere le sue valutazioni, abbiamo pensato di andare direttamente alla fonte e quindi abbiamo intervistato Mario Lioce, amministratore dell’agenzia di comunicazione Voice, che sta seguendo Brigante in questa tornata elettorale. Avete fatto scoppiare un bel putiferio. Putiferio? Io direi che è la classica “tempesta in un bicchier d’acqua”. Vuole negare che avete prodotto reazioni a volte anche veementi? Le reazioni scaturite in entrambe i sensi fanno parte della normale dialettica che accompagna eventi del genere. Non posso comunque

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negare di essermi stupito di fronte ad alcuni commenti che a mio avviso non avevano fondamenta su cui reggersi. C’è stato qualcuno dello schieramento opposto a Brigante che ha usato toni molto forti rispetto agli slogan contenuti nei manifesti e vi ha definito “strateghi della comunicazione a corto di idee e di proposte”. Ritengo doveroso premettere che ogni opinione, se espressa in maniera educata merita rispetto, anche quella sgradita, tuttavia ho trovato “stonate” non tanto le affermazioni quanto il pensiero che stava alla base di esse. Cosa vuol dire? Si vuole cercare di far passare il concetto che quella di Brigante sia una campagna improvvisata e vuota di idee, mentre io credo che certe reazioni stizzite siano dovute più che altro all’essere stati presi in contropiede. Mi spieghi meglio perché mi sto perdendo. La campagna studiata è articolata per step, con obiettivi intermedi, altro che improvvisata. Brigante, forse grazie all’essere un imprenditore, è stato lungimirante e innovativo,

comprendendo che non poteva essere sufficiente affidarsi al classico “ufficio stampa” ma che questo doveva essere solo uno degli strumenti da mettere in campo. Muovendosi in anticipo rispetto agli altri si è potuta studiare una strategia che come primo atto mira a creare un posizionamento chiaro e definito rispetto agli avversari politici. Per usare una metafora sportiva direi che mentre qualcuno era ancora negli spogliatoi ad infilarsi la divisa, si è accorto che l’avversario era già in campo pronto per giocare. Qualcuno ha trovato gli slogan offensivi e fuori luogo. Offensivi? Via non scherziamo. Qualsiasi idea partorita dai nostri creativi fuori dai canoni del buon gusto sarebbe stata immediatamente cestinata. La maggior parte dei nostri collaboratori ha una estrazione inglese, quindi avvezzi all’uso di metafore verbali e visive garbate ed efficaci. Un’ironia che comunque ha lasciato il segno come un graffio. La nostra città è molto “ingessata” sotto tutti i punti di vista. Forse per campagna elettorale efficace si intende il classico manifesto corredato del faccione del candidato


e di uno slogan studiato con gli amici davanti ad una pizza? Non è il nostro metodo. Abbiamo optato per rimarcare ironicamente le differenze tra i contendenti. Potrei parlarle di funzione regolativa delle immagini, di sistemi complessi e identità visiva, di gestione delle immagini e processi decisionali ma la semplice realtà è che abbiamo realizzato qualcosa di simpatico ed innovativo. E desidero ringraziare Giovanni Brigante per essersi fidato della nostra agenzia e di quanto gli abbiamo proposto. Però lei evita di rispondere alla mia provocazione in merito all’essere stati graffianti. Stiamo comunque parlando di elezioni e non di una partita a tennis. Noi li chiamiamo slogan sminuendoli, ma i concetti espressi sui tre livelli verbali contenevano messaggi programmatici ben chiari. Altro che “comunicazione a corto di idee”. Non a caso il giorno dopo l’uscita dei manifesti tutta la città ne parlava. Quindi basta che se ne parli? Assolutamente no, non sono della scuola di pensiero del “basta che se ne parli”. Per me è fondamentale che se ne parli e però che se ne parli bene. Questo è fondamentale. Le posso dire che abbiamo ricevuto moltissimi complimenti

che ci hanno fatto piacere. Abbiamo ricevuto decine di telefonate, sms, email e spesso sono stato fermato per strada per ingaggiare divertenti discussioni. E le assicuro che la maggior parte dei commenti divertiti arrivavano proprio da personaggi che non tifano certo per Brigante. Un chiaro segnale che l’ironia non ha patria. Voice, la sua agenzia, sarà diventata antipatica a qualcuno. Sarebbe una sciocchezza madornale. Ognuno di noi ha le sue convinzioni politiche ma qui si tratta di lavoro. E qui sento di dover difendere a spada tratta la mia agenzia: è una bellissima realtà locale e sarebbe meschino coinvolgerla in questioni che nulla hanno di attinente con il lavoro e la professionalità che mettiamo in campo. Stiamo gestendo campagne pubblicitarie internazionali e con lo stesso impegno e dedizione stiamo aiutando piccole realtà del territorio a crescere. Non è questo il luogo adatto per fare nomi o cercare visibilità ma le posso assicurare che tutto ciò che realizziamo - un logo, un packaging, una campagna pubblicitaria - è sempre molto apprezzato. Secondo lei cosa riserverà d’altro questa campagna elettorale?

Ho le mie idee supportate dall’analisi e dal monitoraggio continuo di quanto accade ma naturalmente ogni valutazione in questo momento la tengo per me. Come ha scritto correttamente il giornalista del Quotidiano Francesco Piccinin, abbiamo fatto qualcosa per “scatenare” una reazione. Se tanta gente si è soffermata a ragionare sui messaggi che abbiamo mandato, vuol dire che abbiamo raggiunto il nostro scopo. Tiziana Piliego

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AMMINISTRATIVE

CANDIDATI

TONI MUCCIO con NoiCentro L’imprendiotre ha lasciato gli incarichi in Confindustria e Camera di Commercio per sostenere Consales.

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oni Muccio, giovane imprenditore brindisino, lascia le sue cariche in seno a Confindustria Brindisi e Camera di Commercio, per dedicarsi alla politica. «Mi sono dimesso da presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria, nonché dalle altre cariche associative (vicepresidente vicario Comitato Piccola Industria di Confindustria Puglia, consigliere della Camera di Commercio di Brindisi e consigliere di Amministrazione di PromoBrindisi) perché ho deciso di candidarmi nelle prossime elezioni amministrative al Comune di Brindisi. Nella drammatica situazione socio-economica locale, resa ancor più difficile dalla situazione globale e nazionale, ritengo di dover dare il mio contributo, mettendo a disposizione l’esperienza acquisita sia a livello imprenditoriale che nel sistema associativo». Per Muccio si tratta di una decisione sofferta: «Esco da un mondo in cui ho consolidato diversi ruoli e, soprattutto, tanti rapporti con colleghi imprenditori e dirigenti associativi, tutti di notevole spessore. Ma ho anche la consapevolezza che i prossimi anni sono fondamentali per una forte ed indispensabile inversione di rotta per la nostra città». Muccio sarà candidato nella lista Noi Centro del presidente dell’amministrazione provinciale Massimo Ferrarese, a sostegno del candidato sindaco Mimmo Consales. «Sono d’accordo con il canidato sindaco sui temi principali da lui esposti: dall’ambiente, al turismo, all’industria, punti cardini per un rilancio effettivo e concreto su cui sviluppare i “cantieri”da aprire. In particolare fra i vari temi sottolineo quelli del lavoro e della solidarietà, anche se quello in cui sarò maggiormemnte coinvolto è quello della “valorizzazione delle risorse umane”, con particolare riferimento ai giovani e ai laureati».

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Committente resp. Il candidato


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AMMINISTRATIVE

INTERVENTO

LA POLITICA RIDOTTA AD HEDGE FUND «E il risultato - sostiene Giacomo Carito - è che il Consiglio comunale non solo non è più al centro del potere, ma non è più al centro di nulla.

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a realtà e il motivo primo della crisi di Brindisi stanno nel fatto che il consiglio comunale non solo non è più al centro del processo politico reale ma non è più al centro di nulla: neppure del processo di formazione delle decisioni, essendo divenuto, ormai, per quel che appare, solo una sede passiva di convalida e ratifica di decisioni prese comunque altrove. In città il declino del consiglio avrebbe dovuto essere accompagnato da un aumento del potere di fatto dei partiti; in realtà vi è stato aumento delle prerogative del sindaco e della giunta, organi alla completa mercé di maggioranze estremamente fragili perché non rappresentative di reali blocchi sociali. Si è creato un grande vuoto: con un consiglio espropriato da sempre, con i partiti ridotti allo stato evanescente, con un sindaco e una giunta privi di poteri propri significativi risultando nei fatti corpi estranei all’azione amministrativa i controllori di porto, area di sviluppo industriale, poli energetici e quant’altro in un elenco che, per essere ben noto, è superfluo qui ripetere. Ma mettendo così i partiti, ridotti ormai allo stato larvale, di fronte al fatto compiuto, nell’impossibilità politica di rifiutare il proprio sostegno al candidato divenuto sindaco ricorrono, e hanno fatto palese ricorso in questi anni, a trattative che sono parse fondate su scambi più che su percezione dell’utile collettivo. Prima di diventare come un hedge fund, la politica ha avuto diverse finalità; oggi, dopo aver attraversato la stagione delle idealità, sta implodendo nell’epoca della sua riproducibilità finanziaria. Politica e denaro sono spesso stati amici; la politica nell’epoca della sua finanziarizzazione, oltre a essere chiave d’accesso all’élite postmoderna, è diventata come un derivato finanziario. La politica dovrebbe essere promessa di valori; è un processo che a www.brindisireport.it

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AMMINISTRATIVE Brindisi appare visibilmente parallelo a quello che accompagna le opere d’arte. Come spiega Mark C. Taylor della Columbia University in Financialization of Art, «mentre nelle precedenti forme di capitalismo (agricoltura, beni industriali e di consumo) la gente scambiava soldi con beni materiali o lavoro, nel capitalismo finanziario si crea ricchezza attraverso la circolazione di segni”. “E così anche l’arte - dice Taylor - è diventata un gioco di segni senza referenza, un astratto strumento finanziario all’interno di un circolo il cui fine è la proliferazione di segni finanziari. Quando l’arte della finanza diventa la finanza d’arte, l’arte non è più solo una merce, ma è moneta di scambio per hedge fund e fondi di private equity; viene scambiata come qualsiasi altro strumento finanziario». «La recessione post guerra del Vietnam e la crisi petrolifera del 1973 crearono le condizioni perché l’America creasse un mercato globale di finanziarizzazione fondato su valori simbolici dove – spiega ancora Taylor – la ricchezza viene generata dalla circolazione di segni in un gioco apparentemente infinito. L’arte si è inserita pienamente in questa narrazione».

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spressione tipica di questa era in ambito locale appare l’affermazione di politici che si potrebbero definire apolidi, che sono apparsi più globali e quindi rispondenti al grande gioco della smaterializzazione. Sono diventati talvolta flatus vocis propagandati e sostenuti da creatori di consenso operanti in deroga a qualsiasi metodo critico. Si è così passati, parafrasando Oscar Wilde, dal Critico come politico al «finanziere come politico». Il finanziere, infatti, è diventato il creatore del creatore: il politico. A Brindisi troppo spesso ogni singolo esponente è apparso una pedina inserita nel gioco dello scambio finanziario. Si è così posto in gioco il territorio scambiato e cambiato come hedge fund o altri «giocattoli». Questa finanziarizzazione della politica, ora fuori controllo, si è caratterizzata per due aspetti. Il primo è stato il suo uso come griffe per una produzione sovraquotata di consenso, il secondo l’esplosione della crisi, che determina la necessità di scelte e l’impossibilità di promettere paradisi ossia il tutto a tutti. Per quanto ciò possa apparire spregiudicato, non è lontano dal fine che Schopenhauer affida all’estetica: la liberazione dalle contingenze quotidiane. Si sublima questa prospettiva finalizzando la pratica politica alla creazione di un asset commerciale indistinguibile da quello di una normale azienda di media o di gadget. L’aspetto più rilevante è l’esplodere della bolla politica come promessa di paradisi futuri. Gli scricchiolii non sono recenti. Ciò determina, nei partiti a livello locale, uno spostamento delle preferenze verso “elementi” sicuri e una divaricazione delle quotazioni a sfavore dei più giovani. Inoltre, il progressivo spostamento verso l’Europa renana del motore di sviluppo economico e dell’accumulazione di ricchezza ha già di fatto reso marginali gli approdi pugliesi in generale e Brindisi in particolare. L’esito della politica nell’età della finanziarizzazione è, dunque, oltre alla perdita di valore ideale, anche quello di una perdita di creatività. La chiave per una dinamica e sostenibile futura scena amministrativa in Brindisi è basata sul bilanciamento di istituzioni pubbliche, scuole, privati. Senza queste diversità ed equilibrio non avremo altro che un susseguirsi di effimere stagioni e vocazioni; come rilevò Antonio Gramsci “l’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva; la storia insegna, ma non ha scolari”. Se “la politica è l’arte del possibile”, come scrisse Cesare Pavese, deve essere in grado non di vendere illusioni ma di progettare scegliendo fra le possibilità e non dichiarando d’inseguirle tutte. Giacomo Carito

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“ La politica non deve vendere illusioni, ma progettare, scegliendo fra le possibilità, non dichiarando di inseguirle tutte.


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FOTO DI VITO MASSAGLI

GIURI

MARCO


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QUANDO LA FANTASIA SEMBRA REALTÁ

Satirycon

ELEZIONI 2012

ECCO COME FINIRÁ In un documento emerso dai resti ritrovati nel cantiere di Lungomare Regina Margherita, la storia di come il centrosinistra riuscì a perdere anche quella volta.

A

l grido di “1, 10, 100 sindaci!” il centrosinistra partì alla conquista di Brindisi City, città che nell’anno 2012 fu finalmente liberata dai bizantini del centrodestra, che per sette anni depredarono il territorio senza lasciar traccia del loro operato ai posteri, eccezion fatta per un teatro romano. La battaglia di libertà fu aspra e difficile, e fu vinta grazie ad una trovata di genio emersa al termine della 298esima riunione del famoso tavolo del centrosinistra, quando un anonimo ex comunista, ex pidiessino, ex diessino, ex uliveto, ex pidino, propose ai 700 delegati dei 700 partiti, movimenti, associazioni e condomini che si riconoscevano nell’area: «Perché non candidiamo quanti più sindaci possibile? Solo in questo modo avremo forse il colpo di culo di azzeccarne uno decente!». Lo scrosciante applauso che seguì, sancì l’approvazione della proposta. E fu così che, nell’unica campagna elettorale che si poteva vincere anche candidando un marocchino clandestino sconosciuto ospitato al centro immigrati, il centrosinistra si presentò disunito (ma pur sempre gioioso) ai suoi probabili

elettori. Ecco la lista dei candidati. Mimmo Consales. Il giornalista accettò la candidatura del laboratorio di analisi (sostenuto da mezzo PD, Udc, Ferrarese, Brindisi Report e TB) e iniziò ad intervistare ad uno ad uno tutti i brindisini, nella speranza di convincerli a votarlo. Ma i brindisini, temendo che si trattasse di una nuova edizione dell’Amico Nuccio, la fortunata trasmissione di Nuccio Della Rovere, vincitrice di 6 premi Emmy, preferirono declinare l’invito. E Consales fu trombato. Giovanni Brigante. Partito con due anni di anticipo rispetto all’avvio della campagna elettorale, arrivò all’appuntamento del 6 maggio un po’ spompato. Ma pur di metterla in quel posto al PD ricorse ad un micidiale cocktail di Viagra e interviste concesse a Walter Baldacconi. Fu colto da collasso due giorni prima del voto, non si sa se per colpa del Viagra o, più verosimilmente, di Baldacconi. E anche Brigante fu trombato. Riccardo Rossi. Il candidato di Brindisi Bene Comune (il loro bene comune) decise di fare una campagna elettorale estrema, tutta incentrata sul no al rigassificatore e sul no al carbone. I brindisini, che

avevano già sentito queste cose nei precedenti sette anni, e ne avevano leggermente le palle piene, risposero con uno striscione laconico: «Ma un cazzo di SI, una volta nella vostra vita, lo direte mai?». E anche Riccardino fu trombato. Roberto Fusco. Dopo aver smentito per ben tre volte di volersi candidare, ed essersi candidato per tre volte (il tutto a giorni alterni), decise di convocare una conferenza stampa per autoproclamarsi candidato nei giorni pari e non-candidato nei giorni dispari. Così da poter dedicare la domenica alla famiglia. E non dover vivere col rimorso di non averci provato. I Vendoliani. Furono i più furbi. In città erano rimasti in 8: due di loro appoggiarono Consales, due Brigante, 1 Fusco, 3 votarono per Rossi. Così alla fine tutti poterono dire di aver perso. Come accadeva ai bei tempi. Le carte dell’epoca testimoniano che nel 2012, anno della follia collettiva, nel centrosinistra ci furono molti altri candidati sindaci. Tra i tanti segnaliamo quello proposto dal condominio Risanamento Napoli (tale Antonio Corlianò), quello voluto dall’officina SfasciaCarrozze di via Lata (tale Guido La Macchina) e quello lanciato dal gruppo Panino di Perchinenna (tale Mino Sala) che risultò il più suffragato di tutti. Ma solo sul profilo Facebook del suo gruppo. www.brindisireport.it

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Satirycon “VADA IN PROCURA, CAZZO!” VA IN ONDA COSTA-CITTADELLA FINALMENTE SVELATO PERCHÈ QUEL POSTO ERA DEDICATOA LAL RICERCA: QUALCUNO SI DEDICA ALAL RICERCA DI BUCHI DI BILANCIO. ECCO COME IL COMANDANTE DELLA GUARDIA COSTIERA ARRIVÓ A MINACCIARE IL COMANDANTE IN CAPO, ANDREUCCI, INTIMANDOGLI DI ANDARE IN TRIBUNALE.

L

a Costa Cittadella navigava da anni in acque tranquille, ma un giorno fu obbligata a fare l’inchino all’Isola del Laboratorio. Il primo ufficiale Gianicolo si sporse a dritta per guardare meglio se per caso quel giorno nel Laboratorio vendessero panini o supplì oltre che la solita aria fritta, e buona notte al secchio. Sbandata di 45 gradi, urto sulla crapa di Pierino Mita che faceva il bagno con la camera d’aria di un camion con la pubblicità del biscotto cegliese, per fare scoppiare di bile quel’altro che sguazzava con una vecchia ruota di trattore rappezzata, con il logo della fica mandorlata. Falla di 290mila centimetri quadrati nella cosiddetta linea dei bilanci di Costa Cittadella, e rischio di colare a picco. Il comandante Andreucci fu lesto a saltare nella scialuppa e a scostare prima che ci mettesse piede il primo ufficiale, altrimenti

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sarebbe stata una strage. Nel frattempo riuscì a trovare un alibi per evitare l’ira dell’armatore Massimo Ferrarese, tipo capace di strapparti i pannelli uno alla volta e senza anestesia (su questo aveva scritto anche un regolamento), aiutato da un apa-

che naturalizzato, tale Al Bano. Raccontò la sua versione dei fatti nei pochi secondi della prima telefonata ricevuta dall’aiutante dell’armatore: “La colpa è del direttore di macchina che abbiamo sbarcato sei mesi fa, Colucci: ha tolto il tappo per dispetto prima di andare via, non ce ne siamo mai accorti, abbiamo fatto acqua e siamo andati a sbattere”. Ma intanto Pierino, con la capoccia ammaccata, era tornato piangendo da zio Massimo, che poi era l’armatore, raccontandogli tutta la verità. Il proprietario della nave avrebbe voluto strozzare il comandante, ma si ricordò che ce lo aveva messo lui, sulla Costa Cittadella, ma anche che aveva speso tutti i soldi della cassa di bordo per portare Pierino al parco dei divertimenti Bit di Milano, e allora elaborò velocemente una soluzione per salvare capra e cavoli, o al limite solo i cavoli, premette il pulsante del vivavoce è urlò l’ordine geniale al comandante: “Andreucci, cazzo, che ci fa lì: vada subito in procura”.


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Satirycon: le fantainterviste

HERCULES PUNTA SULLA MOTOBARCA Finalmente il presidente dell’Autorità portuale svela ai brindisini come intende rilanciare i traffici: «La linea Brindisi-Casale tornerà ai fasti di un tempo. E per rendere la regata più folkloristica, toglieremo il motore e useremo i rematori, così creiamo anche posti di lavoro. A otto mesi dal suo arrivo a Brindisi, cosa di cui in pochi si sono accorti, finalmente il professor Haralambides ci ha concesso una intervista esclusiva via Facebook e Twitter, perché lui è un uomo moderno e super impegnato, un presidente che questa città davvero non si meritava (solo che come al solito lo abbiamo capito troppo tardi). Eccovi le risposte del “presidente da 20mila euro al mese”. Uno che, come il suo segretario Del Nobile (altri 15mila al mese, circa), fa parte di quegli “italiani” sfortunati che non hanno un posto fisso. Signor Ercules, lo sa che in effetti mai nome fu più appropriato: da solo sta finendo di distruggere il porto. Mennitti ci aveva visto davvero bene... Ma come, invece di ringraziarmi! Avete visto cosa accade con le supernavi: capita uno Schettino qualunque e combina un casino. Almeno qui non correte questi rischi e non c’è pericolo d’inquinamento. Sarà, ma ormai qui non vediamo più neanche i gommoni dei clan-

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destini. Cosa pensa di fare? Vedrete che continuando a fare quello stiamo facendo, cioè assolutamente nulla, qualcosa prima o poi accadrà? Del tipo? Per esempio stiamo puntando tutto sul rilancio della motobarca Brindisi-Casale. Scusi, ci prende per il culo, come hanno fatto tutti i suoi predecessori? No, ma come fate a non comprendere? Il futuro del porto di Brindisi è quello! La motobarca può registrare traffici record, altro che

Cosa apprezzo di più del vostro porto? La pepata di cozze del ristorante Penny. Davvero sublime.

traghetti per la Grecia e l’Albania. Se più brindisini prendessero la motobarca ci sarebbe anche meno traffico in città, ed io potrei arrivare più facilmente in aeroporto. Sa cosa stiamo pensando? No, mi dica, però sia veloce perché devo andare in Università. Ci chiediamo per quale motivo il presidente della Provincia, il presidente della Camera di Commercio, quello dell’Asi, ed i parlamentari locali non l’abbiano ancora chiamata. Beh, in realtà qualcuno mi ha chiamato... Ma forse lo hanno fatto per il motivo sbagliato: dovrebbero chiederle conto di quello che sta (o non sta) facendo. E lei ha così tanta fiducia nei brindisini? In effetti, dobbiamo riconoscere che anche lei ogni tanto dice qualcosa di serio. Cosa apprezza di più del porto di Brindisi? La pepata di cozze del ristorante Penny. È favorevole o contrario al posto fisso? Se è un posto fisso come il mio non si può non essere a favore. Ma lei, sinceramente, com’è che si è ritrovato a Brindisi? Ho preso l’aereo. Grazie mille, intervistarla è sempre un immenso piacere. Svela segreti più importanti di quelli di Fatima.


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Satirycon: Sport

LEGADUE INNI E MINUTI DI RACCOGLIMENTO: ECCO LE NUOVE REGOLE Il presidente Cesare Buonamici cambia le regole. Anche perché, come avevano confermato i sondaggi nei palazzetti, l’inno di Mameli aveva abbondantemente rotto le palle. Ora ogni società farà a modo suo. Novità importanti anche per gli striscioni di solidarietà dei tifosi della curva... Giunti alla volata finale della regular season, il presidente di Legadue Cesara Buonamici (accortasi che l’inno di Mameli aveva leggermente sfraganato le palle dei tifosi) ha diramato le nuove norme inerenti gli inni prepartita, i minuti di raccoglimento e gli striscioni di solidarietà. Ecco il calendario riguardante le partite casalinghe dell’Enel Basket Brindisi. 18 MARZO. Enel-Piacenza. Inno: Forza Mimmo, vai nel sole. Brano scritto e cantato da Al Bano in onore del candidato del laboratorio Mimmo Consales, che si commuoverà durante l’esecuzione. Minuto di raccoglimento: in memoria di tutti i cani morti soffocati da croccantini Made in China. Striscione di solidarietà: per gli imprenditori brindisini vittime di 18 anni di Autorità portuale. 1 APRILE. Enel-Verona. Inno: Nessun dorma. Su richiesta degli ultrà, per scongiurare appisolamenti dei giocatori nella fase clou del campionato. La fase finale (Vincerò!) sarà eseguita direttamente da Mimmo Consales, che per l’occasione siederà accanto al patròn. E per questo motivo appa-

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rirà più commosso del solito. Minuto di raccoglimento: in memoria di tutti i pesci uccisi dall’inquinamento delle acque del porto interno. Striscione di solidarietà: per quei tre-quattro brindisini che ancora credono al consueto pesce d’aprile di prima pagina di Senzacolonne. 15 APRILE. Enel-Forlì. Inno: Felici e Perdenti di Renato Zero. Per rispetto della par condicio, il patròn farà esibire anche il trio D’Attis-Fusco-Brigante. La canzone è stata scelta dallo staff tecnico della New Basket, a dimostrazione della grande imparzialità

E il 29 aprile chi ne chiedeva il taglio dopo le prime quattro giornate, esporrà la scritta: «Scusa, coach»

politica della società. Minuto di raccoglimento: in memoria di tutte le unghie spezzate delle donne del PalaPentassuglia, che per la fretta di prepararsi per la partita, mettono le mani in posti inappropriati. Striscione di solidarietà: per tutti i minchioni brindisini che daranno il loro voto in cambio dell’ennesima presa per culo di un posto di lavoro. 29 APRILE. Enel-Bologna.

Inno: Apri le mani al Signore. Per la prima volta mauro D’Attis canta da solo di fronte ad un grande pubblico: il suo brano è un’implorazione, quasi la richiesta di un miracolo. Minuto di raccoglimento: per tutte le vittime dello scirocco, colpite da cali di voce. Striscione di solidarietà: «Scusa coach». Da parte di tutti quei tifosi brindisini malati di eiaculazione precoce, che dopo sole quattro partite chiedevano la testa dell’allenatore, di Giuliani e di qualche giocatore.


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Satirycon: Sognando Altan AGUZZATE LA VISTA E TROVATE LE DIFFERENZE

v NO AL RIGASSIFICATORE v MENO CARBONE v RILANCIO DEL PORTO v QUARTIERI PIÚ VIVIBILI v RECUPERO DEL CENTRO v TUTELA DELL’AMBIENTE

v RECUPERO DEL CENTRO v NO AL RIGASSIFICATORE v MENO CARBONE v RILANCIO DEL PORTO v QUARTIERI PIÚ VIVIBILI v TUTELA DELL’AMBIENTE

v MENO CARBONE v NO AL RIGASSIFICATORE v RILANCIO DEL PORTO v RECUPERO DEL CENTRO v QUARTIERI PIÚ VIVIBILI v TUTELA DELL’AMBIENTE

v TUTELA DELL’AMBIENTE v MENO CARBONE v NO AL RIGASSIFICATORE v RILANCIO DEL PORTO v RECUPERO DEL CENTRO v QUARTIERI PIÚ VIVIBILI www.brindisireport.it

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“L’orientamento alla conciliazione in terra di Brindisi: verso un percorso condiviso” è stato il titolo del workshop di apertura del progetto B-FREE, svoltosi newi giorni scorsi presso la sala conferenze del Museo Archeologico Provinciale “F. Ribezzo” di Brindisi. Al workshop hanno preso parte Francesco Mingolla, vicepresidente e assessore alle Politiche sociali della Provincia di Brindisi; Elio De Pace direttore del Consorzio ASI; Alfredo Malcarne, presidente CCIAA di Brindisi e Sonia Rubini, direttore di Sintesi Srl. “Le politiche familiari - ha dichiarato Mingolla - rivestono da sempre un ruolo importante per il nostro territorio e sono considerate strategiche dall’Ente Provincia. Per questo, insieme a Camera di Comercio, Consorzio ASI e Sintesi Srl abbiamo voluto partecipare ad un bando regionale candidando una proposta progettuale fortemente improntata alle pari opportunità, che è stata ammessa a finanziamento: B-FREE, “Brindisi Family Responsible Employers and Employees”. In una società come quella attuale, investita da una serie di profonde trasformazioni in campo demografico, sociale e lavorativo, la disponibilità di tempo rappresenta una forte barriera segregativa tra uomini e donne, non solo per quanto riguarda la possibilità di entrare nel mercato del lavoro, ma anche nel grado di qualità della vita esperito: non solo, quindi, la quantità del tempo, ma cosa si fa del tempo complessivo a disposizione. Il progetto “B-FREE” potrà sperimentare forme di valutazione del comportamento dell’impresa in un’ottica di miglioramento delle pratiche aziendali. Ha l’ambizione di conciliare vita familiare e professionale ritenendo questo un presupposto fondamentale per un territorio che mira allo sviluppo sostenibile dell’economia e allo sviluppo umano della sua popolazione. Esprimo quindi la mia soddisfazione per questa nuova iniziativa e per il partenariato che la realizzerà che sono sicuro potrà svolgere un ottimo lavoro e ottenere significativi risultati”. A seguire ci sono stati gli interventi di Serenella Molendini, consigliera regionale di parità sulla “Carta per le pari opportunità e l’uguaglianza nel lavoro, contrattazione sociale e marchio di genere: strumenti per promuovere un’azienda family friendly”; Sara Lanzaro, ricercatrice della Fondazione ICSR, Fondazione per la diffusione della Responsabilità Sociale delle Imprese su “People First! Le dimensioni del bilanciamento tra vita personale e professionale: le nuove prassi italiane” e Madia Semeraro, referente staff di progetto (“Il bisogno territoriale di conciliazione: il contesto sociale e produttivo in cui si innesta B–FREE”). Tra i risultati attesi del progetto vi sono: il mglioramento delle dinamiche inerenti la conciliazione vita-lavoro delle donne e degli uomini in terra di Brindisi; la crescita della consapevolezza delle responsabilità genitoriali e della condivisione delle cure parentali; l’assunzione del Marchio “B-FREE” da parte dei datori di lavoro pubblici e privati finalizzata al mantenimento nel tempo degli impegni e la costante diffusione dei valori propri della conciliazione.

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TUTTO QUANTO FA CULTURA E LIFESTYLE

Coolture

TEATRO I LIBRI I SPETTACOLI I ARTE I MUSICA I MODA I MOTORI I TAVOLA I SPORT I SHOPPING

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COOLTURE

LE VIE MAESTRE Caputo/Pica

Un paio di mesi fa è stato pubblicata “Via Maestra”, antologia di autori brindisini curata da Clara Nubile e Michele Bombacigno, edita dalla Hobos Edizioni di Vittorio Bruno Stamerra. Contiene quindici racconti che hanno per protagonista la città di Brindisi. Dal mese scorso TuttoBrindisi propone un curioso “vis à vis” tra gli autori del volume, che rispondono a domande/provocazioni sulla città, dando vita a un confronto benevolo ma anche critico su Brindisi e la brindisinità. Questo mese tocca ad Antonio Caputo e Mino Pica, autori di “Uno splendido viaggio” e “Quando tutto accadeva per caso”. TRE AGGETTIVI PER DEFINIRE BRINDISI. AC: Luminosa, ospitale, dormiente. MP: Inconfondibile, critica, timidamente orgogliosa. TRE “CARATTERISTICHE” BRINDISINE. AC: Non tener conto delle proprie importanti ed esclusive radici storiche; amare poco la Città; non saperla difendere. MP: La finta diffidenza, l’amore per il proprio territorio, i propri odori e tradizioni ed un clima da far invidia. SI POSSONO RACCONTARE GLI UMORI DI UNA CITTÀ ATTRAVERSO LA LETTERATURA? AC: La città è letteratura! In ogni città esistono, o sono esistiti, uomini illustri che, identificandosi con essa e immedesimandosi in essa, l’hanno vissuta, impersonata e raccontata. Dall’insieme delle loro opere prodotte scaturisce la Letteratura. Parlando di Marco Pacuvio, Lenio Flacco, San Lorenzo, Raffaele Rubini, Cesare Braico, così come di tanti altri personaggi, si parla di Brindisi e della letteratura ad essa collegata. MP: Non è un compito semplice, perchè una città, se viva, o se anche prova timidamente ad esserlo, muta ogni giorno. L’arte ha diversi compiti, fra questi anche quello di rappresentare una identità,

una verità, pronta poi a mettersi in discussione una volta messa a nudo. LUOGO COMUNE DA SFATARE. AC: Si dice che Brindisi sia una città prevalentemente di anziani e povera, in quanto priva di offerte lavorative e culturali. Tuttavia alcuni giovani stanno rientrando in città, con nuove idee e nuovi programmi, pronti a mettersi in gioco; per quanto attiene il discorso sulla cultura, a saperlo ben valutare, ci si accorge che va al di là delle aspettative, per qualità, competenza e contenuti. MP: La cultura contribuisce. Certo che sì. GIOCO DELLA TORRE: BUTTA GIÙ UN PERSONAGGIO DI BRINDISI DEL PASSATO O DEL PRESENTE E SCRIVI IL SUO BREVE BIGLIETTO DI ADDIO. AC: Butto giù quanti continuano ad ignorare che il 27 settembre 1915 deflagrò nel nostro porto la nave ammiraglia della Regia Marina “Benedetto Brin”, con il considerevole contributo di 456 vite umane, tra ufficiali e marinai. Chissà, quali commemorazioni avrebbero organizzato in altre città; a Brindisi, nulla! L’epitaffio adeguato è: «Non ti curar di lor, ma guarda e passa». MP: Addio a chi si arrende e nasconde le proprie ambizioni per paura di non farcela. L’importante è rincorrerle sempre anche se poi non si raggiungo-

CAPUTO. PER ME LA FORMULA MAGICA PER CAMBIARE BRINDISI È COMPOSTA DA TRE SEMPLICI PAROLE: PUNTARE SUI GIOVANI.

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ANTONIO CAPUTO

Direttore di Biblioteca in pensione. ha ricoperto la carica di Vice-Preside in Scuole Statali. Fa parte dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, è scrittore-gionalista e si dedica alla divulgazione della Storia e della Storia locale.

no. “Non abbiamo ancora conosciuto la bellezza di un respiro che lo confondiamo con il nostro affanno continuo” (Cit. Cucina Interiore - M.P.). PERCHÉ RESTARE E PERCHÉ ANDARE. AC: “Andare”, perché bisogna essere cittadini del mondo, ma poi, decisamente e coraggiosamente, ritornare e, soprattutto, restare, cercando di cogliere le opportunità, per migliorare Brindisi, per farla marciare al passo coi tempi. MP: Mi han chiesto spesso perchè resto, ma in realtà non comprendo, e ovviamente rispetto, chi invece decide di andare (e non tornare). Credo sia un dovere coltivare le proprie radici e crederci fino in fondo: siamo figli di questa terra, e se qualcuno non resta a dare il proprio contributo, per lottare contro tutti i suoi limiti, chi lo dovrebbe fare? RIPASSO DI STORIA: UN FATTO STORICO ACCADUTO IN CITTÀ NEL CORSO DEL TEMPO. AC: Attraverso le celeberrime colonne, Brindisi entrò nell’alveo della civiltà imperiale di Roma; con la via Appia, Regina Viarum, fu città consolare e mai schiava; il suo porto era ed è finestra del Mediterraneo aperta verso l’Oriente, pronta a confrontarsi con civiltà, culture e razze di ogni latitudine. MP: Recentemente, mi è capitato di vedere un frammento video di Gandhi a Brindisi del 1931, o di perdermi nei racconti dei miei nonni sui bombardamenti dell’8 novembre di 60 anni fa; per non parlare poi dell’inspiegabile continua dimenticanza della tragedia della “Benedetto Brin” del 1915. IL SINDACO PIÙ IMPROBABILE E QUELLO CHE HA LASCIATO IL SEGNO. AC: Il più improbabile, quello che, senza bacchetta magica, possa risolvere i problemi annosi, atavici e incancreniti che la Città, ormai da anni,

MINO PICA Laureato in Scienze della comunicazione, giornalista e scrittore. È l’autore di “L’attesa dell’attesa” (Giovane Holden Edizioni) e “Cucina Interiore” (Lupo Editore).

presenta. Tra i Primi Cittadini, ha lasciato il suo indelebile segno Francesco “Ciccio” Lazzaro, un galantuomo, vero socialista, sindaco in mezzo alla gente; il sindaco della ricostruzione che affrancò Brindisi dalle macerie materiali e dal degrado ereditati dal secondo dopoguerra. MP: Il più improbabile, purtroppo, una donna che non abbia superato i 35 anni. Per il “segno”, al di là delle posizioni politiche soggettive, essendo del 1982 ho vissuto poche amministrazioni, e dai miei 22 anni ad oggi l’ultimo è stato Mennitti che colpisce per intelligenza e personalità. LA FORMULA MAGICA PER CAMBIARE BRINDISI, POSSIBILMENTE IN MEGLIO. AC: Investendo sui giovani. MP: Meno retorica e prese in giro, meno soliti reclami generici disattesi (‘città più pulita’, ‘largo ai GGGiovani’, ‘lavoro per tutti’ etc), meno ipocrisia, più onestà intelletuale, più spazio al talento e alla competenza. Smetterla di “volere responsabilità ma evitarle una volta ottenute”. Cambiare ritmo, ma lasciare comunque spazio al romanticismo comodo dei nostri spazi caratteristici”. PERCHÉ LEGGERE L’ANTOLOGIA VIA MAESTRA? AC: Perchè raggruppa insieme autori di varia cultura e diverse estrazioni sociali, ma anche di diverse provenienze ed esperienze. Aggregazioni che hanno avuto quale tema comune e centrale “Brindisi”, per cui il profilo della Città esce sfaccettato e variegato come non te lo aspetti. Un libro che ogni brindisino dovrebbe leggere e possedere. MP: L’arma vincente di questa antologia è proprio questa: occhi diversi che guardano nella stessa direzione, che seguono la stessa via, quella via che ci appartiene e che merita di essere ricordata, percorsa, vissuta e vissuta ancora. (a cura di Marcantonio Gallo)

PICA. MI CHIEDONO SPESSO PERCHÈ RESTO. IN REALTÁ IO NON COMPRENDO, MA RISPETTO, CHI HA DECISO DI ANDARE VIA DA BRINDISI. SENZA PIÙ TORNARE.

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ATTIMI DI SCENA, IL VERDI PARLA BRINDISINO Quattro serate con le compagnie teatrali locali, impegnate in opere innovative e di grande spessore.

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no spazio-vetrina per talenti da esportazione. Con «Attimi di scena» la Fondazione Nuovo Teatro Verdi di Brindisi torna a scommettere sulle migliori espressioni tra le giovani generazioni del territorio. E dopo il successo della prima edizione rinnova l’appuntamento con la rassegna che è già diventata un campionario di proposte di assoluta qualità. «La grande foresta» della Cooperativa Thalassia (11 marzo), «Now!» del TeatroDellePietre (25 marzo), «Torno subito» di Meridiani Perduti (25 aprile) e «Il Fürher dona una città agli ebrei» di MòtumusScuola Talìa (13 maggio) - i quattro spettacoli in programma al Nuovo Teatro Verdi con la formula della doppia recita (alle ore 18 e alle ore 20, info botteghino 0831.56.25.54) - compongono un’offerta caratterizzata da scelte drammaturgiche, tematiche e registiche anche molto diverse tra loro, con un interessante intreccio tra classico e contemporaneo che garantisce una ricognizione ad ampio raggio sulle realtà emergenti, osservate prestando un occhio di riguardo alle compagnie

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impegnate nella sperimentazione e nella definizione di percorsi inediti. «Sono tutti testi che affrontano temi di valore universale, come l’ambiente, l’individualismo, la guerra, l’Olocausto», ha sottolineato il commissario prefettizio Bruno Pezzuto durante la conferenza stampa di presentazione. Il presidente della Fondazione ha, quindi, rimarcato il valore di un’iniziativa che «risponde alle finalità di un teatro: la diffusione della cultura e il coinvolgimento dei giovani, fuori dalla retorica degli impegni presi e non rispettati». Ma valorizzare vuol dire anche scommettere. E la Fondazione Nuovo Teatro Verdi si fa, per il secondo anno consecutivo, trampolino di lancio per produzioni quasi tutte al debutto. «È un compito che rientra nelle caratteristiche di un teatro dinamico come il nostro, aperto a lavori sperimentali», ha spiegato Daniela Angelini, responsabile organizzativo della Fondazione, che con un pizzico d’orgoglio rivendica il ruolo del Nuovo Teatro Verdi come laboratorio di nuove proposte per una riflessione sull’oggi, anche attraverso la memoria.

Ecco, allora, in apertura di rassegna «La grande foresta», uno spettacolo sull’ambiente della Cooperativa Thalassia, alla sua prima esperienza con «Attimi di scena». È stato scritto da Francesco Niccolini a quattro mani con Luigi D’Elia, che ne è anche interprete. Subito dopo il TeatroDellePietre spalancherà una finestra sulla società contemporanea, indagata attraverso la lente della televisione con «Now!» di Fabrizio Cito e di Marcantonio Gallo, che salirà sul palco con Stefania Savarese, Daniela Nisi e Davide Vox. A seguire Meridiani Perduti proporrà la pièce «Torno subito» scritta e interpretata (con la drammaturgia di Emiliano Poddi) da Sara Bevilacqua. È la ricostruzione della tragedia chiamata Seconda Guerra Mondiale attraverso le vicende della famiglia reale di passaggio da Brindisi, la performance conclusiva del gruppo teatrale Mòtumus, anch’esso al debutto per «Attimi di scena» con «Il Fürher dona una città agli ebrei» di Mariano Dammacco, un viaggio nell’abisso di orrore e crudeltà quotidiana che fu la Shoah per la regia di Maurizio Ciccolella. La Fondazione Nuovo Teatro Verdi è dalla parte di ogni iniziativa capace di favorire la formazione del pubblico e la promozione della cultura teatrale, anche nei suoi aspetti più innovativi. E nelle quattro proposte di quest’anno sono sintetizzate molte delle tendenze dei giovani gruppi che, attraverso tematiche originali, affrontano la ricerca di nuove forme di spettacolo e più attuali registri espressivi.


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di GIOVANNI MEMBOLA

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’insana abitudine di valorizzare ed encomiare oltre il necessario l’operato e le figure forestiere, trascurando volutamente le professionalità locali, è una particolarità che appartiene da sempre al popolo brindisino. Un eloquente esempio che viene dal passato è rappresentato dall’intitolazione del canale di ingresso al porto interno - e di una via - all’ingegner Andrea Pigonati, ideatore ed esecutore dell’inadeguato progetto di bonifica del porto, anziché a colui che pose rimedio all’errore, ovvero il vulcanologo brindisino Teodoro Monticelli. Nel 1775 durante il regno borbonico la città era un “oscuro villaggio” popolato da sole 6.406 misere anime. Il porto era ridotto ad una palude malarica per l’ostruzione del canale di collegamento tra il bacino esterno con quello interno dovuta all’azione bellica di Giulio Cesare durante la guerra contro Pompeo nel 49 a.C. e ripetuta da Giovanni Antonio Orsini Del Balzo nel 1446 con l’affondamento di “tartane cariche di zavorre” per evitare l’ingresso ai veneziani. Per volere del re Ferdinando IV furono presi dei provvedimenti per il miglioramento delle condizioni di vita nella città: i lavori di bonifica e per la riapertura del porto, progettati e diretti dal tenente colonnello del Genio dell’esercito del Regno Andrea Pigonati affiancato dal matematico Vito

Caravelli, ebbero inizio il 4 marzo del 1776. Per lo scavo furono impiegati circa 200 forzati fatti venire da Napoli ed alloggiati nell’ex chiesa e convento dei Gesuiti, situata all’epoca sulla salita di via San Dionisio. Per i lavori meno gravosi fu utilizzata parte della popolazione locale e dei paesi limitrofi reclutata con appositi bandi, tra loro molte donne di famiglie particolarmente indigenti, impegnate a colmare le paludi che si estendevano oltre le mura di Porta Lecce. Le forti critiche sulla qualità delle opere non fermarono gli interventi, tanto che il 23 maggio 1777 una prima nave con un carico di pelli conciate attraversò il canale per ormeggiare nel porto interno. Il 30 dicembre del 1778, dopo due anni, nove mesi e ventidue giorni, i lavori si dichiararono conclusi. Alle sponde murarie così realizzate si fiancheggiavano “due pennelli sporgenti nel porto esterno in prolungazione dei due moli che fiancheggiavano il canale” intitolati ai sovrani. Solenni festeggiamenti furono organizzati per l’evento, con balli, canti e scoppio di mortaretti al canto di “viva il re”. Ma l’evidente errore di calcolo commesso dell’ingegnere nel progettare l’imbocco del porto, orientandolo

È PROPRIO VERO CHE LA STORIA SI RIPETE. OGGI, A DUE SECOLI DI DISTANZA DAI FATTI NARRATI DA GIOVANNI MEMBOLA, LA SITUAZIONE NON SEMBRA ESSERE MOLTO MIGLIORE...

a greco-levante proprio a direzione delle correnti marine predominanti, causò nel giro di pochi anni il progressivo intasamento dell’apertura e la conseguente ricomparsa delle malattie malariche. “Se avesse interrogato i marini ed i pescatori locali - scrive nel suo libro l’esperto Ferrando Ascoli (1886) - ed avesse considerato con quale impeto i grossi

marosi entravano direttamente nel porto esterno, certo non avrebbe tardato a persuadersi che le alghe avrebbero fra non molto ricolmato il canale, indebolite le banchine laterali, riprodotte le paludi”. Gli ulteriori lavori, affidati dal re nel 1789 agli ingegneri Carlo Pollio e Carlo Forte e protratti per ben nove anni, non sortirono gli effetti sperati: le sponde del canale d’ingresso al porto, non correttamente contenute, franarono occludendo buona parte del passaggio e l’ingresso dei bastimenti. Di tutti gli interventi di risanamento effettuati in quegli anni l’opera più utile fu certamente l’apertura della via Carolina, oggi Corso Garibaldi,

QUANDO IL PORTO RISCHIAVA LA CHIUSURA

Nel 1829 fu paventata l’abbandono di ogni opera per il rilancio dell’infrastruttura. Ma grazie all’operato di Teodoro Monticelli il partito antibrindisino fu sconfitto. 44 TuttoBrindisi marzo 2012


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conseguente l’eliminazione del canale della Mena. Nel trentennio successivo la città continuò nel suo decadimento, tanto che nel 1829 ne fu ipotizzato addirittura il possibile abbandono. L’ispettore regio Giuliano De Fazio chiese perfino il trasferimento dei fondi destinati ai possibili lavori di sistemazione urbana a favore del rifacimento del porto di Gallipoli. Solo il determinato inter-

vento di Teodoro Monticelli, fondatore di importanti istituzioni scientifiche e figura di grande influenza alla corte del Regno di Napoli, riuscì ad evitare l’irrazionale provvedimento ed anche il pericoloso isolamento della città, esclusa dai nuovi collegamenti stradali. Sotto la regia dell’abate brindisino furono pubblicate ed inviate al re ben sette memorie, le più importanti a firma del nipote Giovanni Mon-

ticelli e dell’illustre geografo e cartografo Benedetto Marzolla, che riuscirono a dimostrare con validissimi argomenti non solo la necessità e la convenienza della restaurazione del porto brindisino, ma anche l’opportunità di far passare la consolare borbonica (l’attuale S.S.16) da Brindisi, tesi sostenute successivamente da altri importanti autori. Non fu per nulla semplice riuscire a contrastare il “partito anti-brindisino” composto non solo dai responsabili del Corpo del Genio ma anche dal ministro dell’interno e da alcuni deputati ed ecclesiastici ostunesi. Le forti divergenze portarono perfino alla sfida a duello tra il barone Francesco Antonio Monticelli, nipote di Teodoro, e il De Fazio durante un acceso diverbio avvenuto in via Chiaia, nella capitale partenopea, che costò la destituzione dell’ispettore per volere del sovrano. Solo la forte determinazione della borghesia imprenditoriale locale e la strategia del Monticelli, che poneva il tema Brindisi come questione d’interesse nazionale, permise alla consulta generale del regno di riconoscere fondate le motivazioni sull’importanza strategica del porto nel commercio marittimo per l’intero regno, così furono stanziate ingenti somme per gli interventi di sistemazione, opere completate solo dopo l’unità d’Italia. Oggi, a quasi due secoli di distanza, una figura illuminante come quella del Monticelli risulterebbe quanto mai necessaria a risollevare le sorti di questa città.

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DEMOCRAZIA PARITARIA, QUESTA INCOMPIUTA Marzo è il mede della Giornata delle Donne. La preside Dina Nani, da sempre impegnata nel sociale, è da anni in prima linea sul tema della parità di genere. Un tema su cui ha molto da dire. A cominciare dalle poche donne rappresentate nei Consigli elettivi e nelle giunte di Provincia e Comune.

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arzo e il mese della donna. E la profesoressa Dina Nani è una donna che vive ed opera quotidianamente con passione e tenacia, ipegnandosi sui temi della parità di genere. E già questo è un buon motivo per intervistarla. Lei riveste incarichi di notevole prestigio sia in campo sociale che professionale, anche a livello nazionale. A che punto del suo lungo percorso si trova la donna nella realtà locale e nazionale, rispetto ad una dimensione europea? La questione femminile ha radici storiche e va oltre, se dobbiamo davvero credere che il tutto scaturisca da quella maledetta mela colta da Eva.Battute a parte, non si può ignorare storicamente quanto abbia influito l’immagine della “femmina” tentatrice - oggi diremmo stereotipo - causa dei peggiori mali della società, un esempio per tutti la caccia alle streghe che nel Medioevo portò tante donne sul rogo. Oggi le donne non vengono più bruciate, perlomeno nelle società occidentali, ma muoiono ugualmente per mano di uomini violenti perché non si assoggettano al loro volere; è un olocausto quotidiano di donne che subiscono violenza di ogni genere, morte nel corpo o, peggio, nell’anima. Certo, nell’ultimo secolo di strada ne è stata fatta; in Europa vige una legislazione garantista della parità di genere ma nel nostro Paese il gap tra norma e attuazione della stessa persiste. Le donne hanno conquistato il

diritto di voto e di essere votate, ma sono sempre poche quelle che siedono sugli scranni del nostro Parlamento, ancor meno nel Governo, mai una donna è stata nominata Premier né eletta Presidente della Repubblica, al contrario di altri paesi europei ed extraeuropei. Il dato non migliora scendendo agli Enti locali dove in qualche caso la presenza femminile è stata garantita da provvedimenti giurisdizionali, come a Taranto. Il nostro territorio non sfugge a questa logica del potere maschile: nessuna presenza femminile nel Consiglio Provinciale e una sola donna in giunta; due presenze nel Consiglio Comunale, ora sciolto, e una donna assessore; numeri irrisori e la democrazia paritaria rimane un’incompiuta. Lei è l’unica brindisina componente di un organismo di parità nazionale, come valuta questa esperienza? Circa un anno fa sono entrata a far parte del Comitato Nazionale di Parità e Pari Opportunità istituito presso il Ministero del lavoro, un organismo importante soprattutto perché deputato a valutare i progetti relativi alla legge 125 sulle azioni positive in materia di lavoro femminile e ad erogare i fondi necessari. Ci si riunisce almeno una volta al mese e questo mi consente di vivere la dimensione della vita della capitale e dei Palazzi del potere, inoltre mi mette in contatto con donne che rappresentano altre realtà sociali e territoriali, donne di spessore con le quali ho allacciato ottimi rapporti di collabo-

«LA CULTURA DELLA PARITÁ SI PUO’ ACQUISIRE SOLO IN GIOVANE ETÁ. INTERVENIRE SUGLI ADULTI GIÁ FORMATI CON STEREOTIPI E PREGIUDIZI, È IMPRESA IMPROBA» 46 TuttoBrindisi marzo 2012


razione, con alcune di amicizia, e questo scambio di esperienze mi arricchisce molto. Il mese scorso ho avuto modo di conoscere la neoministra Fornero, presidente del Comitato, una donna in gamba e affabile, l’incontro ha rappresentato un’occasione di crescita per tutte noi componenti. Lei è dirigente scolastica, c’è un’interazione tra i diversi ruoli istituzionali che ricopre? Certamente non dimentico mai di essere persona di scuola e di trasferire le competenze acquisite in questa veste in altri contesti; ad esempio sto lavorando nel mio gruppo della rete alla proposta di un’educazione di genere da inserire obbligatoriamente nel curricolo scolastico fin dalla scuola dell’infanzia. La cultura della parità di genere può acquisirsi solo in giovane età, sugli adulti già formati con stereotipi e pregiudizi operare è impresa improba. Svolge un ruolo fondamentale anche nel campo dell’associazionismo femminile, il Soroptimist, con incarichi nazionali. Cosa rappresenta per lei? Il Soroptimist è la mia seconda pelle, lo spirito di servizio che informa i club service è nel mio Dna, una mia cara amica dice che sono affetta dalla sindrome della crocerossina. Sono nel Soroptimist da 27 anni e da cinque ricopro cariche nazionali occupandomi naturalmente dei diritti delle donne. Per due anni ho coordinato il progetto Passi affrettati sulla violenza di genere in collaborazione con Dacia Maraini, ora mi sto occupando di un altro tema di scottante attualità, come prova la risonanza della farfalla festivaliera: l’immagine femminile nei media e nella pubblicità; a questo proposito sto coordinando il progetto che vivrà un momento di riflessione nel convegno nazionale che si terrà il 16 marzo nella sede romana del Parlamento europeo. Verranno socie e amiche da ogni parte d’Italia e sarà un exploit di emozioni. Pari opportunità, Soroptimist, scuola, famiglia: come fa a conciliare il tutto? Beh, intanto invertiamo l’ordine delle priorità. A dire il vero me lo chiedo anch’io e non so darmi risposta. Certo se dovessi dare una ricetta individuerei un ingrediente essenziale: la passione. Iole La Rosa

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GIOVANI MEDAGLIE P ioggia di medaglie per i giovani brindisini della società SOTTOSOPRA, in trasferta a Siena il 25 e 26 febbraio, che si sono fatti valere in occasione del 9 trofeo Città del Palio. La manifestazione ha visto la partecipazione di 6 Regioni italiane con atleti dagli 8 ai 24 anni che si sono confrontati nuotando con spirito agonistico e tanta, tanta grinta. La società Sottosopra ha collezionato ben 23 medaglie. A salire sul podio sono stati: Melissa Falcone (100 rana, medaglia d’oro 1,36”-100 misti, medaglia d’argento, 1,27”), Mirko Alta-

villa (200 dorso, medaglia d’argento, 2,40”- 100 dorso, medaglia di bronzo, 1,16”), Marzia Orfanelli (200 rana, medaglia d’argento 3,16”- 100 rana, medaglia di bronzo, 1,33’), Lorenzo Basile ( 200 delfino, medaglia d’oro, 2, 33”-200 stile libero, medaglia d’argento, 2,16”), Giuliano Marinelli ( 100 rana medaglia d’oro 1,31”- 50 stile libero, medaglia d’argento, 35”), Andrea Scagliarini ( 100 rana, medaglia di bronzo, 1,34”), Alessandro Liberato ( 100 dorso, medaglia d’argento, 1,24”), Chiara Missure ( 200 dorso, medaglia di bronzo, 2,56” ”), Mattia

Celeste ( 50 stile libero, medaglia d’argento 35” – 50 farfalla, medaglia di bronzo, 42”), Luca Nicolaci ( 100 rana, medaglia d’argento, 1,18”), Elisa De Vincentis ( 50 stile libero, medaglia d’argento, 38”- 50 farfalla, medaglia di bronzo, 46,20”), Martina Chironi ( 200 stile libero, medaglia d’argento, 2,32”), Maria Antonella Zuccaio ( 200 stile libero, medaglia di bronzo, 2,17”), Alessandro Pranzo ( 50 stile libero, medaglia d’argento, 26”), Ludovica Panella ( 100 rana, medaglia d’argento, 1,29”), Gabriele Marinelli (200 rana, medaglia di bronzo, 2,50”), Alessio Pepe Esposito ( 100 rana, medaglia d’oro, 1,05”- 200 misti, medaglia d’argento, 2,17”, 50 rana, medaglia d’oro 30,81- Centro sport), Ottime sono state le prestazioni sportive anche di Gabriele Fanelli, Giancarlo Mazzei, Manuel Di Donfrancesco, Martina Battista, Jessica De Rinaldis, Gabriele,Chironi Lenti Enrico, Ludovica Fazzi, Beatrice De Santis, Marotta Marco, Vincenzo Andriulo, Vincenzo Stiven, Giacomo Scorrano. Iole La Rosa

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COOLTURE BEST BAR / BEST SHOP

BAR GINO, via Marche

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algrado l’aumento della concorrenza, il Bar Gino resta forse il bar brindisino che offre il miglior aperitivo della città. Il buffet alla milanese ormai lo ritroviamo ormai in diversi posti, ma qui il buffet è servito al tavolo, e non c’è bisogno di sgomitare con chi ti sta accanto. Ma il punto di forza del bar di Andrea De Vicentis, affiancato al banco dalla moglie Dora, non è rappresentato solo dalle pur innumerevoli specialità che cambiano giorno per giorno, quanto dalla infinita vena creativa del barman che, malgardo non sia alle prime armi (e dunque non ha più bisogno di dimostrare il suo valore), continua ad offrire ai suoi clienti cocktail di ogni tipo, colore e sapore. Di bitter e altre cose simili, al Bar Gino se ne consumano davvero pochi. Un grande aperitivo, del resto, merita qualcosa di originale. E Andrea, statene certi, sa sempre cosa farvi bere per tirarvi su il morale.

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