In Altum

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Pubblicazione bimestrale durante l'anno scolastico da Settembre a Giugno - Poste Italiane Sped. in A.P. art. 2 comma 20/c L. 662/96 - Bergamo - Aut. Trib. BG n. 427 del 15.5.1964 - NUOVA SERIE - N. 138 - ANNO 30 - Gennaio-Febbraio 2012 PERIODICO DELLE SUORE ORSOLINE DI SAN GIROLAMO IN SOMASCA - DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE: 24128 BERGAMO - VIA BROSETA, 138 - TEL. 035250240 - FAX 035254094 - e-mail: inaltum@orsolinesomasca.it - www.orsolinesomasca.it

“Facci vibrare l’anima, Signore, per giungere con Te alla Risurrezione nella Tua Pasqua e cogliere tanta luce da cancellare il pianto del mondo inseguendo i cieli…”.

Elisa Faga Plebani


Redazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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La Parola... Dio con noi a cura di don Davide Rota

La Parola: Luce e Vita

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Educhiamoci: investiamo in “paradisi” che contano a cura di Giusi Tartaglione

Il campo dell’impegno e della responsabilità

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Fondàti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Dopo “Madrid 2011” a cura di Suor Barbara Ferrari

I santi sono coloro che lasciano passare la luce... a cura di Assunta Tagliaferri

La grande Teresa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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...Una bella notizia... IVª edizione del premio “Giovanni XXIII”

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Un’associazione ONLUS in onore e ricordo di Domitilla Rota Hyams . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Voci di casa nostra Direttore responsabile: Anna Maria Rovelli Redazione: Pasquale Diana, Chiara De Ponti, Elisa Faga Plebani, Maria Marrese, Veneranda Patelli, Concetta Rota Bulò. Hanno collaborato a questo numero: Amala Savari, Arlene Angcos, Assunta Tagliaferri, Barbara Ferrari, Celina Vilakunnel, Concetta Rota Bulò, Davide Rota, Efrem Bruletti, Elisa Faga Plebani, Eliseo Galli, Ellen Joy Cajegas, Elvira Alcibia, Erma Alfon, Flavio Gritti, Giuliano Rota Martir, Giulio Galbiati, Giusi Tartaglione, Jean Jacques Martin, Kavitha Joseph, Letizia Pedretti, Lidia Amurrio, Lino Belotti, Mary Jhansi, Mary Vimala, Mauro Barisone, Merianci Loda, Monica Perani, Monica Shanthi, Prema Shanthappa, Rea Pangantihon, Ruth Antoniette, Salvatore Schembari, Savitha Mary, Shruthi, Sowjanya, Sujitha, Tarcisio Rota, Theresa Edacheril, Vericia Dalince, Veronika Due, Wanda Galli Realizzazione: STUDIO EFFE - Mozzo (BG) Stampa: PRESS R3 - Almenno San Bartolomeo (BG)

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Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Svizzera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . India . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Filippine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Indonesia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Libri in vetrina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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a cura di Maria Marrese


Redazionale “Quaresima: percorso segnato dalla preghiera, dalla condivisione, dal silenzio e dal digiuno in attesa di vivere la gioia pasquale”.

Il

(Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2012)

Messaggio del Santo Padre per la Quaresima di quest’anno, ha come contenuto un motto di grande portata: «Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (Eb. 10, 24). Il testo ne spiega con chiarezza il contenuto e vale la pena di riprenderlo così come il Papa lo esprime: “Il Verbo invita a fissare lo sguardo sull’altro, prima di tutto su Gesù, e ad essere attenti gli uni verso gli altri, a non mostrarsi estranei, indifferenti alla sorte dei fratelli. Spesso, invece, prevale l’atteggiamento contrario: l’indifferenza, il disinteresse, che nascono dall’egoismo, mascherato da una parvenza di rispetto per la «sfera privata». Anche oggi risuona con forza la voce del Signore che chiama ognuno di noi a prendersi cura dell’altro. Anche oggi Dio ci chiede di essere «custodi» dei nostri fratelli (Gen4, 9), di instaurare relazioni caratterizzate da premura reciproca, da attenzione al bene dell’altro e a tutto il suo bene”… “… L’attenzione all’altro comporta desiderare per lui o per lei il bene, sotto tutti gli aspetti: fisico, morale e spirituale. La cultura contemporanea sembra aver smarrito il senso del bene e del male, mentre occorre ribadire con forza che il bene esiste e vince, perché Dio è «buono e fa il bene» (Sl. 119, 68). Il bene è ciò che suscita, protegge e promuove la vita, la fraternità e la comunione. La responsabilità verso il prossimo significa, allora, volere e fare il bene dell’altro, desiderando che anch’egli si apra alla logica del bene; interessarsi al fratello vuol dire aprire gli occhi sulle sue necessità”… Continua, il Santo Padre, indicando con chiarezza come un vero cristiano deve reagire di fronte al male, oggi ormai diffuso in ogni situazione: “… E’ importante recuperare questa dimensione della carità cristiana. Non bisogna tacere di fronte al male. Penso qui all’atteggiamento di quei cristiani che, per rispetto umano o per semplice comodità, si adeguano alla mentalità comune, piuttosto che mettere in guardia i propri fratelli dai modi di pensare e di agire che contraddicono la verità e non seguono la via del bene”…

Quanto il Santo Padre rivolge a chi desidera fare un vero cammino di preparazione al grande Evento pasquale, ci deve essere di stimolo e di aiuto a vivere, giorno dopo giorno, nelle immancabili fatiche fisiche, morali, psicologiche di cui è seminato il nostro cammino, nella convinzione che Uno, uomo ma Dio, si presenta a noi, in questo periodo quaresimale, come l’Uomo della sofferenza e del dolore, voluto dall’Amore del Padre per ciascuno di noi e dei nostri amici, o nemici, vicini e lontani. Lui, l’Amore fatto uomo per camminare accanto a noi, dirà al Padre in un momento di grande angoscia: “Allontana da me questo calice…” (Lc. 22, 42). Così lo vedremo, abbattuto nell’Orto del Getsemani, nel corso della Settimana Santa… ma lo sentiremo dire: “… non la mia, ma la Tua volontà sia fatta, Padre!” (Lc. 22, 42) perché la volontà del Padre è sempre espressione di Amore! Di questo dobbiamo essere convinti… Buon cammino quaresimale, quindi… in attesa di contemplare il Crocifisso nello splendore della Risurrezione. La Redazione Il 17 dicembre u.s., dopo alcuni mesi di dolorosa malattia, è tornato al Padre il Rev. Don Pier Paolo Borroni, Direttore del Collegio Salesianum di Como. È con vera riconoscenza che, con particolari preghiere di suffragio, lo affidiamo al Padre della Misericordia, sempre grate per quanto Don Borroni ha donato al nostro Istituto in Corsi di esercizi e di Formazione e come prezioso articolista, per alcuni anni, della Rubrica “Educare, risposta del cuore”.


La Parola... Dio con noi

La Parola: Luce

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Una Verità così esiste: è Dio il quale ce l’ha fatta conoscere

rivelandola

nella persona di Gesù, il Verbo indicato da Dio all’umanità come via da seguire, cammino da percorrere, norma da compiere, proprio perché è Lui la pienezza di Verità e Vita.

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Nel Verbo era la vita e la vita

Siamo stati testimoni muti di azioni malvagie, ci siamo lavati con molte acque, abbiamo imparato l’arte della mistificazione e del discorso ambiguo, l’esperienza ci ha resi diffidenti verso gli altri uomini e spesso abbiamo loro mancato nella verità e nella libera parola; conflitti insopportabili ci hanno resi arrendevoli e persino cinici. Serviamo ancora a qualcosa?. (Dietrich Bonhöeffer “10 anni dopo”: da “Resistenza e resa”)

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a denuncia di Bonhöeffer dalle carceri di Tegel a Berlino, contro la pretesa nazista di eliminare la parola vera, libera, forte, non conformista, conserva straordinaria attualità anche per il nostro tempo. Con una precisazione però: oggi il problema non è la negazione della libertà di parola o di espressione, ma il suo contrario e cioè l’esasperata moltiplicazione delle parole che porta, come si diceva nel primo articolo (vd. IN ALTUM nr. 136 pgg. 4-5), - “al profluvio di parole vane, vacue, fatue, misere, deboli, estenuate, prive di incisività”. Non possiamo non rallegrarci che la Democrazia, a differenza dei totalitarismi, riconosca e difenda il diritto alla libertà di parola e fino a oggi rimane fondamentale la frase di Voltaire: “Non condivido la tua idea, ma combatterò perché tu la possa esprimere”. Ma di fronte al dilagare di parole e discorsi senza senso non si può non approvare la battuta caustica del pensatore colombiano Nicolas Gomez Dàvila: “Le opinioni filosofiche del giovane possono interessare solo la sua mammina”. Del resto i nostri genitori ci hanno mandati a scuola non per dire le nostre parole e opinioni (per questo

basta la famiglia), ma perché, a contatto con la grande sapienza e cultura, potessimo dirle bene, in modo sapiente, illuminato, utile, opportuno. Oggi, però, l’opinione pubblica attribuisce a qualsivoglia affermazione la stessa legittimità e valore ed è convinta che “ognuno ha il diritto di pensarla come vuole e di dire ciò che vuole… perché ogni opinione è legittima”. Questo atteggiamento gratifica l’amor proprio, ma di sicuro rende un pessimo servizio alla Verità di cui la parola può essere serva e mai padrona. Contro questo andazzo San Giovanni all’inizio del Vangelo ricorda che: “Nel Verbo era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv. 1, 4). La Parola divina è luminosa e illuminante:


La Parola... Dio con noi

e Vita

era la luce degli uomini. lo conferma la Sacra Scrittura (“Nella tua luce vediamo la luce” e “Lampada per i miei passi la tua Parola, luce sul mio cammino”, Sl. 119) e insieme la testimonianza di vita di chi dalla luce del Verbo si lascia illuminare la mente e riscaldare il cuore. Ma pure la parola umana può essere luminosa: lo dimostra il tesoro sterminato della letteratura mondiale dove la parola scala le più vertiginose altezze e scruta le profondità dell’animo umano. Perché ogni nostra parola, per povera che sia, reca in sé il riflesso della luce superiore, trascendente, increata che è il Verbo di Dio; così come il nostro corpo reca impressa in ogni suo membro l’immagine divina che nulla poté cancellare né la pena del peccato originale, né il castigo del diluvio… (Liturgia del Battesimo). Che cosa, ultimamente, ha compromesso la luce, la chiarezza del parlare e ha reso il linguaggio ordinario e comune ancor più inquinato dell’aria che respiriamo? Il nostro tempo non è moralmente e spiritualmente più corrotto dei tempi passati ma, rispetto ad essi, presenta una novità inquietante: è come se il nostro linguaggio avesse perso contatto con l’unica sorgente di tutti i linguaggi! Proprio come capitò a Babele,

dove l’iniziale progetto unico e comune si moltiplicò e disperse in migliaia, milioni di progetti individuali che non avevano né capo né coda e, non avendo un inizio unico e condiviso, non potevano giungere a nessun traguardo. E difatti il risultato fu che il progetto della grande Torre rimase incompiuto e gli uomini in piena confusione, si dispersero sulla faccia della terra. Lo stesso avviene quando la parola, sequestrata e asservita dal singolo al servizio delle voglie, progetti, desideri suoi personali, smette di illuminare la vita e diventa “serva” nel senso peggiore del termine. Il linguaggio, allora, si fa volgare, aggressivo o semplicemente vuoto, fatuo: si parla perché si ha la lingua e non perché si abbia qualcosa di vero, sensato, illuminato e illuminante da dire. E si parla solo di sé, per sé e con se stessi senza ascoltare nessun altro, come se si fosse soli al mondo (è l’autoreferenzialità!). La parola, per tornare ad essere luce, deve attingere a quella sorgente nascosta (“La fuente escondida” di San Giovanni della Croce) che è la Verità: non a una verità qualsiasi, non a quella che mi piace o conviene di più e neppure alla mia opinione personale, ma alla sola verità sempre valida, per ogni uomo, tempo e occasione. Una Verità così esiste: è Dio il quale ce l’ha fatta conoscere rivelandola nella persona di Gesù, il Verbo indicato da Dio all’umanità come via da seguire, cammino da percorrere, norma da com-

piere, proprio perché è Lui la pienezza di Verità e Vita. Come faccio io a sapere se la parola a cui credo e che dico è vera, se coincide con la Verità??? Il modo c’è ed è infallibile: la mia parola è vera se è generosa nel senso che “genera” la vita, cioè il bene e la gioia. Se è altruista, cioè fa vivere il prossimo, non lo mortifica né sacrifica al proprio egoismo. Se dice sì quando è sì, no quando è no, nulla di più, nulla di meno, anche a costo di rimetterci, perché la vita è vera solo se è affidabile. Se infine è fedele, cioè mantiene ciò che promette: ciò avviene quando pensiero, parola e azione sono uno, quando l’esistenza è unificata nel bene. Allora tutto diventa chiaro e semplice; allora la parola si fa davvero luce e vita per se stessi e per tutti. Don Davide Rota

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Educhiamoci: investiamo in “paradisi” che contano

Educhi Noi ci impegniamo... Ci impegniamo noi, e non gli altri; unicamente noi, e non gli altri; né chi sta in alto, né chi sta in basso; né chi crede, né chi non crede. Ci impegniamo, senza pretendere che gli altri si impegnino, con noi o per conto loro, con noi o in altro modo. Ci impegniamo senza giudicare chi non s’impegna, senza accusare chi non s’impegna, senza condannare chi non s’impegna, senza cercare perché non s’impegna. Il mondo si muove se noi ci muoviamo, si muta se noi mutiamo, si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura. La primavera incomincia con il primo fiore, la notte con la prima stella, il fiume con la prima goccia d’acqua l’amore col primo pegno. Ci impegniamo perché noi crediamo nell’amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basta a impegnarci perpetuamente. Don Primo Mazzolari

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Educhiamoci: investiamo in “paradisi” che contano

amoci

In questo numero, la nostra riflessione vuole visitare il campo dell’

impegno responsabilità e della

Ne coglieremo i fiori e i frutti, ci sazieremo del loro profumo educativo e ne gusteremo lo spessore valoriale.

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asciamoci introdurre in questo orizzonte di cammino dalla parola del Magistero della Chiesa che, negli Orientamenti Pastorali per il decennio 2010-2020, scrive: “Tra i compiti affidati dal Maestro alla Chiesa c’è la cura del bene delle persone, nella prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente. Ciò comporta la specifica responsabilità di educare al gusto dell’autentica bellezza della vita, sia nell’orizzonte proprio della fede, che matura nel dono pasquale della vita nuova, sia come prospettiva pedagogica e culturale, aperta alle donne e agli uomini di qualsiasi religione e cultura, ai non credenti, agli agnostici e a quanti cercano Dio. Chi educa è sollecito verso una persona concreta, se ne fa carico con amore e premura costante, perché sboccino, nella libertà, tutte le sue potenzialità. Educare comporta la preoccupazione che siano

formate in ciascuno l’intelligenza, la volontà e la capacità di amare, perché ogni individuo abbia il coraggio di decisioni definitive” (n. 5). Ed ancora… “La comunità cristiana offre il suo contributo e sollecita quello di tutti perché la società diventi sempre più terreno favorevole all’educazione. Favorendo condizioni e stili di vita sani e rispettosi dei valori, è possibile promuovere lo sviluppo integrale della persona, educare all’accoglienza dell’altro e al discernimento della verità, alla solidarietà e al senso della festa, alla sobrietà e alla custodia del creato, alla mondialità e alla pace, alla legalità, alla responsabilità etica nell’economia e all’uso saggio delle tecnologie. Ciò richiede il coinvolgimento non solo dei genitori e degli insegnanti, ma anche degli uomini politici, degli im-

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Educhiamoci: investiamo in “paradisi” che contano

Educhiamoci

prenditori, degli artisti, degli sportivi, degli esperti della comunicazione e dello spettacolo. La società nella sua globalità, infatti, costituisce un ambiente vitale dal forte impatto educativo; essa veicola una serie di riferimenti fondamentali che condizionano in bene o in male la formazione dell’identità, incidendo profondamente sulla mentalità e sulle scelte di ciascuno. Inoltre, i vari ambienti di vita e di relazione - non ultimi quelli del divertimento, del tempo libero e del turismo - esercitano un’influenza talvolta maggiore di quella dei luoghi tradizionali, come la famiglia e la scuola. Essi offrono perciò preziose opportunità perché non manchi, in tutti gli spazi sociali, una proposta educativa integrale” (n. 50).

Ed ora, cerchiamo di concretizzare ciò che abbiamo letto nell’insegnamento ecclesiale per tracciare solchi nell’anima della nostra esistenza in modo che il seme dell’educazione metta radici, cresca e produca frutti di bene. Per ognuno di noi è sicuramente più semplice impegnarsi in qualcosa che ci piace fare. Purtroppo, però, nell’arco della nostra vita, siamo chiamati a fare cose che non sempre troviamo piacevoli, che spesso ci fanno sentire il “sacrificio”. E’ proprio allora che dobbiamo ricercare in noi le motivazioni per dare il giusto valore al nostro sacrificio e al nostro impegno. L’impegno e il senso del dovere, sono valori molto importanti che noi adulti dobbiamo riuscire a trasferire ai giovani. Spetta a noi adulti aiutare i bambini, i giovani, a scoprire il “valore dell’impegno” e la gioia di aver ottenuto dei risultati grazie all’impegno. E’ giusto che anche i bambini più piccoli acquisiscano il senso della responsabilità di ciò che fanno. L’impegno, per loro, può consistere nello svolgere semplici compiti e nel rispettare le prime regole di convivenza con i loro compagni. Quando, poi, inizia la scuola, si pongono le basi per il loro futuro. Ognuno di noi nasce con un senso del dovere più o meno marcato e, in base a ciò, farà più o meno fatica ad accettare di impegnarsi nelle cose che richiedono sacrificio.

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Credo sia molto importante il modo in cui noi adulti educhiamo all’impegno. L’impegno non può e non deve essere un’imposizione, ma una piacevole scoperta. Per prima cosa dobbiamo essere noi stessi felici di aiutare i nostri figli o i nostri alunni a compiere con gioia il pro-

prio dovere, spiegando loro l’importanza dell’obiettivo che devono raggiungere. Perché l’impegno non è fine a se stesso, ma porta sempre con sé un obiettivo, ed è importante che la prima attenzione sia posta proprio verso tale obiettivo. Il raggiungimento dei nostri obiettivi dipende da noi, dall’impegno che ci mettiamo: siamo responsabili delle nostre azioni. Questo è un concetto che spesso i giovani non solo non accettano, ma non sperimentano. A causa di noi adulti: per un genitore è talvolta più semplice intervenire per attenuare o eliminare gli effetti negativi dello scarso impegno dei propri figli. Questo com-


portamento, però, non consente loro di sperimentarne le conseguenze e, quindi, di imparare dai propri errori. Credo sia importante, invece, che un bambino, un ragazzo, sperimenti qualche insuccesso, proprio per capire l’importanza del successo. Non tutto ci è dovuto, non tutto deve essere scontato, l’impegno ci aiuta nelle nostre piccole-grandi conquiste. Qualunque sia la nostra età, la nostra cultura o la nostra condizione sociale, abbiamo sempre dei doveri, degli impegni e delle responsabilità verso noi stessi, ma anche verso gli altri, in particolar modo verso le persone che ci sono più vicine.

Permettere che i nostri figli, i nostri alunni si sottraggano alle loro responsabilità e ai loro obblighi, non significa farli felici e rendere le loro vite più gioiose ma, al contrario, equivale a privarli del piacere di dare, oltre che di ricevere. E’ naturale che i doveri e gli impegni debbano essere adattati all’età e alle possibilità fisiche e intellettuali dell’individuo, ed è altrettanto naturale che, con la crescita, le responsabilità debbano crescere. Dal punto di vista dei giovani, tuttavia, spesso la crescita equivale esclusivamente all’acquisizione di maggiori diritti, che spesso si trasformano in pretese. E’ compito dei genitori insegnare, invece, che la crescita si misura con maggiori responsabilità. Solo così si aiutano i giovani a crescere nella libertà e nella dignità, premesse indispensabili per l’assunzione di qualsiasi compito nella società.

Educhiamoci

Educhiamoci: investiamo in “paradisi” che contano

La famiglia e la scuola hanno un compito fondamentale: educare alla prima forma di legalità che è il rispetto dei propri doveri, non necessariamente condizionato dal rispetto dei propri diritti. L’educazione alla legalità comincia proprio con l’esempio di comportamenti coerenti con i valori e i principi che si vogliono trasmettere. La responsabilità è un valore che dobbiamo sentire anche come cristiani. Uno spunto di riflessione è offerto dalle parole del Vangelo di Marco: “Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati” (Mc. 13, 35-36). In queste parole deve radicarsi il senso di responsabilità e la cura nel fare bene il proprio dovere, consapevoli di dover prendere parte attivamente al progetto di Dio. Egli ci lascia la libertà di scegliere, ma ci rende responsabili delle nostre azioni. Solo così possiamo scoprire la risorsa del sacrificio che ci consente di raggiungere la nostra dignità nella famiglia e nella società e ci fa riscoprire la gioia di collaborare insieme, responsabilmente, per il raggiungimento del bene comune. Giusi Tartaglione docente e genitore

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Dopo “Madrid 2011”

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Fonda ti Il clima di questi giorni non impedisce

al cuore e ai pensieri di volare là dove bacche rosse maturano su radici e tronchi aridi, là dove la vita si aggrappa con tenacia ad una roccia apparentemente sterile e testimonia, agli sguardi di chi passa ed osserva, in un incanto che ha i lineamenti d’un cuore bambino, nudo di malizia e di complessi alfabeti, la forza testarda d’esserci in tutta la sua purezza e di narrare che la storia parte con noi, ma è già prima di noi, che una storia di senso trae le sue origini da realtà trascendenti, da un Amore e una Gioia che ci hanno voluti e si prendono cura di noi. Il clima di questi giorni tiene lucida la mente per riflettere su un tema che non è mai fuori moda che, in teoria, non dovrebbe mai andare in crisi, pena la recessione dell’edilizia sociale: il valore dell’essere fondati in una realtà che non verrà meno, che non muterà, che ha abbandonato il suo cielo per farsi terra e storia come ciascuno di noi, con il fardello dei giorni da trasportare, con fumi e nebbie da sconfiggere per poter vedere in chiarezza: il valore dell’essere fondati in una realtà che ha il nome e il volto di Dio-Gesù.

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Dopo “Madrid 2011”

“Camminate nel Signore Gesù Cristo, radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, sovrabbondando nel rendimento di grazie” (Col 2, 6-7)

Riportiamo anche in questo numero l’articolo degli Orientamenti Pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020 che dà corpo a quanto scritto poc’anzi: “Considerando le trasformazioni avvenute nella società, alcuni aspetti, rilevanti dal punto di vista antropologico, influiscono in modo particolare sul processo educativo: l’eclissi del senso di Dio e l’offuscarsi della dimensione dell’interiorità, l’incerta formazione dell’identità personale in un contesto plurale e frammentato, le difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività. Si tratta di nodi critici che vanno compresi e affrontati senza paura, accettando la sfida di trasformarli in altrettante opportunità educative. Le persone fanno sempre più fatica a dare un senso profondo all’esistenza. Ne sono sintomi il disorientamento, il ripiegamento su se stessi e il narcisismo, il desiderio insaziabile di possesso e di consumo, la ricerca del sesso slegato dall’affettività e dall’impegno di vita, l’ansia e la paura, l’incapacità di sperare, il diffondersi dell’infelicità e della depressione... Le cause di questo disagio sono molteplici culturali, sociali ed economiche - ma al fondo di tutto si può scorgere la negazione della vocazione trascendente dell’uomo e di quella relazione fondante che dà senso a tutte le altre: «Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia»” (n. 9). Cosa significa, dunque, per chi si affaccia alla vita responsabile, fondarsi in Lui? In prima istanza, sentirsi profondamente dentro la storia,

o, meglio, sentirsi storia, nella consapevolezza d’essere il filo di un tessuto che si compone di intrecci via via più complessi; filo in fili necessari, utili, essenziali; filo in fili che si appartengono e si bastano; filo in fili fragili come fragile è la storia, ma belli come prati di aghi, come onde di mare, come il respiro dell’amore tra padre e figlio, come piatti di granturco in una misura scossa, pigiata e traboccante nelle mani di chi miete. In seconda istanza, come leggeremo più avanti, significa vincere la tentazione di aggiungere cose effimere e inutili all’edificio della nostra persona e imparare a togliere ciò che non serve, ciò che è in più, ciò che non ci basta mai, ciò che non ci fa essere gente libera, essenziale, povera, gente che ha bisogno, gente nuda di certezze; imparare a togliere ciò che ci fa essere sempre di corsa, sempre in fila per le occasioni dove c’è da risparmiare per poi accumulare, ciò che ci fa preoccupare... Fondarsi in Dio-Gesù è “non temere” il futuro, è abbracciare con lo sguardo la creazione non in termini utilitaristici, ma di gratuità; fondarsi in Dio-Gesù significa aggrapparsi a Colui che costruisce la sua casa sulle acque, che corre sulle nubi, che cammina sulle ali del vento, in Colui che domina il creato con leggerezza, come dice il Sl. 103, e ci insegna a distaccarci da ciò che pesa dentro l’anima come un macigno e ci impedisce di “volare alto”. Proviamo, ora, a ritrovare gli spunti dell’introduzione nella musica e nelle parole di Francesco De Gregori. Ascoltiamo e lasciamo spazi di silenzio perché lo spessore di questi versi ci invada...

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Dopo “Madrid 2011”

LA STORIA SIAMO NOI La storia siamo noi, nessuno si senta offeso, siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo. La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso. La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare, questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così duro da masticare. E poi ti dicono "Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera". Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera. Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,

Non si può aggiungere altro a questo testo già abbondante e generoso in provocazioni, in indicazioni di vita. La risonanza più bella a quanto letto, ascoltato, cantato è l’esperienza di Mauro che ci offrirà ulteriori motivi per orientare il nostro cammino di naviganti, radicati in ciò che davvero conta, per orientare il nostro cammino di gente che sta sulla strada, di gente che crede, di gente che ama e spera ancora. Nonostante tutto. Dentro l’impasto della storia. “La vita è come una scultura, bisogna togliere. Così diceva in un’intervista Mauro Corona, scultore ligneo, alpinista e scrittore. Nel 99% dei casi, le persone più serene sono i bambini e gli anziani, mentre la fascia di mezzo risulta essere stressata, ansiosa, nervosa... Come mai?

la storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia dà torto e dà ragione. La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere, siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere. E poi la gente, (perché è la gente che fa la storia) quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare. Quelli che hanno letto milioni di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare, ed è per questo che la storia dà i brividi, perché nessuno la può fermare. La storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi, bella ciao, che partiamo. La storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano. La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano.

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La risposta potrebbe essere questa: i bambini non hanno ancora condizionamenti dalla società e da tutti quei fattori esterni che ci circondano e gli anziani non hanno più bisogno di costruire e mettere tasselli alla propria esistenza. Dall’adolescenza, invece, cominciamo ad aggiungere, a costruire e, spesso, queste “aggiunte” non sono una reale nostra esigenza, ma ci vengono imposte dall’ambiente in cui viviamo.


Dopo “Madrid 2011” Si comincia, innanzitutto, col voler apparire! Chi non ha desiderato il vestito uguale al compagno di classe o il taglio di capelli alla moda e, crescendo, la bicicletta, poi la moto, una bella casa, un posto di potere, la macchina più bella...? Tutti status imposti, talmente radicati nella società che diventano reali desideri e che, se non si riescono a raggiungere, ci rendono tristi, ci fanno sentire emarginati, stressati. Il problema è che anche le persone che raggiungono questi obiettivi, per la maggior parte dei casi sono ancora infelici. Come mai? Forse perché, in realtà, non sono desideri che derivano dal nostro essere: sono desideri di altri, che inconsciamente facciamo nostri. Desideri da raggiungere ad ogni costo, a scapito degli affetti, dell’amicizia, della serenità, dell’altruismo, dell’amore in generale. L’essenza della vita è: Vivere in pace con se stessi e con gli altri; non dipendere da qualcosa o da qualcuno; essere liberi e far nostro il sapere. Le persone più felici e serene, i sorrisi più sinceri, le famiglie più unite le ho trovate negli angoli più poveri del mondo, in persone che non avevano nulla di materiale, ma possedevano l’amore per la famiglia, per la propria terra; erano orgogliosi del proprio “misero” lavoro, fieri della propria piccola e povera casa e del poco cibo da condividere con gli ospiti.

Mauro racconta... In uno dei miei viaggi mi trovavo in Nepal (uno tra i paesi più poveri del mondo); per alcuni giorni ebbi uno sherpa come guida e portatore (del mio zaino). Gli sherpa sono uomini della zona della valle del Kumbu; nascono come contadini e pastori poi, con l’arrivo dei turisti, si adeguano e lavorano, per pochi spiccioli al giorno (4 dollari), come portatori, caricandosi sulle spalle (in realtà sulla testa) pesi di 30 kg e più.

Spesso camminano in montagna senza scarpe o con delle ciabatte infradito e vivono in case davvero poverissime. La terra è poco generosa a causa del clima rigido e dell’altitudine e l’aspettativa di vita è di cinquant’anni. Questo portatore alla fine del nostro viaggio volle a tutti i costi invitarmi a cena in casa sua e farmi conoscere la sua famiglia. Io accettai. La casa era poco più che una baracca. Sulla soglia, ad aspettarmi, la moglie e i tre piccoli figli, fasciati in stracci e coperte. Per prima cosa mi misero al collo una sciarpetta gialla, segno di accoglienza. Sul loro viso erano stampati un sorriso e una felicità che mai avevo visto. Entrai e mi fecero sedere per terra, vicino a un fuoco in centro alla stanza. Il fumo vagava libero nell’unico ambiente della casa. Ai lati, sempre in terra, il giaciglio di tutta la famiglia. Mi of-

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Dopo “Madrid 2011” Proviamo! Proviamo a rifondarci in ciò che davvero conta, a cercare ciò che ci basta, a vivere in una dimensione sobria, schiva da ambizioni. Proviamo a vivere così:

frirono riso con pezzetti di pollo e un bicchiere di tè, probabilmente tutto quello che possedevano. Nei loro volti una serenità evidente, e l’orgoglio per quello che mi stavano donando, per quello che mi stavano mostrando. Mi domandai da dove scaturisse quella felicità. Probabilmente, se io fossi stato nella loro situazione, mi sarei nascosto. Figuriamoci se avessi dovuto invitare qualcuno! Osservai meglio e notai come la moglie guardava marito e figli e viceversa. Provai ad immaginarli la notte tutti stretti nel loro piccolo giaciglio, ad alimentarsi del calore del loro amore e li invidiai per questo loro BASTARSI. Mi stavano mostrando che cosa è l’amore PURO, la felicità PURA: sentimenti e valori che non necessitano di nessun optional, di nulla di materiale, perché completi così: un amore e una felicità che non si possono comprare, che sono le fondamenta della vita. Mi sono dilungato in questo racconto per spiegare che ogni uomo nasce ed è in possesso di tutto quello che gli necessita; crescendo, però, si comincia a non bastarsi più e si inizia una serie di ricerche quasi del tutto inutili: si cerca la felicità in una direzione sbagliata, pensando di poterla comprare, prendendo spunto da modelli inventati, di cartapesta. Non si tenta mai di tornare indietro, di risalire alle nostra fondamenta, di ripartire cercando veramente la nostra strada, senza imposizioni e senza condizionamenti. La felicità bisogna cercarla e trovarla dentro se stessi, nella volontà di “tirar via”! Questa è la vocazione vera di ciascuno. Ma chi è disposto ad attuare il difficile esercizio di “togliere”, come ben diceva Mauro Corona? Proviamo ad iniziare questa scultura di noi stessi, proviamo a pensare se veramente tutte le cose che abbiamo aggiunto al nostro PURO essere ci rendono veramente felici. “Proviamo...”.

“Poi Gesù disse ai suoi discepoli: «Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto? Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così bene l’erba nel campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede. E voi, non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta. Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno” (Lc 12, 22-31).

Buona strada... Mauro Barisone e Suorbì sr.b@tiscali.it (foto di Mauro Barisone)

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I santi sono coloro che lasciano passare la luce...

LA MISTICA PER AMORE:

La grande

Teresa

L’aquila che non ebbe paura

di fissare i propri occhi in quelli di Dio.

N

on è facile parlare della santità di persone che hanno raggiunto le vette della santità e, diciamo anche, della perfezione umana. C’è sempre il rischio di stare ai margini della loro vita e di trascurare, magari inavvertitamente, la parte più importante che ci può avvicinare, in certo senso, a loro stessi e anche a Dio. Ma io corro questo rischio… e che Dio me la mandi buona! Mi introduco raccontando una storiella. A volte, si impara più facilmente da queste che da certi discorsi astratti e profondi. Le storie, o meglio, le similitudini o lo parabole, come vengono chiamate quelle che raccontava Gesù, si esprimono con termini semplici e concreti e le applicazioni risultano più facili. Ciascuno, se lo ritiene opportuno, saprà trarre le conseguenze da quel-

la che presento qui, ora. Non è stata inventata da me, (mi piacerebbe tanto essere io l’autrice), ma si presta bene per quello che desidero trasmettere circa la grande Teresa, la

Santa del XVI secolo che è stata capace di un amore puro e trasparente verso Dio, come la luce di un diamante. Non ha avuto paura di fissare i suoi occhi… in quelli di Dio stesso!!! Si legge: “Perché sorridi?”, disse il discepolo al maestro. Rispose il maestro: “Questa notte ho fatto un sogno”. “Quale?”. “Il Signore Gesù ed io stavamo camminando sulla strada insieme. Per un bel pezzo di strada le orme di Gesù procedevano accanto alle mie. Le orme lasciate dal Signore erano ben impresse, marcate, solide, decise nella direzione. Io, al contrario, lasciavo orme distratte, a zigzag, con pause, ripensamenti, giravolte, cambiamenti di direzione. Per un bel po’ ho camminato così;

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ma, gradualmente, le mie orme si avvicinarono sempre più a quelle di Gesù e cominciarono ad avanzare in modo parallelo. Io e Gesù, come due amici, fianco a fianco. Sembrava tutto perfetto, ma poi intervenne un altro cambiamento. Le mie impronte, che prima si disegnavano nella sabbia accanto a quelle di Gesù, ora erano impresse dentro le sue.

Nelle sue grandi orme, le mie erano più piccole; ma io e Gesù cominciavamo a procedere come una persona sola. Andai avanti così per un bel po’, poi gradualmente intervenne un altro cambiamento. Le mie orme, dentro quelle più grandi, crebberofino a coincidere con quelle di Gesù. Ora c’era soltanto una serie di orme sulla sabbia: Gesù e io camminavamo come una persona sola. Sembrava andare tutto bene, ma poi, improvvisamente, ritornarono una seconda serie di impronte. E c’era qualcosa di strano! Le nuove impronte andavano a zigzag, giravano e rigiravano,

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si fermavano, facendo diversioni bizzarre. Ero meravigliato, dubbioso, non sapevo che pensare. Il mio sogno finì e mi svegliai turbato. «Signore, ho capito la prima situazione, pensava il maestro, con i miei andirivieni e le mie soste. Ero un cristiano incerto, ma volevo imparare. Tu camminavi in modo sicuro e hai aiutato me a camminare con te». «È giusto!», disse Gesù. «E quando le mie orme piccole erano dentro le tue orme grandi, io stavo imparando a camminare sui tuoi passi, a seguirti proprio da vicino». «Bravissimo! Hai imparato bene e in fretta». «Quando le mie impronte sono diventate identiche alle tue, significa che ero diventato tuo discepolo in tutto». «Esatto!». «Ma allora, Signore, che cos’è capitato poi? Sono tornato da capo? Le impronte separate e soprattutto, quelle che facevano tornanti e giravolte...?». Ci fu un attimo di silenzio e poi con un sorriso nella voce, il Signore rispose: «Quelle? Oh, ma ero io che danzavo felice intorno a te!». La felicità di Dio siamo noi. Questo è il paradosso più sorprendente del cristianesimo. La grande Teresa l’ha compreso bene. Forse anche per questo le tenebre, l’oscurità dello spirito, la sofferenza e le incomprensioni non l’hanno mai abbattuta o fatta desistere. Scrive, infatti: “E quando essere fedele è difficile, quando tutto è sbiadito, quando avanzare è solo affanno, fermati!

Chiudi occhi, chiudi la bocca e tappa le orecchie: sentirai Dio che danza intorno a te…”.

Teresa la grande, la santa, la mistica, si presenta a noi attraverso i suoi scritti come una guida completa nell’itinerario dell’anima verso Dio. Descrive tutte le tappe del cammino spirituale, dai primi passi di coloro che sono agli inizi, fino alle più alte vette dell’unione mistica. Fino a fissare i propri occhi in quelli di Dio stesso, sostenendone lo splendore. Teresa si è fermata spesso chiudendo occhi, bocca e orecchie per ascoltare Dio. Proprio anche per questo l’ha sentito danzare dentro e fuori di sé. Ha dovuto fermarsi spesso per poter percorrere il tracciato che Dio stesso le aveva preparato. E non è stato per niente facile, comprendere l’amore che Dio aveva messo nel suo progetto; ciò le ha permesso di rilevare anche le più tenue variazioni, con precisione e sicurezza. Il tutto le è servito ad affinare la sua fedeltà e perché non si attribuisse meriti fuori posto.


I santi sono coloro che lasciano passare la luce...

lazione e della Tradizione, ricorrendo sempre al Magistero della Chiesa, quando lei non sapeva sbrogliare la matassa (Relazioni spirituali 4, 12).

L’insegnamento di Santa Teresa d’Avila, come la sua stessa vita, si presenta a noi, attraverso i suoi scritti, in una sintesi scorrevole. Tutte le realtà umane, come la sofferenza, il peccato, l’amicizia, la creatività, la responsabilità, le relazioni umane, sono presenti nei suoi scritti spirituali. Sono state realtà vive di cui lei ha fatto esperienza. I suoi scritti ci propongono il metodo per non lasciarsi impressionare da ciò che ci capita, o peggio, lasciarsi fermare dalle prove della vita, dal dolore, dalle incomprensioni, dal buio interiore. Bisogna saper andare oltre... D’altra parte, le verità soprannaturali della tradizione mistica cristiana, come la verità della Santissima Trinità e del Matrimonio Spirituale, come le più semplici e umili, trovano in lei una spiegazione semplice ed elementare che tutti possono comprendere. Ella ha avuto la costante preoccupazione di confrontare la propria esperienza con i dati oggettivi della Rive-

Non si tratta dunque, nel cammino dell’anima verso Dio, di una semplice esposizione delle vie che conducono alla perfezione e all’unione mistica con il Signore, ma piuttosto della narrazione spontanea di un’esperienza di vita cristiana, nella sua integrità. Ella stessa scriverà: “Non dirò nulla che io non abbia lungamente esperimentato” (La vita 18, 8). Il gusto del vissuto e la passione per la verità le hanno consentito di trasmettere la sua personale esperienza con assoluta veridicità, servendosi dell’analisi psicologica come unico mezzo di cui disponeva. E lo ha fatto magistralmente bene, con acuto senso di osservazione. Il suo pensiero, infatti, è chiaro e dotato della forza suggestiva della testimonianza. Teresa de Ahumada, da tutti conosciuta come Teresa di Gesù o Teresa d’Avila (da Avila, città della Spagna nella quale nasce), era figlia di don Alonso Sanchez de Cepeda che contrae due matrimoni. La prima moglie muore nel 1507 e due anni dopo, nel 1509, si risposa con donna Beatriz de

Ahumada che gli darà dieci figli. Teresa, che prenderà il cognome della madre, discendente di antichissima stirpe di nobili tradizioni cavalleresche, nasce il 28 marzo 1515 ed è la terza di questo secondo matrimonio. Scrive Emmanuel Renaul nell’esperienza Mistica di Teresa d’Avila: “Le testimonianze del tempo ci ritraggono don Alonso come un uomo dall’aspetto severo, timido e pensoso, lento nei gesti e nell’andatura, di una rettitudine morale che quasi, sconfinava con lo scrupolo. Poco abile negli affari, lascerà andare in rovina il suo patrimonio sino al punto di contrarre debiti considerevoli prima di morire”. Teresa, dentro di sé, aveva ereditato il suo DNA, dal padre e dalla madre, nella misura del cinquanta per cento verso l’uno e verso l’altra. Durante la sua infanzia, vive in un ambiente dove non mancano domestici e carrozze. Condivide con la gente del suo stesso rango e del suo ambiente i sentimenti di fedeltà al re Carlo V. Dotata di fine intuito, scopre nel padre un uomo attaccato alle austere tradizioni della società spagnola del tempo e, contemporaneamente, la presenza di un animo profondamente sensibile. Il cuore di don Alonso era ricco di umanità anche se a volte i suoi atteggiamenti, un po’ rigidi, lasciavano l’animo perplesso. Il suo modo di vivere, di agire e di pensare inciderà molto sull’animo di Teresa che si considerava la sua preferita. Scrive Teresa a proposito del genitore: “Mio padre era un uomo di grande carità verso i poveri e di grande umanità verso gli ammalati ed anche

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verso la servitù. Era molto sincero. Nessuno mai lo udì imprecare o mormorare. E fu onesto in sommo grado” (Libro della mia vita 1, 1). Anche le qualità di donna Beatrice de Ahumada, madre di Teresa, si accordano molto bene con il carattere del genitore e anche con quelle della nostra Santa: dolce, riservata e di grande fede. E’ lei che insegnerà le preghiere ai propri figli e che trasmetterà i primi insegnamenti di fede ai suoi piccoli. Nell’animo innocente dei propri figli riesce a far nascere e a trasmettere loro la fiducia nel Signore e nella Vergine Santissima. Insegnerà a fidarsi e ad affidarsi alla protezione di Gesù e di Maria. Questa mamma buona e generosa morì a soli trentatre anni dopo molte sofferenze. Scrive Teresa a proposito della madre: “Anche mia madre aveva molte virtù e soffrì nella sua vita, a causa di gravi malattie. Grandissima la sua onestà e la sua fede. Era molto bella, ma non diede mai occasione di pensare che vi facesse caso. Era molto dolce e di notevole intelligenza. Morì da vera cristiana” (Libro della mia vita 1, 2). La piccola Teresa cresce, quindi, in un ambiente di alto livello morale e culturale. Tra i due sposi, nonostante donna Beatrice si fosse sposata a soli quindici anni e vi fossero fra i due parecchi anni di differenza, vi fu sempre molto affiatamento. Dai suoi genitori la nostra Santa imparò: – il piacere dell’amicizia – la gioia di vivere – la generosità nel dare – la schiettezza nei rapporti.

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Imparò presto che in una famiglia numerosa c’è sempre qualcosa da fare e qualcuno da aiutare. C’è tempo per sognare le grandi avventure, ma non si può ignorare il pressante invito di vivere con i piedi per terra. E’ proprio della nostra Santa, infatti, aver sognato, insieme al fratello di poco più grande, (lei aveva nove anni) di recarsi nella terra dei Mori elemosinando per l’amore di Dio, dove sarebbero stati perseguitati, per poi morire martiri. In seguito a questo sogno di martirio, la nostra Teresa non esitò ad affermare che “… avere dei genitori era un impaccio grosso... non le permettevano di realizzare i propri sogni!…”. La nostra Santa era giovanissima e i sogni che animavano i suoi orizzonti erano più grandi di lei e della sua fantasia. Per fortuna il Signore ha messo accanto ad ogni minore dei genitori… Perché non si può vivere di sogni!…, anche se non bisogna ignorare che il sognare in grande, ha regalato alla nostra Santa: poesia, fede, fiducia e coraggio. Scriverà, poi, Santa Teresa: “Ci pensa la vita a farci guardare la terra, anche se gli occhi devono sempre essere fissi verso il cielo”. Quando, infatti, lasciò la sua casa per entrare fra le Carmelitane, scrive: “Provai una tale sofferenza che mi sembrava di morire”. Avvertiva come una forza che le staccava le ossa; le sembrava andassero ognuna per conto loro. “… Non avevo un amor di Dio così forte per vincere l’amore che mi legava a mio padre e ai miei

familiari. Dovevo farmi una violenza tale che, se il Signore non mi avesse aiutata, le mie riflessioni e la mia volontà, non mi sarebbero bastate ad andare avanti. Ma il Signore mi diede coraggio contro me stessa, in modo che potei attuare il mio proposito” (La vita, cap. 4). Poi, dopo una malattia che la tenne immobile nel letto per ben tre anni, guarì miracolosamente, (dice lei stessa). L’amore di Dio le bruciava dentro, come si legge nel libro dei profeti. Qualcosa di forte, di grande, di travolgente, come un vento impetuoso, la spinse ad abbandonare la vita comoda e tranquilla del convento... La motivò a non fermarsi, a scrivere, a visitare le comunità delle Sorelle Carmelitane, a riformare conventi e comunità.


I santi sono coloro che lasciano passare la luce...

Il tempo sembrava che le scappasse via come un vento veloce; come una gazzella inseguita da un predatore. Aveva fretta: voleva e doveva far presto. Non poteva indugiare perché l’amore che le bruciava dentro incalzava e non ammetteva indugi. Viene spontaneo chiedersi: come ha potuto fare tante cose, tante riforme, tante fondazioni, tanti viaggi, e trovare il tempo per scrivere trattati e poesie e per essere vicina alle sue Suore? L’amore di Dio le bruciava dentro. Scrive la nostra Santa a tale proposito, nel “Castello Interiore”, (l’opera

più impegnativa fra la sua produzione letteraria): “Accade, non raramente, che Dio doni le sue grazie e le sue consolazioni non a chi è più santo, ma per manifestare la sua grandezza e la sua misericordia, come vediamo in San Paolo o nella Mad-

dalena. E anche perché noi lo lodiamo nelle sue creature. Non ci danneggia considerare la gioia dei beati in cielo, anzi, ci rallegra ed è un invito perché cerchiamo anche noi di raggiungere la loro gioia”. Per farsi meglio comprendere dalle sue Suore e da quanti l’avrebbero poi letta, soleva parlare per immagini. Paragonò la nostra anima ad un castello tutto oro e diamanti, nel quale vi sono molti appartamenti e molte dimore. La nostra Santa si lascia trasportare dalla sua fantasia, dalla sua fede operosa e dal suo spirito poetico: non conosce limiti nel sondare i misteri dell’amore di Dio. In Dio, Teresa può tutto; proprio come scriveva San Paolo: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza” (Fil 4, 13). Per godere di tali doni bisogna entrare nel castello. Molte anime, a suo dire, si fermano nei dintorni e non entrano, senza curarsi affatto di quello che vi troverebbero se entrassero e, tanto meno, senza preoccuparsi di “Chi” vi abita. Facendo passi da gigante, Santa Teresa d’Avila invita le sue Suore a fissare lo sguardo sul Castello, che è il palazzo dove risiede il Re: il Signore Gesù. La luce di questo sole che è Dio non può lasciare nessuno indifferente e tanto meno un’anima innamorata che lo cerca, lo desidera, lo adora, lo ama. Teresa si sentiva bruciare dentro. Qualcuno la spingeva ad andare, a rischiare, a parlare, a proclamare la bontà del Signore. Non c’era ostacolo che la trattenesse o stanchezza che la fermasse. Doveva riformare il Carmelo e riportarlo alle sue origini di purezza, di preghiera e

di contemplazione, dove Dio fosse di casa e stesse comodo. E non solo portò alla purezza primitiva il Carmelo femminile ma, in collaborazione con San Giovanni della Croce,

riuscì a dare una svolta decisiva anche al Carmelo maschile. Lei sentiva di essere stata scelta e non poteva rifiutarsi o tirarsi indietro. Osò moltissimo. Proprio come le aquile che sfidano le vette, la tormenta e il vento; ed ottenne tanto. Non permise alla paura o alla pigrizia, di bloccare i suoi slanci d’amore verso Dio. E Lui, che è il Fedele per eccellenza, non deluse la sua fiducia. Non a caso, venne chiamata l’aquila che non ebbe paura di fissare i propri occhi in quelli di Dio e di sostenerne lo sguardo. Assunta Tagliaferri

Opere di Teresa: Il castello interiore Il cammino di perfezione Fondazioni La sua vita Pensieri sull’amore di Dio Le poesie Esclamazioni dell’anima a Dio Le lettere

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...Una bella notizia... L’invito agli amici lettori (vd. IN ALTUM n. 137, pag. 20) di offrire al Periodico qualche “Bella notizia” che donasse a chi legge la gioia di conoscere qualcosa di “veramente bello”, capace di offrire gioia nel marasma di notizie sempre peggiori, è stato colto con la segnalazione di due “veramente belle” notizie: il “Riconoscimento ufficiale” a due persone “straordinarie”. Ringraziamo di cuore chi ha colto il nostro invito, nella certezza che altri lo faranno.

Suor Vittoria IVª edizione del premio “Giovanni XXIII”

E

ra l’anno 2008: il Centro Missionario aveva indetto, in memoria del Beato Papa Giovanni XXIII, un riconoscimento ai missionari bergamaschi impegnati ad annunciare il Vangelo ovunque nel mondo. Ci siamo subito attivati per presentare la documentazione, indicando Suor Vittoria Magni delle Suore Orsoline di Somasca, nostra parrocchiana che, svolgendo la sua opera in Bolivia da molti anni in modo encomiabile, ci sembrava meritevole di ricevere questo premio. Da più parti ci arrivavano parole di stima e di benevolenza nei confronti di Suor Vittoria. I missionari che operano a La Paz ci dicevano: “Tutti i missionari pos-

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sono rientrare in Italia, ma se rientra Suor Vittoria i boliviani fanno una mezza rivoluzione” tanto era a loro cara e necessaria. LA STORIA DI SUOR VITTORIA nata a Levate nel 1929, entrata nell’Istituto nel 1952 Dapprima svolge la sua missione in cucina e nei campi a Somasca e in altri luoghi limitrofi. Il 2 febbraio 1964 parte da Genova con altre quattro consorelle (Suor Brunilde, Suor Innocenza, Suor Paola e Suor Gabriella) inviate in missione a La Paz, capitale della Bolivia e si stabiliscono nella parrocchia di Munaypata, una delle zone più povere della periferia.

Suor Vittoria si può definire una “missionaria” della “prima ora” sul fronte della missione della Diocesi bergamasca in Bolivia. La storia di Suor Vittoria è una storia estremamente semplice: è andata in Bolivia, è sempre rimasta nella stessa Parrocchia, ha sempre fatto le stesse cose. La sua è una vita che da quarantasette anni si svolge sempre allo stesso modo, sempre con la stessa gente. È una vita normale che, se apparentemente è uno svantaggio, alla lunga si è rivelata un grande vantaggio. Si sono avvicendati molti sacerdoti, figure anche molto significative come Don Berto Nicoli, Don Pedro Balzi, Don Passio Ferrari, Don Giuseppe Ferrari e tanti altri; lei


...Una bella notizia...

rappresenta la continuità storica della presenza dei bergamaschi in Bolivia, un filo rosso che lega tutto. Rappresenta pure la fedeltà: in qualsiasi momento del giorno e della notte tu vai nella casa delle Suore, la trovi come colei che ascolta, comprende e aiuta. Suor Vittoria ha accolto sempre tutti così com’erano, senza pretendere di cambiarli, e ha voluto loro bene così. Ne ha visto i bisogni, li ha aiutati, non ha avuto la pretesa di risolvere i problemi, ma ci è stata dentro con umiltà e fiducia. È stata straordinaria, capace di interpretare al meglio la realtà. È conosciuta come la “Madre Teresa” di La Paz per la sua bontà, per il suo immancabile sorriso, per il suo darsi senza misura a chi è nel bisogno. Molte volte ha rinunciato a rientrare in Italia per devolvere la somma del viaggio ai suoi campesinos. Anche presso le Autorità gode di tan-

ta stima e fiducia; basta il suo nome perché si aprano tutte le porte e si risolvano problemi. Da qualche anno svolge il suo servizio tra gli anziani. Un giorno la settimana un buon gruppo di anziani si ritrova nella casa delle Suore. Pregano la Parola di Dio, mangiano insieme, cantano, si fanno compagnia; c’è inoltre la disponibilità di un medico e di alcune volontarie. Il primo venerdì di ogni mese si fa l’Adorazione Eucaristica. La cosa che distingue Suor Vittoria è l’abbandono alla divina Provvidenza: Dio è il suo tutto, è la sorgente del suo agire e del suo ottimismo. LA BELLA NOTIZIA In data 3 dicembre 2011 abbiamo ricevuto con gioia la notizia che uno dei tre premiati per l’anno in corso era Suor Vittoria e il giorno 10, in oc-

casione del Concerto di Natale, Suor Fiorentina, in quei giorni in Italia, ha ricevuto dalle mani del Vescovo Francesco Beschi il meritato riconoscimento per Suor Vittoria. Abbiamo gioito per Suor Vittoria e per i suoi “protetti”, pensando a come lei avrebbe potuto soddisfare le numerose richieste di aiuto che le arrivano quotidianamente. Quello che abbiamo fatto “è solo una goccia nell’Oceano, ma se non lo facessimo l’Oceano avrebbe una goccia in meno”, come ha detto Madre Teresa di Calcutta. È questa la “bella notizia” che desideriamo far conoscere perché altri gioiscano con noi nello sperimentare che il bene esiste davvero! Efrem Bruletti Presidente Operazione Mato Grosso ONLUS - Levate

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...Una bella notizia...

Domi

Un’associazione ONLUS in onore e ricordo di Domitilla Rota Hyams U

n passo di un canto religioso recita: “Il Signore ha messo un seme nella terra del mio giardino, il Signore ha messo un seme nel profondo del mio mattino” (“Il seme”, Claudio Chieffo). Sento che il seme nel nostro giardino è l’Associazione intitolata a Domitilla Rota Hyams. Ho avuto il privilegio di rivivere il cammino di Domitilla in Little Eden “Piccolo Paradiso” dalle origini ai primi passi e ai numerosi traguardi conseguiti nel tempo, ascoltando, rapito, direttamente le parole del marito Daniel G. Hyams, quando nel 2005 gli ho fatto visita in Sudafrica. Da allora sono trascorsi quasi sette anni di silenziosa riflessione su come poter attivamente contribuire a un’opera tanto encomiabile quanto difficile da onorare. Il ritorno di Domitilla alla Casa del Padre, il 19 gennaio 2011, ha fatto maturare in me la convinzione che fosse giunto il momento di fugare timori e incertezze e piantare un

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nuovo seme seguendo il suo esempio. Coinvolgere sempre più famiglie, comunità e individui vuol dire cercare compagni di viaggio che possano mettere a disposizione le proprie esperienze e la propria sensibilità, riunirsi nella speranza che il seme produca un albero rigoglioso e che l’albero dia splendidi frutti: è così che è nata la “Domitilla Rota Hyams Onlus”.

Vorrei riportare due riflessioni di Domitilla sul significato del suo instancabile operare a favore dei più bisognosi e indifesi, che mi hanno dato il coraggio di impegnarmi sino in fondo: “So solo una cosa: che le persone con disabilità mentali conservano un grande valore e che Dio ce le ha donate per toccare i nostri cuori e renderci migliori”. “Noi tutti siamo le mani di Gesù quando ci prendiamo cura del prossimo senza badare a razza, colore o incapacità intellettuale. Che tu dia da mangiare a un bambino, faccia una donazione o dedichi del tempo e dell’attenzione in qualsiasi modo, l’importante è che questo faccia la differenza nella tua vita”.

Giuliano Rota Martir Presidente dell’Associazione


itilla S

abato 21 gennaio u.s. nella Sala del Municipio di Almenno San Bartolomeo, ha avuto luogo la cerimonia della firma dei Soci fondatori della “Domitilla Rota Hyams Onlus”. Oltre ai Soci, alle varie Autorità, ai rappresentanti delle varie Associazioni, erano presenti anche il marito di Domitilla, Daniel che, alla bella età di no-

...Una bella notizia...

bronzeo raffigurante Domitilla, realizzato dallo scultore Gotti Mario di Almenno San Salvatore e posto, insieme ad una bella cornice in pietra, sulla facciata ovest della Chiesa di San Rocco di Albenza. Quando qualche mese fa ho pensato a questo monumento per onorare la zia Domitilla, non avrei mai pensato di inaugurarlo in così poco tempo, grazie anche alla fattiva collaborazione di Don Dante Cortinovis, parroco di Almenno San Bartolomeo, e di altre persone che ringrazio calorosamente. Tarcisio Rota, nipote di Domitilla

! vant’anni, si è sobbarcato un viaggio di diecimila km. per assistere alle varie cerimonie; c’erano pure le figlie di Domitilla, Lucy e Agnes, il nipote Jason, una preziosa collaboratrice di Little Eden, Nicolette Zuzu e Sua Emimenza l’Arcivescovo emerito di Pretoria Mons. George Francis Daniel. Domenica 22 gennaio, dopo la Santa Messa celebrata nella Chiesa di Albenza, è stato inaugurato un altorilievo

S

abato 21 gennaio si è svolto l’incontro di sottoscrizione dei documenti per la costituzione dell’Associazione. La partecipaione è stata calorosa ed entusiasta. Dopo una breve introduzione, Don Dante ha recitato la Preghiera di San Francesco. Giuliano Rota Martir ha introdotto il Progetto e Lucy Hyams illustrato che cosa è oggi “Little Eden Society” e come opera. Dopo la lettura dei Documenti, durante e dopo le operazioni di sottoscrizione, ci sono stati gli interventi spontanei di molti dei partecipanti che hanno voluto portare la loro testimonianza su Little Eden e la sua Fondatrice Domitilla Rota Hyams. E’ stato pure letto, da Don Dante, il Messaggio inviato dal Cardinal Wilfrid Napier OFM, Arcivescovo di Durban: Cari amici, per quasi tutto il tempo in cui sono stato Vescovo, ho avuto il privilegio e l’onore di incontrare e conoscere una donna meravigliosa, una vera santa in azione, la Sig.ra Domitilla Hyams.

La cosa che rende gli anni di Domitilla ancora più encomiabili è il fatto che avesse un sogno che è riuscita a realizzare nella sua vita e ancora più encomiabile è il fatto che abbia tutta la sua famiglia ancora impegnata a trasformare il suo sogno in realtà. Quel sogno ha preso forma concretamente in quell’incredibile organizzazione, centro e istituzione chiamato LITTLE EDEN. Basta solo visitare Little Eden per realizzare in un attimo quanto viene fatto, non solo per le cure materiali che il personale costantemente presta, ma soprattutto per l’amore e la compassione, la generosa dedizione e l’impegno professionale nello svolgere il proprio compito. Questo probabilmente è il campo dove Domitilla ha dimostrato il suo genio. Dedicando la sua vita e il suo impegno a tale servizio, è stata in grado di creare uno spirito unico nel prestare le cure, che deve essere visto per essere creduto. Ogni visita a Little Eden è stata per me un’esperienza di conversione: conversione diversa dal semplice svolgimento di un dovere, bensì conversione alla realizzazione di un servizio di amore e di cura. Per queste ragioni sono lieto di appoggiare la missione di Little Eden e di approvare il suo impegno nel prestare supporto psicologico e materiale al proprio ministero di amore e di cura. Vi porgo i miei auguri devoti e vi saluto cordialmente. Durban, 10 gennaio 2012”. Dal Sudafrica, collegati in video-conferenza, hanno assistito a tutta la durata della cerimonia, parenti, collaboratori e amici di Domitilla e Daniel Hyams. Ringraziamo l’intera comunità di Al-

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...Una bella notizia... menno San Bartolomeo, paese natale di Domitilla, per aver abbracciato con entusiasmo l’iniziativa, accolto calorosamente gli ospiti venuti da lontano e concesso l’utilizzo della Sala Conferenze. La giornata è proseguita con il pranzo e la Santa Messa concelebrata da Sua Eminenza, l’Arcivescovo emerito Daniel, nella Chiesa parrocchiale di Almenno San Bartolomeo.

Domenica 22 gennaio, nella Chiesa di Albenza, ha avuto luogo la Santa Messa concelebrata dal Parroco Don Dante, da Don Luca e da Sua Eccellenza, l’Arcivescovo Daniel che, nella sua Omelia, ha voluto così ricordare Domitilla: “Oggi voglio rendere omaggio a una figlia di Bergamo che ha portato la Buona Novella dell’Amore di Dio in Sudafrica e che ha fondato Little Eden quarantaquattro anni fa per assistere persone con disabilità mentali. Domitilla Maria Rota Hyams è stata una di quelli che hanno proclamato la Buona Novella dell’Amore di Dio a coloro che altrimenti non avrebbero potuto rendersi conto dell’enorme amore di Dio per loro. Domitilla e suo marito Danny e la loro famiglia, tutti impegnati per Little Eden Society, proclamano il Vangelo dell’Amore di Dio non tanto con quello che dicono, ma piuttosto con quello che fanno”. Dopo la Santa Messa, si è scoperto l’altorilievo che la comunità di Almenno San Bartolomeo ha voluto dedicare a Domitilla, quale riconoscimento dell’opera meritoria svolta con Little Eden. Anche in questo giorno, come nel precedente, la partecipazione è stata numerosa e calorosa. La comunità si è stretta affettuosamente, ancora una volta, attorno a Daniel, Lucy e

Suor Vittoria in Bolivia

Agnes Hyams, a Nicolette e all’Arcivescovo Daniel, venuti fin qui dal Sudafrica per questa occasione speciale. Dopo la benedizione e i toccanti interventi di Don Dante e del Sig. Sindaco, Giambattista Brioschi, il Gruppo Volontari dell’Albenza ha preparato un pranzo in onore degli ospiti venuti da lontano. Si ringraziano tutti coloro che in questi mesi si sono prodigati fornendo un valido sostegno materiale e morale, contribuendo al buon esito dell’iniziativa e volendo esser presenti con sincera e convinta partecipazione. Con vera gioia abbiamo colto l’invito del Periodico a segnalare una “bella notizia”: lo facciamo per ricordare l’umile, grande cuore di “zia Domi”. Giulio Galbiati pro-nipote di Domitilla

Little Eden, gestito dalle figlie di Domitilla, è un grande complesso che ospita oggi più di trecento bambini, ragazzi e adulti portatori di gravi disturbi mentali, assistiti da più di duecento operatori e da moltissimi volontari.

Domitilla in Sudafrica

due splendide donne di grandissimo cuore che, nella loro semplicità, hanno offerto a Dio, Padre buono, tutto se stesse, operando con Lui grandi cose…

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Sono la “Bella notizia” che ci offre motivo di sicurezza del trionfo del bene.


Voci di casa nostra

“Operiamo per la formazione integrale della persona come Apostole educatrici nei diversi contesti socioculturali. Esprimiamo la specificità della nostra missione nella Chiesa con la promozione umana e l’educazione cristiana, soprattutto della gioventù, e l’accompagnamento di particolari situazioni di disagio e sofferenza, in un dinamismo di carità che ci rende capaci di farci tutte a tutti e a ciascuno in particolare”. (Costituzioni n. 82)

BERGAMO SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “MARIA REGINA”

DEDICA DELLA PALESTRA DELLA SCUOLA ALL’INDIMENTICABILE ALUNNA YARA 26 Novembre…, una data che ha segnato profondamente le nostre famiglie, un giorno tristissimo che racchiude tutta l’amarezza per non aver potuto evitare ciò che è accaduto. Ecco perché ora toccava a noi. Quel senso di appartenenza che ci ha sempre contraddistinto, ci ha trovati uniti, un anno dopo, nell’organizzare un qualcosa che per tutti non poteva e non doveva essere solo il giorno del ricordo. La proposta dell’Istituto delle Suore Orsoline di Somasca di dedicare a Yara la palestra della nostra Scuola era già di per sé un gesto significativo che andava oltre il ricordo, ma era importante preparare quel momento con qualcosa che lo rendesse più significativo e speciale. Non è stato facile! Le proposte sono state tantissime, ma quando è emersa la possibilità di organizzare un meeting di uomini e donne che avevano fatto dello sport la loro ragione di vita, ci siamo trovati tutti d’accordo. Ecco cosa volevamo tutti: un ricordo vivo di Yara! Quante fotografie ci sono passate sotto gli occhi e in quante abbiamo letto la fierezza, la compostezza, la maturità e la determinazione con cui Yara si allenava e gareggiava. Una ragazza in movimento che cresceva nello sport e nella vita alla ricerca della perfezione. Sin dai primi incontri del mese di settembre la commissione, costituitasi in forma spontanea e composta da docenti, genitori e da alcuni preziosi membri esterni, ha

lavorato per organizzare al meglio la giornata… molti i nomi di atleti in attività e non che sono stati proposti. La svolta, però, è arrivata la sera in cui si è deciso lo slogan che avrebbe dato il titolo all’evento “SPORT che passione!”.

A quel punto ci è sembrato tutto più chiaro: gli atleti dovevano promuovere un’iniziativa educativa e trasmettere a noi e ai nostri ragazzi a perseguire con disciplina e tenacia un obiettivo. La passione nello sport è responsabilità, è fatica e sudore, è sfida, ma anche accettazione dei propri limiti e accettazione dei meriti dell’avversario… insomma: una palestra di vita.

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Voci di casa nostra Ecco, quindi, coinvolti in questa iniziativa anche atleti di sport minori (il boomerang, il tiro dinamico con pistola e fucile, il tiro con l’arco, l’alpinismo giovanile), due atleti paraolimpici e anche uno sportivo per passione che di sport ne aveva praticati tanti senza mai aver vinto nulla. L’iniziativa è, quindi, stata organizzata in due momenti paralleli: i ragazzi della Scuola media, alcuni ex alunni e gli alunni delle Classi quinte elementari, anche dell’Istituto di Ponte San Pietro hanno incontrato, in gruppi, gli atleti che hanno illustrato, in forma pratica, la propria disciplina, mentre gli adulti sono stati invitati a partecipare alla conferenza sul tema “Lo Sport, luogo di valori”. Ero presente alla conferenza che si è tenuta nel Teatro della Scuola e che ha visto in Adriano Bacconi, giornalista sportivo e conduttore televisivo, un magnifico presentatore e moderatore. Di grande impatto emotivo sono stati gli interventi di Giordano Tomasoni, atleta paraolimpico di hand-bike e sci di fondo con slittino, e di Annalisa Minetti, campionessa paraolimpica di atletica leggera, che hanno incontrato i ragazzi in classe. Strepitosi nei rac-

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conti di vita le esperienze di Simone Moro e di Emiliano Mondonico, così come pure gli interventi di Don Mario Lusek e del Prof. Mario Poletti. Tutto si è svolto come da programma, senza intoppi e rispettando i tempi. A conclusione il momento più toccante della giornata: la dedica della palestra a Yara.

Bellissime le parole di Luigi Oldani che ha spiegato il significato della dedica e che hanno reso ancor più emozionante e indimenticabile quel momento. Un silenzio carico di ricordi e di dolore che ancora oggi mi commuove. Stretti tutti: ragazzi, atleti, docenti e genitori nell’insegnamento di vita che, pur così giovane, Yara ci ha lasciato. Un grazie ai moltissimi atleti che ci hanno dedicato il loro tempo e che

hanno voluto condividere con noi le loro esperienze. Un grazie alla commissione, ai gruppi sportivi di Bergamo e Ponte San Pietro, ai tecnici audio-video e agli elettricisti per l’organizzazione, agli studenti della Scuola alberghiera, agli sponsor e alle mamme per l’assistenza al coffeebreak e al rinfresco, ai volontari della Protezione civile e alla Polizia di Stato per il servizio d’ordine e al gruppo di primo soccorso di Zanica per il servizio ambulanza; infine, un grazie all’Associazione “Caterina e Giuditta Cittadini” Onlus che ha promosso l’evento e sostenuto le spese dello stesso. Un evento unico e irripetibile il cui ricordo resterà nella mia mente e nel mio cuore per sempre. Monica Perani


Voci di casa nostra MOZZO (BG) VIAGGIO IN INDIA: UN’ESPERIENZA INDIMENTICABILE 7-19 Novembre 2011

L’idea di questo viaggio è nata quasi per caso. Una sera Don Giulio, il parroco, lanciò l’idea al Gruppo missionario di Mozzo: a novembre Suor Theresa va in India per la Professione solenne di alcune Suore e per visitare i familiari. Perché non l’accompagniamo? Immediatamente la reazione fu di sconcerto: tutti pensavano all’India misteriosa di cui avevano sentito parlare, abitata da tigri, elefanti, serpenti e moltitudini di persone tanto diverse da noi. Dell’India ci parlava spesso Suor Theresa, quando avevamo adottato tra i nostri progetti la costruzione della nuova scuola di Kannur, ma nessuno di noi aveva mai pensato alla possibilità di andarci, se non con uno dei soliti viaggi turistici. Eppure la semplicità con cui Suor Theresa ci presentò il viaggio alla Missione di Mysore convinse molti che non era una cosa così difficile da realizzare. E così alle 3 del mattino del 7 no-

vembre, sotto una pioggia battente, ci ritrovammo in quattordici sulla piazza della Chiesa di Mozzo con i nostri valigioni, pronti per partire. C’erano ovviamente Suor Theresa, il nostro Parroco don Giulio Albani e altre dodici persone, alcune appartenenti al Gruppo missionario, altre aggregatesi in qualità di coniugi e amici, pronti ad affrontare l’avventura. Prima di riportare le impressioni e le valutazioni che abbiamo fatto e vorremmo condividere con i lettori, ci presentiamo: siamo marito e moglie da più di trentacinque anni, pensionati ma non inattivi, con i figli ormai fuori casa; ci diamo ancora abbastanza da fare. Il viaggio è stato per noi un’occasione per stare insieme e condividere con altri parrocchiani un’esperienza che si è rivelata estremamente significativa. Durante la visita abbiamo soggiornato a Jyothi Nilaya (Mysore): questo centro è costituito da una grande Scuola, frequentata da oltre novecento alunni e mirabilmente gestita dalla Suore e dall’Orfanatrofio con trentotto ospiti tra bambine e ragazze. La prima cosa che colpisce è il numero veramente esiguo delle Suore rispetto alle molteplici attività che esse riescono a gestire. Nello stesso tempo non si respira un’aria di affanno, anzi! Abbiamo ricevuto una grande lezione di serenità, tanto necessaria per noi che veniamo da un mondo sempre in corsa e sempre scontento. Là il tempo per la preghiera e il rap-

porto con Dio è al primo posto e la dedizione e il servizio al prossimo si fanno con il sorriso e la gioia. Abbiamo avuto una grande testimonianza di come la fede possa essere momento di gioia e serenità: la preghiera coinvolge tutta la persona; anche la danza (e che danze, di una grazia unica!) serve ad esprimere la fede e a parlare di Dio. Il confronto con alcune nostre scialbe Celebrazioni è stato inevitabile.

Altri motivi di riflessione e di confronto ce li hanno forniti le visite alle scuole e la festa della Scuola di Mysore del 16 novembre. Le classi hanno in media cinquanta alunni, eppure le lezioni sono ordinate e silenziose. Anche l’entrata e l’uscita dalle lezioni e il momento della mensa avven-

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Voci di casa nostra gono senza gli schiamazzi, le urla e il disordine a cui siamo abituati noi. La festa della Scuola ci ha fatto assistere a uno spettacolo bellissimo: canti, balli, scenette preparate con grande cura e grande perizia. Per non parlare dei costumi veramente strepitosi, sia per la varietà che per la bellezza dei colori. Lo spettacolo è durato sei ore, eppure nessuno si è lamentato o ha fatto chiasso, ma tutti, alunni e genitori, hanno seguito con interesse. Non si pensi comunque che la vita in missione sia facile o tranquilla: la sveglia, alla mattina, suona alle 5 e fino a tarda sera tutti sono in attività. E se c’è qualche problema la grinta non manca: ci ricordiamo ancora con stupore come una Sister ha “sistemato” con un randello in pochi secondi un malcapitato serpentello che aveva avuto la pessima idea di entrare nel corridoio della casa! Durante il nostro soggiorno abbiamo visitato non solo la missione di Mysore, ma siamo stati anche a Kannur, per vedere la nuova struttura in costruzione della scuola del “St. Mary’s English medium School”. Anche qui abbiamo potuto vedere una scuola eccellente, a testimonianza della capacità e della forza delle Suore. In Italia si parla spesso, nelle parrocchie, delle opere dei Missionari e di quello che fanno per i paesi dove operano. Secondo noi, invece, non si evidenzia abbastanza l’attività delle Suore che, con grande dedizione e capacità, operano in situazioni spesso difficili. Per arrivare in Kerala sono state necessarie dieci ore di viaggio, per colpa della cattiva situazione delle strade. Durante il viaggio siamo stati ospiti dell’Orfanatrofio di Kedamullore. E’ stato un momento commovente: una sola Suora con trentacinque bam-

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bine in questa struttura in mezzo alla foresta. Eppure la serenità e la disponibilità delle bambine e delle ragazze all’aiuto reciproco sono una testimonianza di quello che permette la fede cristiana. Tra le attività caritative e formative svolte dalle Suore di Jyothi Nilaya, quella che ci è sembrata più innovativa e interessante è quella che si rivolge alle donne dei villaggi vicini. Alla missione fanno riferimento gruppi di donne che si incontrano periodicamente per parlare di educazione sanitaria e per prepararsi al ruolo di animatrici dei villaggi. Questa attività consente alle donne di promuovere poi, nei villaggi, delle cooperative che si occupano di agricoltura e di allevamento e, che con i guadagni effettuati, possono creare un fondo per erogare micro-crediti. Noi abbiamo potuto visitare due di questi villaggi dove operano le Suore; accompagnati da loro e da una delle donne aderenti al progetto, abbiamo visitato una serra e siamo stati accolti dagli abitanti dei villaggi con grande cordialità. Nonostante la loro evidente povertà, ci hanno accolto nelle loro

case e per noi è stato un momento importante. Nessun viaggio a cinque stelle ci avrebbe permesso un contatto così vero con l’India. Da quello che abbiamo detto sino ad ora, sembra quasi che il nostro viaggio sia stato solo pieno di “impegni” formativi! Invece vi possiamo garantire che le Suore sono state meravigliose. Ci hanno fatto visitare tutte le bellezze di Mysore e dintorni, ci hanno fatto da “angeli custodi” nei nostri spostamenti e nei nostri goffi contatti con venditori e negozianti locali. In particolare Suor Theresa 2 (così scherzosamente ribattezzata da noi per distinguerla dalla “nostra”, di cui è omonima) si è sobbarcata il difficile compito di “portarci in giro” per negozi e mercati, evitando che ci facessimo spennare come sprovveduti turisti. Infine, come dimenticare la cura e l’abbondanza con cui ci hanno ipernutrito per tutto il nostro soggiorno? Qualcuno di noi sta ancora rimpiangendo la frutta e la verdura indiane e guarda con commiserazione quei ridicoli tentativi di imitazione che i nostri supermercati spacciano per banane e papaie! Scherzi a parte, questa esperienza in missione è stato veramente un momento importante di formazione e di testimonianza che le Suore Orsoline ci hanno dato, ben al di là delle nostre aspettative; e di questo non le ringrazieremo mai abbastanza. Eliseo e Wanda Galli


Voci di casa nostra BERGAMO

BUON PROFUMO DI DIO GIORNATE VITA CONSACRATA 28 gennaio / 1-2 febbraio Da qualche anno, in preparazione alla Giornata Mondiale della Vita Consacrata, nella nostra Diocesi di Bergamo si tengono giornate di riflessione e di preghiera che si concludono il 2 febbraio con la celebrazione della Santa Messa presieduta dal Vescovo. In occasione di questa Giornata, i Vescovi italiani, nel Messaggio della Commissione Episcopale per il Clero e la Vita consacrata, hanno espresso gratitudine e stima ai Religiosi per come, con la loro “presenza carismatica e dedizione, sono segno profetico ed escatologico mai abbastanza apprezzato”. Quattro sono stati gli elementi che il Messaggio ha evidenziato come distintivi della specifica vocazione dei Religiosi. In primo luogo la testimonianza della bellezza dell’amore di Dio e del suo primato, in un mondo secolarizzato “che porta all’emarginazione di Dio o alla sua insignificanza, per cui l’uomo resta solo con la sua rabbia e la sua disperazione”. Altro contributo essenziale che le comunità di Consacrati possono offrire alla Chiesa è quello di essere “scuole di fraternità che impegnano i propri membri alla formazione permanente condividendo la fede, l’affetto fraterno e i beni materiali”. C’è poi lo zelo divino, che proviene dallo Spirito Santo e che sa infiammare i Consacrati di passione per Dio

e per l’uomo. “Da sempre - si legge nel Documento - la Vita consacrata è stata laboratorio di nuovo umanesimo, cenacolo di cultura che ha fecondato la letteratura, l’arte, la musica, l’economia e le scienze. È un impegno a cui siamo fortemente chiamati in questo tempo difficile”. Da ultimo, riporta il Messaggio, la povertà, la castità e l’obbedienza “costituiscono una vera testimonianza profetica che richiede un grande impegno educativo”. Anche Papa Benedetto XVI così si è espresso: “Nella misura in cui testimoniate la bellezza dell’amore di Dio, che segue l’uomo con infinita benevolenza e misericordia, voi spandete quel “buon profumo divino” che può richiamare l’umanità alla sua vocazione fondamentale: la comunione con Dio”.

E’ quanto anche nella nostra Diocesi è stato vissuto sabato 28 gennaio durante la Celebrazione della Professione perpetua di sei giovani Suore. Tutta la Cattedrale era veramente “impregnata” di questo Profumo di Dio che la gente, ma soprattutto i tanti giovani, hanno saputo accogliere quale dono offerto loro gratuitamente per poi farsi, a loro volta, dono e profumo in quanto sono chiamati a vivere giornalmente. “E’ un’occasione, questa, che riteniamo un dono molto prezioso”, ha detto il Vescovo Mons. Francesco Beschi nella sua introduzione; “Queste sei giovani, che si sono donate al Signore nella Consacrazione religiosa, donano se stesse per sempre”. Sembra si stia sperimentando, soprattutto in questo ultimo periodo, una crisi di fede e un allontanamento da Dio che porta l’uomo a vivere nel buio più profondo. Come cristiani, e

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Voci di casa nostra prima ancora come Consacrati, dovremmo dare testimonianza di essere “luce della terra e sale del mondo” e sentire il bisogno di dare un’anima alle nostre azioni che mostri come nell’amore e nell’educazione si può essere “Testimoni del Sì a Dio” (Nota Pastorale del Convegno di Verona, ottobre 2006).

Penso, comunque, che questi momenti forti di Chiesa e di comunione dicano molto chiaro che di bene ce n’è tanto. Certo, non bisogna soffocarlo o troncarlo sul nascere, ma lasciargli lo spazio perché possa attecchire e continuare a produrne altro. Il bene c’è, eccome! E il desiderio di volerlo e di divulgarlo è talmente tanto che tutti quei ragazzi presenti in Cattedrale lo avevano impresso sui loro volti puliti. “Sono colpito dalla presenza di tanti giovani – ha detto il Vescovo nella sua omelia – perché Dio ha a che fare con la vostra vita perché la possiate vivere al meglio… Sono felice perché ciò che sta a cuore a Dio, cari giovani, è la vostra vita, è la nostra vita; una vita che vorremmo felice e ricca”.

La nostra vita! Un dono bello che siamo continuamente chiamati a mettere in discussione e a offrire senza la paura di “sprecarci”. C’è spreco, infatti, nel senso più brutto del termine,

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quando non si apprezza e si sciupa; c’è “SPRECO”, invece, in senso positivo, quando c’è amore e volontà di bene da riversare sugli altri che ritorna, poi, in abbondanza. Continua ancora Mons. Beschi rivolgendosi alle sei Suore: “Il Signore vi mette nella condizione di generare vita, care Sorelle, ed è Lui che vi fa’ Sue Spose per sempre. Potete dire PER SEMPRE, infatti, perché è Lui che l’ha detto per voi; voi lo dite fondandolo sul Suo…”.

L’impegno del “per sempre” a vivere la missione di Apostole educatrici deve avere il sapore del “sempre nuovo”, del “sempre fresco”, del “sempre fedele”, del “sempre entusiasmante” perché Dio con noi è nuovo, fresco, fedele, entusiasmante. Lui è in tutto simile a noi e questo deve dirci qualcosa e farci riflettere. La storia della vocazione delle sei Religiose è frutto della presenza, nei loro Paesi d’origine, dei due Istituti bergamaschi, impegnati nell’evangelizzazione e nella promozione umana delle popolazioni. Le quattro Suore che appartengono all’Istituto delle Suore Sacramentine in Bergamo, provengono due dal Brasile e due dall’Africa, mentre le due Suore, Orsoline di Somasca, dal-

la Bolivia, che ricorda quest’anno il 50° di presenza bergamasca in quella Terra(1). “Una ricchezza e, nello stesso tempo, continua Mons. Beschi, un segno particolare che ci provoca ad un’attesa: che ancora in Europa, in Italia ci siano giovani che riconoscono la chiamata del Signore, e un segno che ci provoca alla meraviglia: i tralci portano molto frutto, il frutto dell’amore, perché dove si ama si genera l’amore e la vita. Siete religiose, non assumete un incarico e non aderite ad un’organizzazione o ad una causa; con la vostra gioia e giovinezza siate frutto missionario di cui voi siete un grappolo che noi stiamo ammirando e portate frutti missionari là dove il Signore vi chiamerà”. Il Signore ci ha chiamati un giorno, ci ha chiamati tutti e a tutti, in modo diverso, ha dato da trafficare i suoi talenti. E non smette di chiamarci e di affidarci il compito urgente di sperimentare il bello, di viverlo, di testimoniarlo. Tocca a noi tenere tra le mani questa eredità non per custodirla facendola, magari, rinsecchire, ma per farla rifiorire sempre più in famiglia, sul lavoro, tra i malati… là dove viviamo, sprigionando una sana energia. La Celebrazione è stata resa ancor più solenne dai canti di alcuni giovani e Suore, provenienti da diversi paesi, accompagnati dalla dolce musica dell’Orchestra della Scuola musicale di Curno, e da un semplice ge-


Voci di casa nostra sto che ha voluto sottolineare la comunione vera che si vuol creare tra Istituti diversi e lingue diverse: sei giovani Suore di Voti semplici, prima della Celebrazione della Santa Messa, hanno portato all’altare sei rose che, prima del Rito di conclusione, hanno consegnato alle Neo-professe perpetue. Nella serata del 1 febbraio, nella Chiesa dei Padri Domenicani, ha avuto luogo una Preghiera a cui hanno partecipato parecchi Religiosi/e e laici. “A Betania all’appuntamento con l’Amore”, il titolo. Ci si è ritrovati insieme per dare ampio spazio ad una preghiera interculturale che ha voluto richiamare l’importanza di vivere la vita di ogni giorno impregnata di condivisione, di testimonianza, di disponibilità, di accoglienza, di “profumo”, quindi, da regalare ogni giorno. Si è voluto, infatti, dare continuità al dono del “Buon Profumo di Dio” ricevuto in Cattedrale durante la Celebrazione dei Voti perpetui. Tutto è ruotato attorno al Vangelo di Betania in cui si vede Maria cospargere il capo di Gesù con il nardo per ricordarci che noi Consacrati, con ciò che abbiamo di più prezioso, con la

nostra stessa vita, dovremmo cospargere le membra del Cristo, la Chiesa intera, perché il profumo possa espandersi per tutto il mondo inondandolo di freschezza. La Vita consacrata vorrebbe significare, infatti, questo “SPRECO“ di profumo costoso, questa eccedenza di gratuità per un Dio al quale dobbiamo la vita e al quale ci riconsegniamo come creature che da lui tutto hanno ricevuto. Le Neo professe boliviane, brasiliane e africane, che hanno consacrato per sempre la loro vita al Signore della Vita vera, ce lo hanno testimoniato maggiormente e, con le loro danze caratteristiche, hanno reso la preghiera ancor più carica di bellezza e di intensità facendoci vedere come lo Sposo e la sua sposa si muovono con libertà all’interno di questa meravigliosa storia. Tutto di loro diceva quanto sentivano nel cuore: le loro parole, i loro gesti, il loro muoversi, il loro comportamento; tutto aiutava a comprendere il linguaggio del corpo che vive la freschezza di un amore che è totalmente per l’altro e nell’altro. I presenti sono, poi, stati invitati a salire all’altare per deporre un grano di incenso in un braciere: la preghiera e la vita di ciascuno devono essere sempre rivolte al Signore. Al termine della preghiera un ultimo gesto: una piccola unzione con lo stesso profumo di nardo con cui la Maddalena ha unto Gesù; segno questo del nostro essere inviate nel nome Suo, consapevoli che il nostro essere nel mondo non è un caso, ma un qualcosa che è stato voluto dall’alto e che ci deve portare a pensare agli altri come parte di noi stesse.

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Voci di casa nostra Il giorno 2 febbraio ancora in Cattedrale per la Santa Messa presieduta dal Vescovo Francesco Beschi che ha invitato, soprattutto noi Religiosi, ad una radicale testimonianza.

VOTI PERPETUI DELLE DUE CONSORELLE BOLIVIANE

“Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mt. 22, 39)

“La Vita consacrata è un dono radicale per l’umanità”, ha detto, “e segno di contraddizione nel mondo. Nella vostra vita, infatti, e attraverso la vostra testimonianza, traspare la luce dell’amore di Dio”. Perché la testimonianza possa raggiungere i luoghi del nostro vivere, ed essere così motivo e stimolo per la nostra crescita, all’interno della nostra vita di comunione dobbiamo far circolare la forza dello Spirito Santo e la fortezza nell’annuncio e nella determinazione deve caratterizzare questo nostro “andare con fervore di spirito” (Cost. n. 187) e aiutare il nostro essere educatrici a “trarre dall’amore una forza sempre rinnovata” (Deus Caritas Est n. 42) che ci aiuti a diffondere quel “buon profumo” con cui il Signore non smette mai di avvolgerci. Suor Concetta Rota Bulò

Questa festa si pone all’interno del 50° della Missione diocesana bergamasca in Bolivia che vede, da tutti questi anni, la presenza di Missionari che lavorano instancabili in quella Chiesa per il bene dei più poveri. Nell’ottobre 1962, infatti, partivano per la Bolivia i primi due sacerdoti missionari - Don Luigi Serughetti e Don Berto Nicoli - mentre nel 1964 si unirono a loro altri quattro Sacerdoti con sei Suore Orsoline di Somasca. (1)

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Ringrazio Dio per il dono meraviglioso della chiamata vocazionale, i miei genitori che mi hanno dato la vita, mi hanno trasmesso il dono della fede e mi hanno aiutata con affetto e pazienza e le mie Consorelle per la loro testimonianza di Vita religiosa. Il mio amore per Dio è aumentato grazie ai Sacramenti che ho ricevuto; sono entrata in Convento nel 2001 e, durante questo tempo di formazione, ho conosciuto ancora di più il Signore e sono contenta di appartenere a una Famiglia religiosa. Il cammino non è stato facile, però la mia unica speranza e forza è sempre stato il Cristo. Anche l’esperienza comunitaria è stata forte e bella; l’essere con altre Sorelle diverse ha accresciuto in me la capacità di condividere lo stesso ideale di donne consacrate. Mi piace molto ascoltare le persone e aiutare sia i bambini che i giovani e gli anziani. Come dice il Vangelo: “Ama il tuo prossimo come ami te stesso”. Suor Lidia Amurrio

" “La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore... ti farò mia sposa nella fedeltà” (Os. 2, 16.22)

Dio, Tu sei il mio Signore e Ti rendo grazie per i tanti doni che mi hai donato - la mia vita, i miei genitori, la mia famiglia, la vocazione e per avermi mantenuta nella fedeltà che mi porta ora a pronunciare il mio SI definitivo. Durante la mia vita di consacrata


Voci di casa nostra “Lui solo” è stato Padre misericordioso, amico fedele, compagno di cammino; “Lui solo” è stato Colui che mi ha mantenuta nella fede, sia nella gioia che nelle prove, e mi ha sostenuta con la preghiera, pilastro fondamentale della nostra vita. Nell’Eucaristia e durante gli Esercizi spirituali ho sempre sperimentato la presenza di Dio e il suo infinito amore che mi dona ogni momento a piene mani. La vita comunitaria è stata uno spazio dove ho imparato a convivere nella fraternità, collaborando con ogni Sorella che, in ogni comunità in cui sono stata, ha sempre saputo guidarmi con la sua testimonianza di vita. Seguendo il Carisma delle nostre Fondatrici, la Beata Caterina e Giuditta Cittadini, come Apostola educatrice, condividendo la mia vita con le persone, con i bambini, i giovani e gli anziani, ho sempre più sperimentato la presenza di Dio che mi insegna a scoprire la semplicità, la grazia e la forza che nasce dalla fede, la gioia e l’ottimismo, la pazienza e la serenità nel momento della prova. Tutte queste esperienze, senza alcun merito da parte mia, hanno segnato la mia vocazione, come dono grande e gratuito, attraverso la Sua Parola. Le persone che incontro, i giovani, i Consacrati, lasciano in me la certezza che è il Signore il solo che guida la vita di ogni persona umana. Nella gioia di donare la mia vita e di essere uno strumento di Dio, mi metto nelle sue mani chiedendo che mi aiuti a rimanere nel Suo amore. Suor Elvira Alcibia Guerra

ESPERIENZA DI VITA IN ITALIA Ringraziamo il Signore e la nostra Madre Letizia per averci permesso di avere questo spazio di formazione e di approfondimento della nostra Vita religiosa e di conoscere da vicino la sorgente della nostra Famiglia di Orsoline di San Girolamo in Somasca. Siamo arrivate il 27 dicembre u.s. in questo Paese conosciuto solo tramite la storia. Abbiamo trascorso un po’ di giorni nella nostra casa di Somasca dove abbiamo potuto conoscere le nostre Sorelle più anziane e stare un po’ con loro condividendo di noi. La gioia più grande l’abbiamo vissuta inginocchiandoci presso la Tomba della Beata Madre Caterina di cui ci sforziamo, e continueremo a sforzarci, di seguirne l’esempio e di vivere, come lei, il Carisma di Apostole educatrici. In quel periodo abbiamo partecipato agli Esercizi spirituali per prepararci, ancora meglio, alla nostra Professione perpetua. Il 13 gennaio siamo partite per Roma dove, in due Comunità, lavorano altre nostre Suore. Roma: una terra che ha visto il passaggio di molti Santi che han vissuto e trasmesso il Vangelo incarnandolo nella vita e nella storia degli uomini. I nostri ultimi giorni di permanenza in Italia li abbiamo vissuti nella Comunità di Casa generalizia dove ad accoglierci c’erano tante nostre Sorelle che avevano il desiderio di conoscerci per uno scambio delle diverse esperienze. Il 28 gennaio, poi, il grande giorno: nella Cattedrale di Bergamo abbiamo celebrato la nostra Professione perpetua con altre quattro Suore sacramen-

tine alle quali ci siamo unite per questa festa intercongregazionale e interculturale. Il nostro SI, pronunciato con disponibilità e fiducia nel Signore ci convince sempre più che con Cristo tutto è possibile.

Il 7 febbraio siamo ripartite per la Bolivia: quello che portiamo in noi è un’esperienza bellissima di conoscenza, innanzitutto, dei posti dove han vissuto le nostre Fondatrici e di tante nostre Sorelle che prima conoscevamo solo di nome. Un grazie grande per l’accoglienza, per averci fatte star bene sempre e in ogni parte ci siamo trovate; grazie, soprattutto, per la testimonianza di bene che portiamo con noi e che, siamo sicure, ci aiuterà nel nostro cammino di ogni giorno. Vi ricorderemo sempre e vi saremo vicine con la nostra preghiera.

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Voci di casa nostra SOMASCA 8 febbraio

“HAI SPEZZATO LE MIE CATENE” Giubileo somasco 2011-2012 Il 27 settembre 1511 la Madonna apparve al patrizio Girolamo Emiliani, capitano delle truppe venete in lotta contro la Lega di Cambrai, fatto prigioniero e incatenato in un’oscura prigione nei pressi di Treviso. La Madonna, da lui invocata, lo sciolse dalle catene e lo aiutò ad uscire dalla prigione e dall’accampamento nemico. Con l’aiuto della Vergine, da nobile guerriero, Girolamo Emiliani si trasformò gradualmente in Padre degli Orfani e diede vita all’Ordine dei Padri Somaschi che quest’anno celebrano, con grande gioia, l’Anno giubilare (500 anni dall’intervento di Maria). L’8 febbraio, Festa di San Girolamo, una Concelebrazione eucaristica da parte dal Vescovo di Bergamo Mons. Francesco Beschi. del Preposito generale Padre Franco Moscone e di molti Padri Somaschi, ha solennizzato, alla presenza di moltissimi devoti del Santo, questo grande Evento. Il nostro Istituto partecipa con affetto al Giubileo dei Padri Somaschi e ne condivide l’esultanza.

GLI ALUNNI DELLE SCUOLE SECONDARIE E LA FESTA DI SAN GIROLAMO A cura della Scuola secondaria di 1° grado “Caterina Cittadini” di Calolziocorte (Lc)

FORME E COLORI DELLA MUSICA PREPARAZIONE DEL LAVORO Quest’anno, come ogni anno, vengono esposti alla Casa madre delle Suore Orsoline di Somasca i quadri degli alunni delle Scuole medie “Caterina Cittadini” e “Massimiliano Kolbe”, in occasione della Festa di San Girolamo. La mostra ha un tema sempre diverso e questa volta si intitola: “Forme e colori della musica”. Per realizzare un quadro bisognava scegliere una canzone e rappresentarne il contenuto.

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A lavoro completato occorreva scrivere una piccola frase che descrivesse brevemente il significato del quadro e riportare vicino ad essa il cantante e il titolo della canzone. Marco

La realizzazione del disegno è stata lunga: la professoressa ci ha consigliato di predisporre prima un bozzetto, per il quale abbiamo impiegato una settimana di lavoro. Terminato il bozzetto ho incominciato l’esecuzione del disegno definitivo.


Voci di casa nostra Io ho scelto “Quando l’amicizia” di Laura Pausini. Mi piace molto il significato di questa canzone, oltre al ritmo e la melodia. Ho rappresentato quattro ombre nere controluce, accostate le une alle altre e sotto, in primo piano, ho disegnato due mani intrecciate fra loro, simboli dell’amicizia e della fratellanza, con un prato pieno di fiori sullo sfondo, simbolo dell’allegria e dell’unione degli amici. Mi ha colpito molto la frase “Non sarai mai solo: io ci sarò”, perché Laura Pausini è riuscita a racchiudere in una frase tutto il senso dell’amicizia: un amico, infatti, ti è sempre vicino in qualunque situazione. Matilde Un momento di preghiera degli alunni con linsegnante.

Dopo circa un mese l’attività è terminata: mi ha molto interessato e coinvolto e sono stato soddisfatto della mia realizzazione. Edoardo

COSA ABBIAMO VOLUTO RAPPRESENTARE

Per il mio disegno mi sono basato sul testo della canzone “50 special”, brano d’esordio del gruppo italiano Luna Pop. Il testo e la musica sono stati scritti e composti da Cesare Cremonini. Elaborare questo disegno per me non è stato facile, perché ho dovuto ascoltare parecchie volte il ritornello della canzone, per disegnare ogni minimo particolare. Ma, devo ammettere, che lo sforzo non è stato vano e il mio quadro mi piace molto! Federico

Io ho deciso di rappresentare il disegno su una canzone di Emma Marrone dal titolo “Voglio calore”. Ho disegnato uno sfondo giallo con delle sfumature arancioni, la luna blu e alcune nuvole, come se le girassero intorno. In primo piano in basso sulla sinistra ho disegnato un viso femminile con dei capelli lunghi mossi dal vento, sulla destra un altro viso di donna di profilo… Marco

Il mio disegno per il Concorso di San Girolamo è tratto dalla canzone di Povia “I bambini fanno oh”. Esso rappresenta alcuni ragazzi in festa, molto colorati. Sullo sfondo un tramonto, simbolo di bellezza, che solo i bambini sanno ammirare, perché spesso gli adulti hanno perso la consapevolezza delle piccole cose. E’ stata una bella esperienza, dalla partenza (la ricerca del-

I capolavori delle classi Terze.

I disegni dei ragazzi delle classi Prime e Seconde.

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Voci di casa nostra la canzone) alla fine (l’esposizione dei quadri) e, con le correzioni della prof.ssa Emi, sono arrivato ad avere un ottimo disegno.

l’onda che ci sommerge, ma noi, nonostante l’insuccesso, dobbiamo continuare ad illuminare. Martina

Samuele

Per fare questo quadro ci sono volute molte ore di sforzo, di impegno e di lavoro, ma soprattutto di pensiero: un argomento così non è “roba da tutti i giorni” ed è anche molto complicato. Simone

I NOSTRI SENTIMENTI Il mio disegno trasmette molte emozioni: l’inquietudine provocata dal buio delle case, la gioia trasmessa dai fiori, un grande calore emanato dalla luminosità delle lucciole. C’è anche un grande sentimento di libertà, trasmesso dall’onda; infatti, essa è libera e non c’è niente che la possa fermare. Riflettendo sul mio disegno esso può rappresentare la vita di tutti i giorni: noi siamo le lucciole, abitanti del mondo. Spesso capita a tutti che qualcosa “ci butti giù”, proprio come

Il messaggio che ho voluto trasmettere con il mio disegno è di non essere avidi, ma di aiutare chi è in difficoltà, per scoprire, in fondo, che ci vuole solo un piccolo gesto per far felici le persone. Come dice il titolo della canzone “Non basta un sorriso”. Infatti a volte non basta un volto felice, bisogna fare qualcosa di concreto per aiutare le persone in difficoltà, non solo coloro che sono lontani da noi, ma anche quelli che fanno parte della nostra vita quotidiana. Così vedrete che ci si sentirà meglio, ognuno sarà orgoglioso e fiero di se stesso. Livia

Il mio disegno racconta una storia d’amore, ma ad un tratto scoppia il caos. Anche se nel mondo prevalgono la confusione e l’odio, la coppia innamorata riuscirà a sconfiggere il male e l’ipocrisia. Alessandra

Gli alunni di classe Prima in visita al Museo “Le Sorgenti”.

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CONCORSO DI POESIA: SAN GIROLAMO E LA SUA TERRA


Voci di casa nostra

Alcune delle tante poesie scritte dai ragazzi.

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Voci di casa nostra SVIZZERA

DEDICATO… A VOI SORELLE!

LA CHAUX DE FONDS ADDIO SVIZZERA! TI PORTEREMO SEMPRE NEL CUORE Il 20 novembre u.s. La Chaux de Fonds ha salutato le Consorelle che, nel ridimensionamento in cui si sta impegnando l’Istituto, stavano per lasciare la Missione dopo quasi cinquant’anni di presenza tra gli emigranti italiani. Commoventi i saluti, i ricordi, i ringraziamenti da parte di rappresentanti e di singoli. Significativo, palese, gratificante ne è prova quanto è stato scritto da chi ha vissuto in prima persona il valore apostolico della presenza delle Suore.

UNA PORTA! … una porta, un invito a camminare ed incontrare! … è questo che vogliamo riconoscere nelle nostre Suore! Una porta aperta che ha saputo accogliere e ascoltare, una porta che non si è chiusa su di sé, ma che si è aperta al mondo sempre più grande, sempre più attento: … dalle persone sradicate, alle famiglie in cerca di una nuova vita… … dai bambini, agli anziani, … fino ai luoghi di missione dove l’aiuto si volge all’altro da sé! Grazie a loro, tutti hanno trovato una porta aperta in un orecchio teso e in un occhio che sa scorgere la luce che trema sui volti. Così vogliamo ringraziare voi, sorelle e amiche, perché la porta aperta è una strada che si apre, un cammino che continua seguendo un esempio che avete incarnato con ineffabile amore!

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Se bastasse una bella canzone per dir grazie alle Suore si potrebbe cantarla un milione un milione di volte Bastasse già, bastasse già non ci vorrebbe poi tanto a imparare ad amare di più… Se bastasse una vera canzone per accompagnarvi si potrebbe cantare più forte visto che siamo in tanti Fosse così, fosse così non si dovrebbe lottare per farsi sentire di più… Se bastasse una buona canzone per rimanere assieme si potrebbe trovarla nel cuore senza andare lontano Bastasse già, bastasse già non ci sarebbe bisogno di essere tristi. Dedicato a voi Sorelle che ve ne andate Dedicato a voi Sorelle che malgrado il nostro cuore triste


Voci di casa nostra sarete insieme a noi per sempre. Dedicato a tutti noi che stiamo aspettando Dedicato a tutti noi che rimaniamo dei sognatori per questo sempre più da soli… Se bastasse una grande canzone per parlare d’amore si potrebbe chiamarvi per nome Siete le nostre Suore e un’altra poi, e un’altra poi fin che saremo un enorme coro più vivo che mai… Dedicato a voi Sorelle che andate lontano Dedicato a voi Sorelle che non avete esitato a dare la vostra vita per cambiare Dedicato a voi Sorelle che state aspettando Dedicato a tutti noi che venuti su con troppo vento quel tempo gli è rimasto dentro… In ogni senso… Avete creduto, cercato e voluto la vostra missione. Il Gruppo Canto della Missione (da una canzone di Eros Ramazzotti)

UN GRAZIE DOVUTO E CORDIALE Come non ricordare, al mio arrivo dall’Italia, quel 12 settembre 1966, quando incontrai per la prima volta le tre Suore Orsoline di San Girolamo di Somasca operanti a La Chaux de Fonds, stanziate al n. 47 di Rue du Parc? Quello era l’indirizzo anche della Scuola materna e, qualche tempo dopo, anche della Missione Cattolica Italiana e dei missionari bergamaschi. Il compito, meglio, la missione delle Suore, era quella di gestire la Scuola materna che educava e custodiva, per quasi dieci ore al giorno, un bel gruppo di bambini degli emigranti italiani. Erano Suore abbastanza giovani, capaci, quindi, di affrontare questa fatica molto apprezzata dai nostri connazionali (circa 6500), oriundi da quasi tutte le regioni d’Italia. Erano presenti appena da circa un anno (1965), ma la Scuola materna permetteva di avere contatti familiari con le famiglie che venivano a portare, dalle 6 in poi, i bambini, che restavano fino alle 18 pomeridiane. Quindi respiravano clima italiano e potevano parlare la loro lingua materna. Come maestre d’asilo non potevano non privilegiare quel passo del vangelo di Marco: “Lasciate che i bambini vengano a me… a chi è come loro appartiene il regno di Dio” (Mc. 10, 14). Lungo i quarantasei anni di permanenza delle Suore a La Chaux de Fonds ci furono diversi avvicendamenti conformi alle norme dell’Istituto o per motivi di salute, da richieste personali o da esigenze

della Congregazione religiosa. Il record di presenza a La Chaux de Fonds l’ha battuto Suor Luisa Testa, nativa di Pradalunga (1965-2009). Più volte ripeteva: “Desidero morire in Svizzera”. Il Signore l’ha ascoltata. Ha sofferto per parecchi anni pur restando fedele ai suoi doveri e impegni; è morta il 9 ottobre 2009, rimpianta da noi Sacerdoti e da tutta la Comunità italiana di La Chaux de Fonds e di Le Locle. Erano Suore disponibilissime a dare una mano per la Pastorale missionaria dei Sacerdoti; disponibilità che divenne poi, specialmente dopo la chiusura della Scuola materna, riconosciuta anche dalla Chiesa locale e dall’amministrazione del Cantone di Neuchâtel. Una Suora si prestava per attività catechistiche, liturgiche, pastorali nella Missione di Le Locle, specialmente da quando ci fu un solo missionario per le due città (La Chaux de Fonds - Le Locle). In questi ultimi anni anche la Missione di Neuchâtel ha richiesto un aiuto pastorale che è stato prestato con grande generosità da Suor Marilena. Sento il dovere di affermare che sono state, per noi Preti, di esempio sia nel saper dare giusta importanza e tempo alla Vita religiosa, che nella collaborazione prestata in diverse attività pastorali e ludiche, sia nel visitare e avvicinare i malati nelle case e nell’ospedale, che nel creare amicizia e contatti dicendo una buona parola anche a persone lontane dalla Chiesa: la cordialità con italiani e svizzeri vale più del saper parlare francese. Era bello vederle partecipare volentieri e con interesse agli incontri con i Sa-

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Voci di casa nostra cerdoti bergamaschi operanti nelle cinque missioni svizzere. La presenza, poi, del Vescovo di Bergamo, quando veniva, le metteva in ansia e si facevano in quattro per farci fare bella figura e per dimostrare agli ospiti gioia e riconoscenza. Se poi pensiamo che passarono a La Chaux de Fonds ben dieci Sacerdoti per il servizio pastorale in loco, per loro non fu sempre facile conoscere i diversi tipi e caratteri e assecondare gli orientamenti pastorali di ciascuno. Credo che da noi Direttori di missione, non può mancare un grande senso di gratitudine per averci aiutati generosamente nonostante tutti i nostri limiti. Non possiamo dimenticare in questa occasione le Suore passate di qui, operanti per tanti o pochi anni.

Durante la Messa di saluto e di ringraziamento è bene che si facciano i nomi sia di quelle che il Signore ha preso con sé, sia di quelle ancora operanti qui o altrove. Ci auguriamo di rivederci tutti in Paradiso. Esprimo, anche a nome dei miei Confratelli Sacerdoti, un cordialissimo grazie a ciascuna Suora, innanzitutto, e all’Istituto delle Suore Orsoline di San Girolamo in Somasca degnamente rappresentato dalla Superiora generale, Suor Letizia Pedretti. Avremmo desiderato fossero rimaste più a lungo, ma comprendiamo le loro difficoltà. Il Signore benedica il lavoro di tante Suore e doni fecondità di vocazioni al vostro Istituto per il bene della Chiesa. Mons. Lino Belotti, Vescovo

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UN PASSAGGIO DI TESTIMONE NELLA FEDELTA’ Se abbiamo avuto la possibilità di parlare con le Suore in questi ultimi mesi, abbiamo certamente percepito la loro passione per la missione e la non facile situazione in cui vivono. I sentimenti sono difficili da gestire, ma proprio per questo, ancor più che in altri momenti, possiamo davvero imparare da loro. La difficoltà di lasciarle è nostra, ma la difficoltà di partire è la loro e accettarla con obbedienza e fedeltà è la testimonianza che ci offrono. Lasciare una comunità in cui hanno vissuto (sarebbe meglio dire con cui hanno vissuto) non è facile, per nessuno! Eppure è in questi momenti che possiamo davvero capire cosa hanno fatto tra noi tutti questi anni: hanno semplicemente e fedelmente fatto le Suore! Partire è così rispettare la loro vocazione. Vocazione al servizio, vocazione alla Chiesa, vocazione di Dio! Non è minimizzare quello che hanno fatto in tutto questo tempo, ma certamente in questo momento ci lasciano un esempio ancora più grande. Ancora più grande, sì, perché questa volta è direttamente e pesantemente vissuto sulla pelle. La libertà personale non è annichilita, ma accordata in una storia di vita; fa parte di tutta la loro scelta di fede, del loro essere Suore. Vivere così ci indica il grande valore che ci hanno testimoniato: vale la pena vivere per Cristo e per il Vange-


Voci di casa nostra lo. E, se nella difficoltà, con sentimenti certamente contrastati e contrastanti, partono, ci lasciano ancora un grande insegnamento: ci mostrano, ancora una volta, che è possibile vivere il servizio e la disponibilità agli altri e all’Altro in modo totale. Non dimentichiamolo mai! È questo che rende grande una vita, più di molti altri successi o imprese. Suor Vanna, Suor Domizia, Suor Marilena: GRAZIE! Don Flavio Gritti attuale missionario a La Chaux de Fonds

" LA CHIESA LOCALE HA RICEVUTO DALLE SUORE… Questa realtà, che ci è stata annunciata qualche tempo fa, si è concretizzata!: le Suore italiane di La Chaux de Fonds lasciano la città. Una città che non sarà più la stessa: essa ha molti colori, ma ecco! uno di questi colori - quello dell’accoglienza dei migranti italiani, della Scuola materna, della visita agli ammalati e agli anziani, della catechesi, quello della presenza delle Suore in Rue du Parc 47, quello del Ministero pastorale non solo a La Chaux de Fonds, ma ugualmente sull’intero Cantone de Neuchâtel - se ne va e non sarà più rimpiazzato. Mie Sorelle, a nome di tutti i cattolici di questo Cantone, a nome dei parrocchiani di La Chaux de Fonds e de Le Locle, a nome di tutti i membri della Missione Italiana, veramente un grande grazie e la nostra riconoscenza per tutto quello che avete portato tra noi con la vostra presenza. Oh! questo non è sempre stato facile… avete conosciuto dei migranti italiani, dei Sacerdoti responsabili della Missione, dei membri dei diversi Consigli, dei Vicari episcopali! Ma voi avete sempre dimostrato che l’ascolto di chi stava cercando trovava in voi un orecchio attento, a volte forte, ma sempre attento. Avevo 18 anni quando arrivarono le prime Suore e mi ricordo bene che ci si chiedeva cosa potessero fare delle Suore italiane! Progressivamente, grazie alla vostra competenza, alle vostre abilità, al vostro modo d’essere, avete conquistato tutti qui a Neuchâtel.

Mi piace farvi una confidenza, care Suore: era la domenica 19 maggio 1974. Io dirigevo il coro nella Messa celebrata in italiano nella Chiesa del Sacro Cuore; c’era la lettura degli Atti degli Apostoli che diceva pressappoco così: “Filippo era arrivato in una città e proclamava il Signore Gesù. E la folla era meravigliata di quello che diceva Filippo” (At. 8). Al termine della Messa, una di voi (non mi ricordo più chi) m’ha detto: “E se Filippo fossi tu?”. Io rimasi stupito, poi presi il treno per andare a Ginevra per una riunione di famiglie senza più pensare a ciò che mi era stato detto. Un giorno, davanti alla mia famiglia, durante il pasto, ho detto: “Io entro in Seminario!”. Grazie, mie care Suore! Quel giorno voi avete fatto un buon lavoro: sono molto felice di questo mio Ministero di Sacerdote e voi siete in me… Noi tutti desideriamo per voi tutto il bene possibile per il vostro avvenire. Voi avete bisogno delle nostre preghiere e su queste potete contare, così come noi sappiamo di poter contare sulle vostre.

Non vi dimenticheremo mai, così come sappiamo che voi non dimenticherete mai la Casa degli Italiani in Rue du Parc. Con tantissima emozione vi dico: “Arrivederci e buona strada!”. Jean Jacques Martin Vicario episcopale del Cantone di Neuchâtel

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Voci di casa nostra

ANCHE LA COMUNITÀ HA BEN ACCOLTO LE SUORE “Il Signore custodì il suo popolo come la pupilla del suo occhio. Come un’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali” (Deut. 32, 10-11).

Con sentimenti di riconoscenza a Dio, ripercorro con emozione e profondo senso di gratitudine il cammino del nostro Istituto nei quasi cinquant’anni di presenza educativa in Svizzera e, in particolare, a La Chaux de Fonds e Le Locle. Quando negli anni Sessanta le Suore da Somasca vennero in Svizzera, portarono con sé fondamentalmente un’unica ricchezza: il loro desiderio di porsi accanto alla gente e di narrare, con la semplicità della vita, l’amore educativo di Dio per il Suo popolo, non basandosi su particolari competenze umane o innovative metodologie educative, bensì scegliendo la condivisione come fondamentale stile pastorale. Si posero, così, umilmente a servizio delle famiglie degli emigranti italiani, condividendo le fatiche, le gioie e le prove di chi, lontano dai luoghi e affetti più cari cercava, oltre al lavoro, il calore di un ambiente familiare per mitigare il “gelo” di una vita scandita dal rigoroso ritmo della fabbrica e dal lungo inverno della montagna e della solitudine. E la porta della Missione si è aperta un po’ per tutti, oltre ogni distinzione di origine e religione professata. I sacrifici non sono mancati, ma non è mai venuta meno la certezza della presenza di Dio, guida fedele e provvidente, che ha sempre sostenuto e accompagnato le Suore anche attraverso la stima, l’affetto e l’aiuto di tante persone. Nello scorrere degli anni le diverse trasformazioni del servizio educativo svolto dalle Suore nella Missione, dovuto ai mutamenti sociali e alle diverse esigenze pastorali, ha richiesto flessibilità e nuove progettualità, ma è sempre stato svolto con tanto amore per il bene della Chiesa e, in particolare, delle famiglie e delle nuove generazioni. La Chaux de Fonds, Le Locle, Neuchâtel, la Val Travers...

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sembra di rivedere i volti delle Suore che, con la loro sensibilità e passione educativa in nome di Cristo, hanno regalato un po’ di tempo per l’ascolto, un sorriso, un insegnamento di vita, una parola di bontà, un rimprovero, un gesto di carità, una preghiera, perché tutti, dai bambini agli anziani, trovassero casa nel loro cuore di madri in Cristo, come indicato dalla Beata Caterina Cittadini e dalla sorella Giuditta, nostre Fondatrici: “Facciano stima delle [persone] loro affidate come di un prezioso tesoro, considerando che sono anime che il Signore ha riscattate collo spargimento di tutto il suo sangue preziosissimo: le amino tutte senza differenza e parzialità, diportandosi con esse, non coll’autorità di Superiora, ma con cuore di madri” (Regole 1857, Capo XVIII, II). E’ forte la certezza che la maternità educativa, che le Suore hanno vissuto ponendosi con semplicità accanto alla gente, non caratterizza semplicemente una pagina di storia, che ora purtroppo si chiude, ma è un evento fecondo e vivo, radicato vitalmente nel cammino delle persone, perché i bambini, i giovani, gli adulti che, anche grazie al consiglio fraterno e alla formazione umana e cristiana ricevuta dalle Suore, sono oggi “lievito” di bene per le famiglie, la missione e la società ne assicurano la fecondità per l’oggi e per il futuro. Il bene ricevuto e donato è il segno più bello di un cammino tracciato, memoria del grazie profondo del cuore. E’ con questa certezza che ringraziamo il Signore per questo tempo, per averci custodito come pupilla del Suo occhio e sollevato sulle ali della Sua paterna tenerezza. Il nostro grazie per tutti e per ciascuno si colora anche di mondialità per la carità educativa che, anche attraverso la vostra generosità, il nostro Istituto ha donato e continua a regalare ai bambini accolti nelle nostre case, orfanotrofi e scuole in Asia e in America Latina. A Lui, Educatore instancabile del suo popolo, affido tutti e ciascuno con l’augurio fraterno indicato nella Parola di Dio: “Camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore, vostro Dio, vi ha prescritto, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nella terra di cui avrete il possesso” (Deut 5, 33). Con fraterna riconoscenza. Suor Letizia Pedretti Superiora generale


Voci di casa nostra INDIA MYSORE LA VISITA DI MADRE LETIZIA In data 25 novembre u.s. al mattino presto Madre Letizia, accompagnata da Suor Pierluisa, è arrivata in India ricevendo un caloroso benvenuto che, secondo l’usanza indiana, si manifesta con un segno floreale e canti.

DEDICA ALLE SUORE Alle nostre care Suore Orsoline - che con acutezza e bontà sopraffine, ci hanno accompagnato per un così lungo cammino pieno di fede, dolcezza e amore genuino rivolgiamo il nostro augurio più sincero, che sorge dal cuore con animo vero. Il Signore vi segua sempre e in ogni posto per tutto l’amore che in Lui avete riposto. Dio vi accompagni e vi renda sempre e in ogni sede portatrici di amore, tenerezza e tanta fede. Sorelle carissime! Grazie di cuore per tutto quello che ci avete dato e che sarà sempre da noi affettuosamente e nostalgicamente ricordato. Arrivederci! Salvatore Schembari e famiglia

La visita della Madre generale è sempre molto attesa dalle Sorelle della Delegazione perché è occasione per rafforzare il senso di appartenenza alla nostra piccola Famiglia religiosa e per essere unite ad una comune missione. La Madre, con Suor Pierluisa, Suor Theresa e la Delegata per la Missione indiana Suor Alphonsa, ha iniziato a visitare le comunità vicine e lontane. Ci sono stati incontri molto belli e molto arricchenti sia con le Suore che con i Sacerdoti e la gente che collabora nelle diverse attività. Il 27 novembre la Madre ha visitato la Comunità di Sneha Bhavan in Arugolanu, nello Stato dell’Andhra Pradesh, dove ha ricevuto un caloroso benvenuto dai bambini che stanno con le Suore. L’attività educativa di questa comunità tra la povera gente sta già portando frutti e le attività pastorali che le Suore portano avanti in collaborazione con la Par-

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Voci di casa nostra rocchia sono davvero edificanti. La stessa sera la Madre ha avuto un incontro molto arricchente con l’intera Comunità educativa per condividerne gioie, difficoltà e speranze. In genere, la missione è molto attiva e ricca di frutti, grazie anche all’aiuto di molti volontari che collaborano con le Suore per rispondere ai vari bisogni del luogo. La Madre ha incoraggiato le Suore a continuare con coraggio ed entusiasmo il buon lavoro fatto fin’ora. La mattina seguente è stata celebrata l’Eucarestia in presenza dell’intera

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comunità in cui si è pregato per le speciali intenzioni della Madre che ha celebrato i suoi cinquant’anni anni di Vita religiosa. Nello stesso giorno abbiamo visitato la Comunità di Nagercoil, dove le Suore lavorano, in collaborazione con i Padri somaschi, a favore delle ragazze giovani che stanno con loro guidandole a fare le scelte giuste nella vita mentre completano gli studi. La Madre era molto soddisfatta per i bei lavori effettuati e per l’opportunità di condividere, riflettere e sperare per questa missione iniziata dopo lo Tsunami di alcuni anni fa. Alcune persone hanno ripreso la loro vita già dopo la tragedia, mentre altre ancora faticano a farlo; la presenza delle Religiose in questa località è una grande benedizione per le famiglie. Il 30 novembre abbiamo visitato la Comunità di Shanthi-Niketan, a Kundukulam, dove quattro Suore svolgono una missione educativo-apostolica tra i più poveri dei villaggi, in collaborazione con la parrocchia. Qui abbiamo una Scuola materna per i bambini del villaggio e un Convitto che ospita quarantacinque giovani ragazze provenienti da famiglie povere, così che possano studiare e avere pasti giornalieri. La comunità era estremamente contenta di accogliere la Madre e le Suore che l’hanno accompagnata. In occasione del suo 50° anniversario di Vita religiosa, la sera stessa i bambini hanno espresso la loro gioia con balli, canzoni e scenette. E’ seguita la Celebrazione eucaristica in cui si è ringraziato il Signore per come la Congregazione aiuta la missione. Le Suore hanno avuto pure l’occasione di condividere con la Madre le loro gioie, le sofferenze, le speranze e i progetti per il futuro; è

stata, pure, aiuto grande per tutte l’opportunità di riflessione e di preghiera insieme per il bene della Missione. Una delle preoccupazioni più grandi è l’approvazione del Governo per gestire la Scuola materna; affidiamo questa difficoltà all’intercessione delle nostre Madri Fondatrici così che possiamo veramente continuare a lavorare a favore dei poveri e dei meno fortunati. Il 1 dicembre siamo tornate a Jyothi Nilaya dove la Madre ha incontrato diversi gruppi, quali le Suore che collaborano direttamente nella Scuola, le Suore che lavorano negli Uffici amministrativi per la comunità, le Suore coinvolte nella formazione delle più giovani e il Consiglio di Delegazione. In ogni singolo progetto di Dio ci sono sempre difficoltà e problemi che ci aiutano a lavorare sodo, a stare insieme e a pregare perchè la grazia di Dio vegli sulle nostre attività. La Missione in India è cresciuta molto: tanti sacrifici sono stati fatti con il desiderio di compiere il bene e di diffondere il Carisma della Beata Caterina e di Giuditta Cittadini, di lavorare a favore dei poveri e degli abbandonati. Collaborando con la Chiesa locale


Voci di casa nostra portiamo avanti la missione di evangelizzazione cercando di vivere il messaggio del Vangelo con la testimonianza della nostra vita così che molti bambini poveri e le loro famiglie traggano beneficio dalla nostra presenza. La Madre è stata contenta dei numerosi progressi svolti dalle Suore e le ha incoraggiate a continuare il bel lavoro che Dio ha iniziato qui. Il desiderio di molte ragazze di impegnarsi al servizio di Dio è segno che Lui benedice le nostre attività e che desidera che noi facciamo tutto per la Sua maggior gloria. Nei giorni 4 e 5 dicembre abbiamo visitato la Comunità di Kedamullore dove le Suore si prendono cura delle bambine povere dando loro istruzione e cura proprie di un ambiente familiare sereno e la Comunità di Kannur dove la costruzione della Scuola si sta quasi ultimando.

L’8 dicembre sei Suore hanno emesso i loro Voti in perpetuo, mentre quattro Novizie hanno fatto la loro prima Professione religiosa: per tutte le Suore nella Delegazione indiana è stata una bellissima occasione per raccogliersi attorno alla Madre, per ringraziare Dio delle tante benedizioni ed esprimere il desiderio che tutte possano crescere in santità. La sera dello stesso giorno la Comunità si è riunita ancora per distribuire regali alle Suore professe, per salutarle e comunicare loro gli auguri giunti dalle diverse Comunità sparse nel mondo. Abbiamo ringraziato Dio per la Sua presenza in mezzo a noi e per la nostra unione fraterna che assicura il nostro senso di appartenenza a questa Famiglia religiosa. La sera del 9 dicembre tutte le Suore hanno festeggiato, in modo molto semplice, il 50° anniversario di Madre Letizia con una Santa Messa ce-

lebrata dal Parroco, Reverendo Padre Arul Raj; le Suore e i bambini hanno cantato melodiosi canti e pregato secondo le intenzioni della Madre. Abbiamo cenato insieme e la Comunità intera ha espresso, poi, la sua gioia con danze e canti. Speriamo che la nostra Missione possa crescere sempre più seguendo l’esempio delle nostre Fondatrici e vivendo la carità educativa tra i poveri e i bisognosi, così che il messaggio del Vangelo possa raggiungere il maggior numero di persone che ancora vivono nel buio e nella schiavitù di varie credenze che finiscono solo per opprimere. Le Suore della Delegazione indiana hanno diversi sogni e progetti per il bene della missione che Dio ha affidato loro e sono state contente di aver avuto in questi giorni la Madre generale per poterli condividere con lei. Suor Theresa Edacheril

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Voci di casa nostra PRIMA PROFESSIONE 8 dicembre 2011

“MOLTI SONO I CHIAMATI, MA POCHI GLI ELETTI” Il giorno tanto atteso è arrivato per le nostre quattro Novizie che hanno avuto il privilegio di emettere i loro primi Voti il giorno dell’Immacolata Concezione di Maria: la gioia, per tutte le Suore Orsoline di Somasca presenti in India, è stata grande per questo loro donarsi. Molte le Sorelle, arrivate dalle diverse Comunità, che hanno partecipato all’Eucaristia ringraziando il Signore per Savitha, Sowjanya, Sruthi e Sujitha che hanno risposto alla chiamata di Dio. Il parroco di Gayathripuram, Rev. Fr. Arul Raj, ha presieduto la Santa Messa concelebrata da altri quattro Sacerdoti. All’inizio della Celebrazione, le Novizie sono salite all’altare accompagnate dai loro genitori. Il momento della Professione dei Voti, emessi nelle mani di Madre Letizia Pedretti, Superiora generale, è stato molto emozionante per tutti i presenti, così come è stato commovente vedere poi le giovani Professe vestite dell’abito, del Velo e del Crocifisso, segni propri della Consacrazione religiosa. Il Celebrante, durante l’omelia, riferendosi alla vita di Madre Caterina, ha focalizzato l’importanza di stare con il Signore e di portare, sempre e ovunque, gli altri a Lui af-

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fermando che in questo mondo pochissimi hanno il coraggio di donare la vita per il Signore. “Il “Fiat” della Beata Vergine Maria, ha continuato, deve caratterizzare anche la nostra vita quotidiana affinchè si realizzi il piano che Dio ha per ciascuno di noi”. Al termine della Celebrazione, Fr. Arun (SJ), cugino di Suor Savitha, ha ringraziato tutte le Suore per la loro testimonianza e per la formazione che hanno dato alle nuove Professe perpetue. Anche Madre Letizia ha ringraziato apprezzando, soprattutto, la fiducia dei genitori nell’offrire le loro figlie alla nostra Famiglia religiosa ed esprimendo la sua gioia perché l’India è un paese ricco di vocazioni. Che le parole di Madre Caterina “ESSERE DI CRISTO PER PORTARE A CRISTO” siano sempre presenti nei nostri cuori. Suor Ruth Antoniette


Voci di casa nostra 1. GRAZIE AL CREATORE

3. ECCO, IO VENGO PER FARE LA TUA VOLONTÀ

Oh, meraviglioso Creatore! La mia gioia è di esseretua, la tua presenzaè la mia gioia e io canto la tua lode. Nelle difficoltà della vita ti prego di tenere la mia mano, perché non miabbia a perdere. Ho sentito sussurrare:“DIO TI AMA”. Non posso, per questo, temere nei giorni della prova perché costantemente sperimento la benedizione delle nostre Fondatrici Caterina e Giuditta Cittadini, che mi hanno aiutata adirecon gioiache “Dio hauna particolare curaper me”. Le sue viesono misteriosee Lui, attraversole mie Sorelle, continua a rivelarmiil suo amore. La mia esperienza in Noviziato è stata bellissima.Ero come in un giardino di girasoli dove la Maestra era il giardiniere che mi indirizzava alla contemplazione di Dio, proprio comeil girasoleguarda il solee ricevele graziedi Dio.Ho accolto il Suo amore, ho condiviso la Sua bontà e sono fiorita dove sono stata piantata.Per questo Lo ringrazio e sono contenta di diventare sua serva fedele. Suor Savitha Mary

Il mio cuore è pieno di gioia perché Dio ha compiuto molti miracoli nella mia vita; Lo ringrazio per avermi datola possibilità di sceglierLo comemio Sposo e per avermi chiamata ad essere figlia della Beata Caterina edi Giuditta. Gli anni che ho trascorso in Formazionemi hanno aiutata adessere sempre più radicata nell’amore diDioe ad impararemolte cose.E’ ungrande privilegiofare la volontàdi Dio e sperimentare lasua provvidenzanella propria vita.L’esperienzache ho fatto di Luidurante il mioNoviziato mi ha resoforte nellavocazione.Lo ringrazioperla mia Formatriceperché, attraversolei, sono stata plasmata;Lo ringrazio ancheper le mie Sorelle e le mie compagne che mi hanno sostenuto nel cammino. Nell’amore del Signore io pronuncio il mio SI totale. “Ecco, io vengo per fare la Tua volontà”: la Tua mano potentemi riempia di amore e dibenedizioni. Suor Shruthi

2. LA PROFONDITÀ DEL MIO ESSERE Diorisiedenel profondo delmio essereed è il miracolo che ha riempito il mio cuore. Lo ringrazio per il donodella mia vita eper labella esperienzadi Noviziatochemi ha aiutato adincontrarLo come vero Sposo. Le numerose stelle del cielo, la profondità del mare, la siccità continua nel deserto: tutte meraviglie chemi hanno aiutata ad entrare sempre più in me stessa. L’invitoche Dio mi ha fatto di volerlo seguire è un miracolo grande; Lui, mio Sposo, in questi due anni di Noviziato, è stato un pastore che mi ha guidato con il Suo amore.Lo scoprireil Suo pianomi ha portata a dirgliil mio SI totale. La mia maestra di Noviziato, SuorArogyaMary Yagappa,è stata un grande sostegno in questi due anni e il suo amore materno mi ha guidata anche attraverso alcune correzioni. Credo sinceramente cheè stata la provvidenza diDio afar siche io potessi crescere bene per servirLo fedelmente con gioia.L’assistenza delle nostre Fondatrici, la Beata Caterina e Giuditta Cittadini, mi ha aiutata a coltivare la qualità di vera Madre e la quotidiana ricerca della santità mi porta atrovare un postonel regno di Dio.

4. LA MIAVITA È UNLIBRO E DIO È LA PRIMA PAGINA Caro Signore e mio amato sposo, il miocuore è colmo dilode e di ringraziamentoper il donodella mia vita e per avermi chiamata ad una vita di consacrazione per poterti meglioservire in questa Famiglia religiosa. Ho desiderio di diventare una vera figlia della nostra amata Beata Caterina e di Giuditta, di essere madre in Cristo e di trovarein Teil tesorodella mia vita. Ti ringrazio per la Tua guida amorevole, per la graziatraboccantee per avermi datomolte occasioni per capireil Tuo amoreinfinitoe la Tua paternità. Hairiempitola mia vita conle Tueinnumerevoli benedizioni: io, incessantemente, canteròle Tue lodi per tuttala mia vita. Suor Sujitha

Suor Sowjanya

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Voci di casa nostra VOTI PERPETUI 8 dicembre 2011

“ESSERE DI CRISTO PER PORTARE A CRISTO” Oggi i nostri cuori sono colmi di gioia e di gratitudine per le nostre Sorelle Suor Amala, Suor Prema, Suor Mary Vimala, Suor Jhansi, Suor Kavitha, Suor Monica Shanthi che, con la professione dei Voti perpetui, per sempre donano tutta la loro vita al servizio di Dio e dei fratelli. La Celebrazione eucaristica è stata presieduta dal Rt. Rev. Dr. Thomas Anthony Vazappilly, Vescovo di Mysore, che ha concelebrato con altri Sacerdoti. Nella sua omelia il Vescovo ha sottolineato due importanti eventi: la Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria e l’offerta totale delle nostre sei Sorelle alla Chiesa intera. “Dio ha scelto Maria per portare la sua salvezza al mon-

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do; allo stesso modo Egli sceglie persone consacrate per essere suoi testimoni e per continuare la sua opera redentrice. È un giorno memorabile per le nostre sei Sorelle che hanno scelto di appartenere totalmente a Lui solo. La vita religiosa è una sfida per questo mondo globalizzato; ci vogliono pochi minuti per emettere i propri Voti, ma il sì deve durare fino al termine della vita.La vostra vita deve essere un’offerta a Dio e ai fratelli per sempre: date senza misura perché Dio dona sempre con abbondanza a noi”. Madre Letizia Pedretti ha ricevuto con gioia le sei giovani Sorelle, come membri effettivi della nostra Famiglia religiosa. La presenza di Suor PierLuisa e di Suor Theresa ha portato più gioia, mentrela presenza orante e amorevole dei genitori delle nostre Sorelle, che le hanno accompagnate all’altare e offerte al Signore, ha dato un senso profondo a questa Celebrazione. Al termine, Madre Letizia ha ringraziato e assicurato a tutti il ricordo nella preghiera; si è poi congratulata con le neo Professe perpetue: “Dio sia l’inizio, il centro e il fine di ogni vostra azione”. Suor Ruth Antoinette


Voci di casa nostra 1. CHE COSA RENDERO’ AL SIGNORE PER QUANTO MI HA DATO? (Sl. 116, 12)

Il mio cuore si rivolge con gratitudine a Dio perché ha fatto grandi cose in me perché io potessi trovare la vera felicitàin Luisolo.Dio è il mio unico rifugio, Lui è accanto a me ed Egli mi nasconde all’ombra delle sue ali.Voglio arrivare ad essere vera figlia della Beata Madre Caterina e di Giuditta Cittadini.Il mio amoresinceroe il mio grazie vanno allamia famigliache ha messoin me il seme della fede che mi ha permesso di dire SI alla chiamata divina. E’ il momentogiusto, questo, per esprimere la miafedeltàa Dioche mi ha chiamata ad essere sua in questa Famigliareligiosa. Sono contenta e ringrazio tutte le Sorelle che mi hannosostenuta in questi anni.Dio mi hasempre portatonel palmo delle sue mani; l’ho specialmente sperimentato neglialti e bassidella mia vita.Mi ha sempre benedetta e incoraggiataad affrontare le sfidedi questa vita;credo di continuare ad essere sotto la Sua protezione; da parte mia l’impegno di portare amore a tutti. Suor Prema Shanthappa

2. LA VITA INDIO È MERAVIGLIOSA “Ti hoamato di amoreeterno, per questocontinuo ad esserti fedele” (Geremia31, 3)

Il Signoreè fedele alla sua promessa.Come figlia della Beata Caterina e di Giuditta Cittadini sono felice di aver ricevuto più di quanto io ho rinunciato. “Ti ho amata di un amore eterno”! E’ questa convinzione che mi sta accompagnando in questo giorno speciale; la mia gioia e la mia gratitudine nei confronti del Signore, fontedella mia vita, sono davvero grandi. Un grazie ai miei genitori che mi hanno sempre incoraggiata a scoprire il Signorenella mia vita e sono grata a Luiper i Formatori che mi ha messo accanto: Suor Theresa, Maestra di Noviziato e Suor Theresina, Maestradelle Juniores; ringrazio Madre Letizia, SuorAlphonsae tutti coloro chehanno aiutato e soste-

nutola mia crescitaspirituale. La Vita consacrataè davvero una grazia.Gesùnon hamani, non ha piedie non ha mezzi;dipende da noi,persone consacrate, il continuare la Sua opera. Il mio sogno, quindi, come Religiosa, è di essere persona dal cuore puro, profondamente radicata nella preghiera, nella fede, con tanta fiducia nella Divina Provvidenza e con apertura allo SpiritoSanto.Voglio portare amore a chi non ne ha e speranza a chi è in preda alla disperazione; voglio aiutare a vivere di fede chi ha dubbi profondi e portare forza a chi è stanco; voglio parlare di pace a chi ha l’animo tormentato ed essere veramente impegnata nel trasmettere i veri valori del Vangelo. Sono grataal mio Dioperché è faro per la mia vita, àncora a cui aggrapparmi e risposta alle mie preghiere; grazie anche alle mie Fondatrici che, con il loro esempio di vita, mi hanno aiutata a pronunciare il mio SI totale. Ringrazio puretutti coloro che, in me,hanno seminato la fede. Suor Monica Shanthi

3. VOGLIODIVENTARE TUTTOPERTUTTI PER OTTENERETUTTI L’8 dicembre, mentre l’alba splendeva a Jyothi Nilaya, ho ringraziato il Signore per le sue numerosebenedizionie continue grazie. La gioia tanto attesa ha riempito questo giorno. Mentre pronunciavo i miei Voti sperimentavo un amore e una gioia profondi e mi sono sentita in comunione con gli angeli e i santi del cielo. Penso alla mia vocazione come occasione per vivere la santità. Negli ultimi cinque anni di vita religiosa ho avuto la possibilità di sperimentare in modo forte la vita fraterna in comunità, che mi ha incoraggiata a donarmi completamente al servizio di Dio e dei fratelli.Anche l’esempio delle nostre Fondatricimi ha permesso di rendere presente Cristo nel mondo sia attraverso la testimonianza personale, sia attraverso le opere. La fiamma di amore del Signore che consuma la mia vita, desidero spargerla ovunque nella dedizione a Lui e ai fratelli. In questoprezioso momento, in cuiil mio cuoretraboccadi gratitudine, penso a Madre Letizia, alla delegata Suor Alphonsa,alle mie Formatricie a tutte le Sorelle chemi hanno accompagnata in questi anni e aiutata a scoprire la volontà di Diosu di me.Un grazie grande va aimieicari genitori,a mia sorella, ai parenti e amici che mi hanno sempre incoraggiatae sostenutacon le loropreghiere. Il mio più grandedeside-

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Voci di casa nostra rio è quello di donarmia Cristo facendodi me stessa un dono di amore, condividendoogni cosae mettendotutti i miei talentie capacità aservizio del Vangeloe per l’avvento del regno. Ancora una voltail mio cuoreè colmo di gratitudineper il mio Signoreeper ognuno divoi. Suor Kavitha Joseph

4. “DIO AMA CHI DONA CON GIOIA” (2ª Cor. 9, 7)

E’ con gioia che esprimo il mio grazie al Signore Dioper il dono della vocazione e della mia Famiglia religiosa in cui ho professato la mia totale appartenenza a Lui nell’essere per sempre Sua. Essere Sua sposa per sempre: è quanto desidero con il cuore per il servizio del Suo regno, seguendo le orme diMadre CaterinaeGiuditta Cittadini.Ringrazioogni persona eleFormatriciche hanno guidato il mio cammino spirituale; in particolare ringrazio Madre Letizia eogniSorella chesono state strumenti del Suo amore.Ringrazio, pure, i miei familiari per la loro generosa disponibilità a donare una loro figlia al Signore. Voglioricordarel’articolon. 4dalle nostre Regole di vita:“Caterinae Giuditta, ferme nel fiducioso abbandono in Dio e assidue nella disponibilità all’azione dello Spirito, si conformarono sempre più a Cristo crocifisso, loro amabilissimo Sposo, mettendoin Lui solo il loro amore”. Come loro, anch’io ho messo tutta la mia vita nelle Sue manicome segno di resafiduciosaalla Suasanta volontà,per testimoniareil Suo amoremisericordiosonella miamissione diApostola educatrice. Chiedendola benedizione di Diosulla miaFamiglia religiosa, mi impegnoa vivere il “viaggio”con il mio Sposonella Chiesauniversale. Suor Mary Jhansi

5. “IO POSSO IN COLUI CHE MI DÀ LA FORZA” (Fil. 4, 13)

Veloci sono trascorsi gli anni in cui ho detto SI il giorno della mia prima Professione. Quest’anno in particolare il mio cuore esprime gratitudine al Signore che, con la sua

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Grazia, mi ha permesso di rispondere il mio SI totale alla Sua chiamata. Mi uniscoal canto del salmista che dice: “Benedici ilSignore,anima mia; non dimenticare maii suoi benefici”. In questi anni ho maggiormente scoperto la vicinanza del Signore e ho fatto esperienza forte del Suo amore:Egli ha, infatti, guidato ogni mio passo. Nelcammino di formazioneho capito chemi ha chiamata,nonperché sono buona,ma perché Luimi vuole bene. Ho sperimentato la bellezza della vita comunitaria che mi è servita e mi servirà per accogliere e apprezzare sia le Sorelle giovani che le più anziane. La preghiera è quanto mi sostiene, mi dà forza e mi incoraggia.Sono riconoscente a Madre Letizia, a Suor Alphonsa, alle mie Formatrici, alle mie Sorelle, ai miei genitori e amici per il loro aiuto e la loro vicinanza in questi anni.Grazie di cuorealla Beata Caterinaea Giudittachemi hanno spinto aseguire il loro esempioper lavorareper il Regnodi Dio. Madre Caterina dice: “Un buon inizio non basta senza la perseveranza”. Chiedo al Signore di aiutarmi a perseverare nella fedeltà e nel fare sempre bene. Credo fermamente che “Io posso in Coluiche mi dà la forza”. Suor Mary Vimala

6. TI HO SCELTA: TU SEI MIA Esprimo il miosentito ringraziamento aDio che mi hachiamata e mi habenedetta facendomi crescere nel suo amore. La chiamata a vivere la Vita religiosa e ad abbracciare il Carisma della Beata Caterina e di Giuditta Cittadinimi fa sentireprivilegiataper essere stata scelta a condividere la loro caritàeducativa. Questi seianni di vita religiosa mi hanno permesso di fare un’esperienza forte di vitafraternae di vita apostolica.La preghiera, in unione al mio Sposo Gesù,mi ha aiutata ad aprire le portedel cuoreper abbracciaretutti conun amoreuniversale. Ringrazio tutte le persone che mi hanno aiutata nella crescita, soprattutto i miei genitori, Madre Letizia, le mie Formatricie le Sorelle dell’Istituto. Ho pronunciato i miei Voti con un sincero ringraziamento al Signore che mi ama incondizionatamente e offro la mia vitaper ungioioso servizioa Lui; chiedoche la Suabenedizione si estenda sulla miaFamiglia religiosaesul cammino che ancora ho da percorrere. Suor Amala


Voci di casa nostra FILIPPINE

VALENCIA I DISASTRI DEL TIFONE E’ difficileraccontare la storiadel tifoneche lo scorso 17 dicembre ha reso diversa la vita per la maggior parte di noi quia Valencia enei luoghilimitrofi.Tra le vittime ci sono anche familiari dei nostri bambini che, grazie a Dio, erano appena entrati in casa quando l’alluvione ha inondato la strada principale. L’acqua saliva rapidamente e il compito di noi Suore era quello di tenere i ventisette bambini al sicuro per cui loro, che vivono nel nostro Orfanotrofio, sono salvi.L’acqua, che ha abbattuto la recinzione, ha allagato la nostra cucina, la sala, lo studioe il refettorio; non funzionava l’elettricità, né il telefono; tantissime le ambulanze e le macchine della polizia che correvano a sirene spietate. Tra le dieci città del Negros Oriental investite dal tifone, Valencia è stata la più colpita: villaggi completamente distrutti e spazzati via,molte le stradeimpraticabili ei ponti crollati, molti i corpiche il mare ha poi rigettato. Quindici sono le persone morte, tra cui le piccole Rey e Bengelyn molto care in Casa Cittadini. La loro famiglia, infatti, èmolto poveraed erano le Suore che le aiutavano nello studio; erano compagne di scuola e di classedei nostri bambini. Bengelyne Reyerano state lasciate in casa dai loro genitori che prima hanno cercato di portare in salvo i due fratellini più piccoli; quando il loro papà è tornato per prenderle, l’acqua le aveva già portate via con tutta la casa: i loro corpi sono stati trovati il giorno dopo. Aiutare questa famiglia è sempre stata una delle nostre preoccupazioni e ringraziamo gli amiciche vorranno continuare a dare un aiuto per far sì che i due bambinipossano continuare a frequentare la scuola. Ogni famiglia ha la sua storia di paura e di speranza. Le Suore hanno visitato tante di queste famiglie per portare loro aiuto e parole di conforto, per aiutare a seppellire i morti eper essere segnodi speranza inmezzo atanto dolore.

I giornali parlano di aiuti dall’estero, di donazioni aziendali… Dobbiamo ancora raggiungere i poveri che abitanoin luoghidi montagna. Anche se le strade e i ponti saranno ricostruiti, i poverihanno bisogno di unluogosicuro in cui vivere. SuorVera, con i suoi parrocchianieamici, ha estesoil suo aiutoper sostenere le vittime, ma ancora abbiamo bisogno di donatori più generosi per poter ricostruire le case che sono state distrutte e sostenere le famiglie. Speriamo cheun giornoquesti bambini,guardando indietro negli anni,possano ricordare che un giorno, nelle loro grandi difficoltà, sono stati aiutati da persone che, in diverse parti del mondo, hanno contribuito a donare amore non solo a un bambino bisognoso, ma a un intero popoloche aveva bisogno diluce e di speranza perriprendersi dalla furiatragicadella natura. Per moltiquesta tragediaè stata un’occasione per sentirsi più comunità; per noiSuore Orsolinesicuramente un impegno adessere strumentodi aiuto provvidenziale di Dio: vocazionea vivere inun mondo che cambia. Suor Celina Vilakunnel

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Voci di casa nostra SAN PEDRO LAGUNA GIOIE NATALIZIE FESTA DI NATALE Lo scorso 18 dicembre, a San Pedro Laguna, abbiamo organizzato una festa di Natale invitando, per tale evento, i nostri bambini di Catechismo, i nostri allievi del Day-care, i nostri chierichetti e i bambini sponsorizzati dall’Italia. Suor Vera ha iniziato la festa con una preghiera in cui i bambini, come segno di gratitudine e di affetto profondo, hanno pregato per i loro sponsor e per tutti i benefattori delle Suore Orsoline nel mondo. Sono seguiti, poi, alcuni giochi mentre i ragazzi che hanno ricevuto la Cresima hanno cantato inni di Natale e gli alunni della Scuola hanno presentato una recita di Natale in cui tutti hanno avuto una loro parte. Quando il programma si stava avviando alla fine, Jollibee, mascotte della festa, ha danzato di fronte ai bambini che urlavano dalla gioia.

Suor Vera, poi, insieme ad alcune Suore ha distribuito i regali di Natale.Tutti hanno ricevuto un grande asciugamano da bagno, un bagno schiuma e un cioccolato. Ho visto con i miei occhi il sorriso sui volti di questi bimbi mentre guardavano il contenuto della loro sacca.Erano felici di celebrare il compleanno di Gesù, perché sanno che in questa data si sperimenta la gioia della festa e della condivisione che, grazie alla generosità dei tanti benefattori e sponsor, è strumento di grande benedizione di Dio. A tutti i nostri benefattori e agli sponsor il grazie nostro e dei nostri bambini per il sostegno che danno alla nostra missione educativa.Dio ricompensi tanta generosità!

DONO DI NATALE Lo scorso23 dicembre noi Suore, come regalo di Natale, abbiamodistribuitomezzo saccodi risoe un sacchettodi generi alimentari a tutte le persone che collaborano con noi, che prestano il loro servizio in parrocchia e a tutte lefamiglie povere che vivono vicinoalla nostracasa.La loro gioia è stata grande: insieme abbiamo ringraziato il Signore per il cibo che si è potuto avere in questo giornodi Natale. Tutti sono tornati a casa felici portando il proprio dono,sorridendoe ringraziandoDio perle Sue benedizioni. Ringraziamo tutti i nostri benefattori per il sostegno finanziario e perché, grazie alla loro generosità, queste nostre famiglie hanno ricevuto la benedizione del Signore. Suor Ellen Joy Cajegas

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Voci di casa nostra VOTI PERPETUI 28 dicembre 2011

CELEBRAZIONE DI VITA E DI VOCAZIONE Natale in famiglia: Madre Letizia e Suor Maria, infatti, quest’anno hanno condiviso con noi la gioia di questa grande festa. Doppia gioia: una per la nascita di Cristo, l’altra per il dono grande alla nostra Famiglia religiosa di cinque Suore che hanno emesso i loro Voti in perpetuo. Noi siamo in Cristo, rimaniamo in Lui, viviamo in lui, vivendo nell’amore e nella fede, seguendo il suo comandamento di amore. Questa unicità di Dio l’abbiamo sperimentata in occasione della Celebrazione del dono della vita e della vocazione delle nostre Sorelle – Suor Vericia Dalince, Suor Merianci Loda, Suor Arlene Angcos, Suor Veronika

Due e Suor Erma Alfon – che ha avuto luogo nella Cappella della Vergine Addolorata in San Pedro, Laguna; Cristo le ha chiamate a vivere nella Famiglia della Beata Caterina e della sorella Giuditta. La Celebrazione è stata ricca di speranza, di certezza e di fiducia così come le nostre Sorelle con i loro genitori; il Veni Creator è stato solennemente cantato dal Coro. La presenza della nostra Madre generale Suor Letizia Pedretti, e della Vicaria Suor Maria Saccomandi, ha reso la Celebrazione ancor più significativa. Siamo state benedette da Sua Eccellenza Mons. Leo M. Drona, SDB, DD e da altri sei sacerdoti di diverse Congregazioni che, con lui, hanno concelebrato. Mons. Leo M. Drona, nella sua omelia, ha sottolineato tre ruoli significativi che le Religiose hanno nella Chiesa.Ha evidenziato, innanzitutto, la nostra Congregazione per come si prende cura della formazione delle candidate; ha sottolineato la spiritualità di comunione nella Chiesa, che si esprime nel nostro Carisma particolare per ispirazione dello Spirito Santo;richiamando Papa Benedetto XVI, ha affermato che la Religiosa consacrata ha un posto speciale

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Voci di casa nostra nella Chiesa così come tutti i religiosi hanno un posto speciale con i poveri.Il terzo ruolo significativo è l’atto della Professione cioè il dedicarsi a Cristo Sposo.Riprendendo la Parola della seconda Lettura di San Paolo: “Considero tutto il resto spazzatura così che Cristo possa essere la mia unica ricchezza”, Mons. Drona ha incoraggiato tutte noi a continuare il cammino confidando nella grazia, nell’aiuto di Gesù e nell’intercessione della Beata Vergine Maria. Questa Celebrazione non può che essere occasione per ringraziare tutti di cuore e per augurare alle nostre Sorelle, che hanno professato in perpetuo, di continuare a vivere come vere Apostole educatrici con cuore di Madre. Suor Rea Pangantihon

HO TROVATO IL MIOVERO TESORO Ogni giorno Dio mi dà la possibilità dicrescere,di sbocciare per come Lui mi ha insegnato e di capire che io sononataper “Lui solo”. Sono arrivata nella casa delle Suore Orsoline di Somasca, in San Pedro, Laguna nel 1999 e subito ho avuto la possibilitàdi imparare l’amore di Dio; il mio cammino è stato lungo, rinnovato, giornodopo giorno, sul Suo esempio. Ho trovato, così, il mioTesoro, la miaVita e ho avuto lagioia di crescere come Apostola educatrice secondo il cuore della Beata Caterina e di Giuditta Cittadini, consapevole chenon appartengo più amestessa, maal mio Dioe alla miaFamiglia religiosa. Mi abbandono nelle Sue mani così che Egli possa continuare ad alimentare in me il desiderio di essere vera Madre. Suor Vericia Dalince

IL VERO TESORO In segno di gratitudine,nel mio cuoreho espresso la miagioia e il mio ringraziamento per il donodella vita e dellavocazione cheDio mi ha dato. Sapevo poco del Signore quando Lui mi ha mostrato il primo segno del

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Suo amore portandomi lontano dalla mia casa e dalla mia gente.Nel corso degli anni ho, però, potuto sperimentare quanto Lui parlava al mio cuore e quanto avesse una cura particolare per me. E in questa cura il Suo piano si è compiuto. Lo lodo e rivelo la Sua presenzaa tutte lepersone che mi hannoindicato questo Suo amore. Nella festadei Santi Innocenti,ho firmatoun patto conil mio Dio che è fedele e misericordioso. Mi sono, infatti, affidata a Lui e alla mia Famiglia religiosa. Ringrazio le mie Formatrici,in particolareSuorVera, etutte le Sorelleche mi hanno sempre indicatoil “Vero Tesoro”. Chiedo alloSpirito Santo che mi sia guida e forzaperché abbia a continuare a camminare sulla via della vita e a consumarmi per Lui. Possa questo momentoessere per sempreespressionedell’amore di Dioper tutti i giorni dellamia vitae che laprotezionematernadi Maria siala mia ispirazionecostante ad amare e servireGesù,Suo figlio. Suor Merianci Loda

“RENDENDO CONTINUAMENTE GRAZIE PER OGNI COSA A DIO PADRE, NEL NOME DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO” (Ef. 5, 20)

Io rendo grazie e lode a Dio Padre, sorgente della mia vocazione; Egli mi ha chiamata a seguirlo più da vicino e mi ha scelta per esserela sposadel suo Figlio. Oggi ho confermato nella Chiesa enel mio Istitutoquesto mio“SI” per sempre. Con gratitudine ringraziole Sorelle per il loro essermi sempre state vicine e per avermi accettata per quello che sono: ho imparato a camminarenella giustizia,nell’amore ein umiltàdavanti a Dio. Mi affidoa Colui cheè sempre fedele perché possa rispondere a questa sua fedeltà amandoLo nei fratelli eservendoil Suo popoloa gloriadel Suonome. Ripongo la mia fiducia nella Beata Vergine Maria e nelle nostre Fondatrici, laBeataMadreCaterina eGiudittaCittadini: attraversola loro intercessione,mi abbandonocompletamente alla Sua Volontàdivina. Suor Arlene Angcos


Voci di casa nostra “TI È STATO INSEGNATO CIÒ CHE È BUONO E CIÒ CHE RICHIEDE IL SIGNORE DA TE”

“PRATICARE LA GIUSTIZIA, AMARE LA BONTÀ, CAMMINARE UMILMENTE CON IL TUO DIO”

(Mic. 6, 8)

(Mic. 6, 8)

Rendo grazie a Dio, fonte della vita e della vocazione, per avermi chiamataa vedere, condividere, viveree appartenere per sempre a Gesù e alla nostra Famigliareligiosa. Esprimocol cuore il mio graziealle mie Formatrici che mi hanno aiutata ad essere figlia di Madre Caterinae di GiudittaCittadini, ad essereMadre in Cristo e ad essere Apostola educatrice ovunque mi trovi.Grazieper avermi insegnatociò che è giusto,ciò che Dio vuoleper me eper avermi mostratol’amorecostante diDio. Ringrazioi miei genitoriper la loro generosità, l’amoree le preghiere che hanno sempre elevato al Signore perché io potessi essere vera Religiosa. Gesù, siila mia forzae la mia guida fedele: che io possa rimanere in Te come i tralci sono uniti alla vite. Spirito Santo, ripongo in Te la miasperanza, mentre chiedo a Maria, nostratenera Madre,di essermi sempremodello nella vita di ogni giorno.

Ringrazio e lodo il Signore per il donodella mia vita edella mia vocazione, per i miei genitori e Formatrici, in particolare Suor Vera, che mi hanno guidata nel cammino e che mi hanno aiutata a scoprire e valorizzare sempre più la miavocazione. Oggi è giornodi gioiapiena per il mio cuore.E’ il giornodel mio “SI“totale a Dio chemi ha chiamataad esseresuaper sempre.Mi ha chiamatain questa vita peramarLo e servirLo, donandomi tutto senza aspettarsialcuna ricompensa,perché io possa fare ciò cheè retto e giusto, dimostrando l’amore costante e cercando di essere umile in quello che ogni giorno vivo. Conto molto sull’intercessione della BeataVergine Maria che so, con certezza, che mi segue nelcammino della santità e nell’impegno a servire il popolo di Dio nella fedeltàalla volontà diSuo FiglioGesù. Che le nostre Madri Fondatrici, la Beata Caterina e GiudittaCittadini, mi donino la forza di esserepronta a portarel’amore di Cristoa quanti avvicino.

Suor Veronika Due

Suor Erma Alfon

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Voci di casa nostra INDONESIA LEMBANG-GARUT VISITA DI MADRE LETIZIA E SUOR MARIA SACCOMANDI 30 dicembre 2011 / 5 gennaio 2012

INDICANDO IL VIAGGIO DI ORIGINE… CISIAMO RAFFORZATE E RINNOVATE La chiusura dell’anno 2011 è stata davvero una grande benedizione per noi: le due Comunità di Lembang e Garut sono state visitate da tre madri: Madre Letizia, Suor Maria e Suor Vera. E’ stata una visita preziosa: ogni incontro, infatti, è stato un momento di riflessione e di formazione. Lo Spirito di unità creativa ci ha spinte ad approfondire il nostro rapporto e a rafforzare il cammino iniziato dal Signore. Ogni giorno è stato avvolto dalla saggezza e dalle ispirazioni di Madre Letizia e di Suor Maria che ci hanno

permesso di condividere i momenti semplici e toccanti di questi giorni. Il 31 dicembre Madre Letizia ha focalizzato la sua riflessione e formazione sul Capitolo generale che avrà luogo il prossimo mese di luglio, spiegando a tutte noi cosa è il Capitolo generale e quale deve essere il nostro contributo in questo evento. Con tanto amore, pazienza e comprensione ci ha insegnato a pregare in italiano per il Capitolo.Abbiamo terminato la giornata con l’Adorazione eucaristica, in cui abbiamo ringraziato il Signore per tutte le benedizioni ricevute durante l’anno, e con la Messa solenne di fine anno nella nostra Parrocchia di Santa Maria. Il giorno di Capodanno, dopo la San-

LEMBANG

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ta Messa in onore di Maria Santissima Madre di Dio, ancora insieme abbiamo parlato di Somasca, riflettendo e meditando sulla bellezza e la beatitudine della vita vissuta dalle nostre Fondatrici Caterina e Giuditta Cittadini. Anche noi siamo chiamate ad approfondire la nostra conoscenza della Programmazione annuale 20112012 e ad essere segno credibile della presenza amorevole di Dio per coloro che incontreremo ogni giorno della nostra vita. Il 2 gennaio, noi Suore delle due Comunità di Lembang e Garut, abbiamo lavorato per rispondere al questionario in preparazione al Capitolo generale, mentre il giorno dopo abbiamo condiviso la nostra vita di donne consacrate nella vita apostolica. Ascoltando da Madre Letizia la vita e la storia che vivono le Sorelle della nostra Famiglia religiosa, abbiamo veramente toccato la sua semplicità e disponibilità. Anche Don Paulus Wirasmohadi Suryo Pr., Vicario apostolico della Diocesi di Bandung, è venuto a salutarci; il suo è stato un grande segno di gratitudine e di benevolenza. Il 4 gennaio siamo andate nella Co-


Voci di casa nostra munità di Garut e siamo state accolte da persone di buon cuore. La Madre ha colto l’occasione per esprimere la sua gratitudine a tutti i parrocchiani, rappresentati dal Comitato che lavora per la costruzione della casa delle Suore. Il tempo trascorso insieme è stato breve; ci vorrebbero più giorni…, le belle parole di incoraggiamento e i momenti preziosi rimangono e saranno custoditi. “Voi giovani siete la speranza della nostra Congregazione”: è il messaggio che Madre Letizia ci ha lasciato. E sentiamo forte questa responsabilità;siamo in cammino tenendo fisso lo sguardo al Cristo Crocifisso, nostro Sposo per cercare in tutti i modi di piacergli in tutto ciò che facciamo e per essere segno credibile della Sua amorevole presenza, così che possiamo essere in grado di svolgere la missione a noi affidata con fede, coraggio e fedeltà comevere figlie della Beata Caterina e di Giuditta Cittadini. Le Sorelle dell’Indonesia

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O N D A Z I O N E

“Caterina Cittadini”

ONLUS

La Fondazione, in sintonia con gli obiettivi educativi dello Statuto, si impegna a promuovere la crescita integrale dei minori, a combattere il disagio femminile, a sostenere attività organizzate in vista del miglioramento delle condizioni di vita nei territori di missione Ad Gentes dellIstituto. Assume, in particolare, le seguenti iniziative: costruzione in terra di missione di strutture rispondenti al Carisma educativo dellIstituto; adozioni a distanza; interventi di solidarietà sociale; microrealizzazioni.

Z O D

LIBERE

I NZA N O TA I A

DIS

Già in atto da una quindicina di anni, l'iniziativa, estesa alla Bolivia, al Brasile, all'India, alle Filippine, allIndonesia dove operano le Suore Orsoline di Somasca, prevede l'assistenza a bimbi indigenti, sia a livello sanitario che scolastico.

Vuoi amare e aiutare un bambino a crescere? Vuoi sentirti padre o madre di chi non ce lha?

Gli adottati sono tutti conosciuti e assistiti dalle Suore che, periodicamente, ne danno notizia. Ad ogni richiedente viene inviata una scheda con la foto del bimbo/a adottato/a e brevi notizie sulla situazione familiare; è richiesto un impegno almeno quinquennale per dare all'adottato la possibilità della frequenza scolastica di base. È chiesta pure la disponibilità per la sostituzione dell'adottato qualora questi non fosse più reperibile o non avesse più necessità di aiuto. Sono previsti versamenti: - annuali (euro 230,00) - mensili (euro 20,00).

O

A

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E T RVuoi offrire il tuo contributo E Fondazione a sostegno FF alla della “carità educativa” di Madre Caterina? Un fondo, alimentato da offerte libere, è destinato: • a iniziative di solidarietà sociale a favore di persone minorenni e maggiorenni svantaggiate; • a microrealizzazioni (fornitura di medicinali, di alimenti, di materiale scolastico ecc.).

a che qualsiasi somma, anche minima, Ricord è preziosa: è una goccia nel mare, ma il mare è fatto di gocce!

Ecco come puoi offrire il tuo aiuto alla Fondazione: • con bonifico bancario sul c/c n. 5300 IBAN: IT79 R054 2811 1090 0000 0005 300 UBI Banca Popolare di Bergamo intestato a Fondazione “Caterina Cittadini” O.N.L.U.S., con la specifica del versamento • con versamento sul c/c postale n. 42739771 intestato a Fondazione “Caterina Cittadini” O.N.L.U.S., con la specifica del versamento. Anche nel 2011 è possibile destinare il 5‰ a “Fondazione Caterina Cittadini” ONLUS segnalando il Codice Fiscale 95121540165 Ricorda che, essendo ONLUS la Fondazione, puoi detrarre la donazione dalle imposte per le persone fisiche ai sensi dellart. 13-bis del DPR 917/86 e per i redditi dimpresa ai sensi dellart. 65 dello stesso DPR.


Libri in vetrina

MAGGIONI BRUNO

Venne fra la sua gente Meditazioni sui Vangeli dellinfanzia

RATZINGER JOSEPH BENEDETTO XVI

Il potere dei segni

BENEDETTO XVI

Dove era Dio? Mondadori, 2012

Libreria editrice Vaticana, 2011

Ancora, 2011

La nuova edizione del volume di Bruno Maggioni merita di essere letto con rinnovata attenzione per la profondità delle sue riflessioni sui Vangeli dell’Infanzia. Non si tratta, infatti, solo di ricordi storici; gli evangelisti non vogliono tanto raccontare la vita di Gesù Bambino, ma “mostrarne già la missione e la vera identità”. Ciò è confermato anche dalla diversità di prospettiva dei due Vangeli, quello di Matteo e quello di Luca: nel primo i fatti sono raccontati dal punto di vista di Giuseppe, mentre nel secondo dal punto di vista di Maria. Se, quindi, i Vangeli dell’Infanzia sono innanzitutto testimonianza a Cristo, anche gli altri personaggi vanno interpretati in questa luce. Come ci dice l’autore stesso alcuni personaggi sono importanti e necessitano pagine intere, per altri bastano poche righe. Tutti però sono tipicizzati ossia diventano “tipi di situazioni e comportamenti generali, possibili in ogni tempo” e pertanto ricchi di insegnamenti. Mons. Maggioni, inoltre, prende le distanze dai vangeli apocrifi che rispondono soprattutto all’esigenza popolare di “colmare i silenzi” presenti nei Vangeli: l’uomo ha bisogno di scorgere segni della grandezza del Figlio di Dio anche nella sua infanzia. L’autore, invece, ci mostra come nei Vangeli di Luca e Matteo, Gesù viva per molti anni la vita quotidiana e anonima degli uomini. “Lo straordinario è che un Figlio di Dio abbia vissuto per anni una vita in nessun modo straordinaria”.

Si tratta di una raccolta di omelie pronunciate da Joseph Ratzinger nell’arco di circa un trentennio, dal 1978 al 2011, curate da Leonardo Sapienza per celebrare il 60° di Sacerdozio del Pontefice tedesco. Questa complessa architettura teologico-pastorale mostra il ricorso di Benedetto XVI alla grande tradizione culturale partendo dai Padri della Chiesa fino ai grandi Dottori come Bonaventura, per giungere ai testimoni e martiri della fede anche contemporanei. Non mancano, però, i riferimenti a figure inattese come Tolstoj o Nietzsche. Il potere dei segni si contrappone, quindi, ai segni del potere che segnano la nostra epoca: “Nelle parole del Papa una lunga lettura interpretativa dei vari segni che reggono la Liturgia irradiandola di intelligibilità e sostanziandola con la loro efficacia”. Si passa quindi dal gesto antichissimo delle imposizioni delle mani, incontro supremo tra la libertà di Dio e la libertà dell’uomo, a quello della lavanda dei piedi, delle vesti, dell’olio, per giungere al quinto e ultimo segno, fondamentale nella Liturgia e nella vita cristiana, del pane e del vino nell’Eucarestia. “Attraverso i segni il Papa ci ricorda che dobbiamo essere capaci di vedere «oltre» e «altro» nella realtà che è in noi e attorno a noi, scoprendo risonanze, segreti, misteri, bellezze, messaggi, in una avventura esaltante di conoscenza e di fede”.

Il 28 maggio 2006, mentre era in visita apostolica in Polonia, Benedetto XVI sente il bisogno, lui Papa tedesco, di fermarsi ad Auschwitz come anni prima aveva fatto il suo predecessore. Prendere la parola in questo luogo di orrore, di accumulo di crimini contro Dio e contro l’uomo non ha confronti nella storia, è quasi impossibile – ed è particolarmente difficile e opprimente per un cristiano, per un Papa che proviene dalla Germania. In un luogo come questo vengono meno le parole; in fondo può restare soltanto uno sbigottito silenzio – un silenzio che è un interiore grido verso Dio: «Perché, Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo?». E’ in questo atteggiamento di silenzio che ci inchiniamo profondamente nel nostro intimo davanti alla innumerevole schiera di coloro che qui hanno sofferto e sono stati messi a morte; questo silenzio, tuttavia, diventa poi domanda ad alta voce di perdono e di riconciliazione, un grido al Dio vivente di non permettere mai più una simile cosa”.

Libri in vetrina Libri in vetrina Libri in vetrina Libri in vetrina Libri in vetrina

a cura di Maria Marrese

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Bimestrale da Settembre a Giugno

Specificare il motivo del rinvio. ! TRASFERITO ! DECEDUTO ! SCONOSCIUTO ! INSUFFICIENTE ! RESPINTO

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