Bene Assoluto e Illuminazione spirituale - Andrea Pangos

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Bene Assoluto e Illuminazione spirituale Andrea Pangos

Collana Originarsi


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Bene Assoluto e Illuminazione spirituale Andrea Pangos www.andreapangos.it

Prima parte del libro Tutti i diritti riservati 2018 Prima edizione: giugno 2018 Per la versione integrale del libro https://andreapangos.wordpress.com/libri/

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Originarsi Corsi e seminari di Andrea Pangos Tutto è già Divinamente Perdonato: trasformare il rancore in Perdono. Trasformare i sensi di colpa in Amore: liberarsi consapevolmente dai sensi di colpa. Consapevolezza, Amore e sessualità: guarire e migliorare le dinamiche sessuali e affettive. Consapevolezza, Amore e famiglia: guarire e migliorare le dinamiche familiari. Felicità Integrale: realizzare la Felicità interiore ed esprimerla pienamente. Origine e Consapevolezza Integrale: percorso di non dualità Chi fosse interessato a partecipare ai corsi, oppure a organizzarli, può scrivere a andreapangos@gmail.com

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Bene e Identità Il proposito fondamentale della pubblicazione di questo libro è aiutare il lettore a divenire bene sempre maggiore, fino a riconoscerSi come Bene Originale: Essere – Verità – Beatitudine. Mi apro al Bene Assoluto per Tutto, tutti. Che il Bene Assoluto ci accompagni, sempre. Che il Bene Assoluto ci guidi, sempre. Desidero il Bene Assoluto per Tutto, tutti. Anelo a riconoscerMi come Bene Assoluto. Voglio Essere Bene Assoluto per Tutto, tutti. Decidere potentemente di dedicarsi interamente alla realizzazione del bene è di fondamentale importanza. Non farlo significa esprimere indirettamente l’intenzione di lasciare spazio al male. Le eventuali resistenze, che si sentono esprimendo l’idea di dedicarsi interamente al bene, sono sacche di male. Tenebre che si oppongono alla realizzazione del bene. Per mantenere la propria poltrona manipolante, i segmenti identitari malefici si oppongono reattivamente al bene, che è un male per il male: dove c’è Luce non c’è oscurità. Voglio dedicarmi totalmente al Bene Assoluto, voglio Essere il Bene Assoluto Stesso. Desiderare il bene La capacità di desiderare è una risorsa fondamentale, da nobilitare migliorando la qualità dei desideri, desiderando bene sempre maggiore per se stessi e altri. Il bene che desideriamo ad altri è un antidoto per il male volutoci dagli stessi. D’altro canto: desiderando il male a qualcuno, attiriamo il male in generale. Desiderare il bene altrui è anche questione di igiene esistenziale personale.

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La maturazione spirituale non è questione di negazione di desideri a prescindere, anzi. Lo stesso desiderio non desiderare è, chiaramente, un desiderio. Maturazione spirituale significa anche sostituzione di desideri non evolutivi con desideri evolutivi, per liberarsi dall’attaccamento al desiderare, che non significa non desiderare a prescindere. Il desiderio di non desiderare può facilmente produrre forti conflitti non evolutivi. È assurdo non voler desiderare ciò che è positivo, evolutivo. Ci incarniamo per evolverci, pertanto è sano desiderare amorevolmente l’Illuminazione. I conflitti non evolutivi vanno evitati, ma il percorso spirituale può essere caratterizzato da forti conflitti evolutivi. È lo scontro derivante dall’opposizione del male al bene sopravanzante. Voler evitare ogni forma di conflitto, significa anche voler evitare aspetti fisiologici della maturazione spirituale. Considerando, giustamente, lo stato Illuminato come Salute Esistenziale, voler Illuminarsi significa semplicemente voler guarire. Liberarsi dal culto della sofferenza in favore della Felicità Integrale, affrancarsi dal generare ignoranza di sé per ConoscerSi, trascendere la schiavitù del limitato scoprendoSi Libertà, liberarsi dalle menzogne per ConoscerSi Verità. La sofferenza degenerativa è anche conseguenza dell’incapacità di desiderare bene, cioè in ottica Illuminazione. Il desiderare è basato sul principio del sentire, che Basilarmente è Amore. Tutti i desideri sono quindi, essenzialmente, espressioni, più o meno qualitative, del Principio Amore 1 . Dovrebbero essere valorizzati come strumenti in funzione dell’esprimersi dell’Amore. È perciò naturalmente importante desiderare fortemente di maturare la capacità di Amare. Viviamo, soprattutto, quanto Amiamo. Senza Amare la vita non possiamo essere Amati dalla vita, siamo anche la vita stessa. Amare la vita è autoAmore: vita che si Ama, generando Amare.

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Il concetto di Principio Amore è spiegato nel capitolo dedicato alla ricerca dell’Identità. 2 Oppure, espresso diversamente: Esistenza 8 – Coscienza – Beatitudine.


Siamo già tutti Illuminati? Siamo già tutti Illuminati, come asseriscono alcuni? Dipende da cosa si intende con il concetto di Illuminazione. Se come Illuminazione si intende la definitiva dissoluzione di tutti i veli di Maya, è evidente che non tutti sono Illuminati. Altrimenti, saremmo tutti Soli emananti la Luce Verità Beatitudine e sulla terra non ci sarebbe praticamente spazio per le tenebre, il male. Se tutti fossero già illuminati, non ci sarebbero guerre, malattie, povertà, terrorismo, brutalità, sofferenza degenerante.! L’umanità avrebbe già risolto la questione male, realizzando la prevista Finalizzazione del bene. Affermare che tutti sono Illuminati significa affermare che nessuno soffre. La vita ci dimostra che, invece, non è così. Soprattutto se come sofferenza intendiamo ogni esperienza inferiore alla Beatitudine. Non tutti sono illuminati, comunque, nemmeno se usiamo il concetto di Illuminazione per indicare stati inferiori all’effettivo stato di Illuminazione, anche se molto superiori allo stato di ordinaria (in)consapevolezza.! Basandosi sulla verità che l’Identità Reale è Esistenza - Verità Beatitudine, alcuni sostengono che non c’è chi si Illumina. Chiaramente, l’Identità Reale esiste a prescindere da ogni maturazione. L’Illuminazione non riguarda però l’Identità Reale, ma la struttura umana (psicofisica), superumana (Io) e Sovrumana (Io Monadico). Considerandoci come Identità Reale siamo tutti Illuminati, ma come Natura Trina (Io Monadico, Io e struttura psicofisica) dobbiamo Illuminarci-Realizzarci, questo è il nostro destino. L’idea che siamo già tutti illuminati può derivare dal fatto che durante la consapevolezza non duale il mondo appare nella Lucentezza. Inoltre, la consapevolezza non duale vede ovunque se stessa, caratterizzata com’è dallo spontaneo constatare non duale. Tutto questo non significa però che tutti sono Illuminati, bensì che il singolo campo esperienziale è Illuminato, definitivamente, oppure temporaneamente; in questo secondo caso si tratta di scintille di Illuminazione.

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Intenzioni e realizzazioni Affinché la ricerca del bene sia veramente tale è necessario perseguire l’effettivo bene. Altrimenti, possiamo percorrere unicamente la via verso un bene soltanto presunto. È estremamente improbabile raggiungere il luogo giusto cercando la destinazione sbagliata. Definire giustamente il bene è di enorme importanza. La massima: la via verso l’inferno è lastricata di buone intenzioni, ha perlomeno due chiavi di lettura. Prima, quando soltanto ci illudiamo che le intenzioni siano buone. Seconda, possiamo avere intenzioni effettivamente buone, ma se ci mancano le capacità necessarie, il percorso per realizzarle può arrestarsi oppure portare in direzione ben diversa da quella designata. Il concetto di buone intenzioni deve basarsi anche sulla giustezza, non soltanto sulla bontà. La maturazione della bontà è un aspetto fondamentale della realizzazione del bene, che però esige anche la maturazione di capacità discernenti. La bontà riguarda primariamente il Principio Amore. Il discernimento, invece, il Principio Intelligenza. Per garantire maggior bene a se stessi e al prossimo, dobbiamo aumentare sia la capacità di realizzare le buone intenzioni, sia la capacità di generare intenzioni sempre più qualitative, correlandole al Valore Umanizzazione. Mancando la consapevolezza necessaria, possono sembrare molto evolutive anche idee fortemente fuorvianti. Maturando il discernimento spirituale possiamo poi scorgere le stesse per ciò che sono veramente: abbagli, anche se precedentemente le percepivamo addirittura come luce illuminante. Senza discernimento spirituale siamo generalmente destinati al pregiudizio esistenziale. La Luce Illuminante è l’indicazione giusta, ma molti prediligono quella abbagliante: permette di non vedere, vedersi. La luce delle verità può produrre molta sofferenza Umanizzante, dopo che abbiamo soggiornato nella caverna delle falsità.

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Bene Originale Il Bene Originale è l’aspetto fondamentale del Bene Assoluto. Il Bene Originale è Dio inteso come Origine: Esistenza – Verità – Beatitudine. Bene Assoluto Il Bene Assoluto deve necessariamente essere esente dal male, essere inattaccabile dal male: il Bene Assoluto è totale inesistenza del male. In questo senso, possiamo definire il Bene Assoluto come insieme di: Origine, Trinità Divina Manifesta, Vita

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Divina, Emanazioni Divine ed Entità non soggette al male, che collaborano alla realizzazione del Progetto Divino . L’Origine è intesa come Assoluto con attributi: Esistenza Verità – Beatitudine2. L’Origine è la Reale Identità3, intesa nel senso ampio del termine. La Trinità Divina4 manifesta è intesa come: Padre, Figlio e Spirito Santo5,caratterizzata nel proprio manifestarsi primariamente da: Volontà, Amore, Intelligenza. La Vita Divina6 è l’ambito Piano Divino-Piano Monadico. Bene relativo: spazio evolutivo Il bene relativo è lo spazio evolutivo, caratterizzato dalla dicotomia bene relativo – male relativo. Lo spazio evolutivo è l’ambito di realizzazione del bene, perché alla fine il bene è destinato a prevalere sul male. In sintesi, quando prevalgono gli ostacoli per l’Illuminazione, diciamo di male relativo, quando invece prevale il progresso spirituale, diciamo di bene relativo. Essendo tutti gli esseri che compongono lo spazio evolutivo destinati a realizzarsi, tutto nello spazio evolutivo è in funzione della Finalizzazione del bene, perciò lo spazio evolutivo è bene. Lo spazio evolutivo è sempre bene per l’evoluzione, anche perché è interamente evoluzione7, che non può essere non evolutiva. Il male è pertanto un aspetto dell’evoluzione, che però è il percorso di realizzazione del bene: tutto ciò che accade nello spazio evolutivo è quindi bene in funzione di maggior bene. Diversa è la 2

Oppure, espresso diversamente: Esistenza – Coscienza – Beatitudine. Il concetto di Reale Identità è spiegato in modo più ampio nel capitolo dedicato alla ricerca dell’Identità. 4 Il concetto di Trinità Divina è spiegato in modo più ampio nel capitolo dedicato alla ricerca dell’Identità. 5 Nell’ordine: Shiva, Vishnu, Brahma. 6 Il concetto di Vita Divina è spiegato nel capitolo sulla ricerca dell’Identità. 7 Dello spazio evolutivo fa parte anche la fase involutiva, che è la preparazione della fase evolutiva, ma fa anch’essa parte del programma evolutivo. La fase involutiva è la fase discendente dell’evoluzione, mentre l’evoluzione è la fase ascendente, sempre dell’evoluzione. 3

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qualità con cui lo spazio evolutivo fruisce di se stesso, i suoi abitanti di se stessi. Più si evolvono, maggiore è il bene prodotto, maggiore è la qualità esistenziale, cioè evolutiva. L’aumento della qualità del bene, è anche ogni passo, individuale e collettivo, sul percorso di realizzazione del bene. Essendo un’opportunità evolutiva, lo spazio evolutivo non deve essere osservato come qualcosa di negativo, punitivo per le anime come affermano alcuni. Chiaramente, queste considerazioni si basano sul presupposto che realizzazione del bene è la direzione-destinazione dello spazio evolutivo. Per il ricercatore spirituale qualitativo, si tratta però di un presupposto soltanto inizialmente. Maturando qualitativamente, il ricercatore spirituale scopre infatti sempre più profondamente e direttamente che la Finalizzazione del bene è la direzione-destinazione dello spazio evolutivo. Monadi e spazio evolutivo Lo spazio evolutivo è il campo attraverso il quale avviene l’evoluzione delle Monadi, che però non fanno parte dello spazio evolutivo. Le Monadi evolvono attraverso lo spazio evolutivo, grazie al loro collegamento con determinate entità abitanti lo spazio evolutivo stesso, tra cui l’essere umano. L’Io e la struttura psicofisica umana non sono il vero soggetto dell’evoluzione. Evolvono, ma essenzialmente ogni Io e ogni struttura psicofisica, sono strumenti in funzione dell’evoluzione di una Monade. Inizialmente, quando le Monadi già esistono, non esiste alcun Io umano e alcuna s struttura psicofisica umana. L’essere umano è uno dei possibili veicoli a disposizione delle Monadi per realizzarsi. Le Monadi non fanno perciò parte del regno umano, ma si realizzano anche attraverso la forma umana. Nel caso dell’essere umano, una singola Monade è vincolata sempre a un unico Io. Maturando la consapevolezza nella misura necessaria e disponendo dei concetti necessari su se stessi e Se Stessi, riconosciamo la Monade come Principio Superiore a noi stessi

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essere umano, ma ci riconosciamo anche come Monade Stessa, anche perché la nostra maturazione umana è inscindibile dalla Monade direttamente collegata a noi stessi, come singolo essere umano. Maestro e allievo Il Bene Assoluto e il bene relativo possono essere considerati come Maestro e allievo. Il bene relativo è l’allievo che deve imparare a imparare sempre meglio dal Maestro Bene Assoluto. L’allievo bene si deve ispirare al Maestro Bene Assoluto per giungere a generare Qualità Maestra in modo unico. Relativizzare giustamente Il fatto che il bene relativo è male relativo, cioè che il male relativo è bene relativo, può far tendere a relativizzare in modo inadeguato. La relativizzazione deve essere sempre coerente con la realizzazione del bene. Il relativismo estremo rende estremamente relativo soprattutto se stesso. Per evitare la relativizzazione non idonea, per crearsi standard di discernimento qualitativi, è bene ragionare in termini di qualità del bene basandosi sullo standard Illuminazione, realizzazione del bene. La qualità del bene di un determinato elemento è definita da quanto favorisce l’Umanizzazione. In questo senso, il male è bene soltanto nella misura in cui è stato utilizzato per generare maggior bene. Relativizzare bene significa favorire l’aumento della qualità del bene, cioè dello spazio evolutivo. Siamo il massimo bene per noi stessi Il campo evolutivo è sicuramente un bene per noi, singole autocoscienze in evoluzione. Senza campo evolutivo non ci saremmo nemmeno noi evoluzione, e noi siamo sicuramente il massimo bene per noi stessi, anche quando ci comportiamo molto malamente verso noi stessi. Siamo il massimo bene per noi stessi,

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semplicemente perché se non esistessimo, non potremmo essere nemmeno bene minimo, semplicemente perché non esistenti. Siamo il massimo bene per noi stessi: valorizziamoci infinitamente. Inviolabile Bene Assoluto Il male non può in nessun caso sopraffare il Bene Assoluto. Non può nemmeno toccarlo. Il Bene Assoluto è sempre totalmente fuori portata per il male, che non può in nessun modo oltrepassare il confine tra spazio evolutivo e Vita Divina. Si tratta di dimensionalità diverse, collegabili soltanto da uno stato di coscienza totalmente esente dal male. Nell’ambito dello spazio evolutivo, il male può, invece, sopraffare il bene. La luce illumina la stanza dipendentemente, tra l’altro, dal volume della stanza e dalla potenza e dalla qualità della luce. La stanza può però rimanere illuminata soltanto finché è possibile generare luce. Dobbiamo perciò volere fortemente, per il nostro e altrui bene, diventare luce sempre più potente, duratura e trasformante. Aumentando, soprattutto, il grado di consapevolezza e le capacità energetiche, terapeutiche e concettuali illuminanti, primariamente per dissolvere i filtri di Maya, in modo da Essere Luce Divina illuminante il Cosmo. Il male Come già anticipato, il male è uno strumento evolutivo. Tra l’altro, il fatto che il male sia un aspetto dell’evoluzione significa che l’evoluzione è un principio superiore al male. Il male è limitazione che serve per obbligarci a cercare, prima o dopo, l’Illimitato, per Scoprirci Illimitati. La limitazione è anche un bene, senza non ci potrebbe essere individualizzazione. Senza limitazioni da superare non potremmo divenire Divinità individualizzata. Il male è l’inconsapevolezza, che obbliga, prima o dopo, a cercare maggior consapevolezza, per realizzare la Consapevolezza

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Integrale8. L’inconsapevolezza umana è anche un bene, è la base obbligatoria la maturazione della consapevolezza, che è anche diminuzione dell’inconsapevolezza. Il male è oscurità, mancanza di Luce, che obbliga, prima o dopo, a cercare la Luce. Senza determinati gradi di oscurità non ci sarebbe colorazione e senza colori non ci sarebbe individualizzazione. La Luce è sempre uguale, gli arcobaleni tutti diversi, anche se simili nella loro essenzialità. Il male è ignoranza, che obbliga, prima o dopo, a cercare conoscenza spirituale. L’ignoranza è un bene nel senso che è il male minore necessario per maturare la conoscenza, tra cui la Conoscenza di Sé Bene Assoluto, attraverso l’individualizzazione. La massima ignoranza individuale è la base della massima conoscenza individualizzata. Il percorso verso la Conoscenza Massima non è potuto iniziare che dalla conoscenza minima, che è massima ignoranza. Il male è sofferenza degenerativa, che obbliga, prima o dopo, a cercare giustamente la Beatitudine, anche attraverso l’afflizione Umanizzante. La sofferenza si basa sull’esperienzialità, senza la quale non ci possono essere nemmeno esperienze Superiori, non ci potrebbe essere nemmeno l’Amare. Semplificando, basandoci sul Principio Sentire, che Basilarmente è Amore, il percorso spirituale può essere definito come: passaggio dalla sofferenza degenerante alla sofferenza Umanizzante9, per RiconoscerSi, SentrirSi, Amore. Cosa dovremmo imparare? Cosa dovremmo imparare?, è una domanda molto importante a cui è fondamentale rispondersi giustamente. Applicando correttamente le idee sbagliate su cosa bisogna imparare diventa inevitabilmente logico comportarsi illogicamente, 8

Il concetto di Consapevolezza Integrale è spiegato in modo più ampio nel capitolo dedicato alla ricerca della Verità. 9 I concetti di sofferenza degenerante e sofferenza Umanizzante, sono spiegati in modo più ampio nel capitolo dedicato alla ricerca della Felicità.

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generando conclusioni e azioni sbagliate, se osservate dalla prospettiva Giusta, cioè Umanizzante. Dovremmo imparare sempre meglio a valorizzare sempre più ciò che fondamentalmente siamo. In quanto esseri umani siamo evoluzione: valorizzarci significa essenzialmente aumentare le capacità evolutive, primariamente l’abilità di maturare la consapevolezza. Meglio si evolve, più l’evoluzione è in linea con la propria funzione, cioè con se stessa. L’uomo è evoluzione frutto di evoluzione. La sua qualità esistenziale andrebbe perciò osservata primariamente dalla qualità con cui egli asseconda le necessità evolutive di lui stesso evoluzione, cioè da quanto progredisce come percorso Umanizzante. Dovremmo Umanizzarci nella massima misura possibile, semplicemente perché Umanizzazione significa evoluzione umana: evoluzione in Elevazione. Chiedendo a un bambino cosa farai da grande?, raramente viene risposto: il bambino! Il dato di fatto è però che il mondo è abitato da miliardi di corpi fisici in età adulta dotati di psiche infantile. Per non essere più il giocattolo rotto di se stessi e altri è necessario mettersi in gioco in modo illuminante. Umanizzarsi. Essere Umani è ben diverso dal solo essere un essere umano, un’entità umana. Il sostantivo non andrebbe confuso con il verbo. Essere Esseri Umani non è qualcosa che si acquisisce automaticamente. Nascere fisicamente è soltanto un potenziale per la Vera Nascita, che esige un aumento straordinario del grado di consapevolezza, necessario per la Risurrezione - Illuminazione. La nascita fisica è l’uscita dal grembo della madre fisica.

Umanizzazione L’Umanizzazione è essenzialmente il percorso verso la Consapevolezza Integrale, nobilitato dalla maturazione di capacità che permettono di esprimere qualitativamente le Qualità Superiori (Volontà-Amore-Intelligenza), nel rapporto con se stessi ed altri, anche maturando capacità specifiche: familiari, professionali,

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sociali, artistiche, scientifiche, terapeutiche, filosofiche…, dipendentemente dalle peculiarità del singolo. L’essenza dell’Umanizzazione è il percorso verso l’Illuminazione, ma l’Umanizzazione implica anche la maturazione di capacità espressive, come quelle precedentemente indicate. La via diretta verso l’Illuminazione esige, invece, essenzialmente soltanto la maturazione di capacità interiori. Primariamente la capacità di dissolvere i filtri di Maya10. La capacità specifiche devono essere comunque osservate come strumenti in funzione dell’Illuminazione, per ridurre al minimo il rischio di attaccamento alle stesse capacità sviluppate. Umanizzarsi è la soluzione fondamentale, più precisamente è la necessità fondamentale. Diventa soluzione proprio perché ci sono problemi causati principalmente da mancanza di pratica Umanizzante, individuale e collettiva. Immaginiamo consapevolmente come sarebbe l’umanità oggi, se negli ultimi due millenni avesse applicato qualitativamente il concetto che l’Umanizzazione è lo scopo della vita. Sicuramente non sarebbe vittima dell’odierna ignoranza esistenziale e della maggior parte dei problemi che la affliggono. Perché stupirsi di malattie, problemi non evolutivi, drammi, guerre, tragedie? Ci stupiremmo del fatto di non poter scrivere una lettera perché conosciamo a malapena l’alfabeto? Il male che ci contrasta non deriva forse dal fatto che noi, la nostra famiglia, la società in cui viviamo, contrastiamo l’Umanizzazione?

Realizzazione del bene e realizzazione spirituale Il percorso spirituale è essenzialmente un processo di realizzazione del bene. Ricercatore spirituale è chi tende intenzionalmente a rendersi bene sempre maggiore, generando bene di qualità sempre maggiore. Riflettere consapevolmente su ciò può aiutarci a fare chiarezza sulla qualità del nostro percorso spirituale, cioè di noi 10

Il concetto di filtri di Maya è spiegato in modo più ampio nel capitolo sulla ricerca dell’Identità.

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stessi in quanto ricercatori spirituali: contemplando la qualità delle nostre intenzioni, della nostra pratica, del modo di vivere, del modo di rapportarci con noi stessi e il prossimo. Può aiutare anche a renderci più chiaro quanto un determinato insegnamento o metodo è orientato alla realizzazione spirituale, oppure al conseguimento di scopi personalistici, egoistici, anche se associati a concetti spirituali. Se non dedichiamo la vita a Scopi Superiori siamo automaticamente destinati a rimanere inferiori a Noi Stessi, a ciò che potremmo, dovremmo, Divenire, Essere. Volere la realizzazione del bene è pertanto l’intenzione spirituale fondamentale: realizzazione spirituale è sinonimo di realizzazione del bene. Maturare spiritualmente significa, essenzialmente, divenire bene sempre maggiore, assomigliando sempre più al Bene Originale, in modo da riconoscerlo come Identità Reale, come Ciò che in Realtà Siamo. Scopo e Legge di Attrazione Lo scopo influisce sul destino, migliorare la qualità dello scopo favorisce il miglioramento del destino. Dobbiamo farci guidare dall’idea che Umanizzarsi, o semplicemente Illuminarsi, è lo Scopo Primario della vita. Lo scopo è anche una specie di attrattore. Scopi migliori favoriscono l’attrazione di strumenti evolutivi, maestri spirituali, eventi, persone, migliori. La legge di attrazione non è un optional per nessun essere umano. Per attirare il meglio dobbiamo migliorarci, non soltanto convincersi di essere migliorati. La Legge di Attrazione si basa sul Principio Amore: più ci Eleviamo verso il Principio Amore, più propriamente ne fruiamo, perché meglio La rappresentiamo, siamo. Per fruire propriamente della Legge dell’Attrazione dobbiamo farci attrare dall’Amore, gravitare verso l’Amore, fino a Essere coscientemente l’Amore Stesso.

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Qualità del tempo Ritenere di non avere tempo da dedicare alla maturazione spirituale è un’assurdità. Il tempo è una funzione evolutiva, serve proprio per maturare spiritualmente. Affermare di non avere tempo significa dire di non avere se stessi, più precisamente di non disporre di un proprio elemento. Senza di noi non ci sarebbe nemmeno il nostro tempo. Siamo anche il tempo che trascorriamo, pertanto non possiamo non avere tempo. Diversa è pero la qualità con cui fruiamo di questa parte di noi stessi: Umanizzarsi è fruirsi con Qualità. Ritenere di non avere tempo per l’Umanizzazione significa non avere tempo per le proprie Vere esigenze. Significa non corrispondere giustamente a se stessi evoluzione. Significa esprimere indirettamente che non vogliamo evolverci, che vogliamo rimanere fermi allo stato “brado”, animalumano. Significa non aver compreso che dedicare tempo all’Umanizzazione, significa anche maturare la capacità di fruire sempre meglio del tempo, soprattutto in ottica Umanizzante. Non dedicarsi all’Umanizzazione rappresenta un pessimo utilizzo della possibilità di scelta. In verità si tratta di non scelta. Decidere in favore della meccanicità esistenziale è semplicemente dirsi, eventualmente: che le cose continuino per la loro meccanica strada. Fatalismo! Per essere precisi, in generale nemmeno viene così pensato. L’uomo ordinariamente (in)consapevole nemmeno sa della propria meccanicità, se non molto parzialmente. Il sistema pone molta importanza sul guadagnarsi da vivere, ma dovremmo imparare soprattutto come guadagnare la Vita. Guadagnare Conoscenza, perdendo ignoranza. Guadagnare la Felicità integrale, non spendendo più (in) sofferenza degenerante. Guadagnare la Verità dissipando positivamente l’identità falsata. Per “fortuna” cosmica, il falso è limitato, la Verità incommensurabile: la Qualità non è questione di quantità. Non è solo questione di vivere più lungamente o meglio secondo i dettami del delirio collettivo, è importante soprattutto Vivere Veramente, Essere Vera Vita: Illuminandosi.

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Sole, montagna e scalatore Per comprendere meglio i concetti sul bene e sul male, potrà risultare utile l’esempio del Sole, della montagna e dello scalatore. Lo scalatore rappresenta il ricercatore spirituale. La montagna il percorso spirituale, lo spazio evolutivo. La spazio tra la vetta e il Sole, la Vita Divina; aspetto del Bene Assoluto. Il Sole rappresenta il Bene Originale, la Reale Identità. Lo stare in piedi dello scalatore sulla vetta rappresenta lo stato di Illuminazione. Più ci si evolve, più si è vicini alla vetta, più si è vicini al Sole, a ConoscerLo: ConoscerSi come Sole Stesso. In quanto spazio evolutivo, percorso di realizzazione del bene, la montagna rappresenta i potenziali sia del bene sia del male. Gli aspetti del male sono essenzialmente tre: gli influssi non evolutivi esteriori, il male interiore dello scalatore e il suo approccio non illuminante all’esteriorità e all’interiorità. I tre aspetti essenziali del bene sono: l’influsso positivo esteriore, il bene già maturato dallo scalatore, l’approccio illuminante dello scalatore all’esteriorità e alla propria interiorità. Gli stessi eventi che per alcuni sono causa di abbattimento, per altri possono essere ragione di profonda Umanizzazione. Così pure, alcuni fruiscono in modo veramente minimo di influssi altamente positivi, mentre altri ne traggono enorme vantaggio. Se non siamo capaci di fruirne, anche l’influsso massimamente positivo non può esserci di aiuto. È un po’ come cercare di riempire una bottiglia immergendola in un fiume, ma con il tappo ben avvitato. Considerando ciò possiamo meglio comprendere l’enorme importanza dell’aumentare la qualità dell’arbitrio, anche per attirare influssi migliori e meglio fruirne. Non affrontando giustamente gli ostacoli, siamo noi stessi ostacolo per noi stessi, quindi parte del male stesso. Così pure, non fruire giustamente di eventi favorevoli significa farsi male, generare male, negandosi il bene. Senza il giusto approccio interiore non possiamo, in genere, superare, giustamente, nemmeno gli ostacoli minori. Approcciandosi giustamente, in modo Umanizzante, a noi stessi, facciamo, invece, valere la massima: aiutati che Dio di Aiuta,

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favorendo soluzioni generalmente inconcepibili. Certo, alcuni ostacoli possono essere superati facendo il gioco del male: corruzione, violenza, intimidazione, manipolazione…, ma questo non significa però superarli giustamente, spiritualmente. Significa cioè passare senza né trasmutare né trascendere. Significa percorrere senza però progredire veramente, Elevarsi. I fattori esteriori influenzano lo scalatore, che dovrebbe maturare l’abilità di fruirne sempre meglio, che si tratti di influssi benefici o malefici. Affrontando giustamente il male, questi potrebbe rivelarsi molto positivo per noi, anche perché ci ha obbligati a sviluppare nuove capacità: divenire migliori generatori di soluzioni. Constatando un ostacolo ricordiamoci perciò che il bene può essere dato anche dal male, nel senso che il male ci offre la possibilità di imparare. Chiaramente, ciò non significa che evolversi significa imparare a generare meglio il male. Tendere a generare meglio il peggio è un aspetto allucinante dell’idiozia esistenziale. Il male fa parte del prodotto evolutivo lordo, mentre il bene è il prodotto evolutivo netto. Il male può essere fruito in modo potentemente Umanizzante, ma l’Umanizzazione è realizzazione di bene sempre maggiore. La carota è meglio del bastone Nello spazio evolutivo vige la legge del bastone e la legge della carota. Meglio sappiamo imparare da: Luce, Volontà, Amore e Conoscenza, cioè con il metodo della carota, meno siamo obbligati a subire la legge del bastone: imparare attraverso ignoranza, sofferenza degenerativa, tenebre. Il male può essere il bastone che si manifesta quando non sappiamo imparare dalla carota, oppure non abbiamo imparato dal bastone stesso, che si ripresenta, spesso in modo ancora più accentuato, per obbligarci a trasformarci spiritualmente. Polarizzare positivamente le esperienze è una capacità fondamentale, anche esperienze molto negative possono essere utilizzate in modo positivo, per evolvere. Consideriamo però quanto di più potremmo imparare dalle esperienze positive, se già siamo

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capaci di apprendere da esperienze molto negative. Inoltre, non tutti hanno la capacità di imparare da situazioni difficili. Molti, troppi, soccombono. Imparare con il sistema della carota è più redditizio e meno doloroso rispetto all’imparare dal bastone. Imparare attraverso errori è il percorso obbligato dell’ignoranza. Disponendo delle capacità necessarie, quindi di conoscenza, non ci sarebbe bisogno di generare errori, che sono una necessità dell’ignoranza. Imparare dal bastone è disimparare forzatamente il negativo, imparare dalla carota è imparare dalla conoscenza, senza bisogno di commettere errori necessari all’ignoranza. Dall’errore dovremmo apprendere che non dovremmo più ripeterlo. Dovremmo cioè imparare bene a non dover più imparare attraverso gli errori. Considerando che comunque è impossibile non sbagliare più. Per quanto si possa essere super Illuminati, in una certa misura la possibilità di sbagliare è costante, per non dire inevitabile: la struttura psicofisica e l’Io fanno parte dello spazio evolutivo, che è il campo delle verità-falsità. L’errore è lo stato naturale dell’ignoranza, non solo una sua conseguenza. L’ignoranza è tale rispetto a miglior conoscenza; anche l’ignoranza è una specie di conoscenza, male orientante. Errare significa anche perdersi sul percorso vita. Cercare, trovare e ben utilizzare la conoscenza essenziale, Umanizzante, significa, invece, percorrersi bene, spiritualmente.! Il bastone esiste anche perché la carota non c’è oppure non è abbastanza appetibile, in quanto non abbastanza efficace o non se ne comprendono i benefici. Per esempio, generalizzando, le pene pesanti e le carceri sono il bastone necessario causa mancanza, o non applicazione, di un metodo qualitativo che permetta la trasformazione dell’individuo da pericolo a risorsa per la collettività, perché divenuto risorsa anche per se stesso. In alcuni casi, le previste pene pesanti sono essere un deterrente valido per l’uomo meccanico. La vera soluzione è però la liberazione dalla meccanicità, l’Umanizzazione, che è anche un far fiorire in noi le risorse necessarie per trovare il nostro giusto posto nel mondo, realizzando il mondo giusto in noi stessi.

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Imparando dal bene, non abbiamo necessità di rimetterci in sesto, di trascinarci alla partenza partendo dall’infermeria, perché infortunati fisicamente, emotivamente o concettualmente. Con il sistema della carota siamo avvantaggiati, partiamo con una spinta positiva e da un punto di partenza migliore. Voler imparare dalle esperienze negative è alquanto assurdo, significa voler migliorare puntando sul peggio. Eppure la via dell’apprendimento di molti si basa proprio sulle botte e sulle cadute. In ogni caso, non si tratta di voler veramente imparare dalle esperienze negative, ma dell’impossibilità di fare diversamente in un dato momento, perché succubi di influssi negativi interiori ed esteriori, si è incapaci di produrre esperienze positive. Tra l’altro, il voler veramente imparare da esperienze negative potrebbe implicare una dose di masochismo, come voler insegnare attraverso la negatività una certa misura di sadismo. Dovremmo imparare a imparare direttamente dal Superiore, soprattutto dal Bene Assoluto, meditando spiritualmente, anche per maturare la capacità di traslare in immagini, concetti, quotidianità, gli input derivanti dal Sapere Superiore consapevolizzati durante il meditare. Agire in modo da far emergere il Pieno Integrale11 (Vuoto mentale) significa anche cercare di riconoscerSi come Bene Assoluto, per manifestarne sempre più qualitativamente le Proprie Potenzialità. Adattamento Umanizzante Oltre a saper sanare le situazioni difficili, è bene sviluppare la capacità di prevenirle. Soprattutto sostituendo con contenuti illuminati lo spazio interiore altrimenti occupato dall’ignoranza esistenziale, ma anche organizzando in modo illuminante la vita. L’evoluzione è essenzialmente un viaggio di adattamento della materia, forma, alle necessità dello spirito, attraverso la maturazione della coscienza. 11

Il concetto di Pieno Integrale è spiegato in modo più approfondito nel capitolo dedicato alla ricerca dell’Identità.

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Maturare le capacità di adattamento all’ambiente è importante, ma lo è anche maturare le capacità di adattare l’ambiente a esigenze spirituali. Adattarsi falsamente, cioè in modo non consapevolizzante, all’ambiente significa subire negativamente. La ricettività è ben altra cosa della negazione delle proprie Vere esigenze, perché ci si adatta all’ambiente a causa di paure, abbagli e altri elementi negativi. Essere ricettivi non significa subire negativamente, bensì fruire positivamente di processi interiori ed esteriori, per maturare la consapevolezza e le capacità positive. Significa quindi anche essere aperti all’Ambiente Superiore alla struttura psicofisica, non soltanto all’ambiente sperimentato, elaborato, dalla stessa. Adattarsi spiritualmente all’ambiente implica le capacità necessarie per trasformarsi in modo da maturare la capacità di generare consapevolezza non duale, anche in situazioni esteriori avverse, perché le condizioni interiori sono molto favorevoli. Il bene è questione più di soggettività che di oggettività. Essenzialmente, superare il male significa trasformarsi spiritualmente, trascendendo il male, oppure trasmutando beneficamente il potenziale evolutivo che esso rappresenta. Trascendimento e trasmutazione Gli ostacoli, interiori o esteriori, possono essere soltanto trascesi, oppure anche trasmutati. Ogni trascendimento implica una certa trasmutazione. La trasmutazione vera e propria va però intesa come profonda trasformazione di un elemento negativo in positivo. Il poter trasmutare gli ostacoli implica capacità di trasformazione, non necessarie per il solo trascendimento. La trasmutazione primaria è la trasformazione dell’uomo meccanico in essere consapevole. La trasmutazione in bene del potenziale del male, è un aspetto fondamentale dell’Educarsi, Umanizzarsi. Dalla prospettiva Evolutiva, superare gli ostacoli è fare in modo che non ostacolino l’Umanizzazione, anche evitandoli. Con alcuni ostacoli è giusto fare così. Altri vanno, invece, non solo affrontati per trascenderli, ma anche trasformati.

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Evitare a priori gli ostacoli significa evitare aspetti della vita, può voler dire privarsi di importanti potenziali evolutivi. Aumentare qualitativamente la complessità esistenziale, per poi sintetizzarla è il processo essenziale della speciazione, acuto dell’individualizzazione. Trasmutare gli ostacoli significa affrontarli consapevolmente per neutralizzarli, ma anche per renderli veri e propri potenziali Umanizzanti. Tra l’altro, le esperienze e capacità derivanti dall’aver trasformato il potenziale del male in bene, sono certamente nuovi potenziali evolutivi, per noi stessi ed altri. Trasformare un campo energetico negativo, in campo Umanizzante, è un modo molto concreto di contribuire al miglioramento di se stessi e del mondo. Superare un ostacolo senza però trasmutarlo può danneggiare altri. Trascendendo l’influsso di un’entità negativa, senza però averla trasformata, porterà l’entità negativa a cercare nutrimento da qualcun altro, nuocendogli. Certo, saranno i suoi contenuti negativi ad attirarla, il che è giusto, nel senso di naturale attività della legge di attrazione. La cosa veramente giusta è però migliorare la qualità degli influssi esistenti, per elevare il piano di attività della legge di attrazione. L’Elevazione è più giusta rispetto alla non elevazione, semplicemente perché il Superiore è meglio dell’inferiore, giacché la Direzione è il Superiore. Subire il male Gli ostacoli possono sì essere grandi opportunità, ma non sono opportunità a prescindere. Ci sono ostacoli praticamente insormontabili. Esprimiamo un esempio estremo, ma che può essere molto significativo. Un prigioniero caricato su un treno destinato a un campo di concentramento nazista, si trovava sicuramente faccia a faccia con il male, ma per trasformare questo ostacolo in opportunità evolutiva, avrebbe dovuto disporre di capacità oltre lo straordinario, vista la gravità del male. Consideriamo anche che, purtroppo, il tempo che gli rimaneva a disposizione era, probabilmente, molto ridotto. Non è vero, come affermano alcuni, che gli altri possono farci male soltanto se glielo permettiamo. Se non siamo abbastanza forti, il potere del male ci può danneggiare, eccome. Se non dotati del

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necessario potere positivo per proteggerci dal male, siamo in balia del suo potere. A prescindere dalle nostre intenzioni. Non esiste male Assoluto Essendo lo spazio evolutivo un’espressione del Bene Assoluto, il male è una modalità necessaria dell’esprimersi dello stesso Bene Assoluto. Necessaria, perché altrimenti il Bene Assoluto non avrebbe fatto scaturire il male. Generare le potenzialità del male, senza che queste abbiano una funzione positiva, necessaria all’evoluzione, avrebbe implicato malvagità, pertanto ciò che definiamo Bene Assoluto, non potrebbe essere il Bene Assoluto. Se invece il male fosse scaturito a causa di impotenza da ciò che definiamo Bene Assoluto e Bene Originale, essi non potrebbero essere il Bene Assoluto ovvero il Bene Originale, perché sarebbero impotenti di fronte al male. Essendo il male un’espressione del Bene Originale, che è l’Assoluto con attributi (Esistenza – Verità – Beatitudine), basato sull’Assoluto “senza” attributi (Sostanza Originale, il cui attributo è la pura Esistenza), non ci può essere male Assoluto. Non potendo esserci due Assoluti12, l’esistenza del male Assoluto significherebbe che il male è l’Assoluto Stesso, il che implicherebbe il male come destino finale, e il bene come male necessario allo sviluppo del male. Per quanto possa sembrare assurdo, anche il peggior nemico dell’umanità è male relativo, pertanto bene relativo. Se ci affidiamo al concetto di peccato, possiamo scrivere che per Dio non esistono peccatori irreversibili: siamo destinati tutti all’Illuminazione, pertanto al Bene Assoluto.

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L’esistenza dell’Assoluto senza attributi e dell’Assoluto con attributi, non significa che si tratta veramente di due Assoluti. Come è stato scritto, l’Assoluto con attributi (Esistenza – Verità – Beatitudine) è l’espressione dell’Assoluto “senza” attributi, che è l’Esistenza Originale (Sostanza Originale, Spazio Assoluto, Pieno Assoluto).

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Prospettiva di Dio e prospettiva umana Non esistendo un male assoluto, non c’è nulla che possa impedire la realizzazione, la Finalizzazione del bene. Il proverbio: tutto è bene ciò che finisce bene, può in un certo senso essere considerato come massima esoterica espressa a livello essoterico. Il fatto è però che in quanto culto dell’oggettività, l’essoterismo è sostanzialmente viziato dal non considerare l’Essenziale. Osservando quindi dalla prospettiva globale, che include la realizzazione inevitabile di tutti: tutto è bene, perché tutto contribuisce alla realizzazione del piano benefico di realizzazione onnicomprensiva. Semplificando, si tratta della prospettiva del Bene Assoluto. La prospettiva dell’essere umano non Illuminato non è però quella del Bene Assoluto, o di Dio se vogliamo usare questo termine, che può generare associazioni molto utili. Per quanto immensamente meno “reale” di quella di Dio, all’uomo ordinariamente (in) consapevole la propria prospettiva sembra essere l’unica realtà e in un certo senso la è, perché pur essendo irReale, l’uomo non Discernente la sperimenta, interpreta, come realtà. Il Bene Assoluto può gestire facilmente anche il male più grande. Lo spazio evolutivo, in cui avviene anche il male maggiore, è tutta gestione del Bene Assoluto: lo spazio evolutivo è gestazione del bene. Il male non può minimamente intaccare il Bene Assoluto. Una singola vita umana, intesa come singola struttura psicofisica, può però subire un male indicibile. Ciò può risultare incomprensibile, ed è effettivamente incomprensibile, finché non si realizza la Consapevolezza Integrale. Più diveniamo simili a Dio e ci riconosciamo in Dio, più gli apparenti paradossi cosmici scompaiono, illuminati dalla Luce della Verità. Qualità del bene Considerando ineluttabile l’Illuminazione, più è ampio il periodo contemplato, più tutto ci appare in funzione del bene, proprio perché l’Illuminazione è una Meta inevitabile. D’altro canto, più restringiamo il periodo che osserviamo, più vediamo di come il bene è relativo fino a un certo punto, nel senso che meglio

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sfruttiamo il tempo per realizzare il bene, Illuminarci, meglio è. Esistono innumerevoli qualità di bene, maggiore è la qualità del bene meglio è. Essendo la relatività necessariamente relativa, dovremmo ragionare in termini di qualità della relatività. Il fatto che tutto sia relativo, non significa che tutto è uguale, nel senso che in generale va bene tutto, anzi. Certo, dalla prospettiva del Bene Assoluto, e dell’inevitabile Finalizzazione del bene spazio evolutivo, va tutto bene. A prescindere dalla quantità dei processi necessari per la Finalizzazione del bene. Dovremmo però ragionare soprattutto in termini qualitativi, non quantitativi, come è d’obbligo quando si elabora il proprio esistere in base alla quantità delle forme, perché si è carenti di qualità coscienza. Maggiore è la qualità dello spazio evolutivo, meglio è. Più sono gli strumenti evolutivi meglio è. Più sono gli esseri che si evolvono intenzionalmente meglio è. Più consapevolmente affrontiamo gli ostacoli meglio è. Potere illuminante Oltre che come: ogni soluzione positiva è possibile, l’idea che tutto è possibile, andrebbe intesa come: ogni problema è possibile. I problemi del singolo e dell’umanità sono una netta dimostrazione della nocività dell’inconsapevolezza. L’esistenza veramente positiva esige un grado veramente alto di consapevolezza. Per non essere dominata dal potere negativo, l’umanità ha bisogno di maturare il Potere Illuminante. Identificare a priori il potere come qualcosa di non spirituale, come ritengono alcuni, significa soggiacere al potere delle forze degeneranti. Maturare il Potere Illuminante significa anche liberarsi da ingiustizie, da carnefici, da chi usa altri per il proprio tornaconto. Il potere manipolativo dell’inconsapevolezza non è certamente spirituale. Il Potere Illuminante è, invece, Virtù, potentemente spirituale. Implica Compassione, Comprensione, Giustizia.

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Il Potere Illuminante è una grande rimedio per le difficoltà, che ci sono proprio perché si è impotenti di fronte a certe situazioni. Maturando il Potere Illuminante diveniamo più capaci a non fare danni, non solo più capaci di riparare i danni fatti. La maturazione del Potere Illuminante fa divenire sempre più immuni dai mali, da manipolatori interiori ed esteriori. Dovremmo tendere al Potere Illuminante, non rifuggire a priori il potere, come suggerito da interpretazioni inadatte dei concetti di umiltà, di annichilimento della personalità, di annullamento di fronte a Dio. I concetti sono interpretazioni da interpretare sempre meglio. Assorbendoli meccanicamente diventano alimenti alienanti. Il Potere Illuminante rivoluziona portando Pace, anche se in una prima fase può produrre conflitti interiori ed esteriori, causa rottura Umanizzante dei meccanismi negativi, basati anche su concetti alienanti. Il concetto di umiltà andrebbe inteso come capacità di fruire dal Superiore, per divenire migliori per noi stessi ed altri. L’annichilimento della personalità andrebbe inteso anche come trasformazione Umanizzante della struttura psicofisica, non certo come sua eliminazione forzata, che significherebbe anche suicidio oppure omicidio. L’idea di annullamento di fronte a Dio andrebbe intesa essenzialmente come dissoluzione di tutti i veli di Maya, in modo da realizzare la Consapevolezza Integrale. Rifuggire il Potere Illuminante significa negarsi capacità positive. Vuole dire dare forza al potere negativo, abilità di cui la maggioranza dispone in grande misura. Basti riflettere sul potere di soffrire in modo degenerativo che è un potere negativo, senza il quale non ci sarebbe afflizione degenerativa. Il male ha la meglio quando il bene è troppo debole per prevalere sul male. Il male fa bene soltanto al male, nel senso che potenzia la sua natura malefica, il che non è certamente un fenomeno positivo, Umanizzante. La capacità di generare forte negatività può essere erroneamente intesa come potere. Invece, è impotenza esprimente impotenza evolutiva. Il Vero Potere è sempre in funzione dell’evoluzione, Umanizzazione. Essere vittime della propria inconsapevolezza significa essere impotenti di fronte al proprio

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male. L’inconsapevolezza è di per sé potere negativo, anche perché, possedendoci, ci disorienta e rende vulnerabili. La soluzione per la propria impotenza è maturare il Potere Illuminante, che implica la maturazione della consapevolezza e delle capacità che permettono di esprimere qualitativamente le Tre Qualità Superiori: Volontà, Amore e Intelligenza. Forme, attaccamento e dipendenze Il bene è relativo anche nel senso che una forma benefica in un dato momento, diventa poi limitante per l’ulteriore progresso. Diviene pertanto malefica, pur restando benefica per tutto ciò che le è inferiore. Un determinato grado di consapevolezza, rappresentante una meta elevata per qualcuno, è un limite per chi l’ha raggiunto, se non lo utilizza come base per ulteriore Elevazione. Da ciò possiamo dedurre l’importanza di liberarsi dagli attaccamenti, che sono sempre attaccamenti alle forme e non andrebbe confusi con le dipendenze. A differenza degli attaccamenti, le dipendenze non sono negative a priori, anzi. La stessa evoluzione spirituale dipende dalle forme, ma si tratta di una dipendenza indispensabile, senza forma non ci sarebbe evoluzione. Tutto ciò che avviene nello spazio evolutivo ha forma, lo stesso spazio evolutivo è forma. Dipendere finché necessario da elementi che favoriscono soluzioni è sicuramente positivo: disporre di un rimedio efficace è certamente meglio che non disporne. Diverso è il discorso per l’attaccamento, che è una forma deviata di dipendenza, è dipendenza negativa. Dipendere positivamente significa dipendere da un elemento che aiuta. La dipendenza da un elemento ostacolante è invece dipendenza negativa, cioè attaccamento. Comprendere le differenze tra attaccamento e dipendenza può aiutare molto a chiarirsi le idee riguardo il rapporto maestro-allievo, anche nella forma di rapporto genitori-figli.

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Molto male può essere evitato La realizzazione finale del bene è inevitabile, sia individualmente sia collettivamente, ma molto male può essere evitato e, chiaramente, è meglio evitarlo. Superando un certo grado di schiavitù dalla meccanicità-inconsapevolezza, l’uomo ha l’opportunità di liberarsi dal destino scritto, meccanico, e di proporsi un destino sempre più Umanizzane. L’ineluttabilità è l’inevitabilità, ma: l’ineluttabilità subita meccanicamente è questione di incapacità, mentre l’inevitabilità creata consapevolmente è, invece, questione di capacità. Certo, anche l’inevitabilità creata consapevolmente si basa su inevitabilità passate, ma più è consapevole e più l’uomo a può scegliere di cosa alimentarsi, a quali influssi essere soggetto, per migliorare la propria qualità esistenziale, cioè se stesso in quanto qualità esistenziale. Attivare e maturare i processi necessari per divenire inevitabilmente ineluttabilità di sempre maggior qualità, è una definizione appropriata dell’Umanizzazione. Liberazione Schiavi di una minuscola gabbia in cui a malapena può entrare il corpo fisico, non c’è quasi la possibilità di muoversi fisicamente. Disponendo, invece, di un ampio spazio, anche se recintato, possiamo correre e allenarci, per magari scavalcare il recinto. Certo, in molti casi la situazione è propria quella della gabbia, anche se a causa dell’assuefazione alla schiavitù dell’inconsapevolezza, si può immaginare non sia così. Le limitazioni riguardano però il piano orizzontale e i livelli inferiori. La soluzione è quindi volgersi verso il Superiore, che può portare a un salvataggio simile a quello operato da una squadra di soccorso con l’aiuto dell’elicottero durante un’inondazione. Costretti alla prigionia dall’inconsapevolezza dobbiamo liberarci interiormente, volgendo l’attenzione al Superiore, per maturare la consapevolezza. Possiamo farlo, per esempio, con la richiesta: Chiedo all’Origine la via diretta per l’Umanizzazione.

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Realizzazione, iniziazioni e illuminazioni Non esiste vera e propria realizzazione finale del bene: possiamo divenire bene sempre maggiore. La realizzazione è un processo continuo. La realizzazione di determinate potenzialità è la base per realizzazioni superiori. Intesa nel suo significato più profondo, cioè come passaggio13 da Monade a Divinità Cosmica, la stessa Illuminazione è unicamente l’inizio di un eterno evolversi come Infinitudine definitivamente individualizzata. In questo senso l’Illuminazione è definitiva, ma il percorso in quanto coCreatori Cosmici Illuminati è eterno. Tanto più dovrebbero essere intese soltanto come specie di nuovo inizio le illuminazioni, intese come riconoscimento di stati superiori di coscienza. È importante non confondere l’Illuminazione con le iniziazioni, che sono anche scintille di coscienza superiore a quella conosciuta fino a quel momento. Quando sentiamo o leggiamo di Illuminazione chiediamoci: a cosa si riferisce l’autore con il concetto di Illuminazione? Si riferisce al passaggio da Monade a Divinità Cosmica, oppure a scintille o periodi prolungati di stati superiori di coscienza? Meditare per realizzare il bene e ScoprirSi Bene Assoluto Per favorire la realizzazione del bene possiamo fruire della seguente, semplice, tecnica meditativa. Ci si siede, si chiudono gli occhi, si appoggiano le mani sulle cosce, con i palmi rivolti verso l’alto, ci si focalizza su un punto nello spazio davanti al corpo fisico. Poi si fa l’affermazione, interiormente, una volta soltanto: Realizzazione del Bene Assoluto. Si continua poi a meditare per alcuni minuti, in base al proprio sentire. Se si perde la concentrazione, appena ci si rende conto di non essere focalizzati sul punto, semplicemente, si ritorna a concentrarsi su un punto dello spazio. 13

Passaggio che implica la dissoluzione definitiva del velo tra l’Io Monadico e il Piano Divino.

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Inizialmente, può essere molto difficile rimanere concentrati anche per solo alcuni secondi, ma applicandosi le capacità di concentrazione maturano. In casi di difficoltà di concentrazione, invece di fare la singola affermazione, si può ripetere molte volte l’affermazione: Realizzazione del Bene Assoluto14. Poi quietatasi la mente, ci si focalizza su un punto dello spazio dinanzi al corpo fisico. Seguendo gli stessi principi, possiamo meditare con queste due affermazioni - Soluzione Chiave per la realizzazione del Bene Assoluto. - Soluzione Integrale per la realizzazione del Bene Assoluto. È bene utilizzare la combinazione Soluzione chiave-Soluzione integrale, perché crea sinergie. Dopo aver meditato per alcune settimane in modo distinto, specifico, per la Soluzione Chiave e per la Soluzione Integrale, si possono riunire in un’unica affermazione: Soluzione Chiave e Integrale per la realizzazione del Bene Assoluto. Chiaramente, si può passare subito a questa affermazione, senza far transitare in se stessi la fase precedente, ma attuandola si creano processi specifici, che poi si sintetizzano in un’unica soluzione. Gli stessi intenti possono essere espressi in forma di richiesta: - Chiedo alla Reale Identità la realizzazione del Bene Assoluto. - Chiedo il Bene Assoluto per tutti. - Chiedo all’Origine la Soluzione Chiave e Integrale per la realizzazione del bene. Così pure può essere usata la formula Mi apro…, oppure Sono aperta/o…. - Mi apro al Bene Assoluto per tutti. - Sono aperta/o alla Soluzione Chiave e Integrale per manifestare il Bene Assoluto. 14

Il concetto di realizzazione del Bene Assoluto, andrebbe inteso primariamente come realizzazione delle Monadi e come realizzazione dello spazio evolutivo, singolo e totale, anche attraverso la sua capacità di manifestare in modo sempre più qualitativo le Potenzialità-Qualità del Bene Assoluto.

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Per favorire il RiconoscerSi come Bene Assoluto possiamo fruire delle seguenti affermazioni: - Mi apro a riconoscermi come Bene Assoluto. - Sono aperta/o a tutte le soluzioni per riconoscermi come Bene Assoluto. - Voglio dedicarmi totalmente al Bene, voglio Essere il Bene Assoluto Stesso. - Sono il Bene Assoluto. Per favorire la realizzazione del bene e il riconoscerSi come Bene Assoluto, possiamo anche leggere attentamente, anche varie volte di seguito, la seguente invocazione. Mi apro al Bene Assoluto per Tutto, tutti. Che il Bene Assoluto ci accompagni, sempre. Che il Bene Assoluto ci guidi, sempre. Desidero il Bene Assoluto per Tutto, tutti. Anelo a riconoscerMi come Bene Assoluto. Voglio Essere Bene Assoluto per Tutto, tutti. I quattro modi di cercare il Bene Originale Le tre caratteristiche dell’Origine, Reale Identità: Esistenza – Verità – Beatitudine, rappresentano il fondamento di tre qualità essenziali alle quali, consciamente o inconsciamente, l’essere umano aspira: Libertà, Conoscenza, Amore. Cercare la Libertà è cercare la Libertà Origine, Reale Identità. Cercare veramente la Felicità è cercare la Beatitudine Origine, Reale Identità.

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Cercare la Verità è cercare la Verità Origine, Reale Identità, anche attraverso verità essenziali.

L’Origine è l’Identità Reale di ciascuno, non come individuo chiaramente. Cercare l’Origine rappresenta pertanto anche la ricerca fondamentale: la ricerca dell’Identità. Ricerca fondamentale semplicemente perché riflesso dell’intendere nel modo più profondo la domanda fondamentale: Chi Sono?, che può essere riformulata in Chi Sono in Realtà? In Realtà Sono l’Origine. La ricerca del Bene Originale è così caratterizzata da quattro vie: ricerca della Libertà, ricerca dell’Identità, ricerca della Verità e ricerca della Beatitudine, Felicità. Chiaramente si tratta sempre della ricerca dell’Origine, ma alcuni possono provare maggior affinità con uno specifico tipo di ricerca. Possono essere maggiormente guidati dall’idea, impulso, di cercare la Libertà, oppure la Beatitudine, la Verità, l’Identità. La ricerca della Beatitudine riguarda maggiormente il Sentire. La ricerca della Verità il Sapere. 36


La ricerca dell’Identità la spinta a rispondersi direttamente alla domanda: Chi Sono in Realtà? La ricerca dell’Esistenza l’affermazione Sussisto Assoluto, che rappresenta l’affermazione di Sé, libera dal bisogno del sé di porsi rispetto al Sé. Meditando qualitativamente con l’affermazione Sussisto Assoluto, molti scopriranno che è la più liberatoria, anche perché favorisce, più direttamente delle altre, il puro riconoscimento dell’Esistenza Originale, forma Assoluta di Libertà: Assoluto senza attributi. Cercare Dio Considerare che la Reale Identità è Dio Origine, può aiutare a spiegarsi cosa significa cercare Dio e perché cercarLo. Può favorire la comprensione che cercare Dio è questione di pragmatismo esistenziale, non necessariamente di religiosità, considerando comunque che la religiosità qualitativa è sicuramente vera ricerca di Dio. A causa di idee sbagliate su Dio, molti provano rifiuto all’idea di cercare Dio. Comprendere che cercare Dio significa voler trovare Se Stessi, cioè tendere a scoprirsi per ScoprirSi Libertà, Verità e Beatitudine, può aiutare a interpretare meglio testi religiosi e spirituali in generale. In verità, consciamente o inconsciamente, si cerca sempre Dio, anche perché Dio è anche Tutto15. Solo che a causa di idee sbagliate su Dio si può essere indotti a ritenere addirittura il contrario, anche nel senso di negare Dio: negare concettualmente ciò a cui si tende esistenzialmente. Cercare Dio è questione di Esistenzialismo, non di religiosità non qualitativa. Essere atei, perché Dio è inteso in modo irrazionale, non significa essere non ricercatori di Dio. Più cerchiamo Libertà, Verità, Beatitudine, più siamo cercatori di Se Stessi Dio Origine. Per la versione integrale del libro https://andreapangos.wordpress.com/libri/ 15

Consideriamo che la Sostanza Originale, cioè l’Assoluto “senza” attributi, è la Sostanza su cui si basa la Totalità.

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. TU precedi te stesso: tu Origini da TE.

La superficialità è un abisso, la Profondità: Altamente Piana.

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