Strada di cani

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Ricordi di ricordi

Ho ritrovato ora la tua lettera nascosta tra le pagine di un libro, scusami se ti rispondo così tardi. Prima di aprirla l’ho perfino accarezzata con le dita che a volte sanno leggere meglio degli occhi, poi l’ho tirata fuori dalla busta e ti confesso che mi sono commosso a rivedere la tua calligrafia, la emme maiuscola fatta come due grandi u unite con una stanghetta in basso come quella della q; e mi sono ricordato del giorno in cui me la desti nella cucina di Via del Galloro, dell’odore di caffè del dopopranzo che c’era nell’aria, di Luciano che seguiva il volo delle mosche fuori dalla finestra con occhi precisi da radar della contraerea (non ho nemmeno mai avuto tempo di chiederti perché lo avevi chiamato Luciano quel gatto, magari credevo di avere cose più importanti da fare) e di te seduto a fumare aspettando che finissi di leggere. Mi era piaciuta e avevo voglia di abbracciarti, rimandai a un’altra occasione. Da giovani si crede sempre di avere un’altra occasione, si tira il tempo. Nella tua lettera mi dicevi che ti eri svegliato, eri andato ad annaffiare le piante in terrazza con la mise che piaceva tanto a mamma (pantaloni del pigiama, canottiera, barba da fare, capelli arruffati) e che parlando con le piante ti eri accorto che a noi da piccoli non avevi mai raccontato storie per farci addormentare la sera. Dicevi che forse era perché non avevi mai capito chi sono i buoni e chi sono i cattivi, distinzione che apparentemente conta nelle storie per bambini, e che oltretutto i cattivi che avevi incontrato tu erano sempre belli e ben vestiti mentre invece nelle storie per bambini i cattivi devono essere brutti e avere i denti gialli. E pensare che avevi passato la vita a raccontare storie a tutti, tanto per rimettere le cose un po’ in ordine, per farle sembrare come dovrebbero essere; “per cambiarle no, non credo che sia possibile, il primo che c’ha provato – le chiamava parabole - l’hanno attaccato a una croce e duemila anni dopo c’è ancora gente che va a messa solo per controllare che non si sia mosso da dove sta”, dicevi; eppure a noi no. Però volevi rifarti, raccontarci un’ultima storia. Lasciarci

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