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Laura Boldi

ALLA GUIDA DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DI BRESCIA, ENTE PUBBLICO NON ECONOMICO CHE FA CAPO AL CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI INGEGNERI, BOLDI RACCONTA I PRIMI MESI ALLA PRESIDENZA E QUALE RUOLO RICOPRE OGGI LA PROFESSIONE. ALCUNE DIFFICOLTÀ, PRIME FRA TUTTE IL SOVRACCARICO DI BUROCRAZIA E DI RESPONSABILITÀ, GRAVANO SU QUESTA FIGURA, SEMPRE PIÙ SPECIALIZZATA E FORTEMENTE RICHIESTA NEL CAMPO DELL’EDILIZIA E IN TUTTA LA FILIERA DEL COSTRUITO.

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Specializzazione e impiego sicuro. L’ostacolo è la burocrazia Mettiamo a fuoco la professione dell’Ingegnere

di Adriano Baffelli

Da alcuni mesi l’ingegner Laura Boldi è al vertice del suo Ordine professionale, la incontriamo nella sede, all’interno del Crystal Palace, l’edificio alto 110 metri, con 27 piani, progettato dall’architetto Bruno Fedrigolli e terminato, dopo tre anni di lavori, trent’anni fa, nel 1992. Dal quartier generale degli ingegneri bresciani la vista spazia a 360 gradi sulla città e sull’hinterland. Osservando il meraviglioso reticolo urbano di Brescia, viene naturale congiungere idealmente la trama progettuale e costruttiva che senza soluzione di continuità si è dipanata all’insegna della solidità e della sobrietà, caratteristiche saldamente iscritte nei geni di questa operosa terra e dei suoi abitanti. A nord, pare di sfiorare il possente castello orgogliosamente adagiato sul colle Cidneo, che immaginiamo in dialogo costante con il termovalorizzatore che svetta a sud. Due strutture a loro modo a servizio della città alle quali si guarda con benevola riconoscenza. Od ovest il complesso reticolo della downtown con la sede locale di Confindustria che svetta, mentre a est si può quasi toccare il profilo solido e deciso della sede già Ubi ed ora cittadella finanziaria con le insegne di Banca Intesa.

Presidente Boldi, come descriverebbe i primi mesi della sua presidenza? Sono mesi di lavoro molto intenso e ricco di stimoli. Dopo un biennio di arresto forzato di gran parte delle attività dovuto alla pandemia e un anno di slittamento delle votazioni, ci troviamo a dover riattivare l’Ordine e a iniettarlo di nuova linfa vitale. L’attuale consiglio è costituito prevalentemente da giovani ingegneri in buona parte donne, sei su quindici. È recente il rinnovo dell’Ordine nazionale al quale ha partecipato anche lei e che registra un’interessante novità per Brescia, dico bene? Non appena insediati nei Consigli provinciali, i nuovi presidenti degli Ordini d’Italia sono stati chiamati a partecipare alle elezioni del nuovo Consiglio nazionale ingegneri (Cni). Da subito siamo stati coinvolti in un tour de force di incontri sia nazionali sia regionali per esprimere la nuova rappresentanza nazionale. Peccato che non ci sia stato il tempo di conoscerci, di consolidare i rapporti e creare progetti condivisi, soprattutto nel territorio lombardo. Brescia non ha accettato organizzazioni repentine in distonia con il Consiglio nazionale uscente ma ha voluto da subito garantire al proprio territorio e alla Lombardia una rappresentanza nazionale. Avremmo preferito una Lombardia unità e più rappresentata ma ci siamo assunti la responsabilità di essere in pochi, Brescia Lecco e Mantova, a smarcarci dalla scelta lombarda di fare opposizione e abbiamo proposto un nostro rappresentante, l’ingegner Ippolita Chiarolini. Come previsto la lista proposta dal Cni uscente è stata votata quasi all’unanimità, dobbiamo attendere l’ufficialità del ministero ma i risultati sono comunque palesi. Brescia finalmente ha un rappresentante al Cni e per di più donna. Qual è lo stato dell’arte della professionale ingegneristica a Brescia? Il campo ingegneristico si sta sempre più specializzando e frammentando in indirizzi impensabili per Brescia fino a qualche anno fa. L’appeal è sicuramente verso l’ingegneria industriale mentre la curiosità e l’interesse lo desta l’ingegneria biomedica. Si assiste invece ad un decremento di ingegneri nel campo civile. Sento sovente, soprattutto nelle aziende, che gli ingegneri sono figure molto ricercate. Allo stesso tempo si legge di stipendi non particolarmente consistenti, per usare un eufemismo. Qual è il quadro vero ed eventualmente perché si registra questa evidente contraddizione? Fino ad ora è stato così: percorso studi impegnativo per poi in generale non trovare gratificazione nell’ambito lavorativo. Non ha aiutato, almeno per la libera professione, l’abolizione del minimo tariffario che ha portato ad una storpiata filosofia del massimo ribasso. La situazione sta cambiando rotta, almeno nel campo civile dopo l’esperienza Superbonus che ha riportato per lo meno in auge il decreto ministeriale del 17 giugno 2016, anche se con un sovraccarico inaudito di burocrazia e di responsabilità, quasi il professionista dovesse essere “il capro espiatorio”. Negli ultimi tempi si assiste ad un’abbondanza della domanda di inge-

Conseguito il diploma al Liceo scientifico Copernico di Brescia, Laura Boldi frequenta la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Brescia, laureandosi Ingegnere civile con una tesi sperimentale dal titolo: “Materiali misti organico-inorganici per la rimozione selettiva dei metalli pesanti dalle acque”. In breve tempo consegue l’abilitazione all’esercizio della professione di ingegnere civile. Nata nel mondo delle costruzioni: bisnonno, nonno e padre titolari di impresa edile locale, dal 2000 opera come libera professionista nel suo studio tecnico con attività inerenti alla professione di ingegnere civile, dalla redazione di progetti architettonici e strutturali, all’urbanistica, alla direzione lavori. L’ingegner Boldi nel 2020 ha costituito una società di ingegneria integrata che si occupa della progettazione ma anche degli aspetti fiscali da essa derivanti. Accanto alla professione da segnalare un intenso impegno amministrativo: dal 2004 al 2009 consigliera del Comune di Monticelli Brusati; dal 2004 al 2009 assessore Turismo e Giovani della Comunità Montana del Sebino Bresciano; dal 2006 al 2011 consigliera del Consorzio Torbiere del Sebino. Dal 2009 al 2014 sindaco del Comune di Monticelli Brusati. Da ottobre 2009 a giugno 2012 presidente del Gruppo di Azione Locale (GAL) Gölem, riconosciuto da Regione Lombardia; dal 2012 al 2014 vicepresidente del tavolo istituzionale per il riconoscimento del Piano territoriale regionale d’area Franciacorta.

Campus Edilizia la reputo un’esperienza positiva che va continuata e forse rafforzata inserendo magari qualche trasversalità con l’apporto magari anche dell’Ordine dei commercialisti e degli avvocati in alcuni tavoli mirati

gneri e ad una scarsa offerta, condizione che permette ai neolaureati una scelta di impiego abbastanza ampia. Si è parlato molto di equo compenso, ci auguriamo che il nuovo Cni insieme al governo lo porti a compimento. La mancanza di addetti è forte nell’edilizia e in tutta la filiera del costruito. Ne parlate in seno all’Ordine? E cosa si può fare per cambiare le cose? Purtroppo è un problema diffuso che attiene anche ad altri settori. Sicuramente c’è bisogno di un cambio di rotta dal punto di vista politico. L’assistenzialismo va fatto in maniera forte verso chi ne ha realmente bisogno. Chi è in grado di lavorare deve lavorare, il lavoro è un diritto costituzionale e l’articolo 4 della nostra costituzione recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Il punto è creare appeal all’impiego nel campo edile. Nell’era post covid si è aperto il vuoto degli addetti agli impieghi “meno qualificati” che nel settore costruzioni è pari al 30,7% di vacancies. Parlando di filiera, ingegner Boldi le chiedo come giudica l’esperienza del Campus Edilizia Brescia? Campus Edilizia la reputo un’esperienza positiva che va continuata e forse rafforzata inserendo qualche trasversalità con l’apporto magari anche dell’Ordine dei commer-

cialisti e degli avvocati in alcuni tavoli mirati. Non vorrei banalizzare ma sono da sempre convinta che l’unione fa la forza! Il prossimo anno si rinnoverà l’amministrazione cittadina. Se il nuovo sindaco e la nuova giunta le chiedessero dei suggerimenti, nella sua veste di ex sindaco oltre che di presidente di un prestigioso Ordine professionale, quali darebbe? Il consiglio spassionato è quello di ascoltare meno la politica

L’Ordine degli ingegneri di Brescia, così come quello di Bergamo, hanno manifestato all’amministrazione comunale la propria disponibilità a collaborare alla valorizzazione del patrimonio culturale della città

per essere più concreti ed operativi. Quindi partire da idee chiare e concrete, strutturare bene gli uffici per riuscire a migliorare i servizi. Hanno ragione i professionisti e le imprese che in talune circostanze lamentano difficoltà burocratiche e tempi lunghi da affrontare quando vi sono interventi da sottoporre agli enti pubblici e in particolare alla Soprintendenza? Assolutamente sì. I tempi degli enti pubblici molte volte sono anacronistici rispetto ai tempi dei professionisti, ma soprattutto delle imprese e dei committenti. Per quanto riguarda la Soprintendenza penso che l’ambito territoriale di competenza sia troppo vasto per tale struttura che è sottodimensionata dal punto di vista del personale. Molte problematiche potrebbero essere risolte con incontri “de visu” tra professionisti e Soprintendenza. Per fortuna ora parecchie pratiche hanno procedura semplificata e dove i comuni sono solleciti nell’istruirle le risposte arrivano anche prima di un mese di tempo.

Quanti sono gli ingegneri bresciani, con prevalenza della sfera industriale o di quella di edilizia civile e con quale percentuale di donne? Gli ultimi dati provenienti dagli esami di Stato ci dicono che c’è un incremento degli ingegneri industriali ed una sensibile contrazione dei civili. Dai dati del Consiglio nazionale ingegneri si stima che in Italia ci siano 174.900 donne in possesso di un titolo di laurea in ingegneria, pari al 18.6% del totale. Negli ultimi anni c’è stato un incremento in tutti gli indirizzi di stampo ingegneristico, mentre in passato le “quote rosa” si concentravano nell’ambito civile. Brescia e Bergamo s’apprestano a vivere l’anno da protagoniste come Capitale condivisa della cultura. Come Ordine avete predisposto progetti o iniziative specifiche? L’Ordine degli ingegneri di Brescia, così come quello di Bergamo, hanno manifestato all’amministrazione comunale la propria disponibilità a collaborare alla valorizzazione del patrimonio culturale della città. Si è attivato un tavolo della filiera edilizia che sta esaminando le opportunità. Penso in ogni caso che sia indispensabile fare rete, il nostro Consiglio è determinato a mettere a disposizione supporto tecnico e scibile ingegneristico per supportare e creare alcune iniziative che permettano a chi viene da fuori ma anche ai bresciani di conoscere meglio la città. Con l’Ordine di Bergamo si è ipotizzata la possibilità di eventi formativi aperti agli iscritti dei due Ordini, ora dobbiamo iniziare a concretizzare tutte queste idee. Quale futuro attende gli ingegneri bresciani, quali le sfide e le novità principali? Sul futuro dell’ingegneria sono ottimista, penso che la facoltà di ingegneria apra ai giovani veramente tante opportunità. Gli indirizzi oggi sono davvero tanti, dai più tradizionali ai più innovativi. Soprattutto sono convinta che la società civile abbia bisogno di una figura tecnica ed eclettica come l’ingegnere. Basti pensare ai temi più cogenti: economia circolare, energia, biomedica… L’ingegnere è presente ma è certamente futuro. Dobbiamo come ordini e come Cni meglio valorizzare la figura dell’ingegnere, fare sì che il linguaggio tecnico diventi più divulgativo. Nei momenti di relax quali attività l’aiutano a recuperare energie? Non è una battuta ma in questo momento il lavoro, perché l’impegno con l’ordine attualmente è tanto. Poi, quando riesco mi concedo il lusso di godermi la casa e qualche camminata nella mia Franciacorta.