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Anno LIII

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n째 46) art. 1, comma 2, DCB Verona

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LA PAROLA DEL DIRETTORE

il Montebaldo

Un pensiero per i nuovi sposi Ho tra mano il fax di una signora di Soave, di nome Paola. Mi scrive: «Mio figlio Diego si sposa il 24 settembre: scrivi qualcosa di bello per lui e per tutti i giovani che si sposano». Confesso che quando ho ricevuto queste scarne righe mi sono commosso. Dietro l'essenzialità delle parole c'è certamente la grandezza del cuore di un genitore, ma prima ancora c'è la coscienza di un'avventura che sta per cominciare e dal cui esito dipende l'equilibrio e la serenità di una vita. È l'avventura della famiglia. Parlo con convinzione di famiglia, perché ho sperimentato la sua importanza nella mia vita e, benché abbia rinunciato a formarmene una, avverto che essa è la vera cifra del vivere umano. Si può essere non sposati, ma le virtù hanno sempre i colori delle felici relazioni familiari. La famiglia riuscita è sempre una nostalgia dell'animo e un cantiere irrinunciabile per formare gli uomini. Ne parlo con convinzione come alpino, perché credo che il nostro spirito, il senso del servizio umile e generoso, la nostra paziente disponibilità siano l'esito di una cultura maturata in famiglie semplici, in passato anche povere di mezzi, ma ricche di umanità e di senso di solidarietà. Ne parlo con convinzione come cittadino di questa terra veronese e veneta, dove il boom economico, che ha fatto della nostra regione un modello apprezzato a livello internazionale, è stato possibile in gran

parte grazie al contributo di conduzioni familiari, caratterizzate dai colori dell'intraprendenza, della laboriosità e della cultura del “tutti per uno e uno per tutti”. Non sarò certo io a fare la retorica del “tutto va ben”, riguardo alla famiglia. Le sue ferite sono sotto gli occhi di tutti e non c'è casa che non sia stata segnata da qualche fallimento. Ma vorrei dire con altrettanta forza, e lo vorrei dire in modo particolare ai giovani, che questa istituzione non verrà mai meno, a dispetto di qualche malanno di stagione. Passato lo tsunami della cultura del nulla, essa riprenderà vigore e tornerà ad avere il posto sociale che le spetta. E questo perché la famiglia non è un prodotto storico variabile, che si mette in piedi col variare delle mode, ma è un bene che viene dalla natura e metterci mano per distruggerla sarebbe come allargare il buco dell'ozono, in termini culturali. La natura ci insegna che un uomo e una donna avvertono una spinta primordiale a mettersi insieme e a dare fecondità al loro incontro d'amore. Non c'è bisogno della televisione che lo insegni e non è neppure una logica

per Paesi arretrati. In tutti i tempi e in tutti i luoghi, come un Cantico dei Cantici, questo inno della creazione si innalza ai Cieli come la risposta più grande dell'essere umano nel suo abitare la terra e la storia. Certamente sono molte le cause che oggi concorrono a rendere fragile la famiglia. A cominciare dalle legislazioni nazionali che, consegnando ai cittadini le leggi del divorzio e dell'aborto, di fatto si limitano a fare il notaio di ciò che essi devono gestirsi da soli, come un fatto privato. La famiglia ha perduto il suo valore di bene sociale e quindi ha finito per non avere più alcuna protezione, se non qualche scarso incentivo economico. La stessa Costituzione dell'Eu-ropa, al nr. 9, riconosce il diritto a farsi una famiglia, ma rinuncia a dire cosa si intenda con questa espressione, lasciando ai singoli Stati la definizione della questione. Non vorrei che Diego, il quale leggerà queste righe con la sua sposa al ritorno dal viaggio di nozze, avvertisse queste sottolineature come parole di pessimismo. Tutt'altro. È proprio la prorompente forza dell'amore che consente di guardare con lucidità ai problemi, per affrontarli con spirito forte e

coscienza critica. Che, nel caso della famiglia, vuol dire la ricerca quotidiana della responsabilità, del perdono e dell'umiltà. L'umiltà di non mettersi mai alla ricerca di una felicità soggettiva, da rincorrere da soli o nonostante chi ci sta vicino, ma di pensare che qualcuno, a casa, è stato consegnato alle nostre mani e alla nostra responsabilità, perché ne diventassimo i custodi. Responsabilità è anche fatica, ma ha sempre un risultato garantito: quello della serenità e i contorni robusti della solidarietà. È nell'orizzonte dell'amore responsabile che auguro a Diego e alla sua sposa e a tutte le coppie dei nostri lettori un avvenire intenso di serena letizia e di coraggiosa fedeltà alla famiglia. Bruno Fasani

LE NOSTRE CANTE

Bersagliere ha cento penne Bersagliere ha cento penne, ma l'alpin ne ha una sola; un po' più lunga, un po' più mora, sol l'alpin la può portar.

Quando scende la notte buia tutti dormon laggiù alla Pieve ma con la faccia giù nella neve sol l'alpin là può dormir.

Su pei monti vien giù la neve la tormenta dell'inverno ma se venisse anche l'inferno sol l'alpin ci stà lassù.

SOMMARIO Lettere Vita sezionale Cultura Protezione civile Penna sportiva Rime alpine Vita dei Gruppi Anagrafe sezionale

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Direttore responsabile: Bruno Fasani Comitato di redazione: Ezio Benedetti, Angelo Pandolfo, Antonio Scipione, Francesco Tumicelli, Gianni Federici Impaginazione e grafica: Ezio Benedetti, Giuseppe Avesani Aut. del Tribunale di Verona 15.05.1952 n. 44 del Registro - n. 1018 Vol. 11 f. 137 (06.09.1983) del Reg. Naz. Associato all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) Stampa: Croma srl - Dossobuono


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LA PAROLA DEL PRESIDENTE

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Guardiamo avanti! ÈUna società che si evolve e si chiude in un ottuso immobilismo è destinata a immiserirsi e, nel tempo, a perdere la propria identità. Lo stesso pericolo lo corrono le realtà associative allorquando rifiutano, o non sanno interpretare, i cambiamenti di una società di cui appunto fanno parte integrante. L'ANA ha cercato, a volte molto positivamente, a volte meno, di non cadere in questo "limbo" e deve alla sua vitalità e alla sua sensibilità, soprattutto nel sociale, se è sopravvissuta ai tentacoli dell'involuzione e a una

lenta, ma ineluttabile, premorienza che ha investito altre realtà consimili; ma non è facile. È necessario allora che tutti gli associati facciano la loro parte. C'è bisogno di partecipazione, vera e so-stanziale, di collaborazione fisica e intellettuale, di idee nuove, di confronto, di criticità, purché sia intelligente e costruttiva e non becera e lacerante; ciò non significa perdere la propria identità che rappresenta, sempre e comunque, un punto fermo. Idee nuove, ma anche uomini nuovi.

È tempo, per esempio, di individuare e preparare il futuro presidente che, a naturale scadenza del sottoscritto, dia nuovo impulso e originalità al vertice sezionale. È positivo che siano arrivati uomini nuovi, di valore nel Consiglio direttivo, i quali fortunatamente si son ben amalgamati con la "vecchia guardia". Ma non basta; il cambiamento poi deve coinvolgere anche le Zone ed i Gruppi, laddove c'è aria di stanca o, peggio, palesi malesseri. È un'azione di rinnovamento delicata e, a volte,

dolorosa, ma se abbiamo a cuore il bene dell'ANA va affrontata e realizzata. Guardiamo avanti! Alfonso Ercole

Circolo culturale “Mario Balestrieri”

Alpini al Polo Nord L'impresa del capitano Gennaro Sora Le gesta degli alpini al Polo Nord, in occasione della spedizione scientifica italiana del gen. Umberto Nobile nel 1928, sono state ricordate in occasione della mostra fotografica e rievocativa tenutasi a Caprino Veronese dal 9 al 23 luglio scorso. La mostra, organizzata dal comune di Caprino Veronese, dall'Associazione Istituzione Biblioteca Museo "Giovanni Arduino" sempre di Caprino e dal Circolo culturale "Mario Balestrieri" della Sezione ANA di Verona, è stata allestita per ricordare una vicenda forse poco conosciuta della storia degli alpini, che ha visto come protagonisti proprio alcuni alpini nel periodo di giugno-luglio 1928, in occasione della sfortunata missione del gen. Nobile con il dirigibile "Italia" al Polo Nord. Le immagini proposte alla mostra sono state scattate dal cap. Gennaro Sora del 6° Rgt. Alpini che, alla guida di un manipolo di commilitoni (otto alpini in tutto), cercò di

trarre in salvo i sopravvissuti della spedizione guidata da Nobile. L'impresa del cap. Sora fra i ghiacci polari è rimasta memorabile nella storia delle sfide polari. Il cap. Sora, già

trovandosi in zona, si mise immediatamente in marcia e di sua iniziativa si avventurava sull'insidioso "pack" (i lastroni di ghiaccio in perenne movimento sul Mare Artico), alla ricerca della

protagonista durante la Prima guerra mondiale per le sue gesta eroiche che gli valsero ben tre medaglie d'argento al valore militare, appresa la notizia dell'incidente al dirigibile "Italia",

Tenda Rossa del gen. Nobile. Lottando contro le avverse condizioni ambientali ed i ghiacci perenni del Polo Nord e dopo marce estenuanti, il cap. Sora con i suoi

alpini giungeva dopo alcuni giorni sul punto preciso ove era stata segnalata la Tenda Rossa, la quale però si era spostata per effetto della deriva del lastrone di ghiaccio su cui era posizionata. Come si ricorderà il gen. Nobile e gli altri sopravvissuti furono salvati il 12 luglio 1928 dal rompighiaccio russo "Krassin". Nonostante ciò, l'impresa del cap. Sora diede prova di quanto potessero fare l'ufficiale e i suoi alpini in un contesto così avverso, armati solo di due slitte, ma di tanto coraggio e tenacia, malgrado il pericolo sempre imminente. La bella mostra ha finalmente reso omaggio alle gesta di quegli alpini, che erano pronti a sacrificare la propria vita nel tentativo di salvarne altre. All'inaugurazione della mostra, tenutasi il 9 luglio scorso, ha presenziato, oltre agli esponenti degli enti organizzatori, una discendente, nella fattispecie una nipote, del cap. Gennaro Sora.


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LETTERE AL DIRETTORE

il Montebaldo

Il volto vero della Resistenza Essendo tesserato all'ANA quale "Amico degli alpini", ricevo periodicamente "il Montebaldo", che leggo con piacere e interesse. Nel numero di maggio-giugno 2005 - pag. 4, per esempio, ho notato le osservazioni del gen. Giorgio Donati sulla guerra di Liberazione, che ho riscontrato giuste e pertinenti. Collegandomi a ciò, mi permetto rivolgere anche io

delle osservazioni, nella speranza che trovino spazio, col suo competente giudizio, su "il Montebaldo". Nel numero 8 (agosto-settembre 2004) de "L'Alpino", in un articolo non firmato a pag. 15 si afferma: «…quella che fu chiamata Resistenza e che soltanto oggi gli storici chiamato per quella che fu: una guerra civile…». In altro articolo a pag. 44,

sempre anonimo, si ritiene che: «…quella guerra civile, che ormai nessuno storico serio chiama ancora con il nome di Resistenza…». Ebbene, se è vero che vittime in quel periodo ci sono state da ambo le parti, non c'è dubbio che «…la Resistenza appartiene al popolo italiano nella sua interezza» (P. E. Taviani in "La Mostra Nazionale della Resistenza" -

INCONTRI Si sono ritrovati casualmente dopo 50 anni dalla fine della "naja" il vice presidente sezionale Sergio Lucchese e Rinaldo Dal Mas di Trichiana (Belluno). Con commozione hanno ricordato la loro storia vissuta al "22° Raggruppamento di Frontiera" a Glorenza e… non sono cambiati affatto!

«Chissà, forse un giorno ci rivedremo…». Così terminava una lettera del lontano 1972, scritta dall'ex sottotenente Pino Canestrari al suo ex istruttore Beppe Parazzini della

Scuola Militare Alpina di Aosta. Persisi di vista e non più incontratisi se non da lontano, durante qualche adunata alpina, si sono finalmente rivisti domenica 19

giugno 2005 a casa dei Canestrari in località Casterna di Fumane. Nell'occasione, tra ovvie degustazioni di ottimo Valpolicella, l'ex sottotenente Beppe Parazzini ha esibito la lettera scritta nel 1972 e che aveva conservato. L'auspicio si era compiuto! Erano presenti all'incontro alcuni amici e consiglieri nazionali dell'ANA, il presidente sezionale Alfonsino Ercole, don Bruno Fasani ed altri, tra i quali l'on. "alpino" Alessandro Canestrari, nonostante i quasi raggiunti 90 anni.

Domenica 29 maggio nella baita del Gruppo Borgo 1° Maggio si sono ritrovati dopo 45 anni dalla fine della naja i soci appartenenti al "22° Rgpt Alpini da Posizione, 368a Compagnia" con sede a Glorenza (Val Venosta). Al centro della foto, il cap. Ansaloni che nel periodo 1959-60 comandava la Compagnia. Appuntamento per l'anno prossimo telefonando a Luigi Molinari, cell. 339.298.57.79

pag. 6) e che fu una «…impegnativa e gloriosa avventura nella quale preti e cattolici sono stati puntuali all'appuntamento» (don G. Cappelletti in "I cattolici e la Resistenza nel Veronese" - pag. 205). E di questo convincimento sono sicuramente la stragrande maggioranza degli storici seri, contrariamente a quanto ritengono gli autori di cui sopra. Ma si sono resi conto costoro che disconoscere la Resistenza significa oltraggiare la memoria di quanti per la Liberazione hanno lasciato la loro vita? Sanno che alla Resistenza hanno aderito tutti i partiti che poi hanno concorso a "ricostruire" l'Italia? Dimenticano che nella Resistenza hanno avuto parte attiva persone di ogni fede religiosa e di ogni ceto sociale delle quali molte sono cadute combattendo o morte nei campi di sterminio nazisti? Si sono resi conto che tanti soldati, alpini compresi, sono confluiti nella Resistenza per far riconquistare la Libertà all'Italia rischiando la loro vita? Di questi casi ce ne sono migliaia in Italia e diversi anche nella nostra città per la quale cito, ad esempio, quello dell'ufficiale alpino Vittorio Avesani, partigiano caduto in combattimento, Medaglia d'argento alla memoria; oppure quello del colonnello degli alpini Giovanni Fincato, tra i primi ad organizzare la resistenza della quale divenne poi comandante della piazza di Verona - seviziato e trucidato per non aver rivelato alcuna notizia ai suoi aguzzini Medaglia d'oro alla memoria. Ringrazio anticipatamente e porgo i più distinti saluti. Rinaldo Dal Negro

Credo che la Resistenza sia una pagina importante della nostra storia che non impedisce, a distanza di 60 anni, di dire con serenità anche le ombre che la popolano. Giampaolo Pansa, penna non sospetta, ha descritto queste ombre, facendo in modo che le luci siano ancora più nitide e brillanti.


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Julia congedati: un coro che canta per l’umanità

In maniera piuttosto inaspettata, quanto gradita, una sala prestigiosa come quella dell'Auditorium del Palazzo della Gran Guardia in piazza Bra a Verona, ha accolto, sabato 3 settembre, il poderoso complesso corale tutto formato da ex coristi che si sono succeduti, negli anni, durante il servizio di leva in seno alla Brigata alpina Julia. Nelle Brigate alpine, un tempo, nel loro organico è sempre stato presente un complesso corale, formato da ragazzi di leva che si esibivano in occasione di cerimonie ufficiali e non. Questo, è sempre stato un punto non solo di orgoglio ed anche di una certa competitività tra i vari complessi, ma anche di continuità ed affermazione di tradizione, capacità artistica e alpinità, oltre, non da meno, di forte aggancio tra l'apparato militare ed il mondo civile, anche sotto l'aspetto propagandistico, così come del resto erano le fanfare. Ora, purtroppo, anche questo importante lembo di fondamentale importanza per la storia e la vita alpina e non solo, è caduto rovinosamente nella distratta mente di chi vuole tutto riordinare, riorganizzare e ben poco lungimirare. Poco importa, comunque, perché il richiamo forte di chi ha condiviso certi momenti della vita, oltre ad essere giovane ed in più del bel cantare in complessi di eccellente caratura, è sempre forte e mai appassito. Ecco che ben 89 "ragazzi"

di varie parti d'Italia, si mettono ancora in contatto, se mai l'avessero perso, e decidono di ritrovarsi qualche volta all'anno, non di più e senza tante prove, con grande passione e semplicità, per continuare a cantare tutti assieme per il piacere di farlo ancora, di incontrarsi e raccontarsi le storie strane della vita e, soprattutto, per fare del bene. Tutto qua l'arcano fatto. Di una semplicità perfetta, di

1981, era ancora lì con il suo bel cappello in testa in prima fila a cantare con i suoi amici di sempre. Il suo saio, non certo da sartoria e con qualche evidente rattoppo, oltre che alle sue parole di cristiana fraternità, è stato sicuro indice di francescana povertà. Guidati da più maestri che si sono succeduti sul podio, e che poi ritornano immediatamente nei ranghi a cantare, il coro si è esibito in 12 cante

una condivisione unanime di ideali, volontà, voglia dello stare assieme, di dialogo e di fraternità. Non è facile di questi tempi, ma non difficile se alla base c'è una chiara complicità d'intenti e la voglia di fare. Ecco la matrice di nascita di un bel concerto “1000 voci per la speranza”. Che ha avuto anche lo scopo di raccogliere delle offerte da consegnare a frà Giovanni Croppelli, francescano missionario in Thailandia che, in qualità di ex corista BAJ

alpine di sicuro effetto e di collaudata tradizione. Sia pur non facilmente guidabili e plasmabili così tante voci, e senza prove, si è tuttavia ottenuta una prestazione artistica solida, di gusto e calore e anche nitida nei vari registri ed assoli non facile in un coro di vaste dimensioni. Alcune canzoni hanno goduto di una espressione più intensa e d'atmosfera. Ma, nel complesso, si è trattato di una serata molto valida e condivisa da una calda accoglienza di un pubblico

molto numeroso ed attento, che non poteva non sfociare in una fortissima richiesta di bis, puntualmente accolta. Tuttavia, pare giusto sottolinearlo, qui non si tratta di descrivere una serata di successo o di farne una critica artistica. Quello che è invece balzato prepotente agli occhi ed alla mente di tutti, è stata quella forte coesione cementata da una grande amicizia. Quella gente che molla tutto, casa, lavoro, impegni della vita di tutti i giorni, e parte, come in un caso da Pescara, per trovarsi con altri 80/90 “matti” e non per fare una gita, ma per cantare come al tempo dei vent'anni. In una città lontana, per una sera, in un teatro sconosciuto, provando dieci minuti prima, e per fare in modo che un amico, che ha lasciato tutto per darsi agli umili, possa poi portare con sé un qualcosa di tangibile per i suoi poveri colpiti dallo tsunami. Che colpisce, e lo dico non solo per sensazione personale ma anche da molti commenti ascoltati, è quella "A" maiuscola della parola amicizia che vibrava nell'aria della sala. Valore che è certamente tipico degli alpini, anche se qualche volta usurato e magari proclamato solo con "a" minuscola, ma che è un collante fondamentale di tante provvide iniziative e di attività associative di forte impatto sociale ed umano. Molto bella è stata, inoltre, la fattiva presenza della Sezione veronese del CAI, per noi sempre importanti fratelli, che con la nostra Sezione e con l'Assessorato alle manifestazioni del comune di Verona hanno permesso l'allestimento della serata. Inutile sottolineare che la speranza sarebbe quella del ripetersi di iniziative pubbliche similari, magari con più enfatica pubblicità. Iniziative coinvolgenti anche per un pubblico non "alpino" ed al di fuori dalle tipiche, e un po' datate, manifestazioni a cui siamo abituati da sempre. Carlo Chemello


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Ritorno a Búia nel 30° anniversario del terremoto Come molti di noi ricordano la data del 6 maggio 1976 è rimasta impressa nel ricordo per il terribile e nefasto terremoto che sconvolse il Friuli, distruggendo tutto e mietendo un migliaio di vittime. Poche settimane dopo cominciavano ad aprirsi i cantieri dell'ANA, dieci se non ricordo male. Uno di questi vide operare a Búia i volontari alpini delle Sezioni di Verona, Trento e Bolzano. Fu un lavoro magnifico, indimenticabile e particolarmente gratificante, dove gli alpini in congedo veronesi diedero molto. Ebbene, il prossimo anno sarà il 2006, come ben sappiamo, e il 6 maggio scatterà il 30° anniversario di quel terribile avvenimento.

Pensiamo di ricordare quell'evento, di tornare con una delegazione a Búia per una semplice cerimonia, dove il Gruppo locale - guidato da Sergio Burigotto, che al tempo era il "ragazzo di bottega" dell'allora capogruppo Tarcisio Molinaro ricorda con simpatia e gratitudine i tanti veronesi, trentini e bolzanini che vennero a dare una mano? Penso proprio di sì: quale occasione migliore per rinsaldare i rapporti tra alpini di regioni diverse e per ricordare? Suggerirei di cominciare a pensarci per tempo, è più facile fare bene quando c'è tempo. Serbo un gran bel ricordo dell'opera di solidarietà offerta dai veronesi ai friulani, nei

giorni successivi. Io friulano sono molto grato a tutti loro. All'epoca ero capitano ed ero l'aiutante di campo del generale Gandolfi - già comandante della "Tridentina" ed allora comandante del Presidio di Verona. Verso la fine di maggio chiesero udienza dal generale alcuni rappresentanti della Sezione ANA di Verona (Nicolis, Bonetti, forse Zecchinelli e il geom. Ligozzi). Li accompagnai dal comandante ed attesi nel mio ufficio: erano venuti per chiedere la disponibilità di mezzi di trasporto militari per portare verso il Friuli del materiale edile. Dopo una decina di minuti il gen. Gandolfi uscì con loro dal suo ufficio e, dopo i salu-

Annuale pellegrinaggio allo Scalorbi Caduti! Per ricordare e onorare, necessariamente bisogna esserci! Ottima l'organizzazione sia della manifestazione sia della gara cui hanno partecipato atleti molto preparati. Sempre squisita inoltre l'accoglienza dei gestori del rifugio Scalorbi. Gradita la presenza dell’alpina caporale Aura Pasqualini, del vice presidente Zantedeschi e dei consiglieri Basaglia, Battisti, Corso, Ghellere, Paolini e Vezzari.

La giornata prometteva bene per quanto al tempo; ma durante la manifestazione una fastidiosissima nebbia a tratti anche fitta ha dato particolarmente una botta al ribasso alla temperatura. La presenza degli alpini è stata buona come al solito relativamente ai gagliardetti (46) ma il numero di alpini presenti è come al solito assai ridotto: i 25.000 della Sezione di Verona soffrono tutti la quota? Pellegrinaggio vuol dire memoria; memoria vuol dire ricordo ed è con il ricordo che dobbiamo onorare i nostri

ti a loro rivolti, mi ordinò di accompagnarli fino alla porta, dicendomi: «Questi sono i rappresentanti del direttivo dell'ANA di Verona. Si ricordi: qualunque cosa chiedano è come se gliela avessi chiesta io». Dissi «Signorsì», li guardai bene negli occhi e ci capimmo al volo. Furono centinaia i viaggi camion, migliaia gli atti di solidarietà, centinaia le persone aiutate, 33 le casette mono-familiari approntate. Che bei ricordi: di solidarietà, volontà, affetto, spirito di corpo e senso di umanità! Ricordo di una volta che accompagnai una colonna di camion a Búia; tra le infinite macerie, balzò agli occhi un balcone di una finestra, a piano terra, di una casetta semidistrutta e circondata da un mare di detriti. Nel grigiore materiale e morale spiccava un magnifico vaso di gerani in fiore, tutto rosso. Un colpo d'occhio straordinario, quasi irreale. Ci avvicinammo e una signora di mezz'età, salda come una roccia, vedendoci ci rivolse la parola per prima, con un ampio sorriso: «Non ho niente da offrirvi, non mi è rimasto niente. Ma un bicchiere d'acqua, quello sì, ve lo dò volentieri». Bevemmo con piacere, l'acqua più buona della nostra vita, e chiedemmo di quel vaso di gerani che dava così colore al grigiore delle macerie e del dolore. «Non ho più niente» disse, «ma la vita deve continuare e quei fiori rappresentano la speranza e il colore della vita». Avrà seguito la scuola fino alla 5a elementare, ai suoi tempi, quella Signora. Sì, ma che forza e fede esternava con le sue parole. Fu il simbolo della forza d'animo che il popolo friulano evidenziò nei mesi ed anni seguenti. Come scordare quella prova e quei magnifici episodi di calore umano? Torniamoci, in Friuli; e ricordiamoci che il Gruppo di Lugagnano è gemellato con quello di Búia. Roberto Rossini


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L’ANA va a scuola Novantadue stand, 92 offerte formative. L'ANA va a scuola è lo slogan della nostra Associazione che ha partecipato con un proprio stand alla TERZA GIORNATA DELLA DIDATTICA che ha avuto luogo nel palazzo della Gran Guardia martedì 6 settembre. Uno stand molto visitato dai numerosi insegnanti di ogni ordine e grado di città e provincia. La promozione dell'offerta formativa ANA per le scuole deve ora continuare nei Gruppi, nelle Baite ad opera di Capigruppo, Direttivi, Soci, Amici… Si possono richiedere incontri e materiale in Sede sezionale. E’ un investimento alpino!

Andiamo a baita! PROPOSTA 1: visita guidata alla sede ANA e Protezione civile ANA (1/2 ora) con proiezione sulle attività dell'ANA (1 ora) e incontro con reduci dal fronte russo (1 ora). PROPOSTA 2: visita guidata alla sede ANA e Protezione civile ANA e incontro successivo in classe con reduci dal fronte russo, con o senza proiezione. PROPOSTA 3: incontro in classe con Reduci dal Fronte Russo, con o senza proiezione. Altre proposte da concordare: visite ed incontri al mattino e al pomeriggio. Prenotazione via tel. o fax (orario segreteria 10-12 / 16-18.30 escluso il sabato). La sede ANA dispone di sala proiezione con 50 posti, servizi wc annessi e ampio spazio esterno pedonale per eventuale sosta alunni.

Ogni intervento è coordinato da un insegnante alpino RADUNI

21° Rgpt Alpini da posizione e Batt. “Val Brenta” Il 26 giugno scorso, a Dimaro in Val di Sole (TN), ha avuto luogo il 5° Raduno degli alpini appartenenti al 21° Rgpt Alpini da posizione e al Battaglione "Val Brenta", subentrato successivamente, di stanza a S. Candido. I festeggiamenti erano iniziati ancora sabato 25 in occasione dell'80° anniversario della costituzione del Corpo volontario dei pompieri e della Banda cittadina della bella località turistica situata ai piedi del Gruppo di Brenta e della Presanella. Poi la domenica mattina l'ammassamento e la S. Messa con la presenza anche di una folcloristica banda austriaca. Tra i numerosi gagliardetti dei Gruppi alpini intervenuti c'erano anche quelli di Belfiore e Cerea della nostra Sezione. Il 6° Raduno, in programma per il prossimo anno, con molta probabilità verrà tenuto a Verona e si spera che per l'occasione siano più numerosi i partecipanti essendo stati tanti gli alpini veronesi che servirono la Patria nei due reparti messi a difesa dei confini nell'alta Val Pusteria.


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Organizzato dal Gruppo alpini di Fanano (Sezione di Modena)

Pellegrinaggio al Passo di Croce Arcana Fanano, stazione climatica (m. 640 s/m), situato nel territorio del Frignano sull'Appennino modenese. Ridente località turistica, in estate per la sua temperatura mite, nei mesi invernali per gli appassionati dello sci. Nel 1999, dopo tanti anni di amicizia, il Gruppo ha voluto gemellarsi con il Gruppo alpini di Zevio che tutt'ora condivide gli ideali di alpinità. Comprensorio a circa 8 chilometri da Sestola, importante stazione per gli sport invernali a ridosso del Monte Cimone, zona famosa anche per la produzione della grappa al mirtillo. È proprio su questo altopiano dell'Appennino che gli alpini fananesi hanno voluto erigere nel 1973 un monumento per ricordare gli alpini fananesi Caduti in Russia e in tutte le guerre. E ogni anno, la prima domenica di agosto, il Gruppo alpini locale organizza un pellegrinaggio giunto alla 33a edizione. La località "Passo di Croce Arcana" si trova sul dorsale appenninico a quota 1670 metri confinante con la provincia di Pistoia ed è il più importante raduno alpino dell'Appennino Tosco-Emiliano. La cerimonia, breve ma molto significativa, è iniziata nella piccola ma ridente località di Ospitale, frazione di

Fanano, con l'alzabandiera e la deposizione di una corona d'alloro al monumento ai Caduti di tutte le guerre. Si è proseguito poi al

della stupenda località. La commemorazione ha avuto inizio con l'alzabandiera, l'Inno di Mameli, accompagnato dal suono della

Da sinistra: il presidente della Sezione di Modena Corrado Bassi, il sindaco di Fanano Alessandro Corsini e il capogruppo Pietro Giambi

Pellegrinaggio attraverso lussureggianti boschi di faggi e aceri per arrivare, dopo un non facile percorso, alla cima

Banda di Fanano, deposizione della corona al monumento e il "Silenzio". Ha preso quindi la parola il capogrup-

po Pietro Giambi, per ringraziare le autorità presenti e i numerosi alpini con i familiari arrivati fino lassù. Fra le tante autorità, il ministro Giancarlo Giovanardi sempre presente a questo appuntamento, i sindaci Alessandro Corsini di Fanano e Marina Lauri di Cutigliano (Pistoia), il presidente della Sezione di Modena Corrado Bassi, il presidente della Sezione di Firenze e consigliere nazionale Giancarlo Romoli e il gen. Licurgo Pasquali nativo del luogo. Dopo i discorsi di circostanza, si è proseguito con la S. Messa celebrata dall'arciprete di Fanano don Francesco Bruni che all’omelia ha ricordato quanti hanno dato la loro giovane vita per la libertà. Facevano da cornice all'altare e al monumento un grande numero di bandiere tricolori, i gonfaloni dei comuni di Cutigliano (Pistoia) e Fanano, i vessilli sezionali di Firenze, Bolognese-Romagnola, Modena e Verona con 54 gagliardetti in rappresentanza di altrettanti Gruppi dell'Appennino Tosco-Emiliano. La festa è proseguita in località Capanna Piro per il consueto rancio al campo con tanta allegria e arrivederci all'anno prossimo. Ezio Benedetti

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO Sono un alpino del Gruppo di Buttapietra e all'inizio del 2003 venni a conoscenza che la Sezione di Verona organizzava un pellegrinaggio in Russia per il mese di agosto. L'idea mi piacque e mi recai in sede per avere maggiori informazioni. Entusiasta dell'organizzazione del viaggio ne parlai in paese ad altri alpini e amici e fummo in quattro a partecipare. La curiosità e l'affetto per quei luoghi a me sconosciuti risalgono a quando ero bambino. Nella mia famiglia siamo in quattro fratelli e

"Dal Don a Nikolajewka" negli anni 50/60, in inverno quando si andava a letto presto, mio padre, che ha fatto parte dell'8° Reggimento artiglieria del CSIR dal 16 luglio 1941 al 12 novembre 1942 sul fronte russo, ci raccontava le sue vicissitudini di guerra. Tutte le sere ci addormentava così e percepivo nella sua voce un'emozione unica che mi ha segnato a fondo. Man mano che camminavo nelle terre di Russia, i luoghi di cui mio padre mi aveva parlato si materializzavano

nella mia memoria e ricordo che mio padre diceva che doveva ringraziare il Signore per essere stato uno dei pochi fortunati ad essere tornato a casa. Nel novembre del 2004 lessi su "il Montebaldo" che la Sezione, insieme al Gruppo alpini di Lazise, organizzava una Mostra fotografica di cimeli e disegni della Campagna di Russia. Andai a vederla con mia moglie e un amico e ne rimasi entusiasta. Ebbi anche la fortuna di trovare un reduce

di Cavaion Veronese che, con le lacrime agli occhi, ci spiegò tutte le fotografie esposte in modo chiaro e molto sentito. Voglio, quindi, ringraziare la Sezione di Verona ed il Gruppo di Lazise per ciò che è stato fatto in queste due meravigliose occasioni che mi hanno riportato indietro nel tempo e mi hanno permesso di recuperare un po' della memoria di mio padre. Un pensiero speciale va anche a coloro che non hanno avuto la fortuna di ritornare in patria. Cordiali saluti Franco Bombieri


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42° Pellegrinaggio degli alpini in Adamello

Sabato 30 luglio oltre mille penne nere hanno raggiunto l'altare dedicato a Papa Giovanni Paolo II a quota 3050, sul ghiacciaio dell'Adamello, per partecipare al 42° Pellegrinaggio nazionale dell'ANA organizzato dalle Sezioni Vallecamonica e Trento. Mille persone che, partendo dai rifugi in quota raggiunti il giorno precedente, hanno superato enormi difficoltà e fatiche per essere presenti alla cerimonia ufficiale a ricordo dei Caduti italiani e austriaci che novant'anni or sono salirono su quelle cime e vissero quattro lunghi anni nella neve e nel ghiaccio per compiere il loro dovere. Ghiacciai abbassatisi di decine di metri e ghiaioni e morene ormai impraticabili hanno reso davvero durissima la marcia programmata dalle sette colonne (tre provenienti dal versante trentino e quattro da quello camuno), tant'è vero che una cinquantina di "pellegrini", dopo oltre otto ore di marcia, sono arrivati a cerimonia quasi terminata. Alle 11 precise inizia la S. Messa concelebrata dal vescovo di Trento mons. Bressan, dall'ausiliare di Brescia mons. Beschi e dall'emerito ordinario militare d'Italia mons. Barracelli con parecchi cappellani alpini. Presenti anche il gen. Iob, che ha lasciato il comando delle Truppe alpine per assu-

mere il comando delle Forze terrestri di stanza a Verona; il gen. Resce, nuovo comandante delle TT.AA.; il presidente nazionale dell'ANA Perona con il labaro e l'ex presidente Parazzini; i presidenti delle Sezioni camuna e trentina Minelli e Dematté; autorità civili a vario titolo oltre a una trentina di vessilli sezionali e un centinaio di gagliardetti provenienti da ogni parte d'Italia. Per la nostra Sezione notata la presenza del vessillo e soci dei

Gruppi di Avesa, Borgo Roma, Stadio e Zevio con relativi gagliardetti. La domenica 31 luglio a Edolo ha avuto luogo la cerimonia ufficiale con alzabandiera nella piazza del comune, deposizione di corone d'alloro a due monumenti ai Caduti e sfilata lungo le vie pavesate di tricolori. Calorosi applausi anche per il "plotone" incolonnato delle gentili "amiche degli alpini" che il giorno prima, armate di ramponi e piccozza, erano salite

ONORIFICENZA

Il 2 giugno 2005 il prefetto di Verona dott. Giovannucci, ha consegnato una medaglia d'argento al valor civile ai soci Aldo Sala (alpino) e Mauro Danzi (simpatizzante alpino) del Gruppo di Peschiera del Garda con la seguente motivazione: "La sera del 10 febbraio 2004, con generoso slancio e cosciente sprezzo del pericolo si tuffavano nelle acque gelide del lago di Garda in soccorso di una donna con due figlie, rimaste intrappolate all'interno di un'autovettura cadutavi accidentalmente, riuscendo a trarle in salvo. Chiaro esempio di non comune ardimento ed elevato senso altruistico".

a quota 3050 con i loro congiunti. La S. Messa è presieduta dal vescovo emerito di Belluno mons. Ducoli, nativo della Valle Camonica, che ha sostituito mons. Franzoni impossibilitato ad essere presente «dallo zaino pesante 93 anni» e congedatosi dal suo Adamello con un commovente messaggio letto da don Clementi. Peccato che un improvviso temporale abbia fatto "fuggire" la popolazione e quasi tutti gli alfieri e alpini che assiepavano la piazza. Ha ravvivato la giornata la fanfara della Brigata alpina "Taurinense" e dato un tono di austerità la presenza di un plotone di alpini in armi e una rappresentanza di Gebirgsjäger provenienti da Mittenwald (Baviera) che già il venerdì avevano raggiunto il rifugio "Caduti dell'Adamello" per assistere alla cerimonia del sabato assieme ad una squadra formata da alpini e da due alpine. Sicuramente positivo il bilancio di questo 42° Pellegrinaggio in Adamello, a novant'anni dall'inizio della 1ª Guerra mondiale e a sessant'anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, svoltosi a ricordo dei Caduti di tutte le guerre e a monito delle future generazioni per una convivenza pacifica basata sulla solidarietà e integrazione fra i popoli. Gianni Federici


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Mostra di cimeli e fotografie dell’UNIRR A Zevio ritorna la grande mostra di disegni, fotografie, cimeli e reperti dell'ultima guerra, quelli del Corpo di spedizione italiano in Russia e della prigionia negli anni 1941-43. Dopo l'entusiastica e ben organizzata esposizione a Lazise, giunge in terra zeviana la mostra dell'Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia (UNIRR). A rendere grandioso e interessante tutto questo, sono i circa 140 quadri fotografici a tema della dimensione di 150 cm. quadrati. La mostra si svilupperà in 200 metri lineari e sarà allestita nei sotterranei del castello di Zevio, sede municipale. L'inaugurazione verrà fatta venerdì 4 novembre alle ore 17 e rimarrà aperta fino a domenica 13, al mattino dalle ore 9 alle 12 e al pomeriggio dalle ore 15 alle 19. A volerla a Zevio il sindaco Maria Luisa Tezza, la Sezione di Verona e il locale Gruppo alpini con l’esperta collaborazione di Carlo Parolini e Sante Pasqualini, storico e appassionato ricercatore della Campagna di Russia.

Veduta del castello medievale, sede del Municipio e della mostra

Per questo grande evento programmato dall’UNIRR, gli alpini intendono invitare le Direzioni didattiche e le presidenze delle scuole medie locali e della Provincia a visitare la mostra allestita a Zevio, quale segno tangibile

dell'immane tragedia vissuta dagli alpini sul fiume Don e nella sterminata e cruda steppa russa. Saranno a disposizione alcuni alpini e volontari della Protezione civile quali guide ed accompagnatori.

All’interno della esposizione saranno disponibili i libri: "Neve rossa" del prof. Vittorio Bozzini reduce di Russia, "Dal Don a Nikolajewka" e "In punta di vibram". Ezio Benedetti

RADUNI

22° Rgpt Alpini da Posizione e Btg “Val Chiese”

Nei giorni di sabato 11 e domenica 12 giugno u.s. si è svolto il 4° Raduno degli alpini appartenenti al 22° Raggruppamento Alpini da Posizione della Brigata "Orobica", divenuto poi Battaglione "Val Chiese" nel 1963. La manifestazione è iniziata nel pomeriggio di sabato

con il ritrovo presso la sede della sezione CAI di Vipiteno e proseguita con il trasferimento nella caserma "Menini", sede del Battaglione Alpini "Morbegno" della Brigata "Julia". Dopo una breve cerimonia con la deposizione di un mazzo di fiori alla targa in ricordo dei Caduti nella campagna di

Russia, si è assistito all'ammaina bandiera e successivamente il colonnello comandante ha gentilmente intrattenuto gli ospiti per una visita alle strutture, illustrando i compiti presenti e futuri degli alpini, tutti volontari e professionisti, alla vigilia della loro partenza per il Kosovo. Una succulenta

cena ha concluso la giornata. La domenica ammassamento con la presenza di generali, parecchie penne bianche, ufficiali, sottufficiali e molti alpini con vessilli sezionali e gagliardetti. Dopo una breve sfilata, S. Messa officiata dal decano di Vipiteno. Al termine fotoricordo e rancio "ottimo e abbondante" con contorno di canti e grandi chiacchierate tra commilitoni che non si vedevano da anni. Importante il servizio reso per tutta la giornata dalla Banda musicale ANA di Gries (Bolzano). Prossimo appuntamento fra due anni con più gagliardetti e più alpini che servirono la Patria passando dalla caserma "Psaro" di Vipiteno. Gianni Federici


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CULTURA

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“A la mattina c’è il caffè…” Il concetto di vettovagliamento - nell'ambito militare assume una connotazione peculiare, dacché la letteratura castrense e l'esperienza delle campagne di guerra hanno dimostrato che il combattente affamato è poco motivato e che, pertanto, un esercito sprovvisto di un adeguato sistema di sussistenza darà sicuramente cattiva prova di sé. Klaus von Clausewitz (1780-1831), grande pensatore politico/militare prussiano, nella sua opera "Della guerra", sosteneva che la saldezza degli eserciti «è basata sul ventre»: fatto inconfutabile, verificato dall'esperienza quotidiana. Siffatta incontrovertibile premessa, porta il elogista a considerare con la massima attenzione il problema della razione viveri del soldato, che del vettovagliamento è l'estrinsecazione ultima e rappresenta - in concreto - il quantitativo di alimenti indispensabile per soddisfare i fabbisogni giornalieri calorici e plastici dell'organismo umano. Sarebbe, nondimeno, questo un modo rozzo e semplicistico di porre la questione, dal momento che gli aspetti puramente dietetici e nutrizionali non possono essere disgiunti dalle rimanenti implicazioni di ordine psicologico e sociale che il cibo riveste per l'uomo, specie in determinate situazioni esistenziali, quali la guerra, nella quale il pericolo immanente, la lontananza dal paese natìo, dai cari congiunti, da abitudini di vita consolanti e consolidate, debbono trovare compensazione e risarcimento in altre manifestazioni affettive, quali il trovarsi insieme attorno ad una tavola imbandita, per gustare pietanze appetitose, bere un buon bicchiere e stemperare nell'amichevole conversazione l'ansia del vivere pericolosamente. Saltare i pasti o nutrirsi con pillole o intrugli, non rappresenta il massimo della soddisfazione del soldato, laddove l'elogio della buona tavola è tipico del militare

alle armi. E, in effetti, gli eserciti di tutto il mondo hanno dovuto affrontare questo spinoso problema - fin dai tempi più antichi - passando attraverso contrastate fasi sperimentali che hanno dimostrato la necessità di un'adeguata razione di viveri, non tanto per la sua conclamata indispensabilità, quanto per le connesse implicazioni. È noto che i Greci del V sec. a.C. distribuivano quoti-

mentazione di uomini e quadrupedi. Solo con Roma la logistica trovò razionale impostazione: prima con la corresponsione di un "soldum" onnicomprensivo ad ogni soldato (colui che percepisce il soldo), poi - onde evitare i ricorrenti abusi connessi alla fornitura di vettovaglie - con la distribuzione a ciascuno di una razione giornaliera comprendente: 28 once (850

tori invasi, senza alcuna preoccupazione per gli sfortunati abitanti, secondo il noto principio "la guerra nutre la guerra". La situazione migliorò lievemente nel Rinascimento: a render di poco più sopportabili le condizioni dei Paesi interessati dalle guerre, fu la diffusione, presso gli accampamenti delle compagnie di ventura e degli eserciti regolari del XV, XVI, XVII e

RAZIONE VIVERI NORMALE - Composizione GENERI

ORDINARIA

Acqua minerale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Biscotto dolce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Caffè . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Carne di bue fresca o congelata al netto di osso . . . . . . . . Cioccolato fondente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Confettura di frutta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Formaggio da tavola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Formaggio grana da raspa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Frutta fresca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Latte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Legumi secchi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Olio di arachidi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Olio di oliva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pasta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pomodori pelati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Riso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sale comune . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sale fino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tonno o tonnidi sott’olio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Verdura fresca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Zucchero semolato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

cl. 100 gr. 100 gr. 104 gr. 200 gr. 100 gr. 017 gr. 030 gr. 010 gr. 300 cl. 020 cl. 036 cl. 102 cl. 102 gr. 250 gr. 180 gr. 070 gr. 040 gr. 015 gr. 105 gr. 020 gr. 400 cl. 023 gr. 015

Costo complessivo di cottura e servizio mensa . . . . . . . € 8,13 Potere calorico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.900/Cal.

dianamente ad ogni soldato dei loro sintagma (battaglioni) mezzo Kg. di frumento, derrata più duratura del pane, che essi provvedevano a macinare ed impiegare per i preferibili usi personali (pane, focacce, ecc.). Ai tempi di Alessandro Magno (IV sec. a.C.), il problema assunse dimensioni preoccupanti, per cui si rese necessario costituire grandi depositi di derrate per l'ali-

grammi) di grano o farro, modiche quantità di carne suina (salata o affumicata), olio, sale, aceto e "garum" (una salsa acida preparata con pesce marinato). Il soldato romano portava nel suo zaino (sarcina) viveri per quindici giorni. Con la caduta dell'Impero Romano, ogni forma di organizzazione logistica scomparve. Le orde barbariche vivevano depredando i terri-

MEDIA

PESANTE

150 050 004 220 000 017 033 011 324 030 038 2,2 2,2 270 195 076 043 016 005 022 410 025 016

150 075 005 250 025 017 036 012 350 031 040 2,4 2,4 290 210 082 046 017 005 024 420 027 017

€ 9,30

€ 9,58

3.200/Cal.

3.500/Cal.

XVIII secolo, dei cd. vivandieri (e vivandiere) che fornivano, a pagamento, cibi, bevande e sevizi vari ai militari, sia in guarnigione, sia al campo. La cottura delle vivande era curata dagli stessi utilizzatori. Con l'avvento di Napoleone Bonaparte, a motivo dell'estendersi dei teatri operativi e del rilevante ammonsegue alle pagine 12 e 13


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tare delle forze impegnate nelle campagne militari, fu giocoforza reinventare una organizzazione logistica, in grado di venire incontro alle più impellenti necessità: fu, così, introdotto il sistema "delle cinque tappe". Considerato che la "tappa" corrispondeva alla distanza che un soldato di fanteria appiedato era in grado di percorrere in una giornata di marcia (fino a 40 Km.), vennero costituiti magazzini successivi, posti alla distanza di cinque tappe, ove i commissari di guerra accantonavano viveri fondamentali (farina, carne, riso, legumi, sale e vino) e foraggi (avena, fieno e paglia) bastanti a vettovagliare per cinque giorni le truppe su di esso gravitanti. I viveri complementari (frutta, verdura, spezie e varie) continuavano ad essere riforniti dagli insostituibili e provvidenziali vivandieri. Tenuto conto dello stato disastroso delle strade e dei rudimentali mezzi di trasporto impiegabili (carriaggi ippotrainati di vario genere), si può immaginare quale fosse l'onere del supporto logistico per armate costituite da centinaia di migliaia di uomini e quadrupedi e quali enormi difficoltà dovessero superare coloro che erano preposti al vettovagliamento dei combattenti. Con l'andare del tempo, il sistema dei magazzini di rifornimento si generalizzò presso tutti gli eserciti per cui, verso la fine del XIX secolo (1882/1883), anche la composizione della razione viveri degli eserciti delle maggiori Potenze e Stati europei (Francia, Germania, Austria, Inghilterra, Russia, Italia, ecc.) risultò abbastanza omogenea, eccezion fatta per particolari derrate che rispecchiavano le diverse abitudini alimentari dei popoli europei. In Italia, allo scoppio della 1ª Guerra Mondiale, la logistica effettuò un nuovo e decisivo salto di qualità per quanto concerne l'approvvigionamento e la gestione delle derrate da parte degli organi logistici direttivi, la conservazione e distribuzione a cura dei magazzini ter-

ritoriali (di Corpo d'Armata e Presidiari). Il numero senza precedenti di militari alle armi diede, infatti, una dimensione assolutamente impensabile delle esigenze da soddisfare. Durante la 2ª Guerra Mondiale, l'assetto logistico

CULTUR dell'11 settembre 1950, n. 807 - venne profondamente modificata, per adeguarla ai tempi. Nel 1954 il suo valore calorico medio fu portato a 3.600 calorie e la sua composizione qualitativa adeguata sistematicamente alle mutate esigenze di una

Missioni fuori area: container cucina ”self-service” da 400 razioni

di fondo rimase praticamente invariato ed anche la razione viveri del soldato non si discostò notevolmente da quella in vigore nel precedente periodo. Finita la guerra, l'organizzazione logistica (Organi direttivi e Magazzini) venne profondamente ristrutturata ed inquadrata nei Comandi

società che, nel volgere di pochi anni, si andava trasformando da contadina ad industriale, con tutte le connesse implicazioni. Venne rivisitata, tenendo conto anche della condizione dei fruitori, giovani in accrescimento fisico, per cui doveva risultare dieteticamente bilanciata ed equilibrata

Missioni “fuori area”: schieramento logistico

Militari Territoriali di Regione, che avevano sostituito i Corpi d'Armata: i criteri approvvigionativi di base non mutarono. La razione viveri - per i militari che ne avevano il godimento ai sensi del DPR

nelle percentuali delle componenti essenziali: zuccheri (glucidi), proteine (protidi), grassi (lipidi), vitamine e sali minerali. La riforma tenne conto delle moderne conquiste delle scienze alimentari e

delle preziose indicazioni scaturite dalla Conferenza mondiale sull'alimentazione svoltasi a Hot Springs (USA) nel 1943. Il miglioramento qualitativo del tenore di vita della nazione, il diffondersi di gusti alimentari di "importazione", indussero il Corpo di Commissariato a render sempre più flessibile la razione, incentivando al massimo l'elasticità della stessa, mediante la possibilità di economizzare su quasi tutti i generi componenti, per destinare le somme risparmiate all'acquisto di derrate integrative o sostitutive, atte a rendere il menù giornaliero sempre più gradito ed appetibile. Una siffatta impostazione, correlata al rinnovo delle attrezzature di cottura dei cibi, alle avanzatissime tecniche di distribuzione (self service), all'ottimo "confort" dei refettori, elevò considerevolmente lo "standard" qualitativo del servizio ristoro. A colazione, i militari potevano chiedere: una bevanda calda (latte, caffè, caffelatte, cioccolato, thè), oppure succo di frutta; una brioche o un panino; burro e marmellata in "minipack". A mezzogiorno, consumavano un pasto completo che offriva la possibilità di scelta tra tre primi piatti; tre pietanze; contorni vari; acqua minerale; bevande alcoliche (vino o birra) o analcoliche (aranciata o coca-cola); frutta. A cena, era sempre disponibile una minestra preparata al momento, arricchita dagli "avanzi" dei primi piatti del mezzogiorno adeguatamente trattati; due pietanze di pronta confezione, rinforzate da quelle residuate dal pasto; contorni; acqua minerale; bevande alcoliche ed analcoliche; frutta. Il "trattamento" non era inferiore a quello di un ristorante di categoria medio alta. Era, ormai, un lontano ricordo il fantaccino che consumava il "rancio" seduto a terra nel cortile della caserma, con la pagnotta in una mano e, tra le gambe, la gavetta di alluminio, il cui contenuto era rappresentato


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ULTURA dal classico brodo in cui navigava il pezzo di carne immangiabile. L'ottimizzazione del settore vettovagliamento era stato realizzato attraverso l'attivazione di una scrupolosa catena tecnico/funzionale, in grado di seguire - in ogni singola fase - il ciclo della preparazione dei pasti: le derrate che finivano "in pentola" erano preventivamente sottoposte a controlli chimici (esami di laboratorio) o organolettici, che ne accertavano preventivamente la piena idoneità all'uso cui erano destinate. Altri anelli della catena funzionale constatavano che le vivande fossero confezionate nel migliore dei modi e che le condizioni igienico/sanitarie fossero scrupolosamente rispettate. Fino al 2000, il servizio vettovagliamento presso Enti, Distaccamenti e Reparti ha rappresentato il fiore all'occhiello del Corpo di Commissariato e, di riflesso, dell'Esercito: era apprezzato a tal punto che, immancabilmente - in caso di esercitazioni ed attività congiunte - i militari di Eserciti alleati ed amici chiedevano insistentemente di convivere alle mense italiane. Allo scopo di razionalizzare e semplificare i criteri concessivi dei trattamenti alimentari da attribuire ai militari operanti nelle diverse condizioni d'impiego o in speciali destinazioni di servizio, una Commissione interforze - costituita nel 1999 dallo Stato Maggiore Difesa - ha configurato tre composizioni alternative della razione viveri normale (ordinaria, media e pesante: vedi tabella), perfettamente calibrate per le particolari esigenze. Al personale militare impiegato in condizioni di base spetta, per legge, la razione viveri normale, nella composizione ordinaria: gli Ispettorati Logistici di FFAA definiscono le condizioni che comportano maggior dispendio di energia (razione media) o un impegno fisico particolarmente severo e selettivo (razione pesante).

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Il Decreto Interministeriale, datato 27.12.2001, attuativo dell'art. 63 della Legge 23.12.2000, n. 388, ha introdotto - anche per il settore "vettovagliamento" - il "servizio indiretto" (out sourcing) sotto forma di "catering completo", da attuarsi progressivamente nell'ambito di tutte le FFAA. Siffatta tipologia consiste nell'affidamento a Ditte esterne - specializzate nello specifico settore - le quali si avvalgono di locali ed attrezzature specifiche di Enti, Distaccamenti e Reparti utilizzatori, del servi-

caso in cui non sia possibile o opportuno avvalersi del catering, o nell'ipotesi di intervento sul territorio nazionale, in caso di soccorso alle popolazioni colpite da calamità naturali; - a favore di tutti gli equipaggi imbarcati su navi della Marina Militare, sia in porto che in missione, per cui il catering non è proponibile, per ovvie considerazioni. Nei due ultimi casi, i viveri sono approvvigionati mediante ricorso alla "Concessionaria Servizi Informatici Pubblici" (CONSIP SpA), all'uopo espressa-

1915/18: ristoro di soldati al fronte

zio di confezione e distribuzione dei pasti (colazione, pranzo e cena), di pulizia dei locali - cucina, refettorio -, nonché della fornitura di tutte le derrate ed i generi occorrenti alla bisogna. Il “servizio diretto", consistente nella preparazione dei pasti con ricorso a personale, locali e mezzi dell'Amministrazione Militare, rimane quale forma "residuale" da esplicarsi: - presso la Scuola di Commissariato ed Amministrazione Militare di Maddalena (CE), la quale conserva il compito di addestrare il personale militare di cucina destinato a prendere parte alle missioni "fuori area" (estero), nel

mente autorizzata ai sensi dell'art. 26 della Legge 23.12.1998, n. 488. È bene sottolineare che la normativa occorrente per transitare all'attuale forma di vettovagliamento "indiretto" sia stata minuziosamente predisposta dalla Direzione Generale di Commissariato (aspetti contrattualistici dell'appalto) e dal Dipartimento di Amministrazione e Commissariato dell'Ispelog Esercito (regolamentazione del servizio presso gli Enti, Distaccamenti e Reparti fruitori). Il conseguimento del nuovo assetto funzionale è stato, in ogni caso, laboriosissimo e ricco di inconve-

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nienti procedurali: per due anni buoni il "catering" ha lasciato molto a desiderare. In seguito a reiterati provvedimenti correttivi, tra cui un più logico ricorso ad appalti regionali, il servizio ha assunto una configurazione accettabile, che ricalca - ma solo formalmente quella degli anni 2000. Ad un attento osservatore non può, infatti, sfuggire che i costi di gestione del servizio siano nettamente lievitati (quasi triplicati) e che lo "standard" qualitativo sia inferiore (non diciamo di quanto) a quello preesistente all'attuale impostazione. Ma tant'è: le Ditte appaltatrici si preoccupano esclusivamente dei loro interessi e non stanno a guardare eccessivamente agli aspetti dietetici dei pasti forniti o altre consimili "sottigliezze" (si fa per dire). Oltretutto, la leva non esiste più ed i volontari presenti alle armi, fruendo di una paga, possono permettersi scelte alternative o più congeniali alle opzioni proposte: non mi va la colazione servita al refettorio? Vado al bar. La cena lascia a desiderare? Vado in pizzeria. Questi accidenti non possono interessare oltre misura le Istituzioni Militari. Importante è che siano stati recuperati - non importa a che prezzo - i militari un tempo addetti al servizio vettovagliamento. I volontari professionali sono pochi e costano molto: vanno, pertanto, utilizzati prioritariamente per gli impieghi operativi. E qui il discorso non fa una grinza. È ovvio che ogni problema comporti delle incognite da risolvere e che queste diano luogo a scelte ineludibili e, talvolta, impopolari: ma le stesse sono contingenti e, pertanto, non debbono preoccupare più di tanto. In fondo, in Italia, che la questione attenga alla leva ormai abolita o ai volontari prefessionali di nuova introduzione, non ne muta sostanzialmente l'approccio: sempre "naja" è… Africanus minor


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PROTEZIONE

CI

Venerdì 8 luglio 2005 emerg en

ROMPE GLI ARGINI IL RIVO D E Tempestivo interv en

Enti e strutture intervenute 1 Regione Veneto Servizio difesa suolo e Protezione civile 2 Prefettura di Verona 3 Genio civile (sig. Avesani) 4 Amministrazione comunale di Monteforte d'Alpone 5 Polizia municipale di Monteforte 6 Vigili del fuoco di Verona 7 Carabinieri di Monteforte d'Alpone 8 ANA Verona tutte le squadre

9 10 11 12 13 14 15 16 17

ANA Vicenza squadra di Valdagno Consorzio di bonifica Zerpano Pc Comunale di S. Bonifacio AIS di Marano di Valpolicella Pc Comunale di Tregnago Pc Ambientale di Verona Pc Comunale di S. Martino B.A. Pc Comunale di Mozzecane Pc Carabinieri in congedo di S. Bonifacio

Il giorno 8 luglio 2005, il sindaco di Monteforte d'Alpone allertava la Squadra ANA “Val d'Alpone”, convenzionata, per violento nubifragio in corso sul territorio, con precipitazione molto elevata che provocava la crisi del sistema fognario e di conseguenza l'allagamento di strade e scantinati. Nella prima fase d'intervento, sotto un'abbondante pioggia e fino alle ore 23.30, si provvedeva allo svuotamento di alcuni interrati allagati nella parte bassa del paese di Monteforte (Viale Europa e Via San Carlo). Dalle ore 23.30 l'emergenza si concentrava nella parte a monte del comune, dove l'argine del rivo Decima aveva collassato per un fronte di 15-20 metri, invadendo alcune vie circostanti densamente popolate. Nel contempo era in corso un intervento di recupero di due anziani nel comune di Soave rimasti bloccati a causa dell'inondazione della propria abitazione. Veniva quindi diramato dal sindaco l'ordine di mobilitazione, con richiesta di tutte le Squadre ANA della Sezione e di tutte le associazioni disponibili; veniva contattata la Provincia presso il centralino di reperibilità, ma non si è potuto contattare nessuno sino alle ore 9 del giorno successivo. Si attivava, inoltre, la sala COC presso il municipio di Monteforte d'Alpone, dove si è stabilita una unità di crisi, formata dal sindaco, dai Vigili del fuoco di Verona, dalla Re-


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NE CIVILE

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rg enza a Monteforte d’Alpone

D ECIMA, IL PAESE È ALLAGATO rv ento per tre giorni gione, dal Consorzio di bonifica, dal coordinatore sezionale ANA Luca Castellani, anche in veste di DOGE e costantemente in contatto con la d.ssa Carletti, della Prefettura di Verona, dove si sono coordinati gli interventi e gestite le risorse ed i volontari. L'inondazione interessava buona parte del capoluogo ed il deflusso delle acque era pressoché nullo, essendo l'unico ricettore un canale che, sifonato, passava sotto l'Alpone per poi sfociare con pompe di sollevamento nel torrente Chiampo; l'unico modo per far defluire l'acqua era quello di pompare dal canale di scolo nell'Alpone e questo è stato deciso e fatto, in collaborazione con la Regione Veneto, nella persona del dr. Fortunato, che ha messo in campo una pompa sommergibile da 18.000 l/min proveniente da Taglio di Pò, con i Vigili del fuoco muniti di motopompa da 5000 l/min e con tre pompe da 4000 l/min dell’ANA. Nel frattempo tutte le squadre ANA ed altre comunali lavoravano incessantemente per due giorni a svuotare abitazioni e magazzini. Il Coordinatore sezionale Luca Castellani Il Caposquadra territoriale Luca Brandiele

La squadra di Protezione civile "Isolana" ringrazia la Zona Isolana per il contributo dato

Lettera del Prefetto dott. Francesco Giovannucci Gentile sig. Castellani, a seguito dell'intervento delle Squadre di Protezione civile accorse nella notte tra l'8 e il 9 luglio u.s. per fronteggiare l'emergenza determinata dall'esondazione del torrente Decima nel comune di Monteforte d'Alpone, desidero esprimere il più vivo apprezzamento per la collaborazione assicurata nell'occasione dalla S.V., nonché per l'impegno profuso e lo spirito di abnegazione dimostrato dai volontari chiamati ad affrontare la situazione. L'importante contributo fornito nella circostanza ha agevolato il rapido ritorno alla normalità delle zone interessate dall'evento. Grato se vorrà partecipare queste mie espressioni a tutti i volontari che hanno prestato la propria opera prodigandosi a favore della collettività con altissimo senso civico, mi è gradita l'occasione per porgerLe i saluti più cordiali e parteciparLe i sensi della mia stima.

Dati dell’evento Giorni di attività: dalle ore 22.00 di venerdì 8 luglio alle ore 20.00 di domenica 10 luglio. Squadre operative ANA di Verona: n° 13 con 185 operatori. Squadre operative ANA di Vicenza: n° 1 con 13 operatori. Squadre comunali o altri enti: n° 7 con 68 operatori. Totale squadre: n° 21. Totale operatori: n° 266. Ore totali d'impiego n° 3200. Pompe in servizio: n° 45. Automezzi: n° 30. Costo carburante: 2300,00.

Danni causati: danneggiamento di scantinati, taverne, garagi, numerose auto sommerse e mobilio vario. Attrezzature danneggiate tra le squadre dei volontari: Rottura alternatore generatore squadra ANA Val d'Alpone. Mezzo personale di 1 volontario (grippaggio motore 2000,00). Danneggiamento attrezzature di varie squadre (motopompe). Rottura manichette.


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PENNA SPORTIVA

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Ciclismo

6° Campionato Triveneto alpini “Amatori” Lo scorso 8 maggio il Gruppo alpini di Castel d'Azzano, in collaborazione con l'U.C. Seven Team 2003, ha organizzato - per il 6° anno consecutivo - il Campionato Triveneto alpini-amatori di ciclismo. Sono stati oltre 240 i concorrenti divisi nelle varie categorie, di cui 42 alpini tesserati, provenienti dalle province e regioni limitrofe, che si sono dati battaglia per la conquista delle maglie di campione Triveneto alpini 2005. Ne è risultata una manifestazione molto ben riuscita, curata con precisione e meticolosità fino nei minimi particolari, che ha ricevuto i complimenti sia dei partecipanti che del folto pubblico presente. Molti e molto ricchi

Il gruppo ciclistico vincitore del Campionato Triveneto “Amatori”

i premi in palio, oltre alle maglie di campione Triveneto. Dopo dure gare sono risultati campioni triveneti per il 2005 i seguenti alpini (nella foto, con le maglie,

Bocce a coppie

A Peschiera del Garda il “1° Trofeo Carrozzeria Sergio Tosi”

assieme ad alcuni rappresentanti del Gruppo di Castel d'Azzano): Cat. Cadetti: Zantedeschi Stefano, ASD Avesani Bike Verona.

Nei giorni 21 e 22 maggio il Gruppo alpini Borgo Roma ha organizzato l'annuale gara di tiro con pistola standard alla quale hanno partecipato 87 tiratori di 15 Gruppi. Scarsa purtroppo la partecipazione, forse dovuta alla programmazione della gara in una data con tante altre manifestazioni. Grande soddisfazione per la presenza del campione olimpico Roberto Di Donna. In rappresentanza della Sezione, per lo sport, Carlo Parolini.

Campionato nazionale di dama tavoli della sede di via Fedeli, del bocciodromo "Cabianca" di S. Michele Extra e sede sociale del CSI di

Claudio Tubini

Gara di tiro con pistola standard

Sabato 18 giugno 2005 il Gruppo alpini di Peschiera del Garda ha organizzato il "1° Trofeo Carrozzeria Sergio Tosi", riprendendo una tradizione che mancava da 20 anni. Artefice della ripresa è stato Fabio Sansoni, che ha preparato la manifestazione, curandola in tutti i suoi particolari. Nutrita la partecipazione di atleti, che si sono cimentati al massimo delle proprie forze, terminando la competizione con il seguente risultato: 1° Bonazzo-Vitaliano (Gruppo S. Ambrogio). 2° Barusolo-Sansoni B. (Gruppo Peschiera d/G). 3° Mazzurega-Lonardi (Gruppo Valeggio s/M). 4° Montresor-Todeschini (Gruppo Sona). Presso la sede si sono svolte le premiazioni, effettuate dal capogruppo Luciano Gianello, dal presidente della Banda musicale cittadina Francesco Lavelli, da Sergio Tosi e dall'organizzatore Fabio Sansoni. Ad ogni partecipante sono state offerte le trippe, ottimamente preparate dal cuoco del Gruppo Cino Moletta. Un particolare ringraziamento a Fausto Scandola per la fattiva collaborazione.

La città di Verona sta scoprendo l'antica arte del gioco della dama. Lo ha dimostrato in queste ultime settimane in cui il veronese Oscar Gambin ha vinto il titolo italiano fra i

Cat. Junior: Simeoni Diego, ASD Aliplast Treviso. Cat. Senior: Coser Antonio, ASD ABICI Trento. Cat. Veterani: Grisenti Dario, ASD Promelit Treviso. Cat. Gentlemen: Capri Sandro, ASD Megraf Verona. Cat. Supergentlemen A: Fasoli Antonio, ASD Sant Luis - Verona. Cat. Supergentlemen B: Mantovanelli Antonio, ASD Polar - Verona. Alla fine, dopo un rinfresco nella baita locale, un grazie e un cordiale arrivederci a tutti nel 2006.

Verona. Alla realizzazione del torneo ha partecipato il delegato provinciale del circolo damistico del Dopola-

voro ferroviario e il delegato del circolo damistico Cariverona. Nei primi tre posti dei provinciali si sono qualificati Oscar Gambin, Gualfardo Zecchinelli e Fulvio Peruzzi.


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RIME ALPINE

Al me amigo Domenico Pasi L'ho conossuo, quatro, cinque anni fa - anche se son vegnuo a star a Poian, più de vintisinque anni fa, ma non ho mai fato vita de comunità, sbagliando, come el 50-60 per cento de le persone che chi ghe stà per colpa de un pomar, che no' ha mai fato pomi, da quando l'è stà impiantà: pi' de 20 ani fa. Passando davanti a casa sua, vardando da sora le mura, vedea che ogni ano i so pomari iera sempre pieni de pomi. Un dì me son fato coraio e con bela maniera go domandà: «Galo tempo de vegnar a casa mia, gavarea da farghe vedar en pomar». Dito fato, el mola tuto lì: sapa, bail, socolo, sisora e el ven da mi. El le varda, el ghe gira ‘ntorno, el lo toca, el se cava el se mete i ociai, e dopo un quarto d'ora bona el dà la so sentenza: «Se el vol ghe penso mi, ma ghe ocor tri ani, perché da ’sto pomar el possa magnar pomi». - E così l'è stà. - El primo ano l'ha fato tri pomi picoli, el secondo quindese, el terzo do casse, e adeso l'è pien che no’ se sa. Ma tuto ’sto tempo, no le mia passà per gnente. Quando gavea qualcosa da giustar, ’na telefonada, ’na ciacolada, ’n consiglio, per ’n par de ore el se metea a disposizion, sensa mai domandar niente. Bisogna dirlo, l'è bon da far de tuto: manual, murador, marangon, pitor, bacan, ortolan, giardinier, elettricista, idraulico, bandar, pavimentista, saldador, fabbro e ferrar. El ga ’na atrezatura da far invidia. No ghe manca niente. Tuti i arnesi iè al so posto; la so oficina l'è come ’n bazar, che solo lu el sa dove metter le mane senza sbagliar. El conosce tuti, el se ferma con tuti a ciacolar, par tuti el ga ’na batua, ’na parola, calcosa da contar. A taola prima de scomensiar a magnar el se fa el segno dela Croce. Tuti i dì,

Preghiera per i Caduti e Dispersi Signore ascolta ’sta preghiera, lè par tuti i soldà dispersi in guera. Iè partì da casa Signor e no iè più tornà. Par l'Italia ià dato tuto e no i gavù gnente, né fiori, né amori e né onori solo lacrime e dolori.

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inverno o istà, che pioa o che fioca, el va al cimitero a catar so moier, portarghe fiori novi e cambiar l'acqua, dirghe ’na orasion, saludarla come la fosse lì, a lu vissin. Ogni tanto te lo trovo fotografà o intervistà su qualche giornal. ’Na matina, ani fa, el m’ha portà le letere che ’l scrivea a casa dal fronte russo, in ordine come reliquie e tochi de giornal de quel tempo là. El va a tute le adunate degli alpini, tuti i lo conosce, tuti i lo saluda, per far sento metri te ocor ’na eternità. Sempre in prima fila a portar el strision che ricorda i so amici alpini, morti in Russia e che là l’ha lassà. Nele nostre ciacolade davanti a ’n par de paneti con salado e ’n bicer de vin, qualche olta el se lassa andar, e a tocheti el te conta ’n po’ de la so storia tra gli alpini, del so mulo, ma solo dai so amici, son vegnudo a saver che con 'na febbre da caval i l'ha molà là, perché per i pi’ l'era zà spacià. In ’sti ani, penso che ’l gavesse un cruccio, un ciodo fisso: de no far ’n tempo de vedar la baita degli alpini de Poian, in funzion, verta a tuti, punto de riferimento de la gente del paese e le so Asociasion de ogni color. Ogni olta che se tocàa l'argomento, l’era ’na scurlada de testa, ’na brontolada, ’na sofiada, ’n sgurlon de salia zo nel canaluso e forse ’na fita al cor. L'ho sempre pensà e continuavo a dirghelo, no preocuparte: la baita - se riusemo a superar dispetti, invidia, bassa politica - la se fa. Ma ocor tre robe: determinasion, pochi che comanda e trupe che "tase e tira". Tuto el resto ven da sè, compresi i schei; in giro ghe tanta gente che ne vol ben. Son contento che el dì dela Liberasion sia stà la so rinata Asociasion, che, dopo la Messa, l'alsabandiera e i discorsi per l'ocasion, la sia riuscida a meter a taola sento persone nela baita, anca se no l’è del tuto finìa. Dopo tanto laorar, brontolar, strolicar, l’è arivà finalmente el momento de festegiar. Auguri!

"Nino" Senatore Z.

No savemo dove i sia, ma Signore credo tanto in Ti e son sicuro che dove iè lori, là Signore, Te ghe si anca Ti. Alora mi Te prego, faghe a tuti ’na caresa, con le To man dividi con lori la pagnoca del To pan e su nel Paradiso non lasciarli soli. Iè ancora buteleti, accompagnali par man, che anca mi ghe son par caso o par destin. Giuseppe Gaspari reduce di Russia


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SANGUINETTO - CONCAMARISE

Ritorno a Mauthausen nel 60° della Liberazione Nei giorni 7-8 maggio, con una organizzazione esemplare, il locale Gruppo alpini "Cap. G. Biasi" ha organizzato in pullman una gita-pellegrinaggio a Mauthausen. Facevano parte della comitiva i sindaci di Sanguinetto, Concamarise e Villa Bartolomea con i rispettivi gonfaloni, il vessillo sezionale con il consigliere Marini, il gagliardetto del Gruppo, vessilli di altre Associazioni, don Raffaello Serafini, parroco di Correzzo, che per l'occasione è stato nominato cappellano del pellegrinaggio, e una delegazione di parenti di internati non più tornati a casa. Arriviamo a Mauthausen nel primo pomeriggio e, come da programma, visitiamo subito il "blocco della morte"; entriamo nell'Appel Platz (piazza dell'appello), iniziando così l'accorata e commossa visita ad uno dei più brutti posti del mondo. Passiamo davanti al "muro del pianto", entriamo nel locale docce e disinfestazione, poi nel bunker dove sono esposte fotografie, suppellettili e oggetti personali appartenuti ai prigionieri, il "krematorium" con forno a due bocche. Un brivido corre lungo la schiena. In rapida successione una camera frigorifera adibita a "parcheggio" dei cadaveri, la camera a gas, l'angolo del "colpo alla nuca", il tavolaccio di pietra

dove si estraevano i denti d'oro ai morti e un dispositivo "spicciolo" per le impiccagioni. Il giorno dopo, 8 maggio, celebrazione della S. Messa in albergo e ritorno al lager già affollato da gente proveniente da ogni parte del mondo per la celebrazione ufficiale dell’Anniversario della Liberazione. Ci riuniamo presso il monumento dedicato agli italiani e alla lapide con i nomi incisi dei deportati di Villa Bartolomea per una semplice ma significativa posa di fiori. Ultimiamo il pellegrinaggio al lager proseguendo la

visita alla cava di granito; percorriamo lo "scalone della morte" di 186 gradini disuguali e mal sistemati, ci soffermiamo davanti al "salto dei paracadutisti" da dove venivano, secondo l'umore e il capriccio degli aguzzini, fatti precipitare e sfracellare, sulle rocce sottostanti, i deportati. Ciò che rimane negli occhi e nella mente, sono immagini forti che lasciano un segno indelebile. "Diamo un futuro alla memoria", si legge sulle cartoline-ricordo del lager. «Il dovere di raccontare dice Primo Levi - è imperati-

vo categorico del sopravvissuto che ne sancisce la testimonianza». Anche se esiste il paradosso tra le possibili forme dell'indicibile e la consapevolezza che la"soluzione finale" non l'ha mai raccontata nessuno, perché nessuno è mai tornato a raccontare la propria morte. Allora torna alla mente l'espressione dell'ufficiale delle "SS" che, al processo di Norimberga dichiarò «Voi potrete giudicare ciò che abbiamo fatto, ma non immaginerete mai cos'erano le urla e l'odore". Giuseppe Ferrarini

CALDIERO

Festa alla Casa di riposo

Domenica 27 giugno il Gruppo alpini di Caldiero, in seguito alla gentile richiesta della responsabile della Casa di riposo OASI "Conte Arturo Da Prato", ha contribuito alla realizzazione di una giornata di festa con gli ospiti ed i loro parenti ed

amici. Gli alpini si sono integrati immediatamente in un'unica squadra di lavoro con il personale, animati dall'unanime obiettivo di infondere calore umano, solidarietà ed amicizia. Hanno così condiviso il clima familiare che caratte-

rizza il contesto organizzativo della casa di riposo. Dalle ore 16, con la presenza del gruppo “Five” che intratteneva i presenti con musiche e canti degli anni ’60, gli alpini davano il via ad un maestoso barbeque per la realizzazione di una ricca grigliata di carne e di "polenta brustolà" desiderata dagli ospiti della casa. Musica e canzoni interpretate dai presenti hanno concluso la serata lasciando nel cuore degli ospiti, dei loro parenti ed amici, del perso-

nale e delle "penne nere", la gioia di una giornata particolare vissuta insieme nella serenità e con la volontà di ritrovarsi per altri momenti di festa. Gli alpini sono rientrati, infine, alla baita stanchi ma con il cuore ricco di soddisfazione per aver dato un contributo umano e materiale agli anziani, e anche con la consapevolezza di aver ricevuto una notevole gratificazione morale da una realtà a molti sconosciuta. Luigino Sandrini


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MALCESINE

PESCANTINA

Gemellaggio con Isola della Scala

Festa con gli alpini

Domenica 26 giugno 2005 si è tenuto il gemellaggio tra i Gruppi alpini di Malcesine e Isola della Scala. La S. Messa, celebrata da don Giuseppe Suman, ha visto la numerosa presenza degli alpini dei due Gruppi, delle varie Associazioni d'arma, delle autorità civili e militari e si è conclusa con la lettura della "Preghiera dell'alpino" a ricordo di coloro che sono "andati avanti". Dopo la cerimonia religiosa, il corteo si è mosso accompagnato dalla fanfara

alpina "Valle dei laghi", fino al monumento in piazza Statuto per la resa degli onori ai Caduti di tutte le guerre con deposizione di una corona. Al termine della cerimonia, lo scambio di regali ed il saluto delle autorità hanno sancito il nuovo legame tra i due Gruppi. Sulla splendida terrazza di villa Pariani si è tenuto il pranzo conviviale con successiva ascesa sul Monte Baldo, dandosi appuntamento a Isola della Scala.

Il 26 giugno 2005 gli alpini del capoluogo, guidati dal capogruppo Marco Lonardi, hanno celebrato la tradizionale festa che ha raggiunto il traguardo dei 15 anni. Durante la S. Messa, solennizzata dal coro "Monti Lessini", alla presenza del sindaco di Pescantina Alessandro Reggiani e del presidente sezionale Ercole, il parroco don Ilario Rinaldi ha benedetto il nuovo gagliardetto del Gruppo, consegnato dalla madrina signora Luigina Begali, vedova del compianto consigliere Renato Zecchinelli, nelle mani dell'alfiere storico Salvatore Vantini. Alla sfilata, al passo delle note del "Trentatre" suonato dalla banda Città di Caprino, erano presenti una delegazione del Gruppo alpini di Collecchio (Parma), alcuni Gruppi della Valpolicella e il gruppo folcloristico polacco della città di Siedlce, gemellata con Pescantina e ospite del Comune.

PALAZZINA

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In questa speciale occasione il presidente sezionale ha consegnato il diploma di benemerenza, emesso dall'ANA, per il 60° anniversario della fine del conflitto mondiale, ai "veci alpini" che l'hanno vissuto: Nello Zenorini, classe 1915; Adolfo Zangrandi, classe 1916; Arturo Donatoni, classe 1920. Nella foto sotto: il presidente Ercole consegna i diplomi.

BOVOLONE

Consegnato il Tricolore

Ospitati i "Papa Boys"

Mercoledì 1 giugno ha avuto luogo nel cortile della scuola elementare "L. Milani" la cerimonia di consegna del Tricolore . Dopo gli interventi di circostanza e dell'alzabandiera, alla presenza della dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo "E. Meneghetti", prof. Alfonsa Ottaviani, e delle insegnanti del plesso, gli alpini hanno improvvisato l'esecuzione di alcuni canti prontamente ricambiati dal coro dei 200 alunni e dal dono di una formella. Era presente anche la squadra di Protezione civile ANA di Verona Città.

Il Gruppo alpini di Bovolone ha ospitato, di passaggio dalla nostra città, un gruppo di Papa Boys georgiani diretti a Colonia per la "Festa mondiale della gioventù" alla presenza del Santo Padre. Dieci ragazzi della comitiva composta da 80 persone, per 4 giorni sono stati ospitati nella nostra sede, dove hanno trovato gradita accoglienza: dalla colazione del mattino ai panini per il pranzo al sacco del mezzogiorno e alla cena serale con relativo alloggio in branda. Il grande lavoro svolto è stato ampiamente superato dagli elogi e ringraziamenti ricevuti da parte dei dirigenti della comitiva e dai ragazzi stessi. Siamo certi che questa disponibilità faccia onore a tutti gli alpini.

PERZACCO

Inaugurato il nuovo gagliardetto Il 19 giugno 2005 il Guppo alpini di Perzacco ha inaugurato il 2° gagliardetto con la nuova madrina nella persona della signora Germana Meneghetti, vedova di un alpino già "andato avanti". Per questo importante evento è stata organizzata la "5a festa del toro alla brace" con grande partecipazione di alpini, amici e simpatizzanti.


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TORBE

22° Raduno dei Gruppi alpini della Valpolicella Quest'anno l'onore di ospitare il raduno della Valpolicella è toccato a Torbe, piccola borgata posta sulle colline sopra Negrar. La motivazione era duplice, inaugurazione della baita e della Piazza degli Alpini. È la prima volta che la Valpolicella alpina effettua i suoi raduni nelle borgate montane, ma vista l'esperienza ne è valsa la pena. Quello spirito di collaborazione e di sostegno reciproco che ormai si va perdendo nei grossi paesi, qui si è manifestato in pieno; si può dire che tutta Torbe ha dato una mano alla realizzazione del Raduno. Già la domenica mattina il paese era irriconoscibile, pulito e pavesato da centinaia di bandiere, gonfaloni e da una grandiosa penna alpina attaccata al campanile della chiesa. Le note delle cante alpine invitavano la popolazione alla grigliata di benvenuto offerta dagli alpini ed al successivo pranzo sociale partecipato in maniera massiccia da alpini e familiari e servito da splendide ragazze locali, figlie o fidanzate di alpini. Alle 16.30 iniziava la sfilata, guidata dal nostro presidente sezionale Ercole; seguivano i numerosi consiglieri, i sindaci della Valpolicella, le rappresentanze degli alpini gemellati di Pistoia, Magrè, Firenzuola, la squadra di Protezione civile

ANA, la madrina della Valpolicella e i numerosi gagliardetti, labari e alpini veronesi. Il passo era scandito dalla banda di Negrar. Tutta la popolazione era presente in maniera calorosa ad applaudire il passaggio del corteo, mentre dal cielo un piccolo aereo con numerosi passaggi ammantava le stra-

de con migliaia di piccole coccarde tricolori. Nel piazzale della scuola materna avveniva la benedizione e la consegna del nuovo gagliardetto, cui seguiva la S. Messa officiata dal parroco don Tarcisio Avesani e solennizzata dalle cante del coro “Coste Bianche” di Negrar.

Al termine i saluti del capogruppo Francesco Bonaldi, del capozona Sergio Lucchese, del sindaco di Negrar Alberto Mion e le toccanti parole del presidente Alfonso Ercole. Particolare commozione alla fine dei discorsi ufficiali, quando gli alpini della Valpolicella hanno voluto consegnare una medaglia d'oro all'alpino Luigi Guardini che nonostante un grave handicap fisico ha saputo mantenere e incrementare il suo spirito alpino. La cerimonia continuava con l'inaugurazione di un ceppo a ricordo di tutti i cappellani alpini, opera dell'alpino di Torbe Siro Tommasi e della rinnovata baita del Gruppo ricavata nel vecchio deposito di carbone delle ex scuole elementari. Un attimo ad ammirare il panorama mozzafiato che si gode dal piazzale della baita, da cui la vista spazia fino agli Appennini, e la sfilata riprende arrivando al monumento ai Caduti con alzabandiera e deposizione della corona d’alloro e l’inaugurazione della Piazza degli Alpini. Terminata la cerimonia ufficiale, tutti i presenti affollavano gli stand allestiti per l’occasione, ed al tramonto la grande penna alpina, posta sul campanile, si illuminava inondando di alpinità tutta la vallata. Flavio Banali

ERBEZZO

Festa per il 50° anniversario di fondazione del Gruppo Domenica 28 agosto, con il raduno di Zona Valpantena-Lessinia, si è tenuta nella ridente e bella località della Lessinia la festa per il 50° anniversario della fondazione del Gruppo alpini. I festeggiamenti sono iniziati sabato sera nella chiesa parrocchiale con una rassegna dei cori "Piccole Dolomiti" di Illasi e "Le Prealpi Erbusco" di Bergamo che con le loro cante hanno allietato i numerosi presenti. Domenica mattina, nonostante il tempo inclemente, all'ammassamento presso il campo fiera numerosi gli alpini intervenuti con una cinquantina di gagliardetti, il vessillo sezionale, ban-

diere di altre Associazioni, il labaro del Comune e tante autorità. Sfilata per le vie del paese, con in testa la Banda musicale di Grezzana fino a raggiungere il monumento ai Caduti, dove si è proceduto all’alzabandiera e alla deposizione di una corona d’alloro, alla presenza del presidente della Provincia prof. Elio Mosele, dell'assessore provinciale Campedelli, del presidente della Comunità montana Marcolini, del comandante S.to FTASE Vabrone, della signora Sironi sempre presente alle nostre manifestazioni, dei sindaci Valbusa di Erbezzo e Peraro di Grezzana, dei generali Ghio, Rossini e

Zucchi, dei vice presidenti sezionali Zantedeschi e Lucchese, dei consiglieri Benedetti, Sala, Corso e Bertagnoli. Durante la S. Messa, concelebrata dall'arciprete don Marino Tortella, il cappellano sezionale don Rino Massella elogiava gli alpini di Erbezzo per l'attività svolta a favore del prossimo e ricordava ai numerosi fedeli di essere stato battezzato proprio in questa chiesa. Al Gruppo alpini, guidati magistralmente dal capogruppo Piero Vanti, vada l'augurio di buon lavoro da parte di tutta la Sezione di Verona. Ezio Benedetti


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SOAVE

Inaugurazione dell’“Isola della Memoria” Giovedì 2 giugno 2005, Festa della Repubblica. Migliore data non poteva essere scelta per la cerimonia di inaugurazione dell’“Isola della Memoria”, voluta dall'Amministrazione comunale per racchiudere in un unico luogo tutti i ricordi del Comune. Il monumento è nato per desiderio dei cittadini di Soave, con un forte impulso del fondatore del Gruppo alpini, dr. Luigi Carazza, Medaglia d’Argento al V.M., nel 1921. Collocato in Piazza dell'Antenna, ha subìto un primo trasferimento nel 1939 in Piazza Mercato dei Grani, ed ora nell'“Isola della Memoria”. La suggestiva cerimonia, alla presenza delle autorità provinciali, locali e militari, si è svolta nel più corretto cerimoniale. Gradita la presenza del vice presidente dell'Amministrazione provinciale, dr. Pastorello, del col. Antonio Pennino, comandante la caserma

“Duca” di Montorio, accompagnato dal ten. col. Arcangelo Vittucci, del ten. Luca Nozza, comandante la Tenenza dei carabinieri di San Bonifacio.

Dopo la celebrazione della S. Messa in suffragio di tutti i Caduti, il corteo si è snodato lungo le vie del paese fino ad arrivare all'“Isola della Memoria”, dove un picchetto d'onore, comandato da un caporale maggiore alpino, era schierato per rendere gli onori militari. Seguiva la benedizione da parte del parroco, don Gianluigi Cottarelli, e il taglio del nastro da parte delle autorità presenti. Prendeva poi la parola il sindaco Giorgio Magrinelli per una breve ma significativa ricostruzione storica del monumento. Alla fine della cerimonia, le autorità e il picchetto sono stati graditi ospiti del Gruppo alpini nell’accogliente baita "La Giassara" per un cordiale incontro enogastronomico. Ottima l'organizzazione curata dagli alpini di Soave diretti da Pietro Masnovo.

SONO “ANDATI AVANTI”

Adelino Venturi (Gruppo Castel d'Azzano)

Carlo Castagna (Gruppo S. Mauro Saline)

Augusto Chignola (Gruppo Caprino)

Antonio Fattori (Gruppo Montecchia)

Francesco Speri (Gruppo Negrar)

Giovanni Zambon (Gruppo Montecchia)

Florindo Vaccaro (Gruppo Soave)

NASTRI ROSA ED AZZURRI

Giulia e Matteo, nipoti di Giancarlo Tonolli (Gruppo Arcé)

Alice, Emma e Lorenzo, nipoti di Giuseppe Zenari (Gruppo Borgo Venezia)

Martina, nipote del nonno Lorenzo Buttura (Gruppo Bussolengo)

È NATO FABIO

Pietro, nipote di Ivo Munari (Gruppo Castelnuovo d/G.)

Francesca, prima nipote di Antonio Fava e Maria (Gruppo Borgo Venezia)

Luca, con il nonno Galdino Corradi e lo zio Giovanni (Gruppo Velo)

secondogenito di Luca Castellani, coordinatore responsabile della Protezione civile. Il Consiglio Sezionale, la Segreteria e tutti i volontari della PC porgono le più vive congratulazioni


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MATRIMONI E ANNIVERSARI

Patrizia, figlia del capogruppo Sergio Bonato, con Matteo Ferrari (Gruppo Borgo Roma)

Francesca, figlia di Giuseppe Castagna e Giorgio, figlio di Ezio Benati (Gruppo Cazzano di Tramigna)

60° di matrimonio, Domenico Dal Cero con Albina Urbani (Gruppo Peschiera d/G.)

60° di matrimonio, Aldo Dapas con Giuseppa Pruniti (Gruppo S. Lucia Q.I.)

50° di matrimonio, Oreste Zambelli con Anna Fumanelli (Gruppo Arcé)

50° di matrimonio, Vittorio Giusti con Luciana Grigolato (Gruppo Legnago)

40° di matrimonio, Giuseppe Ottaviani con Rosetta Bovi (Gruppo S. Massimo)

40° di matrimonio, Silvano Bollo con Agnese Albertini (Gruppo Bure)

40° di matrimonio, Giovanni Simoncelli con Maria Gabriella Albertini (Gruppo S. Michele Extra)

40° di matrimonio, Sergio Facci con Giulia Casarotti (Gruppo Ca' di David)

35° di matrimonio, Giovanni Dal Bosco con Elsa Nordera (Gruppo Giazza)

35° di matrimonio, Ottavio Zanini con Renata Pegoraro (Gruppo Grezzana)

ERRATA CORRIGE

RICORRENZA È arrivata al traguardo dei cento anni Laura Baù Persegato, mamma di Antonietta Persegato ved. Baù, del Gruppo di San Stefano di Zimella, "amica" degli alpini.

35° di matrimonio, Giulietto Gallio con Jolanda Gastaldi (Gruppo Grezzana)

25° di matrimonio, Roberto Ferrari con Anna Maria Volpato (Gruppo S. Massimo)

Nella rubrica "Sono andati avanti" dell'ultima edizione, per un errore di trascrizione, è stato pubblicato il nome Fabiano Guerrini anziché Fabiano Guarnieri del Gruppo di Salizzole.


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NOTIZIE LIETE

Borgo Roma Francesca Bonato, figlia del capogruppo Sergio, si è laureata a pieni voti in economia aziendale e gestione delle imprese. Grezzana Giulietto Gallio, Croce d'oro per 100 donazioni. Oppeano

Luciano Massagrande, vicecapogruppo, Croce d'oro AVIS per 100 donazioni , attestato di benemerenza dall'AIOC in occasione delle consegne cavalleresche. La Zona isolana si congratula. Vaggimal Luigi Dal Corso, Fronda d'oro per 75 donazioni. DOLORI TRA I SOCI

Borgo Nuovo Roberto Frinzi. Caprino Veronese Nello Cristofoletti; Lucia Leporati, amica. Cavaion Enrico Sartori. Cazzano di Tramigna Luciano Viviani, fratello dell'amico Armando. Dossobuono Lino Adami, padre del cassiere Luciano. Fumane Giovanni Rigetti. Grezzana Vittorio Ghirlanda, suocero di Antonio Merci; Zeno Zanini, amico, nipote di Giovanni Zecchini. Illasi Luigi Tamellin; Severino Marcelli, amico. Lubiara Antonio Corazza; Umberto Sandri; Priamo Arcangeli. Parona Giovanni Marini. Peschiera del Garda Giuseppe Marangon. Pizzoletta Gino Gaiga.

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ANAGRAFE Quartiere S. Zeno Franco Rizzi. RoverØ Veronese Attilio Canteri, reduce di Russia, zio di Giulio. S. Giovanni Lupatoto Franco Pasini. S. Massimo Luigi Frigo; Dino Rempoli. S. Stefano di Zimella La moglie di Adelio Gasparetto. Salionze Silvano De Franceschi, consigliere. Soave Antonio Zago, zio di Eliseo e Valentino; Florindo Vaccaro, reduce. Vago Remigio Zorzi. Valeggio sul Mincio Mario Bombana. DECEDUTI TRA I FAMILIARI

Belfiore Giuseppina, madre di Sante, Nereo; Lorenzo Pasqualini. Cavaion Enrichetta Pachera, madre del consigliere Gianni Peretti, , e Luigi. Cazzano di Tramigna Franca Fattori, madre dell'amico Michele Tabaro. Cologna Veneta Tito Martinelli; Leonello Poli. Grezzana Antonietta, sorella di Alberto Sabaini; Tranquillo Ghirlanda, padre di Giorgio e suocero di Carlo Dai Prè; Luigi Salvagno, padre di Guglielmo e Giovanni Battista; Delia Fanin, madre di Gianni Nale. Illasi Il padre di Giuseppe Filippozzi. Isola della Scala Ruggero, padre di Paolo Zanovelli; Agostino, padre di Stefano Caprara. Minerbe Eleuterio, padre di Benedetto e Claudio Caltran. Perzacco Otello Mischi, padre dell'amico Eros. Peschiera del Garda Atonia, madre di Giancarlo Turrina; la madre di Francesco Olioso.

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SEZIONALE

S. Floriano Carmela Franchini, madre di Elio Mignoli. S. Stefano di Zimella La madre di Francesco Sterchele, amico; Lucia Peron, madre di Giuseppe Bottegal e zia di Pietro Vinante. Salionze La madre del consigliere Claudio Rambaldo. Soave Angela Antolini, madre di Bartolomeo e zia di Orazio; Angelina Brunelli, madre di Nello e nonna di Giandomenico. Torri del Benaco Pace, suocero dell'alfiere Ermanno Battistoli; Francesco, padre di Augusto e Luca Accologni. Villafranca Luciano Carletti, papà di Roberto. NASTRI ROSA ED AZZURRI

Azzago Costanza, nipote di Danilo Zamperini; Milo, nipote di Renzo Campesato; Jacopo, nipote di Albino Orbelli. Brognoligo Gabriele, terzogenito di Davide Dal Bosco, nipote di Giorgio Pernigotto; Matteo, terzogenito di Daniele Costantini, ex capogruppo. Caprino Veronese Martina, quintogenita di Giuseppe Bona. Cazzano di Tramigna Giulia Contri, figlia di Stefano e nipote di Luigi Tonegato; Marco Ramazzin, nipote dell'amico Danilo Piccoli. Cellore Filippo, figlio di Andrea Rossi. Ferrara di Monte Baldo Alessandro Gaioni, nipote di Gaetano Mazzola. Grezzana Giovanni, secondogenito di Gianfranco Bombieri. Malcesine Alessio, figlio del cons. Vittorio Lombardi. Peschiera del Garda Davide, terzogenito di Gianni e quinto del cons. Luigi Squarzoni; Valentino, quinto nipote di Giovanni Perugini, vice capogruppo.

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S. Floriano Nathalia, primogenita di Valentino Venturini. S. Lucia Q.I. Luca, nipote di Enzo Brugnoli. S. Rocco di Piegara Alessandro Corradi, figlio di Massimo; Giulia Bellomi, figlia di Giovanni. S. Stefano di Zimella Margherita, figlia dell'amico Riccardo Giusti; Aurora, seconda nipote di Luigi Castellani; Davide, secondogenito di Enea Turazzi; Simone, nipote di Angelo Bon. Torri del Benaco Michele, nipote di Ferruccio Bertera e Lorenzo Girardi. Villafranca Sara Aurora, figlia di Susi Pisanelli e Gianni Fasolini, vice caposquadra Pc Zona Mincio. Zevio Federico, figlio di Nicola Brutti e nipote del nonno Mario. FIORI D’ARANCIO

Azzago Simone Menegalli, segretario, con Sara Birtele. Lubiara Ettore Zanoni con Alessia Soave Diego Menti, consigliere, figlio di Arturo e Paola, con Silvia Fanchin. ANNIVERSARI DI MATRIMONIO

Bussolengo 30° matr. Renzo Girelli con Anna Guardini; 30° Giovanni Bertolini (Renzo) con Fernanda Bonafini. Ferrara di Monte Baldo 25° matr. Luciano Castelletti con Daniela Gaspari. Grezzana 40° matr. segretario Giampietro D'Agostini con Luciana Cuneo; 40° matr. Sergio Filippini, consigliere, con Bruna Tatto. Zevio Alberto Signorini con Elena Leso.


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La Madonnina blù In una chiesa non lungi dal Piave un lume solo nel buio era acceso; c'era, d'intorno, un odore soave di vecchio incenso nell'aria sospeso. Sopra un altare, tra le palme di rose una Madonna, vestita di blù, volgea le meste pupille amorose sul dolce sonno del bimbo Gesù. Ecco, la porta si schiude, ed un passo s'ode, risuona, si fa più vicino. Dicono i Santi: «Chi fa questo chiasso che può svegliare il celeste bambino?». E la fiammella dal lume d'argento, incuriosita, s'allunga a guardar: c'è un vecchio prete che accostasi lento e fa un inchino davanti all'altar:

*

«La me perdona, Signora, se vegno a presentarme cussi a la Madona; ho da parlarghe, lo so, no son degno ma so che Ela la xe tanto bona! «Son Papa Sarto; da un pezzo son morto, ma in sti paesi, Signora, son nato…. Dal campanil qua se vede fin l'orto dove zogava co giera tosàto! «El paradiso xe belo, sì tanto, ma ste casete me xe tanto care e tanto caro me xe 'l camposanto dove riposa mio pare e mia mare. «De tanto in tanto bisogna che basa quele do piere, che veda el mio Piave; San Piero 'l dise: "Don Bepo, ste' a casa", ma el verze l'usso, el me impresta la ciave… «Anca sta sera go fato un zireto, me son stracà, che l'età no perdona. Go dito: andemo a sentarse un pocheto e a far do ciacole co la Madona! «Cossa ghe par, benedeta da Dio, de sti tedeschi? I xe pezo del lovo! La staga atenta, Madona, a so Fio, che se i lo ciapa i lo incioda da novo. «Go patìo tanto, Madona mia bela, vedendo i nostri fradeli furlani in man de quei… (la perdona anca Ela se parlo mal)… de quei nati de cani! «I roba tuto, i xe bestie, i bastona; fin ne le case sti sporchi i ne va; e, quando i branca una povera dona, se la xe bela… Signor che pietà!

«Gnanca le ciese no xe più sicure! Le nostre ciese più sante e più bele, dove el batesimo ga le creature, dove se sposa le nostre putele, «le nostre povare, picole ciese piene de fiori nel mese de magio, che a star lontani dal nostro paese, se se ghe pensa, ne torna el coragio, «ben, fin le ciese sti sporchi i ne spaca, co i so canoni, che Dio maledissa! Ancou 'na bota, stasera 'na paca i ghe dà fogo, i le rompe, i le schissa… «I vien svolando, sti fioi de demonio, i va çercando le ciese, i ghe tira; ancou San Marco, doman Sant'Antonio, e se i le fala, i ripete le mira… «Una caserma de turchi i ga fato d'una cieseta de Udine; i ga, dove la messa diseva el curato, piantà la stala dei servi de Allah! «In tute quante le ciese furlane - roba che spàsemo solo a contarla! i gà robà fin le care campane; cussi le ciese no canta e no parla, «cussi le ciese ridote in sto stato, nassa un putelo, o pur mora un cristian, lassa, chi nasse, vegnir come un gato, lassa, chi more, andar via come un can! «In Franza el zorno de Vènare Santo, i ga tirà su 'na ciesa inoçente da çento mia! Che prodesse! che vanto copar la zente che no ve fa gnente, «copar la zente che prega lì chieta, coi oci bassi, Madona, cussì! Oh se pregar ze un delito, ostregheta! 'na volta o l'altra i me tira anca a mi! «Madona Santa, pensando a sti dani fati a le ciese più pace no go! E sti assassini i se dise cristiani! Cristiani lori? In malorsega, no».

*

La Madonnina che sta su l'altare tra tante rose, vestita di blù, china la fronte e due lagrime amare cadon sui ricci del bimbo Gesù. E il vecchio Papa nel cuore suo puro questa preghiera ai soldati mandò: «Salvè l'Italia, putei, tignì duro! Viva l'Italia!» e in ciel ritornò. Renato Simoni

Ricorre nel 2005 il 130° anniversario dalla nascita del veronese Renato Simoni, a cui è stata dedicata una piazza nella città scaligera. Dopo il liceo, Simoni, entra giovanissimo nel giornalismo locale, prima all'Adige e poi all'Arena (così si chiamavano le due testate) come critico teatrale. Nel 1899 si trasferisce a Milano e scrive per il Tempo e dal 1903 passa al Corriere della sera e si fa notare nelle recensioni teatrali e nelle descrizioni delle vicende del teatro e dei suoi personaggi per l'obiettività del giudizio, la prontezza delle intuizioni e l'eleganza dello stile. Di notevole spessore il suo lavoro come critico attento, commediografo brillante, librettista fecondo e non disdegna testi anche per l'operetta. Giornalista instancabile, gira il mondo e lascia i suoi ricordi in importanti volumi. Ufficiale nella 1ª Guerra mondiale dà vita al giornale La Tradotta che viene distribuito ai soldati al fronte per tener alto il morale e vivo lo spirito patriottico. Renato Simoni chiude la sua fecondissima giornata terrena a Milano nel 1952 dopo aver ricevuto benemerenze sia in Italia che all'estero. Pensiamo sia doveroso ricordarlo con questa sua bellissima poesia in vernacolo pubblicata dal giornale Arena nell'edizione di domenica 7 luglio 1918 (gentilmente consegnatami dall'amico trentino “montagnino” del Gruppo “Asiago” Adriano Dagostin). Gianni Federici “La Madonnina blù” (l’accento è dell’autore - n.d.r.)


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