QE-MAG@ZINE N° 13 - 2020 by AMP Monaco

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QE-MAGAZINE WEB #13 Anno 5 - 9 aprile 2020

Foto: credits AMP Monaco



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QE-MAGAZINE 9 aprile 2020 L' editoriale by Maria BOLOGNA

Per questo numero pasquale di QE-MAGAZINE, anziché proporvi il consueto editoriale che riassume alcuni fatti di attualità del Principato di Monaco, troverete, cari lettori, la mia personale testimonianza su una vicenda che credo interessi tutti coloro che abitano qui, riferendomi a chi vive la propria quotidianità in questa città, con i suoi pro e contro. Non saprei in quanti siamo, in realtà perché è di ficile carpire il numero di coloro che sono realmente confinati nel Principato, sui 38 mila statisticamente rilevati. Ma il dato non è rilevante, per ora. Dunque, come penso buona parte di voi sappia, le recenti disposizioni ministeriali firmate dal Primo Ministro di Monaco - su indicazioni del sovrano SAS il Principe Alberto II - hanno previsto di stoppare le attività dei cantieri edili, pubblici e privati, per evitare contagi e derive dovute alla propagazione del Covid19. C'è chi ne chiede a gran voce la riapertura, perché il settore ne può so frire pesantemente, con il tempo. Per la popolazione, invece, questa pausa è molto gradita per recuperare la qualità della vita, almeno in termini acustici. La natura, con i suoi suoni, ci fa illudere di abitare in una ameno villaggio della Costa Azzurra, non certo nello scintillante Principato di Monaco, destinazione turistica ammirata soprattutto dagli italiani. Stranamente, nonostante questo fermo forzato abbia colpito anche il tra fico dei pendolari e frontalieri, ad esso non equivale una migliorata qualità dell'aria, come avevamo già scritto in un altro nostro articolo. Già abituata al cinguettio degli uccellini, mentre ero impegnata nelle consuete attività domestiche, mi sorprende il rumore insistente di un lessibile. Verificata la provenienza (è dal tetto di un palazzo in ristrutturazione), per chiedere spiegazioni ho chiamato il numero 93.15.30.15 corrispondente alla Direction de la Sûreté Publique. Dopo aver fornito le mie generalità, nel giro di 5 minuti ho accolto tre aitanti poliziotti con tanto di mascherina e guanti, pronti ad ascoltare il mio disappunto. Ebbene, constatata l'infrazione, gli operai sono andati via (non avevano né le maschere e forse non sapevano nemmeno di doverle indossare) chiudendo i cancelli del cantiere e la pace irreale è ritornata. Non posso nascondere che Monaco, per questo aspetto, è esemplare: data anche la dimensione del suo territorio, in caso di segnalazioni non ci sono lunghi tempi di attesa per vedere l'intervento delle forze dell'ordine. Questo aspetto contribuisce sicuramente al fascino del Principato, e mi piacerebbe immaginare che la stessa reattività sia assicurata anche altrove, in quanto le regole di contenimento imposte sono, ad oggi, il metodo più e ficace per garantire la nostra salute. Serve però che ci sia uno sviluppato senso di responsabilità anche nella popolazione. Purtroppo le testimonianze ricevute da alcuni lettori non sono incoraggianti, anzi. Nel prossimo numero ve ne daremo prova. Intanto, stiamo a a casa per Pasqua e Pasquetta eh... Fishow è la prima puntata di una serie di candid-camera realizzate a Monaco con lo scopo di educare, sorridendo, al rispetto dell'ambiente marino e dei suoi abitanti. Per accedere al video cliccare qui.

“Made in Italy” (www.madeinitalyradio.it) non è una stazione radiofonica e nemmeno una web radio: Diciamo che è un programma radiofonico in cui vengono presentati, con la formula del talk-show o infotainment, argomenti e tematiche raccontati da selezionati protagonisti delle eccellenze italiane del made in Italy. Ed è accessibile gratuitamente ma solo via web e sui profili social...

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Sommario PAG. 4 Confinamento: quando la

violenza è...in casa, anche nel Principato di Monaco

PAG. 12 PERSONAGGI STRAORDINARI Piero Chiesa // MOiTO, ingredienti di questa pozione: art e pop up della Fondazione Tancredi di Barolo

IL PIZZIno

PAG. 7: I nostri preziosi animale i da compagnia PAG. 8: Il Museo oceanografico di Monaco s'invita, virtualmente, a casa nostra // Le parole che curano: QUIETE QUIETE // // Essere Genitori

PAG. 24 Regata Palermo Monte Carlo: l' appuntamento è solo rimandato ad agosto 2021 SALUTE & BENESSERE

PAG.22 PHAM Monaco: un pensiero per tu i voi

QUALCHE NOTIZIA SU...QE-MAGAZINE

QE-MAGAZINE, propone anche post giornalieri accessibili cliccando su www.qe-magazine.com, ma nasce come unico e primo settimanale digitale sfogliabile in italiano del Principato di Monaco a cui, solo agli abbonati e gli inserzionisti, è offerta la versione integrale in PDF. Attualmente distribuito presso l'Ambasciata d'Italia a Monaco e al CREM, QE-MAGAZINE si è dotato anche di un canale video - YOUTUBE MonteCarloBlog, mentre i contenuti audio sono diffusi sulla pagina SoundCloud di AMP Monaco. Oltre ai profili aggiornati presenti sui diversi social media (Facebook, Instagram e Twitter) , tutti i numeri di QE-MAGAZINE.COM sono sfogliabili sulla piattaforma gratuita issuu.com/ampmonaco. Per maggiori informazioni scrivere a: ampmonaco@ampmonaco.com.

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Confinamento: quando la violenza è...in casa, anche nel Principato di Monaco Sono due le nuove misure che rafforzano, nel Principato di Monaco, i meccanismi di

assistenza e di emergenza del Comitato per la promozione e la protezione dei diritti della donna, entità governativa creata il 25 ottobre 2018 per promuovere l'uguaglianza tra generi. Ricordarlo è utile perchè, viste le direttive che impongono a tutti noi il confinamento per non propagare il virus COVID19, tra le mura domestiche monegasche non è escluso ci possano essere casi di violenza tra coppie, a cui sia impossibile sottrarsi. Pertanto, le autorità del Principato di Monaco hanno sensibilizzato sia le farmacie che la Polizia (via e-mail) ad accogliere denunce e provvedere, in caso di urgenza, ad intervenire prontamente per soccorrere la persona vittima di violenza. Come ha sottolineato Caroline Rougaignon Vernin, Presidente del Consiglio dell'Ordine dei Farmacisti, riferendosi ai dispensari: "Questo sistema è un ulteriore aiuto locale che rimane facilmente accessibile". Per le persone che necessitano di un consiglio, la Sûreté Publique comunica è possibile scrivere una email a sos-violences@gouv.mc oppure ©Manuel Vitali - Direction de la Communication chiamare i numeri 17 e 93 15 30 15. Il servizio è disponibile 24 ore su 24 per le emergenze legate anche ai maltrattamenti. Nella nota ricevuta, leggiamo anche che durante i periodi di reclusione, si richiama l'attenzione sul fatto che l'allontanamento sociale non impedisce l'intervento immediato delle forze dell'ordine, anzi. Inoltre, si fa appello anche alle persone che, indirettamente, assistono a violenze: se si sentono rumori di percosse, grida, pianti, o se un litigio violento degenera, si consiglia di chiedere l'intervento di una pattuglia chiamando il 17. "Questo è un gesto che salva la vita.

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Tuttavia, dovreste chiamare la polizia e non cercare di intervenire direttamente", segnala Rémy Lejuste, Commissario Senior della Polizia, capo della Divisione Amministrativa della Pubblica Sicurezza. I servizi e le associazioni dell'amministrazione di Monaco, anche in questi giorni, rimangono pienamente mobilitati per le donne vittime di violenza. Per saperne di più, sulla prassi e le procedure da seguire si rinvia al sito www.dfm.mc e www.covid19.mc mentre sui social network, nei post si raccomandano gli hashtag #COVID19, #DFM #ViolencesFemmesJ'agis

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I nostri preziosi animale i da compagnia

In rete, qualche giorno fa, circolava un video nel quale un uomo portava a passeggio un pappagallo legato ad un lungo nastro bianco. Il video, girato da un balcone di una città italiana, terminava con una coppia di carabinieri che parlava con il proprietario, il quale ha usato questa astuzia pur di giustificare la sua presenza in strada, in deroga ai divieti di circolazione imposti per arginare la diffusione del Covid19. Uscire con il proprio animale domestico è consentito praticamente ovunque, purché non sia una scusa per stare sempre in giro. Il nostro Maurizio di Maggio, come ci confessa anche lui in questo podcast, non possiede alcun cagnolino o gattino ma ci tiene a ricordare, a tal proposito, che non ci sono prove che gli animali domestici, cani gatti o furetti, tanto per citarne qualcuno, possano essere veicolo attivo di diffusione del coronavirus. A confermarlo, ancora il 2 aprile scorso, l'Istituto Superiore di Sanità in Italia. "Piuttosto - dice Maurizio cerchiamo tutti di stare a casa ed uscire il meno possibile, anche chi è asintomatico che

potrebbe contagioso senza saperlo. Limitare le uscite è vitale e rispettoso nei confronti degli altri. Ce la faremo, ma bisogna rispettare le regole e, come avrebbe detto il nostro Riccardo Pizzi, Fuck the Virus". Ed ora eccovi il link per accedere al podcast-PIZZIno #5 di Maurizio. Buon ascolto a tutti! https://soundcloud.com/agence-monaco-presse-amp/qemagazine-il-pizzino-di-maurizio-di-maggio-cani-e-gatti

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Il Museo oceanografico di Monaco s'invita, virtualmente, a casa nostra

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La sua imponente facciata domina il versante della rocca di Monaco che si affaccia sul mare: il Museo oceanografico, fondato dal Principe Alberto I, trisavolo di S.A.S. il Principe © Michela Terzi Alberto II di Monaco, si estende su una superficie pari a 6500 metri quadrati. Dalla data della sua inaugurazione, avvenuta il 29 marzo 1910, questo Tempio del Mare, è diventato un riferimento a livello internazionale sia per i documenti conservati che per le specie marine collezionate (circa 6000). Il Museo, per volontà del suo creatore racchiude sotto lo stesso tetto "le due forze trainanti della civiltà: l’Arte e la Scienza” ospitando in passato prestigiose esposizioni di artisti contemporanei di fama mondiale; e conferenza scientifiche a cui hanno partecipato scienziati e ricercatori provenienti da ogni angolo della terra. Eppure, è bastato un piccolo e devastante virus come il #Covid19 per creare una situazione senza precedenti per il Museo! Perché le porte di questa monumentale immobile non ha mai chiuso completamente le sue porte al pubblico per più di due giorni. Pare che, anche durante le due Guerre Mondiali del secolo scorso, il museo sia rimasto aperto nonostante le difficoltà che questo poteva rappresentare per il suo funzionamento e .....................................................................................................................................................................................................

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le forniture. In particolare, durante la Grande Guerra, come ha affermato lo stesso Principe Alberto I nel suo celebre discorso sull'Oceano: "Ho avuto la gioia di vedere duecentomila bambini dei vostri eserciti visitare il Museo di Monaco mentre si trovavano sulle nostre coste soleggiate, per curare le loro ferite o per ritemprare le loro forze". Durante la Seconda Guerra mondiale i laboratori, rimasti aperti, continuarono ad ospitare professori e ricercatori provenienti da altri Paesi. Ed ora, ecco che è il virtuale ad accogliere il pubblico al Museo Oceanografico di Monaco. Come? Semplice, cliccando su questo link si accede alla pagina Facebook del museo e, muovendosi con il mouse, si visitano alcune stanza, esattemente come accadrebbe se lo facessimo noi di persona, impugnando il nostro smartphone. Altra iniziativa che segnaliamo volentieri è la condivisione di un album da colorare. L'idea, pedagogica e ludica allo stesso tempo - clicca qui per scaricare il PDF - permette ai bambini ed ai genitori, non solo di apprendere i nomi delle specie disegnate ma anche di prepararsi a quella che sarà la prossima visita agli acquari i cui abitanti, ora, si chiederanno del perché non vedono più quelle strane facce deformi osservarli nel corso delle giornate. Ah, chissà cosa pensano di noi quei colorati prigionieri acquatici che continuano a meravigliarci ogni volta. E poi c'è FISHOW, per chi vuole farsi Immagine: copyright Michela Terzi qualche risata in più: l' iniziativa è stata realizzata a profitto di Passion Sea.

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Le parole che curano

QUIETE

a cura di Salvatore Dimaggio

Immagine: copyright Michela Terzi

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“Immagina ora ogni genere di fracasso, da farti desiderare di essere sordo: quando i più forti si allenano con i pesi, e faticano o fanno finta di faticare, io sento i loro gemiti; tutte le volte che trattengono il fiato ed espirano, sento sibili e sbuffi; quando capita qualcuno pigro e che si contenta di un normale massaggio, sento le botte delle mani che schiaffeggiano le spalle, e il suono cambia quando battono con le mani di piatto o ricurve. Se poi arrivano quelli che giocano a palla e cominciano a contare i tiri allora è proprio finita. Ora aggiungici il gaglioffo, il ladro colto in flagrante, quello che canta mentre fa il bagno a cui piace sentire il suono della sua stessa voce, quelli che fanno i tuffi e che con l'acqua fanno un fracasso tremendo. E almeno questi hanno voci normali! Pensa al depilatore che per farsi notare parla con la voce sottile e stridula e sta zitto solo quando depila le ascelle, ma allora sarà il depilato a strillare. Poi ci sono le urla del venditore di salsicce, di quello di pagnotte e di tutti gli esercenti delle taverne che vendono la loro merce e ognuno modula diversamente la propria voce.” Seneca abitava proprio sopra le terme ed è lui a dolersi, in questo sapido modo, della confusione dei romani ai bagni. Questo passo mi fa tornare alla mente i prosaici, indolenti e queruli romani di Asterix (un pensiero a Albert Uderzo, che riposi in pace.) Il povero Seneca voleva studiare, ma con quel baccano, purtroppo era quasi impossibile.

Ma quanto è importante la quiete per poter studiare? Tutti noi abbiamo fatto esperienza di quanto sia difficile studiare quando non abbiamo la necessaria calma attorno a noi. Tuttavia vi sono un numero sempre maggiore di ricerche che gettano una luce più profonda su questa questione. Su tutte è il caso di citare quella pubblicata nel 2013 © Michela Terzi su Brain, Structure and Function. Gli autori hanno scoperto che quando i topi sono stati esposti a due ore di silenzio al giorno, hanno sviluppato nuove cellule nell'ippocampo, regione del cervello associata alla memoria, alle emozioni e all'apprendimento. Ma davvero possiamo essere giunti ad un tale punto che il silenzio può essere considerato, un bene di lusso? Un bene esclusivo? La Noise Abasement Society attribuisce l'etichetta Quiet Mark ai prodotti più silenziosi nelle varie categorie merceologiche. Sono tutti prodotti di fascia alta o molto alta. Quando leggo il brano di Seneca citato in apertura, oltre Asterix però, mi viene in mente anche qualcos’altro: la Finlandia. Ma quanto è difficile parlare con un finlandese? Immaginate di dover discorrere con qualcuno che considera il silenzio più importante delle parole. Qualcuno che ritiene pause di vari minuti, assolutamente naturali in una conversazione e che considera inconcepibile interrompere. Ebbene, costui è un finlandese. Dei finlandesi si dice: "un ragazzo finlandese una volta si è talmente innamorato di una ragazza che quasi glielo ha detto." I finlandesi vanno fieri del silenzio che regna nella loro terra gelida e solenne e nelle loro meditative interiorità, tanto che lo slogan dell'ente locale per il turismo è "Silence, please". Parlare con un finlandese all’inizio non è semplice, perché tutto quel silenzio, disorienta. Perché non basta parlare meno del solito. Il silenzio è un linguaggio a sé stante, arcaico e pacifico e forse non è un caso che alcuni considerino quasi terapeutico l’avere un amico finlandese. Neppure credo sia un caso che sia nata in Finlandia la Suomen Rauhanliitto che da cento anni esatti educa alla pace e promuove iniziative per rendere il nostro mondo un po’ più decente. ..................................................................................................................................................................................................... 9 aprile 2020


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Essere Genitori

a cura di Michela Terzi

"Ascoltare in modo efficace sviluppa fortemente l'autostima. Cerchiamo di non giudicarli nĂŠ interromperli quando parlano, anticipando il discorso. Rivolgiamo loro tutta la nostra attenzione e se possibile abbassiamoci per guardarli negli occhi"

Immagine: copyright Michela Terzi

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PERSONAGGI STRAORDINARI Piero Chiesa

di Silvia Giordanino

In Italiano “Onemorelife” vuol dire “un’altra vita”. È quello che tenta di dare a chi ne ha bisogno l’associazione, costituita da volontari e amici, che porta lo stesso nome della missione che si sono prefissi. Si tratta di donne e uomini che hanno deciso di mettere insieme le personali esperienze in Italia e all'estero al fine di ottimizzare le risorse raccolte per portare direttamente gli aiuti dove servono senza costi e senza intermediari. Onemorelife si dedica anima e corpo ai bisognosi, portando loro sostegno in loco, senza la pretesa di sradicarli dal loro territorio, dalla loro casa. Un solo obiettivo: dare ad ognuno di loro la dignità che un essere umano ha il diritto di avere.

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Onemorelife esercita la sua attività in Bolivia e in Rwanda. Questi sono paesi molto diversi ed occorre fare alcune premesse. Iniziamo dalla Bolivia: geograficamente ha tre zone, la montagna, il deserto e la foresta. Storicamente e politicamente è piuttosto instabile. La piaga più grossa di questo paese è sicuramente la produzione e il mercato della cocaina. Quando l'Africa è stata divisa, ecco che ci si presenta una situazione un po' assurda perchè non è stata divisa a seconda delle popolazioni e quindi a livello umanitario ma è stata divisa banalmente tracciando delle linee. Questo ha fatto sì che dovessero convivere assieme, ma sicuramente non pacificamente, delle popolazioni in molto diverse e spesso ostili vicendevolmente.In quest'intervista affronteremo tramite il contributo di Piero Chiesa, presidente dell'associazione ONLUS "Onemorelife" le tanti problematiche di due paesi di due continenti diversi: la Bolivia e il Rwanda.

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Intervistiamo Piero Chiesa, Presidente di tale realtà: come nasce e cresce la vostra associazione? La nostra associazione nasce mettendo insieme le esperienze di due amici che si conoscono da oltre 40 anni e che hanno lavorato insieme e viaggiato per una buona parte della loro vita. Io ho iniziato nell’anno 2000 volendo fare una esperienza di volontariato che in un primo tempo doveva portarmi in Congo ma poi, per problemi di guerra civile, mi sono spostato in Bolivia dopo aver per caso conosciuto un sacerdote Salesiano, Don Francesco Borello che per 36 anni ha fatto il missionario in Bolivia e che è morto 5 anni fa. Io vado in Bolivia ogni anno per portare direttamente gli aiuti che raccogliamo durante l’anno con iniziative varie. Come possiamo spiegare ai nostri lettori il vostro operato? L’attività principale che faccio in quel paese è il supporto a istituti che seguono bambini malati, iniziata al Centro del Bambino denutrito di San Carlos, nella parte tropicale del Paese , regione di Santa Cruz de la Sierra, che ancora oggi seguiamo, passando dai centri Don Bosco che raccolgono bambini di strada, per arrivare a Cochabamba alla Casa del Bimbo, seguita da Aristide, un laico italiano che vive anche lui da moltissimi anni in Sud America dove la missione principale è seguire bambini malati di molte patologie, a volte a noi poco conosciute, ma principalmente malati di varie forme di tumore. In quel paese la Sanità è veramente molto approssimativa e la mortalità è molto alta. Abbiamo contribuito, oltre che con denaro anche fornendo apparecchiature mediche all’ospedale pediatrico pubblico della città. Quali paesi sono interessati dalla vostra attività come Onlus? Oltre alla Bolivia, l’altro paese che seguiamo da molti anni è il Rwanda dove il mio socio, Arnaldo Malfatto, aveva iniziato da una decina di anni una

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attività che consisteva nel raccogliere fondi qui in Italia per donare mucche a famiglie bisognose. Lì una mucca è davvero una ricchezza per noi inimmaginabile: l’iniziativa si chiamava “Le mucche di Arny”. Oggi continuiamo, a differenza della Bolivia dove il focus sono i bambini, a seguire casi personali e famiglie contadine oltre a supportare istituti di malati e scuole. In questi anni abbiamo in questi anni aperto due case famiglie rivolte ai ragazzi di strada con una altissima percentuale di successo avendo reso economicamente indipendenti i ragazzi che abbiamo seguito instradandoli quasi tutti a un lavoro autonomo. Davvero una grande soddisfazione! Certamente! Oggi molti di quei ragazzi sono sposati con figli e continuano le loro attività; abbiamo anche dato il via a diversi piccole attività artigianali e commerciali che ancora oggi continuano. In molti casi le persone aiutate non venivano da noi fornite del denaro necessario per iniziare ma si chiedeva un coinvolgimento economico o lavorativo al fine di arrivare alla restituzione totale o parziale nella tempistica del prestito, così possiamo rivolgere la nostra attenzione ad altri casi. Sovente un microcredito è quella piccola spinta necessaria per avere fiducia in sè stessi. Una parola per riassumere il progetto "Onemorelife"? Dietro a tutte queste iniziative c’è in fondo solo la volontà di dare DIGNITA’. Alla fine... "noi diamo un'opportunità a chi ha avuto la sola sfortuna di nascere dalla parte sbagliata del mondo, perchè in fondo solo di questo si tratta". Il vostro operato si svolge al 50% in Bolivia. Presentiamo al nostro pubblico un quadro politico, economico ed antropologico fermandoci ovviamente su quelle problematiche con le quali provate a fare i conti durante le vostre missioni. La Bolivia soffre, come gran parte dei paesi Sud americani, di governi che sono di fatto delle dittature più o meno manifeste; la Bolivia è stata governata per 20 anni da

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Evo Morales fuggito qualche mese fa dal paese verso il Messico e poi in Argentina per brogli elettorali che avrebbero dovuto portarlo al suo quinto mandato presidenziale. Il paese in una gran parte del suo popolo, anche se non nella totalità, si è rivoltato e lo ha costretto alla fuga; gli unici che lo continuavano a supportare erano e sono i cocaleros, i raccoglitori di coca di cui Evo Morales era anche presidente del loro sindacato. Non è un mistero che Morales ha basato sul commercio della coca, e negli ultimi anni anche della cocaina, il suo potere commerciando principalmente con il Messico (dove appunto è fuggito su un aereo governativo di quel paese che è andato a prelevarlo direttamente nel Chapare, una delle due grandi zone di colture dalla coca. Sappiamo, purtroppo, che qui impera il mercato e la produzione della cocaina che arriva fino a noi ma soprattutto negli Stati Uniti. Il mercato della cocaina transita principalmente dal Messico e negli anni passati dalla Colombia e dal Venezuela fino a quando principalmente si vendevano le foglie di coca , da quando il paese ha iniziato a trasformare direttamente in cocaina il paese di riferimento è diventato il Messico. Il rapporto con gli Stati Uniti è di grande tensione, i primi anni dei miei viaggi la DEA americana era presente nel paese e controllava di fatto gli aeroporti per evitare i traffici illegali, da quando è stato eletto Morales la DEA è stata allontanata, tutte le società partecipate dagli USA di fatto nazionalizzate anche senza avere le capacità di gestirle e ancora oggi ci sono grandi carenze di prodotti. Per inciso credo che la Bolivia sia stato il primo paese ad aver chiuso tutti i Mac Donald presenti sul suo territorio. Da un punto di vista geografico non è possibile non prendere in considerazione il fatto che la Bolivia non ha uno sbocco sul mare cosa che renderebbe la sua offerta mercantile più interessante. La Bolivia sta provando da un paio di anni a utilizzare un porto peruviano per l’arrivo delle merci, ma deve, purtroppo per lei, transitare dal porto cileno di Arica, molto più attivo e normalmente utilizzato dai vari spedizioneri mondiali che non hanno molti rapporti con il Perù. Il problema, oltre ai i costi molto alti sono i tempi di trasferimento della merci per mezzo di camion fino a La Paz e successivamente distribuiti nel paese. Ricordo che la città più importante è Santa Cruz del La Sierra, unica parte veramente produttiva del paese e sofferente di questa situazione. Le considerazioni fino ad ora .................................................................................................................................................................................................... 9 aprile 2020

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fatte valgono in parte anche per il Rwanda. Presentiamo questo paese. Sì tratta di un ex colonia belga dove le lingue parlate sono lo Swahili, l'inglese e il francese. Prima dei Belgi il Paese era stato colonizzato dai Tedeschi, poi dai Belgi, solo negli anni 2000 è stato annesso al Commonwealth allontanandosi da Belgio, Francia e ai paesi francofoni in generale. Possiamo che il paese che ha avuto maggiori rapporti è stato il Belgio proprio perchè si tratta di una ex colonia. Dobbiamo puntualizzare che i Belgi sono invisi dai Rwandesi perché non sono intervenuti nel 1994 quando è scoppiata una guerra interna tra Hutu e Tutsi che ha portato al genocidio di circa un milione di morti in pochi giorni; è di oggi sulla Stampa la notizia del ritrovamento vicino a una diga di una fossa comune con 30000 cadaveri. Facciamo una riflessione sulla difficile situazione politica del Rwanda. L’attuale presidente Kagame, di certo presidente illuminato anche se con non pochi difetti, ha cercato di ridurre il dualismo tra i due gruppi principali arrivando a togliere l’indicazione della etnia sui documenti di identità risolvendo però solo in parte il problema in quanto le differenze anche solo fisiche sono evidenti e i posti di potere sono solo di una parte del popolo a discapito dell’ altra etnia. Ma, allora, quale è stata la ragione che vi ha spinto a scegliere di operare in paesi così difficili? Scelte direi casuali. Io ho spiegato la mia, e per quanto riguarda Arnaldo Malfatto è stata fondamentale la

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conoscenza con un suo ex allievo salesiano che era in contatto con il Rwanda. "Onemorelife": una vita in più! Ecco la motivazione che vi spinge ad andare in paesi altamente a rischio. Certamente i paesi sono oggettivamente a rischio anche se per

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differenti motivi e dove per assurdo la Bolivia, che potrebbe essere economicamente avvantaggiata, è quello che paga un prezzo piu alto perché le diseguaglianze sociali sono più marcate ed evidenti e dove la violenza è purtroppo una quotidiana realtà a volte dettata da pura sopravvivenza specie per chi si è spostato verso le città più grandi senza riuscire a integrarsi e senza possibilità di lavoro. Chi vive nelle campagne o sulle montagne riesce comunque, anche se in una miseria di fondo, a vivere e alimentare famiglie quasi sempre numerosissime. In quel paese è evidente la differenza tra povertà e miseria, dove la miseria è sovente una condizione anche mentale, dove non c’è speranza di migliorare o dove non si ha consapevolezza di una condizione migliorabile e tutto questo si traduce in povertà totale, anche di valori. Mi hai accennato che hai dovuto disdire il 21esimo viaggio per One More Life, dove saresti dovuto andare e in cosa consiste il vostro tipo di missione? Il mio giro passa da Santa Cruz dove c’è l’aeroporto internazionale, dovevo andare a San Carlos, poi a Cochabamba, terza città del paese, con escursione sugli altipiani vicino e fino a Kami, missione di minera oltre 4.000 metri dove opera da 30 anni Padre Serafino, salesiano del Cuneese (come don Borello) uomo di immenso valore umano. Inevitabilmente il Coronavirus sta arrivando in modo significativo in Africa e si prevede un'ecatombe, voi pensate di riuscire ad agire in qualche modo, quali sono le vostre previsioni e se avete un contatto più stretto con alcune realtà sanitarie? In Africa, come in Sud America, il problema legato alla sanità

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diventa drammatico di fronte a pandemie come questa e di certo non sapremo mai i numeri precisi del dramma. In queste cose l’impotenza è totale e lo è sovente anche in condizioni normali; la speranza è che il virus stia il più possibile lontano da questi bambini già cosi delicati; consideriamo che nella zona tropicale, nell’Est della Bolivia, una delle malattie più diffuse è la polmonite e quindi possiamo immaginare cosa il Coronavirus possa provocare. Molte zone di quei paesi non hanno accesso alle strutture sanitarie che sono dei banali ambulatori. Non esistono strutture anagrafiche in questi paesi e quindi i vari conteggi potranno essere solo indicativi. Specifico che in questi posti è evidente la differenza tra Nord e Sud del mondo. Noi di QE sappiamo che la vostra attività è anche in Italia e vorremmo sapere qualcosa a proposito. Non compare sul nostro sito ma in effetti per la nostra ONLUS attualmente sta seguendo, anzi, è diventata quasi la nostra attività principale quello che portiamo avanti sul territorio Astigiano, dove gestiamo una attività di raccolta e smaltimento di arredi usati da dare a famiglie disagiate. Stiamo parlando di centinaia di famiglie che grazie a noi hanno qualcosa con cui arredare le loro misere abitazioni, dal passeggino alla camera da letto a un materasso o una cucina. Abbiamo grandi difficoltà ad approvvigionarci di elettrodomestici che dobbiamo il più delle volte acquistare anche sul mercato dell’usato. Inoltre supportiamo da molti anni anche la Mensa Sociale della città di Asti fornendo i prodotti che ci vengono richiesti; questa attività locale assorbe ormai il 50% dei nostri introiti.

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Per sostenere le attività della ONLUS "Onemorelife" basta cliccare sul sito e seguire le indicazioni cliccando su donazioni

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Ingredienti di questa pozione: art e pop up della Fondazione Tancredi di Barolo In questo difficile momento in sui sembra quasi impossibile tenere a bada i bambini e persino gli adulti, nel nostro Monaco incontra Torino (MOiTO) vi segnaliamo l'iniziativa della Fondazione Tancredi di Barolo che apre anche le porte del museo virtuale con un'ampia rassegna di più di 100 video dedicati ai libri animati caricati sul proprio canale Youtube. Per questo, oggi parleremo di una bellissima iniziativa, senza età e senza genere: POP UP contro il coronavirus, per combattere il solito modo di fare informazione, che spesso annoia e non predispone all’ascolto.

Partiamo dall’origine. Guan Zhongping è uno studioso e collezionista cinese. Qualche mese fa il suo paese è stato il primo ad essere colpito dall’emergenza coronavirus. Guan poteva starsene a guardare, rimanere in isolamento in casa sua e aspettare la fine che prima o poi sarebbe arrivata. Prima o poi? Invece, ha deciso di rendersi utile per la

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società, per tutte quelle famiglie intrappolate nel turbinio di un tempo non definito. Ha, per questo, coinvolto i bambini e famiglie rinchiusi a casa propria nella realizzazione di libri pop up, fornendo indicazioni di paper-engineering e favorendo scambi di esperienze sul tema tramite i social network. ..................................................................................................................................................................................................... 9 aprile 2020


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Cosa sono i libri pop-up? Per chi non li conoscesse, si tratta di un libro animato, tridimensionale, dalla cui rilegatura delle pagine spuntano fuori figure che i bambini possono toccare e vedere più da vicino. Non solo un modo efficace per divertirsi e stimolare la creatività, ma anche un mezzo attraverso cui informare le famiglie e i più piccoli sulle peculiarità del virus e l’efficacia della prevenzione. Guan, infatti, attraverso i suoi disegni ha parlato in maniera semplice e puntuale ai bimbi, spiegandogli che forma avesse il virus, di come tanti lavorassero alla costruzione di nuove strutture ospedaliere e

dell’importanza di lavarsi bene le mani. I disegni e il video di questi manufatti sono disponibili per la prima volta e in esclusiva sul sito www.pop-app.org, in continuo aggiornamento con ulteriori materiali forniti dallo studioso. Il virus, poi, ha corso così in fretta da arrivare in poco tempo anche in Italia. Non basta prendere le stesse misure precauzionali della Cina, non basta starsene rintanati dentro quattro mura domestiche. Non basta e non è facile. Come fare a dire ad un bambino che non può correre in giardino, non può toccale i giochi del suo amico e non può toccare nemmeno lui. Come spiegargli la potenza di un virus che ha messo in ginocchio un mondo intero e che non ha data di scadenza? Per entrare nella testa di un bimbo (e spesso anche in quella di un adulto) è necessario parlare la sua lingua, quella dei colori, dell’animazione, delle cose difficili che se disegnate diventano facili. Perché non farlo anche in Italia allora? È qui che intervengono la fondazione Tancredi e il MUSLI, che avevano già collaborato con Guan durante la progettazione di una mostra. ..................................................................................................................................................................................................... 9 aprile 2020

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Cos’hanno fatto? Hanno deciso di replicare il modo di agire e reagire dello studioso cinese, dando vita ad altri libri pop-up. La proposta, sviluppata in collaborazione con i pop up designer Massimo Missiroli e Agostino Traini, prevede la messa a disposizione online – sul sito www.pop-app.org – di materiali e supporti didattici per consentire il lavoro a distanza e proseguirà con attività laboratoriali presso le scuole e il Museo. Cliccando su questo link si possono già trovare i primi template di Massimo Missiroli per costruire il proprio pop up “contro il virus”.

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C’è altro da sapere? Ebbene sì, poiché le iniziative non finiscono qui. La Fondazione Tancredi di Barolo apre anche le porte del museo virtuale con un'ampia rassegna di più di 100 video dedicati ai libri animati caricati fino ad ora sul proprio canale Youtube. In anteprima assoluta, sono visibili online anche alcuni dei libri animati che si vedranno poi durante il Convegno.

Di che Convegno parliamo? Rientra nel progetto POP-APP 2020, che comprende, appunto, un Convegno Internazionale sul libro animato con relatori italiani e stranieri. A questo, si aggiunge la presentazione del nuovo centro studi permanente sul libro animato, che avrà sede a Torino a Palazzo Barolo, e quattro mostre temporanee, al via nei prossimi mesi. Intanto, in collaborazione con il professor Gianfranco Crupi dell'Università La Sapienza di Roma, il progetto procede virtualmente. È stata infatti predisposta la traduzione in lingua inglese del volume con contributi scientifici Pop-App, “Scienza, arte e gioco nella storia dei libri animati dalla carta alle app”, che sarà presto disponibile online sul sito.

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Regata Palermo Monte Carlo: l' appuntamento è solo rimandato ad agosto 2021 IL CIRCOLO DELLA VELA SICILIA, in un laconico comunicato, informa l'annullamento della XVI EDIZIONE della nota regata d'altura PALERMO-MONTECARLO, programmata

nel mese di agosto e rimanda l'appuntamento tra un anno, nello stesso periodo. Gli organizzatori della competizione, in accordo con lo Yacht Club de Monaco e lo Yacht Club Costa Smeralda, hanno scelto di anticipare la decisione per far fronte ad eventuali complicazioni causate dall'attuale crisi sanitaria causata dal Covid19. “Siamo davvero molto dispiaciuti ma vista la situazione che stiamo vivendo non potevamo che optare per l’annullamento della regata”, ha sottolineato con rammarico il Presidente del Circolo della Vela Sicilia, Agostino Randazzo. “In questi casi vanno fatte delle attente valutazioni di carattere globale. Va considerata l’incertezza che ancora oggi accompagna il nostro futuro e che al momento non consente di pianificare l’attività del club dei prossimi mesi. Senza dimenticare chi sta soffrendo per questa tragica situazione, il nostro pensiero va anche ai medici, infermieri e operatori sanitari in prima linea per combattere questa emergenza, persone a cui diamo tutto il nostro supporto e la nostra piena vicinanza. In questo momento la priorità è sconfiggere il Covid-19 e nel nostro piccolo dobbiamo tutti impegnarci verso questa direzione”. Nel frattempo, per i nostalgici, sul sito accessibile qui, segnaliamo la bella galleria di foto delle scorse edizioni, permettendoci di ricordare la bellezza del nostro Mediterraneo e delle barche che lo hanno attraversato per conquistare gli ambiti trofei consegnati, come da tradizione, nei saloni dello Yacht Club di Monaco

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Copyright © Fabio Taccola/CVS

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SALUTE & BENESSERE

PHAM Monaco: un pensiero per tu i voi

Che dire, cari Amici, in questo momento così difficile e complesso a differenti livelli? La nostra Associazione PHAM Monaco guarda con attenzione al divenire degli eventi, in stretta sinergia con la situazione clinica e organizzativa dell' Ospedale Princesse Grace di Monaco. E' certamente tempo di impegni

solidali, di investimenti non solo su noi stessi o verso gli altri, ma anche di dedicarsi a nuove idee, iniziative, e programmazione del proprio tempo. Quando il 'deconfinamento' comincerà, probabilmente, per mesi i meccanismi e le abitudini sociali, a Monaco e nel Mondo, non saranno più quelle che abbiamo conosciuto sino a pochi mesi addietro. Immaginiamo di incontrarci tutti indossando una mascherina, forse non al ristorante o a teatro, ma di certo saremo costretti a modificare le nostre modalità di comunicazione e di condivisione. La nostra associazione flebologica monegasca sta studiando i modi e i mezzi idonei per portare avanti la sua attività di formazione scientifica, di ricerca e di divulgazione. Alcuni progetto subiranno delle inevitabili revisioni, almeno sul corto periodo. La cooperazione internazionale dovrà necessariamente adeguarsi alle probabili limitazioni in materia di spostamenti, chiusura delle frontiere ed altro. Anche a livello locale, saremo limitati nella possibilità di riunire persone in un'eventuale sede congressuale. Il web ed i social media certamente giocheranno un ruolo importante. Anche su questo ci stiamo assiduamente lavorando. In ogni caso, il nostro impegno e il nostro entusiasmo restano immutati e non mancheremo di aggiornarvi su prossime iniziative future. Un incoraggiamento e un abbraccio a voi tutti. Il team PHAM 26

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