MATUSALEMME

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Dedicato a chi

Maestra Musica Materna R. Margherita (già Monaca) è, per cui MM è: Matusalemme, alias

Ma... Te.sa Le... MMè

Essendo quel MaTusaLèMMe che fu il padre di Lamech, in Genesi 5.

Padre del Lamech che in Genesi 4 sdoppiò il suo 1 calandosi nelle sue 2 spose: ADA, e Zilla, così come scritto:

19 (i.e. negli anni 1900) Lamech si prese due mogli: una chiamata ADA e l'altra chiamata Zilla.

20 (i.e. nel 2000) ADA partorì Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame. 21° (i.e. secolo) Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto.

22 (flusso reale 1/3 di 66=Romano) Zilla a sua volta partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama.

23 (i.e. 1+66/3 di Romano=66, sua presenza reale) Lamech disse alle mogli: «ADA e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire: ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. 24 (i.e. compiuto il giorno) Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette».

Il numero del versetto dà tempo e luogo riferibili a Romano, sposo nell’anno 969 e uno col Lamech dalle due dolci metà in 1 Matusalemme, vissuto 969 anni...

e il cui doppio dà l’anno 1.938 in cui è nato

Romano.
Quante speciali sosie per Matusalemme
Cameron Diaz, Kathryn Morris, Giorgia Colombo, Monica Maggioni.

PREMESSA

In questo libro io parlerà di figure divine, e a voi pochi o tanti lettori tutto ciò sembrerà essere fuori luogo e sproporzionato, ma solo per una questione che io definirò semplicemente quantitativa.

Infatti la qualità della sua costruzione quantitativa, è tutta quanta poggiata su 1; il quale, per essere definito in se stesso, ha 10 come il suo intero ciclo, tanto che poi dieci decimi sono una unità, combinata coi due valori unitari ed estremi di 10/1 e 1/10.

Questi dieci decimi son la comune base “qualitativa” su cui poi si fonda ogni possibile quantità, sia verso il grande, sia verso il piccolo, da un infinito all’altro.

Chiamo Dio l’essenza fondamentale, assoluta, concordando in pieno coi filosofi eleatici, la cui manifestazione universale, alias Epifania, afferma: «Il fondamento dell’essere sta nel suo stesso essere in essere».......

Se noi diamo il numero N a questo essere, il suo esistere sta nella sua possibilità di esserlo; e questo si esplica non solo nel suo esistere, ma nella sua possibilità di interagire con se stesso in cinque modi fondamentali: 1° restando se stesso; 2° traslando e raddoppiandosi; 3° moltiplicandosi per se stesso; 4° elevandosi a sé; 5° elevandosi a sé e interagendo con se stesso.

Con 3, dimensione unitaria dello spazio a 3 assi cartesiani: il 1° caso “statico” lo pone come 3; il 2° come 3+3 in lunghezza 6; il 3° come 3×3 in area 9; il 4° come 3^3 nel volume 27; il 5° in sostanza come 3^(3+1), alias 3^4 = 81.

La qualità del tutto resta sempre fondamentale, ed è fatta dall’Unità del Dio 1 dell’essere che è in 10/10. Così tutto è costruzione divina, ognuno compreso.

L’essenza base di ciascuno di è di una anima eterna che – per una ragione trascendente la realtà (dunque per arbitrio divino) – è stata costretta ad animare il corpo mortale che le è stato assegnato a croce e delizia.

Ogni corpo è il castigo dato da Dio a sé: in ogni sua porzione infinitesima, cui ha consentito il libero arbitrio di agire nello stesso modo autoritario verso la sua unità; di eleggersi il suo Dio (quello in cui crede).

Dio vuol essere il trionfale dominatore su ogni limite e si cala in ogni possibile condizione vivente.

Per farlo, l’Onnipotente assoluto ha lavorato sulla sua unità assumendo il rapporto puro di 10/10 a sua immagine e somiglianza, cioè permettendo a 10/10 di creare ed essere qualsiasi cosa e dimensione, fino agli infiniti infinitesimi di Dio stesso: cioè fino a noi.

Ogni Spirito eterno assume e anima il corpo ricevuto, essendo 1 infinitesimo dell’infinito Dio.

La Bibbia ha dato un nome a questo Dio che ha assunto in modo elementare la quantità di 10/10. Lo ha chiamati Elohim , scritto ALHIM in acronimo (con le lettere Aleph, Lamed, Hè, Iod e Mem, che in numero valgono rispettivamente 1+30+5+10+600 = 646.

Questo 646 che si fonda sul moto del piano a lati 10 e 10 (così lunghi 20) che esiste nell’energia (infinita ed eterna) del periodico ciclo 666, tridimensionale.

Tutto questo è oltremodo ragionevole, sulla base di un 111 (Uno e Trino in 3 gerarchie del 10) che vada <avanti e dietro> (in 6 versi, sul sistema dei tre infiniti assi cartesiani, e dunque in tutte le 2×3 linee di moto).

666 è il sommo equilibrio tra -333 e +333, ed esiste (da 2.000/3 = 666,666...) in infinita energia latente, capace di realizzare ogni cosa, materiale e spirituale.

111 è l’unità in queste 3 gerarchie decimali su cui si basa il linguaggio ebraico, con lettere che sono questi numeri.

La Bibbia (libro 1, capitolo 5) dà nomi e anni di vita a questi elementari 10 fattori base di creazione divina.

Li umanizza e vanno dal padre (la causa) al suo prosecutore (l’effetto). Li chiama: 1° Adamo, 2° Set, 3° Enos, 4° Cenan, 5° Malaleel, nei primi 5.

Sono nomi italiani con diversa gematria:

Il 4° sarebbe Kenan, ma in italiano K non esiste e il suono che ha in Chenan, la cui h è muta, si riduce alla C avente lo stesso suono che in <casa>.

I fondamentali primi 5 fattori son quelli in positivo nel ciclo 10 <complesso>, cioè che va da -5 a +5.

Esistono per 930+912+905+910 +895 anni, per un totale di 4.552 anni mancante di 79 rispetto al 4.631 che è il valore totale di Bibbia 1,1,1 (libro 1, capitolo 1, versetto 1, e base 111 anche del linguaggio.

79 è il moto di 7+7+7 in 100, lato della realtà 10^4.

Gli anni dei 5 in positivo sono il moto di 7+7+7 in:

4.631 è il ciclo unitario degli anni della terra.

La cosa interessante, in Bibbia 1,5 (libro 1, capitolo 5) è che per ogni fattore dei 10, sono precisati accuratamente tre quantità, tutte espresse in anni, La prima quantità rappresenta gli anni ai quali, non avendo ancora generato il suo continuatore, questo “fattore” lo era in potenza. Non essendo ancora un padre, ma solo il figlio di suo padre, era solo un “effetto” e non ancora una “causa causante”.

La seconda quantità dà gli anni esercitati a far figli e figlie, ossia quelli condotti quale causa generale. La terza quantità rappresenta il totale . Nella 1a colonna colorata in celeste sta la durata da figlio (ossia da effetto), nella 2° in giallo sta quella da “causa causante”, il che permette di stabilire rapporti del tipo di causa/effetto tramite quelli di padre/figlio.

Questo è il totale rapporto causale, esistente nei primi 9 fattori, ossia Elohim=646, che realizzano il finale 10° e sono proprio i primi tre numeri del totale.

Se noi riferiamo tutto questo al “Dio elementare”, che vale 10, abbiamo che il risultato diventa: 646,690519357 … 10

A questo punto si vede chiaro che l’intero 646 è riferito a 10 e che – non essendo 666 – è di certo da considerarsi nel moto unitario di 20 (l’area trasversale e invisibile di lato 10 e 10, uguale come area a 100) nel solo visibile flusso reale di 646 abbi nel totale 666.

Ora è evidente che se ciò è “unitario”, la dimensione “trina” di 646 anni è data da 3×646 = anno 1.938. Resto sorpreso! È l’anno in cui son nato !!!

ALHIM (3° parola in Bibbia) con 3/3 è 1 nel 1.938 !!!

Io sono nato (mettendoci ance mese 0,01 e giorno 0,0025) il 1.938,0125.

Il valore unitario (di questo che è tridimensionale) si ha da 1.938,0125 / 3, per cui 646,004166666... (periodico nel 6) è il corrispondente valore unitario.

Il confronto col 646,690519357 del rapporto di causa/effetto tra Padre e Figlio dei 9 fattori del 10° è +646,6905 (nello stesso dettaglio decimillesimo) - 646,0041 (senza il periodo 6666... che segue) =000,6854 è la differenza.

Essa è data dallo stesso periodo 0,6666 +0,0188, il che, nella 10^4 / 10^4 della realtà unitaria in 10.000, con queste 188 unità ha quella date da 200 -188 = 12.

Questo 12 è 10 +1 +1 (il volume intero, espresso in linea, dato dal flusso 10, ove 1+1 sono i lati unitaria dell’area il cui flusso è 10).

Per cui nell’eterna energia data da 666,6666..., la definizione intera della mia data di nascita riguarda il flusso 10 del volume (espresso da 12 dimensioni in linea) in quel 200 che è il flusso 100 di 100 (lati della realtà che se si moltiplicano sono la realtà 10^4).

Ciò fissa alla perfezione la mia nascita intera, nel dettaglio del 1.938,0125, all’interno del generale rapporto di causa ed effetto relativo ai primi 9 fattori che hanno generato il definitivo 10°.

Ora quello che è veramente stupefacente è che io sono stato miracolato mentre ero sul punto di morire il 1940,0604, da leggersi giugno nel giorno 4. Se ora dividiamo per 3 anche questa data, il suo risultato unitario va al 646,6868. Dal che: +646,6905 (nello stesso dettaglio decimillesimo) - 646,6868

=000,0127 il che è nella realtà 1 (centesima del lato 100 della realtà), + 3×3×3 (unitari decimillesimi della realtà 10.000, nel valore 27 del volume spaziale!)

Io ne sono restato sorpreso prima di tutti voi.

Ma la sorpresa ancora maggiore è stata quando, invece di dividere il mio anno natale 1.938 per 3 ottenendo il Dio Elohim, io l’ho diviso per 2!

Ho ottenendo i 969 anni della durata negli anni di Matusalemme, il figlio di Enoch avuto ai suoi 65 anni. Enoch è il 7° fattore, quello che fa ogni cosa e che è vissuto i 365 anni in cui ciascuno ha 365 giorni.

Un fattore, vale in tutto nel suo valore fattoriale, e quello dei giorni 365 dell’anno unitario è di totali giorni

2,5104128675558732292929443748812 ×10^778

uguale a giorni 25,1041 × 10^777 quando l’intero è alla dimensione di 10^777.

Questa esprime l’unità di tutta la dinamica poggiata sul ciclo 10 avente la dimensione indice 666 (dalla energia in potenza) quando realmente avanza in 666/6, =111, e si muove nella sua dimensione lineare unitaria.

Questi anni 777, unitari nei tempi decimali, sono quelli vissuti dal 9° fattore, il padre di Noè.

25,1041 si limita alle sole 4 cifre decimali indicanti i decimillesimi unitari della realtà unitaria in 10.000.

Allora il valore si riduce a:

+25,1041 (che nel 25 intero è il giorno 25).

- 25,0138 toglie la data natale a D. crescenti, e ha =00,0903

903 decimillesimi sono posti nel mio principio dove “in principio” (il libro Genesi) vale 913, giusto 10 in più.

In tal modo scendo dal generale “in principio” = 913 in Bibbia, al mio principio, solo se io sono un 10 in me stesso, a immagine e somiglianza di Dio.

In tal modo il fattoriale del 7° fattore, posto me in principio come un 10, ha “fatto” proprio me, mettendomi al mondo il 25 gennaio 1.938.

Quando Bibbia in 1,5 descrive le dimensioni di Enoch lo fa ai versetti 21-22 e usa queste parole esatte:

21 Enoch aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. 22 Enoch camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. 23 L'intera vita di Enoch fu di trecentosessantacinque anni.

24 Poi Enoch camminò con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso.

Dopo il 21=7+7+7 (da cui con 777 cifre decimali scende la mia nascita) il testo continua col versetto 22 che è il valore 1/3 del mio nome Romano che in valore numerico è 66 e rappresenta tutta l’energia invisibile, nelle 2 cifre contenute nel lato 100 della realtà e dice che Enoch camminò con Dio ... è Romano nacque!

Enoch è Romano!

La 2a “camminata con Dio” rivela che “non fu più poiché Dio l’aveva preso”.

Potrebbero essere allora gli stessi fattoriali del 365 quando i 365 giorni diventano 365 anni?

Nel qual caso avremmo che lo stesso computo

+25,1041 (ora sono 25 anni in ordine degradante)

- 00,0037 (anno del mio concepimento reale)

=25,1004 e indicherebbe l’anno della mia morte, il 4 ottobre, San Francesco nella Chiesa Cattolica.

Ora questo porta al dì dopo in cui Maria Teresa Le... (che mi fece scacciare dal Coro della Chiesa di Cogliate ), alias Matusalemme, compirà giusto 65 anni.

Ora questi stessi 65 anni furono quelli in cui Enoch generò Matusalemme come suo figlio (proprio colui che coi suoi 969 anni di presenza +969 di spostamento giunse giusto all’anno 1.938 in cui io sono nato).

Matusalemme (alias Ma Te.sa Le...) dopo aver trascorso 65 anni in pura potenza in suo padre, ne vivrà

altri 65 come i suoi propri ... e mi farà da apri-pista e il giorno dopo io – Enoch – io morirò.

Lei sembra essere mia figlia, vissuta in potenza in me che sembro nominato quell’ Ènoch, ch’è no nella terza

sillaba del mio primo nome Roma no che ne ha 3.

È del tutto vero che 3 (sillabe), se sono in 1/3 (delle 3), diventano quella straordinaria unità data da 3/3.

Ora Ènoch in Bibbia è il padre di Matusalemme, e se è vero e reale tutto questo riferimento a questa donna, ecco allora che anche lei dovrebbe chiamarsi Matusalemme o giù di lì! Non vi pare?

Invece lei si chiama Maria Teresa Le ... e fu Monaca, Maestra di Musica e oggi dirige e lo è ancora, Maestra, alla Materna R. Margherita, ... con un sacco di M.

Maria Teresa Le.......MM... è

Ma.....Tu...sa Le........MM... è.

Sembrava impossibile, ma invece ci sta.

La sola differenza tra Ma Tu.sa Lè e Ma Te-sa Lè... è quella che c’è tra un Te “oggetto” e un Tu “soggetto”, è lei non è un oggetto per davvero, ma un bel soggetto e una “tusa” (ragazza del milanese) proprio divina.

Infatti – e lo ribadisco! – siamo tutti quanti anime infinitesime dello stesso Infinito Dio.

Siamo tutti dei Dio Infiniti decaduti nel limite estremo di un puro personaggio, dell’infinita divina fantasia. Personaggio semplicemente da animare e non uno che si faccia da se stesso la sua vita. Se lo credessimo, non crederemmo più in un Unico Dio.

Noi siamo dei creatori secondari, sembriamo agire in proprio ma assecondiamo in toto tutto: “pensieri parole ed opere” che sembrano nostri ma non lo sono.

Il libero arbitrio è se gustare o no la nostra parte.

A conferma di divinità, la data di nascita di questa stupenda Ma Te.sa Le... è data dalla radice quadra del 1.960,1003 che dà giusto 44,2730200008 fino alle 10

cifre decimali che portano il metro alla dimensione unitaria atomica. Tale risultato è totalmente divino! 44 è il piano dato dai 2/3 dell’energia 66. 0,273 presenta 3×3×3 (la potenza Trina della Trinità) nei centesimi del lato 100 della realtà, più i 3 millesimi del tridimensionale volume 1.000. 20.000 è la realtà intera 10^4 = 10.000 quando è presente e si muove interamente con il suo 10.000, alla dimensione 10^-8 della luce. È come quando i suoi anni, presenti in 969 (anno 969 delle mie nozze) si sommano ai 969 di puro moto, e raggiungono la mia nascita nell’anno 1.938.

Ora nel lato corretto sceso da Set, Matusalemme è il padre del LAMèch ch’è L.AM, ossia che è Luigi

Amodeo: papà mio e del Noè dato dalla 3a sillaba < no >, la quale del Trisillabo nome Roma no , No è .

A riprova, LAMèch è vissuto 777 anni nel mentre quel papà mio ch’è L.AM è vissuto dal 7-7-7 (1.907).

Vale in Luigi (=54) Amodeo (=47) il 101 dei 3 figli di Adamo: Caino, Abele e Set, alias 38+23+40 = 101 = 26° n. primo, nel 26 del nome di Dio e Jahvè.

Sono così tante queste coincidenze che a me tutto è parso essere un segno divino di un divino disegno.

Non mi sembrerebbe possibile se esso portasse a me come all’unico Dio ... ma ve l’ho premesso :

Tutti siamo Dio, nella fondamentale essenza del nostro essere in essere!

Lo siamo come singoli esseri infinitesimi che devono fare la loro brava parte vincente per far vincere Dio in ciascuno di noi, grazie al futuro definitivo “indiamento” che ci attende tutti, nessuno escluso.

Siamo tutti come vere divinità cadute e che risorgeranno, per essere poi vittoriose in eterno!

Questa foto fu pubblicata su Il Mattino di Napoli.

Per un errore di stampa divenne Romano Afodeo

Maria Teresa Le ..., sì: Ma... Te.sa Le...,

o Ma... Tu.sa Le..., anzi Matusalè mm è

magnifica meravigliosafigliad’Angeligià monacaora monaRca maanche maestradi musicaalla materna Regina Margheita

Cara Maria Teresa Le ... (di chi legna il Nazareno Iesus ed è visto amico da me ma non io da Lui) avrei voluto dirti tutto a voce, per farti comprendere per gradi questa vicenda poco credibile e difficile da accettare!

Avrei voluto provarti che tu figuri proprio come madre dei fratelli Iabal e Iubal, nel versetto 20 di Genesi 4 della Bibbia: che tira in ballo Iu, You, te qual Madre, Sorella e Sposa del Figlio di Ia (Jahvè, Dio) ...

Per dirti: «Sei Ada, in Bibbia 1 cap. 4 e versetto 19 indicante tutto il secolo 1900. Con Ada sei trina nelle prime 3 di Ad am o (in Bibbia MDA = Amodeo, nel Codice Fiscale di colui ch’è L.Am, Luigi, e del suo 1°genito, il faraonico R.Am s’es, sei Romano).

Luigi ch’è L.Am visse il 7-7-7 e Lamèch 777 anni venuto da SET) è tutt’uno col Lamèch di Caino ch’è uno con me e siamo così i 2 sposi tuoi, di te Ada. Così, Ada, tu sei Madre e Sposa di Padre e Figlio »

Vorrei dirti che Matusael (= Ma. Te.sa Le... in linea col Matusalemme vissuto 777 anni e ch’è disceso da Set) riguarda (come già scritto) me e mio padre, ma senza chi <MMè>, senza cioè chi <Mariateresa Mazzola è>.

Maria Teresa, devo fartelo sapere (costretto dal Destino su di noi tre), e così l’attuo con questo libro.

Ma così – purtroppo per te – tu non avrai modo di chiedere spiegazioni per tutto quanto non capirai certamente... come ad esempio quel tuo esser mia

Madre, per aver generato Iabal e Iubal, nel ramo storto disceso da Caino, ch’è descritto in Bibbia 1,4.

Vedi, il tuo ramo distorto tira in ballo le tue nozze con Gesù; ramo deformato dall’unilaterale tuo illecito

“Atto di Ripudio”, dato da te al divino Sposo, escluso sia nell’Ebraismo, sia nell’Islamismo (Religioni molto maschiliste) e “mal tollerato” anche nel Cristianesimo.

Dalle due Fedi “estreme”, la donna in regola è vista così come la natura l’ha fatta: un essere in attesa (come con il suo ovulo) della sola iniziativa maschile; solo un maschio può ripudiare la sua ufficiale sposa, invece una femmina no il suo regolare marito!

Il Cristianesimo tollera l’atto di Ripudio dato dalle

Sue Spose Cattoliche a Gesù, ma – cara Ma.Te.sa Lè –è accaduto che ... Lui non ti ha mai ripudiata!

Il Suo volere conta più del tuo, ma Lui lo rispetta.

Così in cielo seguiti ad essere la sua divina congiunta, anche se non lo sei più qui: nel terrestre mondo fugace in cui le decisioni umane durano poco.

Ogni potestà qui (della Natura e dei viventi) persiste solo fino a quella “risurrezione dall’alto” che Gesù svelò a Nicodemo: essa avrebbe riaffermato il dominio dello Spirito Santo di Dio! Ripristinato sulla precarietà totale dell’apparenza reale della dinamica dell’acqua, l’avanzamento nel tempo visto imperare solo fino alla salita nel punto culminante, ultimo della vista vita.

Il vero in atto – definitivo, eterno – sta nel verso opposto a questa apparente e precaria esistenza reale, e in quella dinamica comanda il tuo Sposo, e lì tu resti in eterno quella Madre cattolica del tuo “Atto nuziale”.

Tra quel verso perenne e questo opposto precario c’è una totale contrapposizione, per cui Dio comanda che anche in questo verso le tue due opposte scelte (di Sposare e Ripudiare Gesù) si annullino a vicenda.

Oggi vivi nella contraddizione di chi non è più “né carne, né pesce” e non sembri più né la sua sposa (anche se tu lo sei in quell’eterno stare che ha in sé anche quello ch’è ora), né appari chi non lo sia più (anche se ciò sembra reale, ma solo nel mondo “fatuo” d’una realtà ch’é solamente momentanea apparenza).

Tu lo sposasti come il “tuo sommo bene” in nozze che sono e restano eterne: poiché Dio non concede mai alla libertà umana di guastare quant’ha di buono.

Hai intuìto – non avendone una reale coscienza –che a te manca ora la tua giusta collocazione.

Io – invece! – percepii chiarissimo in te la presenza di quell’amore (inconfessato a te stessa) che ti portò un giorno a volere Gesù come il massimo bene tuo: quello di chi poi non ti tradisce mai, anche se oggi forse ne sei più o meno delusa e demoralizzata!

Un giorno, nella Materna che ora dirigi, quando lì guidavi solo le prove del coro della tua parrocchia, ti udii dire a proposito della tua vicenda di Suora, durata 10 anni: “Pensavo di ricevere una medaglia...”

Tu l’avevi riposta e attesa dall’apparato che ti aveva accolto come una sorella, e ancora una volta quella aspettativa era stata tradita dalle persone viventi...

Ma il Cristo su di me (come su un asino, quella sera all’asilo, mentre ti udiva dirlo) era proprio Lui allora che ti stava dando quella tua attesa medaglia!

Tu ignoravi – io no! – che i 10 anni vissuti da te quale Sua Sposa, già veramente bastavano a far di te una sua congiunta per sempre!

Bastavano – e te lo spiego – in questo mondo reale ... poiché Dio l’ha realizzato mediante il ciclo 10 imposto a Sua immagine e somiglianza.

Occorre che io te lo spieghi per bene, altrimenti non lo capisci: Dio creò il mondo intero in 7 giorni – come scritto sulla Bibbia – poiché Egli cominciò a farlo a partire dalla sua Trinità. Esistendo essa nel totale 10 (a immagine di Dio), occupa 3 dì, il cui moto in 10 è dato da 10 giorni meno 3, perciò da 7 giorni.

Poiché Dio poi è Uno e Trino (nella complessità), da tale esiste come 1+3=4. A quel punto, 10 giorni meno la realtà complessa di 4 giorni, porta ai soli 6 giorni del complessivo lavoro del Dio Uno e Trino.

Sulla base dell’unità totale in linea di 10 giorni, quando l’immagine va riferita al 10 che è interamente se stesso, allora diventa sia i 10 dieci (= 100 nella loro somma), sia quel 10 elevato a 10 che è 10 miliardi e porta alla dimensione totale del nostro mondo rispetto a quello a dimensione atomica.

Infatti l’unità della lunghezza atomica, chiamata Å (Angstrom), quando esiste nel 10 elevato a 10 uguale a 10×10×10×10×10×10×10×10×10×10 = 10^10 Å, allora diventa la lunghezza di m (metro), che è quella non più del mondo di sotto (atomico), ma quello di sopra (che è la dimensione reale del nostro mondo).

Insomma, così come 10^10 Å struttura il metro a misura del nostro mondo, allo stesso modo Dio usa il 10 per create la base della nostra esistenza.

Ugualmente per te: 10 anni da Suora ti bastarono per far di te l’eterna e prediletta Sposa del Figlio.

Ebraismo e Credo dell’ Islam concordano, tanto che i nomi di Jahvè e di Allah valgono lo stesso 100 dato da 10+10+10+10+10+10+10+10+10+10 = 100.

Jahvè = <Son chi sono> è 100 quando è 10 dieci.

Nel Credo Islamico, da 100 -1, Allah ha altri 99 nomi.

Pertanto tu – coi tuoi 10 anni da Sposa di Cristo –avevi completato quel tratto lineare del 10, a immagine e somiglianza sia del Dio dichiaratosi di fatto Jahvè (a Mosè), sia dello stesso Dio nominatosi Allah (a Maometto). In italiano Jahvè vale 10+1+8+20+5=44

mentre Allah varrebbe 1+10+10+1+8=30 , ma essendo muta la H, nel solo suono della voce vale 22, e dunque solo il ½ reale di Jahvè che in quanto al muto è quel nome ideale che nell’Ebraismo non va pronunciato mai, e quando trovato scritto nel testo va letto o Adonai oppure AL (da ALHIM, Aleph, Lamed, Hè, Iod, Mim e letto Elohim) ove ALLA è proprio l’ideale AL espresso nel dritto e nel rovescio e valido nel 22 che è il flusso dell’area a lati 22+22.

Poiché questa è anche la verità del mondo costruito con questi valori divini, ecco che in Fisica 22 è il valore del Bosone di Higgs, che dà la massa a ogni cosa, mentre il 44 illeggibile di Jahvè è il piano trasversale della realtà, che è del tutto invisibile ove si vede solo il flusso 22, in cui la presenza 1 del Dio=10 è 11, e tutta la sua traslazione è 11+11=22 uguale al pronunciato Alla!

Essendo anche tu, nominata Maria Teresa uguale a 11+1+16+9+1=38 in Maria e 18+5+16+5+17+1=62 in Teresa, la somma di 38+62 uguale a 100, è uguale al Dio Jahvè che è di 10 dieci e di Allah che da 100 meno 1 trae gli altri 99 nomi suoi.

Non è la sola cosa “divina” che ti riguarda, cara 100 Maria Teresa ... e che ti assimila poi all’Angelo Centemeri, che significa 100 giorni, e già “decano” di Saronno ... in questa comunità ecclesiastica che si è voluta poi unificare in quella del <Crocifisso Risorto> e che si pose su me come sul suo prediletto asino. Ciò messo a punto, ritorno alla cronaca di quanto accadde quella sera alla Materna Regina Margherita.

Gesù, Figlio del Genitore su ... su di me, quella sera all’asilo ti assegnò quel “riconoscimento” che ti saresti aspettato, facendolo proprio quando (sconsolata) stavi dicendo a Nadia e alle poche altre tue amiche, lo ripeto: “Pensavo di ricevere una medaglia...”-

Io – molto più di te! – ero a conoscenza di cose che tu totalmente ignoravi, poiché esse avevano riguardato solo la mia vita, e potevo darti quella “medaglia” di quel Gesù che era su di me!

Egli te la diede, e senza nemmeno che mi spingesse a dirti di avertela data. Mi spinse però in modo irresistibile verso di te che eri la Sua Sposa.

Pertanto, bisogna proprio che ora ti dica di me quanto ancora ignori, poiché esso ti riguarda totalmente e ti coinvolge, fin dalla tua nascita.

22 è il flusso del pronunciabile Allà del nome di Allah colla ha muta, e quando fui io a raggiungere esattamente i miei 22 anni, il 25 gennaio 1.960, tu vedi bene che se gli aggiungi 9 lune giuste, di 28 giorni ciascuna, eccoti che è il 4-10-1.960 in cui nascesti.

Fosti concepita 252 giorni prima, quando io compii i miei 22 anni, e un Angelo e una Angela si amarono a Saronno. Come il Re Amon fu un “Re” (anche musicale) passando dai 21 ai 22 anni, così io fui, visibilmente, chi allora <diede il “La”> alla tua divina esistenza.

In 2122 mio padre nato 7+7+7 diede flusso a me, come nei Salmi 2122 in cui Gesù grida <Eli Eli lemà sabactani?> e conclude la sua vita terrena.

Tre 22 +33, vale il 100 di Jahvè, Allah e ... Maria Teresa. Il tuo cognome vale lo stesso 56 di Adamo ed Eva (1+4+1+11+13=30) +(5+20+1=26).

Solo Ma. Te.sa Le vale 11+1+18+5+17+1+10+5 = 68 che è 66=Romano +1+1 (piano unitario trasversale che lo fa col tuo 68 tutto il flusso unitario del mio volume.

Storia di un patto con Dio .

Io avevo tentato (come un Padre che tragga un Figlio da sé) di “dar corpo!” al Cristo, offrendogli il mio quale quello di un somaro che fosse guidato dal Suo Spirito Santo. Lo avevo attuato con tanta verità che mi ritrovai dopo 15 anni nella reale necessità di andare incontro anche all’unico Calvario di 3 R.A. chiamati <Romano Amodeo>, col portatore vivente nella sua persona, in mezzo a due ditte, possibili ladrone se antepongono la loro esistenza ai loro addetti viventi:

Nel 1993 stavo risorgendo nella mia persona: al Maurizio Costanzo Show annunziai una mia grande scoperta nel mondo fisico.

L’indomani, su Canale 5, c’era la sua replica.

Avevo avuto anni prima, un legame con Anna Badari e Lucy, la sua figlia giovinetta, di 12 anni, con cui giocavo a tennis, essendo io il solo loro amico ...

Le avevo ormai lasciate da un anno, dopo che la Badari mi uccise i 2 gatti di cui si sarebbe dovuto badare, in mia assenza.

Dovendo portare mia madre al Sud (al commiato coi suoi parenti) avevo affidato i miei due mici e la chiave di casa ad Anna. Ma lei non ne aveva avuto la dovuta cura, tanto che li ritrovai stecchiti, morti di fame, quando tornai tre mesi dopo.

Un anno dopo, come per una rivalsa e per farmi vedere vittorioso in TV, le telefonai nuovamente.

Mi rispose piangendo e dicendomi:

«Lucy sta molto male, pesa la metà di prima per una anoressia che peggiora sempre più!»

Mi colpevolizzai: lasciando lei per la storia dei gatti, avevo lasciato anche la ragazzina, e forse avevo partecipato a causarle il suo male. Non si può né si deve abbandonare di sana pianta un’adolescente, se sei divenuto un suo punto di riferimento, senza poi dirle nemmeno il motivo: che la madre aveva ucciso i gatti.

Non tolleravo che Dio, come un castigo suo alla ragazza, ora facesse pagare alla mamma (e a me) le nostre colpe. Anche io ne avevo: dal Sud avrei dovuto telefonare a sua madre e tenerla al corrente che la mia “cosa” in Meridione stava durando più del previsto!

Lei – trascorsi 30 giorni e sicura del mio ritorno dopo un mese – non avendo ricevuto nemmeno una chiamata in tutto quel tempo, aveva forse creduto che l’avessi lasciata, trattandola con molta ingratitudine, e non si era più per puntiglio recata a casa mia a controllare i gattini, creduti di nuovo nelle mie mani.

Così – se poi erano morti per la fame – era stato anche per colpa mia.

Infatti, tornato al Sud, mi ero talmente appassionato e infervorato a trovare le radici della mia famiglia dal lato materno, da scordarmi di tutto.

Quando tornai 3 mesi dopo a Milano avevo con me circa 30.000 fotocopie di Atti parrocchiali, Anagrafe dei 150 comuni del Cilento con documenti che partivano dal 1600, da quando cioè il Concilio di Trento aveva imposto a tutti i Parroci un rendiconto annuale che fungeva da vera e propria anagrafe. Ciò permetteva la cosa grandiosa di ricostruire secoli di storia della mia Terra di origine e del Casato di tutti e anche dei Baratta, i miei antenati, popolarmente nobili come i “Marchesi”.

Avendo la coscienza sporca a proposito di Lucy, allora feci un patto con il mio Signore:

«Dio mio, ho nuovamente successo, ma vi rinunci0 se salvi Lucy. Non farmi più prendere sul serio da nessuno, ma Tu salva questa innocente anoressica !»

Accadde come se Dio mi avesse preso in parola e il mese dopo la ragazzina aveva ritrovato tutta la sua voglia di vivere ed era praticamente salva! Pesava 35 chili, avendone recuperato ben 10, dopo una forzata cura del sonno impostole dal ricovero all’ospedale. Suo padre, farmacista di Trento e ormai divorziato da Anna Badari – messo di fronte alla figlia che gli stava morendo – si era finalmente imposto alla moglie divorziata; l’aveva strappata a lei; da Milano l’aveva portata a Trento e l’aveva fatta alimentare da un ospedale con le flebo, costretta a dormire per un mese. «Un miracolo? Dio mi aveva ascoltato?»

Sembra di No! Il padre si era imposto alla madre. E io? Io – che in TV avevo visto la mia “risurrezione” – vidi l’immediato discredito per me di tutta la gente!

Questa storia durò per un buon paio di anni, fino a quando mi accorsi che – anche se io avevo fatto quel “patto” con Dio - vi era dell’ingiustizia e glieLo dissi:

“Signore, ogni giorno io purtroppo assisto al discredito verso di me, ed è giusto: l’avevo offerto io! ma nemmeno una volta tu mi hai fatto vedere chi tu hai salvato; poiché essa è via, a Trento”

Lucy era alla fine restata via a Trento, col padre. Ebbene, Dio entrò subito in azione anche con me e anche io fui costretto a lasciare nel 1997 la Milano (in cui ero da 46 anni, dal lontano 1.951) per trasferirmi a Saronno grazie ad una improvvisa offerta generosa.

Una mia cugina, nata come me il 25 gennaio, aveva da decenni 3 locali (una cucina, una stalla e una stanza lontana al 1° piano) che non aveva usato mai.

All’improvviso ci offrì ospitalità gratuita – come se non avesse mai visto prima che vivevo servendo a tempo pieno mamma, affetta dal morbo di Alzheimer e che dovevo arrangiarmi, stentando con la sua pensione.

Mi disse che da architetto potevo cavarne qualcosa di buono, risparmiando sul pesante affitto pagato a Milano.

Era tutto così da anni ed anni, ma solo dopo la mia osservazione a Dio, mia cugina si mosse, con argomenti convincenti e la sua improvvisa autentica bontà di cuore e grande generosità ci trasportò a Saronno a vivere in un nuovo, vero e proprio, “presepio”.

Infatti, disponendo di una vera stalla, ci installammo come nella sua “mangiatoia”, cioè nel vano cucina.

Mentre a destra, sinistra e sopra della “mangiatoia” ristrutturata a monolocale, c’erano due Rèina (due Reìne, Regine) e nel muro davanti casa c’era il vero e proprio tabernacolo della Regina.

Nel cortile abitavano i Restelli (Re e stelle) e sempre la Restelli (col bus n. 2) portava in Via Larga 12. Sembravo declassato (da Milano a Saronno, in una cascina), ma questo era l’indirizzo Ufficiale del Comune di Milano: via Larga 12.

Io, nato in Provincia di SA, Salerno, ero destinato fin dal principio della mia vita a venire in una SAronno che se pensi che la prima N vale 12 (è la 12ma lettera dell’alfabeto) ed equivale a 11+1 (cioè a MA), ecco che il nome Saronno si muta nell’incredibile SARomano.

Inoltre, già quando da Salerno ero andato a Milano, avevo trovato alloggio a casa di una mia cugina in via Larga 13, di fronte al Comune. Via larga non è per me la via stretta in cui solo pochi entrano in cielo!

Dopo poco tempo – cara Ma.Te.sa Le ... – entrato nel tuo coro, appresi del tuo male durato 3 anni e dell’improvvisa tua guarigione. Essa era avvenuta nello stesso periodo di tempo in cui guarì Lucy.

Lucy era via a Trento e tu eri in via Trento !

Mi chiesi: «Dio non mi ha mostrato Lucy guarita, ma costei fu forse salvata da quella mia stessa preghiera fatta a Dio però non solo da me ma da 2 Persone ???»

Una fu certo quella mia che Lo pregò per Lucy!

L’Altra Persona poteva mai esser lo Spirito Santo del Gesù su me ch’intercedeva per la Sua Sposa ???

Pregato da me e coll’intercessione del Gesù su di me il Padre aveva guarito entrambe nello stesso tempo ???

Chi può dirlo? Ma – anche - chi può negarlo ???

Sembrava – e lo era! – solo un argomento di Fede!

E per la mia Fede divenne una cosa certa per me che cosa Dio avesse fatto, guarendo anche te oltre Lucy. la mia rinuncia ad essere capito e creduto da tutti, per salvare una persona sola, era eccessiva! Dio ne avrebbe salvate due, e tutto il discredito per me sarebbe stato espresso tutto e solo, umanamente, dalla famiglia Le..., che ce l’ha scritto anche nel nome che “legna” il

N.I. il Nazarenus Iesus.

Il Cardinale Martini si sarebbe aggiunto poi, per la chiesa milanese – contro di me – a “martirizzare N.I.”

E quando al vertice della Chiesa si sarebbe messo il <Ratzinger>, avrebbe con <RAT> dato <T> (croce) a <RA> (Romano Amodeo); poi, con <Z-ing.> avrebbe posto l’ingresso finale (Z), per <Ge-R>: Ge-sù Romano.

Io mi sarei dovuto affezionare a te posta da me stesso come quel MIO TUTTO (ma di discredito verso di me) e tu avresti “impersonata” tutta l’incomprensione e la disistima verso di me.

Avrei avuto così il mio prezzo da pagare, ma anche tu, poiché quando quel giorno in Chiesa il Cristo su di me ti chiese a Cogliate: “Mi sposi?” gli avresti risposto a muso duro:

“No! Mai e poi mai e non pensarci nemmeno!”

Tu non ti chiedesti come mai te l’avessi chiesto in Chiesa a Cogliate il giorno che avevi comunicato in Chiesa al Coro di Cassina che non lo avresti diretto più ... Era il luogo ideale per Gesù di rivolgersi a chi l’aveva lasciato nella Chiesa e seguitava a lasciare chi, sempre nella Sua Chiesa, seguitava ad amarla!

Di certo, Maria Teresa, non ti sei mai domndata la ragione di così tanto discredito tuo verso di me!

E nemmeno di quello della tua famiglia, come se la mia fosse fatta da gente indegna: io laureato architetto e già Magistrato di II grado quando fui Consigliere per 4 anni, eletto nel mio ordine degli architetti, e mia madre una santa e grande maestra, chiamata Mariannina come la Santissima e grande Maria figlia della sua semplicemente Santa Anna, insomma di una Annina. Una che – al contrario di te – sacrificò se stessa e i suoi sogni per l’amore di chi l’amava: mio padre.

Lei e non tu, come la vera sposa dell’amore, quando ne vide preda un uomo per lei, sacrificò all’amore di lui per lei il suo proposito di fare strada tra le Suore in convento fino a voler divenirne Madre Badessa!

Da dove ti è venuta tanta avversione per me, che ti dura ormai da oltre 20 anni?

Quel tempo che guarisce ogni cosa col dimenticare, non ti ha tolto dalla mente proprio un bel nulla di quel “Mi sposi?” che sentisti al Corpus Domini del 2001 a Cogliate.

M’incontri in strada e appena mi scorgi da lontano ti appaio subito un problema ... Come mai? 20 anni sono una durata di tempo che – se non vi fossero ragioni sotterranee – non giustificano così tanta memoria!

Il fatto è che tra noi due Dio ha voluto imporre questo destino e questa straordinaria lotta tra uno che vuole semplicemente bene all’altra, ma è indotto poi ad amarla, e poi ancora e ancora, e poi sempre di più.

Questa forzatura è dipesa proprio da chi come te non lo ha amato ma l’ha schiaffeggiato!

Quella donna infastidita, che ha creduto che, maltrattandolo avrebbe ottenuto per risultato che lui alla buon’ora capisse di non essere amato, proprio lei ha suscitato amore in lui (al posto della simpatia iniziale)!

Questa donna ignorava che con Romano aveva davanti uno di quei veri e autentici “beati” di cui parlò Gesù Cristo, dipingendoli schiaffeggiati, umiliati, e tali da non provare – dovendo realmente patire tutto questo – quel senso di umiliazione che gli si voleva impartire, ma tanta “beatitudine” da offrire anche l’altra guancia a tutto il male che gli si voleva dare e nel segno di una iniziale amicizia che alla fine era costretta a sfociare nel più grande dono di sé a chi lo maltrattava.

Questa strana reazione è solita in chi più è contento quanto più si fa del male; è propria di un autolesionista, di un masochista, di chi punisce se stesso quando sarebbe giusto – nella logica comune – rispondere pan per focaccia e con un cazzotto dato a chi ti schiaffeggia. Ma poi quello si arma di un pugnale. Tu ricorri al fucile e si sconfina nell’uso della bomba atomica.

Se vuoi veramente disarmare chi ha per te inimicizia, tu corrispondigli in amore: alla fine capirà lui che non c’era alcuna ragione per schiaffeggiarlo e saranno amici.

La logica apparentemente masochista del Cristo che va a morire innocente sulla croce per la salvezza di tutti, non è “malata” e tale da far ricorso allo strizzacervelli!

Questa battaglia Dio ha voluto suscitare tra te e me. Questa la zizzania seminata nottetempo da “un nemico” nel nostro buon campo di grano. E – come l’ordine di Gesù – nessun tentativo di sradicarla! Si sarebbe compromesso anche il buon grano! E ce n’era tanto seminato in quel di Cassina Ferrara e Cogliate.

Anche oggi, non essendo “normale” tu con me, sembri incitarmi a non dimenticarti, a cercarti...

Io – con tutto questo immenso amore per te, suscitato proprio dai tuoi respingimenti – posso con ogni senso di verità e giustizia, affermare che ti debbo tutto quello che sto facendo per il trionfo di Dio!

Se avessi tentato di sradicarlo dal nostro campo, avrei danneggiato irreparabilmente il mio destino.

Sei uscita di scena solo quando io non ho avuto più bisogno di te come di quell’innesco che si mette nell’energia di un esplosivo plastico, per farlo esplodere. Non è stato facile liberarsi di me: sei dovuta arrivare ad agire contro di me come Giuda contro il Cristo.

Giuda giunse in rotta di collisione non condividendo l’intento di Gesù di non concedersi ad un incontro con Sinedrio. Per l’apostolo, Egli avrebbe dovuto mostrare ai Sacerdoti la sua natura divina e li avrebbe conquistati alla sua causa. Per cui, quando - dopo l’ultima cena, e con Gesù che gli diceva di farlo presto - incontrò Caifa e gli offrirono i 30 denari per forzare quell’incontro, si giudicò un abile diplomatico e non un traditore. Col bacio dato a Gesù volle testimoniargli di avere agito per il suo bene, facendo le cose giuste ma che lui non voleva fare.

Così tu, la mia eletta a “Guida” della mia vita, non ti girasti in Giuda volendolo – tu di via Trento – con cattive intenzioni verso di me. Volevi solo che non ti seguissi più: ero giunto ad impicciarmi troppo della tua vita e sui giornali. Eri convinta di difendere la tua Privacy e che così agendo io ti danneggiassi. Le stesse opposte vedute su qual fosse il bene comune. Così mi consegnasti al Coro, come Gesù al Sinedrio, e anche tu per un chiarimento, convinta mi bastasse la loro avversione. Fosti sorpresa nel vedermi resistere e opporre amore anche alla loro inimicizia. Ricorsero così alla forza del potere, e Don Carlo – pur sapendomi senza colpe – come il Pilato, mi fece fuori. Solo Satana – riuscendo a far cacciare un fedele corista dal coro della Chiesa – ti liberò finalmente di me.

Non tiro in balla Satana, per una questione simile a questa, facendolo senza motivo.

Infatti, laddove al ritorno di Cristo ogni cosa fatta o non fatta al più piccolo tra di noi è fatta o no proprio alla Persona del Signore, quel Gesù che mi possedeva, rivisse pari, pari la sua triste vicenda, che fu opera solo della distorta e maligna visione che abbiamo del mondo.

Noi infatti, ogni volta che vediamo una azione, che ci sembra realmente compiuta, siamo solo preda di una maligna visione, che è uguale e contraria al vero. Infatti quello che appare fatto, è solo eliminato, tolto di mezzo.

La Crocifissione di Gesù, in cui suo Padre arriva addirittura a lasciarlo uccidere così atrocemente, come se non lo amasse, in verità non ha mai avuto luogo, ma è semplicemente stata tolta di mezzo ... ma solo dopo di aver malignamente mostrato che fosse stata fatta.

Satana è un mentitore. A detta dello stesso Gesù, e tutto il mondo che vediamo come la preda sua di uomini tutti condannati presto o tardi alla loro morte è la maggiore delle menzogne.

Disse un soldato sfottendo il Crocifisso: «Se davvero sei Figlio di Dio, dì a tuo padre di schiodarti dalla croce!»

Ebbene, questa è la verità compiuta dal Padre: lo schioda da quella sua croce e lo riporta a bambino.

Dio “livella” tutti non come con quella di Totò che vede nella comune morte la giustizia. Dio dona vite già interamente fatte e concluse solo dall’ultimo respiro, ed è da quella fine che parte il ritorno al principio che Gesù disse a Nicodemo come la “Risurrezione dall’alto”.

Il Maligno è solo il Dio della totale salvezza osservato nella dinamica esattamente uguale e contraria.

Vedendo agire Satana, si assiste solamente a quel Sommo Male totalmente eliminato da Dio.

Il mondo è una divina mess’in scena e il precetto della Santa Messa è per controbattere al meglio quella di Satana alla quale tutti purtroppo veramente credono!

L’assalto maligno (che messinscena!) alla mia vita

Sembra che dopo di essere riuscito a farmi cacciare dal Coro di una Chiesa Cattolica, ringalluzzito da tanto suo apparente successo, Satana abbia tentato proprio di uccidermi, fracassandomi il cranio all’interno della mia Fiat Croma, come giù nella foto!

Fu il 29-1-2.002. E 17 anni dopo,(come quelli della Sars ritornata) nello stesso 29 gennaio sarebbe morto a Turate Don Luigi, il parroco della Chiesa di Cassina Ferrara.

Mentre in auto sbucavo dall’androne di Via Larga 12, un grosso pullman della Golden (= la “dorata”, alias “mammona”) mi piombò addosso con tutta la sua mole e fui sbatacchiato tra le pareti dell’androne. Passò tuo cugino Isidoro Romano, e può darti testimonianza della mia confusione, per la botta in testa che avevo avuto ma che non mi aveva ucciso.

Avevo in mano la macchina fotografica per fotografare l’incidente e non la sapevo usare. Lo chiesi a lui e mi rispose che se non lo sapevo io...

Ebbene Satana, non contento per non avermi ucciso, entrò in Chiesa e staccò il Cristo dalla croce grande alla sinistra dell’altare, e si dové accontentare di quello di legno. Don Luigi Carnelli il giorno dopo fece denuncia contro ignoti che erano

entrati in chiesa a portargli via il corpo ligneo di Cristo.

Non poté denunciare gli stessi ladri per l’orologio di quel campanile che si bloccò mentre succedeva tutto questo, due minuti dopo le 10 del mattino, come si vede nella fotografia ...

Ma era Dio ad avere avvalorato quanto stavo patendo io con questi due altri fatti simultanei del corpo di Cristo che sparisce e dell’orologio che si ferma.

Furono questi fatti tentati dal maligno contro la mia vita che sortirono l’effetto contrario che Satana sperava, tanto che io finalmente giunsi a capire che era in atto una reale staffetta tra il Cristo storico inchiodato su tutte le croci del mondo e quello “vivente per davvero”, ora su di me.

Il Signore si era trovato di fronte ad un vero e proprio ballottaggio su chi dovesse essere portato via dal mondo: quello di legno sulla croce o quello vivente?

Non ci furono dubbi e salvò il vivente. E per fare vedere che si era per davvero scatenato Satana come un Padre omicida, il giorno dopo a Cogne una madre fu invasata e sfasciò il cranio al piccolo Samuele.

Questo fatto impressionò tutta l’Italia e ebbe il risalto degno di un attentato al <povero Cristo vivo> che c’era sto il dì prima – e che sarebbe stato ignorato e totalmente irrilevato! – a Saronno.

Tentarono per mesi di far partire di nuovo l’orologio del campanile, ma si rifiutava di obbedire ai vari ordini ... e anche questo non destò alcuna attenzione ... come se fosse una cosa normale e naturale, a Saronno! Ed ecco che dopo 10 mesi, due settimane e due giorni, nella domenica del 15 dicembre, si rimise in moto da solo: 10 mesi e 16 giorni dopo con me digiuno da 10 dì e da 16 ero in Comunione con Cristo. Io avevo capito che Gesù era su di me e l’avevo annunciato a Monsignor Centemeri. Ma lui non ci credeva. Allora ero tornato da lui e gli avevo detto che iniziavo un digiuno di 45 giorni e facevo più di 200 Comunioni.

Offrivo il mio sacrificio affinché Gesù ridesse la vista al cieco nato che avevano tra noi: Tommi Urbani. Mons. Centemeri cercò di dissuadermi. Disse che il ragazzo era nato senza gli occhi e non poteva vederci. Io gli risposi che il miracolo l’avrebbe fatto Gesù Cristo, e non io e che a Lui tutto era possibile.

Non avendo accettato il suo “comando” di non digiunare (gli dissi che non aveva alcun potere di ordinarmelo) m disse: «Tu sei un superbo!»

Ebbene la cosa che io digiunassi per il miracolo della vista a favore del cieco nato che abbiamo tra noi si era risaputa. Una domenica mi ritrovai in chiesa dietro il giovane Tommi e sua madre. Ci fu il canto per la comunione, e terminò. Seguì un silenzio di almeno mezzo minuto in cui Don Luigi riportava il calice nel tabernacolo e ... Tommi con la sua esile voce iniziò da solo a cantare di nuovo quel canto.

Ci fu un generale disagio: il giovane cieco non vedeva di essere fuori tempo e che stava commettendo un errore? Che facciamo? Lo facciamo sbagliare da solo?

Forse fu Nadia che si aggiunse alla sua voce, poi un altro e un altro ancora, finché se qualcuno prima si era astenuto dal cantare si mise a cantare ora. Il piccolo cieco acquistò la vista di che significa “condivisione”, di che cosa sia un “vero amore!” Se avesse acquistato l’uso degli occhi avrebbe avuto un dono minore di questo che Dio non face al suo corpo, ma alla sua anima.

Non so se Tommi Urbani se lo ricorda! Io sì e fui il solo che non riuscì a cantare, poiché dietro di lui io non potevo: stavo piangendo.

Ecco, anche una terza cosa avevo chiesto al Signore: di vederti in Chiesa. Non succedeva più ... e ti vidi.

Per tutti il mio sacrificio per Tommi fu l’ennesima sbruffonata delle tante che mi sono attribuite... ma per me Dio rispose, e dandomi ancora di più di quello che io avevo chiesto.

Non solo Tommi in Chiesa ma tutti avevano visto che cosa significhi amare chi è in difficoltà ... questo nel ramo dello spirito.

Sotto l’aspetto delle cose corporee tutti avevano visto addirittura l’orologio della Chiesa rimettersi da solo in moto quando, all’oltraggio dato da Chi aveva rubato il Cristo dalla sua Chiesa (10 mesi e 16 giorni prima) era seguito (10 dì di digiuno e 16 comunioni dopo) uno che aveva avuto così tanta fede da essere dichiarato “superbo” dal Decano di Saronno.

Fu tutto questo accaduto nel 2.002, quando il progetto di Dio ti aveva ormai sradicato dalla mia vita, a darmi la certezza di avere Gesù su di me!

Avevo visto messo in scena un nuovo ballottaggio su chi seguire e su chi abbandonare.

Il 24 ottobre 1.999 – benedetto apostolicamente per 2 volte dal Papa Giovanni Paolo II – avevo indetto il mio convegno (ed era quello atteso alla FINE DEL TEMPO in cui Gesù Avrebbe Vinto la morte e proclamato il Giudizio Universale). Doveva essere una domenica in cui non ci fossero iniziative opposte tra la Chiesa e me, ma quella domenica a ci fu IL TRASPORTO DELLA CROCE.

Accadde – e come non leggervi il volere di Dio? – che quella Enciclica Fides et Ratio che era stata lanciata il dì della Santa esaltazione della Santa Croce dal Papa. ebbe la risposta che voleva dai filosofi proprio nel giorno in cui la Croce era esaltata a Saronno!

Per forza di cose, tutti, i sacerdoti e la gente comune, non si chiesero nemmeno a che cosa avrebbero dovuto presenziare. Nessuno si pose questa domanda: «Va seguita la croce di legno o il Convegno d’un Romano che – in croce: digiuna da 38 dì e si alimenta solo di Comunioni – darà al S. Padre e alla Chiesa la conoscenza delle Ragioni di Cristo?»

Il 29 gennaio 2.002 Dio e la sua Provvidenza si posero di certo questa domanda che era esattamente uguale a quell’altra, su che cosa scegliere:

«Con Satana che è già riuscito a farlo cacciare da un Coro della Santa Chiesa e ora vuole proprio ucciderlo, va salvato lui e la sua vita o il corpo di Cristo in legno, inchiodato alla grande croce alla sinistra dell’altare?»

Ebbene – nello stesso ballottaggio e tra le stesse parti – Dio aveva agito esattamente nel modo uguale e contrario sia a quello della gente, sia di tutti i Sacerdoti del Decanato, che avevano tutti –nessuno escluso – seguito il Cristo di legno e invece totalmente abbandonato il “povero Cristo” vivente!

Il Signore aveva scelto di salvare il “povero cristo vivo” lasciando nelle mani di Satana il corpo di legno del Cristo inchiodato sulla croce!

E se il Maligno voleva chi fosse uguale al S. Am, doveva solo invasare una mamma e contentarsi dell’innocente Samuele, a Cogne, il dì dopo!

A Cogne affinché fosse un fatto cognito (in tutto il mondo che seguì quel caso) che si era trattato proprio di un vero gesto diabolico: quello di fracassare il cranio a un innocente figlio!

Un gesto di cui quella povera mamma non si rese mai capace di come le fosse potuto saltare in mente. Ai nostri tempi in cui Satana sembra rimosso dal mondo che invece domina, quella era stata una possessione demoniaca che nei piani di Dio aveva voluto rendere pubblica in nome e per conto di quella che tutti invece tenevano nascosto a Saronno.

Io non avevo avuto la testa fracassata, ma solo un taglio poco sopra l’occhio sinistro, che – portato all’ospedale – aveva richiesto solo alcuni punti di sutura.

Ma quello che a tutti a Saronno era restato incognito (e conosciuto solo per interposta persona a Cogne), non restò incognito a me, e fui finalmente in tutto convinto che se Satana metteva in atto la sua possessione maligna, evidente nella povera mamma Franzoni, c’era solo in atto il diabolici proposito di portare via dal mondo il vero e proprio possesso benigno di Dio.

Purtroppo chi era veramente un possesso di Dio (Romano) sembrava un alieno, uno fuori dal mondo, in questo nostro contesto reale, e poteva essere conosciuto – anche dal soggetto in causa! – solo attraverso quella pubblica evidenza data da Dio nel verso tutto uguale e contrario di un vero e reale possesso satanico.

Il caso di Gesù Cristo fu tutto diverso!

Egli non era uno posseduto da Dio, ma Dio stesso, e come tale ne ebbe consapevolezza fin da quando sorse in lui la coscienza di sé.

Io non sono mai stato Dio, se non come lo sono tutti: infiniti infinitesimi costretti alla piccola dimensione dell’anima personale che la Bibbia non ha chiamato Jahvè ma con il plurale di Elohim. E avevo già avuto modo di accorgermi che questa seconda era la mia tipologia di appartenenza, trinitaria rispetto al 646 del nome Elohim, e che portava alla nascita nell’anno 1.938 e che aveva portato alla rinascita e all’avvento su me di un possesso anche di Gesù, quando si considerava anche il periodo a 18 cifre che seguiva al 646. E il tutto come decimi, poiché riferito al Dio che aveva scelto per sé, a sua immagine e somiglianza, la dimensione del puro numero 10, capace di quantificare di sé ogni possibile cosa, materiale e spirituale che fosse.

Fui così sicuro di essere un possesso di Dio che volli allora renderlo noto alla Chiesa Cattolica, in quel modo che è proprio religiosamente descritto dal termine Epifania, e avvenne esattamente il 20-10-2.002.

L’Epifania, comunicata da me a tutti

Il 20 ottobre 2.002 dopo una notte in cui in estasi avevo chiesto se dirlo o no alla Chiesa, poi m’ero addormentato senza una risposta.

Al mattino – svegliatomi – però sapevo cosa avrei dovuto fare: poiché avrei cantato come corista quella domenica nella Prepositurale di Saronno, al termine della messa l’avrei detto al sacerdote.

Mi ritrovai in una messa speciale, con una liturgia che celebrava l’Istituzione della Cattedrale, e tutto – dalle letture al vangelo – era come in attesa di quell’annuncio!

Nel Vangelo chiedevano espressamente a Gesù di dir loro chiaramente se Lui era o no Chi aspettavano.

Gesù rispose: «Ve lo dico, ma non mi credete ...»

Finita la messa, raggiunsi in sacrestia il Decano di Saronno, Mons. Angelo Centemeri, che aveva officiato la funzione religiosa e ora stava rivestendosi, e (più o meno) gli dissi questo:

«Son certo che Gesù il cui ritorno è atteso dalla

Chiesa, è venuto in incognito su di me: sembro aver compiuto la Vittoria sulla Morte e quel Giudizio

Finale che erano attesi fatti solo da Lui ».

La sfiducia in me finì come dalla padella nella brace poiché il divino 100 di incredulità passò la nome della Sposa di Cristo che valeva 100, a quello proprio e ben appropriato del Decano (=10) della Chiesa di Saronno che nel suo nome di Angelo (annunziatore) Centemeri significava letteralmente <Cento giorni>!

Come la Sposa di Cristo aveva ripudiato il consorte prima, e poi quando fu su di me, così il <100giorni> non fece lui l’angelo che doveva essere un Decano, il cui compito è di portare in alto le notizie basilari ...

L’incredulità si spostò dalla Maria Teresa = 100 a quella del Centemeri e fu ora a lui che doveva passare il pegno di quel non esser creduto, preso da me come impegno verso Dio.

E come a Lei non era parso vero che il Cristo in un “povero cristo” le rinnovasse l’adesione all’impegno che aveva assunto con lui sposandolo, così ora al Centemeri non parve vero che Gesù fosse potuto tornare in Spirito Santo su un “povero cristo” come me.

Questo avveniva nel pieno della profezia di Isaia che rivela queste cose:

Isaia 53,3

Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

Certo Isaia stava riferendosi a Gesù. Ma non solo a quello vissuto in sé circa 2.000 anni or sono, ma anche e soprattutto a quello tornato in Spirito Santo su un asino!

Infatti Gesù, finché visse, fu molto creduto e stimato. Proprio per l’ascendente che aveva sulla gente Egli fu ucciso dal Sinedrio che sedeva all’opposizione.

Fu disprezzato e uno di cui non si aveva alcuna stima solo quando Gesù tornò su di un asino!

Così stimato zero (ma solo su di me) che si mise inutilmente a digiuno pur di attuare l’Enciclica Fides et Ratio! Ma perfino il Santo Padre Giovanni Paolo II (che l’aveva promulgata e che si era scomodato per andare addirittura in Carcere a trovare Ali Agcià che aveva attentato alla sua vita) si comportò con il Cristo su di me (e che operava e digiunava a suo favore) come se io e Lui fossimo zero, e pertanto proprio invisibili!

Chi aveva provocato la discesa dello Spirito Santo in un Filosofo, Cristiano o no... perché non interveniva?

Non lo faceva poiché era il Ratzinger a non credere che Gesù potesse possedere me, e – valutandomi lui proprio zero – ritenne di operare arbitrariamente in nome e conto del papa e gli nascose che c’era uno che stava digiunando a favore di una sua iniziativa.

Solo uno di cui non si ha alcuna stima è lasciato agire e parlare come Romano faceva, senza alcun tentativo di farlo smettere. Gesù l’uccisero, ma tornato su Romano non fecero una piega, tanto lo giudicavano inconsistente!

Tutto quello che Romano Amodeo aveva fatto in vita sua non sarebbe stato mai preso in considerazione!

Il Cristo su Romano non ebbe mai apostoli che lasciarono le loro case e le loro famiglie per seguirlo!

Perfino Don Mario Carnelli, il parroco, un giorno glielo fece notare, perché lo vedevano tutti, tranne lui:

«Romano, da quanti anni ormai ti batti per le tue idee? Non credi che se esse fossero valide avresti dei seguaci? Chi ti segue?»

Non avevo alcun credito anche se era da 30 anni, dal lontano 1973 che io mi ero finalmente deciso e attivato a “Dar corpo a Cristo”.

Da relativamente ricco e potente, rinunciato a tutto quanto, avevo lanciato le mie reti solo sull’impossibile compito di “portare in giro Gesù” come Spirito Santo posto a dirigere “pensieri parole e opere” relative al mio corpo, di un Personaggio che volevo asservito nel mio tutto al Signore.

Quella COMUNIONE proposta da Gesù a tutti quanti l’avevo a mia volta io RIPROPOSTA a Lui, partendo dai poverissimi mezzi reali della mia persona.

Perché credere che a tanto coraggioso e sublime “proposito personale” Dio volesse opporsi, negandosi e non corrispondendo? L’uomo lo fa spesso ma Dio mai!

Perché non credere ? Perché no?

Perché? E per quali mai ragioni se non per quelle predette dal Profeta di Isaia sull’uomo dei dolori: quel disdegnato Messia che aveva detto ai suoi concittadini (che gli chiedevano un segno) che avrebbero avuto da lui solo quello di GIONA.

Questi è anche il GIANO bifronte dei Romani. Infatti il libro di Giona si divide in due fronti.

Il primo fronte, nei due capitoli iniziali, narra della sua avversione ad andare a Ninive ad annunciare la loro fine, sapendo che Dio è Compassionevole e Misericordioso (così come attribuito ad Allah nel Corano) e non mantiene le minacce.

Questi due capitoli si concludono con la morte e risurrezione il terzo giorno, di Giona ingoiato dalla Balena e poi risputato fuori vivo il terzo giorno.

Il secondo fronte del Giona (o di Giano) è descritto nei due seguenti e ultimi capitoli, in cui il Profeta (rassegnato) va a Ninive ed è subito creduto per via della sua morte e risurrezione nota fino in quella città.

Avendo eseguito il compito divino di annunciare la fine di tutto e tutti entro 40 giorni (che indicano il ciclo totale e intero della realtà) l’annuncio fu preso alla lettera: erano i predette 40 giorni!

Ogni comunicazione che è divina veramente, è però sempre trascendente la realtà e dunque sibillina, tale da stimolare tutti al vero senso della comunicazione divina che trascende la piatta realtà degli eventi.

Giona lo sapeva molto bene, e quando giunse l’ora di verificarlo, ecco che era stato all’improvviso mutato proprio lui – un vero profeta – in uno che appariva “totalmente falso”.

Ecco dunque il 2° perché della disistima predetta da Isaia e anche riferita a Gesù Cristo, ma solo nel tempo successivo alla sua morte e risurrezione, in quello in cui Giona si sarebbe ripresentato (a Ninive <C’è il N.I., c’è il N.I.!>) camminando su Romano.

Ma vi è anche una misteriosa altra ragione, ed è quella di una attesa di fede dell’arrivo del promesso sposo che è aspettativa sdoppiata tra 5 vergini stolte e altre 5 sapienti.

Le prime, troppo credulone in ogni “arriva lo sposo!”, consumano presto il poco olio posto nelle loro lucerne!

Va detto a loro difesa che se veramente ogni uomo attendesse il ritorno di Cristo, alla prima notizia di un “è giunto, e forse è qui...” ognuno farebbe scattare non un credere cieco, ma almeno dei fulminei controlli.

Chi davvero attende l’arrivo del suo amato, ascolta ma in modo circospetto, tutti i passi che sente e che potrebbero essere i suoi, ma vigila ed è prudente!

Le 5 sagge fecero scorta del loro olio. E quando alle stolte venne meno, per essere state troppo impazienti e credulone, e lo chiesero alle 5 prudenti, ecco che quelle glielo negarono, poiché se glie lo davano, la scorta si esauriva anche per loro.

Ecco chi sono le 5 promesse spose sapienti: sono quelle che non danno mai nulla per scontato, e che – da possibiliste qual esse sono – sanno che ogni cosa che è attesa, secondo una promessa loro fatta da Dio, accade certamente e realmente, ma solo a tempo debito.

Le 5 spose sagge non lo escludono per sempre nella nostra realtà solo poiché il tempo passa e passa e allora Cristo non arriverà più, se non alla fine del mondo!

Ora chiedetevi qual sia, quale possa essere il tempo debito, di un reale ritorno dello Sposo?

E quale, e quando, se non nel tempo in cui c’è finalmente uno che si è candidato, dichiarandosi voglioso e disponibile a lasciarsi occupare?

Solo il prepotente maligno s’impossessa di chi vuole!

Il Signore entra solo in chi gli si dona con cuore sincero, e – nel mio caso – io mi offrivo proprio affinché Gesù Cristo rivivesse in me e io in Lui!

Come Maria Santissima cercò invano posto negli alberghi e dové infine rifugiarsi in quella povera stalla che le fu offerta tra gli animali, così io pure avevo offerto la mia dimora personale, essendo ora io stesso l’asino e la stalla, per accogliere Gesù tra di noi. Gesù non è Satana, arriva in chi si offre!

Gesù stesso lo aveva promesso, uno così, che si sarebbe prestato a veicolare tra noi totalmente il suo Santo Spirito e le sue idee.

Lo disse “Vi manderò il Paraclito! Egli prenderà quel ch’è mio e ve lo ripresenterà in modo nuovo”.

Con una verità divenuta infine “scientifica” e provabile, realmente osservabile, sarete tutti resi liberi dallo Spirito Santo, liberi finalmente e per davvero, una volta vinta la morte e proclamato il Giudizio Universale!

Questo Paraclito non sarebbe giunto come un santo riconosciuto, che tutti vedono illuminato dalla sua fede in Dio. ma come quel luogo umile e disadorno simile alla stalla di cui già allora Gesù si servi per venir tra noi.

Tutti i Santi sono stati riconosciuti e si sono imposti all’attenzione con il loro Spirito di bontà e somma fede, ma il Paraclito non avrebbe replicato uno di questi, ma come San Paolo, che era stato convinto dalla Ragione.

Poté ragionare solo dopo quell’impatto personale col Cristo trasceso nel sole, che gli chiese:

“Perché mi perseguiti?”

Ne rimase accecato e da convinto nemico divenne quel luogo dello Spirito Umano in cui le verità di Gesù fossero si seguite, ma soprattutto ragionate, rimesse in

discussione una volta che esse non ricompaiono in uno spirito come dire? Per bene! ma in un cacciatore di Cristiani che li ricorre per portarli tutti a giudizio!

Questo stava facendo il cittadino romano Saulo, proveniente da Tarso: il convintissimo “cacciatore di taglie” che non seguiva Cristo ma lo perseguitava.

La Chiesa celebrava la sua Santa Conversione il 25 gennaio stesso in cui Romano Antonio Anna nacque e fu chiamato Paolo proprio per questo.

Come dipingere il luogo dell’anima in cui la Ragione di Cristo fu di nuovo messa alla prova a partire dal 25 gennaio? con Paolo prima reso cieco di tutto il mondo che prima vedeva in quegli Alberghi in cui Maria e Giuseppe cercarono ospitalità senza trovarla?

Oppure quel luogo sporco, puzzolento, e pieno di escrementi delle bestie che vi vivevano, abitacolo della vita reale non degli uomini, ma degli umili animali come una mucca e un asinello... che non sanno che farsene degli ambienti lussuosi in cui gli uomini vogliono vivere?

Sto insistendo molto su questo concetto poiché, appunto dai tempi della Conversione di San Paolo non erano stati mandati dalla Provvidenza Divina – mai! –non delle persone visibilmente sante , ma dei “luoghi umili e disadorni” come questo, in cui non solo “seguire” ma porre di nuovo in discussione le verità di Gesù.

Ci doveva essere il nuovo mandato di un Santo Vicario di Cristo evitando l’opera di un altro Nietzche, che ragionasse senza essere un nuovo “Messia”.

Mandato come il Paraclito dall’ultimo Santo vero tra i Pontefici,e nella totale avversione di chi poi sarebbe giunto dopo di lui, e immemore che il Principi della Chiesa erano stati due: Pietro e Paolo!

Benedetto XVI nei panni del Pietro della vecchiaia, l’ultimo Papa a detta di Gesù, che avrebbe avversato la nuova venuta di uno simile a San Paolo! Ciò nella sua povera illusione – qual Giuda all’Orto degli Ulivi – di

poter correggere il Cristo! Gesù non voleva il giudizio del Sinedrio, e Giuda non solo l’aveva procurato, ma col suo Bacio a Gesù dimostrò d’andarne fiero! Si credeva bravissimo, poiché ne aveva ricavato anche 30 denari. E bravissimo si giudica il Papa emerito per essersi dimesso dal compito avuto da Dio, correggendo la Sua Nomina!

Per lui, un Papa vecchio deve dimettersi!

La venuta del Paraclito mandato dal suo predecessore fu combattuta da lui fin da quando non era lui il Papa!

Lottava contro chi avrebbe giustificato tutte le ragioni di Gesù, proprio lui che presumeva di poterle correggere!

Ecco: questo è stato il complesso “luogo” dello spirito, la stalla piena dei rifiuti degli animali, in cui si sarebbe presentato il Paraclito, su invito di Giovanni Paolo II e con la Chiesa che “extrema SRE sedebit”.

Infatti il Cardinale poi Papa, lottò contro questo arrivo, come già aveva fatto (ma solo in precedenza) il Saulo persecutore prima che i suoi occhi fossero aperti da San Barnaba alla nuova visione cristiana di ogni cosa.

Lui che si permetteva di correggere Dio (colla sua ragione distorta) osava poi impunemente di remare anche contro una Enciclica Papale che impegnava tutta la Chiesa a discutere filosoficamente le Ragioni vere di Gesù!

Il colmo è che tanta opposizione a una sana discussione filosofica, era giustificata poi dalle ragioni del Fideismo, ossia della fede totale nel Cristo ... espressa e soprattutto mal posseduta da chi poi osò – prima – di correggere il suo Papa e – poi – le stesse imposizioni di Gesù di voler lui come il Pietro della vecchiaia, ossia quello della definitiva FINE di tutto il Papato!

In base al vangelo di Giovanni 21, 18-19: 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo gli disse per indicare con quale

morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».

Francesco, non sarebbe un “nuovo” Papa, ma un altro, un sostituto che cingerà la veste a lui portando LUI dove non vuole.

<Gloria Olivae> (nella profezia di Malachia sugli ultimi Papi) è chi tradisce di nuovo Gesù col <bacio di Giuda all’Orto degli Ulivi>. Poteva essere il PARACLITO lo SS. su Romano?

Intanto <Parà CL ito>, visto che <ito> è il participio passato del verbo romano andare e significa <ANDATO> per un Romano come me <parà CL>, passato per CL.

Andai (anni 70) per CL, Comunione e Liberazione, il movimento del Don Giussani che in precedenza era stato perfino il mio professore di religione al Liceo Giovanni Berchet di Milano, negli anni 1.954 e 1.955.

Poi avevo davvero “preso da Gesù” quanto Giovanni descrive nel capitolo 3: la spiegazione data in verità (e non più colle analogie delle parabole) a Nicodemo, per riproporlo e dimostrarlo scientificamente vero col 3° principio della dinamica, detto di Azione e Reazione.

La risurrezione dall’alto – descritta a Nicodemo – è l’invisibile “causa in atto”, con cui Dio riporta davvero tutto al principio (e lo salva). Noi poi osserviamo la maligna dinamica opposta alla divina e vediamo il moto verso l’alto della materia e della luce, laddove le vere cause in atto sono antimateria e magnetismo.

Questa è la SCONFITTA DELLA MORTE fatta dallo Spirito Santo senza mutar nulla e colla pura verità.

E quest’ è il GIUDIZIO FINALE :

Dio salva tutto e tutti (riportandolo per davvero al suo principio) ma lo fa apparire per reazione in quella dinamica del Maligno che è un mentitore. Lo fa per stimolare tutte le sue infinite anime a compiere la loro parte di salvezza. Ognuna inizia dal suo “nemico”, ed è il Personaggio assegnatole da Dio, da cui ogni anima sarà

agevolata a prendere le dovute distanze, rese tutte alla fine vittoriose, nel vai e vieni visto nella stessa vita.

Questa prima vita che vediamo è preda dell’errore di crederla la vera parte attiva. Ma risorgendo dall’alto vedremo infine quella veramente in atto e ci porterà tutti alla santità iniziale in ogni bambino.

Ciò prova che il PARACLITO su di me già aveva compiuto l’attesa salvezza finale, offrendola tutta solo da riconoscere, e di certo facendo ciò che non era possibile all’asino Romano Amodeo, ma allo Spirito Santo, Uno e Trino, posto su lui! Proprio su lui che gli si era proposto a umile stalla con tutta la sua miseria.

Poteva esserci uno più probabile, se questo doveva accadere in incognito? No, non poteva!

Eppure ilo Decano Centemeri non volle prestar fede a tutto ciò neppure per un attimo! I più ciechi al nuovo son sempre quelli che hanno una loro visione!

Se egli avesse dato solo un minimo di credito, non si sarebbe contentato di sapermi come un discreto e buon cantore del suo coro, e avrebbe indagato, chiesto:

C’erano stati anche altri indizi nella mia vita?

Avrebbe visto che <Sì, che n’erano stati tanti!>

Partiamo da questo primo segno, celeste.

Avrebbe visto come alla mia nascita del 25-1-1938

c’era stata quella spettacolare Aurora Boreale che aveva spinto Suor Lucia di Fatima a dire:

“Nostra Signora me ne aveva parlato così: «quando vedrai quella luce da oriente a occidente è il segno dell’inizio del castigo di Dio!»“

Suor Lucia aggiunse: “il castigo fu la II guerra Mondiale! Hitler si decise a farla (come rivelò lui stesso) alla fine di gennaio, 6 giorni dopo quel 25-1-38”. Era vero anche questo, ma soprattutto il grande

“Castigo di Dio” era stato quello del Signore che si castigò e costrinse se stesso a venire su un Asino, come me e secondo la profezia di Zaccaria che Gesù stesso volle mettere in atto entrando in Gerusalemme.

Poi ci fu questo grandissimo segno, di un celeste nonché trino volo, da un mondo all’altro:

Il 25 gennaio il famosissimo RAID ROME-RIO, (così noto in tutto il mondo) riguardò il Figlio dell’Uomo della Provvidenza (così fu etichettato Mussolini da un Papa, per via del Concordato tra la Chiesa e l’Italia).

3 Trimotori andarono da Roma a Rio de Janeiro, spostandosi dal vecchio al nuovo mondo, con un volo di

una reale Trinità di mezzi celesti. Bruno Mussolini, il 2°

figlio dell’«Onnipotente» Duce, pilotava uno dei tre.

Già questo basta a simboleggiare un Trino volo celeste Mondo - Nuovo mondo, fatto ×1/3 dal

Figlio dello Onnipotente.

Ma c’è ancora molto di più sibillino di ciò ch’è scritto qui a lato: questo volo del figlio 3°

dell’onnipotente alludeva a Romano.

Intanto 3 mezzi celesti tratti da elica

erano a immagine del Dio <Eli ca>, Dio qua. Uno ebbe avaria a 1/3

delle 3 eliche e fu fatta la traversata solo con 2 di 3 Eli che tiravano.

Come a dire che solo Padre e Spirito Santo tiravano anche il

terzo: il volo del Figlio già avvenuto e che, alla vista del nuovo mondo, fu fatto scendere dal cielo a NATAL.

Con ciò s’attuò alla lettera quanto 2 angeli dissero agli apostoli nella trinità di “Atti 1,11” : 11 «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?

Questo Gesù, che è

stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo».

Ma ecco che si sono molti altri indizi ancora, di cui uno è questo, e sempre in relazione alla trasvolata del 25 gennaio 1.938.

I due altri aerei ultimarono il Raid ROME-RIO.

RAID alluse a ID. R.A., identico a Romano Amodeo.

ROME-RIO e POMERIO (identici nel greco e nel Russo in cui la R si scrive P in POMERIO) cosi indicano l’atterraggio a Rio simultaneo, di 2 mezzi celesti che sono, riguardanti entrambi:

L’<io> di R: POMERIO l’area consacrata al Dio Romano.

La discesa di Padre e Spirito santo a Felitto su R.A. mentre i due mezzi celesti scendevano a Rio

Come se Dio temesse di non dare sufficienti segnali, ecco poi che il nome del Figlio dell’Onnipotente italiano è

Bruno Mussolini ed è il 2° ... ma con il 3° fatto scendere a Natal allude anche al 3°é figlio che il

Duce ebbe da Donna Rachele (la RA che è Dio) e che era stato chiamato Romano.

Se avete dubbi su questo tema degno di una Sibilla, Romano di professione sarà musicista. Ebbene il nome

BRUNO MUSSOLINI è una spettacolare allusione al figlio

B al 2° nato dopo Bruno, dal nome proprio R, uno mus (quello musicista) e che so ancora: so lì N.I. , so che lì

Romano è N.I. il Nazareno

Iesus che sta cavalcando il suo asino!

Il Signore pone i suoi segni trascendenti per davvero nei meno affidabili e diede ai Mussolini il segno chiaro ma tutto al contrario, sovvertito in <inilosSum>: <SUM in ilos, son in loro>. Più trascendenza di questa?

In realtà Benito M. fu chi eseguì l’ordine di liberarsi del figlio, dato ad Abramo (che di suo ripudiò Ismaele e Agar) e il nostro uomo fece fuori Albino Benito e sua madre.

Anche Abramo obbedì a Dio quando cacciò Ismaele (suo figlio naturale). Isacco non era figlio suo ma di Dio e Sara. Fu da eliminare solo quando Isacco sposò la sterile donna Rachele e puntò ad esser lui il Padre. E così fece il Duce sposando Donna Rachele. Da lei il suo 3° figlio, Romano trascese il figlio di Dio insito nel nome stesso del terzo mezzo celeste sceso a Natal.

Quel Romano: il non nato nella reggia di un RE ma nella povera stalla sguarnita di un cuore innamorato.

È quel RO-mano (ove Cristo è Chi-RO, scritto XP) di un divino dio egizio Orus=su RO che traina il <man>, l’umano alla sua transustanziazione: fatta tutta con Dio.

Abramo, Isacco, Giuseppe, il Duce e ... Luigi Amodeo furono eliminati ... ma solo nel talamo nuziale come quei Padri che essi non potevano essere!

Andando contro ogni apparenza, solo Dio fu il vero sposo che fecondò prima le 2 sterili donne Sara e Rachele, nel segno di quanto avrebbe fatto poi nella ancora vergine Maria SS. Figlia di S.Anna ...

E tutto ciò nel segno ultimo di una divina sposa in Mariannina Baratta (che baratta non solo Madre Santa e Figlia Santissima con sé, ma poi il Figlio suo con il Suo).

Tutto in una Mariannina così castigata da vivere i suoi ultimi 10 anni come una progressiva demente.

La vera madre divina e trascendente è Mariannina! Cristo e Sua madre non trascesero Dio!

E Mariannina non volle avere una tomba e salì al cielo realmente colle sue ceneri; si fece cremare.

Pertanto, i segni trascendenti nella potente famiglia di Mussolini, mostrarono – nel totale indice di tutta la piccola vanagloria umana di chi ripristina l’Impero Romano – tutto quello che sarebbe stato opposto alla vera gloria divina, tutta posta in atto nel verso contrario della vita nel suo “Sali-scendi”; in cui di fronte a un Divino e vero “Sali”, noi qui lo vediamo nel massimo degli “scendi” e del castigo.

Il ruolo di miscredente, passò dal 100 in gematria del nome Maria Teresa, al <100giorni> A.Centemeri. Di nome Angelo, tuttavia si rifiuta di annunziare le cose emergenti in sede locale, pur essendo Decano, chi è addetto proprio a questo: a portare in alto le notizie notevoli !

Da parte sua, <100giorni>, Angelo Centemeri, avrebbe poi ancora appreso – se indagava – che a detta del medico di Felitto, Dot. Sabatella io:

avevo vinto veramente la morte .

Pertanto non solo l’avevo sconfitta per tutti sulla base di una pura e incontestabile verità scientifica, ma anche nella mia reale vita, vera e propria. Se indagava, avrebbe appreso questa bella storia.

Il 4 giugno 1940 io – moribondo – ero stato

Miracolato dalla Madonna, apparsa in sogno a una alunna di mia madre, che le aveva detto:

«Mi fa tanta pena il figlio della tua maestra!

Domani quando ti svegli vai dritto a casa sue e dille di non temere più per suo figlio, ‘ché ci penso io. Le chiedo solo una candela al mio altare in chiesa, in segno di ringraziamento e devozione»

3 ore dopo, il Dot, Sabatella, medico condotto di Felitto, chiamato 4 ore prima, venuto a casa nostra per stilare il certificato di morte, mi trovò vivo e in netta ripresa, per cui convinto disse a mia madre:

«Vostro figlio ha vinto la morte!».

Ebbene, se 6 giorni dopo il 25-1-38 ebbe Hitler a decidersi per la II Guerra Mondiale, accadde che 6 giorni dopo il 4 (il 10 giugno 1940) Benito Mussolini annunciò dal suo balcone a P.za Venezia che

«L’Italia è entrata in guerra!»

Le 2 entrate in guerra furono volute 6 dì dopo la discesa su me solo di Padre e Spirito santo, il 25-1-38. 6 dì dopo il 4-6-40 Gesù si aggiunse, in questa 2a natalità raccontata dalla Madonna a una bambina.

Pertanto, il vangelo di San Matteo profetizza il ritorno di Gesù e non quel che accadde allora..

Quel Re Erode che per non essere soppiantato dal Messia ordina la STRAGE DEGLI INNOCENTI, sarebbe stato il Re Vittorio Emanuele III, quando fu convinto dal Duce Mussolini della necessità di avere anche italiani morti, per sedere con diritto al tavolo dei vincitori.

Avrebbe con ciò impedito al solo Hitler (che già appariva trionfante) di calarsi sul mondo come il suo tristo Messia. Furono le stesse ragioni di Re Erode!

Risurrezione ora di Lazzaro

Se Centemeri avesse indagato si sarebbe accorto che Gesù aveva mostrato di persona proprio cosa sarebbe accaduto al suo ritorno, e cioè che chiamato come un dottore al capezzale del morente fratello di Maria e Marta, avrebbe tergiversato ben 4 dì a indicare così il ritardo di 4 ore assunto dal Dot. Sabatella di Felitto ad accorrere al capezzale del piccolo Romano morente.

Quando Gesù fece il miracolo di LAZZARO, e pianse andando a risuscitarlo, e la gente commentò:

“Quanto lo amava! Ma se era così perché non è accorso subito e lo ha lasciato prima morire?”

Gesù non piangeva per l’amico che avrebbe presto risuscitato, ma per tutto il dolore che avrebbe provato al suo ritorno!

Scoppiò in quel pianto così evidente che fu visto da tutti, solo poiché stava piangendo su se stesso!

Avrebbe mostrato, con la Risurrezione di Lazzaro, la “Sua morte e risurrezione”, e non solo quella dolorosa e imminente, ma anche quella che avrebbe patito al suo ritorno il 4 giugno del 1940.

Come già detto, il rapporto totale Causa/Effetto dei primi 9 fattori da Adamo fino a Lamech, se era considerato non solo nell’intero 646 (del valore del Dio Elohim) ma anche nella sua parte decimale, portava proprio alla sua venuta in quel giorno.

Come già scritto, Gesù, chiamato dalle sorelle di Lazzaro, attese che passassero prima 4 giorni, come attestato di morte, prima di andare da lui, agendo come il Dot. Sabatella, che aveva atteso 4 ore proprio per avere la certezza che il bimbo fosse morto e ne avrebbe fatto anche il richiesto e ufficiale attestato.

Altrimenti non si spiega a sufficienza il bisogno che ebbe il Cristo, di attendere proprio quelle stesse 4 unità (egli in giorni), quando in tutti gli altri casi non aveva mai avuto bisogno di questo.

Risurrezione della figlia di Giairo

Quando Gesù risuscitò la figlia di quel sacerdote, le disse in aramaico esattamente:

<TALITA’ CUMI> (bimba risvegliati) ove

<CUMITALITA> anticipa alla 1° la 2° parola, da cui

<CUM ITALITA>, che diventa poi ancora

<CUM ITALIA T>, il che rimanda ancora una volta a quella Croce e risurrezione in Italia, di un bimbo, indizio della sua nuova croce: colla sua presenza in una lunga vita iniziata su quel bimbo, ma senza che nessuno lo avrebbe riconosciuto e accettato, venuto in quel modo!

Risurrezione nel segno di Giona

Il suo ritorno sarebbe stato nel segno di Giona che si è rassegnato infine ad andare a NINIVE. Andatoci con tanto di morte e risurrezione (dalla balena che lo aveva inghiottito) fu creduto, quando annunciò che <tempo 40 giorni e Ninive sarà distrutta!>

Quella grande città che richiedeva 3 giorni per essere attraversata tutta era il mondo intero e <NI-NI v’è> alludeva che ci fosse la presenza duplice di Padre e Spirito Santo assieme al NI, il Nazareno Iesus. E infatti fu vero; dopo i 40 giorni il Profeta Giona era stato distrutto come profeta, poiché la città non lo era stata.

Ma Giona non aveva avuto quell’incarico per indicare al mondo la sua distruzione, bensì la triste fine del Profeta stesso, che sarebbe apparso a tutti un Falso Profeta, ottenuto dalla città implorante Dio il perdono e la totale sopravvivenza di Ninive e dei Niniviti.

Nel Libro di Giona Dio si suda le sue 7 camicie per convincere addirittura il Cristo (rappresentato da Giona) della necessità sua di punire lui per salvare il mondo.

Gesù – nei panni di Giona – non ci fa una gran bella figura! Prima fugge per mare pur di non avere quello ingrato compito, dopo la sua morte e risurrezione avvenuta quando era stato ingoiato dalla balena e poi sputato fuori vivo il terzo giorno dopo una lunga preghiera fatta dal suo ventre. Del resto l’umanità del Cristo appare dal suo sudar sangue e anche dal “Se possibile, Dio passi da me di bere questo amaro calice!”

Tutto il racconto, nel libro di Giona, del dolore provato dal Profeta, sarebbe stata la croce di quel <TALITA’ CUMI>. E la figlia di GIAIRO rimanda al sacerdozio <GIA’> indicato nell’I RO, l’italiano Romano Amodeo. GIAIRO trascende anche <ORI, HAI G.> prega, hai Gesù, come la stessa MARIAH trascesa in <HAI R.AM>. La risurrezione della figlia di Giairo, essa pure fu un segno della sua risurrezione in Italia, nel cui segno le ordinò di ridestarsi dalla morte.

Sempre riguardo alla Risurrezione di Lazzaro

Quando, a riguardo di quella di Lazzaro, giunse sul luogo e una delle sorelle corse da Gesù, egli le chiese: «Credi che io sia la risurrezione e la vita?», ma omise di precisare “quella che stai per vedere”. Lo domandò prima all’una poi all’altra e entrambe assentirono e così Gesù risuscitò LAZZARO, il che nasconde e rivela anche sibillinamente < La, all’estrema fine ZZ, A.Ro c’è Amodeo Romano>.

La morte e risurrezione dei salmi 21-22

L’inizio reca una nuova testimonianza della crisi umana sottoposta anche a Gesù, col famoso grido: « Dio, Dio mio perché mi hai abbandonato?»

Poi si scopre che è solo l’inizio di due salmi accoppiati in uno, e che – come tutti – terminano sempre in gloria, anche quando iniziano in questo modo così dubbioso e sconfortato.

Tu, Maria Teresa, maestra felice ormai del Coro solo degli innocenti bambini della materna che dirigi, tu, Ma.Te.sa Lè..., sei coinvolta IN TUTTO con me nel principio dei salmi che, ancora una volta, sono il 21-22 riuniti, il cui inizio ti riproduco fedelmente:

Salmi 21-22

21,1 Al maestro del coro. Sull'aria: «Cerva dell'aurora».

Salmo. Di Davide.

2 «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Ecco, qui tutto è dedicato e allude a me e a te maestra del Coro.

Sal-Mi infatti accomuna Salerno e Milano.

21-22 unisce L.Am. ch’è mio padre nato 7+7+7, uno con me, nel flusso 22 ch’è 1/3 di Romano=66.

Maestro indica letteralmente <Ma est RO> in cui <est> è un <è Romano>

Del Coro è con RO, <co’ RO>

Sull’ <ARIA> rimanda a su <AR-IA> (al IA, Jahvè su AR, alias su Amodeo Romano)

<Cerva dell’aurora> rimanda al flusso del Rio Calore (ca lo Re, qui il RE) che nasce dal monte CERVATI ed è riferito all’Aurora Boreale di quando nacqui.

<SALMO> (= Sal, di Salerno, MO, adesso).

<Di Davide> è SALomone il figlio di Davide che costruì il tempio, grand’uomo, omone di Salerno).

Ma il bello arriva colle parole autentiche gridate da Gesù, e sempre e solo secondo san Matteo:

«Eli Eli lemà sabactani» che in italiano rivelano:

«è lì, è lì! Le ma’ sa’ Ba(RA)ctà N.I.

È lì, a Felitto! Le ma’ (2 mamme in 1: le 2 Maria SS e S Anna, nell’unica e reale loro trascendente vicaria

vivente Mariannina, che si chiama BARATTA e...) la quale SA barattare Ra con NI» e fa il Baratto tra Romano Amodeo e il Nazareno Iesus.

Il ritorno di Gesù Cristo, la sua “parusia”

Mariannina Baratta aveva pregato incessantemente

Dio e la Madonna in questi termini:

«Signore, vuoi punirmi per non aver voluto un secondo figlio, ma Romano non c’entra con la mia colpa.

Lo ammetto: tutti i figli sono tuoi, e Romano pure. L’ho capito, quindi non portarmelo più via!»

«Madonna, il Signore vuol portarsi in cielo il mio figlio innocente, tu hai già sperimentato quanto si soffre!

Salva Romano, innocente come Gesù!»

Così lei aveva supplicato il Cielo per quel baratto straordinario, lei così atta a questo BAR che sembra l’inizio stesso BRA della Bibbia, essendo quel principio diversificato solo nella scrittura del nome e cognome RA o del cognome e nome AR sempre di me.

Qui dopo il miracolo.

Segni divini e toponomastici

Se il Decano Centemeri avesse indagato, si sarebbe accorto che poi ci sono straordinarie indicazioni nei due nomi che Dio comunicò di se a Mosè.

Jahvè si localizza a Felitto e “Io sono” ad Elea.

IHVH è la lettura del nome di Jahvè, che però è scritto nell’ordine inverso dell’HVHI, lettere <5a, 10a, 5a, 6a> che, nell’alfabeto italiano, sono < è FEL >, e rivelano che: è Felitto il nome del luogo della venuta di IHVH.

Analogamente le lettere <5a, 10a, 5a, 1a> lette come sono scritte in italiano danno un nome di città:

ELEA , mentre la lettura in ebraico in ordine inverso data da <1a, 5a, 10a, 5a> indica il nome di Dio detto a Mosè e che è tradotto in italiano con l’espressione:

IO SONO .

L’Epifania del Dio dell’essere, questo <io sono>

Ebbene il Dio < IO SONO > si localizzò nella ELEA in cui 3 Magistrali Filosofi andarono da Oriente fino ai piedi di Monte Stella, e fecero la famosa “epifania” ben conosciuta in filosofia nell’<Essere a fondamento dell’Essere>.

San Matteo nella sua Epifania aveva profeticamente raccontato sia quella a ELEA, sia quella a FELITTO (a pochi chilometri da quella Stella), in cui lo stesso <essere a fondamento dell’essere> detto da Parmenide e Zenone allievi di Senofane, sarebbe stato ribadito da un Filosofo nato a Felitto e che voleva comunicare a un papa il nuovo percorso verso Gesù Cristo.

A sigillo provvidenziale della relazione tra in vangelo di San Matteo e la localizzazione a ELEA dei sui 3 Re Magi, la tomba di San Matteo fu trovata a ELEA !!!

Un importante segno, ma ora in negativo

Questi che ho evidenziati sono solo alcuni delle migliaia di segni straordinari che Mons. Centemeri avrebbe trovato se avesse atteso veramente Gesù come chi a ogni più piccolo dei rumori vuole accertare se siano i passi dell’atteso amato!

Ma c’è anche un importantissimo segno espresso –come lo posso dire? – per negativo. Esso sta nella conclusione della transustanziazione, del pane e vino nel Corpo e Sangue di Cristo

« Mistero della Fede . Annunciamo la tua morte

Signore, proclamiamo la tua resurrezione nell’attesa della tua venuta »

Così è conclusa la parte più importante della messa, sottolineando questo grande Mistero.

I Cristiani sono tutti in attesa della tua venuta, il che resta proprio il proclamato Mistero della fede.

Infatti è misteriosa la Fede di chi perennemente si dichiara in questa attesa, mentre poi realmente non l’attende affatto come quanto esiste già per davvero in quanto esso (la transustanziazione e la ricomparsa autentica di Gesù nel pane e nel vino) è un fenomeno divino che è appena avvenuto.

E se chiedete (fatta la Comunione) a chi l’ha messa in atto con Gesù, chi egli è ora, e specialmente questo: “se egli è Gesù”, tutti all’unisono vi risponderanno:

“Per carità! Non compio questo peccato di orgoglio e presunzione! Il massimo possibile: quello di arrivare a credere di essere Gesù e così io ... io resto sempre in attesa della venuta di Gesù.

Invano Egli disse: “dove due sono riuniti nel mio nome, io sono vivo e presente in mezzo a loro”.

Alla pienezza del tempo (va dal 44x44 = anno 1.936 fino al 45x45 = anno 2.025), io, Romano Amodeo, vi annunzio che Gesù venne, presente e vivo nei Cristiani tutti viventi, con me e su me che vivo “in mezzo a loro”, io che morrò nel 2.025.

È il vero Mistero della fede che poi nessuno ci creda e che resti sempre in attesa, specie quando è poi venuto in un Romano Amodeo che ha Vinto la Morte e proclamato il Giudizio universale atteso compiuto non da altri, ma dal solo Gesù.

Anche la costanza delle apparizioni a Medjugorje, è il segno che dal 1936 (in cui i miei si fidanzarono) al 2.025 (in cui io passerò nell’altro campo), c’è Dio.

Dio pubblicò quanto Centemeri tacque

Poiché Centemeri aveva taciuto la notizia, ci pensò poi la provvidenza di Dio e l’anno dopo, nel maggio del 2.003 apparve scritto a lettere cubitali sui giornali locali: Scrive il giornale che “un uomo la scorsa settimana ha inviato al comune di Cogliate una lettera ... con tanto di nome e cognome in calce.

Il giornale non scrive che era stata consegnata di persona alla segreteria, con tanto di domanda che essa fosse protocollata e che – soprattutto – questa lettera (fatta protocollare perché restasse in eterno) era assolutamente riservata al solo Sindaco.

Ebbene cosa fa questo intelligentone del Sindaco Cattaneo? Convoca i giornali e rende di dominio pubblico una lettera riservata e poi denuncia me (e non se stesso) per la diffusione di terribili allucinanti minacce fatte alla popolazione!

Chi diffuse terrore fu solo lui.

Io fui chiamato dai Carabinieri e non ebbi alcun divieto di andare a Cogliate. Capirono che il terrorista era stato Cattaneo! Io mettevo in guardia il Sindaco che esistono i castighi di Dio, e che in quel paese un parroco

si era permesso di cacciare un povero cristo innocente che aveva cercato solo di mettere pace.

Nel mondo c’era la SARS che a me – per il nome suo – vedeva molto precisato il “Di Saronno” e non il liquore ma Sar’s, il genitivo sassone di appartenenza-.

Che il Sindaco stesse in guardia!

La lettera terminava con me che dicevo che avrei fatto di tutto per scongiurarlo. Alla processione al Santuario di Saronno (già come ringraziamento di un intervento della Madonna secoli prima contro una pestilenza) avrei pregato di salvare il Saronnese.

Ebbene quella Sars non si diffuse né nel Saronnese né in occidente! Vi sembra una cosa naturale?

Nel 2.020-21, cioè 17 anni dopo, non è stato più così, e si è diffusa in tutto il mondo.

Cosa bloccò quella?

Io dico le preghiere che feci alla Madonna in tutto il tragitto della processione e poi in Chiesa.

Perché nel 2.003 la Sars ci risparmiò?

In processione io dissi a Maria Santissima:

«Sì, il parroco mi ha cacciato intimandomi di andare a farmi curare, poiché ero visibilmente affranto quando come un cagnaccio alla porta mi impedì di partecipare al coro, dicendomi che non avevo alcuna colpa ma non ero dei loro e che dovevo tornarmene a Saronno dopo 3 anni che li servivo! E ora il rischio è che siano costretti tutti quanti a farsi curare. Ti prego Madonna mia, se qualcuno deve pagare per liberarci da tutto questo, mi offro io! Colpisci me!»

Questo il “terrorista” accusato dal Sindaco!

Fui preso in parola da Nostra Signora!

Fui costretto a essere curato solo io!

Quando la notizia era finita sui giornali, era cominciato a Cogliate un passa – parola che, come accade sempre, poi finisce per modificare tutte le notizie. Infatti la gente cominciò a dirsi:

«Hai letto il giornale? Uno che cantava in coro da noi, in Chiesa, cacciato da Don Carlo per buoni motivi, adesso si vendica e telefona in casa della gente, anche di Chiesa, e la minaccia di morte!»

Io non sapevo nulla di tutte queste nubi che si addensavano sul mio capo. Denunciato al Sindaco il sopruso patito io dal Parroco, parlato coi carabinieri, mi ero messo il cuore in pace e avevo dato un definitivo addio alla “cara” Maestra del coro che rispondeva sempre con male a tutti i miei tentativi di farle del bene.

La sola incertezza alla data in cui secondo i miei calcoli poteva arrivare la Sars stava nell’ora (le 21 o le 22) , poiché l’ingiunzione del Parroco di andare a farmi curare era stata fatta di sera con l’orario solare, e a maggio nel giorno predetto c’era l’ora legale.

Credendo davvero a quel pericolo, arrivato quel giorno, mi ero allontanato da casa e gironzolavo per il parco Lura, sperando che non succedesse niente.

Rincasato, ecco che bussano alla porta e sono i due vigili di quartiere:

«Venga con noi!»

Li seguii, spaventatissimo! Cosa poteva essere successo?

«Lei dove era alle 9? Siamo passati e non c’era!»

Insomma – di fronte all’unica cosa incerta se sarebbe accaduto alle 9 o alle 10 di sera, ecco che la Provvidenza lo aveva fatto accadere a tutte e due le ore.

Non avevo il coraggio di chiedere dove mi portassero e che cosa fosse successo di così grave da mobilitarli per ben due volte quella sera.

Fui condotto all’ospedale di Saronno.

Don Carlo di Cogliate e il Centemeri avevano sollecitato un accertamento sanitario obbligatorio (ASO), per vedere se avessi a porto tutti i miei venerdì.

Al medico di guardia che mi interrogò (con me all’oscuro del perché fossi stato trascinato di forza davanti a lui) e che volle sapere chi fossi e cosa facessi, spiegai di essere un Filosofo che stava cercando di portare al papa una risposta che lui stesso aveva chiesto ai filosofi. Niente dissi a proposito di Cogliate poiché nulla mi fu chiesto a proposito.

Concluse che ero logorroico, visibilmente scosso, ma che non ero un pericolo per nessuno. Me ne potevo tornare a casa, oppure potevo restare volontariamente, poiché il mio non era un trattamento sanitario obbligatorio, ma un semplice accertamento.

Fui io stesso a decidere di “farmi osservare” dagli psicologi, così si chiariva una volta per tutte che ero una persona pienamente sana di mente.

E – visto che c’ero – iniziai un nuovo digiuno per reclamare che il Santo Padre si facesse vivo lui, per spiegare lui a tutti se era vero o no che mi aveva mandato, messo come il suo <messia>.

All’ospedale il mio digiuno non andò giù e per farmi mangiare mutarono di arbitrio il ricovero da ASO a TSO. Col Trattamento sanitario obbligatorio e si attuò proprio quello che io avevo offerto alla Madonna:

“Che fossi solo io colui da curare ... ma evitasse a tutti i Saronnesi la Sars!”.

Il costo che pagai fu non indifferente, poiché mi congedarono dopo di avermi fatto una iniezione di Aldol, un farmaco a lento rilascio del quale non avevo alcun bisogno.

Come succede in questi casi, una medicina si muta in una minaccia per la salute e fui ridotto come uno morto vivente, che aveva un’ansia addosso insopportabile e non poteva stare assolutamente fermo.

Ricordo che alle sante messe restavo in fondo alla chiesa a camminare attraversandola da una parte all’altra, vicino alle porte di ingresso.

Nelle intenzioni dei dottori avrei dovuto seguitare anche dopo gli effetti che duravano un mese. Ero divenuto una loro vera preda.

Mi salvarono gli amici della Chiesa prepositurale, del Coro diretto dal Maestro Monticelli, che firmarono tutti una petizione scritta dando loro testimonianza della mia buona salute mentale, per cui si guardassero bene i medici della psiche dal fare atti di forza.

La cosa funzionò e fui finalmente lasciato in pace.

Durante questo periodo andai una volta a farmi confessare dal Centemeri che fino ad allora era stato il mio confessore e – cosa inaudita! – il sacerdote si rifiutò di confessarmi, dicendomi (come per darmi una significativa e buona lezione) che egli “non era all’altezza” ... lui che era tra i confessori del Papa. Avevo con un atto di estrema generosità salvato forse l’intero occidente dall’arrivo della Sars, grazie al Gesù che era su di me e partecipava a tutte le mie iniziative ... o viceversa ... e mi toccava questo!.

DIO VEDE E PROVVEDE

Dio ha tenuto lontano la Sars, il Coronavirus, per 17 anni, e in tutto questo tempo nessuno ha nemmeno lontanamente sospettato che fosse potuta essere la offerta fatta alla Madre dal Gesù che mi possedeva, di pagare solo lui in me, ma di tenere lontana la Sars.

Ci va di mezzo la fede.

Gesù, tramite il vangelo di San Matteo è stato molto preciso e puntuale nel dire al capitolo 25 in cui ha descritto cosa avrebbe fatto al suo ritorno:

31 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. (omissis) 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. (omissis) 40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. (omissis) 45 Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.

Da questo appare evidente come, nella pienezza del tempo del Suo ritorno, Gesù sarebbe stato presente –

sempre lui – in tutti quanti gli uomini, tanto che ogni gesto, fatto o non fatto al più piccolo degli uomini, sarebbe sempre stato fatto o non fatto a lui stesso, nella sua persona ... essendo il vivente in tutti gli uomini!

Quando pregò sua madre, attraverso la mia preghiera, perché mai voi dubitate che LUI sia stato ascoltato da Lei, visto che la Sars non venne’

Visto che Lui poi pagò pesantemente sulla sua persona, quando io fui maltrattato in questo pesante modo che mi ingenerò un principio del Morbo di Parkinson, effetto collaterale dell’Aldol?

Come nel titolo, DIO VEDE E PROVVEDE

17 anni dopo la Sars risparmiata all’Occidente (ove 17 è il 7° numero primo addetto al moto totale)sono stati un periodo intero che dà il reale segno di tutta la pazienza di Dio, e che il Signore ha avuto.

Trascorso invano tutto questo tempo, senza nessuna riconoscenza – anzi! – nei confronti della preghiera di Gesù a Sua Madre, ecco che l’ha fatta venire!

E come segno di quanto aveva fatto contro Gesù il Parroco della Prepositurale, ne è morto un bravo e del tutto innocente sacerdote!

Ciò mentre a Saronno, le famiglie che erano state in gravissimo pericolo (denunciato da me nel 2.003), non sono più fuggite alla rinnovata collera di Dio ed hanno avuto dei prematuri lutti in casa, anche se non dovuti direttamente al Covid 19.

Dio sembra terribile quando sembra che uccide, ma in verità li salva solo da questo vero inferno che è la vita reale, tutta apparentemente condannata a morte.

Nessuno, però, degli apparenti morti, muore per davvero, così come sembra! Entrano tutti prima nel purgatorio della vita che ritorna al suo principio (per chi è necessaria) ed elimina l’esistenza di ogni azione apparentemente fatta o patita dalla natura.

Quindi Dio non uccide, ma porta tutti in paradiso, nessuno escluso.

Infatti sarebbe anche ingiusto poiché nessuno ha vera colpa sua (o meriti) per le cose viste accadere, laddove il solo che ha progettato i “pensieri, le parole e le opere di tutti” è stato il solo Dio Creatore.

La sola colpa di una anima sta nell’aver “voluto” fare il male (senza peraltro averlo mai potuto), giacché esso è apparso fatto solo perché questo era il disegno di Dio.

Dio vince il male annullandolo dopo di averlo fatto apparire “compiuto” e un male non sarebbe quindi annullato se prima esso non fosse apparso attuato realmente da qualcuno.

Perciò vediamo esistere e trionfare tutti i mali!

È il Signore a imporsi e a rendere note le sue verità, anche attraverso le azioni della Chiesa che sembrano essere state fatte con un ben differente scopo.

Ad esempio, porto quello che è stata costretta a fare con una delibera firmata in un 29 giugno che è la data della nascita di mia madre.

Qui vedete il marchio della comunità pastorale unica, tra tutte le Chiese di Saronno costrette ad essere dedicate al Crocifisso risorto (e non a casa a Saronno).

Sulla destra il marchio del Santuario, opera dell’Architetto Amadeo (per taluni Amodeo) che io non faccio fatica a leggere RA (Romano Amodeo).

Non per caso nella liturgia Ambrosiana, caratteristica è la particolarità che alla benedizione finale, segua il

Chirie Eleison, Chirie Eleison e Chirie Eleison, con un triplice saluto alla Trinità di Dio ... cosa che manca nella liturgia in tutte le altre parti della Chiesa cattolica.

Lo stesso Santo Ambrogio, in quella sezione onomastica alla quale io presto molta attenzione, sembra contenere nel nome AMBROGIO, ambedue, RO e GIO, Romano e Gioshua.

In particolare, <AM B> significa SONO un Duo, ma anche di AM – B – RO, il duo di Padre e Spirito santo su AM-RO, Amodeo Romano.

Non a caso il dubbio su chi sia nato prima, se ADAMO O EVA, EVA O ADAMO (l’uovo o la gallina) la sibillina e apparentemente irrisolvibile questione si risolve così:

Matusalel da Matusalemme

divina Genesi nei capitoli 4 e 5

Ma torniamo alla Bibbia, al libro 1 e capitolo 4 in cui

figurano – nel ramo distorto disceso da Caino – le figure di Lamech (ch’è L.Am mio padre, uno con me) e delle sue/mie due spose Ada e Zilla. Torniamo a questo ramo anomalo sia della mia vita, sia della tua cara Ma. Te.sa Le .... nella tua genesi divina

È distorto nella mia vita poiché io nel 969 (come tutta la durata dei 969 anni di vita di Matusalemme) mi sposai normalmente (in Chiesa) e poi avrei celebrato nozze anomali (fuori da ogni licenza) con 2 Matusalemme: con una consumate, con l’altra vagheggiate (irrealizzate, poi eterne).

È un ramo distorto anche nella tua poiché anche tu hai fatto “Atto di Ripudio” alle tue nozze con Cristo. Come scritto in Bibbia, sei vera Madre mia poiché con due 969 anni (quelli di 2 spose irregolari) tu introduci l’anno 1.938 della mia reale nascita.

Ciò ti rende tuttora quella Madre che è poi anche

Sua Sposa che, proprio per ciò, è anche una Sorella.

Pertanto i due Fratelli del ramo da te distorto, che sono i tuoi due figli chiamati Iabal e Iubal, sono tirati in ballo in una reale e somma distorsione di ruoli.

Il 1° è come quel Ia-Bal (del Jahvè macchiato da quel Baal incensati dai Palestinesi ostili a Dio).

Il secondo con Iu-bal, sei ancora tu, You, sei la balla di chi s’immischia con Baal (un altro Dio che non c’è) per Ripudiare il Figlio Primogenito di Ia!

Poi, in Bibbia 1,4,21 (libro 1, capitolo 4 versetto 21):

«Iabal fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame» ...

Tu non capiresti mai (se non te lo spiego io) in che modo tu (nel 21° secolo e nel realismo del capitolo 4 del libro 1 di Bibbia) hai partorito un simile padre ...

nel Iabal di Ia+Baal. Cioè di Dio e di una sua balla. Ti spiego così che questo Iabal sono io. Essendo solo una brutta copia di Jahvè

Sono io a unire Jahvè e Baal nell’unità di un unico Dio ... ma non solo Jahvè con questo nome di un altro Dio, bensì con ogni altro datogli da crede in Dio.

Già Giove è Geova e Jahvè, ma è anche RA, Brama, Siva, Visnù, Buddha, l’insieme degli Dei del Parnaso, e quelli adorati in ogni parte del mondo.

In Bibbia, Romano evoca i Re Mana sse e RA

Amon (quest’ultimo fatto Re a 22 anni e giustiziato dopo 2) Re giudicati “empi” e uccisi, quale antefatto del Cristo Re poi crocifisso per la stessa condanna di empietà.

Ebbene questo Re Amon, Re a 22 anni è scritto addirittura e proprio nel segno della tua reale nascita, cara maestra ora nei cori non più dei vegliardi ma degli angioletti della Materna...

La reale nascita divina di MTsL.

Il 25-01-1.960 io Ro (+ un mano che trascende Re Amon ora Ro) ho avuto i suoi 22 anni. Angelo e Angela si congiunsero nella SaroNno del SA Romano, quando la N (lettera 12) è ma (il 12 dato da 11+1).

Quindi, 9 lune esatte dopo (252 giorni) nascesti tu.

Ma. Te.sa Lé ... sei nata in una datazione che è a dir poco “SUBLIME”. Tu sei nata in una data DIVINA.

1.960,1003 è il modo esatto di esprimere questa data divina ed è una area di tempo. Il potenziale del suo reale lato, si ha dalla sua radice quadrata, che è: √ 1.960,1003= 44,2730200008989673620

44, 27302000 08989673620... limitandoci a 19 cifre decimali. Evidenzio le 8 cifre decimali della realtà nel suo complesso di 4 cifre reali e 4 immaginarie.

Ebbene 44 sono quei 2/3 di Romano=66 che rappresenta il piano cui appartengono tutti i nati dal 1.936 al 2.025 uguale a 45x45. Il resto è divino!

0, 27302000 08989673620 presenta con 0,2730 i 3x3x3 del valore Trino della Trinità 3, diviso per il 100 che indica il Dio Jahvè (= Sono chi sono) quando Egli è un <io sono un 10 che esiste in 10 dieci>.

30 decimillesimi sono il ciclo 10 (divino in linea) che si moltiplica per 3 e che coi decimillesimi dà l’unità reale data da 10.000/10^4. Pertanto, tutto il tempo reale dato dallo 0, 2730 è Uno e Trino e tutto divino.

20000 è la parte seguente, che nelle altre 4 cifre ha il 10.000 di tutta la realtà Una a Trina di Dio che prima esiste e poi trasla interamente.

Non vi può proprio essere un potenziale che sia più rappresentativo di questo, del Dio che si è affidato al ciclo 10 della matematica, per costruire tutte le quantità dell’Universo e che ha assunto l’Unità e Trinità a definizione dei suoi infiniti limiti assunti, Infatti i 3 sono assi infiniti, per quanto siano definiti dall’essere dati da TRE infiniti.

Credimi, Maria Teresa, non c’è un potenziale lato del nostro tempo che possa essere più divino di questo!

Da ciò deriva quel “senso di superiorità” che tu avverti distintamente in te stessa e che poi (purtroppo!) rischia di tramutarsi in “altezzosa superbia”.

Ora ti stavo dicendo che io sono un figlio tuo in questo mio essere colui che ha rimescolato tra loro tutti i nomi di Dio – poiché sono sempre quelli dello stesso unico Dio celebrato da tutti.

Re Manasse e suo figlio Amon, che per le ragioni che ti ho scritto sta coi suoi 22 anni alla base stessa del tuo concepimento da “Angeli” ... furono uccisi, da empi perché sostenevano le stesse cose che sostengo io.

Affermavano che Jahvè e Baal sono sempre lo stesso unico Dio... Io vado ben oltre e arrivo a sostenere che tutti siamo anime di Dio, tutti quanti siamo i suoi singoli Spiriti Santi Elohim, e ciascuno di noi ha il suo nome, diverso da quello di chiunque altro, essendo la integrale unità data dagli infiniti infinitesimi di Dio!

Chiarito con questo perché Iabal sono io, ora devo spiegarti perché io sia figlio tuo e chi era atteso.

La prima ragione delle tante altre che ci sono.

Te l’ho già detta: nel ramo OK da Set, Matusalemme è vissuto 969 anni. Nell’anno 969 mi sono sposato, e le due spose (alias Matusalemme) portano 969+969 all’anno 1.938 natale di me, nato con te per Madre.

La seconda ragione

Son Figlio tuo nel Cristianesimo e nella Bibbia.

Sei Madre cattolica (poiché tuttora sposa di Cristo);

In Bibbia Generi Lamèch 777 anni (da SET) sosia del Lamèch papà mio vivo dal 7-7.7 ch’è Luigi

Amodeo;

Il 1° è tuo figlio, il 2° è papà, e tu ci vai di mezzo.

La terza ragione

È una ragione realmente Biblica.

Io solo Iabal, figlio della Ada (che sei tu, sposa di Lamech) e del Lamech (che è mio padre).

Il quale Iubal è:

«padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame».

Chi sono costoro, che sono figli di Iabal, figlio tuo, e dunque tuoi nipoti ?

Sono gli allevatori degli animali e indicano il Clero.

Lo sono ove io Iubal sono il Padre di questi allevatori proprio quando io Romano Amodeo – affermando che ogni nome con cui è celebrato non solo Dio ma anche ogni Spirito Santo facente parte del nostro reale essere anima di Dio – mi pongo a vero padre di tutti costoro, di tutti i Padri della Fede degli uomini!

Chi è il vero Padre? Lo è chi si fa uno con tutti i suoi figli e così facendo se ne rende il Padre, proprio col suo farsi tale. Padre e Figlio sono entità sempre reciproche: un uomo è Padre solo quando ha un Figlio e viceversa.

È giusto uno come me, che vuole dar corpo a Cristo, e datolo e riconosciutolo in ogni cristiano come fratello di Cristo asseconda le parole di Gesù in Matteo 25. Gesù (aiutato oppure no) si pose con la sua persona in quella di ogni vivente. Anche io mi comporto con tutti col vero atteggiamento di chi è un padre di tutti.

La quarta ragione sta nella profezia di Malachia

Come Malachia conclude il Vecchio Testamento, Così esattamente S. Malachia conclude i Papi.

La profezia sta tutta in questa pagina stampata! Comincia con <Ex antiquitate Urbis> quando i papi, escluse le prime 6 righe in cui occupano 1 riga ciascuno, sono i 38 tutti ignoti e ordinati su 3 colonne.

La novità parte dal vuoto del 1° nella riga di mezzo ch’è il 19° ignoto e terminando col n. 38 , dà il 1938 ! I papi ignoti nel tempo della profezia sono solo questi 38 che partono dal motto <Ex antiquitate urbis> e dunque dal fondamentale 1° Romano che è il Romolo, da cui è tratta l’antichità di Roma, e si conclude con il 38° che è il definitivo Petrus Romanus.

Quando costoro sono numerati dal primo all’ultimo accade che il 1° della seconda colonna (in cui comincia la differenziazione da tutte le pagine precedenti), è il numero 19. 38 è il n. dell’ultimo, e questo a profezia che nel 1.938 (che giunta il primo della seconda colonna all’ultimo) c’è la ragione stessa della sostanziale fine dei vicari di Cristo: essa sta nel fatto che nel 1.938 Padre e Spirito Santo si sono incarnati nell’unità di Pietro Romano, che pascola il suo gregge in molte tribolazioni: alla fine delle quali (come potete leggere nel testo scritto in latino) <civitas septicollis> (che non è la città di Roma chiamata URBS, ma è l’assetto socio-politico-religioso della <civitas> del Vaticano, settimo colle cittadino) <diruetur>, sarà demolito.

Quelli che interpretano male questo <civitas septicollis diruetur> hanno sempre tradotto il testo con la distruzione di Roma, ma – ripeto – Roma non è la <civitas> ma è l’ <URBS>.

Poi <iudex tre médus iudicabit pò pulum suum> ove <pò> è RO, il giudice TRE médus non è <tremendus> (manca il trattino dopo TRE). Anche <pò médus> sono 2 parole e non una uguale a <populum>.

Questa profezia è esemplare sotto l’aspetto “divino” di quanto è “sibillino” ed è da ben interpretare, altrimenti il significato è totalmente stravolto.

Infatti letto male, coi trattini divisori, sembrerebbe che il testo dica: <il giudice tremendo giudicherà il suo popolo. Fine>

Letto bene, ossia osservando che senza i trattini divisori abbiamo 4 parole e non due, la corretta traduzione diventa:

<RO, il giudice che è uno in TRE, Dio su me, giudicherà suo “Paolo” (il Principe degli Apostoli che ragiona, e non più Pietro, che ha solo Fede>.

Fin dall’inizio i principi degli apostoli furono Pietro e Paolo, ma poi il Cattolicesimo affidò la Chiesa solo a Pietro. Ebbene, Pietro Romano porrà la Fede nelle mani del Paolo che già l’impose colla ragione.

Ma c’è di più e ancor più sibillino!

Qui si tratta di Edoardo POLAÈ il 2° e figlio maschio di PAOLA, nata subito dopo Romano (il 26 gennaio). A lei è toccato quanto successo ad ESAU, di perdere la A del primato e mutarsi nell’ ESU’ che segue la G di Giacobbe, nel nome Gesù.

Lei, da Paola Amodeo, sposato un POLA, è divenuta la Signora POLA, perdendo con ciò il primato del suo stesso cognome Amodeo.

Ebbene, suo figlio, col suo nome EDOARDO POLA, esprime chiaro < è do! A.R. do >, per cui sarà chi dà e darà Amodeo Romano a tutti! Ma – lui che è POLA (di cognome) – lo darà come la sua PULA, quella corteccia del grano che è fatta volare via; e nel contempo è anche la “pula”, la polizia milanese che vigila sui malfattori.

Saulo volle rinominarsi in Paolo (come la minima moneta romana), che ora diventa “pula”, lo scarto.

Io – in Pietro Romano – giudico che chi mi porrà all’attenzione di tutti è chi vale il doppio Amodeo, il 94 = 2×47, apparentemente perso in 47=Amodeo=1+11 +13+4+5+13, valendo 47+47= 94 in EDOARDO POLA = (5+4+13+1+16+4+13) + (4+13+10+1) = 56+38.

Io sono TRE in Pietro, acronimo di Paolo Torquato Romano, essendo UNO in ROMANO, ma non sono un Papa, bensì il PAPA’ di TUTTI.

Ripeto: il profeta S. MALACHIA stoppa i PAPI, così come l’ebraico MALACHIA stoppa l’Antico Testamento.

Dopo il “Gloria olivae” da tutti riconosciuto in Papa Benedetto XVI, secondo la profezia di San Malachia ci sarebbe stato un altro, ma che non sarebbe stato più un Papa ... quindi solo un Papà .

Io vidi il ballottaggio Papa-Papà come un presagio il giorno in cui l’ultimo papa buono (Giovanni Paolo II) venne ufficialmente la sua prima volta come Pontefice a Milano. Quel mattino il mio papà si paralizzò e dopo una via crucis di 14 dì morì. Io l’accolsi come una ingiustizia: «Ma come Dio? Dio mio! Sono lieto: arriva il mio Papa e mi togli Papà?»

Dio m’indicava la futura staffetta Papa-Papà tra il Papa della Chiesa Universale e il Papà degli uomini dell’Universo, per credenti e no in Dio che essi siano.

Io stesso avrei impersonato il PADRE DI TUTTI proprio quando avrei IMPOSTO L’ASSOLUTO come quel padre di tutto e tutti da invocare nel

PADRE NOSTRO

.

Allora MT sono il Papà anche tuo, nel mentre in Iabal sono tuo figlio; e sono il Papà di tutte le Chiese che

vivono sotto le tende e che si curano delle anime che incarnano povere figure umane in corpi animaleschi.

Ora – Cara MT – Jabal (figlio tuo) è fratello di Iubal: «egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto».

Con te Diplomata maestra in Clarinetto, io – pur se figlio tuo – sono “il Papà di tutti” (il Pietro Romano) che dunque è anche il Padre tuo e di tutti i musici e cantori che sono interconnessi colla tua maestria.

La Quinta ragione sta in una maternità reale .

Tu sei mia madre, di me come Jabal, poiché tu, proprio tu mi hai tirato in ballo Jahvè, il Signore, quando, nel mio seguirti a Cogliate, Don Carlo mi mise in mano l’Enciclica “Fides et Ratio”.

L’Enciclica del Santo Papa fece di me il suo messia ma uno del tutto misconosciuto; messo, mandato da Lui, Vicario di Cristo, a insegnare agli allevatori di bestiame, cioè al Clero, che segue Cristo solo per fede, quel nuovo percorso razionale che possono seguire in tutte le parti del mondo, credenti o no nei suoi fatti miracolosi, e lo seguono (qualunque altra fede essi abbiano) poiché Gesù ha ragione scientifica!

Io dovevo insegnare a ogni Fede umana e non solo alla Cattolica, le fondamentali ragioni di Gesù Cristo.

Se io non ti avessi seguito a Cogliate, tu non saresti stata madre di questo evento così fondamentale che riguarda la mia vera vita di Papà dell’uomo e delle Ragioni di Cristo.

La Sesta Ragione sta in te Maestra del Coro .

In quanto ad avere Tu generato in me anche Iubal, la Bibbia lo descrive come «Il fratello di questi», cioè del Iabal che è vissuto sia da misconosciuto messia di Giovanni Paolo II, sia da cantore dei tuoi due cori:

Un coro (1 co’ RO, con Romano a Cassina Ferrara; l’altro <co’ RO> a Cogliate.

Un 1° con RO a <Cassina> lo dice in modo sibillino: <Ca (a NApoli è <qua>) S. sì (salvatore sei)>.

Nel mentre <Ferrara> lo dettaglia ulteriormente: <Fe(littese) R(omano), R.A.– R.A. (due su Romano Amodeo, sono Padre e Spirito Santo, cosa <rara>.

Un secondo <co’ RO> a <Cogliate>, ed è quello che rimanda proprio direttamente all’invito divino <Accogliate!>, cogliate l’occasione unica che vi è data, di essere Con RO, con un messia del vicario di Cristo che vi viene a servire!

Da sola, cara MT, non potresti mai riconoscerti madre di tutto questo!

Ma anche ascoltandolo e considerandolo per bene, tu non lo farai mai, non ti riconoscerai, poiché non solo sembra incredibile, ma ... veramente lo è!

Potrai mai accettare di avere avuto dei figli, che sono due e che sono poi stato sempre e soltanto io?

Una volta come Messia del Vicario di Cristo e un’altra come quel tuo cantore “povero Cristo” che eliminasti a Cogliate giusto come già accadde a Lui?

Allora quell’invito – trascendente in <cogliate!> e inascoltato – vi si guasterà in <latte cagliato> ... mentre era invece il latte materno destinato al più piccolo dei fratellini di Gesù Cristo!

Con ciò Iubal, quel tu che mi hai messo in ballo a Cogliate, proprio You – facendo eliminare il “povero cristo” in me – proprio tu mi hai proprio “fatto su” e imballato per bene, e impacchettato nel più piccolo dei fratellini di Gesù Cristo... Immenso dono!

Ebbene, cara, tu facesti questo “a lui”, così come il Cristo rispose alla domanda posta a Lui nel vangelo di Matteo al capitolo 25, 1-38 che indica la mia esatta data di nascita del 25-1-38.

Nel versetto 38 la gente buona chiese a Gesù:

«Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?»

E Gesù – tramite me – risponde a tutti costoro:

«Lo avete fatto quando nacqui nudo e forestiero, di nuovo in mio Padre e Spirito Santo il 25-1-38. E, poi, lo ripeteste quando voi lo faceste a me a Cogliate e mi ospitaste, nel più piccolo dei miei fratelli nel Coro dal quale poi però mi avreste cacciato nel 3° anno, come già allora fu fatto – e sempre a me Gesù – al 3° anno della mia personale vicenda».

La Bibbia, in Genesi 4, ti ha chiamata Ada, non solo poiché impersoni in ADA quella terna esistente in Adamo=MDA=Amodeo (nel CF) ma anche come il moto verso luogo <A> e quello da luogo <da>.

Inoltre come chi <Ha dà>. Si lo fa proprio colla H muta di chi per aiutare si attiva, ma tace la vera ragione che la spinge: si atteggia quale altezzosa superba (e crede persino di esserlo!) nel mentre in verità è solo una superlativa donatrice.

Quella superlativa e che sembra Superba, è colei che dona con uno schiaffo, per non darlo a vedere non solo a tutta la gente... ma sotto, sotto, nemmeno (e direi soprattutto) ... a se stessa!

«Non sappia la tua destra quello che fa la sinistra!»

«Non guardarti allo specchio e aggiustarti i filatteri!»

«Non metterti ai primi posti, ma all’ultimo!»

«Non puntare ad apparire, ma Punta ad essere!»

Quando m’intimasti di <non romperti più l’anima>, ad esempio, avevi il piglio crucciato, antipatico, ostile, di chi vuole offendere, mentre invece mi rivelavi il vero volto della tua fragilità: che veramente io ti <rompevo> l’anima, mettendoti in una situazione che aveva molto di buono, ma era soprattutto parecchio sgradevole.

Tu infatti “restavi” la sposa fedele di Cristo anche se in apparenza e in pubblico tu lo avevi lasciato. Il Cristo in me però “smascherava” la tua posticcia sembianza da persona altezzosa e superba, assunta da te solo per difenderti, nel più profondo dell’intimo.

Così, delle due Matusalemme, tu hai rappresentato veramente la sposa ultraterrena di Gesù Cristo, quella ideale, con tutte le tue difficoltà di esprimerlo poi per davvero e gestirlo al meglio in questa vita reale.

Ti ho detto che hai rappresentato una mia speciale, particolare mamma, dei più fondamentali, importanti aspetti che – grazie a te – sono maturati in me.

In verità, anche mia madre ha avuto da combattere la tua stessa battaglia.

Lei voleva farsi suora per divenire Madre Badessa.

Ma si imbatté in mio padre: un milanese che aveva conosciuto poiché scrivevano entrambi su un giornale di racconti e novelle a diffusione nazionale, e per gli argomenti trattati e pubblicati, piacendosi, erano entrati in contatto e si scrivevano.

Da Milano lui le raccontava delle sue difficoltà a trovare un lavoro soddisfacente.

Aveva dovuto mollare la scuola alla fine della VI classe elementare, con davvero molto dispiacere, poiché egli amava gli studi ed era così divenuto un accanito lettore di libri.

Mia madre era al penultimo anno delle Magistrali. Saputo di un Libraio che cercava un bibliotecario per fare il Catalogo dei libri che aveva, gli scrisse di questo lavoro a termine, coi libri che tanto gli piacevano.

Mio padre si fiondò a Salerno e iniziò questo lavoro. La conobbe di persona e s’innamorò.

Dal canto suo, mia madre, che non aveva alcuna intenzione di sposarsi, osservando le grandi doti di lui, gli propose di farsi maestro, come lei.

Lo avrebbe aiutato a preparare gli esami dei ben sette anni di studio: 3 di scuola media e 4 di magistrali.

In due anni avrebbe attenuto prima la licenza delle scuole medie e poi il Diploma e l’abilitazione come Maestro delle scuole Elementari.

Si diplomarono. Doveva finire lì. Ma lui si tramutò nell’aiuto dato al suo fratellino e seguitò a frequentarla, colla scusa di accudire al suo giovane amico.

Dopo alcuni anni di questo andazzo, mia nonna che non approvava che mio padre si perdesse con una delle sue figlie che non voleva mariti, impose a quella di affrontare la questione con il suo spasimante.

Mariannina, mia madre, lo fece e chiese a Luigi Amodeo di non andare più da loro, poiché aveva capito che lui lo faceva per lei ... ma non aveva speranze poiché a lei il matrimonio con lui o con altri non le faceva “né caldo né freddo”: lei «stava bene così!»

Mio padre abbozzò e le scrisse una lettera in cui fu così convincente con il suo amore per lei, che mamma si fu violentata nello spirito e rispettò a tal punto l’amore di lui per lei, da sposarlo.

Ecco, cara Mari’ (non Mariannina ma Maria Teresa), tu hai agito in direzione opposta e – senza indulgere per l’amore di chi ne aveva per te – tutto hai fatto pur di dimostrare contro di me molto di più di quanto tu veramente sentissi! Affinché io non fossi violentato da te e restassi libero di seguire il mio destino.

Maria Teresa, mia nonna, invece patì una vera e ripetuta violenza fisica da chi voleva sposarla.

Presa con la forza, alla fine MT Russo fu quella grande santa che sposò e amò il suo violentatore, mio nonno Giovanni Baratta e da lui ebbe altri 7 figli.

Come tu, Maria Teresa Le... hai espresso nel modo opposto la vicenda tra nonno e nonna e papà e mamma, così la 1a tra le 2 M T (delle mie nozze sbagliate, che MM è , M. Mazzola) replicò il rapporto di incontro e scontro fisico che ci fu tra i miei due nonni.

Ora essa mi diede vita, mentre invece tu dopo di avermi fatto fuori da un coro parrocchiale avrai la soddisfazione con i tuoi 65 anni compiuti, di aprirmi al cielo, e non sarò più poiché Dio mi avrà preso.

MTsL., tu sei – nel Matusalemme

che visse fino al Diluvio Universale –il mio angelo di vita e di morte !!!

Tutto è descritto nel capitolo 5 di Genesi, che qui riproduco al versetto riguardante le vita di Enoch, padre di Matusalemme.

Genesi 5,21-24

21 Enoch aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. 22 Enoch camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. 23 L'intera vita di Enoch fu di trecentosessantacinque anni. 24 Poi Enoch cammino con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso.

21 Enoch e 22 Enoch rivelano che Padre, Luigi Amodeo, nato 7-7-7 (dunque 21) e Figlio Romano=66 nel suo flusso 1/3, sono la stessa cosa.

Il fatto che la vita di 969 anni di Matusalemme, posta esistente e poi mossa tutta di 969 anni porti all’anno 1.938 della mia nascita, rende in me la tua vita presente in potenza, nei 65 anni di tuo padre (Enoch papà di Matusalemme).

Allorché tu avrai percorso realmente altri 65 anni ma ora tuoi, ecco: Enoch cammino con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso.

Enoch , sono io, nel finale terzo del mio nome avente le 3 sillabe di Ro-ma- no (tre che in 1/3 è 1, come lo sono tutti i 3/3 di ogni cosa). E il mio finale terzo, datato anni 38, è NO-38 , è quello che – mutato 38 in lettere – vale nel 38 la <ch> finale di èNOch .

Dove il Disegno di Dio è una vera <messinscena> sono sosia (o viceversa lo è lui di me) di chi ha camminato con Dio 2 volte, essendo il 7° FATTORE, il cui FATTORIALE della durata dei suoi 365 anni di vita la esprime tutta.

Il “fattoriale” del numero 365 è dato dal prodotto di 1×2×3×4 ... fino a ×364×365, ed è uguale al prodotto che porta a un numero di totali 779 cifre.

Poiché esse esprimono un volume che ha tre linee componenti, accade che 2 cifre rappresentano il valore intero dell’area (a 2 dimensioni), e il resto esiste nel tempo decimale di 777 cifre, che sono quelle della vita del Lamech che inscena papà L.Am ch’è Luigi Amodeo nato il 7-7-7.

Ora 365 anni hanno 365 giorni in ciascuno.

Così la vita di Enoch, il 7° fattore, nel suo fattoriale ne avrà due: uno per 365 giorni e l’altro per 365 anni.

25,1041 ×10^777 vale sia in anni, sia in giorni, nei decimillesimi della realtà intera in 10^4 = 10.000.

In un caso è il giorno 25, nell’altro è l’anno 25 e avremo il 1° in ordine crescente, il 2° decrescente. +25,1041 è il fattoriale in ordine crescente dai giorni - 25,0138 è la mia data di nascita nello stesso ordine

=00,0903 è quanto bisogna togliere al fattoriale per esprimere la mia esatta data di nascita. Cos’è 0,0903?

In 903 decimillesimi ci sono 3 (unità dello spazio) e 900 che è tutto il moto di 100 (lato unitario della realtà) nel 10^3 = 1.000 che è tutto il volume.

Noi dobbiamo avere sempre un “qualcosa” che sia posto in principio, da usare poi per fare (in base ad esso) tutti i calcoli. La mia nascita ha posto al principio i 903 decimillesimi della realtà intera in 10.000.

La Bibbia in principio della realtà ha 913. Significa che io valgo il 10 che +903 (di spostamento) giunge al 913.

Ciò prova che io sono a immagine e somiglianza del 10 assunto anche da Dio a Sua immagine e somiglianza!

Pertanto questi 903 decimillesimi sono perfettamente coerenti a un reale 10, sceso su di me come su un asino, e che ha camminato con Dio quando è nato nel giorno 25 del mese 0,01 e dell’anno 0,0038. È un calcolo così perfetto da non fare una grinza.

Vediamo ora il caso in cui l’anno 25 è in ordine decrescente, con anno 25, poi mese, poi giorno.

+25,1041 è l’anno dato dal fattoriale di anni 365 - 00,0038 è la realtà del mio anno di nascita =25,1003 dà giusto l’anno di te MT nata nel mese 0,10 e nel dì 0,0003, di quando (nata nel 60) hai 65 anni. Ebbene io morirò al termine, cioè dopo che si è compiuto in toto il tuo 65° compleanno e sarà il giorno 4, San Francesco.

Dici che dovrei morire il 3, poiché è il 3 che sei nata?

C’entri tu che mi hai mortificato.

Centra Papa Francesco che mi ha mortificato.

Io ho avuto un altro grande che ha agito come te.

Tu mi hai fatto fuori dal coro di una chiesa .

Lui mi tenne digiuno 80 dì divenuto Papa Francesco, Ove Gesù al massimo arrivò a 40 giorni volontari, il suo Vicario Francesco ne impose il doppio a me povero Cristo.

Nella profezia di San Malachia, l’ultimo papa legittimo è Benedetto XVI, definito con <Gloria olivae> (quella dell’Orto degli Ulivi di un Giuda che tradisce Gesù ... con un Bacio). In questo modo <Glorificò Dio> è scritto in Giovanni 21 nella parte che ora ti presento.

Giovanni 21,18-19

18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un

altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».

Francesco per Gesù non è il nuovo Papa, ma un altro un vice che lo porta dove lui non vuole andare.

Come vedi già Gesù aveva detto che la fine del Papato sarebbe stata con il Pietro vecchio che si arrende e lascia a un altro il compito di fare in sua vece.

Un papa, esattamente come te sua sposa, non ha il potere di dimettersi dal suo ruolo e il papa ancora oggi vigente è il Papa Emerito.

Sì, sia lui, sia tu, l’avete fatto, ma in quel modo unilaterale vostro che in cielo non vale.

Ora ti riporto le prime righe della profezia di Malachia che ti ho già spiegato.

Vedi bene che dopo il <Gloria Olivae> di Benedetto XVI, ti presento due righe stampate, che però sono troppo lunghe, e allora c’è (evidentissimo) un bel rientro.

La prima riga, dopo le prime due parole, ha un evidentissimo punto, che determina la fine di un periodo. Esso ha le due parole di:

<In psecutione.>

Come al solito siamo in un testo divino e dunque sibillino al punto che <psecutione> vale come <p secutione> tanto che le parole sono 3.

<In p secutione> ha la <p>, in mezzo, che si legge <RO>, R anche nel russo.

Significa allora che, dopo Benedetto XVI, che è l’ultimo e vivente papa, si continua con: <In seguito RO.> In seguito viene il PIETRO ROMANO su cui cammina Cristo Chi-RO, alias XP, che è annunciato nella seconda riga.

È tutta la prima riga. Allora che significa la parte che sta tra i due punti e che dice <extrema S.R.E. sedebit>?

Letteralmente: < . Estrema S.R.E. siederà .>

La parte tra i due punti è una frase “incidentale” come quella che è messa tra due trattini, invece dei punti.

Si capisce! Il testo, terminato l’elenco dei Papi, dice:

<In seguito c’è un invisibile RO – mentre la Santa Romana Ecclesia gli si contrapporrà – comportandosi allo stesso modo del Sinedrio che – alla venuta dell’atteso messia – lo ricusò, non lo riconobbe e si resa avversa fino ad ucciderlo.

Dopo l’incidentale, il secondo versetto spiega quello che è sottinteso nelle prime due parole ... che invece sono 3, ed annunciano un RO che apparentemente non si vede poiché mimetizzato allorché posto davanti a <secutione>.

Se togliamo di mezzo la frase incidentale che mostra la ricusazione che farà anche S.R.E., vediamo che la seconda riga spiega la prima. <In seguito un invisibile RO, PietRO ROmano (e fanno 3 RO, una trinità) che pascerà il suo gregge in grandi tribolazioni (dategli dalla S.R.E. che gli si è posta contro>

Tutto questo, Cara Maria Teresa, è per dirti che con la nomina di Papa Francesco – stando al vangelo di Giovanni – si è insediato un altro, venuto dall’estrema parte del mondo, e che compirà contro il “povero cristo” il COLMO per uno che aspira ad esser un Pontefice: Gesù, prima di iniziare la sua predicazione impose a sé volontariamente il massimo digiuno a suo giudizio, di 40 giorni in tutto.

Ebbene Papa Francesco ne ha imposti IL DOPPIO: gli 80 giorni che corrono tra il 26 marzo e il 13 giugno, dopo la Fuga in Egitto che aveva fatto.

Sì, l’11 maggio,impedì che – come successo la 2a volta – gli amici del giaguaro l’internassero a forza in un ospedale per vedere come stesse di testa.

Questa la vera Fuga in Egitto, attribuita da San Matteo a Giuseppe che aveva fatto un sogno, e che mai fuggì in Egitto, mentre – quando ritornò su di me (non lui, che era già risalito, ma Padre e Spirito Santo ancora su di me – l’11 maggio del 2.013 fuggirono proprio in Egitto.

Gesù non fuggì nemmeno in me poiché era asceso da me il 21-12-12 del calendario Maia, assecondando la profezia di Daniele.

Ebbene, Papa Francesco ha compiuto il colmo di far digiunare il Cristo IL DOPPIO di quant’egli aveva scelto di digiunare come massimo!

A Francesco che questo “povero cristo” stesse male o morisse non importò un bel nulla!

Eppure sapeva che affamando un “povero Cristo affamava PROPRIO GESU’ CRISTO! Egli stesso l’ha più volte affermato e proprio lui si è macchiato di tale enorme insuperabile peccato. Fa molto bene a ripetere sempre alla gente di pregare per lui!

Ebbene – come te, che l’hai cacciato dal tuo coro e che lo caccerai dal mondo reale al compimento dei tuoi 65 anni anche Papa Francesco avrà la sua magra consolazione, poiché sarà la Celebrazione di San Francesco il 4 ottobre del 2.025 a portarmi alla morte.

Ti chiederai allora perché Dio, che ti vuole tanto bene e tanto ne vuole a Papa Francesco, vi abbia giocato un simile “scherzo da prete”?

Forse perché l’avete respinto? Sembrerebbe ...

Ma la verità è un’altra e presto detta: quello che si vede in questo mondo reale è l’esatto contrario della verità.

In tutta quanta la vita Dio annienta tutte le nostre cattive (ma anche buone azioni) veramente impedendoci di farle! Ma noi non le vediamo impedite, ma fatte!

La vera azione di Dio porta ogni cosa al suo principio e non vi è mai alcuna deroga.

Dio – e solo in apparenza – facendoci vedere l’esatto contrario dei suoi annullamenti – sembra che consenta che questo mondo reale sia dominato da Satana!

Solo un Diavolo crea per portare ogni cosa creata alla sua consunzione fino alla estrema morte!

Ed è questo il mondo reale che vediamo, in cui vincono i forti e non coloro che danno loro via libera.

Sono beati i poveri, quelli che mancano di tutto, che offrono l’altra guancia a chi li schiaffeggia, che fanno due miglia di strada con chi vuole costringerli a farne uno, che offrono anche il mantello a chi vuole strappargli la tunica.

Sono beati quelli che offrono aiuto a tutti e senza l’aspettativa di rivalse. Tutti quelli elencati nelle Beatitudini dette da Gesù sono i veri beati, poiché questa violenza su di loro è pura apparenza dell’esatto contrario del vero.

E se qui tu sembri di darmi morte, tu mi stai dando vita, vita beata ed eterna.

Disse San Paolo: Chi ci separerà dall’amore di Dio?

Chi ci può far del male visto che Dio è con noi?

Chi però non ci crede dirà:

«Tutti ti faranno del male!” Offri 1? Ti chiederanno mille! Aiuta e sarai tradito, ingannato talvolta fino a essere ucciso, se non ti difendi!»

E i Papi pavidi andranno tra i fedeli chiusi nella “papa mobile” nel timore che tra essi vi sia qualche lupo! Ma Gesù non ci spinse ad andare come pecore tra i lupi?

Dunque i Papi sbagliano?

Chiedetevi par quale ragione Gesù scelse Simone tra i dodici a suo successore. Era il più avventato tra tutti, ma evidentemente era guidato da Dio, poiché “sentiva” vero quello che agli altri proprio sembrava falso!

Chiese Gesù: “Di chi dite voi che io sia Figlio?”

Simone rispose subito: “Sei Figlio di Dio” anche se si risapeva che era figlio reale di Maria e di Giuseppe! Avventato come era aveva però il dono di vedere l’invisibile. E Gesù glielo disse:

“Questo, Simone, non lo hai detto da te, ma ti è stato messo in bocca da Dio. Pertanto tu sei PIETRO (anticipazione del Paolo Torquato Romano su cui egli si ripresenterà nello Spirito Santo Paraclito) e su questa pietra fonderò la mia Chiesa e non prevarranno gli Inferi!”

Subito dopo questo, Gesù disse che l’indomani sarebbe andato a Gerusalemme e che vi sarebbe stato ucciso; ma il terzo giorno sarebbe risorto.

Pietro lo portò lontano dagli altri e cercò di dissuaderlo: “Se sai che ti uccidono, non andarci! Ci servi da vivo!”

«Lungi da me! Va de retro Satana! Tu segui la logica del mondo e non quella di Dio!»

Appena scelto, eccolo definito “satanico” nelle cure assegnate al bene in questo mondo!

E Papi, Clero – tutti! – a cosa puntano? Forse in primo luogo a quello che viene dopo la vita?

No! Puntano soprattutto (se non esclusivamente) al benessere reale in questa vita. Non credono vere le Beatitudini che ripongono negli sconfitti, nei perdenti e negli uccisi coloro che se ne vanno subito in Paradiso!

Morire significa andare in Paradiso.

E tu PT e Papa Francesco lì mi costringerete ad andare: non alla morte, ma verso la vita eterna.

Per questo Dio CASTIGA più di tutti la sua Chiesa! Contro chi se la prese Gesù più di tutti? Con coloro che erano senza fede? No! Coi “Sepolcri imbiancati” e questi erano i sacerdoti del suo tempo.

Li “castigò” in questo modo e ... li rese CASTI nel mondo vero di chi va a ritroso ed è liberato dal male.

Dio fa sbagliare coloro che più Egli ama.

Se la vicenda umana finisse con la morte ... potremmo dire che la povera anima che ha dovuto animare e dar vita apparente al personaggio bieco di uno Stalin, o di un Hitler è stata veramente maltrattata da Dio.

Poteva impersonare un Santo ... e invece è stata costretta a vivere con un demonio!

Ma la vita, superato l’ultimo respiro della morte, comincia a vivere con la “risurrezione dall’alto” spiegata da Gesù a Nicodemo, e messa in atto dallo Spirito Santo di Dio che unifica tutto il “vai e vieni”.

Vista nel vieni, la stessa vita consente quel controllo al contrario in cui ricadono su di se stesse tutte le azioni di chi ha voluto farle e ne ha gioito: ha strappato il pane agli affamati per arricchirsi ed è morto felice!

Stalin fu tanto amato che al suo funerale ci furono molti morti per la calca di chi voleva parteciparvi. Nel suo mondo reale non ha avuto nemmeno modo di essere castigato per tutte le stragi fatte dei suoi oppositori.

Ma quando vivrà tornando alle origini e a una a una quelle uccisioni saranno tutte tolte di mezzo per lui, fino ad arrivare a tornare ad essere l’innocente bambino, Stalin avrà avuto il suo Purgatorio, dal precedente Inferno che ha vissuto, nella vita reale, e si pentirà, senza bisogno di esservi costretto da nessuno. Sarà solo il disegno <vai e vieni> di Dio che avrà permesso a tutti il perfetto bilancio che fa un Commercialista, quando considera non solo i beni in entrata ma anche quelli in uscita.

E la povera anima, incolpevole dei reati compiuti dal suo Personaggio (che solo Dio ha voluto così e che gli ha dato per farsi una giusta idea del bene e del male, in ogni situazione possibile e immaginabile) come si comporterà con Dio che così l’ha castigata?

Avrà come di rimbalzo un amore grandioso, poiché essendole stato perdonato molto (nella partecipazione volitiva ai tristi comportamenti del diabolico personaggio che ha animato), ora amerà molto di più.

In Cielo peccatori e prostitute verranno prima dei sacerdoti, che hanno avuto una vita senza molte cose di cui essere perdonati.

Gesù lo disse a chi lo aveva ospitato ed era inorridito a vedere il Cristo che accettava i baci sui piedi dalla nota prostituita che molto era stata perdonata da Gesù:

“Tu non mi hai lavato i piedi colle lacrime! Non me li hai asciugati coi tuoi capelli, come costei, avendo tu poco da perdonare, al contrario di costei!”

Ecco, tu, Ma. Te.sa Le ... che hai cacciato un povero cristo che – per puro amore – stava cercando solo di aiutarti, non saprai che cosa fare in Paradiso per ricompensare me che ti ho perdonato, seguitando a volerti bene nonostante tutta la tua avversione!

Idem Francesco! Lui riconosce il valore della accoglienza da dare a tutti ... ma il solo che non ha accolto (e fino al pericolo di una malattia e della morte) è stato quel “povero cristo” che voleva aiutare la Chiesa, portando a Gesù tutti coloro che credono alla verità scientifica, una volta che avessero capito che il Cristo di Dio fu il primo a dirla tutta, fino in fondo, fino a quella che porta tutti in cielo. L’avrà finalmente vinta contro quel “povero Cristo” e a San Francesco lo vedrà proprio morto, come se lui ci fosse infine riuscito!

Quando saprà quanto era stato amato in vita da quel “povero cristo” che più era percosso, più benediceva chi lo percuoteva ... chi lo separerà più da lui?

Matusalè mm è

magnifica meravigliosafigliad’Angeligià monacaora monaRca

maanche maestradi musicaalla materna Regina Margherita

Caro Matusalemme, nel vangelo di Giovanni, Gesù per tre volte chiese a Pietro: “mi ami?”

Perché per tre volte?

Pietro – al pari di te – era uno di dura cervice, un testardo, troppo pieno di sé. Non è un difetto, quando si hanno dei veri valori, personali, da difendere.

I vostri – giacché io ti accomuno a Pietro – sono elevati, i massimi, e come tali sono come una enorme montagna da spostare, e occorre provarci a porzioni: una, due, tre, tutte quelle che occorrono.

Tu in particolare – e te l’ho dimostrato con la matematica – sei una persona nata in un dì “unico” in tutta la storia che riguardi l’essere, a dimensione non di montagna, ma di universo. Ciò però non basta, a fare di te un bene unico: non tutti i nati il 3-10-1.960 lo sono! Occorre che si aggiungano – ai talenti naturali relativi alla data di nascita – l’educazione ricevuta e tutte le lezioni inferte dalla vita, e indirizzate totalmente a fare, di tutti i nati in questo giorno, quella totale scrematura che si ha fino a quando – come nei film di “Highlander” – ne resterà uno solo: tu.

Non per altri motivi sei davvero presente in Bibbia attraverso i tuoi vari “avatar”. E occorrono due capitoli: il 4 e il 5, per configurare anche per te tutto il complesso (di bene e male, giusto ordinato e non) che c’è sempre in un totale che ha in sé di tutto.

Perciò anch’io ti racconterò varie volte la stessa storia, a costo di essere ripetitivo.

Batterò il chiodo fisso della domanda: “mi ami?” fatta a Simon Pietro forse da Gesù “in persona”?

No! Essa fu posta da un Signore la cui “persona” pareva un’altra ... ma scrive l’apostolo Giovanni: «nessuno osava chiedergli chi fosse poiché sapevano che era Gesù» dalla 2a pesca miracolosa. Aggiungerò dunque altre ragioni (scientifiche e difficili da capire), per convincere con argomenti validi.

In tal modo non sono ripetitivo, anche avendone fondate ragioni per insistere: quel tale che non voleva aprire la porta a chi gli chiedeva un pane (a notte fonda poiché erano arrivati ospiti inattesi e non aveva nulla da dargli da mangiare) ... alla fine l’aprirà e glie ne darà, almeno per non essere più disturbato nel suo sonno!

Tu sei il dormiente, e io in particolare ti infastidisco ... ma se accade non è perché non ti faccio né caldo né freddo, ma tutte e due insieme! Tu ignori quanta bellezza, grazia e bontà sono lì inerti nel tuo cuore!

La vita ti ha messo alla prova e ti ha addormentata!

“Svegliati, e dammi quel tuo pane divino, per gli amici giunti all’improvviso: essi hanno fame!”

Ecco così quel Signore – che doveva essere Gesù perché faceva le cose fatte da Lui – ripete al suo Pietro: “Pasci i miei agnelli!” Alias gestisci tu il tuo bene e non farti frenare! A Cogliate non mi volevate nel coro e foste sorpresi che non mi lasciassi cacciare! E ve lo dissi: «Lo so: sono una merda! Ma vi amo io e mi basta!»

Ero «quel rifiuto lì» perché mi confrontavo davvero col valore del Cristo (tuo Sposo e loro Dio) presente in me cristiano, voi no!

«Non sapevate che c’era Gesù in me, nonostante la pesca miracolosa di quel Signore che ... non pareva Gesù “in persona” ma amava così tanto chi lo stava prendendo ... giusto a 153 grossi pesci in faccia!».

La † del mio Fallimento del 1.989 fu divisa per 13: 12 apostoli (i cantori) +1 Maestra e 1.989 : 13 =153 !

La mia croce in Tribunale a Milano fu definitiva nel 1.989. Fallii nel proposito di “dar corpo a Cristo”... e a Cogliate quella sera ognuno dei presenti partecipò con 153 lunghi anni, per quella nuova croce.

Mi feci crocifiggere, ma, amici cari, non mi arresi!

Ecco, ora posso ripartire a spiegare la mia tiritera.

Tra i dieci primi «fattori», nominati dalla Bibbia (dal 1°, Adamo, fino all’ultimo: il 10°, Noè), tu, caro

Matusalemme, sei l’8°, l’ottimo.

Sei quello che esprime – nel suo numero – il complesso totale (da -4 a +4) dell’intera realtà già creata dal 7°, tuo padre, che è chiamato Enoch.

Sei un ottimo “fattore”, maschile solo nel “termine”, che vale per tutti e 10 e per l’intero complesso, dei figli e delle figlie, e che si afferma tramite il 1°genito in tutti i casi, eccetto per il 2°.

Infatti il n. 2 (il secondo) comanda su ogni altra cosa – compreso sul 1° – poiché il primo n. primo è il 2 e sono i n. primi a imporsi sui n. naturali 1, 2, 3, 4...

Perciò il 2° fattore non fu il 1° nato ad Adamo (cioè Caino) ma fu il 3°genito (fu Set).

Ciò accadde affinché il n. 2 (Abele, il prediletto, ucciso da Caino) esistesse in modo trascendente, tramite i due estremi – l’1 e il 3 – che lo esprimessero nel loro valore medio che è fu posto tra:

Il 1°, vivo ma non va bene (poiché ha ucciso il n. 2 e quindi è solamente escluso dalla successione)

Il 3°, vivo e che va bene, e diventa così l’erede universale del n. 2.

Quando dico che tutto ciò è una “messinscena”, l’affermo poiché tutta questa bella storia “nominale” serve solo a dire che il n. 1 (Adamo) esiste in

assoluto e dunque è indeterminato poiché con 1/0 (uno assoluto, riferito a nessuno) ha il denominatore 0.

Segue il 2, come 1/1 ma così è indefinito poiché 1 lo è solo da altro, non da sé. Solo Dio <è chi lui è>).

Così si definisce col 2/1 che implica il 3° numero che si mette sotto, come 1. Ne computa però solo 2, poiché 1 (Caino) è vivo, ma è asservito al 2 (che però ha ucciso). Pertanto il denominatore 1 è il 3° (Set).

Se questo spiega la “sceneggiata” sotto il profilo dei numeri, sotto il profilo fisico, noi vediamo solo i flussi, che sono sempre 1/3 (un 3°), poiché gli altri 2/3 sono la sua invisibile e trascendente causa-

Essa sta nella sezione trasversale al flusso e – posta di taglio – è invisibile avendo spessore 1/0, indefinito.

Pertanto i primi due figli sono i due lati dell’area trasversale, che esiste ed è la causa invisibile che determina poi la reale e visibile lunghezza del flusso.

Ad esempio, posto 1.000 il volume, esso, diviso per l’area 100, lascia 10 come lunghezza di flusso; se diviso per l’area 10, allora essa causa il flusso lungo 100.

Noi, vedendo solo il 10 (del volume 1.000) dobbiamo sapere che è il flusso dell’area 100 ... viceversa, se appare il flusso 100 allora è dovuto all’area 10.

Nel caso di Caino e Abele, i lati sono di lunghezza differente, ed è il nome a dire la lunghezza.

Ciò accade poiché le lettere in Caino e Abele sono numeri con una gematria, ossia una corrispondenza come queste due: in Italiano e in Ebraico.

Il cervello le usa automaticamente, come accade per tante altre funzioni inconsapevoli, tipo quelle del DNA.

Leggendo 1°, 2°, 3°, 4° ... con A, B, C, D ... crea un parallelismo tra le due letture quantitative e qualitative del mondo, come fossero le due distinte eliche del DNA.

Caino riguarda l’ordine:

1° lo 03=C, che indica l’unità dello spazio.

2° lo 01=A, che indica l’unità di tempo.

3° lo 09=I, che è il 3 che esiste ×3.

4° il 12=N, che è il 4 volte 3.

5° il 13=O, = (5/10)×26, dimezza il 26=Dio.

38= Caino

Abele qualifica col suo nome l’ordine:

1° lo 01=A, che indica l’unità di tempo.

2° lo 02=B, che indica il 1° n. primo dato dai 2 in 1/1.

3° lo 05=E, che è il ciclo in positivo del complesso 10.

4° il 10=L, che è il ciclo del complesso 10 da -5 a +5.

5° lo 05=E, che è la base negativa -5 che fa essere +5, 23= Abele.

Adamo qualifica col suo nome l’ordine:

1° lo 01=A, che indica l’unità di tempo.

2° lo 04=D, che indicala realtà Una e Trina.

3° lo 01=A, che indica l’unità di tempo.

4° il 11=M, è la presenza 1 del ciclo 10 da -5 a +5.

5° lo 13=O, è il ciclo 10, ora Trino.

30= Adamo.

Eva qualifica col suo nome l’ordine:

1° lo 05=E, indica l’unità di tempo ch’è in positivo.

2° lo 20=V, indica il ciclo 10 avanzato di tutto il 10.

3° lo 01=A, indica l’unità di tempo.

26= Eva

Set qualifica col suo nome l’ordine:

1° il 17=S, indica il creatore 7° numero primo.

2° lo 05=E, indica l’unità di tempo ch’è in positivo.

3° il 18=T, indica 6+6+6, il creato sulle 3 componenti.

40= Set

30+26=56 sono Adamo +Eva: il moto di 10 in 66, 38+23+40=101 i figli di Eva=26: il 26° n. primo.

Luigi Amodeo equivale con 54+47, al 101 dei 3 figli di Adamo e Eva e – realmente nato il 7-7-7 – equivale a

Set e a Lamech=38, vissuto 777 anni e definitivo 9°.

Il cerchio si chiude con Caino=Lamech (1° reale = penultimo) e Adamo=Noè (1° assoluto = 10°).

Il 1° e 10° (ultimo), nei numeri 1 e 10 sono davvero assoluti. “Assoluto” è senza riferimenti e 1/0 non l’ha, come il 10 che è 1 ciclo la cui unità è 0.

1° figlio (del 1° assoluto) e Padre del n. 10 (assoluto creatore di tutti i n. decimali) diversi nei nome, sono però 38 e 38 e quando 38 è 38 è Assoluto e con 38×38 = 1.444, Crea in minuti primi il giorno siderale.

Ciò realmente accade poiché il volume 40 (della realtà a nome Set) sta nelle tre linee 38+1+1 (del flusso 38 dei 2 lati trasversali dell’area 1×1). E 381 è il totale valore dei 6 nomi di Romano Amodeo

La creazione dell’Universo è una opera razionale e la Bibbia la idealizza in modo perfetto! Per numeri!

I numeri decimali sono in se stessi un Universo intero avente per unico padre il 10 assoluto che, quando si carica di realtà, deve sommare 1 reale, e divenire 11.

E quando 11 esiste nei 6 versi dati da 2 su ciascuna componente dello spazio a 3 dimensioni, con 6×11=66 idealizza con 66 l’unità dell’energia potenziale; e ciò poiché da -33 +33 delle terne opposte risulta 0 moto.

Questa energia 66, potenziale, ha un nome preciso derivante dall’ordine decrescente 16, 13, 11, 1, che si chiama ROMA e da quanto subito dopo con NO ne nega il potere reale, rendendolo di fatto assoluto.

1° il 16=R, il basilare Dio 1+3: «sono il 4 ch’è ×4».

2° il 13=O, il basilare Dio 10+3 in verso positivo.

3° l’ 11=M, il basilare Dio 10+1.

4° lo 01=A, il basilare Dio 1.

5° il 12=N, il basilare Dio 10+1+1.

6° il 13=O, il basilare Dio 10+3 in verso negativo.

66= Romano. nomina l’Energia Assoluta, e poi me, Il 10° fattore (assoluto) si chiama Noè proprio per avere tolto di mezzo il 41=ROMA che è la presenza 1 della realtà intera data dai 4 cicli del 10.

Lo so, cara Maria Teresa e cari tutti voi che avrete la fortuna di leggere queste cose strane, voi protestate dicendo che io sono un megalomane ...

Lo sarei se credessi ME essere tutto questo! Io invece sono solo il personaggio reale così voluto, da quell’altro, che è l’ASSOLUTO, e che se vuole calarsi in una realtà umana (anziché assoluta, priva di relazioni e indeterminata) deve determinarsi in un fantoccio umano, e solo questo io sono! Una 2a povera stalla.

Ebbene, la matematica decimale in tutto questo è totalmente adatta, e l’Assoluto, calandosi in un Noè che toglie di mezzo Roma ripristina il 10° come assoluto e poi – non trovando di nuovo albergo in cui rinascer – si installa su uno fantoccio avente quel nome r poi glie ne dà altri 5 per un valore cubico a due lati 3×50 di una area il cui flusso nel tempo decimale è dato dagli esatti 3×50 decimi che, con 66+315 portano al 381 in cui il 9° (Padre del 10°) nominato Lamech=38 vale ×10 (il Padre) +1 (ch’è lo Spirito Santo dell’Unità).

Per dimostrarvi la perfezione della lingua italiana, posto 10×10×10 il volume delle linee 10+10+10 in cui il Padre 10 è Trino nei valutati Adamo = Noè, risulta che la presenza 1 del tempo in ¼ di 10^3 dovrebbe essere 1 +1.000/4 = 251.

Controllate voi il valore numerico delle parole Padre, Figlio e Spirito Santo e troverete: ++40=PADRE=Set.

++54=FIGLIO.

++96=SPIRITO.

++61=SANTO.

=251. Vi agevolo riportando la conversione;

Come tutti voi, sono un fantoccio. Ma io conscio d’esser Creato in tutto (pensieri parole e opere)! Voi siete i grandi Alberghi in cui il Signore non ha mai posto).

Potrebbe l’ASSOLUTO alloggiare in chi è relativo in tutto, ma si crede un Grande Albergo, pieno d’ogni bene?

Volete capire cosa sia concretamente l’ ASSOLUTO ?

Convertitelo in numero! È il 107 e consiste in 100 (lato della realtà la cui area è 10^4) +7, il Creatore SET della realtà 40... vedete la perfezione dell’italiano?

ASSOLUTO +2 (1° n. primo) dà il 109 del valore di <Matusalemme> ed è “relativo” all’area a lati 1 e 1 e attua il Fattore 8, dell’intera realtà 4+4 laddove la sua area 4×4 è il 16=R dell’intera Realtà complessa.

107 -66 = 41 avvalora ROMA come il moto di tutta l’Energia potenziale Romano 66, nel 107=ASSOLUTO.

Realtà vale proprio 51 ! È presenza 1 di 100×100 diviso per 100+100. E Romano nasce in Conversione di San Paolo nel 51=Paolo ! È il suo 4° nome, della realtà!

107 -51 = 56 indica tutto il percorso della Realtà 51 nel valore 107 = ASSOLUTO, e chi sono i 2 simulacri, i 2 veri fantocci equivalenti al percorso intero 56?

Sono Adamo e Eva! Cioè 30 +26. I due valori di DIO

Trino posto lui 10+10+10 e lei in quel 30 -4 = 26 in cui 4 è la realtà della famosa “costola” tratta da Adamo per avere la sua compagna divina, madre di tutti gli uomini.

<Costola> vale 75. Non ne capite il nesso? In 100 (lato della realtà) 100 -25 = 75 è il moto di 25 che non

pare il 26=EVA! Ma 25 da solo è ASSOLUTO! L’unitario 25/1 consiste in 25+1 ed è il 26 di EVA, che è assoluta.

E se vi sembra che io giochi coi numeri, sappiate che il PRIMO che lo fa è proprio DIO, e – giocando veramente coi decimali del Padre 10 – crea i <fantomatici personaggi>=101+101, unitamente al <fantastico>=99 <Universo>=111. Sono 412. Sono tutta la realtà 400 dei 12 apostoli o figli d’Israele.

Io ho capito (ove gli scienziati di oggi ancora no) che il ciclo 10 è il nostro totale Padre e che esiste come lo scrittore di un libro in cui, se deve figurare presente anche se stesso, col suo volto, ci mette una sua foto.

Vi chiedo: essa è LUI in persona? No! La foto sua è un facsimile, un simulacro di cui si serve: gli occorre come l’asino che Gesù comandò di prendere nel paese vicino e se qualcuno chiedeva perché gli prendevano l’asino, dovevano rispondere; “Serve al Signore”.

Sono (nel gran gioco di Dio Padre 10) il suo primo servitore, posto a base di tutti gli altri nomi di cui Dio si è servito. Infatti io non ho un solo nome ma i 6 che coprono tutti i versi che ci sono nell’espansione centrifuga della luce, fatta per assi componenti.

++66=Romano è il nome dell’energia in potenza;

++78=Antonio la muove nel centrifugo e centripeto;

++26=Anna la muove in Dio Madre della Madre;

++51=Paolo lo crea in <realtà> (Conv. di S. Paolo);

+113=Torquato lo muove in 111+1+1, vol. unitario;

++47=AMODEO lo muove nella realtà 40 di Set !!!

=381, è la somma dei primi 16 numeri primi

=381, è il vol. dell’Arca di Noè lunga 300+20+30+1, =381 è dato da 100+100+100 +3×(3×3×3).

Rispetto ad <ASSOLUTO>=107 deve realizzarsi con il +274 (la realtà 4 che trasla del ciclo 10 ×3×3×3.

1 in + del potenziale 44,273 nel tempo natale di MT. 251 (Padre, Figlio, Spirito Santo) +23 (Abele, quel 2°genito che era perfetto e fu ucciso)..

Perciò sono un servo! Il massimo che Dio abbia avuto! Incomparabile col Figlio di Dio <Gesù>=48.

48 +59=BENITO (1° nome di quel mio fratello in cui è realmente tornato in forma corporea) dà il 107. 48+66 dà il 114 dell’assoluto +7 (il Creatore).

Su me asino scese lo Spirito Santo =96+61=157 che, col volume di Romano 666/3+(1+1), dà il 381.

Questi sono i rapporti di Causa/ Effetto posti in tutti i primi 9 fattori creatori del 10° assoluto.

Riferiti al Padre 10 di tutti i numeri, il totale risulta 646,6905/10 fino alla definizione unitaria nei 10^-4.

Ebbene questa creazione in me è stata proprio reale, poiché il Triplo nello spazio a 3 dimensioni, porta il valore intero al 1.938 dopo Cristo in cui io sono nato.

E se si fa il triplo contando anche i decimali, si arriva al 1.940,0715 in cui morii e risorsi, in un vero miracolo (alluso da Gesù colla risurrezione di Lazzaro).

+1.940,0715 è il rapporto di Causa/effetto + 0,0111 somma il valore reale in principio =1.940,0604 e porta esattamente al dì 4 del mese 6 in cui tutto ciò accadde. questi 111 decimillesimi che sono aggiunti sono le 3 dimensioni del ciclo 10 del Padre di tutti i numeri poste in principio nella loro unità.

Non sono chiacchiere ma prove Provvidenziali.

<Assoluto>=107 +2 (Ada e Zilla)=<Matusalemme>=109

Il fattore 8, nominato Matusalemme non secondo fantasia (ma cogli ordini della sequenza 11+1+19+19 +17+1+10+5+11+11+5 = 109) esprime nel n. 8 la Trinità del 2 (essendo dato da 2×2×2), e nel nominale 109 il lato intero 100 della realtà (unitaria nell’area 100×100) dato dal ciclo unitario 10, che è ×10 e dall’unità dello spazio 3, che è ×3.

Tutto ciò asseconda il Dio Jahvè che si disse “io sono quello che sono” e che, <essendo 10×10 è 100>, ed <essendo 3×3 è 9> ... Così è 100+9, poiché 10 e 3.

Nel contempo, 109 è il 29° n. primo, laddove il naturale 29 è il 10° a immagine e somiglianza di Dio nel 10. Anche in questo modo, essendo il 10° n. primo il 29, <quando il 10° n. primo è quello che è nel 29°>, allora è il nominato 109 in Matusalemme.

I conti tornano sempre poiché i nomi sono numeri!

Causato come fattore figlio, dal 7° che è il Padre di tutto e Tutti, essendo quel Dio che crea in 7 giorni, tu Matusalemme figuri al livello dell’ottimo Figlio di Dio.

Con 2 +8 sei il 10 Uno e Trino di 2^1 × 2^3.

Con 2+107 sei 109 come l’<ASSOLUTO> reso reale.

Matusalemme, sei il 1° figlio avuto da Enoch quando il Creatore in 7 giorni era virtualmente anche SET e aveva compiuto giusto 65 anni.

Sono 65/1 unità relative, date in anni, che sono le 65+1 = 66 totali dell’energia chiamata Romano .

66 è la totalità dell’Energia in potenza, che non si muove, tanto è calmo e in equilibrio (anche in Fisica), ed è il mio primo nome dei 6 descritti in Bibbia tramite le dimensioni dell’Arca di Noè.

C’entro proprio io – Romano – nel mio 1° nome che esprime tutta l’energia, in questa trascendente <messinscena>!

Lo afferma ancora la Bibbia quando Dio ordina a Noè le misure dell’Arca di salvataggio.

Genesi 6,15-16

15 Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. 16 Farai nell'arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai; da un lato metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore.

300+50+30+1 è la lunghezza in 381 cubiti (allude a una cubatura uguale a 300×50×30×1 = 45 volte la realtà 10^4 e che è la realtà di 40 nel tempo di 10/2.

381 è il valore di tutto il mio nome, che ne ha i 6 di Romano Antonio Anna Paolo Torquato AMODEO.

Coi 45 di cubatura il più diventa il 381 diventa 426 in Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo in cui rivisse il corpo di Gesù mentre in me il suo Spirito

426 è Dio Uno e Trino in 100+300 ed è Dio=26. È la serie divina: 18 +48 +66 +114 +180 = 426

In essa 48=<Gesù>, 66=<Romano>, 114=7+107 =<Assoluto> (Creatore Assoluto, 114, quando è <Romano+Gesù>, e ciò in essere tra 18 e 180.

381+426 (il valor dei due fratelli Amodeo) è 807 e potete vederlo qui in essere nel 2° tra i primi 10 fattori.

Sono gli anni in cui Set ebbe Figli e Figlie, ossia è tutta la forza della causa causante ogni cosa. Poiché sono i 9 fattori relativi che generano il 10° assoluto in Noè il valore nominale 456, senza il 30 del valore assoluto, scende esattamente al 426 di Benito Amodeo, in tutti i suoi 6 nomi. Ve l’ho detto: il lui si è ripresentato in facsimile (in un avatar) il corpo di Cristo in un suo facsimile umano. Anche Benito è stato come me: un fantoccio, e io ne ho avuto la prova quando andai a Gerusalemme, sicuro di morirvi il 21-12-12,

Sì è la data del Calendario Maia. La Messinscena di Dio si è avvalsa anche dei Maia. Essi stessi sono stati voluti dalla Provvidenza come i facsimili delle conclusione dei Mille e non più Mille anni da quando Gesù iniziò l’anno 12 a occuparsi delle cose del Padre Suo. Essendo un creatore Uno e Trino in 4 giorni, essi andavano tolti dai 2,000 anni, e il 25 dicembre diveniva il 21 del Solstizio di Inverso, del sole “vinto” nel giorno più corto nella sua luce, nel settentrione del Mondo.

A Gerusalemme feci l’esperienza concreta dello Spirito Santo che uscì davvero dal mio corpo alle 2 del dì 22, quando nell’America dei Maia era ancora il giorno 21. Vidi prima un quadrato azzurro rimpiccolire fino a lasciare tutto buio, e in quello il mio corpo fu attraversato da una intensa scossa elettrica, che si concentrò in me e sparì.

Cominciarono quel dì per Benito i giorni della sua gestazione celeste. Concepito il 4 giugno 1,940 e generato il 17-2-1.941, ebbe 258 in cui lui trascorse col facsimile del corpo di Gesù la sua gestazione terrestre.

La gestazione celeste fu fatta tutta e solo da lui e 258+258 giorni erano 516 da aggiungere al 21-12-12.

Morì invece il 17-2-2014, giusto 44 giorni prima.

Sia nel segno del valore assoluto 45, in più del suo nome rispetto al mio (dati dalle 44/1 unità che in tutto sono 45), sia dipendenti dal fatto che 44 sono i 2/3

dell’energia chiamata Romano, e che restò nel Romano sopravvissuto nel suo corpo, e dal quale era asceso solo lo Spirito Santo di Gesù Cristo.

Mentre la gestazione terrestre fu condivisa tra Benito e il facsimile del corpo di Cristo (che non era ma solamente rappresentava), dopo il 21-12 del 12 in cui lo Spirito Santo del Cristo era realmente asceso da me, restava anche come corpo vivente solo quello di Benito. Così furono caricati su lui interamente i giorni 258 della sua Gestazione.

Quella da facsimile del Corpo di Cristo fu ridotta di 44 giorni e risultò dei 214 indicanti i lati 100 e 100 dell’area trasversale, il cui flusso 7 era di SET, e pertanto 14.

Riporto Genesi 6,15-16 che se partiamo dal libro Bibbia è quel 1,6, 15-16 che sembra suggerire qualcosa, in tre 16=R -1...

15 Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza.

16 Farai nell'arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai; da un lato metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore.

Per divenire 300+50+30+1, l’energia in potenza, chiamata Romano nel 1° nome, deve traslare del 315 dato dagli altri 5 nomi, per essere il 381 di tutto il nome che ne ha 6.

Soprattutto, dove comanda il 16=R , della prima lettera di Roma e Romano, e i numeri naturali sono ORDINATI dai numeri primi, lì accade che 381 è la somma dei primi 16 numeri primi. R = 16, in questa somma di primi, è così con questo 381 sia l’Arca di Noè, sia Romano in tutti i suoi 6 nomi. Il versetto 16 visto sopra, a precisazione, aggiunge questo ordine:

da un lato metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore “

Esso con <porta> ordina il <14+15+16+1>, il che dà come somma il 47 del cognome Amodeo, che è la famiglia cui il 381 appartiene.

È una struttura Tridimensionale <91+42+114> uguale al 247 in cui il flusso 47 di Amodeo riguarda ora tutti i due lati 100 e 100 della realtà che, moltiplicati tra loro, danno il 10.000 di tutto il valore intero.

Cara MT e cari tutti voi che leggerete, questi numeri che traducono le parole italiane che state vedendo, in cui <porta> vale 47 e <inferiore+medio+superiore> vale 247, non sono dovuti al caso! Questi sono davvero i valori di queste parole, che prima di essere parole, sono i numeri che usa la mente, per ragionarci su, facendo esercizio di calcolo numerico!

Chiedete allora perché <inferiore> vale 91?

Dove comanda il 7, esso è 13 volte 7, e 13 è il dimezzamento del DIO=26, che – ove comanda il 2 – ne contiene uno superiore e l’altro inferiore.

A questo punto – immagino – voi ribattete:

“<superiore> però vale 114! Ch’è c’entra col 13?”

Il calcolo lo rivela: al 13 si aggiunge 101 per essere 114, e 101 è il 26° numero primo dato da 13+13.

Ricordate? 114 è <Gesù>+<Romano>= Superiore.

La cosa sorprendente è l’automatismo con cui la ragione fa queste considerazioni.

Non convinti, vorrete sapere a questo punto perché <medio> equivalga a 42. Il Creatore, il <me> dato da <Dio>, crea in 7 giorni, ma riposando in 1, per cui tutto il lavoro sta nell’andare nei 6 versi (su, giù, avanti, dietro, a destra e a sinistra). Mediare il lavoro con il riposo significa combinare 6 con 7, e il prodotto è 42.

È così tanto <medio> che 42 è un volume espresso in linea dai lati 20 e 20 dell’area trasversale col flusso di

20/10. Tutta la realtà unitaria è il valor medio ed è dato dal volume avente 40 come il flusso di tutta la realtà, quando il piano, che ha questo flusso, ha i lati 1 e 1. 42 è poi 1/2 di 84, il quale, nel lato 100 della realtà, è il moto di 16=R e 42 è il suo mezzo.

Ripeto: la nostra intelligenza “cosciente” fa una “gran fatica” a capacitarsi dell’automatismo della natura. Ma abbiamo la stessa difficoltà quando vogliamo conoscere tutte le ragioni di ciò di cui non abbiamo coscienza – ad esempio – di come operano il DNA, e i vari nostri organi.

Basta pensare in questo modo semplice per capirlo: per la ragione, le lettere sono numeri.

AMORE non per caso è il massimo ordine possibile dato dalla progressione 1-11-13-16= AMOR. che, aggiungendo +5, allora <è>.

Mi viene in mente la canzoncina dei tifosi di calcio:

“Chi non salta Interista <è!>, <è!>“

Le vocali che concludono le nostre parole sono significative: la <A> rimanda al possesso di chi <ha> e al femminile di chi lo è. La <e>, in essenza, <è> ed è la pluralità delle parole terminanti in <a>.

La vocale <i> dà la pluralità dei nomi terminanti in <o> indicanti <ho>. Infine <u> (che vale 19) è una finale che in italiano è sempre accentata, e indica con ciò in una parole tronca la stessa pienezza del 19 (tutto il moto di 1, in un 10 che trasla di 10), raggiunto il quale si ha l’inversione a <u>.

Questa <virtù> dell’italiano è un dono ricevuto da quel latino che con le desinenze finali indicava tutto e che nell’italiano è restato per quanto è in essere e avere e connota tutte le differenze tra maschile e femminile, singolare e plurale.

Le altre lingue del mondo non possiedono questa importantissima virtù. Solo l’italiano è la lingua perfetta, laddove la perfezione è “unica”.

Non vi possono essere più lingue perfette di 2 e la sola altra è l’ebraico.

Le due corrispondono perfettamente tra loro usando una il ciclo del 7+7+7 e l’altra del 9+90+900.

I totali 21 e 999 stanno tra loro come 12 +47×21= 12+987 = 999.

Questo 12 che si somma è la trascendenza stessa del 21 che si aggiunge come quel valore in negativo parte del 33 (presenza 1/3 del flusso del lato 100 della realtà).

Il 47 (interattivo col 21) è quella “porta” che avevamo visto nell’Arca di Noè, che porta il totale ciclo 21 della lingua Italiana a divenire il 999 dell’ebraica.

Scusami Maria Teresa, scusatemi tutti voi che leggerete, ma questa è una delle ultime occasioni che ho nei poco più di 1.000 giorni di vita che mi restano, per farvi conoscere queste cose che io so soltanto perché Dio ha camminato con me, e Dio è la verità trascendente, quella che realmente non si vede e che è stata affidata ai Profeti e al linguaggio della Sibilla.

Dopo di me, non avrete un altro capace come me di scorgere quello che nessun altro al mondo riesce a vedere.

Ritorno così al racconto interrotto per aver voluto dare tutte queste spiegazioni sui perché che nessuno capisce.

Matusalemme, essendo stata di 365 anni la vita totale di Enoch tuo padre, i 65/1 anni di lui quando ti mise al mondo sono il moto 1 unitario nella totalità dell’energia 66, ma anche i 65 di quel 300 che è il lato 100 della realtà, quando esiste nei tre assi cartesiani, con 100 di lunghezza su ciascuno a vale 1 anno.

Non per caso 365 sono tutti i giorni di un anno, che esistono nelle 3 volte degli assi spaziali, e poi è necessario un solo anno di 366, a indicarne l’unità di moto spaziale dell’energia 66, dell’anno denominato bisestile proprio dai due 6 del 66.

A riprova del collegamento esatto, tra la mia nascita definita fino nel mese e nel giorno, e i 969 anni della vita di Matusalemme, osservate: la presenza 969 più il suo

intero spostamento 969, sono il percorso di 1.938 anni esatti. E sono gli anni dopo Cristo in cui sono nato.

Ogni 969 è riferito a 38+0,75/60 = 0,0125, e con ciò la totale definizione della nascita è spinta fino al 25 gennaio dell’anno 38.

A conti fatti sulla Bibbia, tu Matusalemme risulti vissuto fino al Diluvio Universale, tanto che sembra che solo esso abbia definito il tuo limite... Il che è in tutto corretto, laddove per definizione l’energia che tu incarni (come il moto di 1 in 66), è eterna.

Tu, caro Matusalemme, con la tua vita di 969 anni

sei dunque evidentemente la dolce metà della mia vita in anni, giunta nel doppio di 969.

Credi che sia “per caso” che in Bibbia, libro 1 capitolo 4, ci sia la vicenda di Caino che uccide Abele, e poi il discendente Lamech figlio di Metusael (e allineato con Matusalemme ove Tu sei Ma... Te.sa Lè... ) ebbe 2 spose ove occorrono due 969 a dar vita nel 1.938 ad un Me?

È scritto in Bibbia 1, 4:

23 Lamech disse alle mogli: «ADA e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire: Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido.

24 Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette».

Lamèch indica mio papà ch’è L.Am. , ch’è L uigi

Am odeo nato 7-7-7 ove Lamèch visse 777 anni e Tu, col nome di Ada, sembri la sposa di mio padre... che è quel Metusael che sembra Te (in Ma Te.sa Lè...) e che invece è Me! Gli sposi veri sono una cosa sola e Tu caro Matusalemme, sei Te e Me., sei sia la sposa di suo figlio Lamech (ch’è mio padre L.Am) sia la madre di Matusalemme, sia una Sorella nella Sposa di Gesù Cristo, in questa messinscena a dimensione biblica!

Ma... Tu gli hai lasciato un livido, per cui lo Sposo e Figlio di Dio nel Papà Lamech (dell’<Is L.Am> ch’<è L.Am>, ch’e il Figlio stesso) avverte le due sue spose, e te in particolare, per le conseguenze di quel livido per cui uccise un ragazzo: 77 volte sarà vendicato in Amodeo Romano ferito da Te, ma lo sarà in Amo.R.

In Amo.R. era tornato Gesù e tu Sua sposa dismessa, quel dì della processione a Cogliate, avevi da poco avvertito i tuoi coristi di Cassina che lasciavi anche loro. A quel punto, Egli su me ti si avvicinò, nella Sua

Chiesa, e domandò a Te, sua sposa (che Lui non aveva abbandonato):

“Mi sposi?”

“Mai e poi mai e non pensarci nemmeno!”

Dopo la processione, mentre andavi verso lui, Gesù ti disse nuovamente:

“Maestra, dammi la mano!”

“Piacere!” rispondesti, stringendola forte come se tu volessi stritolarla (invece che con la tua solita mano senza tutta quella grinta).

Poi, l’anno dopo, sempre a Cogliate, ci fu al teatro l’esibizione, assieme alla banda, e fu suonata e cantata in “Funicolì” la storia di quel povero ragazzo innamorato della sua Nanninella, che la cerca sempre, ma non la trova mai poiché lei lo fugge.

Quel canto ebbe tra i maschi l’Amo.R. di Amodeo Romano come il solo basso che cantò da tenore e tutti gli altri a fare i baritoni. E lui, cioè io – abilitato da te quale il solo tenore – ebbi la mia felice occasione di terminare quel canto con lo stesso “Spusammo, oi Né” (ragazza mia, sposiamoci!) a te così inviso.

Fu un trionfo, in questa divina sceneggiata, quando la nostra umana vicenda finalmente finì là dove doveva restare: in Teatro e nel Canto!

Ci chiesero il Bis! Perfino tua madre ci aveva applaudito al termine di quello “Spusammo oi Né!”

Era il contesto giusto in cui sarebbe dovuta restare la nostra vicenda... ma io avevo il tuo sposo su me!

Dal 4-6-40 era su di me.

Poi fui portato a volergli “dar corpo” il 4-6-73 (e tu Matusalè sei la “sua sposa!”).

Ti ha “eletto”, scegliendoti tra le sue tante, poiché tu non lo avevi voluto “per vocazione” (tu non ce l’hai) ma “con ragione”: Lui era per te il solo Amore che non ti avrebbe mai tradito ... e così è stato.

Tu lo hai ripudiato, ma lui no! E quando ha avuto il modo di “venire in me” nella sguarnita stalla mia che io gli ho offerto”, in primo luogo mi costrinse a venire a Saronno; poi a entrare nella tua Cantoria, e infine a manifestarti in concreto la sua fedeltà.

Tu non l’hai visto e quello che hai inteso fare contro di me, l’hai fatto a Lui.

E hai fatto con questo una cosa “grandiosa”!

Quando mi hai consegnato ai Coristi perché mi facessero fuori, hai permesso al “povero cristo” che son io di rivivere il suo Calvario.

Questa storia l’ho già narrata e non la ripeto più.

Io, dopo avere spedito al Sindaco quella lettera riservata, al termine del 2.002 avevo messo una pietra

sopra tutta questa vicenda molto preziosa per me, cara Maria Teresa Le:

“Hai consentito, a un povero cristo come me che portava su di sé Gesù, il tuo sposo fedele, di RIVIVERE io misero la SUA VICENDA! Cosa grandiosa, per me. Avevi messo il suggello finale al mio proposito di “dar Corpo al Cristo”!

Io veramente ti sono debitore per questa cristiana “CONVALIDA” data alla mia opera.

E quando ti vedo e incontro per la mia strada, sono lieto di imbattermi in te.

Ti voglio sempre bene, anche se quel Cristo su di me non c’è più ormai dal lontano 21 dicembre del 2.012.

In Bibbia, tu hai avuto la duplice veste di Matusalé in te stessa, con l’integrazione di una <MMè> che non sono solo le tue tante M di Monaca, Maestra di Musica ecc. ecc. ma di una Maria Teresa Mazzola che ti ha preceduta e che nel primo Nome e Cognome <MMè>, Maria Mazzola è.

Siete le due spose che con 969 x 2 = 1.938 siete alla base della mia stessa entrata nel mondo.

Spose singole, in quanto sono 969 anni ciascuna, come poi io ho davvero verificato nella mia vita reale sposandomi proprio nell’anno 969.

Il mondo è una <messinscena> divina e io e voi

insieme ne siamo gli interpreti principali. È proprio vero!

Sei tu Ma. Te.sa Le... la mia “eletta”sposa

in tale sceneggiata?

Ora accade che io – che coi 10 primi fattori (da Adamo a Noè) sembro non avere nulla a che spartire –ho cominciato a vivere nel 1.938 dopo Cristo, e mi sono sposato proprio nell’anno 969 che uguaglia i 969 anni totali della tua vita, caro Matusalemme. Allora, visto che una sposa, secondo una ricorrente dizione, è detta la “dolce metà” dello sposo, considerato che, posti “in principio” della mia vita, ci sono 1.938 anni dopo Cristo, e visto che tu sei la sposa di Cristo – ti pongo 7 domande :

1. «Nei tuoi 969 anni di vita, tu sposa di Cristo, e davanti a Lui, non sei forse la “dolce metà” dei miei 1.938 anni avanti Cristo?

2. Sei tu la dolce metà del mio antefatto?

3. Sei tu la mia trascendente sposa, per quanto, posto in essere prima della mia vita, la trascende, come lo fa una sua madre?

4. O – come Madre – tu sei solo una sposa di Cristo?

5. Perche ho avuto 3 spose, vive tutte e 3 nel 969?

6. Perche 2 di esse trascendenti ed una sola reale?

7. Perche – delle 2 mogli Trascendenti – una lo e stata nel corpo, in nozze realmente consumate e l’altra no, in quanto sposa solo nel puro Spirito, ove tutto e solo latente, potenziale ed eterno? »

Sono le 7 domande cui se tu no voglio io dar risposta.

La prima domanda .

«Nei tuoi 969 anni di vita, tu sposa di Cristo, e davanti a Lui, non sei forse la “dolce metà” dei miei 1.938 anni avanti Cristo?

Sì, i miei 1.938 anni son certo con davanti il Cristo. Tutto si gioca qui, come alla presenza di Cristo, poiché Avanti Cristo, questo sibillinamente Trascende.

Posti io e te, entrambi, davanti a Cristo, non c’è dubbio alcuno che 1.938 anni siano il doppio dei 969 anni di Matusalemme, per cui – giudice il Cristo – tu trascendi la dolce metà di quant’è prima di me!

Non vi è dubbio alcuno che sia stato il Signore Chi fu posto innanzi, sopra e ovunque, a giudice della mia vita reale, per possederla tutta, come un suo Dio.

Gesù nacque nel luogo ingrato di quella misera stalla offerta a lui, non trovando posto nei decorosi alberghi!

Proprio allo stesso modo Egli trasse profitto dalla mia offerta, e s’installò nella mia gran miseria. Non fui un invasato! Lo fa solo Satana! Accettò, il Cristo, il mio sincero invito, laddove gli altri – troppo pieni di sé – non avevano posto per albergare Lui. Io, nella mia povertà, mi offrii, perché tornasse e rinascesse nel mio povero abitacolo, destinato alle bestie.

La seconda domanda .

Sei tu la dolce metà del mio antefatto?

Anche qui, come si potrebbe negarlo?

Il mio antefatto è il Cristo – posto prima e davanti, innanzi, sopra, sotto, dentro me – ovunque – come il mio Santo Principio. Io – come lo Spirito Paraclito che aveva preannunciato – ho preso tutto da lui e l’ho riproposto su basi scientifiche e non solo fideistiche.

Solo un altro lo fece prima di me: San Paolo. Ed egli fu realmente anteposto alla mia reale vita!

San Paolo nacque al Cristo il 25-1-38: io Paolo nel 4° nome nacqui il 25-1-38 in una famiglia Cristiana, giusto 19 secoli dopo.

Il mio antefatto, è nella Conversione di Saulo e nei 19 secoli di distanza tra le due date identiche.

Infatti, 19 indica tutto il cammino di 1 posto in 10 secoli, che traslano di altri 10 secoli; è l’unità di tempo che rispetta tutto quanto Dio ha posto in principio.

Ove 19 secoli indicano coi 100 anni il lato esatto della realtà dei 10.000 uguali a 10^4, area unitaria della realtà.

Come puoi essere proprio tu la dolce metà di questo antefatto dato dalla Conversione di Saulo?

Anche qui tu lo puoi solo divinamente, ossia leggendo oltre quella “dolce metà” leggendo mèta, la “dolce mèta” delle nozze celesti indeterminate e infinite che – in cielo! – saranno tutte in potenza di esistere.

La terza domanda .

Sei tu la mia trascendente sposa, per quanto, posto in essere prima della mia vita, la trascende, come lo fa una sua madre?

Dato che ho appena appurato che sei la mia “mèta infinita” come una sposa che trascende la realtà, chiedi come potresti in tutto questo futuro “essermi madre”?

Lo potrai per come scritto in Bibbia, 1,4, riguardo ad Ada, sposa di Lamech e madre di Iabal e di Iubal.

LAM è ch (vissuto 7 7 7 annii ) trascende papà ch’è L.AM in vita l’ anno 7-7-7. Matusalemme è nel lato in ordine di Genesi 5, il papà che l’ha generato. Lo stesso Lamech trascende il tuo sposo nel ramo disgraziato di Genesi 4 (disceso da Caino).

È in atto questa bivalenza di Lamech , ch’è L.AM : è

L. Amodeo, realmente mio padre (nel lato in ordine) e che (in quello in disordine) figura quale sposo delle 2 Matusalemme vissute (in quello che va bene) cogli anni 969+969 (antefatto che va bene) dei 1.938 anni prima che nascessi. Ada e Zilla, in linea con Lamech, sono le 2

mogli (distorte) di papà Luigi Amodeo (alias Lamech), e sono il (diritto) suo sposo e mio papà (di Lamech).

Per cui la risposta è ancora: Sì! Davanti alla mia vita, tu esisti come una madre “trascendente” che mentre è madre, è anche Padre, sposa e sorella.

La quarta domanda

O – come Madre – tu sei solo una sposa di Cristo?

Saresti solamente sposa sua se io non fossi stato davvero la disadorna stalla che si è proposta per dar luogo alla rinascita delle sue verità, visto che negli Alberghi degni dei Re nessun filosofo illustre rispose alla chiamata messianica di Papa Giovanni Paolo II di quel Paraclito che aprisse un nuovo percorso a Cristo. Io sono stato solo il servo del mio Signore, e tu Sposa sua, vi hai trovato un posto reale; non ti ha mai ripudiato, anche se tu lo hai fatto, ma solo per il tempo precario e provvisorio di questa vita reale.

La quinta domanda

Perché ho avuto 3 spose, vive tutte e 3 nel 969?

È stato poiché in me si è presentato il Dio Trinitario. Dovevano esserci 3 spose nel 969! 969 × 3 = 2.907 = 29×100 +7 mostra al meglio la Trinità del Creatore. 29 è il 10° n. primo; 100 è lato della realtà di Jahvè, Allah (e Maria Teresa); 7 è il Creatore.

La sesta domanda

Perché 2 di esse trascendenti ed una sola reale?

Poiché il Padre e lo Spirito Santo sono genitori trascendenti e “assoluti” rispetto ad un Figlio 1°genito

calato nel mondo reale e che ha dovuto avere solo uno sposalizio ufficiale nel 969, consacrato davanti a Dio.

La settima domanda

Perché – delle 2 mogli Trascendenti – una lo è stata nel corpo, in nozze realmente consumate e l’altra no, in quanto sposa solo nel puro Spirito, ove tutto è solo latente, potenziale ed eterno? »

Questo dualismo nelle 2 spose di Lamech è nel ramo sbagliato disceso da Caino. Cominciamo prima l’indagine dal ramo giusto, disceso da Set, occupandoci del Padre del Padre di Lamech, in mezzo ai quali Matusalemme stesso è Figlio e Padre . Poi vedremo quello deviato.

Genesi 5, 21-26

21 Enoch aveva 65 anni quando generò Matusalemme.

22 Enoch camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per 300 anni e generò figli e figlie. 23 L'intera vita di Enoch fu di 365 anni.

24 Poi Enoch cammino con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso.

Bisogna partire da chi è il 7° (e nel segno di Set).

Matusalemme è “Uno col Padre” per 65/1 anni unitari, che indicano il moto di 1 nel 65+1 che è tutta l’energia 66, il cui nome è Romano (lo abbiamo accertato). Matusalemme è presente in potenza nell’energia 66 totale del Padre e unitaria come 65/1. Enoch, come 7° fattore è chi crea tutto.

Il valore intero di un fattore, è il suo fattoriale. Così il (fact) 365 giorni è uguale a 25,1041... × 10^777 (cioè alla dimensione di 777 cifre decimali, che

sono quelle della vita intera del figlio di Matusalemme, chiamato Lamech e vissuto 777 anni).

Ora vediamo cosa comporta il fattoriale del 365 che può essere anche i dì 365 , di ciascuno dei 365 anni .

+25,1041 (fattoriale di 365 giorni è il giorno 25 )

- 00,0916 (913=“in principio” in Bibbia che trasla di 3 nel tempo unitario della realtà 10^-4)

=25,0138 la mia data natale in giorno, mese anno.

Significa che io sono “In Principio” (Genesi)=913 più un 3, un Ente Trino, che esiste nel fattoriale di 365 giorni. E il Dio Trino “In principio” con ciò si incarna?

No! Per carità, non ne son degno! Io sono solo la misera stalla che ha accolto la sua Trascendente venuta divina. Lo servo come una Foto, che gli fa il servizio di essere solo “a sua immagine e somiglianza” ma LUI, ASSOLUTO, è solo “rappresentato” come se fosse in Teatro in cui un Attore l’interpreta.

Il libro Bibbia è eloquente e scrive :

22 Enoch camminò con Dio;

Non scrive “Fu Dio” ma “camminò con Dio”, il che implica che sono due diverse entità con in comune tra loro solo un certo qual cammino.

Esso termina la seconda volta quando “non fu più poiché Dio l’aveva preso”.

Il cammino dura ed è tutto regolato dal fattoriale di 365, sempre uguale a 25,1041 fino ai decimillesimi della realtà e – se vogliamo conoscere il termine esatto – esso è dato dal fattoriale di anni 365 e dunque espresso ora in ordine inverso di anno 25 e mesi e giorni da accertare nei loro numeri, a seconda degli anni posti ora in principio nel concepimento.

+25,1041 (fattoriale di 365 anni è l’anno 25 )

- 00,0037 (anno 37 del mio concepimento)

=25.1004 rivela che io “non sono più” il 4 ottobre del 2.025, il dì dopo i 65 anni compiuti da Matusalemme che – come è l’angelo della mia vita reale – così è anche quello della mia vita eterna!

Matusalemme figlia di Enoch visse in potenza con lui per 65 anni ... Quando compirà lei i suoi personali 65 anni, subito dopo mi porterà in Cielo ... visto che io sono l’ Enoch Ch’è NO nell’ultimo 1/3 delle 3 sillabe del nome Ro-ma-no (e si sa che 3/3 è uguale a Uno).

Solo ora possiamo riprendere la 7ma domanda sul perché 2 Matusalemme: una carnale e l’altra divina

Per saperlo, consultiamo il testo di Genesi 4.

17 Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì

Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio. 18 A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech. 19 Lamech si prese due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla.

Poi affianchiamo le due genealogie, di quella distorta affiancata a quella diritta.

Tutto è storto (da Caino). I tre in giallo dopo Enoch a destra (superflui: il 7° genera tutto) nel ramo distorto sono i primi 3 distinti Enoch (e così è Uno e Trino).

La struttura generale (complessa) è fatta scendere da Caino; quella ordinata, nella sequenza di singole unità, discende da Set.

Ciò significa che in Genesi 4 è rappresentato esistere il complesso di bene e male, per cui le due spose di Lamech sono esattamente contrapposte.

Ada indica il matrimonio col valore divino e ideale, Zilla lo sposalizio terra-terra (con un rapporto fisico vissuto al di fuori del matrimonio in Chiesa celebrato nell’anno 969 che è 1.969 col 10^3 posto in principio).

Con ciò, il Matusael è in linea col Matusalemme nel ramo unitario e i cui 969 anni si muovono di 31 anni in quel 1.000 ... e io, fidanzato da 7 anni, mi diedi una mossa e mi sposai agli stessi 31 anni compiuti.

Ciò conferma la convinzione che tu, cara Matusalè, sei la Matusael legata a me a filo doppio, come la “mia dolce metà e finale mèta”, angelo di vita eterna sia nel dritto (in Genesi 5), sia nel rovescio (in Genesi 4).

Ada e Zilla, in Genesi 4

alias Matusalemme in 5

Come ho scritto in precedenza, quando si ha a che fare con un osso duro occorre ripetere più e più volte.

Per cui – facendo finta che io non abbia ancora spiegato nulla – ricomincio, in un modo diverso, sperando di riuscire finalmente a farmi capire in questa vicenda posta al di fuori di ogni logica comune.

La verità è anche un’altra: con la mia età avanzata la memoria per i fatti recenti diventa sempre più corta.

Chi scrive un libro ben fatto, ha un filo conduttore normalmente ordinato, ma questa vicenda – per come anche Bibbia la presenta – segue un doppio binario. Dovrei avere meno anni per essere ordinato io pure.

Che cosa soprattutto si fa fatica a capire?

Non lo schema generale, della Bibbia, io spero.

Al capitolo n. 4 ha il numero dell’intera realtà, fatta di bene e male, e al n. 5 (numero che scinde il complesso 10 in un solo avanzamento dei 2) la riprende, e la stessa vicenda viene adeguata alla virtù specifica del moto unilaterale nel tempo, in cui 5 vale quanto i 10 mezzi.

Quello che soprattutto credo si faccia fatica ad accettare è che questa storia, narrata in Bibbia, di fatti iniziali, sia riferita invece a questo tempo presente ... e poi proprio a me e ai miei tanti amori: complessi e irregolari nel cap. 4, e – al contrario nel 5 –con un solo matrimonio consacrato davanti a Dio.

Perché la Bibbia dovrebbe descrivere, nel passato, cose che darebbero accadute nel futuro?

La risposta facile e immediata è che si tratti di profezie. Davanti ad esse però l’intelligenza si blocca e diventa solo il caso se crederci oppure no.

Io voglio una Fede che abbia ragioni valide poiché scientifiche alla sua base, per cui o riesco qui a far capire i suoi perché ragionevoli, o fallisco nel mio intento e tutto resta argomento di sola fede.

Ecco: credo di essere riuscito davvero a trovarle, tramite l’esame del processo conoscitivo che porta il presente a discendere poi nel passato.

Esso sta in un puro rapporto matematico mutato in divisione. Questa dà sequenza di numeri, ciascuno come il fotogramma d’una pellicola vergine su cui poi impressionare un film. La sua ripresa è fatta con un’altra divisione che sovrappone alla prima altri numeri, e il tutto avanza nel tempo da ogni numero al suo decimo. Per non stare nel vago, eccone la definizione.

1.000 / 99 è il rapporto definito che – mutato in divisione – dà 10,1010..., il periodo eterno del ciclo 10. 10 / 0,23571113171923293137414753 , esso pure definito, è il rapporto che – mutato in divisione –asservisce ogni ciclo 10, agli ordini dettagliati nel tempo decimale dalla sequenza dei primi 16 numeri primi: quelli della realtà unitaria data dal 4×4 che combina il reale spazio-tempo coll’immaginario Dio Uno e Trino.

Risulta 42,424810093023054875603985388791... che ho evidenziato in giallo fino a dimensione atomica. Entrambi i rapporti sono “presenti” e come una onnipotenza matematica simile ad un vuoto <prima> cui serve l’indispensabile < Fiat lux!> che lancia i 2 calcoli. Il 1° dà lo spazio-tempo vuoto, infinito, eterno nei decimali 10, come i fotogrammi di una pellicola vergine. Il 2° li impressiona, uno a uno, di tutti i moti ordinati al momento giusto dai numeri primi. Vanno dal 1° fino al 15° (dello spazio intero 5+5+5, che nel 47 è la realtà 40 col suo vincolo sferico 7), e al 16° (che col 53 complementare di 47 al 100, lato della realtà 10^4, la muove di 100/2, solo in positivo, e di 3, unità di spazio).

Il 17° numero primo è veramente escluso! Col suo 59 rappresenta tutta la dinamica 9 della c^2 (il quadrato della velocità della luce) laddove il 53 la presentava in modo lineare. Quando i due lati, 100 e 100 della realtà intera nella loro interazione 100×100 sono l’intero 10^4 della dimensione della realtà, la lunghezza 50 è 1/4 (il giusto tempo della presenza sulle 4 dimensioni dello spazio 3 +1 di tempo) della lunghezza 200 data da 100+100, le due lunghezze che nel prodotto danno la realtà. Così la domma delle dimensioni 50+9, espresse in base al ciclo 10 dei numeri, sono il prodotto dato da 10^50 × 10^9 e fanno interagire tutta la presenza in lunghezza dell’intera realtà con il quadrato della velocità della luce.

1.000/99 presente, diviso, dà cifra dopo cifra, nel tempo decimo, di colpo appena ciascuna è calcolata. Come nella divisione il resto ancora non c’è, così, fino a quando i relativi numeri non sono calcolati, il Creatore non ha creato ancora (nel Suo futuro, quello del Dio che crea) il tempo reale e sempre più precedente al presente!

Dio crea infinite e virtuali premesse all’eterno presente

Proseguendo a dividere sempre l’ultimo resto (calcolo reso possibile andando sempre più nei valori decimali), noi abbiamo che, mentre il calcolo va nel suo futuro e si aggiunge, noi configuriamo il complementare passato, e passiamo all’evoluzione unitaria di:

10 / 10 > 100 / 100 > 1.000 / 1.000, ecc.

Questa è la reale inflazione del tempo unitario.

Infatti, al valore di “presenza” (dell’operatore del calcolo) che avanza di 10, in 100, in 1.000, eccetera, (espandendo l’universo), corrisponde il relativo accorciamento del tempo che si riduce, da 1/10, a 1/100, a 1/1.000, eccetera.

Poiché noi vediamo ogni cosa a partire dalla durata della presenza del tempo, abbiamo che:

Nel 1° tempo il 10, osservato da 1/10 appare 100, ma in modo trasversale come se fosse la sezione 10×10 del flusso presente in 10. Gli corrisponde lo 0 della sequenza decimale 0,234ì57... dei numeri primi, ed è vero: 10 ha zero come la sua cifra unitaria. E’ assoluto come lo è nel Dio Padre che l‘assume a sua immagine e somiglianza come l’unico ciclo di tutti i decimali.

Nel 2° tempo dell’inevitabile inflazione, quando c’è 100/100, ciò, visto nel tempo di 1/100, appare essere 10.000, ed è l’area trasversale a lati 100 e 100 che moltiplicati, danno la realtà unitaria in 10.000.

Questo accade laddove, in 0,2357... nel primo tempo decimale, 2 è il primo numero primo a entrare in gioco.

Nel 3° tempo del calcolo, lanciato dallo stesso operatore, si attuano i 1.000/1.000, e l’impulso porta all’area trasversale con lati 1.000 e 1.000, ed area 1.000.000. In essa l’area 10^6 è tutto il complesso, della realtà cubica avente indice 3. E la divisione nel tempo (attuata tramite i numeri primi) introduce (in aggiunta a quello 0,2 che resta valido nel suo passato), lo 0,03 dello spazio che è dato dal 2° numero primo.

Nel 4° tempo c’è la traslazione nel tempo 10 di 10^3, e l’impulso è divenuto tale da fare entrare in gioco il 3° numero primo. Così 0,005 si aggiunge ai precedenti, che restano in atto a regolare i loro tempi apparentemente passati, ma che sopravvivono.

Nel 5° tempo, è lo 0,005, il 3° numero primo a entrare in gioco.

Nel 6° tempo entra il 4° numero primo e sono terminati quelli ad una sola cifra quando il 6° tempo esprime la complessità 3+3 dello spazio.

Nel 7° tempo entra in campo la curvatura dello spazio, data dal 6+1 che la Bibbia racconta come la costruzioni di Dio in 6 giorni di lavoro e 1 di riposo. In

verità, nella nostra realtà dello spazio e del tempo, si tratta del vincolo della sfera.

Esso esiste con il 7° vincolo del raggio 1 partito dall’origine degli assi cartesiani, vincolo che si aggiunge a quello 6 delle unità componenti in espansione dalla stessa origine (+3 elettriche) e in ammassamento (+3 magnetiche). Questo biblico “riposo di Dio” introdotto nel 7° tempo (che la Bibbia vede nel 7° giorno, ma anche in Set, complemento del “Die C.I.”) incide sui numeri primi facendoli divenire a due cifre, e il 5° si adegua (come il dimezzamento del ciclo 10 che esso è) a valere lo 0,000011 che entra in azione a dividere il 10, e che coesiste con tutti i precedenti.

L’8° tempo, che nel n. 8 esprime la realtà 4+4 complessa, è regolato dal 6° n. primo 13 che, entrando in azione dividente del 10 come 0,00000013 si esprime perfettamente alla dimensione complessa di 10^-8.

Il 9° tempo è quello che pone in atto il quadrato della velocità della luce. Ad esso corrisponde il 7° numero primo dato da quello naturale 17, che entra in atto alla dimensione atomica unitaria Å, dell’Angström, data mediante i 10^-10 m, metri, unità dello spazio.

Col 10° tempo si chiude il ciclo, nel quale entra in azione il numero primo 8°, uguale al numero naturale 19 indicante tutto il moto di 1 in un 10 che trasla di 10. È la metà del 38 indicante l’intero flusso vai e vieni-

Coll’11° tempo abbiamo la presenza reale 1 del ciclo 10 del tempo. Ad esso si affianca il numero 23 che riparte nel secondo ciclo coi due numeri primi come uno solo. Sequenza fondamentale per definire con 10^23 l’accorpamento della molecola quando questo 10^23 esiste in tutti i 6 versi centripeti e chiude una unità chiamata molecola, che in ciascuna è 6×10^23.

Ma è solo al 12° tempo che si ha il complesso dei 6 ammassamenti della molecola aggiunti alle 6 espansioni della luce. Entra in atto il 10° numero primo 29 che in religione con XP è Chi (o il 10 Romano) e il RO (=16+13) e si afferma dove il 10+1+1 è il flusso di

volume 10 espresso dall’area trasversale unitaria a lati 1 e 1. Importanti per questo “i 12”, di Giacobbe e di Gesù.

Questa evoluzione è talmente ordinata da porre in atto una assoluta coerenza in tutti gli aspetti del nostro

Universo Reale che in questo modo numerico, è tutto basato sul ciclo eterno del 10 dato dal calcolo del rapporto presente dei 1.000/99 come l’eternità.

Il tutto in piena coerenza con la Fede e la Scienza che vedono in 10^3 le 9+90+900 unità di massa e di qualità alfa-numeriche degli Ebrei e il 99 del Credo Islamico coi 99 nomi di Allah (dati da 100 -1).

Quello che però è basilare da riconoscere è che questa costruzione matematica e divina non realizza il presente ma va a generargli premesse perfettamente coerenti come le passate cause delle relazioni presenti.

Ciò spiega un passato che conservi la dovuta memoria di quanto è oggi presente.

Ciò spiega Romano come l’eterna energia in potenza di rinascere (nella povera stalla di animali, mentre gli Illustri Alberghi degli uomini erano colmi di sé e indisponibili) e di risorgere coi suoi contrapposti amori, nel corpo e nello Spirito.

Zilla (carnale, reale) vale 50; Ada (virtuale) vale 6. Insieme sono il 56 di Adamo (Ada al mo’-mento) e di Eva (tratta dalla “io costo, là” la fine del matrimonio consacrato dal CF di Amodeo, MDA = Adamo (=30), con Giancarla (=60) che non è sua metà ma suo doppio, 60, =Ada×10 (la sposa Ada per il Padre dei decimali). Son verità nascoste e sibilline in nomi = numeri. Per mutare 1.000 e 99 nell’infinito spazio-tempo vuoto (pellicola vergine su cui poi riprendere il film, servendosi dei 16 primi Signori degli infiniti numeri naturali) occorre sia come descritto in Bibbia, Genesi 1,1-3 (la Genesi del 113 Uno e Trino che sono io):

1 In principio Dio creò il cielo e la terra. 2 La terra (il RA TER, il 3 Romano) era informe e deserta e le

tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

3 Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.

Come vedete a lato, io sono 1+3 volte il 113:

1 (il tempo decimo 11,3 dato dal valore unitario di ciascuna delle

12 lettere in mezzo);

3 (lo spazio dato dal 1° nome Romano unito al Cognome Amodeo; quello dato dal 5° nome; infine quello dell’acronimo a 2 cifre dei miei 6 nomi).

Per lanciare l’ordine «Sia la luce!» (e la luce fu) occorre che lo dica DIO servendosi della dimensione 10 del ciclo paterno fissato a propria immagine e somiglianza.

Per farlo, serve un <essere, davvero in essere>, ove <essere> vale il 65/1 (unitario, relativo) collocato nel 66 dell’Energia in potenza avente nome Romano. Il ciclo 10 è il suo assoluto servitore!

Come unico Padre di tutti i numeri decimali “può” caricarsi di esistere a immagine e somiglianza del valore assoluto ... e lo esprime!

Infatti da solo 10 è indeterminato ed è proprio compatibile con l’assoluto, esso pure indeterminato e senza dipendenza da nessun altro, proprio come quanto è detto ASSOLUTO da <absolutus>, sciolto da ogni vincolo rispetto ad altri.

Gli resta solo quello con se stesso, di quanto è quello che è. Invece il relativo lo è sempre ad altro.

Se voglio spiegare cosa sia una qualunque realtà concreta, come una <mela> non la spiego in nulla se dico che la <mela> è la <mela>

Quando ai numeri decimali si è aggiunta l’algebra, ecco che questa è la regola risultante da tutta l’interazione tra i segni meno e più:

+1 × +1 = +1

- 1 × - 1 = +1

+1 × - 1 = - 1

Sono due le modalità opposte, nel rapporto tra simili (ma uno positivo e l’altro negativo) per dare il positivo, mentre è una sola la relazione tra valori opposti.

Chiamando Bene il positivo e Male il negativo, sia il Bene del Bene, sia il Male del Male conducono al Bene, e Gesù disse: “Dite Sì, Sì e No, No; il di più è il maligno”.

Ed è vero! La coesistenza di opposti, interattivi tra loro, risulta il trionfo del Male ed è il tonfo del Bene.

Ora il mondo reale in cui una cosa è <espressa> solo da <altra cosa> fa coesistere tutti gli opposti e basterebbe questo a far capire che la realtà che vediamo in essere e trionfare è quella del male; ogni vita nasce per morire. Cosa si può avere di peggio?

Scusatemi se vi sembro “pedante” e “pesante” da sopportare, ma se io ho “supposto” la creazione matematica del nostro mondo e resto in questa condizione di pura supposizione, io non faccio altro che sottoporre voi ad un atto di fede, e seguiterete a chiedervi: “Sarà poi vero?”

Io (che desidero ragioni vere e non solo atti di fede) devo dimostrare vere le mie supposizioni.

Perché se alla fine io non l’ho fatto bene, vi ho solo fatto perdere tempo prezioso.

Se vi parlo di tempo, terra-terra già lo conoscete. Si misura con l’orologio, in giorni, anni, e così via. Ma visto nell’esistenza di un Universo costruito col calcolo decimale dovere sapere a che cosa equivalga il tempo, in matematica.

Quando poggiamo tutto sulla sua unità, il suo tempo è una sua porzione precisa: 1/1, 1/2, 1/3, e così via.

Ora – poiché DIO è UNO, e dico proprio il numero 1 – esso è il valore fondamentale che esiste sempre e che se lo è in 1/2, allora ci sono 2 spazi. Se è unitario nel tempo 1/3, allora 3 è l’unità dello spazio, poiché 3/3 è 1.

Un film in 2 tempi non è raddoppiato di certo, poiché ogni suo tempo si è ridotto alla sua metà.

Credo che sia totalmente comprensibile.

Per rendere in tutto comprensibile anche l’assunto dei due calcoli posti a base di una realtà costruita con il calcolo, io vi ho dovuto mostrare quali fossero e in che modo operassero, dimostrandovi la verità.

A riprova che l’assunto poi trova conferma ora nella Fede, porto la Bibbia, e la prima cosa per essa sta nel fissarne due:

A. quello che c’è

B. IN PRINCIPIO.

C’è il 1° suo libro ed ha proprio questo titolo. Come è? Consiste in lettere che equivalgono alla sequenza di questi numeri: 600+10+300+1+200+2 la cui somma è 913 e che è letta da destra (verso sinistra), ossia nell’ordine inverso a quello che io qui ho scritto ma che è anche l’ordine di scrittura nell’ebraico.

Possibile che questo è quello che c’è “in principio?”

Chiedete ancora: “in principio di che cosa?”

Possibile che non lo vediate coi vostri occhi?

In principio di quello che c’è in assoluto esiste una corrispondenza tra due cose differenti: lettere corrispondenti a numeri.

C’è questo linguaggio: la Cabala, alias Gematria!

Letto da sinistra (come da noi) 9+90+900 sono 999 <unità> che, più la <unità> 1 posta a riferimento delle 999, rende ciò che c’e in assoluto 1.000 in “assoluto”

Per ciò i primi 10 Fattori (Adamo>Noè) vivono 1.000 anni. Dite che non risulta? Vi sbagliate, non avendo capito che c’è sempre una relazione tra due opposti: 999/1 sono spazio in 999 e tempo in 1. In tutto sono 1.000. Questi i primi 10 fattori e gli anni totali di vita nella colonna a destra non sembrano i 1.000 solo poiché ciò che manca al 1.000 totale (che è ASSOLUTO, e non appare) è il numero N a denominatore poiché 1 è arbitrario!

930/70, 912/88, 905/85, 910/90, 895/105, 962/38, 365/635, 777/223 i 9 rapporti che hanno avuto 1.000 anni ciascuno, con unità di tempo poste tutte 1 ma

che sono 70+88+86+90+105+38+635 = 1.111 nei primi 8 rapporti del complesso della realtà 4+4.

La somma dei rapporti esistenti nei primi 7 vale 78,8314465406150 fino ai millesimi della dimensione atomica e in 78 intero ha 26+26+26, che sono 1,5 anni terrestri espressi in 78 settimane. Esse, poste nei tempi decimi sono 788,31446540 decimi di settimana, il che in 788 è il 222 mancante al 1.000 +10 (mosso di 10) =666/3 (flusso 1/3 della energia elettrica 666), e riguarda gli 8, il 9° è 223. 0, 314 è il rapporto di curvatura P greco;

0,0004654 = 4444+210 / 10^7 esprime alla D. 7, la realtà di 4 volte 1.111, più 10×21 (ciclo 10 del 7+7+7) ... che sono i 777 anni di vita del 9° fattore

LAMech .

Agli 1.111 unitari nelle 4 decine della realtà, si aggiunge il 223 del 9° che è la presenza 1 dei 666/3 , il flusso 1/3 di energia elettrica del n. 9=(3/1)^2, tutta (anche di trasverso) c^2 velocità luce al quadrato.

L’aggiunta anche del rapporto 969/31 di tale fattore n. 8 a quanto dato dai 8 fino a Enoch, dà fino alle 4 dimensioni della realtà 109,5340, e nel valore intero è proprio il valore numerico del nome Matusalemme.

Il tempo 0,5340 mostra nel 53 il 16° numero primo che da la carica totale di moto nel tempo, e in questo caso proprio a quella intera in 40 decimillesimi dell’unità della realtà 10.000.

Questo è il “rapporto vitale” e da un attento esame di esso risulta che i nomi dati a tutti i 9 fattoti risultano davvero creati da questo “rapporto vitale” in anni.

Ad esempio, la somma dei primi tre da il rapporto intero in 33 ed è il nome Kenan, il 4° generato dai tre rapporti vitali precedenti, nel suo valore cabalistico di 33.

La Bibbia è in 1,5 (libro 1 e capitolo 4 che descrive quanto io ho espresso nella tabella riguardante i 10) il trattato originale di causa e effetto più sofisticato e avanzato che ci sia, non ancora “appreso” dalla scienza ! Il 9°, LAMech ch’è L.AM (essendo mio padre Luigi

Amodeo nato 7-7-7 così come Lamech è vissuto 777), è nel 9° la c^2 della velocità della luce.

Se ne ha una straordinaria (e incredibile) conferma nella realtà dei giorni di mio padre alla nascita del figlio nato per 2° il 17 febbraio 1.941, mentre il padre il 7-7-1907.

2,99792458 × 4.096 = 12.279,49907968, è la velocità della luce a dimensione di 10^8 m/s moltiplicata per 2^12.

Ne calcolo il tempo decimale 0,49907968, rapportato al 10.000 unitario della realtà, vale nelle 8 cifre di 10^8 giusto questo: 10.000 / 20.036,88.

Mostra il moto totale ½ del tempo, sommato (nel denominatore) al 36=6×6 (in 66) che sono tutte le lettere al lavoro nel mio nome.

Nel mentre l’energia (immobile in 0,66) nel suo flusso dei 66/300=0,22, con 0,66+0,22 fa il tempo 0,88.

Ciò in quanto i 6 nomi miei e i 6 di mio fratello sono numeri che nel mio vaso valgono 381 e nel suo 426.

Insieme sono in 807 quella che nel riquadro dei 10 progenitori compaiono come gli anni in cui SET ebbe figli e figlie. SET è l’unitario 2° equivalente ai 777 anni del penultimo importantissimo: il LAMech ch’è L.AM .

Pertanto il 2^12 cui va moltiplicata la luce computa come base i 2 dati da me e mio fratello e come 12 quei 12 nomi esatti che sono la vita del 2° come totale causa.

912/88 è l’esatta velocità del 2°, nel suo assoluto 1.000 e si risolve in 10,363636... periodico, ossia nel 10,10 periodico sommato allo 0,26 periodico di Dio= 4+9 +13=26 (Dio Alfabetico) e 10 (Dio numerico).

Del resto, “in principio” è 913 ed è il valore intero (totale, assoluto) della velocità 912/1 ad essa interna quando per arbitrio, 1 è 88 (Romano=66, energia potenziale +66/3 (il suo flusso 1/3) e trasla, occupando 88 in linea. Scisso nella velocità di 912/88 = 10,36363636..., il 10 esiste nel tempo dell’eterno periodo alfa-numerico del riferimento divino, essenziale, trascendente come causa assoluta della realtà concreta.

“In principio” = 913 è il moto di 87 nel 10^3.

87 anni sono quelli che si muovono in assoluto (ossia in quel 1.000) e la mia vita tanti anni vivrà.

87 è il piano a lati 40 e 40 (tutta la realtà) il cui flusso è il 7 indicante 1 che percorre i totali 6 versi.

Agli 87 anni nel caso della mia vita si aggiungeranno i 252 giorni di una perfetta gestazione celeste data da 9 cicli lunari di 28 dì per portare al 4 ottobre 2.025.

A voi questi 913 anni posti “in principio” dicono poco, poiché il tempo unitario del nostro mondo è 1 anno ed è dato dai 365,25 giorni medi in 4 anni.

Benissimo! Il ciclo 10 di un anno sono allora 3.652,5 giorni, e poiché esistiamo nelle 4 dimensioni in cui il tempo ne ha 1 e lo spazio ne ha 3, il solo tempo è

1/(1+3), e 3.652,5/4 sono il 913,125 in cui solo il 913 (intero) è spazio, mentre 0,125 è tempo.

È giusto 1/8 di tempo, poiché tutto il complesso della realtà 4, è 4+4=8 e la sua unità è data da 1/8 per la realtà <vai e vieni>, mentre 4 è il <vai> o <vieni>.

Come avete visto, abbiamo in principio 913 anni proprio come il ciclo dei giorni di 10 anni nel complesso tempo 1/8 del <vai e vieni>.

La Bibbia, con un calcolo puramente “essenziale” ha definito esattamente la durata del nostro mondo reale!

Col titolo che vale 913, la Bibbia ha espresso quella che poi è stata la sua prima parola.

La realtà unitaria è 10^4=100×100, area data dai due lati 100. La realtà 4 del lato 100 è di 400.

10^4 / 400 = 25 dà la presenza di tutta la realtà 10.000 nell’unità data da 1/400-

Così Bibbia al libro 1, capitolo 25 di quanto è posto “in principio”, va a quello in cui si presenta il “Principio divino” è vi è nominato esattamente il nome GESU’.

C’è la presenza di 42,4248, in cui GIACOBBE=42,

ESAU’=42 e GESU’=48 è combinato tra i due. I due gemelli nati e descritti al versetto 25 col nome ESAU’, e al versetto 26 con il nome GIACOBBE sono il primo di 4 cifre, il secondo di 8 e nonostante questo valgono tutti e due 42.

In che cosa? nella Gematria italiana.

ESAU = 42; GIACOBBE=42

Nel capitolo 25 è detto che il 2° (Giacobbe) assume il primato togliendolo al fratello (Esaù)

Il primato di Giacobbe sta nella G.

A Esaù senza primato, resterebbe la A=1a lettera dell’alfabeto ... ma perde anche quello e resta ESU’.

Allora G+ESU’ creano (in due) il nome unico di GESU’ che vale il 48 formato direttamente dalle 4 cifre del primo e dalle 8 del secondo. Ma è un 48 che trascende la somma 42+42=84 che è trascesa da 84 al 48=GESU’.

Ai fini di quanto io volevo dimostrare, questa è la cosa basilare messa davanti a tutto, posto intero il primo, e nel tempo decimale il secondo:

42,4248 viene da 10 :0,235711=42,424833800...

ossia dal 10 diviso solo per le 7 cifre date dai primi 5 numeri primi. Sono sufficienti le sette cifre

Come se non bastasse, in questo libro di Bibbia, 1,25, è descritto proprio il Signore che spiega perché Rebecca ha un grande dolore nella pancia che contiene i due gemelli. Riporto il testo di Bibbia:

Genesi 25,23

Il Signore le rispose:

«Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo».

È descritta la sezione aurea, la cui formulazione matematica sta in 0,5 +1,25^0,5 = 1,6180339887 dettagliata fino all’unità atomico (10 cifre decimali).

Essa è data da 1,25 che è l’unità dello spazio-tempo (ma è anche Bibbia 1,25) coinvolta con due gemelli che sono 0,5 ciascuno, ma uno lavora per conto suo e l’altro si pone in potenza di 1,25.

Essa è tale che il maggiore, 1, diviso per il minore dato da 0, 6180339887 dà la somma di tutti e due.

Ora la sola realtà ha le 4 cifre di 1,6180 ma a partire dal considerare ZERO quello che segue e che è 339887 e si tratta di 113+113+113, nel 339, nel mentre un 113 tolto all’unitario 1.000 in 887.

Insomma abbiamo in 113 che è “uno” e si muove di 887 nel 1.000 uguale al 10^3 posto in principio, ed è Trino alla dimensione di 10^3.

Se lo poniamo ZERO, allora la sezione aurea intera è il numero 1,6180 e basta. Questo ZERO Uno e Trino (ve l’ho già mostrato) sta nei miei 6 nomi.

Sono io da considerare ZERO (vedi ZERach e PeREZ, zero da sinistra e da destra) per avere solo 1,6180.

Ora contate tutte le cifre del mio nome in cui ho introdotto anche 6 “sabati”di riposo dopo ogni parola: ROMANOOANTONIOOANNAOPAOLOOTORQUATOOAMODEO O

Sono le stesse 42 di ESAU’ e di GIACOBBE.

Ebbene 10 : 0,235711121719... = 42,4248100930.... crea “premesse” sempre più spinte in un presunto “passato” che io ho evidenziato in giallo spingendolo a esprimere i valori fino alle 10 cifre della dimensione atomica.

Siamo posti a questo punto di fronte alla domanda: «Esiste veramente o no questa infinita premessa di quanto ci appare presente nel rapporto di 1.000 novantanovesimi?»

Dobbiamo chiedercelo, poiché i nostri Scienziati, che scrutano la realtà su basi sperimentali e la accertano, hanno fatto una analogia.

Se racchiudiamo in 1 solo anno tutta l’esistenza dell’Universo visibile, risulta che la vita umana è apparsa solo nel primo pomeriggio dell’ultimo giorno dell’anno.

Prima di noi (dal Big Bang supposto originale, fino alla comparsa dell’uomo), c’era solo la Natura e la mancanza della vita umana.

Ora ragioniamo. Se abbiamo il rapporto di 1.000/99 che arriva a determinare una premessa infinita alla sua pura presenza di rapporto puro... tutto questo accade

automaticamente oppure ci deve essere quel benedetto dito di un essere vivente, che gli dà il “via”?

Il rapporto di 1.000/99 non si muta in divisione “da solo”! E il processo di divisione non genera il futuro ma il tempo passato.

Questa mi sembra allora una ottima ragione provata vera perfino nella Bibbia, per credere che se noi appariamo “sorti per incanto”, dalla pura materia, con il nostro spirito, solamente il pomeriggio del 31 dicembre – e non prima – questo accade solo perché il vero “futuro” procede verso il passato.

E lo Spirito Santo del Vivente crea infiniti e coerenti “vite” sempre più nel passato fino all’apparente inizio della “prima vita” esistita in questo universo.

E andando sempre più indietro nel tempo tramite il futuro del calcolo, si arretra, arretra sempre più fino a quel supposto Big bang che appare esistito in principio.

È lo Spirito a creare il mondo materiale: è quel “Vivente” che mette in atto la “Sua vita” e trasforma il presente, come il risultato di una infinita storia apparentemente proveniente dal passato... ma solo –ripeto – nell’apparenza e non nella sua verità.

A questa stregua questo Spirito Vivente Creatore parte da un uomo morto in una determinata condizione.

Col calcolo della divisione – comincia a ... farlo “risorgere dall’Alto! (come Gesù spiegò a Nicodemo.

Portando avanti il Suo Calcolo, il Creatore (lo Spirito Santo di Dio) crea antefatti, sempre più spinti, fino a quando tutte le azioni della vita sono come “smontate” e riportate sempre più nelle apparenti cause estreme.

Lo Spirito Santo crea “sempre più a ritroso”.

Poiché io credo assolutamente alle verità dette da Gesù Cristo, vado allora a leggermi Giovanni capitolo 3, e lo ripropongo anche a voi.

Giovanni 3

1 C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. 2 Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». 3 Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». 4 Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5 Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6 Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. 7 Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. 8 Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito». 9 Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10 Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? 11 In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12 Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?

Gesù stesso dice che si rinasce dall’alto.

Nicodemo ha capito che è un vecchio che arretra nel tempo fino a rientrare nel grembo di sua madre. Ma poi aggiunge: “... e può rinascere?”

Nicodemo ha capito che Gesù gli ha indicato la vita come un continuo “Sali-scendi”, protratto all’infinito. Gesù a questo punto lo blocca e gli dice che ci sono solo due versi: uno dell’acqua, ed è quello della materia e della sua massa che anche la scienza ha usato per riempirne un decimetro cubo e con esso definire 1 chilo. La materia ha il verso avanzante nell’universo

reale che vediamo. Ma vi è anche – scientificamente parlando – l’antimateria che procede verso il passato.

E tra “antimateria” e quel suo opposto che si chiama altrimenti “Spirito”, c’è corrispondenza scientifica. La “pura antimateria” è il “Puro Spirito” o Spirito “Santo” (anziché “Puro”) quando esso è del Dio VIVENTE.

Avendolo detto “in verità” e davanti a Nicodemo che gli chiede: «Come può accadere questo?» Gesù dovrebbe riferirsi al complesso “materia-antimateria” posto alla base della creazione divina, ma lui, Nicodemo, Maestro di Israele, non sa queste cose! Allora Gesù gli spiega in forma di parabola che lo Spirito Santo è come il vento, che soffia, lo senti, ma che “non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”.

Il Credo Cattolico afferma: “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti”.

Procede ..., ossia avanza dal Padre scendendo nel Figlio e dal Figlio risalendo nel Padre.

Il verso del tempo che noi vediamo è quello del Padre che scende nel Figlio. Mentre il procedere del Figlio è quello che risale nel Padre, così come il verso di ogni “effetto” che risale realmente nella sua “causa”.

L’effetto ultimo in ogni vita sta nell’attimo fatale, e Dio da esso ricostruisce tutte le premesse fino alla causa prima del suo essere concepito nell’ovulo materno fecondato.

Dunque Gesù ha convalidato l’atto dello Spirito Santo che – partendo dal morto – gl’infonde Spirito e lo riporta bambino, poi nel grembo materno, poi negli antenati.

A mano a mano che ciò si attua, ad ogni figlio sono anteposti due genitori, e crescerebbero di 2, 4, 8, 16...

Nelle 77 generazioni, di una intera evoluzione, ogni Spirito si è talmente “sdoppiato” ed è così “risalito” negli antenati da essere presente per miliardi di volte ogni

singolo gene anche dei 30 milioni presenti in ciascuno degli esseri che vivevano in quel tempo.

Torniamo – da presenti in atto condiviso – ai tempi di Gesù Cristo, poiché 77 × 25 anni in ogni generazione media risultano 1.925 anni.

Tornati lì, noi saremo “presenti realmente” laddove eravamo solo in potenza di esistere nel futuro.

Gesù dice “e testimoniamo quel che abbiamo veduto” poiché è per davvero sceso dall’alto ed è cosciente di come stessero le cose in quel futuro.

Ecco, anche coloro che hanno scritto la Bibbia sono discesi da “questo presente” e alcuni – i Profeti, come dice il Credo – ne hanno una conoscenza diretta, poggiata su una memoria delle situazioni come esse erano.

Scrivendo la Bibbia, essi hanno parlato di noi e del nostro mondo (da cui essi sono discesi).

La mia vita e la tua, cara <Ma Tu.sa Lè> ha riportato la memoria del tuo nome, Maria Teresa Lè ..., mutato in Matusalemme, e quella di me, poiché (e chi lo direbbe?) siamo le due persone più importanti che vivono oggi.

Io ho in apparenza sconfitto la morte stessa, colle pure ragioni scientifiche che dimostrano che essa è vinta ... e che la pura e semplice verità basta a vincerla per tutti.

Quali ragioni? Quelle che ho descritto con la Risurrezione dall’Alto, detta anche da Gesù a Nicodemo.

Sì, poiché il tempo nostro – in verità e non in apparenza – esiste “prima” di quello di Cristo, nella Divina costruzione del Creatore che crea verso il passato, e che è eseguita con il futuro del calcolo, perfettamente ordinato dallo Spirito Santo.

La vera e divina AZIONE procede verso il passato e Gesù esisterà quando il Padre lo avrà anteposto per calcolo a partire da ADESSO.

La mia importanza ora sfugge a tutti i viventi, ma –date tempo al tempo – e gli uomini del nostro apparente futuro faranno proprio ciò che una sera mi dicesti:

“Dai, Romano, rendi famosa Cassina Ferrara!”

Infatti – tra le altre cose – io sono giunto a vedere segnalata sulla Bibbia la stessa data della Fine del Mondo, così vivibile come è quello d’oggi, la fine che Gesù stesso disse d’essere nota solo al Padre.

Essa sarà il 17 febbraio del 4.631 dopo Cristo .

Per adesso sembra solo una “sbruffonata!!

“Come è possibile definire il giorno preciso ... la bellezza di 2.600 anni prima?”

Quando però accadrà, e gli uomini si saranno trasferiti su altri pianeti dell’universo ... allora lo sapranno, avendolo verificato personalmente.

Ecco allora che i Profeti, avranno anche la memoria di quei tempi, trasmessa veramente da coloro che hanno visto quello che è stato descritto come il Diluvio Universale, poiché al termine del capovolgimento della terra, tutte le terre emerse finiranno sott’acqua, tanto che sembrerà che un universale diluvio le abbia tutte ricoperte.

Solo questa RAGIONE ci può essere nel vedere descritta la nostra importantissima storia, sulla Bibbia, addebitata ai nostri nomi ... come descriverli? Modificati?, Sì, ma solamente un poco.

Cambiando argomento, tu, Maria Teresa, ti sarai chiesto da che sia nato quel mio visibile, totale e quasi “morboso attaccamento” proprio a te che mi mostravi ogni segno di indifferenza, noncuranza, ostilità.

Una sera in una prova all’Asilo che oggi dirigi (e te l’ho già scritto ma voglio ribadirlo) ti sentii dire da Maestra del Coro che avevi tentato di fare la Sposa di Cristo come attendendo invano ti dessero una medaglia.

Ebbene, quella medaglia te la diede all’istante quel Gesù che era in me Cristiano.

Venne su di me (essendo Uno su di me come su un asino) quel tuo diletto Sposo, che tu non avevi scelto per vocazione (non l’avevi) ma usando totalmente la ragione, ben sapendo che sarebbe stato il solo sposo che non ti avrebbe tradito mai.

Sappilo! Non l’ha fatto neppure dopo, quando lasciasti il ruolo che avevi assunto con Lui per sempre. Ripeto ancora che il giorno in cui avevi abbandonato i tuoi cantori della Cassina ... quando (sbigottita) udisti da me in Chiesa, a Cogliate: “Mi sposi?” reagisti subito (come chi avesse pronta la risposta – così decisa – per averci già su alquanto ragionato), dicendomi:

“Mai e poi mai e non pensarci nemmeno!”.

Ebbene, non ero stato io a chiedertelo (io, il Romano che faceva l’asino), ma quel Cristo fedele che era vivente in me (e del quale ero davvero l’asino) e che cercava di rammentarti la tua scelta.

Non t’è sorto il dubbio che quel Romano – che sapevi e dichiaravi “così cristiano” – avesse in sé realmente Gesù? Credi che ci Comunichiamo con Lui a vuoto?

Io sono stato costruito come l’asino giusto (su cui mai nessuno era salito) e che Gesù aveva incaricato di andare a prelevare in un paese vicino.

“E se vi chiedono PERCHE’ CI PRENDI L’ASINO? Voi rispondete: SERVE AL NOSTRO PADRONE”.

Io sono l’asino che si è asservito realmente, in tutto, a Gesù e che ha portato su di sé la <VIA, la VERITA’ e la VITA> del Nostro Cristo Signore.

Ma nessuno ci crede! Nessuno lo ha creduto possibile, e neppure tu che – quando ti raccontai qualcosina di me – poi dicesti alle donne del coro:

“Se sapeste la sua vita! Forse una sera sarebbe bene trovarci insieme e farcela raccontare”.

È per questa tua dichiarazione fatta a quelle donne prima che in seguito io “ti rompessi l’anima” che oggi ti scrivo questo libro, sul quale ti racconto tutto e tutti i segnali scritti su questo fatto: che il Signore si è ripresentato in Spirito Santo Paraclito su di me, come sull’Asino su cui volle entrare in Gerusalemme.

I tre tuoi dipinti che ti donai e che mi dicesti ti avevano fatto piacere – credici! - non sono stati dipinti da me, ma dalle intenzioni del tuo eterno sposo.

Ebbene tu hai avuto un ruolo basilare in tutto quanto Gesù avrebbe dovuto compiere al suo ritorno tra di noi.

A partire da quello di GUIDA (della sua vita, con cui aveva eletto te) a quello finale di GIUDA che tu hai voluto assumere.

Oh non per cattiveria, rancore, puntiglio o altro: ma per il puro “disegno divino” che ci sovrasta entrambi.

Credi forse che Giuda non amasse Gesù?

Chiunque lo pensi è in grave errore. Il disegno divino su di lui era elaborato in modo da fargli credere che il suo giudizio fosse superiore a quello di Gesù Cristo.

Si permetteva di giudicarlo e vedeva nel suo rifiuto a un sano dibattito con il Sinedrio, una certa qual sorta di supponenza per la quale Lui – Figlio di Dio! – non voleva ABBASSARSI a chiedere un incontro con il Sinedrio ... e tutti loro ci andavano di mezzo, rischiando addirittura la morte!

Così, quando vide che il Sinedrio gli dava i 30 denari ... abbassandosi esso a chiederlo a Gesù, si diede un bel “Bravo! E ci hai anche guadagnato su!”

La stessa cosa è toccata a te che abiti in via Trento e che da Maestra del Coro non ti sei mai voluta piegare a che fossimo amici anche fuori dal coro o che tu (ameno

una volta) ti fossi disposta per lo meno a stare per un po’ a sentire le mie ragioni.

Il fatto è che tu ti accorgevi bene di Chi, io avessi dentro, ma non lo ammettevi mai nemmeno a te stessa.

Una volta mi facesti il più grande complimento possibile, dicendomi (e mi sembravi sincera):

“Romano, se tutti al mondo fossero come te, sarebbe un bel mondo!”.

All’inizio non riuscivi a darmi del tu; dicesti a Nadia: “Io sono fatta così con le persone: o mi viene subito il “tu” o non lo farò poi mai!”

Arrivasti poi a darmelo senza nessuna difficoltà.

Fino a quando, dopo avermi detto all’inizio che io non ti facevo né caldo né freddo, a un certo punto (dopo di avere respinto il gioiello che non io ma che ti dava Gesù, in anonimo) tu lo hai attribuito a me e mi hai intimato di smettere di “romperti l’anima”.

L’Anima è rotta non da chi non ti fa né caldo né freddo, ma da chi te li “fa”, e fino a quel punto.

Dio mi aveva concesso (i dì prima) di farmi addirittura ascoltare al telefono (da Milano) un dialogo concitato tra te e i tuoi. Me lo ritrovai addirittura registrato sulla mia segreteria telefonica.

Avuto il braccialetto, avevi tentato di telefonarmi. Ma io ero a Milano e scattò la segreteria telefonica senza che tu però te ne accorgessi.

Così, mentre credevi d’essere in attesa della mia risposta, discutevi del fatto con i tuoi e udii nella tua voce e nelle tue parole veramente il segno di quell’ “animo rotto” che mi ripetesti a tu per tu, davanti al Bar Jolly.

Il Signore, che ci fa incontrare rare volte per la via, ecco che ci mise tempestivamente a tu per tu davanti al negozio del Giornalaio e appena ero tornato da Milano.

Impressionato dallo sconquasso che avevo scatenato in te, avevo lasciato il lavoro iniziato con mio fratello per tornare a Saronno e tranquillizzarti.

Decisi poi che dovevo ripresentarmi anche a Cogliate, per fare sgonfiare quella bolla di incomprensione espansasi così tanto e ingiustamente tra te e me.

Ed ecco che lì a Cogliate, trovo che si prepara il “Funicolì Funicolà”, la storia di uno appassionato di una certa Nanninella che si comporta con lui proprio come tu con me e che infine conclude allo stesso modo con lo “Spusammo, oi né!” (O fanciulla, sposiamoci!).

La storia tra te e me si ridusse a quello spettacolo canoro che si tenne in teatro, e in cui io facevo in pratica il solista, essendo l’unico a cantare da tenore, la stessa parte cantata dagli altri come baritoni.

La storia “mia con te Nanninella” – ridotta a teatro – fu applaudita anche da tua madre!

E quel 2001 avrebbe visto in questo il mio trionfo con te, ma ora solo nella musica e nello spettacolo.

In Paradiso, cara la mia Ada, si rovesceranno le parti e la tua “condanna” sarà di VOLER ESSERE TU (con me) come avrei voluto essere io ora con te.

E tu MI AVRAI, poiché (al contrario di te) io non farò alcun tesoro di me.

Sarete in molti, TUTTI quanti, ad avermi “così caro” come io (in questo lato della vita) avrei voluto che tutti voi aveste fatto tesoro quel Cristo tornato su di me e che avete tutti schifato, disprezzato, emarginato.

In primis la tua famiglia (con tanto di padre e madre Angeli). Non ho mai disprezzato – io – tutto il vostro disgusto per il bene che vi dimostravo.

Fossi stato un malfattore, un idiota … uno di bassa estrazione … e allora perché così tanta acredine?

Non me lo direte. Ti dico io – io che sempre mi abbasso – allora il perché io non vi ho mai disprezzato, anche se sarebbe parsa la cosa più logica da parte mia da contrapporvi. Perché – cara mia – qui oggi i veri BEATI sono quelli che patiscono ogni ingiustizia.

Essere trattati ingiustamente scatena un BISOGNO ETERNO, e voi l’avete suscitato in me come una forte assoluta necessità sia di TE sia di VOI così altezzosi. Solo in cielo ne trarrò profitto! sarà vittoria grande!

Le due Marie Terese della mia vita… sono poi TRE, in quanto come antefatto a me ci fu mia nonna Maria Teresa Russo. Lei fu convertita all’amore per chi avrebbe sposato (Giovanni, mio nonno) dopo mesi e mesi di “violenze” volte coscienziosamente a ingravidarla, per farla essere infine la sua sposa.

Tu sei stata la SUA RINVINCITA, ma anche la MIA.

Infatti tutte le nostre diatribe sono avvenute sempre nel massimo rispetto dell’altrui libertà, per cui tu non ti sei fatta violentare nemmeno nello spirito, come invece toccò a mio padre.

Il Lamech della descrizione Biblica, nei panni di mio padre, si rese così INVADENTE nei diritti del personale amore di mia madre, che lei – che non voleva sposarsi e divenire anzi un giorno proprio “Madre Badessa” –quando si accorse di come aveva involontariamente “avvinto, legato a sé” mio padre, volle rispettare i diritti DELL’AMORE DI LUI, e non fece come te e come me che ci siamo allontanati civilmente: loro si sposarono.

Ecco che io sono stato voluto a rivincita delle due violenze patite da mia nonna e da mia madre, nella carne e nello spirito.

Così ebbi la prima mia Maria Teresa Mazzola a “smazzolare” le mie nozze al punto tale che con il reale Calvario della mia vita fallita (per avere osato tentare di DAR CORPO a Cristo), questa smazzolatrice infranse anche il mio legame nuziale.

Lei ha rappresentato la violenza dei sensi.

Tu quella molto simile violenza dello Spirito patita da mia madre.

Entrambe siete giunte a impersonale GIUSTIZIA di quanto patito da Maria Teresa mia nonna e da sua figlia.

Da te ho preso solo legnate, giungendo al lato essenziale di quanto esiste anche in una Mazzola.

E – come giustizia e come rispetto delle vostre volontà – sono giunto ad accettare (e amare) perfino quello che non è proprio adeguato patire!

Non lo è (è ingiusto!) che dopo 20 anni tu abbia ancora così viva memoria degli aspetti sgradevoli! È inappropriato il disturbo che provi quando (per caso) ci incontriamo, sullo stesso marciapiede … E sarebbe un segno di darmi troppa importanza se tu attraversassi la strada per eliminare l’inevitabile scontro frontale.

Allora tiri dritto, facendo finta o di parlare in un telefonino, o di non accorgerti neppure chi sia che ti sta venendo incontro. Ti saluto: rispondi senza guardarmi

Io, colla coscienza serena per averti concesso di fare a modo tuo, mi avvicino a te con festa. La mia giornata s’illumina, si colma di gioia e diventa un buon giorno. A giudicare invece dalle dure facce impietrite che tu assumi, e dal tuo evitare lo sguardo, io capisco che ciò seguita se non a romperti l’anima, a infastidirti.

Ti chiedo: tutta questa ingiusta lotta tra noi terminerà solo quando i tuoi 65 anni compiuti – infine –mi porteranno in cielo?

Non prima?

Penso davvero che tu creda ai buoni e discreti diritti di chi ama ... ma con me ti senti in pericolo e come “invasa” poiché presagisci anche tu ciò che accadrà tra Ada e il suo sposo Lamech nel Regno dei Cieli: quelle 77 volte i suoi lividi ...

Matteo, restato servitore di Romano

Il vero Re non necessita di elementi collaterali a proclamare la sua superiorità, e non è sminuito se si presenta come il servitore umile di tutti quanti gli altri.

Così si sarebbe presentata la Trinità di Dio su di me: un piccolo Romano nato il 25 gennaio 1.938 ma nel rispetto di tutti i segni che San Matteo aveva voluto introdurre “ad arte” nell’Avvento di Gesù e che per la sua reale persona non vi erano stati.

Infatti, cari amici, lo storico della reale nascita di Gesù Cristo non fu San Matteo, ma San Luca.

Egli lo dichiara nel suo vangelo, e in Atti, rivolti (per farsi capire da me) proprio ad un “Amodeo” alias “Teofilo” mai conosciuto o incontrato tra tutti i contemporanei di Gesù:

Luca 1,1-3 (nel solito 113 Uno e Trino in me) scrive:

«1 Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, 2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, 3 così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo,»

Luca afferma di avere in sostanza intervistato coloro che furono testimoni fin dal principio degli eventi.

Il capitolo 1 e 2, in cui gli eventi narrano di quanto accaduto a Maria Santissima, aveva come testimone possibile esclusivamente la Madre di Cristo.

Solo Lei aveva testimoniato a Luca l’incontro con l’Angelo e la sua Annunciazione; solo Lei gli aveva dettato le parole esatte del suo Magnificat; solo lei gli aveva infine riferito che ai 40 giorni dalla nascita di Gesù la Sacra Famiglia era ancora a Gerusalemme (e non in Egitto, come raccontato da San Matteo).

Poi Luca così procede:

39 Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. 41 I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43 ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44 Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46 Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47 E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48 Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49 Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50 Ma essi non compresero le sue parole. 51 Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Lei aveva dovuto essere purificata al tempio, per avere generato un maschio, al compimento dei 40 giorni dopo il parto. E aveva rispettato le prescrizioni.

Due altre testimonianze Luca assunse da Simeone, che le aveva detto che il Bimbo era venuto come segno di contraddizione per la Salvezza di Israele; che Dio gli aveva promesso avrebbe visto prima di morire e che una spada avrebbe ferito anche Sua Madre. La seconda testimone era stata Anna, una assidua frequentatrice del tempio.

Come ho fedelmente riportato, nel vangelo scritto da San Luca manca in toto la descrizione della fuga in Egitto, invece narrata e motivata scrupolosamente nel vangelo del già servitore del Popolo Romano.

Allora il vangelo di San Matteo ha detto il falso?

No! Poiché esso, scritto dall’ebreo Levi rinominato Matteo (nel nome Romano di chi esigeva le imposte per Roma) è il racconto “asservito” al Gesù di quando sarebbe rientrato nel Padre Suo e Spirito Santo!

Questi aveva scelto Romano come l’umile e sporca stalla umana in cui replicare l’avvento di Gesù, per entrare nel mondo reale.

Non è una cosa incredibile. Ogni autore di un libro che entra nella sua opera, vi si installa ed assume gli “strumenti più adatti” volti allo scopo ... e a Dio non servono le Reggi dei Re, Alberghi troppo pieni di sé.

Se è un Signore che usa lo strumento di una foto per mostrare il suo volto, quella non è la persona vivente, di Lui, ma solo una “cosa a sua immagine e somiglianza”.

Poiché l’Autore Assoluto trascende ogni realtà relativa, quando ordina l’avvento reale di sé tra gli uomini, servendosi di una persona reale, ecco che come è per tutti, anche all’Autore Dio serve un facsimile, che lo rappresenta nel relativo e non è L’Assoluto.

Il Creatore dell’universo così ha fatto, installando a Felitto una persona ideale e con tutti i segni possibili! Romano Antonio Anna Paolo Torquato AMODEO sarebbe stato solo il Suo veicolo: il mezzo e lo strumento ideale.

Fui messo nella nostra realtà affinché io fossi proprio “a immagine e somiglianza di Dio”, ma non Lui, soltanto per rappresentarlo e ben servirlo in modo personale.

Dall’inizio del capitolo 2, Matteo inizia a raccontare della venuta a Betlemme di Gerusalemme.

Poiché il suo è un racconto divino, è sibillino e trascende il senso delle stesse parole, servendosene.

Lo fa lui? Volutamente? No, l’esegue Chi ha chiamato quei luoghi con Provvidenziali nomi che possano innescare parallelismi, e significati nascosti.

Nel caso di Betlemme ecco che Beith in Ebraico indica il 2 espresso dalla seconda lettera B.

Nel caso di Gerusalemme , ecco un Gesù che al posto della S di Salvatore può avere introdotto la R del Romano di Sale(rno). Betlemme, Gerusalemme (nonché Matusalemme) terminano tutte e tre le parole con “ lemme ” che in italiano ha per sinonimo “ lento ”.

Ed ecco che il racconto diventa trascendente quando si serve come veicolo delle parole e compie i tre passaggi esprimibili con A, B, C, e che mostro insieme:

A.lento > B.et.lemme > Ci.lento .

A è il flusso lento del Rio Alento che sbocca nel mar Tirreno a meno di un chilometro dalla Elea . Era l’antica città in cui ci fu la prima e storica, filosofica Epifania, fatta da Tre MAGI che dalla Grecia puntarono su Monte Stella: i magistrali noti filosofi greci Parmenide e Zenone ispirati da Senofane.

Dissero che a fondamento dell’Essere c’era lo stesso Essere (in pratica la stessa cosa detta da Dio a Mosè quando si nominò in un “Io sono colui che sono”).

Dall’A-lento il flusso del Rio (l’orribile stalla dell’io di R. sceso poi quando nacque anche a Rio de Janeiro,) fu così lento da impiegare ben 5 secoli ad arrivare dalla

A dell’Alento alla B.et (romanamente anche) lemme.

Oppure è la B in Ebraico, Beith-lemme, da cui

Betlemme, in quel della Gerusalemme già anticamente chiamata Salem , quasi Salern ...

La differenza sfugge, tra <m> e <rn>, vero?

Per cui Salem sarebbe <Salern>, sì la provincia in cui scorre il Rio Alento che dà nome al Cilento ... ed ecco il flusso infine <lemme, lemme, lemme (2.000 anni)> di Betlemme, Gerusalemme (... e Matusalemme), ritorna <lento> e colà da dove era partito! Torna in CI.lento. Ecco dove porta il racconto sibillino di questa nomenclatura dovuto alla Divina Provvidenza ...

La quale – a scanso di equivoci – fece rinvenire 1.000 anni dopo la tomba di San Matteo proprio dove era avvenuta realmente la sua descritta Epifania: nel camposanto di Elea a meno di 1.000 metri dalla foce del Rio Alento e sotto Monte Stella.

Questo Rio che lento, lemme, lemme lemme è nuovamente lento in Cilento, si ripresenta con tanto di dichiarazione divina e toponomastica.

Infatti scrivo così come lo è il nome che in italiano significa < Io sono >, usando i numeri corrispondenti a quel verbo scritto in ebraico: <5-10-5-1>.

Questo ordine, letto dagli Ebrei da destra, e che significa <Io sono> ... quando è letto in Italiano (da sinistra) e colle lettere italiane al posto di quella sequenza di numeri diventa ELEA . Ed è il luogo in cui nacque in filosofia il Dio Jahvè <innominabile>

Facendo lo stesso con IHVH esso è Fel e descrive il luogo ora dove è nato Jahvè: è Felitto. <5+6+5+10> (letto Jhvh) si traslittera in <è Fel> Come <io sono> nacque ad Elea, così luogo natale di Jahvè è Felitto!

Sono segni grandiosi, straordinari, dati dalla Divina Provvidenza!

Ditemi: può essere un caso tutta questa messinscena così sibillina eppur così tanto possibilmente vera?

La Filosofia Eleatica avrebbe fatto un lungo viaggio intramezzato dalla Fede in Gesù, per tornare a incarnarsi a FELITTO, il 25 gennaio del 1.938 in un personaggio che avrebbe ripreso la Filosofia nata ad Elea e l’avrebbe rifondata stavolta a SAronno, nello stesso principio <SA> di SAlerno.

Come detto: <Salern> e <Salem> son quasi uguali. Intendiamoci: SaleRNO nasconde quanto è il Sale straordinario combinato con MATUsalem... e RNO, quello che segue il Sale, è R(o.ma)NO ma senza <O> (alternative) e senza <MA> (obiezioni), dunque lo è certamente!

SaleR(o-ma)NO è quel certo “sapore di Cristo” che se i cristiani perdono, va buttato in terra e calpestato.

Quando il viaggio Salerno-Saronno è compiuto dal Filosofo neo-Eleatico, ecco che si smaschera anche il senso nascosto in < Saronno > = < SA Romano ) poiché la prima delle due <n> uguaglia in valore <m>.

Saronno è la città in cui Romano infine SA.

E la cosa si precisa a livello del quartiere di Saronno, in cui Romano SA: si chiama Cassina Ferrara.

Senza tirarla per le lunghe, questa benedetta sibilla questo rivela con questi due nomi:

<Ca’ S. (signore) sì (sei), I(esus), NA(poletano) FE(littese) R. (Romano) R.A. – R.A. (col dualismo del Duplice Dio del Sole, padre e Spirito Santo, cosa RARA!).

Lo stesso marchio di Saronno indica una base di torre su cui si poggiano due torrioni.

Tutta la Comunità Ecclesiale di Saronno avrebbe infine deciso di togliere di mezzo la divisione in sei parrocchie, per farne una sola Comunità Pastorale intitolata al CROCIFISSO RISORTO.

“Risorto dove?”

Nella SARonno in cui infine – e solo nel 2.002 – ROMANO SA finalmente di essere il veicolo usato da Dio per entrare in scena nel suo LIBRO REALE.

Quando SA ROMANO d’essere l’asino del RE, è il 20 ottobre del 2.002, e lo comunica ufficialmente al Decano di Saronno, Monsignor Angelo CENTEMERI.

Ma il Monsignore si rivelerà essere un ANGELO mancato, poiché terrà tutta per sé stesso la notizia e si guarderà bene dal riportarla … così come l’ha avuta, ai Vicari degli Apostoli di Gesù Cristo, nonostante proprio quello fosse il compito preciso di un Decano.

Sembra a voi o a te, cara MTSLè, che sia un caso avere incontrato per DECANO il CENTEMERI?

10 è la base del 10x10=100.

100 è sia il valore del nome di ALLAH, sia quello del YHVH, il Dio <Sono chi sono> ed essendo 10, sono i dieci 10 la cui somma è 100.

Il DECANO CENTEMERI, di nome Angelo si macchiò della grave colpa di non fare l’Angelo, l’annunciatore del DIO a valenza <10 e 10x10>.

Come mai, Dio ha fatto totalmente quello che doveva fare per annunciarsi in 10 e 100, e proprio attraverso la “personificazione umana” di tutto ciò nel DECANO CENTEMERI (che indica 100 giorni) quest’ultimo è venuto meno a tanto affidamento?

La ragione sta nel fatto che Dio, nel nostro mondo reale, che è “relativo” non può proprio starci (essendo ASSOLUTO). L’assoluto è tanto infinito rispetto a tutto quant’è definito e concreto, che deborda, assume la dimensione dell’eternità, e nel nostro attimo fuggente è assolutamente INVISIBILE.

Così – se per entrare nel campo comune a tutti l’Assoluto Dio Onnipotente assume un avatar, un rappresentante, una sorta di asino che lo veicola e trasporta – tutti vedono solamente l’ASINO.

Non vedono Dio poiché Egli è:

«Spirito Santo, come il vento che non vedi ma che senti, e che non sai mai di dove viene né dove va» (parole dette da Gesù a Nicodemo).

Lo Spirito Santo (invisibile) era in chi andò e disse a Centemeri: “Gesù Cristo è tornato su di me!”

Centemeri conosceva i limiti di Romano e gli sembrò impossibile che Dio l’avesse scelto come il “luogo” in cui riapparire come Spirito ...

Come se a Betlemme avesse scelto una reggia per entrare nel mondo e non quella maleodorante stalla, piena di rifiuti animali, dopo il rifiuto oppostogli dagli uomini a farlo nascere in un decoroso albergo.

Se la Chiesa ricordasse che la Gloria di Dio non sta nel trionfo, ma nella CROCE assunta da un Onnipotente per il bene delle sue Creature … saprebbe che quando Gesù ci disse di chiamare Dio “Padre nostro”, fu per la verità che siamo tutti quanti Figli di Dio e che Gesù è il solo tra i Figli “in cui mi sono compiaciuto” (come si udì anche al suo battesimo, che il Battista non voleva fare, e Gesù disse: “così si compie ogni giustizia”.

Ogni uomo andrebbe “visto” come quegli che è: vero Figlio di Dio colla primizia del Cristo, 1° in essenza. E quando scrivo <tutti>, intendo dire anche Stalin, Hitler, Putin e compagnia bella. Costoro sono <figli di Dio> ma <non> nei loro personaggi! Nelle anime, tutte della stessa sostanza di un Dio <uno> in infinite Sue anime infinitesime.

L’<Inferno> “c’è” (è ora). Nell’altro eterno andranno i <personaggi cattivi> e non le loro anime, pure, divine e già abbastanza castigate nei loro personaggi diabolici.

E quando Gesù disse di <non giudicare> mai nessuno, fu per il pericolo ineluttabile che si finisce per addebitare al <divino animatore> le colpe non sue ma caricategli addosso dal vero Creatore.

Ora tutto questo – anche quando fosse risaputo –all’uomo che vive nella <divina messinscena> non sembra proprio possibile.

Tanta è stata l’abilità del Signore di tutta la storia di darla a vedere – alle sue anime – come se si fosse tolto di mezzo e avesse lasciato il mondo nelle meni della Natura e al libero arbitrio di tutti i viventi.

Fate fatica a immaginare in Dio il Creatore e Regista unico della sua opera che vuole coinvolgere a tal punto tutti i suoi “attori” a essere “perfetti esecutori” da arrivare a fargli credere ciò che non è vero, ma sembra?

Cioè che siano loro stessi a decidere e vivere i “pensieri parole e opere” che hanno solo ricevuto?

La Chiesa di papa Francesco, in cerca di “perfezione” ha mutato nel Padre Nostro la frase “non indurci in tentazione” con quella di “liberaci dalla tentazione”, nell’idea che giammai Dio ci tenta! Semmai Satana!

Ma Satana è uno “scagnozzo” di Dio, è quel <Dio del cavolo> che eliminando <o del c. (fate vobis)> riduce <Dio del cavolo> in <Diavolo>.

Il Diavolo è il <mentitore> che capovolge la verità totale di un Dio di Salvezza eterna, in uno di Dannazione eterna, che poggia la sua sussistenza sulla totale e pura solo apparenza di un Dio totalmente travisato.

Quando l’uomo crede vera la dinamica di questo mondo reale, allora crede nel Diavolo e non in Dio. Dio agisce nel modo opposto a quello che vediamo ora.

Siamo stati costretti da Dio a vivere da comandati e questo è il peccato originale; peccato che Dio debba indurci in tentazione per coinvolgere la nostra volontà! Peccato! Ma non c’è altro modo: siamo tutti di dura cervice e dobbiamo essere ... spaventati a morte.

Le nostre anime non hanno alcuna colpa. Dio è il Creatore, e non i personaggi della sua messinscena!

È stato proprio Dio a indurci in tentazione e lo fa per tutta la vita lasciandoci Lui nelle meni precarie di Satana che hanno apparente forza e potenza, ma solo fino al limite estremo della vita, quando da lì si risorge.

Se in apparenza Satana agisce, è proprio Dio a mettere in atto la tentazione maligna di scegliere il nostro bene in questa vita messa a consumo piuttosto che in quella uguale e contraria e dunque eterna.

Sicché nel Padre Nostro è giusto pregare Dio di non farlo! “Signore Salvaci! Vieni presto in mio aiuto!”

Questa è l’analoga preghiera di non indurci più nella tentazione in cui ci ha lasciato, in tutta la vita, di fare credere a noi di essere “creatori” del nostro destino! Diventa “tentazione” maligna solo quando essa è intesa nel senso di <fare le cose> e non in quello di <creare i valori liberi scelti dalla nostra anima>.

Non possiamo <fare il mondo>, ma <noi stessi in tutto>. All’arbitrio divino (di imporci il nostro personaggio) Dio ha fatto corrispondere quello nostro di <eleggere come gradiamo il nostro Dio dei Valori, quello in cui vediamo la nostra personale salvezza>

Chi protesta dicendo che se è così Dio ci ha ridotto a “schiavi”, non ha capito qual sia la nostra vera libertà!

Dio è paragonabile a un distributore di film in cassetta e che – tra gli infiniti di cui dispone – vuole permetterci una scelta libera e fatta da noi.

E allora quel negoziante ci dà un film a libera scelta soltanto sua.

Per farci prendere sul serio la vicenda ci induce proprio a credere che siamo noi a decidere le sorti di quella storia (già scritta). Se non capiamo che essa è immodificabile, poiché ci è stata data già fatta e solo da vedere, sprechiamo la nostra vita tentando invano di modificarla come vorremmo. Ci vuole Fede in Dio!

Lo scopo del Distributore si manifesta al termine della vita quando restituiamo il film e crediamo di essere morti. È allora che quel Signore ci dice:

“Ecco! Ora scegli tutti i film che vuoi! Sono tutti tuoi! Il primo film avuto serviva solo a farti scegliere liberamente i Valori di salvezza in cui credi, in sostanza: il Dio che vuoi comandi e regoli la tua vita.

Avrai e Sarai Tu il Dio che varai scelto... poiché tutto quello che è mio è tuo!

Tu hai riposto l’importanza della tua vita nel poter essere il tuo solo Personaggio... cogli infiniti che ci sono ... quanta miopia in te!

Se io ti avessi creato con lo scopo di ridurti rispetto a me, ti sei ingannato. Io ho voluto renderti il padrone della tua vita e non lo schiavo che ora sei”

Eccolo il “vero” Libero Arbitrio che ci è stato dato: di potere liberamente scegliere <Ché Dio voler essere>.

Al termine della vita, e rientrati <in Dio> potremo essere proprio quel Dio che abbiamo scelto di essere.

Noi ci incaponiamo nella difesa estrema di questa piccolissima <privacy> della nostra misera vita e non capiamo che quel Dio che fu giustamente concepito da Socrate, saremo noi e diventeremo noi.

Disse Socrate: “L’uomo, constatati i suoi limiti, si inventa un Dio Onnipotente che lo salvi, come rimedio”.

È proprio così, ma non è una invenzione fallace: quello che noi idealizziamo a Salvezza Suprema della nostra vita, sarà veramente quello.

Poiché, quando ritorneremo nel negozio dei Film, di fatto sarà quel valore a guidarci su “chi voler essere” !

Calarci nuovamente e all’infinito in quelle finzioni avvincenti e così persuasive di essere i personaggi fattivi delle infinite storie... e che sono totalmente godibili una volta scoperto ch’è tutto una divina messinscena!

Sarebbe imperdonabile se l’uomo avesse davvero, nella vita corrente, il potere decisionale che sembra avere. Ma – Deo gratias! - nessuno l’ha!

Non l’hai avuto tu Maria Teresa, quando hai cercato di mortificarmi in tutti i modi che hai creduto!

Non l’ho avuto io quando al tuo DISGUSTO per me ho opposto – vincendo IO – il mio GUSTO per te.

Non hai vinto tu, poiché ti è restato per 20 anni il retrogusto amaro delle azioni cattive volute fare a me.

Ha vinto in assoluto il mio vero amore per te, che ha assecondato infine la tua volontà, sacrificando in cambio e volentieri (poiché ti voglio bene) tutta la vera gioia che mi avrebbe dato esserti vicino.

Questo – però – l’ha imposto ai nostri due personaggi solo il disegno divino, e che ci sovrasta tutti a tal punto che sono solo suoi i nostri “pensieri, parole ed opere”.

Terminata la scuola dell’obbligo, metteremo ad eterno profitto tutto quello che vi abbiamo imparato, e sarà per tutti “divino”!

Carissimi Cristiani, Matteo fu un profeta!

Voglio affrontare a fondo con tutti i Cristiani la questione relativa al vangelo di San Matteo.

È un vangelo davvero Divino nel senso che trascende tutti i fatti riguardanti l’avvento di Gesù, per come era stato preannunciato dai profeti.

Li pose come accaduti e riguardanti la sua reale vita, quando il Vangelo a taglio storico di Luca ne esclude la realtà.

Che dire allora? Che il vangelo di San Matteo è sostanzialmente un falso, che racconta bugie?

Il “bisogno” che San Matteo ebbe di mettere d’accordo la venuta di Cristo con quanto rivelato da Dio attraverso il profeta Osea, che in 11.1 dice:

Quando Israele era giovinetto, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio.,

lo portarono a falsificare gli eventi dei primi anni della vita di Gesù Cristo, stando al racconto “storico” reso da Luca e basato sulla testimonianza diretta di Maria Santissima, la sola che poteva dirgli le parole dette a lei dall’Angelo nell’Annunciazione, o quelle del Magnificat pronunciato a sua cugina Elisabetta.

Maria testimoniò a Luca di essere stata al tempio di Gerusalemme ove fu purificata 40 dì dopo il parto, e che dopo andarono a Nazaret!

Come non rilevando questo “falso” di San Matteo, la Chiesa celebra l’Epifania fatta a Gesù e che a lui in persona i fantomatici 3 Re Magi non fecero mai.

Il colmo è che il Cristianesimo “Ortodosso”, che vuole rispettare la verità dei fatti, non celebra il Natale di Cristo il 25 dicembre (poiché introdotto ex novo da un Papa nel III secolo) e celebra il falso dell’Epifania raccontata ex novo invece da San Matteo, che falso non è solo per quanto accaduto – 5 secoli prima – ad Elea. Ora se questa profezia di Osea fa a pugni con la storia reale di Gesù che non andò mai in quella

Egitto da cui egli fosse chiamato, è vero ciò ch’è capito sibillinamente in questi termini e in italiano:

Quando Israele era giovinetto, diventa

Quando chi <è RA Dio> <è RA> Giove = Geova = Jahvè, netto, preciso, proprio Lui,> io l'ho amato participio passato di <I am > io sono, e pertanto: io sono stato amodeo, e dall'Egitto ho chiamato mio figlio. Ossia il Figlio di colui ch’è L.Am odeo essendo LAM è ch il padre di chi No è : essendo 1/3 del trisillabo nome Ro.ma. no che nella 3a sillaba No è e che con tre terzi è quel trascendente UNO, valore assoluto! Quanta roba!

Se però non concordate con tale fantasia, ecco allora:

“L’ho chiamato da ORUS, nome di Dio trasceso in <su RO>MANO (nome trasceso da AMON) ANTO(nio, nome trasceso da ATON) e RA (il Dio Egizio del Sole, nome trasceso in un RA che è uno e trino in Romano

Antonio Anna Amodeo, nell’acronimo di RAAA).

<Aton> nasconde <A T on> uno sulla croce (e quello fu Gesù Cristo)! Ma in <AnTonIO> è nascosto <An IO (finale, italiano) sulla croce>.

<Aton> nasconde il Figlio di <Mariah> la quale a sua volta trascende un bel <Hai R.AM>. Ecco ogni <faRA one. > delle dinastie dei RAMSES che rende un mondiale UNO R.AM...che si convertono in S. ES: MAR, <Sei S. Maria>, sei romano in ES.

Si finisce sempre in ES, sei Romano!

Perché è la misera stalla abitata da bestie poiché i decorosi Alberghi erano troppo pieni di sé.

Cristo è ritornato sull’asino Romano Amodeo per entrare su esso nella sua Gerusalemme, come il RE profetizzato da Zaccaria, e che volle impersonare quando vi entrò nel dì delle Palme.

Questi sì sono i nomi confacenti col e dall'Egitto ho chiamato mio figlio.

Gesù non poté essere richiamato dall’Egitto, non essendovi mai stato. Le parole dette da Dio in Italiano rivelano in tutti i modi che il nome di Romano

Antonio Anna Amodeo risulta tratto da quello degli Dei e dei Faraoni più importanti dell’Egitto.

Ecco ora il “bisogno” che San Matteo sentì di attribuire il riferimento a Gesù della profezia seguente:

Geremia 31,15

Così dice il Signore: «Una voce si ode da Rama, lamento e pianto amaro:

Rachele piange i suoi figli, rifiuta d'essere consolata perché non sono più».

Questo bisogno portò San Matteo a riferire a Gesù la Strage degli innocenti ch’era avvenuta sì per uccidere il possibile Messia annunciato, ma il fatto era avvenuto due anni prima che Gesù nascesse.

E qui Geremia sta profetizzando (per quanto riguarda il ritorno di Gesù Cristo) quello che accadde davvero, ma solo dopo il 10 giugno 1.940 a Roma.

Donna Rachele, la moglie del Duce, piangeva sulla Strage degli Innocenti Italiani intrapresa il 10 giugno del 40 e giusto 6 dì dopo che il piccolo

Romano morì e subito risuscitò il 4 giugno, per un <miracolo della Madonna> annunciato in sogno ad una scolaretta di Mariannina Baratta.

Quanto a Michea, il Profeta aveva predetto:

Michea 5,1

E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti.

Matteo doveva valorizzare la nascita a Betlemme, e mise in bocca questa profezia ai religiosi interrogati da Re Erode se poteva mai uscire qualcosa di buono dalla Betlemme in cui i Re Magi gli avevano predetto il punto focale della loro ricerca.

Anche questo richiamo di San Matteo appare nella stessa linea dell’eterno servitore del Romano, essenza in sé del Popolo Romano.

Matteo, cita e così muta la sua profezia:

Matteo 2,6

E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele». .

Betlemme di Efrata è stata mutata in una < Betlemme terra di Giuda > pregna di allusioni a Romano. Intanto è evocato il Rio Alento alla cui foce nacque il fondamento dell’essere. Ora <TER-RA> è <TRE Romano> e UN acronimo (di Romano Amodeo), laddove <di Giuda> riguarda il figlio di chi ha gli estremi congiunti Gi-A di Lui gi A modeo ed è il Padre, Chi trascende .L. (il Dio EL, Elohim) e va ad .Luig . Romano il popolo dominatore in Israele, per Michea.

Matteo lo muta in pascerà il popolo di Israele.

E questo accadrà in futuro rispetto ad oggi, allorché la Religione di IsRAele si accorgerà che è RA Dio, e che Gesù è stato l’atteso Messia sacrificato.

Matteo trascende in toto (circa costui che uscirà) <le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti>.

Queste origini sono espresse in Bibbia 1,25 alias Genesi 25 in gennaio 25, proprio di quando è il Signore che risponde a Rebecca perché ha tanto dolore nel suo ventre di chi sta gestendo un parto.

Genesi 25,23

Il Signore le rispose: «Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo».

Le due Nazioni sono Roma e Israele e i due popoli il Romano e l’Ebreo, in lotta fin dal grembo materno. C’è però la conferma che il maggiore e più forte avrebbe servito l’altro, mutandosi da chi domina in chi pasce.

Ma c’è ancora di più nel 5-1 di Michea mutato nel 25.23 di Matteo. In Michea 51=Paolo c’è la reale nascita in Conversione di San Paolo, il 25-1-38. In Matteo si aggiunge al giorno 25 (natale di Romano) il 23 indicante i giorni esatti che portano al 17 febbraio in cui nacque nel 41 Benito (concepito il 4 giugno 40 del dì in cui Gesù rinacque nella sua seconda stalla e salvò Padre e Spirito Santo giunti agli estremi).

San Matteo cerca di riferire a Gesù anche questa profezia di Isaia:

Isaia 7,14

Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.

Matteo 1,23

Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.

Anche qui mostro l’originale e come San Matteo ha tralasciato che il nome Emmanuele sarà il segno. Tralasciare significa trascendere la realtà.

Il significato di Emmanuele non è il segno, ma <I am (si legge em) man-uele (uguale a man)>

Figlio dell’uomo? Certo, ma soprattutto RO-man .

Questo sì è il segno divino del Signore, in toto trasceso da San Matteo, giacché in tutto celeste. Cercando di capire indicazioni sibilline ci si arrampica sempre sugli specchi ... ma qui è cosa è molto evidente: <Emmanuele> sembra più riferito a uno uguale, quale Am(odeo Ro)mano, che a chi si fu Gioshua in Aramaico, e poi Gesù, Iesus, Jesus ...

Con questa ultima profezia, tutte quelle richiamate da San Matteo sono più riferibili al ritorno del Cristo di Dio su Romano che alla prima sua venuta su Gesù.

Matteo ha seguitato a essere il servitore di Romano!

Lettori cari, io non vi sto dicendo che io sono il

RE. Io sono solo l’asino che serve al Signore. Sono la stalla sozza e puzzolente (ricolma di sterchi di animali) ... poiché i Grandi e profumati

Alberghi ... loro non hanno mai posto: sono troppo pieni della loro “magnificente grandezza”!

Credete forse che quando il 4 giugno 1.973 mi decisi a “dar corpo al Cristo”, tentando quant’è impossibile a un uomo, io non abbia avuto Dio a mio alleato, quel

Signore che aveva bisogno di un asino a servirlo?

L’Onnipotente mi avrebbe assolutamente ostacolato solo se avessi avuto la presunzione umana di poter “rifare” ed “essere” il Cristo Signore.

Gesù, perché fosse amato per sempre da tutti gli uomini, come Giona fu costretto ad andare a Ninive e cioè a tornare su di me in questa vita reale in cui fosse senza credito alcuno e in tutto disprezzato.

Per questo Giona non voleva andare a Ninive!

Per evitarlo fuggì per mare verso Tarsis. Morto e risorto si rassegnò e vi andò colmo di stima, ma non lo riconobbero... e voleva perfino morire per un colpo di Sole! Bella la sua discussione con Dio Padre a proposito del suo sacrificio quale Figlio!

Quando ADA sarà in cielo, la sua condanna starà nel fatto che lei amerà 77 volte chi l’avrà amata nonostante tutto il suo disprezzo in questo mondo reale.

Lo racconta il Cristo nel suo Vangelo.

Gesù era ospite e irruppe nella casa la Maddalena che lavò i piedi di Gesù con le lacrime e li asciugò coi suoi capelli. Gesù, sapendo cosa stava pensando il padrone di casa («Se sapesse che sta accettando tutto questo da una puttana» ...) gli chiese:

«Chi ama di più? Uno cui è stato perdonato tutto o uno cui non c’era nulla da perdonare?»

“Il primo”.

“Così, quando sono venuto ospite da te, non mi hai baciato i piedi lavati colle tue lacrime ... come costei che è stata perdonata di tutto quel che le attribuisci!”

Cari amici, quei “lividi” di cui Lamech avverte la sua sposa Ada (in Genesi 1 cap. 4) e per i quali se Caino sarebbe stato vendicato 7 volte, Lamech 77 ... avranno Sì una vendetta ... ma “in Amor”, in Amodeo Romano. Il quale, avendo amato chi molto l’ha disprezzato, avrà in cambio in Cielo 77 volte tanto di quell’amore terreno e pur divino, trascendente i torti avuti, così compassionevole e misericordioso.

Romano ha sposato per ben 3 volte Gesù!

Le mie reali triplici nozze col Cristo.

La prima delle 3.

Il 4 giugno del 940 (cioè 29 anni prima del 969, che è il 10° n. primo, nel suo numero naturale) fui per davvero miracolato da Maria Santissima divenendo così a immagine di un 2° figlio Gesù, nato postumo. Accadde in due tempi, alfa e beta, assecondando il Miracolo della Risurrezione di Lazzaro, nome che dice: “Là alla fine della fine (zz) A.Ro (Amodeo Romano).

Alfa : in Campania il Dottore fu chiamato da Mariannina Baratta a tentare di far campa’ N.IA (campare il là Nato, su un asino, IAhvè) poiché là zz, lì infine, A.Ro. (l’asino portatore) non vi campava più. Ma vi andò solo 4 ore dopo quando il Sabatella fu certo che A.Ro. il figlio di

Mariannina (come la Maria Santissima figlia della Santa Anna) non campasse più.

Beta : Maria e Marta (vedi Maria ... B aratta)

chiamarono il Figlio di Maria (figlia di Anna) a Beta nia poiché Lazzaro non campava più . Ma vi ritornò allo stesso modo: solo 4 dì dopo, quando ebbe certezza che fosse morto.

Tornato a Betania (dal 2°: il Beta N.IA.), Egli fa di nuovo Campà N.IA, ma solo dopo aver chiesto ad entrambe le sorelle:

«Credete che io sia la risurrezione e la vita? (omettendo: “che state per vedere risorta?”)».

E a riprova che stesse parlando della sua amara e tristissima duplice (Beith) morte e Nuova risurrezione in Campa’N.IA, di IA (già vista a BetaN.IA), Gesù pianse ... ma su se stesso; mentre i presenti dissero: “Vedete quanto Egli amava Lazzaro”?

Era vero: là infine (zz) A.Ro, era il suo moribondo puledro. In lui sarebbe tornato “per fare giustizia” al Cristo, cui fu preferito campasse Barabba.

Nel ballottaggio su chi potesse campà e chi no, la sua morte salvò il Bar Abbà , quel “papà” sposo di una “Bar”ATTA (atta al baratto tra Gesù e Barabba).

Ebbene il papà (l’abbà” del Gesù figlio di Baratta sarebbe stato di nuovo salvato, ma stavolta non dalla sua morte ma dal suo ritorno in vita!

Gesù lo alluse di nuovo prima di morire sulla croce, quando recitò l’inizio del Salmo 21-22:

« Elì Elì lemà sabactani? »

« È lì, è lì! Le Ma’ sa Ba(RA)ttà N.I.»

È lì dove? È a èlìTTO. È  (lo Spirito Santo F nel

suo soffio: di I e O sovrapposte in  l’ IO divino),

Quello del Dio EL (Elohim) in un IO con due croci a T in se stesso! Lo stesso ITTO di un EGO Romano in EGITTO (croce del Popolo e Croce di Dio nel marchio stesso del Dio del Sole Amon RA ed Aton).

Ebbene a FELITTO le Mamme sono le 2 poste nell’unica vivente Mariannina, la quale unica in vita si chiama Baratta e «sa Barattà» (in segreto), poiché con sa bactà N.I. sa farlo ed ha il RA barattato ch’è nel suo cuore, mentre baratta N.I. (il Nazarenus Iesus, col RA, Dio del sole).

Perfino nel segno (in «sabactà» N.I.) del cognome del Dottor «Sabatella», il medico del paese che disse alla madre: «Vostro figlio ha vinto la morte!».

La 2a delle 3 nozze con Gesù.

Dico al duo di Matusalemme vissuto 969 anni (e che sono le 2 date da Matusael e da colei che MM è Maria ... Mazzola) che con 969+969 portano alla mia nascita nel 1.938 :

«Non è “per caso” che nell’anno 969 dopo Cristo io mi sia sposato e con ciò legato alla mia dolce metà, legandomi davanti a Dio per davvero il 4 giugno ad una reale controfigura di Gesù . »

Nella mia vita reale, la “mia dolce metà” è davvero un verosimile “duplicato” di Gesù.

In primis, il Cristo, Uno e Trino in quanto Dio, si associa perfettamente all’11.1 del giorno di Tutti i Santi in cui nacque Giancarla Scoglioni.

In Bibbia 1,25 (Genesi 25 come il gen. 25 della mia nascita), il 1°genito si chiamò Esaù e (nel linguaggio latino di un Romano, come il “popolo” dichiarato a Rebecca dal Signore, presente nel suo grembo e più forte di Israele) diceva con <Es> un evidentissimo <tu sei Romano> (con sum, es, est, io sono, tu sei, egli è) ove il seguito <A-U> significa <da cima a fondo>.

Ebbene quando GS (acronimo di Giancarla Scaglioni) si coinvolse con gli estremi <e> e <ù> (di Esaù) ci fu la congiunzione in GèSù tra G.S, e l’ Esaù uguale al

<Tu sei Romano da cima a fondo>.

Poi, con Gesù di sesso maschile, accadde che una sua sosia al femminile impose l’inversione di genere anche dei suoi genitori.

Così il Cristo ebbe Maria e Giuseppe e lei a sua immagine e somiglianza ebbe Mario e Giuseppina.

E – affinché non vi fossero equivoci dovuti al sesso –così come Maria SS ebbe per madre Sant’Anna, così Anna fu anche la mamma di Mario, con Mariannina proprio la mia.

E così come Maria SS ascese in cielo il 15 agosto, così Mario di là discese il 15 agosto.

In relazione a me, come Giuseppe fu per Gesù un padre “putativo” (stimato tale ma non vero in quanto il Padre autentico del Cristo fu il “Padre Nostro”) così Giuseppina Benedetti divenne per me la analoga madre “putativa” (una seconda madre, assunta avendo sposato la sua reale figlia).

Poi accade che il suo cognome Benedetti avuto da suo padre vale in gematria il numero 78 che vale anche Gioacchino padre di Maria, Questo accade mentre per me 78 è il mio secondo nome Antonio.

E come Anna vale 26 come Dio e come JHVH (Jahvè) ed è 1/3 del 78, così Anna è il mio 3° nome, tanto che <Antonio Anna> (i miei nomi 2° e 3°) valgono quanto <Gioacchino Anna> i nonni materni di Gesù.

La nonna di Giancarla, madre di Giuseppina, di nome Clara, e cognome Raggi vale 31, e 40.

31, come il complemento al 1.000 dei 969 anni di vita di Matusalemme, o dei miei 31 anni quando sposai GS nel 969 complementare al 1.000.

40 è stato per me – alla lettera – l’anno di quel <miracolo della Madonna> in morte e risurrezione.

Da tutto questo mi è giunta la convinzione che nel disegno della mia vita fosse proprio scritto che io mi legassi davanti a Dio ad una apparente “sosia” di Suo Figlio, dopo essere stato “adottato” a nuovo Figlio lo stesso 4 giugno, dalla sua santa Madre, nel 40.

E fu infine sempre nello stesso 4 giugno (ora del 1973) che mi decisi a legarmi volontariamente al Cristo quando abbandonai tutto (potenza, fama e ricchezza) volendo una cosa impossibile per chiunque: quella di “darGli corpo”.

Questo di fatto mi avrebbe posto proprio nei panni di Suo Padre: è solo un padre chi dà corpo a suo figlio. È stato vero fino al punto che le mie nozze con la “mia dolce metà” furono proprio il legame consacrato davanti a Dio – più che quello tra due sposi – il legame posto Unitario tra Padre e Figlio.

Da una parte c’era la “duplicità” di Padre e Spirito Santo, e dall’altra c’era quella della “loro dolce metà”.

Tanto che il doppio di due metà rende l’immagine giusta di quella cosa sola che sono Padre e Figlio.

Posso anche testimoniare che il legame che poi c’è stato tra me e la mia “dolce metà” (per un identico comportamento) è stato davvero simile più a quello esistente tra 2 genitori ed un figlio che tra 2 sposi.

E sarebbe toccato infine alla mia vita (senza prole) il colmo di avere avuto in pratica per figlia mia la mia stessa mamma per oltre 10 anni.

Ammalata di Alzheimer, visse gli ultimi suoi anni davvero come se fosse la mia piccina che imboccavo, resa totalmente inconsapevole, proprio come lo è un neonato, o un vero piccolo che quando si stanca a camminare tu lo prendi in braccio.

Doveva camminare e per avviarla – come se le insegnassi – l’accompagnavo e guidavo dicendole: «passo, passo! passo, passo!» muovendomi dietro lei.

Io e la mia dolce metà, da subito (appena sposati), ci dividemmo in 2 distinte gestioni, in quanto io, architetto, avrei dovuto “intraprendere”, ad una dimensione che non era la sua.

Lei fungeva da semplice impiegata della Norton (una ditta di abrasivi) che aveva sposato prima di me e che fu la sua sola datrice di lavoro, dai suoi 16 anni fino alla sua pensione, dopo più di 40 anni di servizio.

Non ci fu verso e modo, per me, di farmi da lei seguire, neppure quando misi in piedi una Casa Editrice intestata a lei: la “GIESSEA”.

Della ditta intestata a GS A (Giancarla Scaglioni Amodeo) volle solo e sempre restare una prestanome.

Nemmeno mi seguì quando per ben tre anni spesi tutti i miei fine settimane partendo, il venerdì sera con un suo zio, e tornando domenica sera.

Avevo iniziato a costruire il vero, autentico facsimile a Ortonovo, del nuovo Orto degli Ulivi.

Con le mie mani, nel 70 (l’anno dopo le nozze) con un suo Zio, iniziai a costruire una casa a Nicola (leggi N.I., colà – il Nazarenus Iesus colà –) ... in un terreno piantumato a ulivi, a Nicola di Ortonovo.

Nel trascendente disegno, era davvero il nuovo Orto tra gli ulivi, quello che sarebbe stato per me in pieno equivalente all’Orto degli Ulivi di Gesù Cristo.

Getsemani per Gesù mentre il mio “facsimile” era l’Orto del Saccomani. Entrambi come il sacco dei rifiuti, quelli che si buttano via a piene mani.

La mia dolce metà preferì per 3 anni restare a casa sua, coi genitori con cui vivevamo, a intristire e a calamitare accuse su di me, poiché, così facendo, ero “io” che la trascuravo!

Io, tutto impegnato a costruire facendo di tutto, colle mie mani, dal progettista al muratore, per realizzare un bene per la famiglia e non lei che, libera di seguirmi, non lo faceva e restava a immalinconirsi.

Non volle farsi mai chiamare la Signora Amodeo, sebbene lei lo fosse ..., come se ciò l’avrebbe oscurata, sminuita, e assumendo con questo il senso di quella reale rivalità tra il Padre adulto e “uomo fatto” e il Figlio suo che punta a emanciparsi.

Quando ci fu l’occasione di una assunzione come impiegata al Cimep (in cui io, suo marito, ero al massimo livello come Architetto) si oppose sempre con più vigore, denunciando esattamente di non gradire di fare poi lì – lei impiegata – la moglie dell’Architetto.

Quella dura lotta che Rachele, sposa di Isacco, aveva avuta nel seno tra i due gemelli, che sarebbero stati Padre e Figlio, fu la stessa che per tutta la vita lei ha esercitato, opponendosi contro la stessa sua libera e sincera scelta opposta: di legarsi a me!

Alla fine – per forza! – senza confessarlo neppure a sé, cominciò a chiedersi se mi amasse davvero come si vuole bene a un marito o piuttosto se fosse come l’amore per un padre che hai preso per marito.

Si diede totalmente ai suoi amici della Norton e cominciò ad affezionarsi di più al suo capufficio, uno che essendo di CL (Comunione e Liberazione) nonché sposato, assunse sempre le mi difese: “Romano sta costruendo la tua e sua casa per il Padre e tutti voi... Perché tu non lo segui?”

Questo suo bisogno di emergere al di sopra del marito era parte del suo temperamento, infatti nella sua stessa famiglia, chi era egemone era la madre e si parlava costantemente – quasi sempre! – solo delle questioni della famiglia della madre e raramente di quelle relative al Padre, a sua sorella e a sua madre. Vivevano in una sorta di autentico matriarcato: anche sua nonna, Clara, spadroneggiava nei confronti del suo sposo Guglielmo Benedetti.

Giancarla assunse la stessa abitudine verso suo marito, come la cosa più naturale che ci fosse.

Era il “piglio” opportuno per affermare la sua persona imponendo a me suo marito gli amici che aveva lei.

E io – lui – se volli vederla spigliata, egemone e felice dovetti rassegnarmi a praticarli e di fatto a non averne poi mai di miei. In mezzo ai suoi compagni, lei diveniva brillante, esplosiva, spavalda, centro dell’attenzione.

Visto oggi, quel matrimonio fu veramente come tra un Padre autorevole e un Figlio che cerca riscatto.

La divina Relazione tra Padre e Figlio, nonostante la loro differente natura, è infatti quella tra pari grado.

Per questo Giancarla ha sempre lottato per maturare la sua difficile parte alla pari resa tanto più difficile dalla condizione tipo N/1 di lui e 1/N di lei.

Le nostre nozze, assunte per libera scelta dopo 7 anni di fidanzamento, avevano peraltro messo in luce tanto la voglia di lei a crescere, quanto quella di me a non avere remore nel “socialmente decrescere” volendo come sposa lei colla sola 3° media e un breve tirocinio a un centro meccanografico e di certo non in linea, sullo stesso piano con un laureato architetto.

La svolta fu dopo tre anni trascorsi così, come tra padre e figlia e l’amore fisico poco spontaneo e come forzato dal proposito di avere i figli che non venivano, pur non essendoci impedimenti né in me né in lei ...

Ci si vedeva solo dopo il lavoro, la sera, per 4 giorni su 7, e un giorno accadde che una sua amica mi prese in disparte e mi chiese: “Romano, tu ami tua moglie? Te lo dico poiché se ci tieni a lei non devi lasciarla più così sola: lei ha dei dubbi se ama più te o il suo capufficio...”

La domanda non era fuori luogo. Anche io mi accorgevo di trattarla ormai più come una figlia ribelle che come una compagna che davvero si desidera. Avevo sperimentato fino in fondo – prima di lei –come fosse quel rapporto “che davvero ti prende”.

Era stato con una brava disegnatrice, conosciuta un anno prima di lei, di nome Anna Badari, e avevo vissuto quella “passione” che c’è con chi si ama e desidera.

Ma lei, Anna, era immatura, e aveva per me un amore vero, esaltante... ma ancora tutto così con “troppo fumo”, che presto si confuse da sola, e tutto finì. Così, quando incontrai l’affetto vero e “tutto arrosto” di GS, ci illudemmo che fosse il giusto “amore tra sposi”.

L’inganno reciproco durò dal 1962 al 1969, per tutti i 7 lunghi anni di fidanzamento all’antica, senza che sfociasse nel sesso. Il malinteso colpì soprattutto lei: non essendo ancora divenuta la mia “dolce metà” nei fatti, lei aveva la sua vita e ne sognava una ancora più piena con il futuro sposo Architetto, che avrebbe potenziato tutto.

Si sarebbe accorta solo dopo che nulla era mutato e che seguitava ad essere quasi tutto giusto come prima, colla sola differenza che nella sua famiglia e a casa di lei si era aggiunto... un marito.

Avevano prenotato un grande appartamento di 150 metri quadri in via Lattanzio, per viverci.

Ma quando si sposarono non era ancora ultimato e decisero così che i primi mesi sarebbero trascorsi a casa di lei, nel bar gestito da suo padre e sua madre.

Giancarla il mattino presto partiva per Corsico, dove era la Norton, e ritornava alla sera.

Si mettevano a cenare nel bar e gli argomenti che facevano presa seguitavano a essere sempre quelli della famiglia di sua madre.

Le questioni che interessavano Romano erano per tutti loro come quelle di un alieno, e non facevano presa. Per 7 anni cenai quasi in silenzio, ascoltando le notizie di tutte le gesta di nonni, zie e compagnia bella e tutte nel ramo della madre.

Anche suo marito Mario, e suo padre Guglielmo, si erano come rassegnati a discutere solo delle vicende legate a Giuseppina Benedetti e Clara Raggi.

Anche sua nonna non si diceva mai Clara Benedetti.

Guglielmo passava la sua vita ad accudire la moglie con poca salute e a servire la Figlia, aiutandola al Bar.

Guglielmo morì, investito, proprio un giorno in cui si stava recando dalla figlia per aiutarla.

Finita la cena, io a Giancarla salivamo al secondo piano in cui vivevano i genitori, che avevano ceduto a noi sposini, tornati dal viaggio di nozze a Ibiza, il loro letto matrimoniale e la stanza, mettendosi a dormire in una stanza più piccola.

Saliti in casa, Lei accendeva il televisore e iniziava un rapporto a tu per tu anche coi programmi che vedeva, evitando che ne facessimo oggetto di conversazione.

Se al posto mio ci fossero stati i suoi amici, sarebbe stato molto, molto diverso.

Per lei il mio livello superiore di educazione e di stato era inibitorio e – senza che nemmeno se ne accorgesse – teneva in ogni modo possibile le distanze, evitando sul nascere le discussioni che avvertiva impari.

Io ero per lei davvero come un Padre molto presente e soprattutto ingombrante e dal quale il Figlio non voleva farsi coinvolgere, assolutamente mai, pena la perdita totale della sua identità.

Quando, per parlare di qualcosa, cercavo di discutere degli spettacoli cui stavamo assistendo entrambi, sul divano, lei imponeva un deciso segno di fare silenzio, per non essere disturbata nella sua autonomia da chi –se iniziavano discussioni – avrebbe presto preso quasi sempre il sopravvento su di lei.

Come gli amici “potenziavano” il suo “ego”, così il mio – più maturo, pieno preparato e invasivo del suo – la “minimizzavano”, e così assumeva una difesa ad oltranza della sua autonomia, senza nemmeno accorgersene!

In tutta sincerità, la mia non era una questione di voler vincere a tutti i conti: infatti per 7 anni rimasi praticamente in silenzio, ad ascoltare loro che parlavano e agivano come Giancarla con me.

Questo non è stato evidentemente il segno della mia voglia e bisogno di sopraffarli.

Erano loro che si sentivano con me come se io e loro fossimo “fuori luogo”.

I nostri interessi seguivano linee perpendicolari tra loro, unite solo dall’origine delle nozze, e dall’affetto –vero – che tuttavia esisteva ed era forte.

Il Disegno sulla intera mia vita è stato solo che io “sposassi Gesù” e che desiderassi con vera passione di “dargli corpo” come fa un padre: il mio, affinché io lo “portassi in giro” e lui davvero camminasse con me... come il RE che entra nella sua Gerusalemme.

E l’ho fatto, in quel modo “formale” espresso dalla sua totale “somiglianza” anagrafica e nominale colla nuova rappresentazione di Gesù.

Mi legai a chi umanamente sposai, ma a patto, che ciò non mi impegnasse tanto nella “passione” per la mia controparte, in modo da potere essere anche io tranquillo (in quanto sposato), ma totalmente libero di intraprendere ogni cosa per conto mio, nella direzione da me voluta assumere.

Come Padre e Figlio assomigliano a due assi cartesiani perpendicolari tra loro che hanno un solo punto in comune, così siamo stati io e la mia “dolce metà”, legati solo dal punto in comune delle nostre nozze. Punto e basta!

I miei orizzonti non erano per niente i suoi e viceversa. Lei avrebbe preferito una vita ordinaria, comune, discutere del più e del meno... io avevo la necessità anche di “sognare” con lei, parlando del cielo, di come la vedesse e pensasse Gesù Cristo.

Qual era il Disegno di Dio? A lei non interessava! Sosia nell’apparenza di Gesù, lo era solo nella forma e non nel contenuto degli interessi e delle idee.

Io non riuscivo a interloquire, nemmeno quando spiegavo cosa stavo facendo a Nicola, nel Nuovo Orto degli Ulivi, quello del Saccomani.

Aperto l’argomento, tutto finiva lì, e cominciavano a parlare di cosa avessero fatto la Renata, la nonna Clara, o gli avventori del bar. Io li seguivo, ma raramente interloquivo, non avendo io pure nulla da dirgli su ciò.

Io sono un tipo veramente “pesante” per tutti quelli che parlano solo del più e del meno, essendo interessato sempre delle questioni di fondo e ben poche rare volte mi preoccupo del... “tempo che fa”.

Per 7 anni ho vissuto come in silenzio e a tu-per-tu soltanto con me stesso.

Il che è del tutto naturale ma solo tra padre e figlio in antagonismo, non tra sposi, non tra il marito della figlia e la loro vita.

Questo è stato per il disegno divino di non farmi avere con mia moglie altro punto in comune che quello assunto per sacramento davanti all’altare.

Altrimenti – se io avessi sposato una come Anna Badari – essendo così preso da lei, mi sarei dedicato a mia moglie e non al mio vero sposo Gesù Cristo.

Quando il mio impegno cristiano mi portò a lasciare tutto quello che da me avevo costruito, per porlo come un volano a difesa del mio proposito di dar corpo a Gesù, fui accusato, soprattutto dalla mia 2a mamma: “Romano, parli tanto del tuo proposito di aiutare il Prossimo... ma per te noi chi siamo?”

Volevano essere anche loro solo “il mio Prossimo” quando io li avevo assunti a “miei compartecipi!”

Non lo capivano nemmeno le volte che con pazienza glielo spiegavo. E non lo capivano poiché mai si erano realmente coinvolti ad essere Una sola cosa con me.

Mi avevano voluto rispettivamente come marito e come secondo figlio, ed ero uno che si era reso in realtà presente lì in mezzo a loro, anziché isolarsi.

Poiché “dar corpo a Cristo” è la cosa che se è molto seria ti porta infine al tuo e Suo secondo calvario, presto la nostra vita di sposi divenne davvero un problema anche quando infine abitammo in quella casa nostra, costruita da tempo ed affittata ad altri.

Per Giancarla era più comodo andare alla Norton da lì. Si sarebbe spostata quando incinta, avesse avuto figli e avrebbe smesso il lavoro. Ma i figli non venivano....

Avendo problemi economici, dovevo tacerli alla mia “dolce metà”, per non sconvolgerla.

Tacevo gli impegni sempre più pesanti a mano a mano che il mio Calvario si avvicinava.

Le poche volte che – interrogato da lei giuliva perché avessi quella “piva” – commettevo l’errore di descrivere le mie reali e faticose pene quotidiane.

Lei allora assumeva un tale sconforto da suscitare infine la mia pietà, per lei costretta a un eroismo che non cercava ma che purtroppo le toccava, per il legame assunto con me.

Dopo oltre 10 anni, le difficoltà e la reale fatica a sostenerle da parte mia, in perfetta e doverosa solitudine (pena farle inutilmente del male) mi ritrovai –come dice Dante – in quel mezzo cammin di nostra vita, “in una selva oscura che la diritta via era smarrita”.

Mi ero dato a tal punto “tutto” a Gesù Cristo che adesso vivevo un Calvario costante, e non assegnavo a me più alcun valore, pronto umanamente al tracollo...

Fu allora che intervenne la 1a delle 2 Matusalemme!

Oh, non quella di Saronno, ma la Maria Teresa Mazzola, di Milano, quella riferita in Bibbia al nome Zilla molto somigliante a Mazzola.

Il finale <MMè>, che per la futura, di Saronno avrebbe alluso a una Monaca, Maestra di Musica alla Materna R. M – per una che <MM è> riguardò una donna che MariaTeresa Mazzola è alias Zilla.

Colei che <MM è> era questo bellissimo soggetto da vedere.

Bionda, gracile e ricca, entrò un giorno di autunno del 1986 nel mio laboratorio (in cui realizzavo i libri per la stampa) con un suo quadernetto di poesie e di dipinti.

Voleva tramutarli in un libricino da donare ai suoi amici nel suo compleanno che ci sarebbe stato il successivo 16 gennaio.

In quella occasione, ci sarebbe stata anche una mostra dei suoi dipinti a pennarello.

Dalla “oggettiva” <Ma. Te.sa lemme> prese lei l’iniziativa e si mutò nel “soggettivo” di Matusalemme, che subito mi fece gli occhi dolci, poiché così com’ero “scassato e quasi fallito” tuttavia le piacevo.

Venne da Dio questo aiuto – anomalo, illegittimo per uno che aveva già la sua “dolce metà” sposata in chiesa come la “sola” – poiché io stavo umanamente crollando. Sotto il peso sempre più importante di Gesù io stavo davvero venendo meno.

Non avevo nessuna intenzione di tradire mia moglie, ma Matusalemme si innamorò di me e cominciò ad irretirmi, poiché ricevevo da lei come potenti pompate di ossigeno date a chi era lì, lì per asfissiare.

Non sarei venuto meno ai miei impegni di sposo fedele, se non avessi visto in lei una ancora (e molto) più bisognosa di me, di chi la sorgesse e l’aiutasse.

Prima della classe al Liceo – potendoselo permettere finanziariamente – seguì la moda e andò in “analisi”.

Non avendo una fede a sorreggerla, né un sacerdote a confessarla, ebbe molta gioia nel potersi aprire totalmente con qualcuno (pagandolo)!

Ora, il primo Psicologo – uomo onesto – quando si accorse del pericolo inutile che lei correva, la liquidò dopo un anno dicendole che la “terapia” era conclusa.

Ma Matusalemme era come una energia pura in cerca di sbocchi, e tanto cercò che trovò infine chi faceva al caso suo: un Analista che – senza scrupoli – si diede tanto da fare che la rese succube come una tossicodipendente non delle droghe ma dell’analisi. Roba da essere radiati dall’Albo!

Aveva gestito quella pura energia secondo le sue mire di farne una totalmente dipendente e vi era riuscito: l’aveva gestita con tanta malvagità e imperizia che lei, spinta fa lui ad amare, aveva poi dovuto far collezione di “angeli in cielo”. Sono coloro che non avendo avuto modo di contaminarsi con la vita reale restano immacolati e incapaci di concepire il male. Dove l’uomo è egoista al massimo, Dio è ancor più generoso e ne fa i suoi tanti Angeli del Cielo.

aveva abortito, dopo di essersi concessa a cuor leggero, pur di trovare un suo reale flusso in amore.

Io dovevo toglierle di torno questo analista mostruoso, che in 20 anni la spolpò per bene e la ridusse come una drogata che riceveva due volte alla settimana la sua costosa dose e che in astinenza, poi lo pregava nella massima angoscia:

“Doctor, mi aiuti! Mi aiuti!”.

Questa <prima della classe al liceo> che aveva fatto questa terribile fine, suscitò in me un salvifico poderoso contesto in cui io potessi essere di nuovo una persona in grado di aiutare qualcuno!

Lei divenne il “mio prossimo”, e dovevo liberarla dalla eminenza nera che l’aveva condotta così male nei confronti dell’amore e dei figli.

Zilla avrebbe avuto bisogno di Sacerdoti che la confessassero e portassero ad un ben altro tipo di amore.

Per chi voleva dar Corpo a Cristo e a aveva ormai tutte le sue cartucce bagnate, lei mi si presentò come una Maddalena da ricondurre sulla retta via.

Matusalemme “mi prese”, con tutta la forza del suo bisogno di un salvatore.

Per come ero finito coi miei bilanci sul danaro liquido (che mi mancava sempre di più eroso dai costi del denaro, mentre invece ancora possedevo in beni immobiliari almeno due volte di più) io non ero più in grado di aiutare nessun altro!

E ne avevo io stesso un terribile bisogno.

Così “mi diedi”, e non feci tesoro di me, nella speranza che ciò non frantumasse le mie nozze.

Era per me solo una sovrabbondanza di Amore (questa era la comoda giustificazione morale che infine davo al mio disordinato operato).

Se l’avessi segretato, forse nulla si sarebbe rotto ...

Ma quando la mia sposa venne apposta in ufficio e mi chiese che cosa mi accadesse, commisi l’errore di essere sincero, e per lei fu come “la fine del suo mondo”.

Poche ore dopo la mia confessione “di essermi innamorato di un’altra, ma che non avevo alcuna intenzione di abbandonare mia moglie, per cui lei pazientasse: mi sarebbe passata...” tornato a casa vi trovai i suoi, tutti lì riuniti.

Aveva convocati padre, madre, zii e zie del lato di sua madre, tutti chiamati a darle conforto.

Da quel giorno presero le distanze da me, tutti, tranne zia Mira, la sorella di mio suocero, più comprensiva poiché aveva toccato con mano come lei stessa non fosse una zia alla pari, in quella famiglia in cui vigeva quel totale e assurdo matriarcato.

Giancarla restò con me e sperò che fosse come io le avevo detto: che la sbandata mi passasse.

Tentò perfino di aprire finalmente un dialogo.

Ci provai, ma senza cessare di aiutare Matesalemme a liberarla dalla sua dipendenza dall’eminenza nera che dirigeva la sua vita, a bastone e carote.

Non si possono però tenere i piedi un due scarpe e dopo un anno, morta peraltro mia suocera Giuseppina, Giancarla sperimentò la condizione di estrema solitudine e bisogno mio: di qualcuno che ti valorizzasse.

Andata al mare in vacanza, assieme ai suoi amici, sentendosi uno straccio come donna, un uomo vide in lei quello che lei più non scorgeva in se stessa ...

E così – spinta a farlo dai suoi stessi amici - si comportò nel mio modo esatto: si lasciò aiutare.

Me lo disse, e seguitammo a vivere insieme, a parti ribaltate: lei perduta proprio allorché m’ero reso libero.

Ero ritornato in me quando – dopo avere così pregato sinceramente il Signore – comparve subito “un altro” –un Avvocato non in cattive acque come me ma solido, affermato, che Matusalemme preferì a me e dal quale si fece aiutare... così come lei si meritava... da chi in verità puntava solo al suo denaro.

Libero finalmente io, non lo era più mia moglie.

Lei aveva trovato nell’altro uno alla pari con lei.

Viveva però a Carrara. Così, per mantenere vivo il loro rapporto, una settimana lui e una lei, facevano quel viaggio Milano - Carrara che lei non aveva voluto fare con me, e che era stato poi all’origine vera della mia forte situazione debitoria.

Avevo rinunciato a costruire io quel palazzo, affidandolo ad una impresa, ed erano comparsi costi che non avrei mai avuto se avessi seguitato io.

Il muratore cui avevo affidato l’opera, dopo un anno in cui tergiversò, mi presento un tale conto che non potevo più fronteggiare.

Io ero il responsabile dell’opera non esclusiva per me, ma che aveva coinvolto al di là dei parenti, anche un estraneo, di origine egiziana, che aveva anticipato il danaro per comperare il terreno.

Se i miei bilanci erano difficili da gestire, all’origine c’era stato proprio quel viaggio Milano - Carrara che mia moglie non aveva voluto mai fare con me e al quale poi io stesso avevo rinunciato.

L’obbligo ora per lei era di recarsi ogni 14 giorni a Carrara, ed era tassativo, se voleva salvaguardare quel rapporto ...

Anche per Matusalemme era entrato in atto come una sorta di castigo per aver creduto che “un altro”, l’Avvocato, sarebbe stato preferibile a me.

Per 20 anni questo affermato Professionista (e non quel fallito di Romano) riuscì anche a raggiungere il mio scopo e a liberarla dallo Strizzacervelli ... Ma solamente poiché ora si era messo lui al suo posto a dirigerla e a spolparla... senza peraltro riuscirci più di tanto, ma senza più manipolarle il cervello.

Matusalemme aveva ormai assunto a propria protezione – è strano vero? – un certo sesto senso tale di insicurezza, che la spingeva ad affidarsi non più ad uno solo, ma ad una moltitudine di controllori, che finivano così per ostacolarsi tra loro.

L’avvocato riuscì a liberarla dallo strizzacervelli ma non riuscì a scrollarsi di dosso né l’amministratore dei beni di <MMè>, né l’assidua vigilanza di una affezionata domestica che – mentre l’accudiva in tutto per la casa, come se fosse una badante – rendeva anche buon conto all’amministratore di come MT usasse il denaro e teneva lei i libretti dei conto-correnti.

Con ciò <MM è>, Zilla fu aiutata a non passare dalla cosiddetta “pentola” nella “brace”.

Detti più esplicitamente, a passare dalla pentola dell’analista che le portava via solo il costo salato delle sue prestazioni, date in nero due volte ogni settimana, nella “brace” dell’Avvocato che puntava a far suo “tutto il cucuzzaro”.

Ci mise 20 anni – l’avvocato – a capire che non ci sarebbe riuscito mai... e a mollarla.

E ce ne mise 25 lei stessa a capire quanto avesse sbagliato a rinunciare a me che puntavo solo al bene della sua anima, a costo del mio e della mia famiglia.

Ebbene, io debbo veramente la mia vita a questa Matusalemme, sposa mia irregolare. Mi avrebbe salvato dal morire asfissiato dal gas, io e mia madre, come dirà in seguito

La nostra storia – mia con MT Mazzola – me la ritrovai scritta sulla Bibbia, nel libro 1 e nel cap. 4, on cui il Libro Sacro s’era soffermato a indicare anche la genealogia discesa dal lato sbagliato e senza futuro, del fratricida Caino.

A lungo non avevo compreso la necessità biblica di dettagliare una genealogia condannata tutta a naufragare con il Diluvio Universale.

Stranamente, i nomi dei discendenti dal Caino erano in Enoch e in Lamech gli stessi, ma ripetuti più volte fin da subito, con 3 “nomination” come i figli di Caino, e poi fuori luogo, spostati, mentre gli altri erano storpiati.

Il nome Enoch era scritto per tre volte e due riguardavano la stessa persona, mentre uno era il nome della città costruita da Caino. Al posto di Iared, padre di Enoch era nominato Irad padre di Meculael. Al posto di Malaleel (figlio di Kenan, figlio di Enos nel ramo buono disceso da Set) vi era un Meculaeel.

Al posto di Matusalemme (figlio di Enoch) vi era

Matusael (figlio di Malaleel), entrambi padri di Lamech. Ripropongo su 2 colonne la genesi di Caino e di Set, rispettivi 1° e 3° figlio di Adamo e Eva.

Caino Set

Enoch figlio Enos

Enoch città Kenan

Enoch padre Malaleel

Irad Iared

Meculael Enoch

Matusael Matusalemme

Lamech da Ada e da Zilla Lamech

Iabal, Iubal, Yubalkain, Naama Noè

In queste 2 genealogie a confronto, quella di destra, dei discendenti di Set, li vede in bell’ordine, espressi da padre a figlio, e impiega i 7 nomi dal Padre Adamo fino all’ultimo creatore sui 10, che è il 7° e si chiama Enoch.

Quella di sinistra, dopo Adamo e Caino, presenta per tre volte il nome del 7°, assecondando i tre differenti aspetti della Creazione: quella di Enoch prima come suo figlio, poi come la città costruita, e infine come il Padre dei successori.

Questa “trinità” di Enoch, relativa a Caino, ha come controparte (in quella “corretta” discesa dal 7° avente quello stesso nome) il “trio” dato da Matusalemme, Lamech e Noè, che dal testo non sembrerebbe, ma sono una cosa sola con Enoch!

Lo sono in quanto Dio costruisce TUTTO con il 7, e la durata degli anni di vita del 7° riguarda quei 365 anni che hanno il numero giusto dei giorni di ogni singolo anno. In questo lasso di tempo esiste il ciclo unitario della generale esistenza sulla terra.

Ecco così che le tre generazioni successive non hanno lo scopo – nella discendenza corretta – di aggiungere qualcosa, ma solo l’aspetto “trino” di questa creazione. A riprova, se sommiamo le vite di Matusalemme, Lamech e di Noè, 969+777=1746 è quel totale che riguarda i primi due. In quanto al 3°, egli visse 600 anni fino al Diluvio Universale, per cui 1.746+600 sono 2.346 anni fino al diluvio. Il valore medio esatto è un suo terzo e riguarda 782 anni esatti. Sommando anche gli anni 365 dell’Unità di Enoch, il valore totale si porta al 782+365=1.147 che comprende cento 66/6 sommati a 47, ove 66=Romano e 47=Amodeo.

Se non capite perché ho sommato il valore medio del totale di vita dei tre (8°+9°+10°) fino al Diluvio, è perché essi sono Uni e Trini, e sono pertanto “Uni” nel valore preciso e medio di tutta la terna, che è molto significativa nel suo unitario 782: esso è tutto il flusso di 6+6+6 nell’ 800 che è il complesso di tutta la realtà data da 400+400. Questo 6+6+6 che si muove nel 6 “trino” consiste nel lavoro intero fatto dalla Terna.

Ora, essendo 782 la terna, nella sua unità, aggiungendo anche l’Unità relativa alla sola vita del padre Enoch, si arriva al 11x100 +47 che equivale davvero all’interazione tra l’energia 66 (che va in 6 versi) a quella dei 66/6 che va in un verso solo.

Essa è il flusso in linea 11 che riguarda il 100.

100 che per la prima parte è il puro lato della Realtà Una e Trina del Dio 10x10x10x10, 100 che per la seconda parte è “il 10 che è 10 dieci” e come tale è IHVH (il Dio Jahvè “io sono chi sono”). 100 che per la terza parte è il nome di Allah, per come è creduto nel CREDO Islamico, il quale afferma che Allah ha 99 nomi dati da 100 -1, il che significa che i 99 “altri” nomi derivano “dal” nome Allah posto 100 come lo stesso Jahvè.

100 che per la 4a parte è il nome <Maria Teresa>.

Non è per caso che 66/6 +47 in Gematria sono poi tratti nel 66 di Romano e nel 47 del cognome Amodeo.

Infatti lo stesso nome Enoch indica l’unità data da 3/3, laddove 3 è dato dal “trisillabo” Ro-Ma-No, e il suo valore definitivo, finale 1/3, dato dall’ultima delle tre sillabe <No è>, e pertanto è un Noè .

Tutto il ramo “corretto” parte dai genitori che sono Adamo ed Eva. La Bibbia afferma che Eva è tratta da una costola di Adamo.

Questa “costola” rimanda al “costo” <là> (in quel momento) di sottrarre tutta la realtà, cioè 4, al valore 30 del nome ADAMO=1+4+1 +11 +13.

Trarre là questo costo, di 4, dal 30 porta al 26 di EVA=5+20+5, ma anche di DIO=4+9+13, ma anche di IHVH (Jahvè) =10+5+6+5 nella gematria ebraica.

Pertanto, Dio, aggiunta la sua realtà Una e Trina, si compra Adamo, e il costo sta proprio nella sua Realtà Una e Trina aggiunta al Suo 26=Dio = Eva.

Tutta la descrizione in Bibbia – per quanto riguarda me (il Libro Sacro infatti riguarda tutti) – descrive il legame di tipo sponsale che io ho assunto con due rappresentazioni di Matusalemme: una chiamata

Matusael e l’altra avendo in più MMè.

Questa <MMè> in più di Ma... Te.sa Le... è la Zilla chiamata Mariateresa Mazzola e che compare anche nel lato buono, quello che mi dà autentica salvezza e vita.

Nel lato di Zilla ci sono un figlio e una figlia: Yubalkain e Naama, espressi in male lui e in bene lei.

A dimostrarmi con i fatti lei datrice di salvezza e di vita c’è stata la realtà dei fatti.

Un anno (era il 1992, e c’eravamo già lasciati, dopo che si era imposto l’Avvocato). Nonostante ciò, MT Mazzola, Zilla, mi cercò proponendomi una cena come semplici amici.

Il giorno dopo io stavo già dormendo, con mia madre che viveva con me, addormentata lei pure, e squillò il telefono. Mi svegliai, risposi, ed era lei.

La bloccai subito per una intensa puzza di gas e corsi a vedere in cucina.

Mamma, che già faceva le cose al contrario e non più connetteva, con il proposito di chiudere tutti i fornelli del gas, li aveva invece aperti tutti.

La puzza non era ancora tale in camera da letto, da svegliami... ammesso poi che ci fossi riuscito!

Tornato al telefono, Zilla era in stato pietoso, e mi disse:

“Non ci possiamo vedere più nemmeno come amici!

Dopo la cena con te ieri sera, stanotte non ho più chiuso occhio. Romano, è proprio finita!”

Risposi che il suo volermi telefonare (e solo e proprio per dirmi “è finita”) aveva impedito la mia reale fine, salvando me, mia madre e forse gli abitanti dell’intero palazzo se fosse esploso il gas espansosi nel mio alloggio.

Come mi aveva dato ossigeno mentre asfissiavo, ora mi aveva salvato veramente dal gas!

Ecco, con questo segno, Dio mi ha veramente fatto conoscere che questa Matesalemme era stata per me veramente il modo “anomalo” di salvare la mia vita.

L’Altro, che l’aiutasse (come avevo pregato il Signore, l’Avvocato), messosi a sostituzione dello strizzacervelli, ci restò per altri 20 anni, e giungiamo infine al 2.017 in cui <Ma...Te.sa l’MM è> volle di nuovo cercarmi.

Dopo un pazzesco improvviso proposito proprio di sposarci, io rinsavii e fummo finalmente, da allora, in grado di essere solo amici, per quanto lontani uno dall’altra, essendomi trasferito nel 1.997 a Saronno.

La 3a delle 3 nozze con Gesù.

Essa fu esattamente nella stessa data delle altre due: sempre il 4 di giugno, questa volta del 1.973 venuto giusto 1+3 uguale a 4 anni dopo le nozze del 1.969.

Ove le Prime nozze furono per l’azione salvifica di Maria Santissima che mi rese sposo di Cristo in una sua seconda generazione, e le seconde furono il mio sposalizio in chiesa con una reale e ignara controfigura di Gesù, le terze nozze furono la mia decisione di “dar corpo a Cristo” e questo proposito, mentre mi legò a Gesù, mi mutò anche in un padre volontario.

Non dico altro su queste terze nozze, poiché di straforo ne ho già molto parlato.

Questa terna di amori, è stato il segno reale per me di un amore veramente divino.

Cos’è ‘sto amore divino?

É meglio chiedercelo, a questo punto! ed è opportuno discuterne, poiché nulla vi è di più controverso e di difficile da decifrare e sa ben valutare.

Infatti esistiamo in un mondo in cui <Il> Creatore è Uno solo, e ci ama (senza alcun dubbio, come ogni creatore fa con quanto è frutto della sua opera), ma sembra assente. Ci appare come se avesse concesso il libero arbitrio operativo a tutte le infinite forze – di ogni tipo e genere – sia della natura, sia di tutti i singoli viventi, animali e vegetali, bacilli e virus compresi!

Sono costoro che sembrano essere i creatori del nostro mondo e del nostro esistere; al punto che il

Sistema Scientifico (che si fonda sull’esperienza reale) non tiene alcun conto di un solo Creatore, non avendo mai fatta reale esperienza, sia della sua presenza, sia della sua volontà amorevole.

Al contrario, la sola generale esperienza, sia nostra personale sia della Scienza, è che tutto quanto comincia è destinato miseramente a finire!

Come una realtà in sé che in fondo non è stata mai amata fino al punto da essere preservata nelle sue cause (come riposte in un Padre vivente)!

E che potrebbe continuare a esistere solo nei suoi effetti (come se fossero dei figli sopravvissuti).

Questo minimo residuo amore per tutte le cause poi lascia dubbi terribili, nella sua vera consistenza, quando un figlio (il loro effetto ed affetto) muore prima di chi l’ha generato! Cause che vedono spento il fine residuo di potersi proiettare in lui; e quando anche le consistenze suppletive (dei mancati genitori) restano senza nemmeno questa ultima e minima consolazione, non avendo voluto adottare nessuno in cambio.

Ogni uomo sperimenta amaramente che il suo stesso apparente libero arbitrio ha gli anni e i giorni contati.

Come ne’ “La Livella” di Totò, ciò giunge ad apparire perfino come l’ultima e ben magra “giustizia”, tra chi non ha avuto poco o niente (che potesse esser detto segno di amore), e chi sembra essere stato amato e privilegiato oltre ogni accettabile limite e merito.

La conclusione è assai amara: ci sarebbe giustizia perché alla fin fine questa visibile mancanza di amore, che uccide ogni vita, vale per tutti!

Eppure non ci sono dubbi sul potere che è visto in atto nella Natura, finché esso dura … e non ce ne sono sul libero arbitrio dei viventi, fino a forgiare il ben noto proverbio che “volere è potere!”

Ora – se questa fosse davvero la verità – il Creatore non creerebbe nulla di suo, avendo accordato la sua delega alle forze dell’Universo e alle tante altre che esistono nelle varie forme della vita, non solo animale: anche i vegetali sembrano avere la loro reale, limitata capacità di porre in atto una strategia di sopravvivenza.

Ora però io – cari amici miei – vi ribadisco che c’è realmente, veramente, una altra possibilità di mettere d’accordo la libertà esclusiva di un Unico Creatore, con quella di una moltitudine di apparenti altri soggetti viventi dotati del potere di avere una piena libertà di “pensieri, parole ed opere”; e vi porto ad esempio il caso dello scrittore – unico e solo – di un suo libro.

In esso, egli racconta e mette in atto – insomma crea da solo – creatori secondari a lui, nel pieno del loro visibile apparente potere di avere “pensieri, parole ed opere” che sembrano tutte e solo loro.

Poiché il nostro Dio è Onnipotente, ha potuto di certo fare, con la Natura e tutti noi, in modo ché “pensieri parole ed opere nostre”... sono soltanto Sue.

Come è realmente possibile?

E se è vero, perché non si vede?

È realmente possibile come lo è un ASSOLUTO valore, simile allo ZERO, che non appare esistere, se non quando si dissocia nei valori, opposti tra loro, come TUTTO e NIENTE, ESSERE e NON ESSERE, BENE e MALE, opposte realtà che sembrano dotate di “potenza”.

Cosa sia la “potenza” è rivelato dalla matematica, che altro non fa con essa che esprimere in altro modo quel Dio che si rivelò a Mosè come “Io sono colui che sono”. Divina è la possibilità di qualsiasi cosa, di essere quello che è: ossia di interagire con sé.

“Io sono colui che sono” è simile ad una <N> che esiste interagendo – ossia moltiplicandosi e dividendosi – con <N>, tanto da dare sia <N × N>, sia N : N, che è l’operazione opposta al prodotto.

L’esistenza degli opposti porta sia l’interazione (NxN) (N/N) sia quell’opposta data da (NxN)/(N/N) sempre e solo a potenziare N per 2.

Il “prodotto” rivela bene il potere produttivo cui dà luogo portando anche una pura linea a valere come un piano. Piano che non a caso in italiano significa anche “progetto”. In tal modo la “potenza” appartiene a chi riesce a valere in se stesso fino al punto da potere “pianificare” la sua opera come N in potenza di 2.

Inevitabilmente, il potere essere quello che si è, porta poi N alla potenza 3; il poter essere la potenza 3 la porta a essere la potenza 4… determinando con questo una successione reale in questa potenza, che passa nell’indice da 2 a 3 a 4 fino all’irraggiungibile limite dell’Infinito.

Poiché il volume sta nella possibilità dell’area N^2 di essere il flusso N di essa stessa, il volume assume il valore della potenza intera, e la Religione con ciò definisce Dio nella sua esistenza Una e Trina.

L’Onnipotenza, della Unità di Dio è però quella di essere non solo Una e Trina (come quando è espressa da Tre Terzi), ma anche come quando è espressa nei limiti realmente infiniti e irraggiungibili dall’Unità.

Non possono mai essere raggiunti poiché dati dagli

Infiniti Infinitesimi, al punto che solo questi sono totalmente divini essendo irraggiungibili.

Lo sono allo stesso modo dei tre assi, di infinita lunghezza, e perpendicolari tra loro, posti al centro di tutto quanto sia a sinistra e a destra, sopra e sotto, avanti e dietro.

La Terna Cartesiana è la mediazione divina e definita – pur nella realtà infinita – assegnabile anche alla reale determinazione di Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo, per quanto infiniti essi siano!

Nella nostra realtà, avente l’indice 4, noi siamo in grado di delimitare alla sola conoscenza di quella parte centrale, un reale settore della terna infinita, che resta unitariamente definita.

Poiché allora la Distanza tra il nostro essere reale e quello Divino riveste solo una differenza di “potenza”, allora accade che ciascuno di noi – nella nostra realtà relativa – ha una sua qualche esistenza ben determinata.

Essa, essendo centrale, concentra in questa sua delimitata zona, la propria relazione con tutta quanta la parte opposta, per quanto infinita essa sia.

Poiché questo è valido per ogni forma che sia “in essere” noi possiamo stare ben certi che una reale “relazione” non solo sia possibile, ma esista e si esprima nelle condizioni determinate dai vincoli.

Ciò significa che l’ASSOLUTO “si abbassa” al linguaggio di ogni essere ad esso relativo … come è costretto a fare uno che ha la conoscenza di tutti i linguaggi bei confronti di chi ne ha solo uno.

L’esempio degli assi cartesiani, con il loro settore definito nel campo del reale, dalla potenza 4 della realtà rivela un automatismo che è paragonabile alla “fedeltà” di Dio a se stesso e alla sua parola.

Questo “automatismo” potrebbe far pensare a un ASSOLUTO che sia privo di libertà, e costretto ad attuare automaticamente la relazione come se fosse un terminale simile ad un freddo computer.

È a questo punto che Cartesio ci soccorre per una seconda volta, oltre a quella geometrica, con la sua famosa “prova” dell’Esistenza di Dio:

“Io sono, dunque l’ESISTENZA è provata”, E lo è esattamente dalla mia nel relativo poiché, anche se l’Automatica relazione tra assoluto e relativo sembra essere priva di Spirito di Indipendenza, essa è Spirito proprio poiché risponde allo Spirito con il linguaggio dello Spirito.

Con la differenza sola che a fronte di ognuno di noi (Spirito Santo e Divino infinitesimo di noi, confinati quantitativamente nella nostra “bolla di esistenza” posta in ciascuno di noi viventi al centro dell’Infinito), sta l’essenza che ci trascende ed è unitaria nella sua essenza “assoluta”, e senza vincolo alcuno.

La sola differenza che allora c’è tra l’IO dell’uomo e la Soggettività di Dio è che la Divina è infinita e indefinita, l’umana viva nel relativo, in quantità e qualità.

La qualità di Spirito Umana è uguale a quella di Dio proprio poiché Suo, ricevuto da Lui è il nostro stesso linguaggio.

Nulla è veramente nostro e tutto ci è stato dato.

Pertanto il nostro Spirito, ci è stato dato dall’infinito e totale Spirito Santo Divino e noi ne siamo solamente la sua parte quantitativamente parlando, infinitesima!

La cosa più impossibile tra tutte sarebbe che il Nostro Spirito (Relativo a quello Assoluto e Divino) non esistesse in una reale relazione con Esso!

Questi Dei infinitesimi che sono in forma plurale hanno anche un loro nome in Bibbia. Sono gli Elohim, un Dio espresso in una forma logica in cui la parola è un plurale e ‘sì da esporre unitariamente una pluralità.

Ciascuno di noi è, così, uno Spirito santo Divino facente parte di una Infinita Comunione che è plurima ma nello stesso tempo è il Tutt’uno di Dio.

Nel momento in cui il Signore ha scelto di poggiarsi sull’aspetto quantitativo e qualitativo, per realizzare l’esistenza, lo ha costruito coi numeri messi a computo delle quantità e con le Lettere Alfabetiche per concepire le Quantità nelle Qualità corporee di luci, colori e ogni altra possibile e immaginabile qualità.

In tal modo, Dio ha creato il TUTTO, nelle forme di TUTTO il possibile. Con questo esistono tutti quanti gli opposti come il bene e il male.

Ora se tutto questo fosse FATTO davvero, noi avremmo che Dio ha FATTO veramente anche il male che ci propina. Questo male noi lo patiamo, come la conseguenza della nostra apparente libera azione di ANIMARE i personaggi che Dio ha voluto accreditare a ciascuno come se fossero davvero tutti i pensieri parole ed opere suoi, nella sua vita reale.

A questo punto, Dio non sarebbe più né “buono” né “onnipotente” se non fosse in grado di farlo e non capovolgesse in BENE eterno tutto l’apparente MALE che vediamo in ogni vita che nasce e che infine muore.

In tal modo noi lo vediamo realmente accadere, ma esso non è vero, ed è solo una verità capovolta! È un bene assoluto che sembra un male relativo destinato esso pure a terminare.

Mi chiedi forse, amici, di spiegarvi come ciò sia possibile?

Lo è con il cosiddetto Miracolo di Maometto e la Montagna, una apparente fandonia messa su a voler ridicolizzare il Profeta di Allah.

Maometto avrebbe invitato tutti ad assistere al grande miracolo di spostare una Montagna.

Gesù aveva detto: se avete fede come un granellino di senape potete dire a un albero “sradicati di là e trapiantati nel bel mezzo del fiume, e quello lo fa”.

Ebbene, Maometto avrebbe spostato la Montagna.

Però, radunata gente e ricevuto l’ordine dal Profeta, la montagna non si sarebbe spostata. E allora ecco il

Miracolo di Maometto: avrebbe detto alla gente convenuta “Se la montagna non va a Maometto, allora è Maometto che va alla montagna” e si avviò, andò alla montagna e tolse via tutta la loro distanza. Coloro che volevano ridicolizzare il Profeta di Allah fallito nella prova di Fede rivelata da Gesù, misero in ridicolo solo se stessi, poiché il Profeta eseguì proprio quanto detto da Gesù.

“L’albero che si metteva al centro del fiume”, se capiamo bene questo fiume non come quello reale, ma quello totale dell’esistenza che sgorga dal centro degli assi cartesiani ..., questo albero peregrino, è proprio quello che raggiunge il centro stesso della nostra vita e riporta l’Universo infinito tutto nella sua sorgente, data dal nostro spirito. Se noi avessimo più fede di un granellino di senape saremmo in grado di riportare al centro della nostra vita quel Dio che è l’Albero da cui scaturisce tutta quanta la vita.

Le parole di Gesù Cristo sono sempre state prese per oro colato e non come tutti quei detti Sibillini che richiedono una intelligenza di tipo superiore. Chissà quanti Santi non si sono accreditati alcuna Fede per la loro evidente incapacità di compiere simili miracoli!

Ebbene la fede c’è quando ogni cosa è ricondotta alla sua pura origine divina ed essa sta per ciascuno di noi al centro del nostro stesso Spirito.

Tolta da Maometto la distanza tra sé e la Montagna, muovendosi lui, era ed è l’indispensabile affinché ciascuno compia il miracolo d’ogni suo atto di fede.

Se io ho vera fede, posso ricondurre tutto all’essenza centrale del mio Spirito, e allora accade che ho vera fede nello Spirito Santo. Ma – per farlo – io devo muovere me stesso. Solo allora tutto mi segue, fedelmente, e l’intero Albero dell’esistenza è con me.

Anche nel mondo reale noi vediamo muoversi TUTTE

LE COSE, proprio in questo modo: spostando la nostra vista da un fotogramma del nostro film (creato da Dio) in quello successivo. Ciò comporta modifiche apparenti che sembrano veramente FATTE, ma che non lo sono, poiché ogni fotogramma è restato sempre lo stesso. Solo noi osservatori, vedendone prima uno e poi l’altro, riusciamo perfino ad animare un “cartone animato”.

Insomma siamo vittime di un effetto cinematico come quello che consente di riprodurre i movimenti nel cinema. Sulle pellicole niente si muove, ma se i suoi fotogrammi sono visti in sequenza, solo allora si vede animare la storia.

L’unità di Dio, divise tutte le storie, ha realizzato le pellicole, e – a quel punto – Dio dà a ogni Sua anima il compito di Animare – di se stesso, della sua Animaquella storia, scritta per lui e che gli appare come se fosse opera sua in tutto: “pensieri parole ed opere”.

Chiaramente, chi esiste nel tempo, vede muoversi “la montagna” quando è lui che si muove nello spazio dei vari fotogrammi di quel film.

Ora il tempo “in sé non esiste”. È Dio onnipotente chi lo crea. Parte da 1 e lo divide in Enne Ennesimi.

Sono tutti esistenti nel tempo ennesimo degli N fotogrammi in cui è stato diviso il film.

Poi Dio fa scorrere nel tempo la pellicola davanti al nostro eterno e osservato presente.

Quando la pellicola si muove verso sinistra, noi la leggiamo verso destra.

Se la pellicola va a ZERO, noi vediamo le cose NASCERE e CRESCERE da zero.

Ora – cari amici – se noi vediamo ciò che va verso zero e si azzera … ma lo vediamo al contrario, accade che mentre DIO AZZERA tutta la pellicola, noi la vediamo in tutta la storia dell’apparente suo farsi.

Tutto quanto vediamo realmente accadere, in verità, in verità, si sta azzerando.

Gesù lo spiegò a Nicodemo: fino a quando non “risorgi dall’alto” non entri nel dominio della verità, ossia nel Regno dei Cieli.

Noi vedremo il vero solo dopo morti e – cominciando a vedere al contrario la pellicola con noi sopra che sta andando a zero – assisteremo infine al nostro reale ritorno a quel punto iniziale in cui abbiamo cominciato a vedere la pellicola ed eravamo tutti bimbi innocenti.

Dio – riportandoci a zero – ci ama al massimo e ci salva dall’attentato mortale contro tutti patito dalla Natura creata e dai personaggi creati da Dio e che con noi hanno ben poco da spartire.

Noi siamo tutti anime di innocenti e divini spettatori (Elohim) dell’opera divina, e siamo stati chiamati in causa coll’unico e vero fondamentale Libero

Arbitrio di “scegliere noi le cose che ci piacciono”… E io – oggi e da sempre e per sempre – ho scelto sempre le persone cui non vado minimamente a genio, a cui non faccio né caldo né freddo... anzi una come te, <Ma Te.sa Le...> cui addirittura “ruppi l’anima”.

Una potente lotta di libertà si è accesa tra la tua anima e la mia che sono quel Tutt’Uno dell’Anima di Un unico Dio di Amore!

Ma mentre io ora “idealizzo” liberamente te come il mio bene, tu rispondi “picche!” idealizzando quello che liberamente hai scelto e voluto, nella perfetta libertà del tuo libero arbitrio.

Insomma la nostra storia è immutabile ed è opera unica di Dio, che ha voluto solo che fosse tale poiché essa è il meglio possibile per la tua anima e la mia.

Questo “amore divino” passa dunque perciò attraverso una modalità che implica che ogni cosa debba maturare e accadere a tempo “debito”.

Credere in un Dio che ti ama significa aver fede in questo: che “ti sta accadendo quello che è il meglio per te, e tu sei solo provocato nella tua anima a entrare in scena di persona e a vedere fatte le cose secondo la libertà del tuo volere.

È una libertà apparente ma del tutto fasulla.

Infatti tu, se vuoi fare qualcosa, anche quando sei lì tutta sola nel segreto della tua cameretta, e il mondo è tutto lontano da te, stando sola puoi avere l’impressione che fai “quella cosa” solo se poi la vedi fatta da te. Ma tu puoi farla – ad esempio – se intanto seguiti a vivere e –stando sola – non sei stroncata da un male improvviso.

Così è TUTTO: possiamo fare solo quello che C' E’ PERMESSO da un TUTTO che dispone di ogni attimo della vita anche se si è da soli nella propria stanzetta.

Abbiamo solo l’apparente libertà che ci permette tutto ciò che esiste oltre il NOSTRO SPIRITO, anche fisicamente, facendoci continuare a vivere.

Chi ha questo amore – simile a questo Divino per tutte le sue anime che sono il Suo Tutt’uno, alle quali ha donato un Universo di Vita apparente – egli è uno che

lotta, ma solo fino a un certo punto, realmente partecipando e che poi si mette nelle mani di Dio e gli dice: “Fai tu che la sai più lunga di me!”.

Con questo “amore” io sono stato vicino a te, ma in una storia che ha coinvolto veramente la figura di Cristo e la tua che è di una Donna ECCEZIONALE.

Parla da se stesso il disegno leggibile su di te.

Devi sapere che ciascuno di noi entra nella vita nella data migliore voluta per lui, e che i suoi Talenti sono leggibili matematicamente nel “tempo”, ossia nella quantità che dà l’appartenenza a quell’area di tempo.

L’area del 1.960,1003 è quella del 3 ottobre in cui tu sei nata nel 1.960, avendo – in dote – già la bella carta di essere la figlia di un Angelo e di una Angela.

La radice quadrata di 1960,1003 è eccezionale, unica e dà un lato che misura 44,27302000089... fino al dettaglio di 11 cifre decimali che, col finale 89, sono il moto dello stesso 11 in 100, lato della realtà 10^4.

Essa implica le 5 cifre del 10.000 =10^4 che ha gli stessi 4 zeri del tuo 20.000 che segue all’89, andando dal piccolo verso il grande. Il tuo 44,273 nel 44 non ha niente di speciale, poiché tutti i nati dal 1936=44x44 fino a quelli del 45x45=2.025, ce li hanno, come la PIENEZZA DEL TEMPO di cui parlò Gesù. 44 è in 4 la realtà intera e, moltiplicato 11 (che è la pienezza dei 66/6 dell’energia che va in un unico verso), porta al 44 come alla lunghezza dell’area a lati 22 + 22.

Il giorno esatto in cui io ho compiuto 22 anni, un Angelo e una Angela a Saronno si amarono. Giusto 9 lune esatte dopo (uguali a 9x28=252 giorni) fu il 3 ottobre e nascesti tu.

10 giorni dopo la tua nascita (vedi “il piccolo Fiore”) l’attesa del Piccolo Fiore era che il Papa avrebbe dovuto rivelare il 3° segreto di FATIMA... Semplice quale esso è; la sua trascendenza nel capovolgimento di FATIMA

in AM-ITA-F, uguale a “io sono, I Am” AModeo – ITAlia – Felitto (il paese in cui io sono nato.

Ma io conto solo così tanto poiché su Me è sceso DIO, il Dio I AM, “io sono”.

Oltre il 44, che sono i 2/3 di ROMANO=66, e che quando diventa 45 Romano Muore il giorno dopo i tuoi 65 anni compiuti (così il 2.025,104) c’è il tuo 0,273.

0,273 risponde come unico al Dio Trino come il piano 27 dato da 3x3x3 il cui flusso intero è poi 3.

Tutto questo lato 44,73302000089 è veramente

UNICO e non ce ne può essere un altro che sia la trinità della trinità che poi avanza di 30 e di 20.000!

La Trinità di Dio esiste in flusso originale nella tua vita e nel piano di 3^3 decine. Il 20.000 che segue è tutto il flusso dell’intera realtà data da 10^4 = 10.000, in un solo unitario 10.000 che poi avanza di tanto, del 10.000 stesso che esso è.

Come vedi, il Talento insito alla tua entrata in campo configura una persona Unica riferita al Dio Uno e Trino con la quale la tua “anima divina” avrà avuto le stesse “gatte da pelare” che ho avuto io.

Questa cosa recondita, del tuo valore TU L’HAI

AVVERITA, ed è entrata in rotta di collisione con te stessa, facendoti correre il rischio di mutarla in BORIA, SUPERBIA (ed è quella che hai fatto sentire a me, manifestandomi tutta la SINCERITA’ del tuo stesso SENTIRTI una figura d’eccezione).

Anche io l’ho percepita, non essendomi fatto influenzare da quanto DISPREZZO mi dimostravi con il tuo fatto ALTEZZOSO proprio con me.

Ricordo ancora il giorno dopo di averti mandato (a nome di tutti) un gran bel vaso di margherite.

Il giorno dopo, per farmi VEDERE come eri tu con chi volevi averla, a Cogliate e in chiesa, mi sei venuta innanzi, girata di fianco.

Così, a un palmo di mano dalla mia faccia, ma senza mai guardarmi, hai chiesto a quella del coro nella fila davanti alla mia, come stava lei, sua madre, suo padre … perfino il suo cane (se ne avesse avuto uno).

Ma io – bella mia – ti smascheravo e in tutto questo tuo interessarti solo di quella e fingere di non vedermi, ti stavi solo interessando di me: volevi che io ti capissi, e io ti capivo.

T’ho sempre capìta … ma anche tu me.

Io e te siamo congeniali. E alla base della tua origine e della tua stessa guarigione ci sono stato non io, ma lo SS del Gesù vivo in me.

Ti spiego per quali ragioni.

Con Romano=66 in valore numerico indicante energia, e il cui flusso 1/3 è 22, tu fosti concepita da due angeli il giorno stesso in cui io compii 22 anni.

Poi ti è accaduta una brutta vicenda di sopraffazione da parte dei tuoi genitori, nei confronti del tuo Amore, che avevi per “vocazione tua” prescelto e – come nelle barzellette! – lui si fece prete e tu suora.

Poiché Dio opera con il ciclo di 10, sei stata Monaca per 10 anni e poi il destino ti ha voluto distrarre: tu eri stata creata così perfetta per servire al Cristo che era stato rimesso su me, su Romano, con Suo Santo Spirito, quello del Figlio 1°genito. Ed ecco l’accaduto.

Non guarendo dal male che il disegno ti aveva dato, fosti mandata a casa tua, ma non ti riprendevi.

Guaristi solo quando io – per una ragione del personaggio dato a me da Dio – mi ritrovai con una 12enne gravemente ammalata di Anoressia.

Si chiama Lucy Trintinaglia ed è la figlia che un farmacista ebbe con il mio 1° amore, quando la sposò 10 anni dopo che io e Anna Badari ci eravamo lasciti. Lei non lo amava e divorziarono. L’adolescente seguì la madre a Milano. Anna mi venne a cercare nel 1990 quando io e mia moglie avevamo cessato di vivere

insieme nella casa di mia madre, una volta venduta anche quella affinché il mio fallimento economico non coinvolgesse mio fratello Benito che l’avrebbe ereditata. Come ne “il figliol prodigo” io già avevo avuto la mia parte e l’avevo praticamente donata al prossimo.

Rifiorì il mio bene. Non smetto mai d’amare, qualunque cosa mi facciano. Dopo anche un tentativo di rivivere insieme, restai l’unico amico suo e di Lucy.

Se nonché affidai a Anna i miei due gatti, e andai al Sud affinché mia madre, negli ultimi spazzi della sua coscienza potesse salutare i suoi tanti parenti.

Anna doveva andare ogni tanto alla casa e vigilare sui micini.

Ma quando tornai, i miei gatti erano morti stecchiti, di fame, abbracciati l’uno all’altro.

Non ho pianto alla morte di mio padre e piansi per quei due poveri gatti. Troncai di sana pianta ogni rapporto con lei e – purtroppo – anche con sua figlia. Sentitala un anno dopo, seppi che stava morendo per la fame ora Lucy.

Mi colpevolizzai: avrei dovuto spiegare a Lucy perché smettevo ogni rapporto anche con lei, ma non lo avevo fatto. Di certo la madre non le aveva detto che mi aveva ucciso i gatti lasciandoli morire come ora lei vedeva accadere in sua figlia.

Stavo avendo di nuovo successo, nella vita. Ero stato al Maurizio Costanzo Show a illustrare le mie scoperte. E allora fui grandioso e offrii a Dio la rinuncia totale alla mia riaffermazione, ma che salvasse Lucy.

Accadde e un mese solo dopo la mia offerta a Dio, Lucy aveva 10 chili di più e tanta voglia di vivere. Accadde negli stessi giorni in cui – dopo 3 anni – tu superasti il tuo male.

Quando feci quel mio generoso patto con Dio era davvero accaduto che eravamo stati in due a pregare: io e lo Spirito Santo di Gesù su di me!

E mentre io pregavo per Lucy, a mia stessa insaputa, quel Gesù Cristo su di me pregò per te.

Ora accadde che di punto in bianco io non ebbi più nessuno che mi credesse, e lo capivo: “l’avevo offerto io stesso a Dio”. Ma dopo un paio di anni mi accorsi di uno squilibrio: ogni giorno io vedevo sfiducia per me. Ma nemmeno una volta avevo visto la Lucy guarita.

Lo dissi a Dio: “Nemmeno una volta ho avuto il piacere di vedere Lucy guarita: è via, a Trento!”

Infatti il padre, di Trento, l’aveva tolta alla madre e l’aveva internata: con la cura del sonno e flebo su flebo, in un mese Lucy aveva recuperato 10 chili e la sua brava voglia di vivere, restando poi lì, a Trento.

Sai cosa ti fa il mio Dio? Mi obbliga a lasciare Milano, a venire da te come cantore a Saronno e tu “non eri <via a Trento> ma eri <in via Trento>“.

Quando seppi poi in che data eri guarita dal tuo male ebbi la certezza che avevamo pregato in due: io per Lucy e Gesù per Te”.

Per quello che mi risulta, tu fosti guarita da una preghiera fatta a Dio dal Gesù che la fece assieme a me, quando io pregai per la giovane anoressica.

Tu fosti staccata dalla tua funzione di Sposa di Cristo poiché avresti dovuto assumere DA SOLA tutto il discredito per me da parte di tutto il mondo.

“No!” deve avere stabilito Dio, alla mia preghiera: “ne salvo due e la seconda assumerà nella sua persona tutto il discredito che voleva da questo mondo!”

In tal modo, tu mi hai salvato... e anche promosso.

Mi hai fatto il dono – unico – di far ripetere a me “povero cristo” la stessa eliminazione toccata al Cristo dal Sinedrio. E mi hai consentito anche di intraprendere quel nuovo confronto con il Papato, Chiesto da Giovanni Paolo II con l’enciclica Fides et ratio.

Lo devo anche a Don Carlo di Cogliate. Mi vide il 1 gennaio 1999 in chiesa e mi domandò chi io fossi e cosa facessi.

Udito che tenevo una mia scuola di Filosofia a Saronno, mi chiese se conoscessi l’Enciclica Fides et ratio del Papa. Appresa da me la mia ignoranza, corse in sacrestia e tornò con il libretto dell’Enciclica che mi donò.

Se io non ti avessi seguito a Cogliate mai avrei saputo dell’Enciclica. Essa ha aperto il più importante capitolo della mia vita.

E Dio – concluso il tuo compito con me – avendomi dato il mio personale calvario, mi ha infine distratto da te, che mi impegnavi troppo in quella battaglia tra chi ama e chi respinge.

Maria Teresa (Russo) era stata chiamata anche mia nonna, e fu violentata a lungo nel corpo da mio nonno (per farsi sposare) finché fu messa incinta. Lei – la Russo – non voleva convertire in amore vero la sua patita violenza.

Lei vedova non voleva quel suo cognato poiché aveva portato alla Ruota di Napoli i suoi figli, per non ostacolare la proprietà tra i 5 fratelli, possesso che doveva restare unico, del solo tra loro (il più giovane) che si sarebbe sposato.

Ma morto lo sposo e il bambino, tutto ora era di Maria Teresa e di una Bambina.

Se lei non sposava lui la Famiglia Baratta avrebbero perso ogni cosa. Il padre di Maria Teresa Russo la consegnò– per senso di giustizia – al cognato di lei, e quegli (chiusala in camera da letto), tanto fece che l’ingravidò.

Se Nostra Signora di Fatima incitò a pregare per la Conversione della Russia fu anche per la conversione della (MT) Russo.

Nel disegno divino Lei doveva assumere la santità totale di chi ama chi la violenta, santità che la portasse a generare una figlia Santa che poi mettesse al mondo Gesù Cristo su di me.

Mia madre, Mariannina, che hai conosciuto, è stata la nuova Madonnina, la nuova Maria figlia della piccola Anna (ma ove Osa Anna nel più alto dei cieli al punto da generare la Madre di Dio!).

E mia madre rifece l’esperienza di sua madre, ma nei confronti di un Amore tutto Spirituale.

Lei – che studiava da Maestra – aiutò mio padre a divenire Maestro.

Prima lo fece andare a Salerno, a lavorare tra i libri che lui amava. Poi in due soli anni, nel 1° lui superò l’esame della 3a media, e nel 2° anno tutti e 4 quelli per divenire maestro.

A mio padre toccò quello che mi è accaduto con te.

Ma quando si giunse al “dunque” e anche lei doveva “cacciarlo” come tu con me, lei sposò le ragioni di mio padre e non le sue (di una che voleva darsi a Dio).

Finì così per darsi a chi l’amava più della sua vita e sarebbe stato con lei così per sempre.

Ci vuole tanto vigore a “cacciare” a fin di bene.

Tu hai fatto bene a “liberarmi” della tua presenza fisica (senza affatto liberarmi di quella dello spirito che ancora tanto ti vuole bene e senza che vi sia nemmeno una ragione plausibile!). Mia madre invece ha fatto bene a donarsi a chi l’amava.

Tutte e due avevate un differente PARTO destinato a me: lei di darmi la vita; tu di aprirmi a una nuova vita.

Ecco, le forme assunte dall’amore sono INFINITE.

Io ho dovuto controbilanciare con te quello “cedevole” che mia nonna e mia madre ebbero nel corpo e nello spirito, assumendo la mia buona disposizione finale di cessare di “romperti l’anima”.

All’esperienza poi felice, sia di mia nonna che con mio nonno fece altri 7 figli, sia di mia madre che ha sposato un uomo e non quel Gesù che voleva, io sono stato fedele nelle mie nozze con Gesù.

L’amore, con la mia sposa assunta in Chiesa nella facsimile di Gesù, è stato Dio a volerlo far esistere come tra un Padre e una Figlia, più che come due amanti appassionati.

Io dovevo assumere un tipo di Amore simile a quello di Dio Padre.

Certe volte, esaminandomi, io mi giudico “freddo, cervellotico, astratto”. Faccio fatica a concedere il mio spirito. Eppure non faccio mai tesoro di me.

Con la tua controparte, l’altra Matusalemme, il mio rapporto fu molto, molto anche corporeo, intenso e appassionato.

E siete state voi due la 1a come la replica di quanto fu tra mia nonna e mio nonno, la 2a la ripetizione a esisto opposto di quanto fu tra mio padre e mia madre.

La storia di mio padre e mia madre io l’ho vista

IDENTICA avvenuta tra TAMAR e GIUDA in Genesi 38, come la mia genesi, nata nel gennaio del 38.

Pensa: TAMAR ha proprio gli estremi congiunti di BaratTA MARiannina, mentre GIuda ha quelli che sono GIA in LuiGI Amodeo, mio padre. Tamar aveva avuto due congiunti in E R-O nan ed era restata vedova.

Poiché Giuda non le diede anche il 3° figlio quando fu in età, ella si appostò come prostituta sacra sul percorso che avrebbe fatto il suocero, restato vedovo e – senza essere riconosciuta sotto il burka – dopo essersi fatto dare dei pegni che avrebbe poi reso... si fece rendere gravida.

Lei non restituì i pegni.

Sul punto di essere bruciata, solo allora li rese e si fece riconoscere, salvando la sua vita.

La TAMAR prostituta sacra fu quella che attrasse mio Padre a Salerno, poiché lui amava i libri.

Poi lei si offrì come educatrice, assunto l’impegno che fosse quello e basta! Quando mio padre fu Ingravidato di Lei e partorito come un Maestro, lei non gli rese i pegni e lui seguitò a vederla con la scusa che andava a trovare il fratellino di lei.

Quando mia nonna la prese di petto e le disse “o lo lasci o te lo pigli” (poiché non è giusto trattare così il bene di un uomo), lei provò a lasciarlo.

Ma lui le scrisse così bene che l’amava e che era nato lui Maestro e uomo tutto nuovo quale il frutto del loro rapporto, che lei non si sentì di abortirlo e “se lo prese”. Non è la stessa vicenda di TAMAR e GIUDA?

E il bello in Bibbia arrivò al momento del parto.

Sarebbe nata la di R-O MANO, di RO poiché accreditata ai due morti congiunti E RO nan. Sì, nacque solo la MANO. Il resto non usciva dalla vagina di TAMAR. La nutrice prese allora un filo SCARLATTO e lo legò attorno alla mano...

Fu il segno dell’ATTO di nozze con SCAglioni CARLA con lei GIAncarla che in Genesi 25, come il mio natale nel gennaio 25, era stata <GIA> in <Gia>cobbe)

La nutrice disse: “questi è nato per primo”.

Avuta la di RO-MANO (quel braccialetto segnaletico della nascita di Romano), la mano rientrò in Tamar annullando quella nascita, tanto che allora usci per primo l’antenato di Gesù e quello con il filo scarlatto attorno alla mano avrebbe significato anche quell’atto nuziale di Romano. Ecco i due gemelli in sequenza: ZERach PèREZ si chiamarono, a indicare  ZER REZ  zero da sin. e destra.

In mezzo A.Ch P è (anti Cristo il Padre è).

Mi sarei dovuto “legar di più” al mio “filo Scarlatto”?

Il mio solo modo per farlo sarebbe dovuto essere quello di annientare tutti i miei interessi per abbassarli a quelli di lei e avrei tradito i fini riposti in me e che sono narrati addirittura in Bibbia.

In me ci sarebbe dovuto essere ogni tipo di amore!

Non solo quello esclusivo, che ti prende e non vuoi bene più a nessuno allo stesso modo.

Per impedirmi sperequazioni, Dio ha dato al mio personaggio un amore SPIETATO.

Lo ebbi, quando vidi in che stato era stata ridotta Giancarla dopo di avere appreso da me che amavo anche un’altra.

Lei e la sua famiglia a fatica avevano infine accettato il mio amore per il prossimo, ma vedevano sempre nell’amore quel rapporto esclusivo che finisce poi per escludere da se stessi tutti gli altri.

Mi sono talora paragonato a una puttana, quando –come se non avessi un mio amor proprio – mi sono concesso spiritualmente persino a chi non se lo meritava per nulla, come te!

Ma è sempre successo che più io non sono stato amato, più è addirittura nato e si è fortificato in me l’amore per chi mi disprezzava.

Ho patito (al contrario) un esagerato senso dell’amor proprio. Di solito questo porta a disprezzare chi ti disprezza.

In me io ero come uno che, non tollerando il disprezzo altrui, ne era provocato in modo divino, ASSOLUTO e lo voleva vincere con l’amore …

Sono in parte convinto, cara Maria Teresa, che se tu e la tua famiglia vi foste davvero comportati come si deve, normalmente, educatamente, senza irritarti tu nel sentirti voluta bene e apprezzata da me … forse io non ti avrei neppure visto e nemmeno così amata!

O forse non è stato vero nemmeno questo.

Il fatto – quello più vero di tutti, io credo – è che io VEDO già adesso la pienezza della STORIA FINALE di ciascuno. Io condivido il senso di quelle BEATITUDINI che Gesù assegnò a tutti i perdenti.

E a chi vuole la mia tunica, io do anche il mantello.

E lo faccio poiché in Paradiso saremo amati di più da chi oggi amiamo senza essere ricambiati.

Ha ragione sempre chi ama e torto pieno chi ora lo fugge e si attacca alla privacy.

Quando in cielo, mia cara MatesaLè, ti accorgerai di tutti i lividi che mi hai prodotto colle tue legna(na)te, proverai un tal bisogno di giustizia verso chi ha seguitato ad amarti, da divenire allora tu quella sorta di possibile “stalker” che (sbagliando) hai creduto me.

Son le 77 volte del fervorino fatto da Lamech a Ada.

Non avremo più tanti rimproveri da farci l’un l’altro, una volta accertato che “pensieri parole e opere” erano state tutte comandate dall’Unico Dio Creatore!

Non li avremo, una volta che avremo capito che di mio e di tuo (di nostro esclusivo!) c’era solo l’atteggiamento “mi piace, non mi piace”, il “sì e il no” poiché il di più è del maligno, che ti confonde e ti fa credere che ci sia merito o colpa.

In questo modo, Dio ha per davvero tolto ogni colpa al volere dell’uomo, poiché è solo il libero gradimento oppure il rigetto, la sola possibile cosa buona o la colpa. Ma il rigetto sarà la prima cosa rigettata in toto.

Ecco, quando io valorizzo queste cose, faccio fatica per davvero a mettermi a piangere assieme a quelli che piangono e a ridere con quegli altri, e mi comporto veramente come io fossi per davvero uno dell’altro mondo e non di questo.

Freddezza?

No! Uno sconfinato amore di Dio e quasi una mia impazienza nel vedere come sarà.

E in chi mi disprezza, e che seguito ad amare, già vedo ora e sento quello che saranno dopo, in eterno, quando usciranno – per bene corretti – da questa sorta di scuola dell’obbligo, in cui solo imparare quello che poi ci servirà per sempre, senza stanchezze e senza più assuefazioni.

Nel regno dei cieli l’amore sarà illimitato e non finirà più, come oggi accade in questo tratto in cui tutto si logora e muore.

Potevo io seguire di più mia moglie? NO.

Potevo comportarmi meglio, con te, MT? NO.

In ogni caso io ho solo desiderato di amare e di dare a tutti senza togliere mai niente ad alcuno.

Ma accade che (in questo tratto dell’esistenza in cui la torta è definita), che se dai a uno lo togli a un altro.

Lo spirito non lo vorrebbe, ma ci siamo costretti da un disegno che ci obbliga e che per fortuna a un certo punto finisce di obbligarci!

Saremo così con chi vorremmo essere adesso!

Potremo essere all’infinito chiunque vorremo essere ... nel gran banchetto della nozze del Figlio di Dio!

Deve finire questo “amare tutti che ora porta a capire che – se si è così – non si ama per davvero nessuno!”

Deve finire!

Voglio in Paradiso potere amare te amando in te tutto quanto in vita mia io ho sempre amato e sposato!

Voglio amare la mia sposa vedendo tutte voi come una sola e divina cosa cui mi sono legato per sempre davanti a Dio!

Dulcis in fundo, detto a

Maria Teresa “Zilla”,

Mt. Mazzola, che

MMè

nelle 2 Matusalemme

Cara la mia altra sposa anomala, la mia prima discesa da Caino, Maria Teresa Mazzola ... con te potrò invece spiegartelo anche a voce. Per questo ti ho messo in fondo, con le mie spiegazioni!

Tu figuri essere la prima delle due assunte a tale, nel volgere dello stesso secolo.

Tu, come espresso in Genesi 4, sei citata come la madre di un fabbro di nome Yubalkain e di una ragazza chiamata Naama.

Ciò è descritto non per caso al versetto 22 .

Come, per il Matusalemme che apparirà in seconda battuta, questo 22 corrisponderà al compimento dei miei esatti anni, così, proprio allo stesso modo, accade che per te (che sei la prima apparizione nel secolo 1900 di Matusalemme), questo 22 si valorizza nel versetto 22 che annuncia il completarsi del flusso 1/3, che è il flusso pieno dell’energia 66 il cui nome è Romano.

E qui devo ripeterlo – a tutti – affinché esso non sfugga che non è che a caso l’energia vale 66 a ragione del mio nome Romano, ma è vero il contrario: sono io ad avere il nome proprio Romano che, prima di essere il mio, è quello dell’Energia in se stessa.

Sono i numeri e il loro ordine di entrata in campo a generare le relative lettere, quando sono mutati in esse, secondo il valore ordinale che hanno nell’alfabeto.

Anche qui, l’uomo in tutto il mondo occidentale, è arrivato ad ordinare Alfa, Beta, Gamma, Delta (in greco)... che sono Aleph, Beith, Gimel, Daleth (in ebraico) ... A, Bi, Ci, Di (in latino e poi in italiano) ... Ei, Bi, Si, Di (in inglese) ... eccetera, non a caso sempre nello stesso ordine iniziale delle prime 4, fondamentali della realtà.

1, 2, 3 e 4 sono i veri costruttori elementari della Realtà a 4 dimensioni dello Spazio-Tempo, poiché i primi 4 numeri ricalcano il Dominio Totale del Dio Uno e Trino che esiste nel ciclo totale 10 dato proprio da 1+2+3+4 = 10.

L’italiano, che ha le 21 lettere date da 7+7+7 (le lettere agganciate alla vita di Lamech e all’entrata in vita del L.Am ch’è mio padre) è la lingua perfetta e la dimostrazione sta nel fatto che la decima lettera è la <L>, pronunciata <Elle> laddove <EL> è l’inizio dualistico del Dio EL(ohim).

Nell’energia (che esprime tutto un totale di disponibilità) tutto parte dal 4 che è il 4 e con l’interazione fatta con se stesso come il prodotto 4×4 che dà 16, ecco che il valore Totale di partenza è il 16.

Subito dopo entra in campo la dimensione 3 dell’unità dello Spazio, e compare per come il 3 si muove in quel Totale.

Il 3 trasla per tutto lo spazio che è disponibile nel 16, ed esso è dato dal totale 16 -3 (il valore occupato) che porta allo spostamento 13. Infatti lo spazio occupato da 3, più tutto il suo spostamento 13, raggiunge il valore 16 posseduto dal totale iniziale.

In terza battuta, giunti al moto 13 (del 3) si arriva al la entrata in azione del valore 11, quando il flusso 13 (che riguarda un volume al 3 dimensioni) contiene solo

un 11 nel suo flusso reale quando riguarda quello dell’area intera, trasversale, i cui lati sono 1 e 1 ciascuno.

Il 4° numero che entra in azione, a questo 4° punto, discende dall’ultimo 11, il quale è composto dalla presenza 1 del ciclo 10, per cui – privato di tutto il ciclo 10 unitario, resta la presenza 1.

Essendo tutta la realtà data da 4 unità, ecco che queste prime 4, ordinate nella sequenza di 16+13+11+1, la cui somma è 41, rivela di avere veramente assunto con 41 la presenza 1 di tutta la realtà a 4 dimensioni assunte con il ciclo unitario 10.

Quando il cervello di tutti gli uomini Occidentali, ha cominciato a leggerli usando l’ordine comune delle prime 4 lettere, questa sequenza si è chiamata ROMA.

Essa esprime la presenza 1 di tutto il moto 10 della realtà avente 6 dimensioni.

Cosa le manca? Le manca solo di riferire questo 1 di presenza al lato di tutta la realtà, la quale in base 10, è data da quattro 10 che interagiscono tra loro portando la potenza 10^4 a valere 10.000 unità. Ebbene, questa realtà totale, ha tre dimensioni, delle quali 1 è quella del tempo. Pertanto 10.000 : 1 resta 10.000, ma ora come un valore di area, il cui lato è dato dalla sua radice quadrata che lo porta a valere 100. Sì, care 2 Maria Teresa che vali 100, il tuo nome esprime tutto il lato della realtà, e la sola presenza – visto che è una realtà di spazio-tempo che vale 3 in spazio e 1 di tempo, per cui il solo tempo è ¼ del totale . accade che il totale ¼ del lato 100 vale con 100/4 quanto la presenza 25. Questo manca al 41, e aggiunto, con 41+25=66 questa è tutta quanta l’energia.

Quindi, per arrivare ad aggiungere questo 25 in totale, sapendo che l’unità è data da 2 mezzi, si deve dimezzare il 25, e si ricava – poiché il valore medio è 12,5 e dobbiamo avere sequenza di valori interi, che

prima entra il campo il 12=N e poi il 13=O, e ROMA si completa in ROMANO.

Mi potreste obiettare che le ultime due, per dare 25, avrebbero potuto essere ordinate anche nella sequenza di 13+12 ... ma non avete pensato a questo:

25 è un volume di presenza e il volume si presenta con 3 linee in cui due sono uguali e determinano l’area a lati 12 e 12, con il flusso di 1.

Poiché ogni flusso, anche quello di 1, è sempre determinato prima dal valore lineare presente nell’area, ecco che prima vale il 12 e infine resta il 12 con la presenza 1 espressa nel 12+1=13.

ROMANO, cari amici e amiche, è il nome proprio e tutto suo dell’energia 66, per come entra ordinatamente in azione nei 6 tempi che esprimono tutto il moto 3 di 3.

In ogni linea esiste la presenza 1 del ciclo 10, per cui 11 sono tutte le dimensioni dell’unitaria velocità reale di 10/1. Poiché i versi dello spazio a 3 dimensioni lineari sono il moto positivo e negativo in ogni direzione delle 3, tutti i versi unitari sono i 6 dati da 3×2.

Poiché in ciascuno esiste 10/1, quando questa velocità unitaria del ciclo 10 esiste nei 6 versi, porta a quel 60 che sono i primi nell’ora, i secondi nei primi, i terzi nei secondi ... e così via.

Ma – per l’energia di tutto questo – non va moltiplicato per 6 solo la velocità 10/1 uguale a 10, ma tutto quanto la compone come 10+1 e ciò comporta che le 6 volte 11 sono in tutto 66.

Questo risulta anche nella scienza, con la costante h dell’energia di Max Planck che vale 66 come intero alla dimensione 10^-35 che valendo 10^-10 × 10^-25, computa con le dimensioni (che sono sempre indici della base 10 del ciclo numerico) sia quella 10 del ciclo, sia quella 25 dell’indice del solo tempo dato dal valore quarto del lato della realtà che sarebbe sempre data da

100, nello spazio-tempo, alias da Maria Teresa, alias da Allah, alias da Jahvè, alias da Dio!

I vostri due nomi di Maria Teresa rimanda a quello di un “avatar”, un “sosia”, una “controfigura” ... sì, di Dio.

In tutto questo contesto, il 66=Romano è il nome dell’ENERGIA, di Dio, per cui paradossalmente il mio nome rappresenta l’energia stessa del nome Maria Teresa che da solo il valore della quantità totale del lato della realtà.

Nel 100, il 66 dell’energia si muove le 34 volte di una area a lati 33 e 33 che è trasversale e invisibile, Si vede solo la presenza reale 1 del 33 espresso nel puro flusso.

Tutto questo ve lo dovevo dire, o amici, altrimenti sembrerebbe che io “do i numeri” come uno scemo, ossia senza avere una vera ragione a loro sostegno.

Sono i numeri a determinare tutto, e poi le persone che hanno quei numeri precisi, appaiono denominate ROMANO (se i numeri esprimono energia) e MARIA TERESA (se i numeri esprimono il lato reale di tutta la realtà.

Ora essendo la realtà prima “fisica” (reale) e poi “metafisica” (immaginaria) io sarei entrato in rapporto prima fisico e poi metafisico con questa realtà 100 denominata MARIA TERESA. Ma come due “avatar” di quel MATUSALEMME il cui valore nominale è 109 è –come tale – ha la velocità 3×3 nel lato 100, della realtà e che – essendo l’8° - esprime tutto il complesso (realeimmaginario) della realtà data da 4+4.

Come ultima cosa che devo spiegare a tutti, noi umani siamo solo e tutti solo i “personaggi” di una storia che è divina e dunque è scritta tutto e solamente da un unico 10.

Poiché Dio ha scritto ogni possibile storia, in essa non poteva mancare anche la presenza sua, come non sarebbe piena l’opera di un autore se non avesse scritto anche la sua biografia.

Ma siamo tutti quanti solo PERSONAGGI che – anche se appaiono di “grandi o piccoli” uomini, sono tutti privi di una loro precisa essenza.

Infatti quella di Pippo, Pluto e Paperino è dovuta tutta e solo al loro Creatore Walt Disney. In tal modo, restiamo sempre puri personaggi di pura “fantasia, anche se io e le due Marie Terese siamo stati inseriti affinché Dio si mettesse in mezzo anche lui alle sue tante storie, con un suo particolare amore sponsale, lecito (se derivato da Set) e illecito (se derivato da Caino).

Essendosi fatto configurare in entrambi i contesti (di un amore lecito e illecito), Dio ha presentato anche se stesso nelle due categorie del bene e del male, delle cose giuste e di quelle ingiuste.

Se Dio non l’avesse fatto – nemmeno alla pienezza del tempo che nella sua opera va dal 1.936 fino al 2.025 in cui l’avatar della sua energia è tolto di mezzo, il Signore avrebbe trattato se stesso in quel modo privilegiato concesso solo a Gesù Cristo, a sua Madre Immacolata Vergine e negato invece ai suoi soli nonni terrestri in Gioacchino=78 (=26+26+26) e Anna=26, anche se rappresentano nel nonno la trinità di Dio e nella nonna la sua Unità.

Questo l’avrebbe riportato sul mio personaggio, il cui primo nome vale il 66 dell’energia, mentre Antonio e Anna il 2° e il terzo, sono gli stessi 78 e 26, ma in Antonio e Anna. Il 4° mio nome (della realtà) fu dovuto a quella della mia reale nascita il dì che la chiesa cattolica festeggiava la Conversione di Paolo, e fui chiamato il PAOLO=51. Esso parte dal 109 di Matusalemme e lo fa realmente avanzare di 10, tanto da esser quel 119 che sottratto al 170 di Romano Antonio Anna, dato da 66+78+26, dà il 51.

La somma dei 4 è 222 (il flusso dell’energia 666, con una cifra in più) meno 1, a definire con 221 tutto il moto

unitario (di 1) nei nomi 1+2+3+4. Come 5° nome Dio mi ha dato il 111+1+1 che esprime tutto il flusso 111 dell’area a lati 1 e 1 e che si chiama TORQUATO.

Per effetto di ciò, 221+113 diventa il 334 che esprime in tutti i 5 nomi la presenta 1 del moto Trino del 111, che nella sua Trinità è 333.

E il cognome AMODEO=1+11+13+4+5+13=47 è praticamente un valore “in più” poiché i 5 che valgono 334, quando sono disposti come 300+3^4 arrivano al 381 cui si arriva anche con 334+47.

Così, con Dio su di me, non s’è affidato solo all’energia del 1° nome ROMANO, ma anche ad un successivo 38166 = 315 il quale è tutto il flusso dell’energia 66 bel 381 del valore totale del nome Romano Antonio Anna Paolo Torquato che è l’intero nome di Dio, quello che “sia santificato il tuo nome” nel Padre Nostro.

Questo 315 è veramente tutto il flusso dell’energia, dato da un piano i cui lati sono 150 e 150 mentre il suo flusso in 150/10 =15 mostra la presenza unitaria espressa dal 150 nel tempo unitario decimo.

La Bibbia, quando ordinò le dimensioni dell’Arca di Noè la comandò lunga 300 cubiti con 50 in larghezza, 30 in altezza, più 1 per il tetto, e questo 300+50+30+1 è lungo in tutto 381 cubiti.

2+3+5+7+11+13+17+19+23+29+31+37+41+47+ 53 presenta l’iniziale 16=R della realtà determinato non con i numeri naturali ma coi primi 16 numeri primi e la loro somma vale lo stesso 381.

Come detto, in ENERGIA (cioè in ROMANO) il 66 deve traspare quanto un volume dato da una area a lati 150 e 150 e il flusso 15 dato dalla presenza decima del flusso 150, e questo laddove ogni 150 è una terna di 50, ossia di mezza Maria Teresa.

Ciascuna metà è espressa solo nel suo valore in positivo. Infatti anche nel 100, esiste il male dato da -50 e il bene dato da +50, tanto che la lunghezza 100 parte

dal -50 e con un +100 arriva ad essere bel solo bene espresso dal 50 in positivo.

Fatta tutta questa spiegazione, cara Maria Teresa Mazzola, io torno al tuo caso, che ha riguardato il mio impatto con la tentazione immensa del bene materiale, in uno sposalizio descritto nel capitolo 4 della Bibbia e nel ramo “disturbato, irregolare, sbagliato” disceso dal Caino assassino di Abele.

Col flusso 22 di Romano tu appari al versetto 22, chiamata Zilla e che assomiglia notevolmente a MAZZOLA. Se è la ZILLA di A.R. (Amodeo Romano) ecco che diventa ARZILLA qual tu sei stata, 6 volte Madre e per 6 volte madre mancata.

Bibbia ti dà due figli:

22 Zilla a sua volta partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama.

Con una certa crudeltà il nome Tubalkàin rimanda d un Caino Tubal, tubale, che uccide nelle Tube.

È detto un fabbro e questo nome in una interpretazione sibillina si riconduce a chi <fa BB RO> a chi rende RO (il mio principio dualistico) proprio e totalmente dualistico in BB=22, realizzandomi con questo e concretamente nel mio flusso.

Se il fabbro sono io, come posso essere il padre di quanti lavorano il rame e il ferro?

Beh il <RA=ME> riguarda <me> Romano Amodeo, in acronimo, figlio del mio padre che è uno con me. Il <FE-R-RO> potrebbe essere il <FE>littese R che in RO vale 29, il 10° numero primo, e dunque un 10 nella causa dei numeri naturali dati qua quello che sono primi, nel loro valore ordinale del 10°.

Insomma il castigo imposto a te, per ben sei volte madre mancata per un assassinio tubale si è rigirato in quell’opposto valore positivo di avere protetto la mia

vita, soccorrendola e salvandola in un momento in cui solo un amore sbagliato poteva esserle di aiuto.

Il tuo atto creativo di un FABBRO, ha sdoppiato la mia vita rendendola BB, 22, nel modo di chi si priva di 22 e 22 (in una generazione mancata, trasversale), ma poi FA il 22, interviene quando RO è stato reso totalmente privo di credito in se stesso, e amandolo nonostante egli fosse sposato e praticamente un uomo lì, lì per fallire ... ci pensa lei a farlo fallire (come sposo) mettendosi al posto di una sposa fallita nel suo reale esser compagna.

Maria Teresa Mazzola è una donna totalmente cancellata nell’autonomia del suo io, spinta da uno psicologo ad amare e poi a uccidere i frutti del suo amore ha un assoluto bisogno di essere salvata da quel caino, che aveva preso le decisioni omicide lui per lei, dopo di averla spinta a facili amori.

Se non avesse avuto tanto bisogno di essere aiutata, e salvata da quel Kain, Romano non avrebbe corrisposto all’amore di lei, anche se esso era per lui come una boccata di ossigeno data a chi era sul punto di morire asfissiato.

Romano era prossimo al suo calvario, già presentato ma che ripresento:

Ma mancava a me ancora il proposito di fallire totalmente, anche come uomo e come sposo fedele. Bisognava che vi fossi spinto. E fu lei a proporre come il conosciuto da lei Napodano, il Commercialista, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti.

Che si occupasse della mia vicenda. Per lui le mie condizioni non erano tali che io fallissi. Non avevo tradito nessuno facendomi finanziare, poiché il valore

dei beni immobili che aveva era almeno il triplo di tutti gli impegni debitori.

Si sarebbe interessato lui, e lo fece: disse a tutte le banche e ai creditori che avrebbe provveduto a vendere tutti i miei beni, a prezzo di mercato, e avrebbero ricevuto tutti indietro i loro denari. Fece per un anno il tentativo di vendere e lo avrebbe fatto solo in una unica tornata solo se l’intero piano era stato messo su, per impedire le vendite ad una ad una che poi avrebbero dato problemi di annullamenti e rivalse se l’intera questione non fosse stata messa a posto.

Dopo un anno, il Napodano mi disse che non aveva potuto ottenere la “quadra”, e che la mia condizione si era aggravata di ¼. Non mi restava che fallire.

In tal modo, Maria Teresa Mazzola mi accompagnò per come poteva – indirettamente – al mio fallimento, dandomi grandi manciate di quell’amore reale e fisico che condusse a pieno titolo anche alla mia reale morte quale uno sposo, davanti a Cristo di una GS, che era in se stessa in ogni modo una “avatar” di Gesù.

Dopo il mio Calvario del triplice fallimento, Zilla si levò di torno, ma non prima di avermi salvato veramente la vita impedendo a me e a mia madre di morire asfissiati dal gas, o da una esplosione del palazzo in cui in quel tempo vivevo, in Via Teodosio, a Milano in un vano tentativo di ripresa che aveva avuto origine da una reale aiuto a me dato da mio fratello Benito, che fondò una Compel che tentasse di subentrare ai clienti buoni che avevo avuto nelle mie due ditte fallite assieme a me.

Chiuso alla pagina del flusso 26 di Dio 100 e 100 Nel mese, giorno e anno 12-2-22, a Saronno

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