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La lezione di Genova

LA LEZIONE DI GENOVA

di Riccardo Noury

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Nel luglio 2001 Genova divenne teatro di aggressioni indiscriminate da parte di agenti di polizia verso manifestanti pacifici e giornalisti durante i cortei, di violenze ingiustificate nel corso del raid notturno alla scuola Diaz (usata come alloggio per i manifestanti e come centro stampa del Genoa Social Forum), e di arresti arbitrari e ulteriori maltrattamenti nella caserma militare di Bolzaneto, adibita a carcere provvisorio. Alla fine del Vertice, si contarono un manifestante morto, Carlo Giuliani, ucciso da un colpo di pistola sparato da un carabiniere, diverse centinaia di persone ferite e altrettante trattenute a lungo a Bolzaneto senza contatti col mondo esterno.

Vennero subito alla luce prove di violazioni dei diritti umani da parte delle forze di polizia, con il coinvolgimento di personale medico, nei confronti di cittadini italiani e stranieri. Le prove si riferivano a maltrattamenti compiuti sia durante le manifestazioni che nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto.

Tuttavia, come noto, le denunce relative all’uso eccessivo e arbitrario della forza e ai maltrattamenti e alle torture non hanno portato all’accertamento e alla punizione di tutti i colpevoli. Solo poche vittime hanno ottenuto un risarcimento in sede civile.

La mancata previsione, negli anni successivi ai “fatti di Genova”, del reato specifico di tortura non è stata l’unica causa dell’assenza di sanzioni adeguate alla gravità dei fatti commessi.

Infatti, decine di altri pubblici ufficiali ritenuti coinvolti nelle violenze non hanno potuto essere identificati

poiché il loro volto era coperto da caschi, fazzoletti o elmetti e sulle loro divise non erano presenti nomi o numeri identificativi.

Per di più, nessuno dei pochi condannati è stato sospeso dal servizio. Al di là dell’esito insoddisfacente delle vicende giudiziarie, sono mancate le scuse e non c’è mai stata un’inchiesta indipendente, approfondita ed efficace sulla condotta delle forze di polizia nel luglio 2001.

Ce n’è, dunque, per considerare quella inferta a Genova “una ferita non ancora rimarginata”. E ce n’è per pretendere che la legge sulla tortura sia ora applicata puntualmente e per chiedere che l’Italia si adegui alla maggior parte degli stati dell’Unione europea in cui sono in vigore norme sull’identificazione delle forze di polizia.

Se così non andrà, saremo costretti a parlare di lezioni non apprese a 20 anni di distanza. Le tragiche giornate genovesi di due decenni fa demolirono un falso mito: che le violazioni dei diritti umani erano qualcosa che avveniva oltre i confini italiani, forse anche europei.

Occorre vigilare affinché quel mito non venga restaurato.

Riccardo Noury - Portavoce di Amnesty International Italia

G8 di Genova: dimostranti no-global per le strade di Genova prima degli scontri con le forze di polizia. 20 Luglio 2001

G8 di Genova: dimostranti no-global per le strade di Genova prima degli scontri con le forze di polizia. 20 Luglio 2001

Photo by ANTOINE SERRA/SYGMA/Sygma via Getty Images