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Emigrazione e squilibri economici /Economia e sviluppo

EMIGRAZIONE E SQUILIBRI ECONOMICI

di Vincenzo Fazio

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Se c’è qualcosa di positivo nella realtà che stiamo vivendo è che oggi possiamo capire meglio le questioni che ci assillano.

Emerge con chiarezza che i problemi gravi che ci stanno dianzi sono tutti tra di loro collegati: globalizzazione, disuguaglianze, disoccupazione, miseria diffusa, emigrazione, conflitti tra Cina, Usa, Russia, Europa, Islam e Occidente, ecc., sono tutte questioni interconnesse.

Occorre, quindi, avere una particolare attenzione al mondo nella sua interezza e affrontare tali questioni con una visione globale.

Solo così si possono comprendere e risolvere.

Veniamo alla questione che si vuole affrontare: esiste una correlazione tra emigrazione e squilibri economici? Indubbiamente si!

La teoria economica si è da tempo occupata di tale correlazione ed ha dimostrato anche empiricamente che l’entità del fenomeno migratorio è direttamente proporzionale all’entità delle differenze tra livelli di retribuzione esistenti tra diverse aree, nonché di altri fattori in massima parte di natura economica.

Ma oggi il problema è di natura diversa.

Le diverse forme di emigrazione, sia quelle all’interno del cosiddetto occidente “sviluppato”, sia quelle epocali tra Africa, Asia ed Europa, oppure tra Messico e Stati Uniti sono di fatto proporzionali alle differenze tra fame e miserie nel mondo.

Ma la spiegazione di tale correlazione richiede una spiegazione più ampia. C’entra la globalizzazione che ha spiazzato molta parte dell’economia occidentale, c’entra la tecnologia digitale che rende obsoleta l’attività manifatturiera tradizionale, c’entra l’intelligenza artificiale, che crea nuove opportunità di occupazione ma non in misura tale da compensare quella che nel frattempo si va distruggendo, c’entra la competizione non più tra nazioni ma tra continenti, c‘entrano anche coloro che strumentalizzano le lotte tra religioni, c’entrano perfino coloro che per guadagnarsi il consenso della parte più debole della popolazione creano illusioni e provocano instabilità politica e avventure pericolose nei paesi di vecchia democrazia.

La domanda sul perché si è allargata tanto la differenza tra paesi ricchi (o almeno che appaiono tali) e paesi poveri ha quindi ragione di esistere; ma la risposta è molto complessa e tutti i fenomeni indicati in precedenza fanno parte della risposta.

La risposta invero è in parte anche da ricercare nella diffusione dei mezzi di comunicazione. Ma solo in parte, perché sia nel mondo, sia nella parte di esso più sviluppata gli squilibri si sono aggravati in maniera smisurata.

Possiamo, comunque, essere tutti d’accordo che la povertà e la miseria sono fenomeni di cui si ha maggiore consapevolezza e che i flussi migratori effettivi e potenziali hanno raggiunto proporzioni epocali.

Qual è la risposta che si sta dando?

Gli Stati Uniti usano l’arma dei dazi nei confronti del Messico ottenendo una vittoria che è solo apparente perché le migrazioni potenziali restano e, tra l’altro, gli USA non sono affatto immuni da problemi di povertà interna.

L’Europa, a parte le vicende controverse sui porti chiusi della politica italiana, resta ancorata di fatto ad una totale assenza di politiche adeguate.

La Russia si tiene anch’essa lontana dal problema, impegnandosi in politiche che le possano consentire di riconquistare l’egemonia d’un tempo.

La Cina, da parte sua, persegue i propri interessi economici acquisendo risorse in Africa in cambio di qualche costruzione di infrastrutture a favore di chi le dà la disponibilità di tali risorse, ma con scarse ricadute sul problema della povertà endemica dell’Africa.

Resta così irrisolto sia il problema della emigrazione epocale sia della crescita della povertà e della miseria in tutto il mondo.

Torniamo al significato che assume l’avere una visione globale del mondo per comprendere ed avviare a soluzione entrambi i problemi di cui sopra.

Se Cina, USA, Russia ed Europa invece di competere o meglio confliggere in vista di disastrose finalità di egemonia si rendessero conto che, al punto della storia in cui siamo, i problemi vanno affrontati con una visione comune, perché oggi la patria comune è il mondo nella sua globalità, potrebbero mettere insieme le loro tecnologie, le loro risorse finanziarie e la loro disoccupazione intellettuale per creare lavoro laddove c’è miseria, mortalità precoce e sopraffazione della dignità umana, con vantaggi anche per chi oggi è alla ricerca di una egemonia, ma in realtà è anche lui coinvolto in un destino comune con possibili conseguenze negative per tutti.

Guardando le cose in tal modo, anche se può sembrare una utopia, si può capire perché oggi, al punto in cui è arrivata la storia del mondo, la solidarietà è razionalità!

Rifugiati bloccati nel campo profughi di Idomeni a causa della chiusura delle frontiere dei paesi confinanti.

Rifugiati bloccati nel campo profughi di Idomeni a causa della chiusura delle frontiere dei paesi confinanti.

Idomeni, Grecia, 9 aprile 2016. © ASHLEY WILEY / Foto stock / Getty Images

Un bambino fa colazione in una discarica, dove centinaia di persone
vivono e si guadagnano da vivere riciclando rifiuti e facendo carbone.

Un bambino fa colazione in una discarica, dove centinaia di persone vivono e si guadagnano da vivere riciclando rifiuti e facendo carbone.

Tondo, distretto popolare di Manila, Filippine 9 dicembre 2007 © DARREN WHITESIDE / Reuters

Vincenzo Fazio: Docente di Economia della Cultura presso l’Università di Palermo. Consulente giudiziario del Tribunale di Palermo