Numero 56

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MEDICINA ESTETICA

Dr. Ivano Luppino Clinica Dermatologica, Università di Catania

RIMODELLAMENTO DELLE PIEGHE NASOLABIALI CON LASER FOTONA SPECTRO SP IN MODALITÀ 4D L’utilizzo sinergico dei laser Er:YAG (2940nm) e Nd:YAG (1064 nm) permette di ridurre la profondità delle pieghe nasolabiali e del contorno buccale in assenza di eventi avversi

’invecchiamento cutaneo è un feL nomeno multifattoriale nel quale intervengono fattori ambientali (pol-

luzione atmosferica, radiazioni UV, chimica) e fattori intrinseci, geneticamente determinati. Per rendere efficace un procedimento di ringiovanimento è necessario agire su vari target: incremento di circolazione ematica, scarico linfatico, produzione di citochine, fattori di crescita tessutali e infine miglioramento dell’aspetto della superficie cutanea. Negli ultimi anni, per invertire il processo di fotoinvecchiamento, sono stati utilizzati diversi trattamenti quali retinoici topici, peelings, dermoabrasioni e laser. Tra i laser ablativi, il laser Er:YAG (2940 nm) si è dimostrato uno strumento particolarmente valido per il fotoringiovanimento della cute del viso. Le sue specifiche caratteristiche (alta affinità per l’acqua tessutale) riducono al minimo il rilascio termico ai tessuti con scarsa incidenza di effetti collaterali. Da qualche tempo, inoltre, si è data agli operatori la possibilità, sulla scorta di adeguate conoscenze delle interazioni laser-tessuto, di scegliere i migliori parametri con sicurezza al fine di raggiungere i risultati attesi. Un’efficace procedura laser deve essere sicura, riproducibile e prevedibile. Il sistema SPECTRO SP (Fotona, Ljubljana) è dotato di due laser, Er:YAG (2940nm) e Nd:YAG (1064 nm), che trovano la loro massima espandibilità di utilizzo per un efficace e non invasivo lifting sulle pieghe naso-labiali e sulle rughe peribuccali (codice a barre), che rappresentano il segno più marcato del fotoinvecchiamento cutaneo del viso. Questa metodica, denominata FOTONA 4D, non necessita di particolari preparativi e non richiede applicazioni anestetiche topiche 42

o infiltrative. I pazienti avviati all’intervento sono valutati attraverso il MFWS (Fitzpatrick Wrinkle Scale) modificato e confrontando le fotografie dopo le singole sessioni si registrano i risultati, mentre vengono anche considerate l’autovalutazione e la soddisfazione dei pazienti. Il trattamento si esplica attraverso quattro modalità consecutive che agiscono, in modo sinergico, sulle strutture connettivali medio-profonde e sul tessuto epidermo-dermico determinando effetto lifting, ridensificazione, collagenogenesi, volumizzazione tessutale. Più specificatamente: • SmoothLiftin™, utilizza l’Er:YAG (2940 nm), in modalità frazionata, minimamente ablativa, che viene applicato alla mucosa geniena e peribuccale per un totale di otto-dieci passaggi, senza overlapping (step intraorale). • FRAC3®, attraverso il Nd:YAG (1064 nm) utilizzato, sulla superficie cutanea del viso, con ampiezza di emissione molto breve (1,6 msec), non ablativa, per la stimolazione priva di calore delle strutture dermiche ancorate allo SMAS. • PIANO®, ancora con la cessione di Nd:YAG LP (Long Pulse, 5-10 sec) sul tessuto cutaneo per un’efficace azione tensiva. Naso-geniena, prima e dopo il trattamento

• S upERficial™, infine, con l’ulteriore ausilio del laser Er:YAG in modalità frazionata, per un micropeeling ablativo di superficie. La fine dell’intervento prevede esclusivamente idratazione e fotoprotezione cutanea, mentre nessuna terapia è prevista per la mucosa intraorale. Non si sono mai registrati effetti indesiderati o dolore al trattamento. CONSIDERAZIONI La domanda di procedure con basso downtime nel ringiovanimento cutaneo e la maggiore conoscenza biofisica ha condotto, negli ultimi anni, all’utilizzo di sorgenti laser dedicate al maggiore rispetto cutaneo, pur mantenendo la capacità di interagire con la matrice dermica. Questo al fine di stimolare la produzione di fattori di crescita collagenici e conseguire migliori risultati cosmetici. Il laser Er:YAG (2940nm), possiede il massimo coefficiente di assorbimento per l’acqua tessutale, superiore di circa 12 volte rispetto al CO2 e ciò consente al tessuto impattato di assorbire e trasferire più rapidamente l’energia per l’attivazione metabolica a valle. Importante risulta essere così il minimo danno termico residuo, esitando ciò in minimi effetti traumatici per i tessuti.


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