La critica musicale: tra informazione e riflessione

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cibilità. Si tratta infatti di tradurre non solo da una lingua ad un’altra, ma dal linguaggio dei suoni a quello delle parole, due mondi linguistici profondamente diversi. Quale può essere stato nel tempo l’anello di congiunzione tra questi due mondi? Abbiamo fin qui dato per scontato che la musica possa essere classificata come un linguaggio, ma non è detto che lo sia nel senso comune del termine. A tal proposito può essere utile ricordare un noto passaggio di Th.W.Adorno: “La musica tende al fine di un linguaggio privo di intenzioni. La musica priva di ogni pensare, il mero contesto fenomenico dei suoni, sarebbe l’equivalente acustico del caleidoscopio. E al contrario essa come pensare assoluto, cesserebbe di essere musica e si convertirebbe impropriamente in linguaggio […]”14. Secondo la prospettiva adorniana la musica sembra oscillare di continuo tra una condizione alinguistica e una condizione linguistica, il che legittimerebbe entrambi i tipi di critica che da sempre dividono nella scelta gli addetti ai lavori. Da una parte un discorso critico metaforico, quasi “poetico” e non scientifico, che fa leva sulla rievocazione dell’opera musicale, piuttosto che sulla sua descrizione; dall’altra una critica analitica, scientifica e rigorosa, molto più attenta all’analisi formale e strutturale dell’opera, al come questa è fatta, aspirando alla massima oggettività del discorso. Il primo tipo di critica, potremmo dire intuizionistica, farebbe leva sulla condizione a-linguistica della musica, ma radicalizzandola; allo stesso modo la critica scientifica esalterebbe l’aspetto linguistico della musica, sempre radicalizzandolo. Entrambe le vie praticate dalla critica, in una condizione di difficile equilibrio, si mostrano come le due facce di una stessa medaglia, la musica, con il suo lato naturalistico e quello inevitabilmente linguistico. Forse è condizione comune a tutti i linguaggi, come afferma Lévi-Strauss15, quella di operare su due livelli; ma la peculiarità della musica sta nel fatto che uno di questi è naturale, istintivo, pre-linguistico e non convenzionale, l’altro è invece storico, linguistico e convenzionale, e riguarda quella che comunemente viene chiamata “sintassi della musica”. Il grado di pregnanza significativa raggiunto da ogni linguaggio deriva dal continuo intreccio, dalla tensione e dall’opposizione di queste due trame. Mentre nei linguaggi istituzionalizzati tale rapporto è abbastanza stabile, nel caso della musica il contrasto è costante e il punto di equilibrio è messo di continuo in discussione. Le due trame, continuando ad usare la terminologia di LéviStrauss, sono in perenne tensione tra loro, in una specie di lotta volta ad 19


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