Giornale del Festival - Santarcangelo · 13 | Part 1

Page 1

santarcangelofestival.com | altrevelocita.it

venerdì 12 luglio 2012

****************************************************************************************************************************************************************

Giornale del Festival

///////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

Approfondimenti critici da Santarcangelo •13

///////////////////////////////////////////////////////////////////// A CURA DELL’OSSERVATORIO CRITICO ////////////////////////////////////////////////////////////////////

Difendere l’eccezione Intervista ai direttori di Santarcangelo •13 a cura di Osservatorio Critico

Silvia Bottiroli, Rodolfo Sacchettini e Matthieu Goeury raccontano la nascita dell’edizione 2013 attraverso le loro personali visioni. A partire dal forte legame con la città di Santarcangelo e i suoi spazi, la storia del Festival si trasforma ogni anno in nuova ricerca, forte della sua vocazione utopica e rigenerativa, attenta al mondo e alle sue trasformazioni.

Nell’editoriale del Festival si parla di “costruire e difendere un’idea di teatro e di mondo”. È possibile raccontarla a parole?

Silvia Bottiroli: «“Costruire” e “difendere” sono per me le parole più importanti di questa frase. Costruire un festival vuol dire scegliere certe idee di teatro e di mondo, ma anche difenderle contro delle altre. Non si tratta di stare dalla parte di un linguaggio o di una forma, ma di difendere un’idea di teatro che sta alla base delle opere e della modalità di lavoro. Mi interessa l’eccezione, l’irriducibilità. Questo festival non vuole essere illustrativo, ma vivo e imprevedibile: accosta singolarità molto diverse, fa tensione, si lancia verso l’ignoto. L’idea di teatro che c’è dietro si può raccontare in modi molto diversi, ma sempre attraverso la complessità. Anche la situazione che Santarcangelo sta vivendo in relazione allo sgombero del cam-

po dei Mutoid solleva una domanda importante sulla capacità di una città di fare i conti con l’eccezione. A questo concetto va aggiunto quello di “ignoto”. Mi interessa quel teatro che non è consapevole immediatamente di cosa sta facendo, ma che costruisce il suo pensiero proprio mentre fa. Ci tengo a dire che la visione che ricerco non è onnicomprensiva e pacificata, sa avere spigoli vivi, fa i conti con l’impossibilità di “chiudere il cerchio”. Deve creare problemi allo spettatore, fare paura, ma anche fornirgli una pluralità di porte d’ingresso». Rodolfo Sacchettini: «Non è un periodo di estetiche forti. Nel Festival si intrecciano differenti tradizioni: c’è una direzione artistica che firma il programma, ma il suo vero autore è la sua storia, il magnetismo dei suoi qua-

rantatré anni. Il nostro lavoro è stato quello di inseguire i desideri più che le idee, perché i desideri hanno a che fare con l’intuizione. Essendo in tre, abbiamo coltivato un terreno fertile per la diversità dei desideri, tenendo in mano una bussola teorica. Ci interessano i processi di conoscenza ibridi, spesso legati alla domanda che il teatro pone all’infanzia, cioè all’origine, e viceversa. Molti artisti in questo momento abbandonano un’idea forte di teatro per vivere la questione dell’origine in maniera urgente». Matthieu Goeury: «La particolarità di questo festival è il pubblico. Vedere tutte quelle persone diverse che nelle strade studiano il programma – che unisce cose più classiche e forme nuove – è molto raro in Europa. Io credo che la ragione del teatro sia nella

disegno di Mara Cerri

necessità di costruire un contesto sociale. Fare un festival è un gesto davvero politico, fondamentale nel nostro mondo. Abbiamo raggiunto un punto molto pericoloso nel sistema capitalistico, siamo diventati sempre più individualisti. Che alcuni decidano di andare a teatro insieme, pagare il biglietto, è confortante. È necessario chiedersi come coinvolgere la città, cosa darle, che è come dire: come salviamo il mondo oggi? Non è necessario lavorare con espliciti contenuti politici; la domanda fondamentale è: quale comunità stiamo costruendo oggi?». Come può un festival costruire un luogo in cui difendersi dal presente e allo stesso tempo dialogare con esso per trasformarlo e guardare avanti? S.B.: «Esistono due piani. In primo luogo esiste una relazione con i singoli artisti. Ci interessa trovare una vitalità, anche fragile, che abbia un potere trasformativo. Il secondo piano riguarda il rapporto complessivo con il festival, l’accostamento dei progetti l’uno con l’altro. Una buona strategia sta nel non avere tutto sotto controllo. È un antidoto al senso di perfezione di cui si ha la tentazione. La questione della perdita del controllo è anche una lotta con il suo opposto, con la cura estrema del dettaglio a cui tendiamo. Questo festival ha una capaci-

tà di trasformazione molto forte, contiene una densità di risorse umane e sviluppa in chi partecipa la sensazione, molto sana, di non poter afferrare tutto». R.S.: «Il teatro ha una tradizione corporativa, c’è una coincidenza storica tra la pratica del teatro e vita quotidiana. Questo a volte porta a dare le spalle a ciò che c’è fuori e, nei momenti di difficoltà, a chiudersi. Il festival di Santarcangelo •13 va contro questa tendenza maggioritaria. È un festival che ha un impatto amoroso con la città, a volte conflittuale. Si è a contatto costantemente con il pubblico e con gli spazi urbani. La città è piccola, la si può abbracciare col pensiero, come fosse una città ideale, un mondo miniaturizzato in grado di ripensare la funzione dei suoi luoghi. Tutto questo spinge a guardare fuori, ad aprirsi al mondo esterno». PROGRAMMA Si segnala, tra gli altri Kate McIntosh / All Ears / Lavatoio / ore 20.00 Cristina Rizzo / Sagra della primavera / Liviana Conti 2 / ore 21.00 Danio Manfredini / Vocazione. Lettura / P.zza Ganganelli / ore 21.30 Zoë Poluch / Example / Liviana Conti 2,5 / ore 22.00 Fanny&Alexander / Discorso Giallo / Liviana Conti 1 / ore 23.00 programma completo: santarcangelofestival.com

L’Editoriale *******************

Un giornale per Santarcangelo Raccontare un festival da dentro, vicino a chi crea gli spettacoli, a chi li organizza e li “cura”. Scrivere pensando a chi sta fuori, ad addetti ai lavori e spettatori. Le pagine che state leggendo sono prodotte da un osservatorio critico che dopo anni di pausa torna sul Corriere Romagna. Santarcangelo •13 ci invita a partecipare ad esperimenti di possibili comunità, a seguire artisti che indagano i meccasmi delle relazioni umane, a osservare il rapporto di origine che lega lo sguardo dell’arte a quello dell’infanzia. Ma anche ad abitare altri territori dentro a un festival che ci domanda di rinunciare all’ansia di tutto vedere e comprendere, in cui sarà inevitabile costruire personali tragitti. Questo giornale uscirà tre volte nei due weekend (da oggi al 14, poi dal 19 al 21, con pezzi più estesi on line) e proverà a tracciare alcuni percorsi con interviste, disegni, recensioni, risonanze cercate nella memoria del festival più longevo della ricerca teatrale italiana, in ascolto delle voci degli artisti, degli spettatori, delle piazze. Lorenzo Donati


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
Giornale del Festival - Santarcangelo · 13 | Part 1 by Altre Velocità - Issuu