Innamorarsi di uno psicopatico

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Silvestro Lo Cascio

Innamorarsi di uno psicopatico Le relazioni amorose patologiche in psicoanalisi e nel cinema

Collana I Territori della Psiche diretta da Doriano Fasoli

Board scientifico: Alberto Angelini, Andrea Baldassarro, Nicoletta Bonanome, Marina Breccia, Carla Busato Barbaglio, Nelly Cappelli, Giuseppina Castiglia, Domenico Chianese, Cristiana Cimino, Antonio Di Ciaccia, Roberta Guarnieri, Lucio Russo, Marcello Turno, Adamo Vergine

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© Copyright Alpes Italia srl - Via G. Romagnosi, 3 – 00196 Roma, tel./fax 06-39738315 I edizione, 2019

Silvestro Lo Cascio, Psicologo e Psicoterapeuta, da anni impegnato nella ricerca e nello studio delle personalità antisociali/psicopatiche e dei comportamenti devianti, pubblicando in merito diversi articoli su “psichiatria e psicoterapia”. Componente del gruppo di ricerca “Pericolosità sociale, rischio di recidiva e fattori di personalità in soggetti condannati per reati di mafia e per reati sessuali”, del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) del Ministero della Giustizia.

“L’Editore è a disposizione con gli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nelle citazioni delle fonti dei brani e delle illustrazioni riprodotti in questo volume”.

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Indice

Prefazione di Giuseppe Craparo e Giulia Costanzo...................... VII Introduzione ........................................................................... XI Prima a teatro .......................................................................... XIII Prologo di Vincenzo Caretti....................................................... XXI Capitolo I – Psicopatia ........................................................... 1 1.1. Chi sono gli psicopatici........................................................ 2 1.2. Fattori della psicopatia ......................................................... 3 1.2.1. Fattore Interpersonale affettivo ......................................... 4 1.2.2. Fattore devianza sociale ................................................... 18 1.2.3. Item indipendenti ........................................................... 32 1.3. Psicopatici si nasce o si diventa? ........................................... 34 1.4. Esperienze traumatiche infantili........................................... 34 1.5. Attaccamento e psicopatia ................................................... 37 1.6. Una storia finita male........................................................... 38 Capitolo II – Masochismo....................................................... 43 2.1. Masochismo come perversione sessuale................................ 43 2.2. La personalità masochistica.................................................. 45 2.3. Meccanismi di difesa ........................................................... 47 2.4. Esperienze traumatiche infantili nelle donne ....................... 48 2.5. L’enigma della femminilità................................................... 51 Capitolo III – Sottomissione d’amore..................................... 55 3.1. Cosa ci attrae ....................................................................... 55 3.2. Sottomissione servile ........................................................... 57 3.3. Passivazione amorosa ........................................................... 60 3.4. InnamorarIdentificarsi con lo psicopatico............................. 65 III


Innamorarsi di uno psicopatico 3.5. Lui e lei ............................................................................... 71 3.6. Un bambino viene (ancora) picchiato .................................. 73 3.7. Il patto con il diavolo........................................................... 79 Capitolo IV – Andiamo al cinema........................................... 83 4.1. Irina..................................................................................... 84 4.2. Lee ...................................................................................... 85 4.3. Tony .................................................................................... 88 4.4. Alice..................................................................................... 92 4.5. Pilar .................................................................................... 95 4.6. Yeon .................................................................................... 100 4.7. Carina ................................................................................. 103 4.8. Marlene ............................................................................... 107 4.9. Marion ................................................................................ 109 Conclusioni.............................................................................. 113 Bibliografia.............................................................................. 115

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a mio Padre



PREFAZIONE Di Giuseppe Craparo1 e Giulia Costanzo2 Il libro di Silvestro Lo Cascio, dal titolo avvincente, analizza le possibili motivazioni inconsce che inducono alcune persone a innamorarsi di individui dalla personalità psicopatica. Su cosa sia l’amore in sé, non è facile rispondere: c’è chi ne parla come di una spinta narcisistica finalizzata a soddisfare un primario bisogno di riconoscimento; chi come di un’esperienza di attaccamento; chi invece come di un movimento desiderante che si radica nell’originaria perdita dell’oggetto d’amore. Quello che possiamo dire con sicurezza è che l’amore è un’esperienza emotiva e relazionale in cui due vite psichiche si incontrano, si intrecciano, a volte danzano sinergicamente. Giacché si tratta di un’esperienza emotiva e relazionale, l’amore risente inevitabilmente delle funzioni psicologiche, intervenienti sia nell’amante che nell’amato, in rapporto alle capacità riflessive e di regolazione affettiva, agli stili di attaccamento, ai fantasmi inconsci, oltre che alle specifiche configurazioni di personalità (nevrotiche, borderline, psicotiche). Quando le funzioni succitate sono compromesse, il soggetto può tendere alla dipendenza, alla simbiosi o alla conflittualità, piuttosto che al senso di autonomia e al rispetto dell’Altro, tipico di coloro che hanno una buona maturazione psichica. Nei casi in cui satura gli spazi di vita personali e della coppia, l’amore (con la minuscola) assume una valenza tossica che finisce coll’annientare qualsiasi senso di libertà, di crescita, di piacere reciproco; com’è, ad esempio, nelle storie di individui che, intimoriti dall’angoscia abbandonica, possono assumere atteggiamenti di controllo e di potere nei riguardi del proprio partner. A tal proposito, da numerose ricerche condotte su casi di violenza domestica, è 1 Psicoanalista e professore associato di Psicologia clinica presso la facoltà di Scienze dell’uomo e della società dell’Università degli Studi di Enna “Kore”. 2 Psicologa, dottoranda in Inclusione sociale nei contesti multiculturali presso l’Università degli Studi di Enna “Kore”. Nello stesso ateneo collabora con la cattedra di Psicologia clinica.

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Innamorarsi di uno psicopatico stata riscontrata la presenza di una co-dipendenza fra la vittima e l’offender: un incastro fantasmatico che mantiene i due protagonisti legati da un vincolo non immediatamente comprensibile. Diametralmente opposto è il rapporto d’Amore (con la maiuscola), in cui i due partner hanno l’opportunità di sperimentare uno spazio vitale fatto di reciproco rispetto, libertà e autonomia. Tenendo conto di questa distinzione, possiamo far rientrare le relazioni perverse nell’alveo delle relazioni d’amore, come si evince dalle storie (a volte dalle tinte forti) riportate nel libro. Nell’ambito delle dinamiche relazionali contrassegnate da un vero e proprio amore tossico, particolare attenzione viene data dall’autore a quelle relazioni amorose in cui uno dei due partner ha i tratti propri di una personalità psicopatica. Come sappiamo, il soggetto psicopatico presenta un profilo di personalità molto variegato, quasi camaleontico: egli è infatti capace di modificare i propri comportamenti in base alle circostanze, ma soprattutto in base al raggiungimento dei propri obiettivi, che possono andare dal possedimento di un oggetto al possedimento di una persona. Ulteriori caratteristiche sono: l’impulsività, il bisogno continuo di stimoli, la menzogna patologica, un senso di sé grandioso, una straordinaria capacità manipolativa. In merito al suo rapporto con il mondo delle emozioni, numerosi studi di ricerca dimostrano che lo psicopatico soffre di una povertà emotiva che limita l’ampiezza e la profondità delle sue esperienze affettive: può, per questa ragione, apparire freddo, privo di emozioni o incline a manifestazioni affettive teatrali, ma superficiali e di breve durata. Può affermare di sentire forti emozioni, mostrando di fatto una sostanziale difficoltà a descriverne le sfumature. Non a caso si parla, per questi soggetti, di parole vuote dal punto di vista emotivo, ovvero di protoemozioni, o meglio di vissuti emotivi esperiti a livello sensoriale con nessuna o con scarsa consapevolezza: possono pronunciare parole a raffica per impressionare il proprio partner senza cogliere l’impatto emotivo di ciò che dicono. Quanto finora affermato è in stretto rapporto con una profonda mancanza di empatia, cioè con l’incapacità di costruirsi una rappresentazione mentale ed emotiva dell’Altro. VIII


Prefazione È quello che viene fuori dalle storie di numerose donne vittime di violenza da parte di uomini psicopatici. In queste storie, la vittima, spogliata di tutte le caratteristiche che la definiscono come un essere umano (quindi deumanizzata), viene usata dallo psicopatico per il soddisfacimento dei suoi propri bisogni e istinti. Non sorprende poi la capacità degli psicopatici di captare le vulnerabilità delle loro vittime. Come risulta anche dai casi riportati da Silvestro Lo Cascio, sono soprattutto le donne con vissuti traumatici a cadere nel loro tranello. Alcune di queste dicono di essere state, soprattutto nei primi incontri, “abbagliate” dalla loro forza, sicurezza e capacità di “contenimento”: in realtà (da veri predatori) questi uomini non facevano altro che sollecitare i vissuti traumatici inconsci delle loro vittime, inducendole così a chiedere, inconsapevolmente, protezione. Questo “magnifico” quanto illusorio rapporto finiva però col trascinarle in una spirale che le portava sempre più in basso, con grandi difficoltà a trovare una via d’uscita. Come scrive Robert D. Hare3, lo psicopatico: Ti sceglierà, ti disarmerà con le sue parole e ti controllerà con la sua presenza. Ti delizierà con la sua intelligenza e i suoi progetti. Ti farà stare bene, ma dovrai sempre pagare il conto. Ti sorriderà e ti ingannerà e ti spaventerà con i suoi occhi. E quando avrà finito con te, ti abbandonerà e porterà con sé la tua innocenza e il tuo orgoglio. Ti ritroverai più triste, ma non più saggio, e ti chiederai a lungo cosa è accaduto e dove hai sbagliato. E se un altro come lui busserà alla tua porta, gli aprirai? Concludiamo così questa nostra breve prefazione, augurandoci che sproni alla lettura di questo libro.

3 Hare R.D., La psicopatia, Astrolabio, Roma 2009, pp. 33-34.

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INTRODUZIONE È un fenomeno generale nella nostra natura, che ciò che è triste, terribile, perfino orrendo ci attira con un fascino irresistibile; che da scene di dolore e di terrore noi ci sentiamo respinti e con pari forza attratti. Friedrich Schiller

Intento del presente lavoro è quello di esplorare gli aspetti patologici delle relazioni amorose, e di approfondire le dinamiche sentimentali connesse a perpetuate scelte masochistiche del partner. Percorreremo allora le relazioni non ricambiate, le relazioni dove ad amare è solo uno dei due partner. Le relazioni dove l’amore è ricercato nell’odio e nella sofferenza. Le relazioni che sfociano nella violenza; le relazioni che nascono dall’inganno; le relazioni dove uno dei due, e in genere la donna, assumerebbe il ruolo dell’oggetto da controllare, da possedere, da distruggere, come se avesse un che di terribile da espiare, e l’unico modo per farlo è quello di sottostare al suo innamorato. Le relazioni caratterizzate da una forte attrazione per il male, le relazioni dove a sedurre è ciò che fa paura, e dove, parafrasando Nietzsche, “l’incanto richiede oscurità e mistero”. L’idea di scrivere il libro nasce in seguito ad un colloquio con un detenuto, che aveva tentato di uccidere la moglie sgozzandola con un coltello. Durante il colloquio egli, a un certo punto, racconta che la sua nuova compagna attende la data della scarcerazione per sposarlo. A tali parole sono rimasto bloccato e, pensando di aver frainteso, chiedo di questa nuova compagna, e considerato che lui è stato colto in flagranza di reato e subito messo in carcere, chiedo come e dove si sarebbero conosciuti; e lui, con molta calma, inizia a spiegarmi che, in seguito al tentato omicidio, questa donna, con un matrimonio fallito alle spalle, in cui l’ex marito alcolista spesso la picchiava, venuta a conoscenza della sua storia, si sarebbe innamorata di lui. Allora XI


Innamorarsi di uno psicopatico decide di scrivergli delle lettere, esprimendogli tutto l’affetto e la vicinanza. Questa donna, inoltre, gli ha scritto di aver fatto bene a tentare di uccidere la moglie, ritenendola colpevole di aver agito irresponsabilmente, causando così tale violenza. In questa corrispondenza epistolare gli dichiara tutto il suo amore, e gli chiede di poter essere la sua fidanzata, proposta che lui accetta. Dopo una breve corrispondenza i due si fidanzano, e adesso è lei che, nei colloqui con i parenti, si reca in carcere a trovarlo, e lo aspetterà fino al giorno in cui lui uscirà per coronare il sogno del matrimonio. Da questo racconto ho pensato allora che nei seminari che tenevo sulla psicopatia avrei potuto parlare anche dello psicopatico come oggetto d’amore. Inizio così a tenere delle conferenze pubbliche, notando un interesse particolare e molto sentito per il fenomeno. Inoltre, nei vari incontri, durante gli interventi dei partecipanti, ho notato che tante donne spesso utilizzano il termine “psicopatico”: “mi innamoro solo degli psicopatici”, “anche io sono una psicopatica”, “se non sono psicopatici non mi ci metto”, e così via. Ho ritenuto allora opportuno, usare come punto di partenza la psicopatia per vari motivi. Anzitutto, ritengo utile descrivere il costrutto di psicopatia per meglio comprendere le personalità psicopatiche, e per fare chiarezza sulla terminologia, poiché, come già accennato, la parola psicopatia e le sue svariate declinazioni sono ormai comuni nella comunicazione tra le persone, soprattutto tra giovani, i quali magari hanno avuto esperienze relazionali dolorose. Ho pensato altresì di parlare degli psicopatici perché generalmente sono persone con tratti marcatamente narcisistici ed egocentrici, nonché persone che possiedono tutte quelle caratteristiche che stanno alla base di molte relazioni perverse e che fanno tanto soffrire. In questo periodo, per descrivere le relazioni perverse e malsane, magari si parla di dipendenza affettiva, tuttavia eviterò di usare questa locuzione, poiché mi sembra riduttivo racchiudere tutto in un glossario mediatico e, inoltre, ritengo che alla base delle dipendenze, o addiction, ci siano degli oggetti inanimati e non dei legami. Pertanto, sulla scia d’importanti contributi psicoanalitici, cercherò di leggere e interpretare queste dinamiche amorose, ricercandole in identificazioni narcisistiche e masochistiche. Terminerò il lavoro con una parte dedicata al cinema, dove attraverso alcuni film racconterò storie di donne che nell’amore hanno trovato la sofferenza. XII


PRIMA A TEATRO È soltanto comportandosi da uomo che l’uomo concede alla donna di essere donna. Nietzsche

Il corteggiamento Qualsiasi amore inizia con un corteggiamento, con un rituale, con una danza di parole, di gesti, d’inviti, di canzoni, di “parate” e “mascherate” direbbe forse Lacan (1971), in cui l’innamorato si gioca ogni possibile carta pur di conquistare la sua amata. Iniziamo allora questo lavoro con un corteggiamento, ma non con un corteggiamento qualunque, iniziamo con quello che forse rimane “il Corteggiamento” per eccellenza, quello che però qualsiasi mente razionale respingerebbe ma che rappresenta l’emblema della complessità delle relazioni sentimentali: il Riccardo III di Shakespeare, dove, dopo aver ucciso marito e suocero della bellissima Lady Anna, lo “storpio” Riccardo III, all’epoca ancora duca di Gloucester, riesce a sedurla e conquistarla: Anna: posate a terra, posate a terra il vostro carico d’onore, se l’onore può essere chiuso in una bara, e lasciate che per un istante io pianga l’immatura morte del virtuoso Lancaster… maledetta la mano che aprì queste ferite! Maledetto il cuore che ebbe cuore di farle! Su l’odioso miserabile, che con la tua morte ci rende infelici, ricada più crudele sorte di quella che io possa desiderare alle vipere, ai ragni, ai rospi, a ogni strisciante e velenoso essere vivente… Gloucester: voi che portate il feretro, fermatevi e posatelo giù. Anna: quale maligno stregone scongiura questo demonio a interrompere atti devoti di pietà? Gloucester: miserabili, mettete giù quel morto o, per San Paolo, stenderò morto chi non ubbidisce. Gentiluomo: indietro, signore, e lasciate passare la bara. XIII


Innamorarsi di uno psicopatico Gloucester: cane senza creanza, fermati, quando io comando! Scosta la tua alabarda più in alto del mio petto o, per San Paolo, ti butto ai miei piedi, e ti prendo a calci, o miserabile, per la tua insolenza. Anna: …vattene, orribile ministro dell’inferno! Hai avuto potere soltanto sul suo corpo mortale, ma non puoi nulla sulla sua anima: vattene dunque. Gloucester: dolce santa, per carità, non essere così piena d’ira. Anna: immondo demonio, per amor di Dio, vattene e non tormentarci. Tu hai fatto della felice terra il tuo inferno, l’hai riempita con grida di maledizione e basse bestemmie. Se provi piacere ad ammirare le tue opere atroci, osserva questo esempio delle tue stragi. Le ferite del morto Enrico aprono le loro gelide bocche e sanguinano nuovamente. Arrossisci, arrossisci, mucchio di lurida deformità: la tua presenza fa colare questo sangue da fredde e vuote vene che non hanno più sangue; la tua opera inumana e snaturata provoca questo diluvio contro natura. O dio che hai creato questo sangue, vendica la sua morte! O terra che bevi questo sangue, vendica la sua morte! Il cielo fulmini l’assassino, o la terra spalanchi una voragine per divorarlo vivo, come ora inghiotte il sangue di questo buon re, massacrato da quel braccio spinto dall’inferno. Gloucester: signora, voi non conoscete le leggi della carità, che vogliono che si renda bene per male, benedizione per maledizione. Anna: sciagurato, tu non conosci la legge di Dio, né quella degli uomini: eppure non v’è belva tanto feroce che non provi qualche senso di pietà. Gloucester: ma io non ne provo alcuno, perciò non sono una belva. Anna: o miracolo, quando i demoni dicono la verità! Gloucester: miracolo maggiore quando gli angeli sono infuriati! Degnati, o divina perfezione di donna, di concedere che io possa giustificarmi in ogni punto dei delitti che mi attribuisci. Anna: degnati, o deforme infezione d’uomo, per questi delitti noti a chiunque, di concedermi in ogni punto di maledirti, o maledetto. Gloucester: o più bella di quanto lingua non possa dirti, concedimi un po’ della tua pazienza perché io possa scusarmi. Anna: o più malvagio di quanto cuore possa crederti, tu non puoi trovare altra scusa valida se non impiccandoti. XIV


Prima a teatro Gloucester: con questo atto disperato, mi accuserei. Anna: anzi, con quell’atto disperato ti assolveresti, facendo giusta vendetta su di te, te, che hai fatto ingiusta strage su altri. Gloucester: e se ti dicessi che non li ho uccisi? Anna: allora non sarebbero morti; ma essi sono morti e per opera tua, schiavo del demonio. Gloucester: io non ho ucciso vostro marito. Anna: infatti, è vivo. Gloucester: no, è morto, ma ucciso per mano di Edoardo. Anna: menti per la tua gola infame: la regina Margherita ha visto la tua spada fumante del suo sangue; la spada che avresti diretta anche contro il petto di lei, se i tuoi fratelli non ne avessero fatta deviare la punta. Gloucester: fui provocato dalla sua lingua piena di menzogne, che gettava sulle mie spalle innocenti la loro colpa. Anna: fosti provocato dalla tua mente sanguinaria, che non ha sognato altro che massacri. Non fosti tu ad uccidere questo re? Gloucester: ve lo concedo. Anna: me lo concedi, istrice? Dio mi conceda pure che tu possa essere dannato per questo crudele delitto. Oh, egli era gentile mite e virtuoso. Gloucester: il più adatto per il re del cielo, che ora lo possiede. Anna: egli è in cielo, dove tu non andrai mai. Gloucester: mi ringrazi dunque, se l’ho aiutato a mandarlo lassù: era fatto più per quel luogo che per la terra. Anna: e tu non sei fatto per alcun luogo, se non per l’inferno. Gloucester: invece almeno per un luogo, se mi permettete di dirvelo. Anna: una prigione. Gloucester: la vostra stanza da letto. Anna: un sogno agitato venga nella camera dove tu dormi. Gloucester: questo accadrà, signora, fino a quando non dormirò con voi. Anna: lo spero. Gloucester: lo so; ma, gentile lady Anna, poniamo termine a questo pungente scontrarsi delle nostre arguzie, e passiamo ad un discorso più sereno. Chi è stato causa delle immature morti dei due Plantageneti, Enrico ed Edoardo, non è forse da biasimare quanto le ha eseguite? Anna: tu ne fosti la causa del maledettissimo effetto. XV


Innamorarsi di uno psicopatico Gloucester: la vostra bellezza fu causa di questo effetto, la vostra bellezza che m’incitava nel sonno a dare la morte a tutto il mondo per poter vivere un’ora sola sul vostro dolce seno. Anna: ti dico, assassino, che se credessi ciò, queste unghie strapperebbero dalle mie guance tale bellezza. Gloucester: i miei occhi non potrebbero sopportare la rovina di così dolce bellezza; voi non potete sciuparla, se io vi fossi vicino: come il mondo è rallegrato dal sole, così essa, che è il mio giorno e la mia vita, mi rallegra. Anna: nera notte oscuri il tuo giorno e morte la tua vita! Gloucester: non maledire te stessa, bella creatura, tu sei l’uno e l’altra. Anna: lo vorrei per potermi vendicare di te. Gloucester: sarebbe una vendetta contro natura vendicarsi di colui che vi ama. Anna: sarebbe una vendetta giusta e ragionevole vendicarsi di chi ha ucciso mio marito. Gloucester: chi ti ha privato, signora, del marito, lo ha fatto per aiutarti a trovare un marito migliore. Anna: uno migliore di lui non respira sulla terra. Gloucester: esiste chi ti ama più di quanto egli ti amasse. Anna: dimmi il suo nome. Gloucester: Plantageneto. Anna: dunque, lui. Gloucester: ha lo stesso nome, ma è di miglior natura. Anna: dov’è? Gloucester: qui. (Anna gli sputa in faccia.) Perché mi sputi addosso? Anna: vorrei che fosse per te un veleno mortale. Gloucester: mai poté uscire veleno da così dolce luogo. Anna: mai è caduto veleno su un rospo più schifoso. Levati dalla mia vita! Tu contamini i miei occhi. Gloucester: i tuoi occhi, dolce signora, hanno contaminato i miei. Anna: fossero almeno basilischi per colpirti a morte! Gloucester: fossero! Almeno morirei subito; perché ora mi uccidono di una morte vivente. I tuoi occhi hanno strappato lacrime amare dai miei, che guardano ora pieni di vergogna per il gran pianto infantile; questi miei occhi non hanno mai sparso XVI


Prima a teatro una lacrima di pietà… nemmeno quando il tuo eroico padre raccontò come un fanciullo la misera storia della morte di mio padre… nemmeno allora i miei fieri occhi versarono una lacrima pietosa; ma la tua bellezza è stata più forte di quelle sventure, e li ha accecati il pianto. Non ho mai pregato amico o nemico. La mia lingua non ha mai saputo imparare soavi parole di lusinga; ma ora che la tua bellezza mi si offre come premio, il mio cuore orgoglioso incita e muove la mia lingua a parlare… (Anna lo guarda con disprezzo.) Non insegnare alle tue labbra tale disprezzo, perché esse furono fatte per baciare, non per disprezzare, signora. Se il tuo cuore vuole vendetta e non può perdonare, ecco questa spada affilata: se vuoi trafiggere questo petto, e farne uscire l’anima che ti adora, lo denudo al colpo mortale e, umilmente, in ginocchio, ti chiedo la morte. (Anna fa il gesto di colpirlo con la spada.) No, non esitare: ho ucciso io il re Enrico, ma fu la tua bellezza a provocarmi. Su, presto: io ho pugnalato il giovane Edoardo, ma fu il tuo viso celeste a spingermi. (Anna lascia cadere la spada.) Riprendi la spada o rialza me. Anna: alzati, ipocrita; desidero la tua morte, ma non voglio essere il tuo carnefice. Gloucester: se vuoi che mi uccida, comanda, e lo farò. Anna: l’ho già detto. Gloucester: ma nell’ira: ripetilo, e alla tua parola questa mano, che per amor tuo uccise il tuo amore, ucciderà per amor tuo l’amore più fedele; e tu sarai complice di queste due morti. Gloucester: vorrei conoscere il tuo cuore. Gloucester: si esprime con la mia lingua. Anna: temo falsi l’uno e l’altra. Gloucester: allora nessuno fu mai sincero. Anna: bene, bene; riponi la spada. Gloucester: dimmi allora che la mia pace è fatta. Anna: lo saprai più tardi. Gloucester: ma potrò vivere sperando? Anna: tutti, io spero, vivono così. Gloucester: accetta di portare quest’anello. Anna: prendere non è dare. XVII


Innamorarsi di uno psicopatico Gloucester: guarda, come quest’anello racchiude il tuo dito, così il tuo petto racchiude il mio povero cuore! Porta l’uno e l’altro, perché sono tuoi. E se il tuo povero schiavo può chiedere una sola grazia alla tua mano generosa, lo farai felice per sempre. Anna: quale grazia? Gloucester: che vogliate abbandonare questo triste rito a chi ha maggiore motivo di accompagnare con lamenti il morto Enrico, e di ritirarvi subito a palazzo Crosby. Quando avrò seppellito questo nobile re nel monastero di Chertsey, e bagnato la sua tomba con le mie lacrime di pentimento, verrò a rendervi gli onori dovuti. Per molte ragioni che ora non dico, vi prego di concedermi questa grazia. Anna: con tutto il cuore, e sono lieta di vedervi così pentito. Gloucester: ditemi addio. Anna: non meritate tanto, ma poiché m’insegnate come adularvi, immaginate che vi abbia già detto addio. Gloucester: vi fu mai una donna corteggiata in questo stato d’animo? Vi fu mai donna vinta in questo stato d’animo? Sarà mia, ma non la terrò a lungo. Come? Io che ho ucciso il marito ed il padre del marito, conquistarla mentre ha il cuore gonfio d’odio, maledizioni sulle labbra e lacrime negli occhi per me, testimonio insanguinato del suo odio? Lei con Dio, la sua coscienza e queste difese contro di me, e io con nulla per sostenere la sua preghiera se non il demonio, proprio lui, e i miei sguardi di menzogne; eppure vincerla: tutto il mondo contro nulla! Ah! Essa ha già dimenticato il valoroso principe Edoardo, suo signore, che io da appena tre mesi ho pugnalato con aspra ira a Tewksbury? …Lui giovane, coraggioso, saggio e, certo, veramente regale: eppure Anna abbasserà gli occhi su di me, che ho falciato la primavera del dolce principe, lasciandola vedova in un letto pieno di dolore? Su di me che non valgo la metà di Edoardo? Su di me che zoppico e sono così deforme? (Shakespeare, Riccardo III, Scena seconda. Ancora a Londra. Un’altra strada). Si è voluto riportare questo dialogo per introdurre la tematica delle relazioni perverse, ed il costrutto di psicopatia, quale incarnazione dell’essenza peggiorativa dei comportamenti antisociali (DeLisi 2009). Per di più, Riccardo III può rappresentare la personificazione del male, dove,

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Prima a teatro muovendosi all’interno di quella triade nera (Paulhus 2014), contraddistinta da narcisismo, sadismo e machiavellismo, commette i crimini più spietati per la conquista del potere. Un altro aspetto che emerge è il carattere deforme di questo personaggio assetato di dominio, una deformità fisica come metafora di una deformità morale, deformità come elemento di seduzione, di fascino e di dominio degli altri. Deformità fisica e morale che potrebbe essere rapportata a quelle personalità “abnormi” che per la loro abnormità soffrono o fanno soffrire la società (Schneider 1950).

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PROLOGO

Il libro di Silvestro Lo Cascio, nasce da sue diverse esperienze professionali nell’ambito di ricerche sul disturbo psicopatico di personalità effettuate, negli anni, dalla mia Cattedra e che hanno permesso la pubblicazione e la diffusione in ambito clinico e peritale della PCL-R e della HCR-20v3, oltre a una messe di studi sui processi evolutivi della psicopatia. In queste attività di ricerca a cui Silvestro Lo Cascio ha dato un contributo importante intervistando soggetti detenuti e condannati definitivamente per crimini violenti, veniva somministrata una batteria di interviste e di test psicologici di nuova generazione che avevano lo scopo di implementare una valutazione professionale strutturata (Structured Professional Judgement) della pericolosità sociale e del rischio di recidiva criminale (Risk Management), basata sul colloquio clinico ma anche sulla misurazione empirica del funzionamento di personalità del soggetto intervistato. Le esperienze professionali del Dr. Lo Cascio, conseguenti la sua partecipazione al mio team di ricerca, gli hanno permesso di pensare questo libro utilizzando un suo stile narrativo che intreccia la psicopatologia con la psicoanalisi e con il cinema, per raccontare la psicopatia in quelle dinamiche che alimentano le specificità delle relazioni amorose disfunzionali. Il libro, individua nel trauma, un punto di convergenza tra psicopatia e masochismo, tra offender e vittima, rintracciando in esso il focus dell’invischiamento relazionale patologico di molte storie di psicopatici e dei loro sopravvissuti. Trauma, che rimanda alle varie esperienze di abuso, alla violenza sessuale, ai lutti e alle separazioni precoci, in uno scenario che va dalla trascuratezza emotiva (emotional neglet) fino all’iperprotezione o ipercura, come fattori di rischio alla base di successivi comportamenti disfunzionali.

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Innamorarsi di uno psicopatico Il trauma che Lo Cascio rileva nelle sue esperienze di psicologo è un trauma evolutivo che è avvenuto all’interno di un ambiente famigliare dove le esperienze dolorose, di qualsiasi tipo, non hanno avuto la possibilità di essere contenute, elaborate e trasformate nella rete sociale di riferimento. Nel libro si intrecciano quindi storie di offender e di vittime, dove in entrambi i casi emerge come siano venute a mancare quelle condizioni di sicurezza, di conforto e di ingaggio sociale di base, al servizio della maturazione della personalità e del sentimento di appartenenza alla comunità sociale. Il trattamento delle personalità psicopatiche è pertanto difficile da intraprendere a causa della freddezza emotiva, della manipolatorietà caratteriale, del disimpegno morale e della mancanza di empatia ma, nonostante ciò, il clinico non può esimersi di impegnarsi a cercare con questa tipologia di persone, la possibilità di riattivare in loro, attraverso una relazione terapeutica competente, un sistema di attaccamento alternativo a quello che in passato fu causa di spegnimento della sensibilità comune e del sentimento umano di essere nel mondo degli umani. Professor Vincenzo Caretti Ordinario di Psicologia Clinica e Dinamica Presidente del Corso di Laurea Magistrale in’Psicologia’ Dipartimento di Scienze Umane Università LUMSA di Roma

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