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Come nasce la caponata siciliana...
by Alloranews
Una bontà unica, che affonda le radici nella tradizione povera! Il cui nome sembra derivi da “capone” , che in dialetto siciliano indica la Lampuga; un pesce pregiato che veniva servito con salsa agrodolce sulle tavole degli aristocratici.
La Caponata è un contorno ricco e saporito, tipico della cucina Siciliana; a base di melanzane, pomodoro, cipolla, olive verdi, capperi, sedano, basilico; un mix di verdure fritte poi ripassate in padella con zucchero e aceto; che regalano il tipico gusto agrodolce!
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I contadini, non potendosi permettere un piatto così costoso; avrebbero sostituito il pesce con le melanzane, molto più economiche! Nasce così la Caponata di melanzane.
Due leggende legate all’origine delle Zeppole di San Giuseppe
Le zeppole di San Giuseppe, golose ciambelline alla crema con l'amarena, prendono il loro nome dalla festa del 19 marzo, dedicata appunto a San Giuseppe, periodo in cui, per tradizione, si friggono queste golosità e si festeggia la Festa del Papà.

Come per molti dolci, anche la nascita delle zeppole è avvolta dalla leggenda e si ricollega a tradizioni antiche e diverse tra loro, da ricercarsi addirittura nel 500 a.C.
Le leggende che si tramandano sarebbero due.
La prima, di matrice cristiana, farebbe risalire la nascita delle zeppole alla fuga in Egitto della sacra famiglia. Si dice che San Giuseppe, per mantenere Maria e Gesù, dovette affiancare al mestiere di falegname quello di friggitore e venditore ambulante di frittelle. Sembrerebbe che a Napoli, per una sorta di devozione al Santo, ad un certo punto si sia sviluppata la tradizione degli zeppolari di strada. Fino a qualche anno fa, per i vicoli della città, ci si poteva imbattere in questi artigiani che si esibivano pubblicamente nella loro arte su banchetti posti davanti alle loro botteghe dove vendevano le zeppole appena fatte.
Una seconda leggenda ci condurrebbe a Roma, invece, durante le celebrazioni delle Liberalia, feste organizzate dai romani in onore delle divinità dispensatrici del vino e del grano. Durante queste feste, che si celebravano il 17 marzo, per omaggiare Bacco e Sileno suo precettore e compagno di bagordi, si bevevano fiumi di vino e ambrosia accompagnati da profumatissime frittelle di frumento, cotte nello strutto bollente. Con l’avvento dell’Imperatore Teodosio II, che proibì qualsiasi culto pagano, cessarono anche le Liberalia. Tuttavia è probabile che, nel tempo, esse siano state assimilate dal cattolicesimo che fissò due giorni più tardi la festa di San Giuseppe che, nel 1968, divenne il giorno dedicato alla festa del papà. Le zeppole che oggi portano il nome del santo, altro non sarebbero che le discendenti delle antiche frittelle romane.
Anche le sfinge come le zeppole, rispecchiano la tradizione dolciaria nella festa San Giuseppe. Le sfince di San Giuseppe sono grossi bignè fritti e alveolati farciti con crema di ricotta, zucca candita e gocce di cioccolato e decorati con granella di pistacchi, ciliegie e scorza d’arancia candita. Furono inventate dalle suore del Monastero delle Stimmate di San Francesco secoli fa come dolci poveri coperti di miele da consumare per la Festa di San Giuseppe del 19 marzo, ma nel tempo i pasticceri locali ne arricchirono progressivamente le caratteristiche a tal punto da trasformare le sfince di San Giuseppe nelle soffici delizie dai colori allegri e invitanti che oggi troviamo disponibili tutto l’anno nelle pasticcerie siciliane e non solo.

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