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DAL COLLE S. EUSEBIO A S. VITO PER IL SENTIERO DONNA-GUARNERI (RF

Caino: Il sentiero del Marrone e Il "Senter del Dialet"

Il sentiero del Marrone, è nato dalla volontà di collaborazione fra i tre paesi della Valle del Garza e si snoda attraverso le varie silve castanili, partendo dal territorio di Bovezzo e terminando su quello di Caino con posizionamento di bacheche e tabelle di materiale formativo e didattico.

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Il percorso sul territorio comunale di Caino, arrivando dalla chiesetta montana di Sant’Antonio, al confine con Nave, percorre una panoramica strada vicinale fino a raggiungere il centro abitato. Dalla Piazza Trieste riparte attraversando il torrente Garza in località “Passo”. Avviandosi sulla strada vicinale diretta in località Folone e Prati Magri con le loro “fratte”, si devia sulla sinistra inerpicandosi in direzione del Monte Ucia – la nostra “Cornalunga” – prendendo poi un largo e invitante sentiero che costeggia cascine, a sinistra e a destra silve castanili coltivate e boschi di castagno e latifoglie fino a raggiungere nuovamente la Strada Statale in località “Giardinetti”, altra area attrezzata e di sosta posta all’ingresso nord di Caino. Qui, sulla destra, si possono ammirare i secolari alberi che producono i marroni della Cà Brüsada, di Casarole. Chi percorre il Sentiero del Marrone deve sapere che le “fratte” di marroni sono tenute e coltivate con grande passione e fatica dai proprietari dei fondi attraversati; il rispetto assoluto per queste persone deve quindi indurci ad essere fruitori attenti, che si immergono nella natura senza appropriarsi dei suoi frutti. Chi lo desiderasse, dopo aver percorso un breve tratto di strada del Caffaro, può completare la passeggiata con un piacevole anello che, salendo alle località Dasone e Derzina può ricogiungersi al Sentiero del Dialetto in località Pusigle

Il progetto del Senter del Dialet, nato recentemente e tuttora in fase di sviluppo, affonda le sue radici nel lavoro di ricerca svolto dalla locale Biblioteca Comunale nel corso di oltre venticinque anni, oggi ampliato da un Gruppo di Lavoro appositamente creato. Esso valorizza un sentiero esistente indicato dal Gruppo Amici della Montagna. Il sentiero è contrassegnato con i nomi dialettali delle località percorse ed è attrezzato con bacheche che, oltre ad indicare le regole di base per la lettura del dialetto, mostrano su base fotografica i nomi dialettali delle molte località visibili dal percorso stesso. La proposta del “Senter del Dialet”, coniuga più obiettivi: attua il recupero della memoria storica dei nostri anziani e degli antichi documenti, con uno scopo didattico a favore delle giovani generazioni miscelato all’aspetto dichiaratamente paesaggistico. Oltre agli orizzonti che offre, esso collega il Santuario della Madonna delle Fontane (con area di sosta e pic-nic) con la Chiesetta di S.Rocco, anch’esso con area di sosta attrezzata, dal cui terrazzo panoramico si può localizzare la gran parte del territorio comunale. Il sentiero prosegue poi fino ad incontrare la Val Aosta e raggiungere l’area dove si trovano le sorgenti dell’acquedotto di Pusigle.

Sulle creste della Val Bertone (fc sb)

Caino Val Bertone metri 415 Passo del Viglio metri 745 Monte Cornisello metri 774 Dosso della Croce metri 729 Tempo previsto ore 3,15

L’escursione proposta è facile, non faticosa, alla portata di tutti, e, per di più, attuabile per i più svelti in una mezza giornata. Solo il tratto di ritorno dalla sella a 700 metri dopo il Dosso della Croce con la discesa nella Valle Bertone richiede un minimo impegno, non essendo tra l’altro segnalata. E’ comunque evitabile ritornando per lo stesso percorso di salita. Da Caino si sale lungo la strada SS. Del Caffaro verso il Colle di S. Eusebio: poco più di un chilometro dopo l’abitato, sulla sinistra, si stacca una larga stradina sterrata. L’inizio della Val Bertone è indicato da frecce segnaletiche. L’automobile può essere lasciata all’inizio della Val Bertone è indicato dalle frecce segnaletiche. L’automobile può essere lasciata all’inizio della Val Bertone oppure, più in su, in prossimità del sentiero n. 388. Dall’inizio della Val Bertone (m. 415) si segue la stradina sterrata che si infila nella valle, seguendo all’incirca il percorso del torrente. Si lascia a destra un ristorante con una bella pineta e, dopo poco, in prossimità di un’ansa del torrente, con acque limpide e pulitissime ed una sorgente di acqua fresca, sulla destra alcune frecce segnaletiche indicano l’inizio del sentiero n. 388. Si abbandona con esso la carrareccia di fondo valle e si inizia a risalire su una mulattiera dove si incrociano numerosi paletti segnaletici di un ossigenodotto interrato. La mulattiera attraversa, con pendenza moderata, le Cose Lunghe e risale fino al Passo del Viglio (m. 745) un frondoso valico con una bella costruzione ristrutturata e circondata dal verde (ore 1,45). A sinistra parte il sentiero della Resistenza “Tranquillo Bianchi” che con segnavia bianco-rosso-verde, arriva fino al Passo del Cavallo. Il sentiero della Resistenza prosegue anche a destra: i segni bianco-rossi-verdi ci indicano il cammino: dopo un primo tratto sul versante della Val Bertone si guadagna il boscoso crinale occupato da numerosi capanni da caccia e da numerose villette che a volte obbligano, con le loro recinzioni, a lunghi giri, sempre comunque ottimamente segnalati. Si superano il Monte Cornisello (m. 774) ed il Dosso della Croce (m. 729), scendendo poi ad una poco marcata sella a quota 700, nei pressi di una costruzione. Le segnalazioni del segnavia proseguono qui sul crinale, mentre noi scendiamo invece a destra per un poco evidente e scarsamente frequentato sentierino, sul versante della Val Bertone. Questo sentierino, che un tempo veniva utilizzato da chi doveva recarsi a piedi della Val Bertone a Binzago in Valle Sabbia, o viceversa, è oggi un po’ abbandonato, ma il paesaggio nel quale si svolge è interessante, soprattutto se rapportato alla bassa quota dei luoghi. La discesa è a tratti ripida, fra cespugli di mughi e calanchi bianchi, fino a quando, giunti sul fondo della Val Bertone, non ci si trova improvvisamente come scaraventati in un paesaggio tipicamente di più alta montagna: un bosco di pini e di abeti, alti ed ombreggianti, trapiantati a bassa quota, danno al paesaggio un tono irreale, insolito, quasi la sensazione di respirare l’aria balsamica dei boschi trentini, immagini e sensazioni a cui non siamo abituati sulle nostre Prealpi e soprattutto così vicino alla città. In mezzo alla pineta c’è un ristorante: lo superiamo e raggiungiamo la carrareccia di fondo valle. A destra si risale all’imbocco del sentiero n. 388; a sinistra si scende all’inizio della Val Bertone (1,303,15).

Colle S. Eusebio metri 570 Dosso del Lupo metri 1155 Sella delle “Casine ècie” metri 914 Monte Dragoncello metri 1094 Cascina Dragoncello metri 960 S. Vito metri 566 Tempo previsto ore 4,45 Il sentiero, segnalato a strisce bianche-rosse e col n. 391, inizia al Colle di S. Eusebio (m. 570), vicino ad un paletto con frecce direzionali. In un suo primo breve tratto, è comune al segnavia 390 del “Sentér Bandit”, antico sentiero collegante Gavardo al colle di S. Vito e che poi proseguiva verso Brescia, con la “via bressana” allora percorsa da viandanti e pellegrini. Ci si alza dapprima sul fianco destro e poi su quello sinistro di un costone, alto ora sulla valle del Loc, ora su quella di Vallio, sino a raggiungere alcune bianche boccette (ore 0,20), dove il “Sentér Bandit” devia sulla destra: lo ritroveremo solo poco prima di S. Vito. Il sentiero “Donna-Guarneri” passa accanto a qualche roccolo in ripida salita, con un panorama prima ristretto alle sole valli sottostanti e che poi, man mano che ci si alza, si allarga sempre più. Superata una grossa postazione di caccia, il sentiero compie qualche curva per poi traversare a destra nel bosco, con modica pendenza. Si attraversa una valletta e sull’opposto versante si raggiunge una casetta con altra postazione di caccia. Ora il sentiero si fa migliore e, continuando nel bosco, si porta ad una sella di cresta (m. 947, ore 0,40-1), divisoria fra la valle di Caino e quella di Serle. Si piega subito a destra attraversando il roccolo di Serle, cui ne fa subito seguito un secondo, che si aggira a sinistra. Il sentiero si fa ora molto buono e traversa il bosco, mantenendosi quasi sempre sul livello del crestone, che a destra piomba ripido verso la valle di Caino. Si passa vicino ad altri capanni di caccia, con un panorama che ora si schiude anche verso il basso Garda, con la stretta penisola di Sirmione. Si continua con una serie di brevi saliscendi sulle cosiddette Scalette Albere e, assecondando basse boccette, si raggiunge il monte Ucia (m. 1168), il punto più alto di questa lunga cresta. Poco dopo, ecco a destra la bianca punta rocciosa della Cornalunga. Ancora una breve discesa, per poi risalire alla punta più settentrionale del Dosso del Lupo (m. 1155, ore 1,30-2,30), dove è situata l’antenna di un ponte radio. Oltre la valle di Caino, si apre, a nord, la valle dei Bretoni, percorsa dal torrente Garza. Vicino al ponte radio, si stacca a destra un primo tronco del sentiero 392, che scende a Caino seguendo i pali di una linea elettrica. Dopo circa 100 metri vi è un altro bivio, con un secondo tronco del sentiero 392, che scende sempre a Caino, seguendo però la cresta del Monte Dragone (m. 938). Continuando invece sul segnavia 391, si va verso un prato, per scendere poi lungo il largo crestone sud nel bosco, con una traccia in qualche tratto inconsistente, ma sempre aiutati dalla fitta segnaletica, che guida senza possibili incertezze. Più in basso il sentiero migliora e, raggiunto un casotto di caccia, diventa ottima stradina, con la quale si raggiunge la vicina selle delle “Casine ècie” (m. 914, ore 0,30-3), fra il monte Dragone (m. 938) ed il Dragoncello (m. 1094). Si risale per la zona denominata “Pettorina”, passando per un roccolo, accanto ad un rudere e poi ad un altro roccolo, lungo il crestone del Dragoncello e infine, tra bosco e verdi radure, si raggiunge la cima del monte Dragoncello (m. 1094, ore 0,30-3,30), localmente chiamato “Rigù” ed identificabile da un paletto infisso in un cumulo di pietre. Il panorama si fa ora più ampio. Si continua poi sulla larga cresta del Dragoncello, fra erba e boccette, per raggiungere un vasto prato con roccolo e la cascina Dragoncello (m. 960) dove si imbocca un ben evidente sentiero che più avanti, con una lunga serie di curve e serpeggiando fra bianche boccette calcaree, si abbassa, con vista sulla valle di Botticino, verso un verde ripiano con pozza e roccolo, incrociando nuovamente a destra, ad un bivio, il “Sentér Bandit” (n. 390), che avevamo abbandonato poco dopo il Colle di S. Eusebio. Si contorna la pozza a destra e per buona mulattiera si scende ad una cascina, circondata da grossi castagni. Ora la discesa, su comoda stradina, porta a raggiungere la chiesetta di S. Vito (m. 566), molto antica, di cui si fa cenno già nell’anno 841 e in periodo longobardo. Poco più in alto della chiesetta, il licinsì dove si può sostare e dove termina il Sentiero “Donna Guarneri” (ore 1,15-4,45).

Collina di S. Anna (Brescia) e Sentieri di Collebeato e Cellatica

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