LOCOMUNE N.1- MILANO GRIGIA

LO COMUNE UNA PRODUZIONE RANCOROSA

Novembre 2020

RIVISTA CON VISTA LUOGO COMUNE

N°1

MILANO GRIGIA

MILANO, CAPITALE GRIGIA?

UNA STORIA DIVERSA SI NASCONDE NELLA NEBBIA? COME È NATO IL LUOGO COMUNE, E QUANTO C’È DI VERO OGGI?

GENERAZIONI A CONFRONTO ASSISTI ALLA DIATRIBA TRA IL SIGNOR PIERO E LUDOVICA, IN DIFESA DELLA MILANOVERDE

IN QUESTA EDIZIONE 8 FIGURINE ESCLUSIVE DA COLLEZIONE ON I RACCONTI CHE CI AVETE INVIATO!

APPROVED BY

P THE POLIMI AUTHORITY

ADRIANO CELENTANO Il ragazzo della Via Gluck Là dove c’era l’erba

ora c’è una città

1966

MILANO

E quella casa in mezzo al verde ormai

Dove sarĂ ?

GIOVENTÙ BRUCIATA ALORA, TUTT’APOST?

L’È DURA VEDER LA MADUNINA CON TUTTA QUESTA NEBBIA

Fatevi largo nella nebbia e ve lo racconto io il perchè questa città è detta la Capitale Grigia

ieroa P Sur ccont ra Silenzio, parla Piero

FREDDO SQUALLORE “Le giornate ormai cortissime, le nebbie, l’umido, il cielo grigio, il freddo sempre più pungente danno al periodo novembre-dicembre un’aria alquanto squallida.” A. Leonardi

Mì son Piero, ho 82 anni e non li sento, modestamente, e vivo in provincia di Milano. Confesso che non ho abitato a Milano Milano mai eh, ma con l’esperienza che ho alle spalle posso raccontarvi di come la città è cambiata. Difatti prima che chiudesse lavorai alla Pirelli per tanti anni e nonostante ciò non ho mai deciso di vivere in questa città. Come mai? Certo, vivere qui sarebbe stato più comodo, ma questa città ha alcune cose che non mi sono mai andate bene. Tornare a casa dai miei prati fuori città era una soddisfazione ben più grande che rimanere tra quattro mura cittadine. Milano... è grigia, triste, nebbiosa.

Come se emanasse un’aura di infelicità, che ti travolga

e ti raffredd dall’interno.

Per non parlare della stagione fredda. Tra il gelo e la nebbia ti viene una malinconia tale da chiederti perchè sei uscito di casa.

Potrà sembrare un luogo comune, ma sono convinto che ci sia del vero in merito all’anima grigia di questa città. Le zone industriali, i quartieri magari meno frequentati dai turisti, sono montagne di cemento senza anima.

Non amo alimentare i luoghi comuni, ma in effetti la storia di Milano è legata alle fabbriche, all’inquinamento e l’espansione urbana che macina e si mangia le campagne.

E sono convinto che Milano non abbia davvero mai voluto essere una città grigia, anzi, anni e anni fa la natura era sua parte integrante. Ma col tempo, la sua storia è andata verso una direzione che non si aspettava nemmeno lei.

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UN PO’ DI STORIA Le motivazioni principali per cui Milano può essere considerata una città grigia sono due: la veloce e incessante urbanizzazione, dovuta all’aumento della popolazione e al conseguente bisogno di ampliamento della città, e l’inquinamento, dovuto agli spostamenti della popolazione e alle industrie dell’hinterland (sì, il territorio dei giargiana).

Nel 1884 fu redatto il primo piano regolatore e d’ampliamento del comune di Milano, il Piano Beruto, che prevedeva l’abbattimento delle storiche mura per lasciare spazio alle zone verdi.

Purtroppo le operazioni di demolizione si protrassero per più cinquant’anni e il verde fu soppiantato

quasi totalmente da costruzioni e infrastrutture L’ampliamento era basato su una struttura radiocentrica, imperniata sulle radiali che dal centro si estendevano verso il territorio circostante, formando una maglia regolare di isolati e di strade organizzate.

Secondo il Piano Beruto, la densità abitativa legittimava interventi di sfoltimento dell’abitato.

La risistemazione di piazza Duomo e la nuova piazza della Scala, col relativo sventramento dei quartieri popolari, inaugura la stagione dei grandi sventramenti cittadini, che si protrarrà tragicamente per quasi un secolo.

UN PIANO PER RIVOLUZIONARE LA CITTÀ“[Occorre] dotare la città di Milano della voluta capacità di espansione in relazione ai suoi molteplici bisogni, specialmente industriali, ed in proporzione agli aumenti di popolazione che già si verificano sperabili futuri” tratto dalle Direttive per il Piano Urbanistico Beruto, 1884

LA CRESCITA Premendo avanti veloce, nei venti anni successivi (1891-1911) si verificò un forte aumento della popolazione, che raggiunse quasi 600.000 abitanti, e l’insediamento delle principali industrie (finalmente il grigiume fa la sua comparsa). La gestione del piano fu condizionata dalla crescita edilizia e l’aumento della domanda di servizi collettivi, che portarono alla non realizzazione di molti parchi, mentre molti altri giardini e piazze furono radicalmente ridimensionati. Nella città si avviò uno sviluppo radiocentrico e uniforme attorno al centro storico, allargando la zona di espansione fino a coprire quasi tutta la nuova area comunale: nel 1923 erano stati aggregati 11 comuni, aumentando la superficie da 76 a 185 kmq.

Ma adesso arriviamo al momento clou: il cambiamento più importante di Milano e del suo paesaggio è rappresentato dal veloce e radicale processo di deindustrializzazione e decentramento della produzione, tra gli anni

Sessanta e Settanta. Negli anni Ottanta, tutte le fabbriche storiche della città e dell’hinterland avevano chiuso o ridotto la forza lavoro al minimo: circa di sette milioni di metri quadrati di territorio comunale che permettevano una nuova progettazione urbana di Milano.

Non ve l’aspettavate eh?

Ormai è da anni che in Milano città non ci sono più industrie produttive. Sono tutte in Giagiania.

Alcune aree sono nate proprio grazie a questi decentramenti di industrie. Un esempio è il quartiere di Bicocca (ora con diversi spazi espositivi) e la Bovisa. Entrambe, dagli anni novanta, ospitano rispettivamente i carcer-ops, campus universitari della Statale e del Politecnico.

Ma non dimentichiamoci della seconda motivazione di questo grigiume, ovvero l’inquinamento.

Negli anni Ottanta e Novanta vennero adottate delle soluzioni per diminuire l’inquinamento legato al traffico, come la chiusura del centro alle auto private, e la conseguente suddivisione della città in quadranti di circolazione.

Ex Cristalleria Fratelli Livellara

Alla fine degli anni novanta fu imposta la “domenica a piedi” con il divieto assoluto del transito per tutti.

Nessuna di queste misure però si avvicinava alla soluzione del problema e molte furono presto abbandonate. Per Milano la questione

del traffico è un problema culturale perchè legato alla modernità, al benessere e a un alto tenore di vita.

Bisogna riconoscere che Milano è anche la città italiana con la più veloce e moderna rete di trasporto pubblico.

L’inquinamento è un problema che dovrebbe conciliare i bisogni dei quattro tipi di popo-

lazione milanese: l’uomo d’affari che si reca in Fiera e necessita di parcheggi liberi e strade scorrevoli; il bambino che abita in un condominio ha bisogno di spazi verdi e aria pulita; al pendolare, che la sera se ne torna a casa in provincia, poco importa dell’inquinamento in città, ma vuole entrare e uscire dal centro impiegando il meno tempo possibile. Nessuna amministrazione può accontentare tutti, e l’esigenza economica di agevolare i pendolari va a pesare sui bisogni dei residenti.

LA GALLERIA DEL GRIGIUME BOVISA non avvisa Il quartiere è tagliato in due dalle Ferrovie Nord (incubo di molti studenti del vicino Politecnico).

Sviluppatasi come zona industriale periferica di Milano, con lo stabilimento Candiani, realizzato nel 1882 per la produzione di acido solforico, divenuto poi parte del gruppo chimico Montecatin alla fine del XX secolo subisce un declino dovuto allo smantellamento delle molte industrie che risiedevano nella zona, con conseguente degrado interrotto negli ultimi anni dal proliferare di cantieri a

Via Candiani

scopo residenziale e dal recupero di alcune strutture industriali dismesse. I più anziani abitanti della zona ricordano come un tempo si trattasse di una comunità coesa, circondata dal verde e da un sentimento di intimità rionale; ora di

questa immagine idillica è rimasto poco. Una delle caratteristiche più importanti di questa ex zona industriale è oggi quella connessa alla presenza di una delle sedi maggiori del Politecnico di Milano. La zona è scissa in due campus universitari, tipo Berlino Est e Ovest: a Est sta la Facoltà del Design (ricavato nelle strutture della ex Ceretti e Tanfani) e Ovest per Ingegneria (la Masa).

Non sai dov’è?

Beato te.

COLORITI STUDENTI “Percorro

Piazzale Bausan

via Candiani in un presente suggestivo, essendo oggi mista di antiche sopravvivenze—come le sue case e la sua atmosfera da periferia grigiastra e laboriosa—e dalla novità dei giovani e coloriti studenti del Politecnico.” da Le Voci di Milano, F. Ogliari.

Via Durando

CI CREDO QUANDO LO VEDO Pare che Bovisa godrà di un processo di ridefinizione e rivalorizzazione. Per l’area

della “goccia”, compresa fra le stazioni ferroviarie di Villapizzone e Bovisa, il Comune ha in cantiere

un nuovo Parco Scientifico Tecnologico. Incentrato sulla ricerca e l’innovazione, prevedrà centri e labo-

Via Bovisasca

ratori sulla mobilità sostenibile e l’energia, insieme a supermercati e residenze private. C’è da dire che così

accadde anche per la zona di Porta Nuova che tempo fa, faceva piuttosto schifo; Ma io sono come San Tom-

maso: non ci credo finchè non ci metto il naso e per ora, mettere il naso a Bovisa? Anche no.

Gasometri “Due Colossei, maestosi e misteriosi nella loro decadenza (se riesci a vederli)” Special mention va anche ai gasometri di Bovisa: nonostante la centrale del gas sia ormai dismessa e in demolizione, le strutture rimangono, un’icona di archeologia industriale (ah, si dice così adesso?).

Si trovano vicino alla sede Masa del Politecnico, a Villapizzone, ma sono un simbolo per tutta Bovisa.

P.le Stazione “Si sta come a Bovisa i carrelli nel parcheggio” Bovisa è così, un paesino trasformatosi in agglomerato di strade strette, fili della corrente e cemento.

Quel carrello abbandonato nel parcheggio è solo una breve sfumatura, uno spiraglio di malinconico abbandono nella maestosa poesia bovisana.

BICOCCA

e ti spari in bocca

Via Stella Bianca

Nota ai più come la steppa siberiana di Milano (completa di Gulag aka sedi universitarie), è stata il cuore di quell’area industriale che si era rapidamente costituita ai primi del Novecento nella zona tra il comune di Greco e Sesto San Giovanni; questo per molti decenni ha rappresentato il simbolo dell’industrializzazione lombarda negli anni del dopoguerra.

Pirelli occupava negli stabilimenti di Bicocca, di Greco e Segnanino Grechese quasi 20 000 persone (contro i 1 300 attuali). L’agglomerato complessivo delle industrie della zona occupava giornalmente 200 000 lavoratori, tra Falck, Breda, Ansaldo e Magneti Marelli di Sesto San Giovanni. La delocalizzazione, dunque, ebbe un impatto fortissimo sull’aspetto e sui progetti del quartiere.

A partire dalla fine degli anni settanta, in seguito soprattutto a riorganizzazioni dei grandi gruppi a livello internazionale, si assistette a un progressivo disimpegno dell’industria dalle aree urbane di tutta Italia.

Il quartiere della Bicocca fu particolarmente interessato da fenomeni di deindustrializzazione e

CORSO AVANZATO PER UMARELLI Corsi approvati per la licenza di Umarell, Esame incluso

Putr el Can le tier Rusp i e Spion ag

gio

Via Fubini

delocalizzazione: infatti la Pirelli spostò le produzioni dal quartiere Milanese a Torino. Dagli anni ‘80 si cominciò a riqualificare il quartiere, fino a all’avvio nel ‘91 del il primo corso di laurea in Scienze Ambientali e alla costruzione nel

‘96, del Teatro degli Arcimboldi. Rimane comunque un quartiere caratterizzato da stradone, cemento grigio, cemento un po’ più grigio, e cemento rosso (per via dell’università), un pochino di nebbia mattuti-

Non sai dov’è?

Vabbeh, segui me

na, ed ecco qua il perfetto mix di uno scenario un po’ distopico/post-apocalittico. Vi segnalo comunque la presenza di un edificio molto particolare, chiamato Villino della Bicocca, che dà il nome al quartiere.

Oggi pare fuori posto sullo scenario del quartiere, ebbene esso è lì da molto prima: si tratta di un villino nobiliare costruito nella seconda metà del XV secolo come villa di campagna degli Arcimboldi.

ECCO IL VILLINO BICOCCA! Sogni da sempre una cascina con vista fabbrica?

Ora i tuoi sogni sono realtà!

Via Chiese

ora c’è

VIA GLUCK

Come cantava il buon Celentano “Là dove c’era l’erba ora c’è una città” oggi nella sua via Gluck effettivamente di prati non se ne vedono nemmeno col binocolo. Se nella celebre canzone la via era ancora aperta campagna, oggi è parte della zona limitrofa della stazione. Via Gluck è una strada stretta e lunga, dimenticata, (ci sono ben tre centri massaggi). Una

strada a senso unico da cui non capita mai di passare, a meno che non si voglia proprio andare lì. Una via tranquilla che dal trafficatissimo viale Lunigiana piega verso Greco e la Martesana, a due passi dal muraglione della Stazione Centrale. La casa dove è nato Celentano è ancora lì, quasi identica: una palazzina degradata, color grigio

e nocciola, molto povera, in stato di semiabbandono. In generale, tutta la zona da questo lato della stazione verte verso l’abbandono e la tristezza. Vi sono fabbriche abbandonate, serrande sbarrate, nessun ritaglio di verde. Insomma, non ve la consiglio se siete già tristi per conto vostro perchè sarebbe un macello.

Via Gluck

Via G.B.Sammartini

Dove sarà?

Ormai chissà

TORRE VELASCA

ovvero la torre brutta

Stavolta vi parlo di un edificio invece che di un quartiere. Conoscete la Torre Velasca? Io ricordo quando la stavano costruendo!

Devo dire che già all’ora non mi convinceva, diciamo che non è invecchiata molto bene.

La Torre Velasca è un grattacielo di Milano, realizzato per la Ri.C.E. tra il 1955 e il 1957 su progetto dello Studio BBPR. Si tratta di uno dei pochi esempi italiani di architettura brutalista.

Sin dalla sua costruzione, la Torre ha spaccato la critica in due: da una parte, le venne attribuito il “Premio per un’opera realizzata” assegnato annualmente dall’Istituto Nazionale di Architettura diventando presto

ambita bigio. sede di prestigiosi lazzone uffici. Dall’altra, malgrado l’indubbia valenza progettuale, l’edificio suscitò inizialmente pareri discordi per il suo singolare profilo e divenne altresì oggetto di ironia dei milanesi che diedero presto alla torre il soprannome di “grattacielo con le bretelle”, per via delle travature oblique che sorreggono la parte aggettante dell’edificio.

Che dire, se siete appassionati di architettura brutalista, la Torre Velasca fa proprio per voi. Altrimenti lasciate perdere questo pa-

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C’è molto di più che si cela dietro la coltre di nebbia milanese

La storia di una città che cambia

Un cambiamento in meglio?

Oppure una regressione continua in peggio?

Diccelo tu, ci serve la tua opinione

Dicci come la pensi e racconta la tua Milano Grigia: scrivi a locomune@gmail.com: il tuo spunto potrebbe essere incluso nel sito, dove molti milanesi ingrigiti lo potranno conoscere e apprezzare!

AMOO PRONTO? PRONTONE? AMO TUTTO BENE?

MILANO GRIGIA FA TANTO 2002

...e vi dimostrerò PERCHÈ NON è più VERO!

a ovic Lud t Kween Plan La bastiana contraria ECOLOGICA

rese naturali

Milano nasconde sorp di cui La nebbia e ti ha parli mi sa ch vista! offuscato la tà o l’e Non so se è n ila o è altro ma M evoluzin continua a a un ione! Ridurl mento pugno di ce riduttie nebbia è

on hai vo! Forse n più in mai guardato so! là del tuo na e Mich è tà La veri rsi spalano ha dive i vale zi verdi di cu rlare (e la pena pa visitare).

Prontone, senti qua Chi sono io? Io sono Ludo e sono una giovane studentessa di scienze della comunicazione che si interessa di tematiche green ed ecosostenibilità. Vivo a Milano, amo passeggiare e stare in mezzo ai boschi e alla natura. Mi rendo conto che ai più possa sembrare un posto grigio e triste.

MA amo, io sono qui per dimostrare il contrario e mostrarvi quanto verde c’è in una città come questa!

Lo so, devo stare calma.

Chi calunnia Milano semplicemente non l’ha vissuta nel modo giusto. Adesso, non voglio fare una puntata di Super Quark, (anche se, tutti hanno una crush per gli Angela), ma vi dimostrerò in poche parole come smontare il luogo comune di “Milano grigia”!

Piazza XIV Maggio

UN PO’ DI STORIA Chiunque arrivi a Milano in una bella giornata può vedere da una parte la grande urbanizzazione del territorio e dall’altra quanto siano ancora importanti gli spazi aperti come il sistema dei parchi. Nel 1980 la quan-

tità di verde per abitante era di 8 mq, nel 2009 era di 13,5 mq mentre oggi è di quasi 20! Inoltre, il verde in una città come questa, è una grande opportunità di progetti e realizzazioni.

Nonostante il Piano Beruto del 1884 per regolare e ampliare le zone del comune di Milano, erano comunque previste delle zone verdi ma nel corso degli anni il furono soppiantate quasi totalmente da costruzioni.

Col passare degli anni, ai parchi già esistenti (come il Parco Sempione) ne vennero aggiunti altri. Ad esempio gli anni ‘60 furono previste zone verdi tra le basiliche di S. Lorenzo e S. Eustorgio. Inoltre videro la nascita del Parco Forlanini, Parco Nord, Parco Trenno e ampliamento del parco Lambro. Nonostante tali parchi lo standard di verde per abitante rimase sotto quello delle principali cit-

i...

Alla scoperta d

SPAZI VERDI SOTTOVALUTATI

tà europee. Gli effetti del boom economico coinvolsero anche i comuni confinanti con Milano. Venne istituito il Piano Intercomunale Milanese (PIM), che tra alcune proposte teneva in considerazione il disegno dei sistemi dei gran-

di parchi metropolitani (Parco Nord, Parco delle Groane, Parco di Monza, Parco della Valle del Lambro e Parco Agricolo Sud).

Col passare degli anni ogni parco ha subito delle modifiche. Nel 2000 è cominciato il decollo dell’area di

Porta Nuova, che oggi ospita uno dei parchi più noti della metropoli, ovvero la Biblioteca degli Alberi. Gli spazi verdi sono oltissimi, solo che sono nascosti dai palazzi, custoditi gelosamente da questa Milano timida e riservata.

Parco Agricolo Sud

Parco Nord

PARCO SEMPIONE Ma che bel Castello...

“Parco Sempione, verde e marrone, dentro la mia città” cantavano Elio e le Storie Tese. Ed è proprio così, poichè sorge proprio nel centro di Milano.

Si tratta di uno dei parchi più grandi e più antichi. Sicuramente sappiamo che nel 1861 venne usato come piazza d’armi per i militari che stazionavano vicino al Castello Sforzesco.

Dopo l’Unità d’Italia, grazie al piano Beruto, la zona divenne un parco pubblico.

Sin dalla sua realizzazione, il parco si è distinto per la sua funzione centrale nel tempo libero dei milanesi e per il suo stretto legame con l’arte: nel parco hanno infatti trovato sede numerose esposizioni tra cui le Esposizioni Riunite del 1894, l’Esposizione internazionale del 1906 e le esposizioni triennali a partire dal 1933 con la realizzazione del Palazzo dell’Arte di Muzio, oggi sede della Triennale di Milano.

Nel parco sono presenti diversi edifici significativi: oltre al Palazzo dell’Arte, spiccano l’Arena Civica, il padiglione dell’Acquario di Locati, e la Torre Littoria (oggi Torre Branca) costruita nel 1932-33 su progetto di Gio Ponti, Chiodi e Ferrari. Degno di nota è an-

Castello Sforzesco

Ma dove mai sarà?

Eccolo qua.

Arco della Pace

che l’ex padiglione per la X Triennale, oggi Biblioteca del parco, realizzato da Longhi e Parisi. Insomma si possono scoprire moltissimi luoghi anche solo con una breve passeggiata! Vi raccomando di fare attenzione alle zanzare che gi-

rano in estate: sono enormi quanto il parco. Parco Sempione è sempre un ottima idea, sia se vuoi fare il radical chic e andare alla Triennale oppure fare schifo e andare all’All You Can Wine che fanno d’estate.

Il Castello Sforzesco è il

classico posto che ho visto solo dall’esterno perchè eheh studentessa, non ho soldi per le mostre. Meta un po’ turistica a primo acchito ma sinceramente piena di sorprese, Sempione azzardo a definirlo il Central Park di Milano.

Smarrito?

Segui il mio dito

BIBLIOTECA DEGLI ALBERI La Biblioteca degli Alberi è stato disegnata dallo studio olandese Inside Oustide e Petra Blaisse, e realizzato

da COIMA per conto del Comune di Milano nell’ambito del progetto urbanistico di Porta Nuova.

Il parco, landmark e cuore verde dello skyline innovativo di Milano, con i suoi 10 ettari di estensione e la sua straordinaria collezione

MISSION

botanica, è un esempio unico in Italia di giardino contemporaneo. rappresenta la terza area verde del centro milanese per estensione, dopo il Parco Sempione e i Giardini Indro Montanelli.

Il suo nome è molto curioso; infatti è paragonato ad una biblioteca per la vegetazione che ospita, tra più di 100 specie diverse, 500 alberi disposti in 22 anelli e 135.000 piante.

L’atmosfera è particolare perchè essendo praticamente al centro direzionale e vicino alle via commerciali di Porta Nuova, ci si trova in questa isola verde in mezzo ai palazzi: il mio periodo preferito per andarci è a maggio, durante la fioritura di alcune aree con papaveri, rose, primule e chi più ne ha più ne metta!

“All’interno del contesto metropolitano innovativo ed internazionale, creare uno spazio pubblico curato, sicuro e vivo. Il cuore verde per Milano evolve insieme alla città.”

COLLINA DEI CILIEGI

Bicocca e! in fior

Prima il signor Piero ha parlato di quanto triste e nebbiosa sia la Bicocca.

Eppure sorge una ridente collinetta, chiamata appunto “Collina dei Ciliegi”.

Il colle conico, è “scalato” da un percorso elicoidale e da rampe di scale dirette.

Circa un quarto della su-

perficie è stata piantata con 820 alberi. Gli alberi, come suggerito dal nome del parco, sono soprattutto una collezione di ciliegi da fiore di diverse specie e varietà. Insomma, un goccio di Giappone a Milano.

Chiedi ‘ndo sta?”

Eccola qua

Milano riscatta lo schifo La Collina dei Ciliegi è un parco cittadino di Milano, collocato in viale Sarca, immediatamente a ovest del quartiere Bicocca. Si tratta di una collinetta artificiale di 25 metri d’altezza, ricavata da parte dei detriti di scavo della ristrutturazione della Pirelli.

PARCO NORD Il Nord non dimentica Sappiamo tutti che almeno una volta alle elementari, siete stati in gita al Parco Nord (se siete di Milano, ovviamente). Oppure di quando da grandi avete deciso di tornare in quel parco che da bambini pareva tanto lontano e distaccato dalla realtà urbana.

Sapete un po’ che c’è?

La costruzioe di grande parco è stato pianificato inizialmente sulle aree dismesse, subito dopo la seconda guerra mondiale, della Breda Aeronautica.

Confinante con i comuni di Milano, Bresso, Cusano Milanino, Cormano, Cinisello Balsamo, Novate Milanese e Sesto San Giovanni, la sua ideazione risale alla fine degli anni sessanta e nel 1970 ma è solo nel 1975 che viene riconosciuto dalla Regione Lombardia come parco regionale.

Il parco sorge in un contesto tra i più densamente urbanizzati d’Europa, caratterizzato dalla presenza di storiche fabbriche (oggi quasi del tutto scomparse a seguito della de-industrializzazione) e grandi quartieri edilizi che, nel tempo, hanno saldato la periferia nord di Milano al suo hinterland senza alcun disegno urbanistico.

Grazie al Parco Milano Nord gli appezzamenti agricoli riusciti a scampare dalla cementificazione

Per i Giargiana, ecco dov’è

sono stati in parte bonificati, rinverditi e attrezzati per l’uso pubblico; in parte sono rimasti intatti. Il

lago di Niguarda di 1 km2, 400m e 4m di profondità, raccoglie l’acqua dal canale Villoresi ed è diventato

una recente attrazione. Vi consiglio una passeggiata al tramonto per godervi i colori riflessi sull’acqua.

Lago Parco Nord

Milano sta crescendo, e insieme a lei cresce anche l’importanza dei suoi spazi verdi

A volte sono spazi nascosti, timidi

Ma sono sempre di piĂš, tutti da scoprire

Se conosci qualche giardino segreto milanese, raccontacelo!

Sapremo aprezzarlo con entusiasmo

Dicci come la pensi e racconta un angolo verde inaspettato, scrivici a locomune@gmail.com: il tuo spunto potrebbe essere incluso nel sito, dove molti milanesi ingrigiti lo potranno conoscere e apprezzare!

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