LAMPADARI

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I LAMPADARI DI CRISTALLO Roberto Valeriani

Esistono momenti dello stile che godono di una particolare fluidità. Si ha un bel dire, ad esempio, che è facile distinguere, per un occhio esperto, la mobilia dell’ultimo Settecento -mentre ancora sopravviveva l’ancien régime e il continente si ispirava alle mode parigine con fantasie talvolta dialettali- da quella del primo Impero (e per primo si intende il periodo di gestazione dello stile napoleonico). Le variazioni di latitudine, le idiosincrasie delle varie classi dominanti, la diversa prosperità di ogni singola corte rendono la materia fluida, sensibile ad anticipazioni e ritardi che incrinano le certezze accademiche che vorremmo fossero verità assolute. Un ulteriore elemento che non aiuta certo a stabilire regole è la natura stessa dei diversi manufatti: un conto è parlare di sedie e commodes, un’altro, per avvicinare il tema che qui ci tocca, è quello di mobilia più flessibile e meno studiata come le fonti di illuminazione. Lo straordinario nucleo di disegni illustrati in queste pagine ne è l’esempio più palese, aperto alle novità, eroiche e pittoresche insieme, del primo Ottocento ma memore di certe vaghezze francesi che riportano addirittura agli anni di Luigi XVI. Qualche breve scritta che accompagna i nostri progetti permette di ricondurre alla capitale Boema la formazione di questo insieme e al nome di una delle più celebrate manifatture di cristalli del primo Ottocento – ma di essa discuteremo oltre. La mano del disegnatore è sicura, lo si direbbe un tecnico oltreché un progettista; il suo senso cromatico è impeccabile nell’alternare all’immagine solo delineata, appena rialzata dall’inchiostro, quella del medesimo oggetto sfavillante di luci biancastre, di tocchi blu o rossi e di un oro disteso con dovizia musicale. E questo aggettivo non sembri paradossale poiché l’importanza di una certa ispirazione melodica è un fatto tutt’altro che casuale nella ideazione di oggetti di lusso nel mondo nordico (un celebre centrotavola in porcellana di Vienna, come è noto, trae vita da una composizione di Haydn). Ma restano il dubbio e il quesito su come e quando questi preziosi foglietti siano stati composti. Che si tratti di un catalogo perfettamente compiuto appare indubbio. Il repertorio è vasto, ben congegnato secondo la maniera tradizionale di una volta, quando agenti e artigiani proponevano modifiche sottili su una stessa sagoma, variazioni di colore o di misura, aggiungendo e togliendo con perizia consumata in modo che il cliente avesse sott’occhio in un solo istante possibilità diverse ed allettanti. Nel periodo in cui questi disegni vennero composti Praga e altri centri boemi godevano ormai di una supremazia quasi assoluta Fig. 1 - L.D. Soldini, Progetto di lampadario, Berlino, Kunstbibliothek nella fabbricazione del cristallo. A contrastarla era, pressoché esclu-


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