Boccone Neo–Comunicazione del Rahat–ul Hulküm

BOCCONE

Neo–Comunicazione del Rahat–ul Hulküm

Candidato Alessio Nisi Relatore Prof. Alessandro Spennato Correlatore Dott. Lorenzo Tamberi

BOCCONE

Neo–Comunicazione del Rahat–ul Hulküm

Candidato Alessio Nisi Relatore Prof. Alessandro Spennato Correlatore Dott. Lorenzo Tamberi

INDICE

03 02 01

capitolo primo INTRODUZIONE Nostalgia Canaglia paragrafo 1.1 pagina numero 04

Rahat–ul Hulküm paragrafo 1.2 pagina numero 07

Neo–Comunicazione paragrafo 1.3 pagina numero 12

Startup Boccone paragrafo 1.4 pagina numero 14

capitolo secondo RAHAT–UL HULKÜM Ricetta Conoscitiva paragrafo 2.1 pagina numero 18

Presunta Origine paragrafo 2.2 pagina numero 26

Diffusione Globale paragrafo 2.3 pagina numero 30

Cultura Popolare paragrafo 2.4 pagina numero 33

capitolo terzo NEO–COMUNICAZIONE Dolceamara Tradizione paragrafo 3.1 pagina numero 36

Sensibilità Ambientale paragrafo 3.2 pagina numero 41

Packaging Parlante paragrafo 3.3 pagina numero 52

Legittima Emulazione paragrafo 3.4 pagina numero 58

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capitolo sesto PROGETTO FINALE

05 04

capitolo quarto STARTUP BOCCONE Semplice Pretesto paragrafo 4.1 pagina numero 62

Blocchi di Partenza paragrafo 4.2 pagina numero 65

capitolo quinto STATO DELL’ARTE

Simbolo Aziendale paragrafo 6.1 pagina numero 104

Selezionare Sapore paragrafo 6.2 pagina numero 112

Quesito Grammaticale paragrafo 5.1 pagina numero 78

Packaging di Lokum paragrafo 5.2 pagina numero 80

Packaging Dolciario paragrafo 5.3 pagina numero 88

Nuova Confezione paragrafo 6.3 pagina numero 120

Gustosa Narrazione paragrafo 6.4 pagina numero 126

Vestito da Sposina paragrafo 6.5 pagina numero 140

Packaging Alimentare Relativa Responsabilità paragrafo 5.4 paragrafo 4.3 pagina numero 96 pagina numero 68

Distinta Concorrenza paragrafo 4.4 pagina numero 72

BIBLIOGRAFIA pagina numero 180

capitolo pr INTRODU Nostalgia Canaglia

ovvero la principale ragione per la quale ho deciso di intraprendere questo percorso progettuale mediante Comunicazione, Packaging e Food Design Le ragioni che spingono un progettista, ma volendo qualunque persona abbia un approccio metodico alla risoluzione di un problema personale, a trovare una soluzione ai problemi del mondo che lo circondano e dunque a progettare possono essere molteplici e non starò qua ad elencarle perché non avrebbe senso.

Adesso quello che mi preme sottolineare è la ragione per la quale io ho deciso di affrontare e risolvere questo problema che in realtà un vero e proprio problema non lo è mai stato. Mi spiego meglio. Mi sono interrogato sul perché una caramella e dolcetto come i Lokum siano così poco conosciuti e sul perché è possibile trovarli solo in determinate zone del mondo. Tutto questo è successo forse proprio per colpa della nostalgia dato che non ne mangio più uno da ormai moltissimo tempo.

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nostalgia canaglia

rimo UZIONE Ma prima di proseguire è necessario spiegare perché io conosca i Lokum dato che non sono esattamente un dolcetto qualunque. Dunque, ho avuto modo di conoscere questa caramella perché è diffusissima in Albania, paese di nascita dei miei genitori che molto spesso andavo a visitare con loro, ed ovviamente un bambino ovunque si possa trovare vorrà mangiare dei dolciumi ad un certo punto, giusto? Ed è stato proprio in quei viaggi che conobbi i Lokum ed ottenni contemporaneamente la consapevolezza che fossero qualcosa di speciale perché in Italia non ne avevo mai visto neanche uno ed inoltre ogni volta che tornavo a casa ahimè non c’era più modo di mangiarne. Voglio precisare però che non ne sono mai stato un grande fan ma nonostante una mera questione di gusto i Lokum rimangono una caramella che per me ha ormai più di un significato e non è solo un semplice dolciume.

Fondamentalmente è diventato un ricordo, anche perché per ragioni che non starò a spiegare non ho più avuto modo di tornare in Albania, ed è per questa ragione che precedentemente ho utilizzato la parola nostalgia.

Da un certo punto di vista forse voglio solo poterne rimangiare uno dopo tanto mentre da un altro punto di vista forse bramo ancora quel periodo della mia vita.

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nostalgia canaglia

introduzione

Ma torniamo a parlare del problema che non esiste ma che mi sono voluto porre comunque. Dato che come ho già detto mi era tornata nostalgia dei Lokum e che avevo rosicato del fatto che non ce ne fossero in Italia mi sono chiesto perché si fosse venuta a creare questa situazione. Non arrivando ad una risposta soddisfacente compresi dunque che mi ritrovavo a dovere affrontare un problema da risolvere per quanto però fosse un problema personale, se così è possibile definirlo, e che mi stavo ponendo da solo e che inoltre nessun’altro si era posto fino a quel momento. È per questa ragione che ho deciso di cogliere l’occasione della Prova Finale per sviluppare quella che è la mia risoluzione al sempre mio problema legato ad una caramella della mia infanzia che ho scoperto come mero dolce in Albania quando ero bambino e che ho riscoperto adesso ed in maniera più consapevole in relazione a questo mio progetto.

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nostalgia canaglia

introduzione

Rahat–ul Hulküm

ovvero la parola alternativa in Turco Ottomano che tutt’ora rimane di riferimento quando usata nell’arabo formale che significa Conforto della Gola Parlare delle parole, più nello specifico dei nomi delle cose, non è esattamente qualcosa che mi compete, però se parliamo di Lokum è più che necessario e quindi farò lo sforzo. Per me i Lokum prima di imbarcarmi in questo progetto avevano un altro nome, ovvero quello che ho sempre conosciuto sin da bambino, quello che avevo sentito associare alle caramelle che mangiavo e che viene usato tutt’ora in Albania ovvero Llokume.

Scoprire non appena ho cominciato a documentarmi su questo dolcetto così poco conosciuto che non solo la parola Lokum è quella più accreditata da utilizzare ma che quella che avevo sempre utilizzato ingenuamente era solo una delle tante che nel tempo sono state utilizzate per riferirsi al Lokum mi ha lasciato parecchio da pensare. Perché la pizza si chiama così in tutto il mondo mentre i Lokum non solo originariamente non avevano neanche questo nome in Turchia, luogo a cui appartiene la parola Lokum, ma per esempio in Inghilterra sono stati rinominati col nome di Turkish Delight oppure in Romania si chiamano semplicemente Rahat?

Prima di proseguire però è necessario, per quanto sarà noiosissimo, un elenco di tutte le parole alternative, almeno tutte quelle che sono riuscito a trovare, della parola Lokum dato che cambia a seconda del tempo in cui questa è stata usata e del luogo in cui è stato fatto, tutto questo nella speranza di farvi comprendere l’entità di questo fenomeno, se così posso definirlo.

Partiamo ovviamente dall’alternativa sviluppatasi in Albania che ho sempre conosciuto e che per me era l’unico nome possibile, ovvero Llokume. Passando alla molto probabile regione d’origine del dolcetto e quindi alla Turchia è necessario un distinguo: Lokma, Rahat–ul Hulküm e Rahat al–Hulqum venivano usate nell’antichità mentre adesso viene utilizzata la parola Lokum. La diffusione di questa caramella è stata tale

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rahat-ul hulküm

introduzione

che in Libia, Arabia Saudita, Algeria e Tunisia è noto col nome di Halqum ed invece in Kuwait lo chiamano Kabdat Alfaras. Malban è l’alternativa usata in Egitto e Libano. Poco distante, ovvero in Siria, usano la parola Raha. Andando invece in Grecia scopriamo l’alternativa Loukoumia, ma allo stesso tempo viene usata a scopo commerciale pure una parola simile a quella inglese ovvero Greek Delight. Seguendo un ragionamento molto simile abbiamo l’alternativa Cyprus Delight che ovviamente arriva dal Cipro. Proseguiamo con l’alternativa Lokhum usata in Armenia e Rahat Lokum nota in Bosnia ed Erzegovina e pure in Israele, questo a causa di un’antichissima confusione dei due nomi già presenti nel Turco Ottomano. Continuando sulla costa balcanica abbiamo Ratluk in Serbia e in Croazia mentre possiamo trovare l’alternativa Rahat–ol–Holqum in Iran, Afghanistan, Tagikistan ed Uzbekistan. Come già detto in un esempio precedente in Romania la parola che viene utilizzata è Rahat mentre in Armenia usano Lokhum. Quasi in conclusione andiamo in Inghilterra dove inizialmente la caramella venne rinominata Lumps of Delight per poi diventare la nota Turkish Delight, nome che ha successivamente influenzato da un punto di vista commerciale Grecia e Cipro. Per concludere ci spostiamo negli Stati Uniti dove l’alternativa sviluppatasi è Locoum e scendendo in Brasile possiamo trovare quelle che sono a mio modesto parere le parole alternative più belle: Manjar Turco, Delícia Turca, Bala de Goma Síria e Bala de Goma Árabe.

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introduzione

Come avrete potuto capire i Lokum hanno fatto un gran bel giro del mondo e nonostante questo continuano tutt’ora a non essere diffusi su scala globale, questo aspetto che caratterizza a mio modo di vedere questo dolce è in parte anche la risposta alla domanda che mi sono posto prima dell’interruzione sulle parole alternative alla parola Lokum. Dico questo perché l’origine esatta di queste caramelle per assurdo è tutt’oggi ancora da determinare in modo definitivo nonostante abbiano una storia antichissima e questo spiega in modo perfetto quello che è secondo me un concetto fondamentale da comprendere per provare a capire i Lokum. Questa caramella è tanto semplice quanto avvolta dal mistero e dalla confusione proprio come semplice è la sua ricetta ma allo stesso tempo complessa la sua preparazione. Partendo da qua rispondo alla domanda che mi sono posto in precedenza.

Esistono molteplici nomi per chiamare lo stesso dolce perché è stata proprio la sua semplicità a permetterne la diffusione, però allo stesso tempo la complessità intrinseca della preparazione contenuta nella apparente semplicità del dolce ha fatto in modo e maniera che la ricetta rimanesse nelle mani dei pochi che hanno avuto la possibilità di esserci sin dal concepimento del Lokum.

Questo come già detto ne ha permesso la diffusione ma solo compatibilmente alla reale comprensione del dolce da parte di quelle poche persone che conseguentemente si sono legate a tal punto alla ricetta che sono arrivate ad appropriarsene rendendo questa caramella personale al punto da cambiarne persino nome nel tempo e nello spazio. Apro e chiudo un parentesi non scontata. È ovvio che, e non sarebbe neanche onesto non parlarne, le differenze di linguaggio hanno contribuito nell’alterazione del nome originale, ammesso che sapremo mai quale sia stato, ma non ritengo la cosa tanto rilevante, per quanto almeno degna di essere menzionata, da essere centrale in questo racconto.

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introduzione

Dunque, detto questo e dopo essermi risposto ed avervi risposto voglio chiudere con una testimonianza che trovo molto interessante, proprio perché conferma quanto è stato appena detto ed evidenzia come l’appropriazione della ricetta del Lokum sia stata centrale per la creazione della confusione attorno alle sue origini ed in maniera indiretta pure alla sua diffusione globale ma a macchia di leopardo. Secondo la compagnia Haci Bekir il loro fondatore Bekir Efendi, chiamato Haci Bekir dopo avere eseguito l’Hajj, si trasferì dalla sua città natale Kastamonu a Costantinopoli per aprire la sua pasticceria nel distretto di Bahçekapi nel 1777. Produsse diverse tipologie di caramelle e Lokum e tra queste comparve pure la variante a base di amido e zucchero. Dunque, stando a questa testimonianza pare essere stato Haci Bekir l’inventore del Lokum per come lo conosciamo, ma in realtà lo storico dei dolci Tim Richardson ha messo in dubbio l’attribuzione popolare di Haci Bekir come inventore del Lokum, scrivendo che “specifiche date e nomi sono spesso erroneamente associate all’invenzione di particolari dolciumi per una questione commerciale”.

Simili ricette arabe e persiane, compreso l’utilizzo di amido e zucchero, sono antecedenti a Bekir di diversi secoli. Inoltre, la Oxford Companion to Food afferma che sebbene a Bekir venga spesso attribuita la paternità del Lokum non ci sono prove concrete a riguardo.

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introduzione

Neo–Comunicazione

ovvero ciò di cui hanno più bisogno i Lokum secondo me in questo periodo storico per uscire dalla loro dimensione fatta solamente di Tradizione

Abbiamo parlato prima di parole ma sono costretto a farlo nuovamente, perché per quanto io ne sappia la parola Neo–Comunicazione in realtà non significa realmente qualcosa, a maggiore ragione perché in questo caso specifico è una mia invenzione. Mi spiego meglio. Stavo cercando un termine unico ed efficace che potesse esprimere la mia volontà progettuale, ovvero di quasi decontestualizzare i Lokum dalla loro attuale posizione di dolcetto legato profondamente alla tradizione ed alle antiche famiglie che si tramandano la ricetta di generazione in generazione, ed ho raggiunto l’illuminazione quando ho ripensato al film d’animazione giapponese Akira diretto da Katsuhiro Otomo nel 1988.

Questa pellicola d’animazione dipinge una realtà futura e distopica che si realizza in seguito alla Terza Guerra Mondiale, dove abbiamo una Tokyo che viene distrutta ma che risorgerà nel 2019, col nome di Neo–Tokyo.

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neo–comunicazione

introduzione

Chiaramente nella mia testa la Neo–Comunicazione non è unicamente figlia della Neo–Tokyo di cui vi ho parlato, però è stata ciò che mi ha fatto innescare la scintilla ed è stato giusto menzionarla. Arrivando al dunque della faccenda Neo non è altro che un suffisso e primo elemento di composti, derivati dal greco oppure formati modernamente, nei quali significa “nuovo, recente, moderno” come ad esempio nelle parole neolaureato, neonato e neologismo. Proprio per questa ragione ho trovato molto azzeccata la parola Neo– Comunicazione, soprattutto perché quella che io ho pensato come più corretta da adottare attualmente per i Lokum è una comunicazione completamente nuova ed inedita rispetto a quella attuale. Proprio come la Tokyo di Akira viene sovrascritta da Neo–Tokyo la mia idea è stata quella di sovrascrivere l’attuale comunicazione del Lokum con una più fresca Neo–Comunicazione.

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neo–comunicazione

introduzione

Startup Boccone

ovvero la risposta definitiva che mi sono dato e la soluzione che ho trovato per dare forma alla mia idea di Neo–Comunicazione della caramella Lokum Trovata una soluzione, almeno secondo quella che è la mia visione, per dare nuova linfa vitale e giustizia al Lokum attraverso la Neo–Comunicazione di cui vi ho parlato era necessario a quel punto comprendere come farlo. Aldilà dell’idea di comunicazione stessa era necessaria una struttura sulla quale mi potessi appoggiare, per questa ragione pensai in un primo momento di capire quale fosse la possibilità di venire affiancato da una reale ed attualmente attiva azienda produttrice di Lokum. Da tutto questo scaturisce una ricerca delle principali e più importanti aziende produttrici di Lokum nel mondo e quindi una prima ricerca ed analisi di quelle che sarebbero poi virtualmente divenute la concorrenza. Parlo di concorrenza perché a ricerca conclusa compresi che nessuna di queste aziende, stando alla loro attuale comunicazione e posizione di mercato, sarebbe stata compatibile alla mia idea di Neo–Comunicazione, questo perché tutte quante sono attualmente, come già accennato in precedenza, attaccatissime all’idea del Lokum come dolcetto dalla forte connotazione tradizionale. La sola cosa che a quel punto mi venne in mente fu di concepire in maniera virtuale la mia azienda di Lokum, in modo che questa mi permettesse di plasmarla a mio piacimento e comunicarla come meglio credevo senza nessun vincolo e restrizione. Parlando di azienda ovviamente poi è necessario anche menzionare tutto ciò che le ruota attorno, come la sua identità visiva e l’approccio produttivo del Lokum, soprattutto attraverso packaging ed estetica di quest’ultimo, ma saranno temi da affrontare in un secondo momento.

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startup boccone

introduzione

Tornando a parlare dell’azienda concepita dal sottoscritto ho anche questa volta cercato di capire come renderla quanto più plausibile, ed è stato proprio in questo frangente che sono giunto alla conclusione che la mia azienda di Lokum dovesse essere una startup.

Preciso velocemente che le startup per loro natura sono aziende che nascono improvvisamente, come se provenissero dal nulla cosmico, e questo perché alle loro spalle hanno solo coloro che le realizzano e nient’altro, possono solo vedere al futuro e progredire perché non hanno niente che le precede da tenere in considerazione.

Fu proprio questo concetto legato alle startup che fece scoccare la scintilla e che mi fece decidere di percorrere quella strada, perché tutto ciò che avevo concepito per la Neo–Comunicazione dei Lokum era possibile ritrovarlo in modo analogo anche nel concetto di startup. In primo luogo, come già detto precedentemente, l’obbiettivo era di sovrascrivere la comunicazione fatta di tradizione da parte delle aziende produttrici di Lokum virtualmente concorrenti mentre in secondo luogo una startup mi avrebbe permesso, intendendola anche come un foglio bianco da scarabocchiare e quindi riempire, di non avere nessun precedente da dovere tenere fortemente in considerazione così da avere modo di sfogare come meglio credo la mia idea di comunicazione del Lokum.

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startup boccone

introduzione

Concludiamo questo Capitolo Primo parlando del nome della startup Boccone. Proprio come ogni supereroe ha una storia delle origini anche l’azienda che ho concepito ne ha una nel suo piccolo relativa però unicamente alla nascita del nome Boccone. Stando al dizionario la parola boccone definisce la quantità di cibo che si può addentare e masticare in una volta. Ad esempio, un boccone di pane oppure buttar giù un boccone dopo l’altro. Ma allo stesso tempo può essere usata anche nel senso di ghiottoneria e leccornia. Ad esempio, se io dicessi che la pizza è un buon boccone. Fatta questa precisazione dovete sapere che i Lokum si possono ritrovare in entrambe le definizioni di boccone, in primo luogo perché è una caramella dalle dimensioni generose e quindi definibile tranquillamente un boccone, in secondo luogo perché in quanto caramella gommosa ma molto saporita porta a mangiarne una dopo l’altra risultando quindi una vera ghiottoneria. Per quanto mi riguarda questo sarebbe potuto bastare per arrivare alla conclusione di potere chiamare Boccone la mia startup produttrice di Lokum, ma in realtà c’è stato pure un altro fattore che mi ha successivamente convinto pienamente. La più antica parola utilizzata in Turchia per riferirsi ai Lokum è Rahat–ul Hulküm come ormai già saprete, ma la cosa che più di tutte mi ha mandato in fissa ed ho percepito come un segno è stata quella di scoprire che questa antica parola significasse originariamente proprio Boccone.

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startup boccone

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capitolo se RAHAT–UL Ricetta Conoscitiva

ovvero come ho realmente compreso questo dolce ma anche la soluzione migliore per scoprire e capire nel migliore modo possibile la caramella Lokum Avrete letto nel Capitolo Primo un sacco di volte la parola Lokum ed infatti ne ho già parlato moltissimo, ed ovviamente ne parleremo ancora parecchio in questo capitolo, però nonostante tutto non sono ancora mai sceso nel dettaglio di cosa sia un Lokum dal punto di vista pratico, ovviamente sapete che è una caramella e quindi un dolcetto, ma non vi ho rivelato più di questo.

Le caramelle Lokum fanno parte di una famiglia di dolcetti a base di gelatina ottenuta attraverso l’unione di amido e zucchero che viene poi servita a temperatura ambiente. Le varietà di maggiore qualità sono impreziosite all’interno da frutta secca come nocciola, pistacchio e mandorla mentre le varietà più povere sono semplicemente aromatizzate ad esempio con acqua di rose, mastice e bergamotto. La caramella viene maggiormente confezionata e consumata in piccole porzioni di forma cubica che vengono rigorosamente spolverate di zucchero a velo ma non solo, questo avviene per evitare che aderiscano tra di loro all’interno della confezione oppure che aderiscano alla confezione stessa vista la loro natura gelatinosa. La grande peculiarità di questa caramella è la sua semplicità che

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ricetta conoscitiva

econdo L HULKÜM permette di accogliere un sacco di diversi ingredienti e sapori che possono quindi impreziosirla, come accennato anche poco prima. Ed è proprio la semplicità della sua ricetta che gli ha permesso di diventare un dolcetto così tanto versatile, ma è importante sapere che la semplicità della ricetta è ormai solo un ricordo del passato, questo perché le poche aziende che ancora producono i Lokum hanno sviluppato processi produttivi di gran lunga più complessi ma allo stesso tempo superiori rispetto alle tecniche dettate dalla tradizione ormai usate in passato.

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ricetta conoscitiva

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Fatta questa descrizione didascalica del Lokum adesso è comunque necessario approfondire ulteriormente andando a sviscerare la caramella attraverso i suoi ingredienti e la sua preparazione. Andremo dunque a vedere la ricetta, non la più giusta ma quella utilizzata dal sottoscritto, per la realizzazione dei Lokum con l’obiettivo questa volta di comprendere la loro essenza.

La ricetta che ho utilizzato, una delle tante che è possibile trovare in rete, per comprendere meglio a mia volta i Lokum era stata pensata per ottenere 10 porzioni in 15 minuti di preparazione ed altri 45 minuti di cottura, ma dato che io non volevo solo comprendere meglio la caramella ma anche sfruttare l’occasione del cucinare i Lokum per giungere ad un’altra conclusione che spiegherò in seguito ho dovuto necessariamente apportare delle modifiche minori alla ricetta. Partiamo dunque con l’elenco degli ingredienti necessari alla preparazione dei Lokum: zucchero a velo 300g, amido di mais 24g, acqua 234ml, zucchero 183g, sciroppo di glucosio 67ml, succo di melograno 24ml, un limone intero spremuto, colorante alimentare rosso Q.B. e per concludere olio di semi di girasole Q.B.

Prendere una teglietta di alluminio da forno rettangolare ed ungerla benissimo con un pochino di olio di semi di girasole. Mescolare in una casseruola l’amido di mais con 100ml di acqua ed aggiungere tutto lo zucchero, in seguito aggiungere la parte restante di acqua e lo sciroppo di glucosio. Mescolare con cura e porre tutto quanto sul fuoco. Portare ad ebollizione

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ricetta conoscitiva

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cuocendo fino al raggiungimento dei 121° necessari per permettere al liquido di addensarsi moltissimo.

Togliere tutto quanto infine dal fuoco. Mescolare succo di melograno, succo di mezzo limone ed aggiungere un pochino di colorante rosso in modo da colorare tutto quanto di un tenue colore rosa. Aggiungere la parte aromatica al composto tolto in precedenza dal fuoco e mescolare con attenzione. Versare tutto quanto nella teglietta di alluminio e spolverare la superficie con parecchio zucchero a velo. Lasciare a raffreddare e riposare l’impasto da un minimo di otto ad un massimo di quattordici giorni. Trascorso questo periodo di tempo rovesciare la teglietta su un tagliere cosparso di zucchero a velo e con l’aiuto di un coltello leggermente unto di olio tagliare l’impasto in cubetti di Lokum.

Cospargere nuovamente la superficie dei cubetti con parecchio zucchero a velo ed ecco che abbiamo i Lokum.

La modifica minore menzionata in precedenza che ho apportato alla ricetta per giungere ad un’altra conclusione non strettamente relativa la ricetta dei Lokum è la seguente. La primissima cosa che viene menzionata nella ricetta è la teglietta in alluminio, ovvero quella che fondamentalmente fungerà da stampo, ed è stata proprio questa la protagonista della mia modifica. Ho a mia volta usato una teglietta in alluminio, ma ho volutamente ignorato le dimensioni specificate nella ricetta, questo perché necessitavo della massima libertà per poter fare svariate prove ed esperimenti relativi alle dimensioni dei cubetti di Lokum, tutto questo anche in relazione al packaging a cui parallelamente stavo lavorando. Questo sarà un argomento da approfondire successivamente quando parlerò nello specifico del packaging che ho progettato, ma dato che riguarda in parte anche la mia esperienza di cucina ed approfondimento con i Lokum, è giusto almeno menzionarlo. Grazie alla teglietta in alluminio da me scelta per l’occasione e proprio per questa specifica ragione ho potuto decidere lo spessore del composto attraverso alcune misurazioni che ho potuto effettuare solo dopo avere inserito l’impasto all’interno del suo stampo, ovvero la teglietta in alluminio da me scelta. Tutto questo solo per fare in modo che l’impasto in fase di taglio potesse presentare già una delle tre dimensioni scelte precedentemente dal sottoscritto per ogni singolo cubetto di Lokum nell’ottica di includerne un numero predeterminato all’interno del packaging.

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Ogni cubetto di Lokum ha altezza di 20mm circa grazie alle molte modifiche apportate alla ricetta in relazione alla dimensione della teglia usata proprio per ottenere Lokum con quella determinata altezza

Ogni cubetto di Lokum misura all’incirca 20mm perché in fase progettuale è risultata essere proprio la dimensione migliore per ogni singolo Lokum in relazione al packaging che stava venendo sviluppato

Ogni cubetto di Lokum ha un peso di 20g circa proprio perché ho voluto progettare ogni singolo Lokum con determinate dimensioni allo scopo di ottenere packaging che pesassero 320g ognuno

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Due cubetti di Lokum pesano all’incirca 40g questa è la dimostrazione che mi serviva per capire che un solo Lokum da 20g non era una casualità ma al contrario una conferma della mia progettazione

Tre cubetti di Lokum pesano all’incirca 60g così grazie a questa ultima schiacciante dimostrazione ho avuto la certezza che produrre cubetti di Lokum da 20mm per singolo lato è la soluzione che cercavo

Tre cubetti di Lokum misurano circa 60mm ottenendo così un’ulteriore conferma della quantità di Lokum che potrò inserire in ogni singolo packaging progettato parallelamente allo studio della caramella

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Presunta Origine

ovvero un disperato tentativo di fare chiarezza tra le diverse storie e leggende che aleggiano attorno al Lokum ed alle persone che ne sono protagoniste Come già accennato nel Capitolo Primo la vera storia dell’origine del dolcetto che oggi conosciamo come Lokum non è assolutamente chiara, per questa ragione le versioni in cui possiamo imbatterci sono svariate.

Ed inoltre se pensiamo che ogni produttore di Lokum ha rinarrato queste origini come meglio credeva per favorire la propria ragione commerciale capiamo bene che oltre ad essere diverse in realtà molte delle storie sono addirittura inventate. Nulla di strano però, se ci pensate bene questa manipolazione è perfettamente in linea con l’appropriazione del Lokum e della sua ricetta che vi ho menzionato nel Capitolo Primo. Ad ogni modo, essendo che non posso in prima persona capire quale sia la reale origine del Lokum credo che potrebbe essere interessante, ma volendo anche divertente, raccontarvi tutte le storie più accreditate che si possono trovare quando si parla di Lokum e di come questo misterioso dolcetto abbia avuto origine in principio.

La prima delle tre storie che racconterò narra di come i Lokum siano nati come semplice risultato della rivalità che si era scatenata tra gli chef di corte che avevano come obiettivo di entrare nelle grazie del Sultano. Uno degli chef in questione preparò una pietanza con amido di mais, aromi e sciroppo zuccherino per poi farcire tutto con frutta secca. Quello che ne venne fuori era un prototipo di ciò che oggi conosciamo come Lokum.

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La seconda delle tre storie coinvolge Abdul Hamid, un celebre Sultano che nonostante non venisse considerato come un grande capo militare poteva vantare una grande comprensione delle donne. Era convinto che la strada per la conquista del cuore di una donna passasse attraverso la soddisfazione del suo stomaco. Desideroso di rendere felici le quattro mogli e di corteggiare le centinaia di amanti convocò alla sua corte i più grandi chef pasticcieri dell’intero Impero. Quindi ordinò loro di inventare un dolce così delizioso che avrebbe permesso addirittura di fare smettere di bisticciare tra di loro le donne del suo harem così che la pace sarebbe tornata a regnare nel suo palazzo. Ed è in questo modo che gli sforzi degli chef pasticcieri funzionarono a meraviglia portando dunque alla nascita dei Lokum, da allora più nessun bisticcio era udibile a palazzo e lo stesso Sultano trovò i Lokum così gustosi e stimolanti che insistette per averne un piatto ad ogni suo banchetto quotidiano.

La storica del cibo Mary Isin autrice del libro Sherbet & Spice: The Complete Story of Turkish Sweets and Desserts che include un intero capitolo sulla storia del Lokum, fa risalire le origini di questo dolcetto al XVIII secolo. La ricetta del Lokum è con estrema probabilità stata concepita dai pasticceri del palazzo reale, anche se l’esportatore originale Haci Bekir, afferma di averla ideata in prima persona. Alla luce di quanto ho appena detto procediamo con la terza ed ultima storia, ovvero quella che riguarda proprio Haci Bekir. Nato e cresciuto ad Arac, una cittadina nella provincia di Kastamonu nel nord della Turchia sulle montagne della Anatolia, Haci Bekir arrivò nella attuale Istanbul, capitale ed epicentro commerciale dell’Impero Ottomano, nel 1777 durante l’egemonia del Sultano Abdel Hamid I, dove aprì la sua

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pasticceria. Haci Bekir era un ingegnoso pasticciere e quando l’amido di mais venne creato per la prima volta a metà del XIX secolo Bekir decise di modificare la sua ricetta dei Lokum sostituendo la farina con questo nuovo ingrediente in modo che fungesse da legante, ed è proprio quest’ultimo che conferì ai Lokum la loro distinta masticabilità gommosa. Dal momento che gli abitanti della attuale Istanbul erano famosi per la loro golosità non passò molto tempo prima che Haci Bekir si facesse strada nei loro cuori proprio grazie ai Lokum, ed in men che non si dica la gente iniziò ad accalcarsi nella sua pasticceria. Le morbide e tenere delizie turche di Haci Bekir ottennero inoltre anche l’ingresso nella corte del Sultano perché quest’ultimo si era stufato delle classiche caramelle dure che aveva a disposizione. L’accettazione reale a quel punto elevò i Lokum quasi allo status di culto, tant’è che gli affari di Haci Bekir continuarono a prosperare al punto che persino le cortigiane correvano nella sua pasticceria per comprare i Lokum. In seguito, Mahmud II che all’epoca governava, nominò Haci Bekir capo pasticcere del palazzo e proprio in quell’occasione ebbe modo di conoscere un viaggiatore britannico che innamoratosi dei Lokum decise di portarne alcuni in Gran Bretagna dove vennero in seguito rinominati Turkish Delight.

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Diffusione Globale

ovvero tutta la strada percorsa dai Lokum partendo dalla Turchia ed arrivando nel resto del mondo non riuscendo comunque a diffondersi dappertutto

Ho raccontato precedentemente ed approfondito ulteriormente nel capitolo appena superato che per quanto non se ne abbia la certezza assoluta abbiamo deciso di prendere per buona la ricostruzione storica secondo cui la ricetta del Lokum sia stata concepita in Turchia intorno al 1700 e che quindi questa caramella sia nata laggiù. Ma se le origini dei Lokum non sono mai state chiare non possiamo dire altrettanto di quella che nel tempo è stata la sua diffusione nel mondo, diffusione che stando alle testimonianze sembra sia partita quando un viaggiatore britannico recandosi in Turchia ha avuto modo di fare la conoscenza del pasticciere Haci Bekir. Le restanti prove relative alla diffusione del Lokum in altre nazioni del mondo le dobbiamo banalmente al fatto che in queste i Lokum sono tutt’ora una realtà presente che molto spesso è divenuta parte integrante della cultura nazionale.

Partendo proprio dalla Gran Bretagna, ed estendendo la questione anche alle altre nazioni del Commonwealth, sappiamo che laggiù i Lokum sono arrivati così come vennero pensati da Haci Bekir ma che col passare del tempo sempre più presero piede delle alternative che potessero essere maggiormente compatibili col gusto

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diffusione globale

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del pubblico britannico, ecco che i Lokum iniziarono a vedersi ricoperti di cioccolato. Proprio per questa ragione tutt’ora la qualità di Lokum più apprezzata in Gran Bretagna è quella dell’azienda Fry’s Turkish Delight, ebbero infatti la brillante idea di ricoprire su ogni lato Lokum aromatizzati all’acqua di rose con sottilissimo cioccolato al latte. Questo prodotto è arrivato ad essere commercializzato nell’intero Regno Unito, in Irlanda, Australia e Sudafrica ma può essere trovato anche in Canada e Nuova Zelanda. Torniamo un attimo in Turchia ma per spostarci immediatamente alla sua sinistra raggiungendo così la Grecia. In questo paese i Lokum sono una prelibatezza molto popolare sin dal XIX secolo, veniva prodotta nella città di Patrasso dall’azienda Patrina Loukoumi ma non solo, veniva prodotta anche sull’isola di Siro e nelle grandi città come Komotini, Serres e Salonicco. Come avevo accennato poco prima i Lokum in Grecia sono ormai un dolce tradizionale che viene abitualmente servito al posto dei biscotti insieme al caffè. Oltre alle varietà più comuni come quelle aromatizzate con acqua di rose e bergamotto in Grecia è presente anche un Lokum al gusto mastice che ha riscosso grandissima popolarità.

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diffusione globale

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Scendendo poco sotto la Grecia scopriamo non solo che in Cipro hanno una lunga tradizione legata ai Lokum ma che inoltre sono attualmente l’unica nazione al mondo a possedere una Indicazione Geografica Protetta proprio in merito al Lokum, nello specifico parliamo di quello prodotto dall’azienda Loukoumi Geroskipou.

Tornando a salire geograficamente incontriamo i paesi della costa balcanica come Serbia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord, Slovenia ed Albania dove i Lokum sono stati introdotti nel periodo di dominio ottomano finendo però nonostante tutto per rimanere un prodotto estremamente popolare.

Proseguendo sulla strada percorsa dai Lokum finiamo in Bulgaria dove questi godono di una certa popolarità, scopriamo che anche se presumibilmente sono arrivati grazie all’Impero Ottomano c’è la remota possibilità che in realtà siano arrivati in precedenza poiché la cucina Medio Orientale è stata molto influente in Bulgaria. Se geograficamente saliamo ci troviamo in Romania dove i Lokum vengono solitamente preparati senza l’aggiunta di frutta secca per poi diventare a loro volta ingredienti nella preparazione di dolci tipici della Romania come ad esempio Cornulete, Salam de Biscuiti e Cozonac. Grazie ad alcune comunità armene formatesi negli Stati Uniti i Lokum hanno avuto anche la possibilità di arrivare dall’altra parte del mondo ritagliandosi un piccolo spazio persino in America, ovviamente non ottennero mai troppo successo vista la concorrenza nel settore dolciario, però in prossimità delle zone dove sono nate le poche aziende americane che lo producono si è venuta a creare una strana ma molto forte tradizione natalizia completamente inedita legata al dolcetto. Oltre a questo i Lokum in qualche modo sono arrivati anche in Canada attraverso la barretta di cioccolato Big Turk, altro non è che un Lokum di colore magenta scuro ricoperto di cioccolato al latte, ma pure in Brasile in occasione della diaspora araba in America Latina, così come accadde con le altre pietanze provenienti dal Medio Oriente.

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diffusione globale

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Cultura Popolare

ovvero quella che una volta uscito dalle pasticcerie ha permesso al Lokum di influenzare ciò che aveva attorno trasformandosi in un prodotto mainstream Inizio subito contraddicendomi ma solo per un momento, resteremo quindi in pasticceria ma solo per pochissimo tempo e per una ragione valida. La ricetta del Lokum nella sua semplicità concettuale ma allo stesso tempo complessità in fase di preparazione ha necessariamente influenzato altre tipologie di caramelle, è per questo che in un certo senso possiamo affermare che concettualmente alla base della caramella gommosa abbiamo proprio i Lokum con la gommosità al tatto e morbidezza. Un esempio eclatante di quello che vi ho appena spiegato è quello delle volgarmente chiamate Jelly Beans, caramelle mainstream conosciute globalmente. Le caramelle Jelly Belly, ecco come sono realmente chiamate, sono piccole caramelle di gelatina aromatizzate con diversi sapori nate negli Stati Uniti che possono ricordare la forma di un piccolo fagiolo oppure di un pancione. Per darvi una dimensione della loro fama ed adorazione sappiate che nel 1983 nella missione Challenger ne venne lanciata una confezione nello spazio dalla NASA. Comunque, tornando alla questione dei Lokum come matrice delle Jelly Beans, oltre al fatto che sono entrambe caramelle gommose ed aromatizzate possiamo per avvalorare questa mia tesi andare ad analizzare gli ingredienti che compongono le Jelly Beans, per quanto non siano identici rubano molto dalla ricetta dei Lokum, sono appunto sciroppo di mais, zucchero, gelatina ed amido alimentare.

Fatta questa digressione sulle Jelly Beans posso tornare a parlare di come i Lokum hanno influenzato anche ambiti che non riguardano in nessun modo la pasticceria. Un esempio di spessore potrebbe essere quello dell’ambito della profumeria. Essendo i Lokum aromatizzati in modi molto diversi altrettanti sono gli odori che possono stimolare chi ne sta mangiando un

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cultura popolare

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boccone, per questa ragione la caratteristica olfattiva del dolcetto è stata saccheggiata per farne fragranze tematiche. Nel caso specifico di fragranze che hanno queste caratteristiche parliamo di gourmand, viene dal francese goloso, in quanto questo termine definisce una sfaccettatura olfattiva a cui appartengono materie prime che si rifanno agli odori spigionati da essenze che rientrano nella dimensione di ciò che è commestibile, un esempio noto ai più può essere quello della vaniglia.

Profumi con queste caratteristiche sono Loukhoum di Ava Luxe, Loukhoum di Keiko Mecheri oppure Rahat Loukoum di Serge Lutens che, come possiamo capire dal nome, sono stati fortemente influenzati dal Lokum ed anzi si rifanno proprio agli odori che questo può sprigionare durante la cottura oppure mangiandolo.

Un altro esempio interessante, di fatto quello forse più importante che ha reso i Lokum realmente mainstream, è quello delle caramelle Lokum menzionate nel romanzo The Lion, the Witch and the Wardrobe. Parliamo del romanzo di letteratura giovanile di genere fantasy scritto da Clive Staples Lewis scritto nell’ormai lontano 1950 dove assistiamo nel quarto capitolo all’incontro tra Edmund Pevensie e la Regina Bianca. Quest’ultima volendo stregare Edmund sceglie di offrigli una bevanda calda ed aggiunge «Figlio di Adamo, non è bello bere senza mangiare nulla. Cosa ti piacerebbe?» ed Edmund prontamente risponde «Mangerei volentieri dei Lokum» ed ecco quindi che la Regina Bianca lascia cadere una goccia di liquido magico sulla neve e subito appare una grande scatola rotonda, legata con un nastro di seta verde. La scatola era piena dei più bei Lokum che Edmund avesse mai visto, ognuno era perfettamente chiaro e trasparente sotto lo strato di zucchero a velo, erano leggeri e gommosi al punto giusto. Edmund non ne aveva mai mangiati di così buoni e pensò che fossero una delizia come ne sanno preparare solo in Turchia. Leggere di questo dolcetto incredibile chiamato Lokum ha stuzzicato gli interessi di molte delle persone che leggendone nel libro di C. S. Lewis diventarono curiosissime di assaggiarlo ed è così che le vendite della caramella salirono. Però le vendite salirono ulteriormente raggiungendo delle vette impensate solo nel 2005 in seguito all’uscita nelle sale della trasposizione cinematografica del libro di C. S. Lewis che consacrò i Lokum come dolcetto mainstream diventando tra gli appassionati sempre più ambito.

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cultura popolare

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capitolo te COMUNI Dolceamara Tradizione

ovvero la dimostrazione di come la comunicazione esteticamente tradizionale delle molte aziende che producono Lokum ne ha affossato la distribuzione Ho già accennato alla cosa nel Capitolo Primo e non è un mistero che la maggior parte delle aziende che attualmente producono Lokum continuino a farsi forza attraverso una comunicazione fortemente legata alla tradizione, basta navigare sulle loro pagine social media per accorgersene. Giustamente qualcuno potrebbe anche pensare che non ci sia niente di male in tutto questo, ed anch’io in parte posso capirlo, ma ad ogni modo perché volersi limitare a produrre un dolcetto che darà solo l’idea di essere tradizionale e quindi pensato unicamente per chi in veste di turista prova una specialità del posto che sta visitando? Dico questo perché sono convinto che i Lokum in realtà abbiano un sacco di potenziale e potrebbero diventare quella che un giorno considereremo come la caramella definitiva, hanno una versatilità tale che potenzialmente potrebbe incontrare i gusti di chiunque, basterebbe pensare a ciò che hanno fatto con le Jelly Beans, e ricordiamo che sono solo una costola dei Lokum. Dunque, perché ai Lokum è toccata una sorte così tanto diversa rispetto a quella delle Jelly Beans che oggi sono conosciute in ogni parte del mondo? La mia risposta, tornando all’inizio e chiudendo dunque un cerchio, è che tutta la differenza è stata fatta

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erzo NEO ICAZIONE dalla comunicazione adottata nei confronti dei Lokum. È stato proprio insistendo ed accontentandosi di comunicare i Lokum come una caramella della tradizione turca, greca, cipriota ed eccetera che questa non ha in seguito mai avuto la possibilità di diventare altro, ottenendo magari una totale diffusione globale ed evitando di restare quindi perlopiù sconosciuta.

Per avvalorare quanto ho appena detto vi racconterò di una tradizione che ho vissuto in prima persona. Ho già raccontato di come sono entrato in contatto con i Lokum, tutto è dovuto al fatto che i miei genitori sono albanesi e che in Albania i Lokum sono un prodotto importato dalla Turchia in maniera ingente, ergo era inevitabile non scoprire cosa fossero. Ad ogni modo

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con la tradizione di cui voglio parlarvi sono entrato in contatto proprio in Albania ed osservata col senno di poi spiega molto bene come sia stato possibile che i Lokum siano rimasti relegati alla loro dimensione fatta di tradizione. La tradizione in questione vuole che i Lokum vengano offerti a familiari, amici e persino ai vicini di casa da parte di coloro che si fidanzano ufficialmente, la cosa prosegue anche in occasione del futuro matrimonio, ed è una tradizione molto antica che tutt’ora viene portata avanti in occasioni come questa. La tradizione vuole inoltre che i Lokum non vengano mai rifiutati quando ci vengono offerti perché sarebbe come predire che la relazione non funzionerà, per questa ragione rifiutare un Lokum offertoci da chi si è appena fidanzato ufficialmente comporterebbe la predizione secondo cui prima o dopo qualcuno nella coppia rifiuterà l’altro. Da bambino sembrava essere un’idea niente male vista la quantità di Lokum che potevo mangiare, ma se ci ripenso adesso relegare i Lokum alla mera dimensione del dolcetto da offrire in una particolare occasione ha per forza di cose danneggiato la sua immagine, non voglio dire che i Lokum non vengano anche consumati in altre occasioni, ma è indiscutibile come questo non gli abbia permesso di diventare una caramella come le altre, con la possibilità quindi di spopolare in ogni dove.

Per fare un esempio pratico i Lokum sono proprio come un Pandoro che è possibile mangiare solo in prossimità del Natale e durante quando in realtà sarebbe fantastico poterlo mangiare tutte le volte che vorremmo.

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Un altro esempio e punto di vista interessante in relazione alla poca valorizzazione del Lokum dovuta alla sua dimensione tradizionale è quello del Loukoumi Geroskipou, prodotto dalla azienda cipriota Aphrodite Delights, che è di fatto l’unico Lokum al mondo che ha ottenuto una certificazione IGP, ovvero la certificazione di Indicazione Geografica Protetta. Ma procediamo con ordine, prima di spiegarvi cosa ho riscontrato come un problema in merito alla IGP del Loukoumi Geroskipou è necessario spiegarvi effettivamente cosa sia questa IGP.

Con la terminologia Indicazione Geografica Protetta, meglio conosciuta con l’acronimo IGP, si indica un marchio di origine che viene attribuito dall’Unione Europea utile a sottolineare la relazione fra una regione geografica specifica ed i nomi di tutti quei prodotti agricoli ed alimentari la cui qualità specifica, determinata reputazione oppure altra caratteristica dipende dall’origine geografica. Dunque, per ottenere la certificazione IGP almeno una tra le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione deve avvenire all’interno di una determinata area geografica. Chiunque produca IGP deve per forza attenersi a rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione, invece per fare sì che queste regole vengano rispettate è stato istituito un organismo di controllo indipendente. La certificazione IGP risulta però essere permissiva sulla provenienza delle materie prime, in quanto tutela le ricette ed alcuni processi produttivi tipici del luogo ma non per forza l’origine del prodotto nel suo intero complesso, se non quello della produzione finale. Ad esempio, la Westfälischer Knochenschinhen IGP viene prodotta in Vestfalia secondo tecniche secolari, ma le carni utilizzate non provengono unicamente da animali nati ed allevati in questa specifica regione della Germania.

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Tornando a parlare della certificazione IGP ottenuta dal Loukoumi Geroskipou, questa è stata registrata nell’ormai lontano 2007 nella categoria cibo della classe prodotti di panetteria, pasticceria, confetteria o biscotteria in riferimento ovviamente al Cipro, precisamente al Distretto di Pafos. Come spiegato in precedenza anche in questo caso abbiamo degli ingredienti, miele e mandorle, che devono provenire dalla provincia di Pafos ma al contrario tutte le altre materie prime utilizzate possono anche non provenire dalla zona di produzione. Comprenderete dunque che la connessione tra questo prodotto e la zona di produzione è in realtà di natura esclusivamente storica ed è anche per questa ragione che nonostante tutto i Loukoumi Geroskipou IGP hanno comunque acquisito fama grazie al loro sapore ma anche per merito delle innumerevoli varianti che l’azienda Aphrodite Delights continua a produrre. Dunque, alla luce di tutto questo, cos’è che in conclusione ho riscontrato come un problema in merito alla IGP del Loukoumi Geroskipou? La questione è molto semplice, nonostante i Loukoumi Geroskipou abbiano una certificazione IGP da una quindicina di anni questi risultano essere famosi unicamente in Cipro e soffrono esattamente del problema che vi ho già presentato, sono semplicemente un dolcetto della tradizione cipriota destinata in primis al turista di turno che vuole provare una specialità del luogo ma senza rendersi realmente conto di cosa in realtà i Lokum siano e potrebbero essere. Ed in questo caso la certificazione IGP risulta essere un’aggravante davvero importante, l’azienda Aphrodite Delights è l’unica ad averla ottenuta per i loro Lokum e non ha mai comunicato sufficientemente bene la faccenda non rendendola quindi un valore aggiunto del loro prodotto ed indirettamente anche della loro immagine che, come vi ho già raccontato innumerevoli volte, resta relegata ad una dimensione fatta di sola trazione. Dal mio punto di vista questa risulta ovviamente essere una grande sconfitta, pensiamo banalmente alla sorte di prodotti IGP come l’Aceto Balsamico di Modena oppure la Piadina Romagnola che sono conosciuti anche dall’altra parte del mondo, perché loro è spettata una sorte così diversa? Semplicemente è successo perché tutti questi prodotti sono stati comunicati con amore, attenzione, ambizione e fiducia nella loro bontà e profonda qualità.

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neo–comunicazione

Sensibilità Ambientale

ovvero quello che adesso serve alla comunicazione se trattata con rispetto per avvicinare ed educare la parte di consumatori più giovane ma non solo Dopo avere evidenziato alcune delle criticità più importanti dell’attuale comunicazione utilizzata e pensata per i Lokum è tempo di parlarvi della mia idea di comunicazione pensata ad hoc per i Lokum, tenendo però conto del fatto che siamo nel 2021, ovvero la già citata Neo–Comunicazione. Per quanto concerne la comunicazione visiva a mio modesto parere è sufficiente studiare la concorrenza diretta per comprenderne le criticità e le debolezze, procedere quindi andando alla ricerca di ciò che c’è di più innovativo ma al di fuori del nostro settore di mercato per impossessarcene e riadattarlo per quanto possibile sul nostro prodotto, questo ci permetterà infine svolgendo un buon lavoro di diventare innovativi a nostra volta, compatibilmente alle debolezze e criticità della concorrenza diretta che abbiamo studiato in precedenza, ma all’interno del nostro settore di mercato riuscendo in questo modo ad essere la novità e ciò che riuscirà a distinguersi dal resto dei prodotti di riferimento. La cosa che però mi preme maggiormente della comunicazione di un prodotto è ciò che questa può e riesce ad esprimere in maniera indiretta, proprio perché non è ben definibile è necessario che venga altrettanto progettata, nel caso specifico credo che la comunicazione indiretta più potente sia quella che è dovuta allo sviluppo della sensibilità ambientale che sempre più aumenta. Da una parte comunicare in maniera indiretta attraverso un prodotto questa tipologia di tema può essere molto educativo, soprattutto nei confronti delle menti più giovani, ma non dimentichiamo che dall’altra parte e contemporaneamente questo tema può essere sfruttato per una sensibilizzazione superficiale ma sufficiente a convincere in modo subdolo un consumatore all’acquisto facendogli credere di stare facendo la cosa corretta.

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sensibilità ambientale

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Ho parlato di progettare la comunicazione indiretta di un prodotto oltre alla sua consueta comunicazione, ma ho parlato anche di sensibilità ambientale come un punto di forza per una buona comunicazione indiretta che possa colpire soprattutto i consumatori più giovani ed attenti all’argomento, ed è per questa ragione che adesso è necessario sollevare un questione che tratta perfettamente entrambe le tematiche. Per quanto non venga sollevata spesso la faccenda sappiamo bene come i packaging a seconda del loro contenuto hanno forme e dimensioni ben specifiche per varie ragioni, soprattutto quella di ingannare ed attirare i consumatori verso lo scaffale, ed è anche comprensibile in quanto lo scopo ultimo dell’azienda produttrice è quello di vendere. Ma alla luce di questo perché non attirare un consumatore verso lo scaffale grazie ad una strategia più corretta?

Appurato che la sensibilità ambientale può essere un punto di forza di un prodotto perché non progettarlo, e quindi progettare anche la sua comunicazione indiretta, con attenzione al tema della sostenibilità ambientale?

La problematica in questione è già stata evidenziata dallo studio di design Johnson Banks che ha messo insieme una serie di fotografie ironiche e provocatorie

scattate da Michelle Ku e Devni Liyanage che riescono a raccontare visivamente come troppi dei packaging che troviamo al supermercato siano purtroppo inutilmente eccessivi andando a dimostrare dunque un disinteresse che attualmente non è per niente giustificabile, prima di tutto se vogliamo prestare attenzione alle tematiche della sostenibilità ambientale. L’ironia in questo caso

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sta nell’ultimo scatto fotografico che ritrae una buccia di banana come packaging perfetto in quanto contiene senza eccessi ed in modo perfetto la banana stessa. Per quanto divertente è stato proprio quest’ultimo scatto ad innescare in me l’idea progettuale del packaging che ho sviluppato per i Lokum della mia startup. L’obiettivo che mi ero quindi prefissato è stato innanzitutto quello di realizzare un packaging ambientalmente sostenibile che al contempo, attraverso anche la sua particolarità progettuale, potesse comunicare indirettamente come prodotto a sé stante cura verso la tematica ambientale, nella speranza che questo potesse educare diventando però allo stesso tempo anche un gran punto di forza del packaging, tutto questo con lo scopo di attirare quanti più consumatori verso lo scaffale ma in modo corretto.

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Un esempio fantastico di quello che vi ho appena spiegato, che mi è stato inoltre di grande ispirazione da un punto di vista concettuale per lo sviluppo del packaging che ho progettato per i Lokum, è la tazza da caffè Unocup, ovvero un bicchierino usa e getta realizzato con un cartoncino piegato che presenta un coperchio integrato pensato proprio per eliminare quelli in plastica che vengono utilizzati attualmente. Abbiamo dunque in un unico prodotto un’effettiva attenzione alla sostenibilità ambientale ed allo stesso tempo anche un’ottima comunicazione indiretta di come l’ambiente possa essere salvaguardato, ad esempio come in questo caso, attraverso una progettazione intelligente. Grazie ad Unocup un duo di designer, Kaanur Papo e Tom Chan, con sede a New York è riuscito ad aprirci uno spiraglio verso una strada fatta di speranza per un futuro più sostenibile, questo perché la tazza da caffè in cartoncino pieghevole Unocup reinventa i classici bicchierini riuscendo ad integrarne i coperchi in plastica in un unico pezzo progettato come un origami e privo quindi di plastica. La soluzione trovata da Papo e Chan è comunque importante nonostante molti consumatori siano già attenti all’ambiente perché altrettante persone

continuano ad utilizzare prodotti in plastica monouso che generano inevitabilmente un mucchio di rifiuti che possono purtroppo disperdersi nell’ambiente, tra questi troviamo ovviamente anche i coperchi dei bicchierini da caffè, proprio per questa ragione credo che l’idea di Unocup sia eccezionale. Risulta essere più sostenibile ma è anche molto più conveniente, è molto semplice da

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piegare e rendere pronto all’uso, possiamo tenerlo in mano con maggiore serenità in quanto avendo un coperchio integrato non possiamo temere che questo si stacchi ed infine permette di bere secondo più modalità scegliendo quella che preferiamo. In breve, Unocup può e riesce a migliore i classici bicchierini usa e getta sotto ogni punto di vista ed inoltre può eliminare, questa è la

missione che troviamo scritta sulla pagina Kickstarter della tazza da caffè Unocup, le tonnellate di rifiuti che tormentano le acque del nostro pianeta. Dopo quattro anni di sviluppo è proprio su Kickstarter che Unocup è stato lanciato nella speranza di portarlo in quanti più locali possibile in modo da creare una terra più pulita e sana, pensate che nella sola città di New York quasi 1.5 miliardi di coperchi di caffè in plastica vengono gettati ogni anno, ed una parte di questi finisce purtroppo in mare, questo impatto tra le altre cose non tiene neanche conto dei costi e dell’energia spesa per la produzione, stoccaggio e trasporto che adesso grazie ad Unocup può essere tranquillamente evitabile. Di contro Unocup invece è stato progettato pensando, oltre all’ambiente ovviamente, sia al consumatore che al proprietario del locale che ne farà uso per servire i suoi caffè, questo perché Unocup grazie alla semplicità del suo design che integra bicchiere e coperchio comporta meno materiale da produrre, ordinare e scartare se necessario andando dunque incontro alle esigenze del proprietario del locale, ma riesce ad andare anche incontro alle esigenze del consumatore in quanto avrà la profonda consapevolezza di potere contribuire per un pianeta più pulito ma senza

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rinunciare all’abitudine di bere caffè mentre si è in movimento, inoltre smaltire Unocup sarà più semplice in quanto non ci sarà più bisogno di prendersi la briga di buttare separatamente bicchierino e coperchio, per non parlare del dubbio che si può presentare sull’usare un coperchio in plastica oppure farne proprio a meno dato che adesso con Unocup abbiamo un unico prodotto che integra entrambe le cose rendendo l’esperienza di consumo più confortevole. Kaanur Papo e Tom Chan hanno progettato Unocup in modo rigoroso anche per elevare l’esperienza generale del tradizionale bicchierino da caffè, la progettazione iniziata nel 2015 ha in seguito portato a più di 800 prototipi che hanno infine dato vita a quello definitivo che ho discusso fino ad adesso. Ciò che per i due designer di New York fu più importante raggiungere attraverso la prototipazione, escludendo la questione ambientale, fu di realizzare un bicchierino da caffè monouso che, vista la sua particolarità, non subisse perdite. La soluzione è stata quella di realizzare un coperchio integrato al bicchierino che terminasse con un beccuccio ricurvo, come quello delle borracce pensate per l’attività sportiva, che consentisse a tutte le bevande d’essere guidate verso la bocca dell’utente e dunque di non disperdersi nella giuntura tra bicchiere e coperchio.

Purtroppo però comunicare in maniera indiretta una ritrovata sensibilità ambientale unicamente attraverso la struttura di un packaging, per quanto ben progettata possa essere, può talvolta non bastare considerato che di fatto può risultare complessa da interpretare per un pubblico consumatore generalista che non presta troppa attenzione al tema ambientale, ed è per questo motivo che un valore aggiunto al packaging per veicolare al meglio la comunicazione indiretta relativa la sensibilità ambientale è quello di prestare attenzione alla scelta del materiale di cui è fatta la confezione. Generalmente la soluzione migliore, più immediata e maggiormente efficace per comunicare indirettamente un’attenzione particolare alla sostenibilità ambientale è quella di fare affidamento sull’utilizzo di materiali ottenuti attraverso

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la lavorazione di rifiuti e scarti di lavorazione dato che questi consentono al packaging un’estetica imperfetta data direttamente dal materiale trasformandosi però in un valore aggiunto. Un esempio di prodotto recente dal discreto successo commerciale realizzato attraverso gli scarti della lavorazione è quello delle scarpe Chuck Taylor All Star Crater del famoso brand Converse.

Le scarpe in questione sono una nuova interpretazione delle leggendarie Chuck Taylor All Star nella quale, attraverso la spazzatura, ogni elemento della scarpa è rielaborato per ottenere un futuro senza alcuno spreco.

La classica ma nuova suola è realizzata per 40% del suo peso con ritagli di gomma riconvertiti rendendola quindi più leggera e reattiva ma soprattutto dall’impatto ambientale ridotto. La tomaia tipo tela è realizzata con una miscela di scarti di produzione e poliestere riciclato per un nuovo utilizzo dei vecchi materiali. Presenta un rivestimento in mesh ed intreccio riciclati al 100% mentre punta e profilo sul tallone sono riciclati all’85%.

Come potete capire stiamo parlando di un prodotto che fa del recupero dello scarto di produzione un punto di forza assoluto dal momento che grazie alla sua estetica imperfetta ottiene automaticamente una comunicazione indiretta della sostenibilità ambientale che non dovrà essere progettata ulteriormente. Purtroppo però non qualunque prodotto e packaging può beneficiare della possibilità di essere realizzato con un materiale ottenuto attraverso la lavorazione degli scarti di produzione, così come successo col packaging che ho progettato per la mia startup Boccone. Entrando quest’ultimo in diretto

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contatto con i Lokum, quindi un prodotto alimentare che verrà in un secondo tempo mangiato da qualcuno, deve essere realizzato con un materiale pensato ad hoc per la tipologia di prodotto che contiene. Detto questo adesso potreste giustamente pensare che non potendo realizzare un packaging che contiene prodotti alimentari con un materiale ottenuto attraverso la lavorazione dei rifiuti verrà meno la componente di comunicazione indiretta della sostenibilità ambientale.

Parzialmente purtroppo potrebbe essere vero in quanto l’impatto visivo di questa tipologia di materiale riciclato è molto potente, però non è tutto andato perso, perché la decisione di un materiale ambientalmente sostenibile può comunque ricadere su di uno riciclabile ma non per forza riciclato. Una delle soluzioni, ovvero quella che ho deciso di adottare per i miei packaging, può essere di optare per un cartoncino poliaccoppiato dal momento che questo risulta esteticamente riconoscibile, ottenendo così a sua volta una non troppo potente ma intrinseca comunicazione indiretta dell’attenzione alla sostenibilità ambientale, ed oltre a ciò può essere riciclato nella sua interezza, riuscendo in questo modo a ridurre l’impatto ambientale che avrebbe potuto avere in caso contrario.

Andiamo adesso ad approfondire le caratteristiche del cartoncino poliaccoppiato chiamato comunemente Tetra Pak. Grazie all’introduzione dei packaging in cartoncino poliaccoppiato l’industria alimentare venne rivoluzionata dato che da quel momento era disponibile un imballaggio economico, leggero, infrangibile e con ottime capacità di protezione degli alimenti che questo

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conteneva. La diffusione di questo tipo di packaging vide come pionieri chi produceva latte, trovando in un secondo momento applicazioni anche per altri prodotti alimentari come succhi di frutta, vino e zuppette. Solo di recente abbiamo avuto modo di vedere sul mercato packaging in cartoncino poliaccoppiato per uovo liquido, farina, bevande vegetali ma persino acqua ed in futuro non dobbiamo stupirci se vedremo in negozio fiocchi di mais oppure caffè contenuti in packaging di questo genere. Una parte del successo riscosso dal cartoncino poliaccoppiato è da ricercare nella qualità progettuale dovuta al processo di accoppiamento, nota anche come laminazione, in quanto consiste nel combinare più di un materiale allo scopo di conferire al packaging le loro proprietà congiunte, come ad esempio protezione dagli agenti esterni oppure minore permeabilità all’ossigeno.

I packaging in cartoncino poliaccoppiato sono dunque composti da parecchi strati in cui si alternano carta al 75%, polietilene in film al 21% ed infine alluminio al 4% presente però solo quando necessario. Gli strati più interni offrono un effetto protettivo e rispondono a tutte le normative vigenti per i materiali a contatto col prodotto, ad esempio la DM 21/03/73 ed i regolamenti 1935/2004 e 2023/2006 mentre quelli esterni, ovvero polietilene, devono essere realizzati per permettere la stampa e dunque la personalizzazione del packaging.

Nella produzione di packaging alimentari in cartoncino poliaccoppiato la laminazione e la scelta dei materiali che compongono gli strati permettono di adeguare le proprietà del packaging alle occorrenze dell’alimento che questo contiene, come ad esempio la traspirabilità, l’effetto barriera mirato e la conservazione dell’aroma.

Compito del packaging in questo caso è di conservare l’integrità del prodotto per la durata da noi desiderata e di impedire inoltre esposizione/contatto con agenti esterni che possono accelerare un naturale processo degradativo dell’alimento oppure alterare le proprietà organolettiche e comportare persino contaminazioni pericolose. Rispetto alle varie prestazioni protettive ed alla composizione degli strati accoppiati possiamo raggruppare i packaging di questo genere in tre distinte macro–tipologie: Cartoncino PE è composto da diversi film in polietilene che garantiscono una buona barriera contro i batteri e l’umidità. Cartone EVOH è composto da diversi strati di polietilene accoppiati con uno strato a base di polimeri che riduce lo scambio gassoso con

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la parte esterna consentendo all’alimento contenuto una durata di almeno tre mesi di conservazione. Packaging in Cartoncino Alluminato è composto da diversi strati di polietilene abbinati ad un altro strato di alluminio e consente proprietà protettive dalla luce e dall’ossigeno, inoltre lo strato di alluminio contenuto nel packaging lo rende più robusto e consente all’alimento contenuto una notevole durata fino ad un anno di conservazione.

L’aumento crescente della sensibilità ambientale ha da tempo portato anche i produttori di generi alimentari verso una ricerca prioritaria di contenitori per alimenti dal minor impatto ambientale. Dopo avere demonizzato la plastica l’attenzione si è spostata verso i packaging in cartoncino poliaccoppiato, anche alla luce di qualità pregresse come una percezione positiva, non a caso uno studio ha dimostrato che 52% della popolazione europea considera un packaging in cartoncino poliaccoppiato molto più ecologico, ed un impatto ridotto durante la LCA, ovvero la life cycle assessment, in quanto è stato dimostrato come i packaging per bevande in cartoncino poliaccoppiato abbiano un impatto complessivo ridotto rispetto ai packaging in altro materiale. Detto questo abbiamo però la certezza che i packaging in cartoncino poliaccoppiato siano al 100% riciclabili e che quindi riescano a comunicare sufficientemente in maniera indiretta un’attenzione per la sostenibilità ambientale?

La risposta è positiva, infatti le cartiere specializzate nel riciclo di packaging in cartoncino poliaccoppiato garantiscono un totale recupero dei materiali in quanto la separazione di questi è agevolata dallo stesso design strutturale del packaging essendo questo composto da diversi strati accoppiati ma senza l’utilizzo di colla. Le fibre di cellulosa recuperate vengono riutilizzate per la produzione di prodotti cartacei per la casa, ad esempio per l’igiene personale. Dalla lavorazione dello scarto di polietilene ed alluminio viene invece generato un materiale chiamato Ecoallene, utilizzato per produrre gadget, oggettistica per la casa ed arredo urbano.

Per concludere possiamo affermare che si tratta di una categoria di packaging completamente riciclabile che non solo permette di ridurre l’impatto ambientale, mette anche nella posizione di volerlo ulteriormente migliorare viste le possibilità, ed effettivamente alcuni produttori di cartone stanno lavorando affinché questo sia possibile rendendolo dunque completamente compostabile.

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ovvero copywriting applicato sulla confezione in maniera che possa raccontare la storia dei Lokum che contiene creando un rapporto col consumatore Riuscire a comunicare un dolcetto sconosciuto come i Lokum avendo per giunta l’obiettivo di decontestualizzarlo non è affatto semplice, ed è per questo motivo che mi sono avvalso dell’analogia per creare un rapporto diretto tra Lokum e la confezione che lo contiene in modo da caratterizzarla, evitando quindi di far sì che si confonda sullo scaffale in mezzo alle altre caramelle e cioccolatini in vendita, ma parlerò nel dettaglio di questo aspetto solo tra qualche capitolo.

Quello su cui voglio concentrarmi in questo momento è la parte di comunicazione che ho scelto di adottare per raccontare i Lokum in quanto dolcetto che ha bisogno di una narrazione per essere compreso anche da coloro che non lo hanno neanche mai sentito nominare, però se mi sono posto oltretutto l’obiettivo di decontestualizzarlo potrò mai raccontare la classica storia su Haci Bekir?

La risposta è ovviamente negativa, così ho trovato una soluzione nel copywriting utilizzandolo come strumento per dare voce ai Lokum attraverso i packaging in modo che potessero parlare direttamente al consumatore.

Prima di proseguire però è necessario fare un excursus sul copywriting e tutto quello che lo riguarda per farvi avere un quadro completo di quello che dirò in seguito.

Parlando per definizioni con copywriting intendiamo l’attività di scrivere a finalità pubblicitaria con lo scopo di attirare e catturare l’attenzione del consumatore in modo da ottenere una vendita, vengono invece definiti copywriter coloro che si occupano appunto di scrivere.

Copywriting è un termine inglese che fa riferimento, nello specifico, allo scrivere testi a scopo pubblicitario, un lavoro dunque che non soltanto necessita di adeguate competenze linguistiche e di creatività, necessità anche conoscenze di marketing che permettano di raggiungere gli obiettivi prefissati dal cliente. Gli obiettivi che si intende raggiungere possono essere svariati, ma quello

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che conta è che quest’ultimi siano sempre pensati per innescare un’azione concreta da parte del consumatore, tra queste ovviamente l’acquisto. Un copywriter dunque deve essere anche venditore, soprattutto dal momento che attraverso l’utilizzo delle giuste parole scritte può persino riuscire a persuadere i consumatori a compiere un’azione, tra cui appunto l’obiettivo dell’acquisto.

Adesso che abbiamo specificato cosa si intende con copywriting devo fare una ritrattazione di quanto ho detto precedentemente. Confermo essermi avvalso del copywriting come strumento per dare voce ai Lokum attraverso la loro confezione, ma devo anche evidenziare come nella realtà per fare tutto questo abbia mescolato al copywriting un particolare concetto ed una modalità di scrittura chiamata Testo di Colore con l’obiettivo di infondere in un qualche senso un’identità all’interno dei packaging ma anche alle diverse qualità di Lokum che contengono. Non a caso col termine Testo di Colore si intende un testo stampato all’interno di un gioco con lo scopo di creare realismo e profondità all’ambientazione ma senza incidere sulle meccaniche del gioco stesso. Per fare un esempio più afferrabile un Testo di Colore può essere un testo di accompagnamento all’illustrazione realizzata per la carta di un gioco di carte allo scopo di descrivere l’oggetto in causa, fornendo la biografia del personaggio, la descrizione di un oggetto oppure dando al giocatore elementi sull’universo immaginario in cui si svolge la partita. Solitamente la parte di testo occupata dal Testo di Colore è l’ultima che vediamo in un carta da gioco ed è normalmente scritta in corsivo oppure fra

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virgolette per poterla distinguere dal regolamento del gioco. La scrittura del Testo di Colore ottenne inoltre molta importanza quando vennero pubblicate le prime carte del gioco Magic The Gathering, dove questo per la prima volta nella storia dei giochi di carte contribuiva a raccontare ai giocatori che le collezionavano un enorme universo comune tra tutti i personaggi delle varie carte.

Chiuse dunque le spiegazioni è così che infine ho deciso di donare una voce ai Lokum, plasmando lo strumento del copywriting per mezzo della concezione del Testo di Colore ho scritto delle righe per ogni diverso packaging di Lokum in modo da costituire una narrazione attorno alla combinazione della coppia di Lokum che le contiene, ovviamente ho dedicato un Testo di Colore pure ad ogni singola qualità di Lokum contenuta nella confezione. Ma adesso è meglio rimandare questo discorso, come ho già detto, ad un secondo momento e passare a parlare della assolutamente non meno importante influenza che mi ha portato a concepire quanto vi ho appena spiegato.

La prima delle brand identity che più mi hanno ispirato è stata quella pensata dallo studio Sid Lee per l’azienda WeedMD, specificatamente per quanto riguarda la loro serie di prodotti denominata Color Cannabis. Lo scopo principale del prodotto Color Cannabis è stato quello di modernizzare una visione monocromatica che la società ha della cannabis evocando memorie ormai passate. Per

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farlo sono state per esempio usate frasi apparentemente sconclusionate che vogliono mandare ad una suggestiva serie di riflessioni non pensate unicamente per una mera fantasia, ma per accendere l’immaginazione e motivare momenti di pura meraviglia. Le frasi in questione fanno parte dell’audace brand identity pensata per la linea di prodotti Color Cannabis, che fondamentalmente è una nuova branca della cannabis ad uso ricreativo destinato al pubblico più adulto. Questo nuovo marchio è radicato su di una semplice intuizione, ovvero che la società non è più vista solo in bianco e nero, è per questo che Color Cannabis ambisce ad ispirare i consumatori a vivere e sperimentare la cannabis nel modo più unico e personale possibile. Proprio per volere colorare l’attuale visione della società che Color Cannabis è un marchio incisivo, memorabile e graficamente univoco dove le combinazioni di colore padroneggiano. Date le significative restrizioni imposte alla promozione della cannabis lo studio di design Sid Lee ha dovuto superare parecchie normative, comprese quelle che vietano la raffigurazione di persone ed anche qualsiasi immagine associata ad uno stile di vita viziato, ed è per questo che hanno pensato di creare un approccio impressionistico per comunicare lo spirito del marchio. L’identità visiva di Color Cannabis mescola dunque parole sconclusionate, come ad esempio chiaro di luna, amaca, cappelli con la visiera e chiarore solare, con varietà come Pedro’s Sweet Sativa e White Shark.

Attraverso fotografie oniriche ogni consumatore viene invitato a prendere come ispirazione esperienze passate per evocare associazioni nuove senza però prescriverle ad una particolare situazione collegata alla quotidianità.

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L’altra brand identity dalla quale ho preso ispirazione è quella realizzata dallo studio AH–HA per l’azienda, nonostante si definisca laboratorio farmaceutico etico, Biocol Labs. Lo scopo dell’azienda in questione è quello di fornire una soluzione naturale per la cura della salute creando medicinali etici, convenienti e privi di sostanze chimiche con l’obiettivo in un futuro di creare prodotti farmaceutici che possano essere spiegati solamente con un hashtag. Ed è proprio su questo lo studio AH–HA ha costruito la nuova immagine coordinata dell’azienda producendo, per esempio, una serie di immagini giocose e messaggi chiari che riflettessero la filosofia particolare dell’azienda. Le immagini in questione presentano un’inclinazione umoristica dei classici farmaci dove, ad esempio, dei cupcakes vengono decorati con delle pillole, delle capsule bianche contengono in realtà dei glitter e le bottiglie di succo si nutrono, dato che sono naturali, dei prodotti Biocol Labs. Hanno inoltre realizzato tutta una serie di messaggi metaforici che rappresentassero tutti gli ingredienti contenuti nei prodotti Biocol Labs, in una loro immagine ad esempio, le iconiche patatine fritte di McDonald’s vengono sostituite da dei gambi di asparagi oppure un porta anello in velluto azzurro contiene in realtà una pianta preziosa. Ad affiancare questa serie di immagini è stata sviluppata una sensibilità tipografica acuta ma comunque giocosa ed un banale cerchio, che viene utilizzato nel logo, è stato riportato per tutta la brand identity dell’azienda comprendendo buste, biglietti da visita e packaging attraverso diversi fori fisicamente applicati al materiale menzionato. L’utilizzo vibrante del colore invece vuole riflettere gli ingredienti naturali che Biocol Labs utilizza, ed è così che tutti questi elementi combinati insieme formano un’immagine coordinata che riflette lo spirito e la filosofia di un’azienda che punta ad incoraggiare sempre più persone a provare farmaci di origine etica e naturale integrando la medicina classica.

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Legittima Emulazione

ovvero una raccolta delle soluzioni grafiche da cui ho maggiormente attinto in quanto allineate all’estetica che ricerco per confezionare i Lokum Ad inizio 2021 la nota catena di fast food Burger King per mano dell’agenzia di design Jones Knowles Ritchie ha dopo ben 20 anni aggiornato la propria immagine coordinata. Tra le varie modifiche apportate al brand quella che ha maggiormente catturato la mia attenzione è stato lo switch ad un nuovo carattere tipografico che ho immediatamente trovato molto azzeccato, e non solo per Burger King appunto, riuscendo a capire oltretutto senza alcuna spiegazione ciò che volesse comunicare.

In breve si tratta di un esclusivo carattere tipografico progettato appositamente per la nuovissima immagine coordinata di Burger King chiamato Flame Sans, nome che associamo al fuoco delle griglie su cui cuociono gli hamburger, che nella sua estetica bold e giocosa vuole ricordare le forme naturali ed organiche del cibo e degli ingredienti con cui sono realizzati i panini, ma non solo, di Burger King. In questo caso ho trovato fantastica la scelta di un font che rimandasse per mezzo dell’analogia all’idea più comune che abbiamo del cibo che deve essere appunto rappresentato, riuscendo dunque a comunicare con tono divertente, famigliare, caloroso ed accogliente.

L’azienda giapponese Lotte ha affidato la progettazione estetica dei packaging della loro famiglia di gomme da masticare ACUO al designer connazionale Nendo. Per quanto riguarda questo packaging ciò che mi ha colpito è stata la scelta coraggiosa di non volere raffigurare per forza sulla confezione ciò che questa contiene attraverso una fotografia, come classicamente viene fatto quando parliamo di packaging alimentare. La scelta è dunque ricaduta sull’evitare sia una grafica troppo comune con la solita esplosione di freschezza sia un’estetica generale dalla grafica eccessiva dunque poco elegante. La scelta è al contrario ricaduta su uno strategico posizionamento delle lettere del testo presente sopra la confezione le cui forme possono suggerire una funzionalità farmaceutica e sull’enfatizzare la sensazione di menta ed alito fresco

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attraverso la sovrapposizione di un argento opacizzato, scelto come colorazione dell’intero packaging in quanto rappresentante dell’alito fresco, che conclude sfumando con un verde molto scuro, rappresentante della menta.

L’obiettivo dunque, stando alle parole di Nendo, è stato quello di rappresentare graficamente la concezione del sapore in quanto qualità invisibile delle gomme ACUO.

Lo studio di design Pentagram ha di recente creato la nuova brand identity del marchio MOTH, un marchio di bevande che produce cocktail con la qualità da hotel bar ma servito direttamente in lattina. Pentagram ha creato nome, storia, filosofia e brand identity di MOTH, rifiutando categoricamente lo snobismo che molto spesso circonda i marchi di bevande premium ed incarnando al contrario un concetto di alchimia sociale. La scelta che mi ha colpito maggiormente in questa brand identity è stata quella di mostrare ciò che di solito viene nascosto con un carattere minuto sul retro del packaging, ovvero l’elenco degli ingredienti che compongono le bevande in questione. Queste appaiono invece con sicurezza sulla parte anteriore del packaging, e per quanto possano sembrare a prima vista solamente un banale elenco di ingredienti, questo in realtà rivela anche un inaspettato suggerimento, ad esempio Talk Forever oppure Dance, come se fossero un invito da parte del drink che stiamo consumando. Le colorazioni adoperate per ogni drink sono decise e sofisticate, riflettono direttamente i drink che contengono: Espresso Martini, Margarita, Negroni, Old Fashioned e suggeriscono d’essere bevande pensate per persone adulte che richiedono di essere assaporate.

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Lo studio Pentagram in conclusione ha realizzato per MOTH una brand identity intrigante ed autentica, che riesce a rispecchiare perfettamente la sua irresistibile combinazione di cocktail, compagnia e conversazione anche attraverso applicazioni online ed offline, tra cui campagne social media, biglietti da visita, tote bags e dei sottobicchieri con doppio cerchio marchiate MOTH.

L’ultima delle brand identity che mi hanno più ispirato, somigliante da un punto di vista estetico ma differente da quello concettuale rispetto alla precedente, è quella realizzata dallo studio di design scandinavo BVD delle nuove confezioni della catena 7–Eleven. In particolare, mi ha molto incuriosito la soluzione che è stata trovata per permettere un acquisto veloce dei panini nell’ottica di una pausa pranzo rapidissima se non addirittura in movimento. In una situazione come questa, quando si ha fretta di mangiare e quindi di entrare in un negozio, comprare e pagare quello che mangeremo, può essere complesso vedere cosa contiene una confezione, trovare quello che bramiamo mangiare e riuscire a valutare se è fresco e salutare per la nostra alimentazione. Dunque, la soluzione è stata trovata in un packaging dal design semplice e diretto, che chiarisce in maniera rapida cosa contiene un panino unicamente attraverso la tipografia che cambia di colorazione a seconda dell’ingrediente che descrive e permette dunque di capire i diversi ripieni dei panini in modo sicuro e veloce. La soluzione è stata un packaging riassumibile come molto facile da riconoscere sullo scaffale, con una grafica fatta soltanto di testo che risulta essere immediato da leggere ed aiuta finalmente a comprendere chiaramente cosa stiamo acquistando.

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capitolo qu STARTUP Semplice Pretesto

ovvero quello che ho trovato per avere carta bianca dal punto di vista progettuale e potermi discostare quanto più dalla concorrenza produttrice di Lokum La volontà di rendere quanto più plausibile tutto ciò che ha riguardato questo percorso e progettazione è sempre stata una delle cose verso cui ho prestato maggiormente attenzione, ed è proprio per questa ragione che avere maneggiato con estrema autonomia un dolcetto così radicato nella tradizione come i Lokum doveva in qualche maniera poter essere giustificato in modo plausibile.

Parlo dell’avere maneggiato con estrema autonomia un dolcetto come i Lokum perché sin dal principio la mia volontà nei confronti di questo progetto è stata quella di potermi esprimere sempre come meglio credessi, sia da un punto di vista comunicativo che da un punto di vista estetico e formale, senza quindi tenere conto di un pregresso che viene inevitabilmente offerto da tutte le aziende produttrici di Lokum che mi hanno proceduto.

Tornando al discorso iniziale, la giustificazione in questo caso specifico è stata la scelta di evitare, soprattutto in seguito ad approfondite ricerche relative le filosofie aziendali della virtuale concorrenza, l’associazione della mia interpretazione di comunicazione del dolce Lokum nel 2021 e quindi l’idea progettuale ad un’azienda produttrice di Lokum in attività attualmente per inventarmi una virtuale, dunque un semplice pretesto per potere

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semplice pretesto

uarto BOCCONE avere questa tipologia di autonomia, azienda produttrice del dolce Lokum. La decisione della non associazione ad un’azienda produttrice di Lokum attualmente in attività non è stata prettamente strumentale per l’ottenimento di un foglio bianco, ovvero la mia virtuale azienda, sul cui potere scarabocchiare serenamente, ma anzi è stata presa solo in seguito al non avere trovato alcun terreno fertile per la mia nuova concezione di Lokum in nessuna delle aziende che ho in questa occasione approfondito.

Essendomi concesso la possibilità di avere una pagina bianca da riempire a mio piacimento attraverso la soluzione del costruirmi a tavolino una mia azienda virtuale produttrice di Lokum, volendo però anche rendere tutto quanto più plausibile possibile, non ho potuto accontentarmi nel giustificare la questione semplicemente parlando di una azienda virtuale che risulta quindi essere risolutrice di questa mia presa di posizione, ed è proprio per questo motivo che ho deciso di approfondire e giustificare ulteriormente la mia scelta rendendo Boccone, ovvero la mia azienda virtuale, una startup nel settore dolciario, ed avere grazie a questo l’occasione di approfondire, scoprire e parlarvi di una tematica affascinante come quella delle startup. Ma perché la scelta è ricaduta proprio su una startup e non su qualcos’altro?

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La risposta è parecchio semplice. Innanzitutto, per una questione di comunicazione, proprio perché molte delle più grandi aziende tutt’ora in circolazione lo sono state a loro volta, e questo meccanismo permette quindi una narrazione della propria azienda molto più affascinante, dovuto anche al fatto che con molta probabilità quello della startup è per diverse persone ancora un concetto evanescente e quindi per niente semplice da inquadrare, rendendolo quindi automaticamente qualcosa di curioso ed interessante. In secondo luogo, per la questione della pagina completamente bianca da disegnare, in quanto non c’è niente di più analogo in ambito aziendale di una startup, e questo perché le startup per loro natura non hanno niente di pregresso ad eccezione di coloro che le concepiscono, partono fondamentalmente da zero e non devono tenere in considerazione ciò che c’è stato prima, risultando dunque e di fatto delle vere e proprio pagine bianche pronte ad essere scarabocchiate.

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Blocchi di Partenza

ovvero dove partono i corridori nelle competizioni analogamente alla partenza della mia idea di Lokum nel 2021 che prende forma nella startup Boccone Dato che ho fino ad adesso menzionato la mia virtuale startup Boccone senza dare alcuna spiegazione ulteriore è tempo di avere un focus su questo tema e parlare in modo molto didascalico delle startup e di ciò che le circondano. Partendo da una definizione molto generica con startup si intende un’impresa replicabile, scalabile, intrinsecamente innovativa e temporanea. Ma nello specifico tutto questo cosa significa? Non è facile da spiegare in quanto le definizioni sono molte e non da ognuna possiamo aspettarci delle verità assolute, nel dubbio però elencherò di seguito tutte quelle che sono riuscito a trovare riportando quando possibile nome e cognome di coloro che hanno dato definizioni più autorevoli di altre, ed inoltre proverò per quanto possibile ad elencare quelle più inequivocabili e chiare. Una definizione molto generica sulla falsa riga delle precedente può essere quella che vuole intendere le startup come imprese ad alto tasso innovativo che vogliono risolvere un problema che prima non aveva soluzione. Un’altra definizione, questa volta di Steve Blank ovvero colui che ha lanciato l’approccio di tipo Lean Startup, metodologia che ha riconosciuto che le startup non sono aziende in miniatura ma anzi richiedono un proprio set di strumenti e processi per avere successo, è quella che interpreta le startup come un’organizzazione temporanea in cerca di un business model replicabile e scalabile. Una seconda definizione autorevole è quella data da Eric Ries, ovvero imprenditore, blogger ed autore di The Lean Startup e The Startup Way, secondo cui una startup è un’istituzione umana concepita per offrire nuovi prodotti e/o servizi in condizioni di estrema incertezza. Una terza ed ultima definizione autorevole è quella di Paul Graham, ovvero un saggista, informatico ed imprenditore noto per Lisp, un linguaggio di programmazione, e per avere co–fondato Yahoo! Store, che afferma come le startup siano società concepite per crescere velocemente.

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Detto questo però non dobbiamo dimenticare la prima definizione che è stata data in assoluto, quella che menziona e prende in considerazione i quattro fattori che vanno a caratterizzare la tipologia di impresa che adesso chiamiamo startup. Le caratteristiche precedentemente menzionate che dobbiamo assolutamente comprendere per capire davvero cos’è una startup sono la scalabilità, la replicabilità del modello di business, l’innovazione intrinseca, che sia quella di processo oppure quella di prodotto, ed infine la temporaneità. Andremo adesso a chiarire meglio queste quattro caratteristiche.

Prima caratteristica, con replicabilità del business intendiamo che un modello di business di una startup può essere ripetuto in diverse aree geografiche e in diversi periodi di tempo senza necessitare di grandi modifiche.

Dobbiamo in questo caso porci una domanda, questo modello di business che sto strutturando mi permette di avere una continuità di applicazione indipendente dal contesto, dalle condizioni di mercato e dalla volatilità delle mode del momento? Seconda caratteristica, con scalabilità del modello intendiamo la capacità di una startup di crescere in modo esponenziale utilizzando poche risorse. Dobbiamo quindi porci alcune domande,

questo modello di business che sto strutturando mi consente di espandermi senza incontrare limiti legati alla scarsità delle risorse? Sono in grado di passare da un unico cliente ad un milione di clienti nel giro di qualche giorno? Posso raggiungere milioni di persone in tempi rapidissimi? Terza caratteristica, innovazione di processo oppure di prodotto, quando parliamo di startup è da

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considerare condizione senza la quale non si può verificare un evento. Le startup nascono per soddisfare un bisogno non ancora soddisfatto oppure per crearne uno nuovo non ancora evidente, nascono per sovvertire una situazione preesistente, nascono per sconvolgere oppure creare un mercato, insomma, nascono per innovare.

Dobbiamo quindi porci una domanda, ho un’innovazione che porta un vantaggio sostanziale rispetto a quello esistente attualmente? Quarta ed ultima caratteristica, la temporaneità che è definizione stessa di startup in quanto essa stessa è una fase temporale transitoria che rappresenta la prima fase del percorso aziendale di crescita che la porterà a diventare una grande impresa.

Per concludere, senza tutte queste caratteristiche, a cui possiamo aggiungere la capacità di sconvolgere un settore esistente oppure la capacità di creare un nuovo mercato, difficilmente possiamo dire di essere di fronte ad una startup. Possiamo quindi definire la nuova pizzeria sotto casa come startup? La risposta è negativa, a meno che non si inventi un nuovo modello di franchising che le permetta di aprire punti vendita in un numero illimitato di paesi, in poco tempo e conquistando quote di mercato molto alte. In poche parole, a meno che non si inventi un nuovo modello di business, replicabile e scalabile, ovvero che permetta una rapida crescita su larga scala, e che la porti allo sconvolgimento del mercato di riferimento, come fatto ad esempio da Domino’s Pizza.

Ma se la sopracitata pizzeria non è una startup allora come possiamo definirla? Molto semplicemente si tratta dell’avviamento di una nuova impresa, di una delle tante Piccole Medie Imprese all’interno del sistema economico e produttivo italiano, ovvero un’azienda che crea valore, dà lavoro e vanta una clientela più o meno abituale che permette all’imprenditore ed ai collaboratori di ottenere un profitto. Detto questo non c’è niente di male, pure avviare e mantenere di una Piccola Media Impresa non è una cosa meno complicata rispetto all’avviamento ed alla gestione di una startup. Ma nonostante questo è comunque importante precisare che ci sono delle differenze. Riassumendo, possiamo definire una startup come un’organizzazione temporanea e destrutturata che è alla ricerca di un modello di business replicabile e scalabile.

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Relativa Responsabilità

ovvero quella che deve gravare sulle SRL e che diventa una scelta del sottoscritto per agevolare nonostante la virtualità la propria startup Boccone Quando si decide di trasformare un’idea innovativa in impresa, si devono affrontare una serie di passaggi burocratici poiché bisogna costituire l’entità giuridica a cui fanno capo le attività di impresa, e tra le prime cose da fare c’è quindi la scelta del tipo di società tra le diverse tipologie a disposizione. Alcune di queste tipologie sono inadatte ad una nascente impresa, proprio per questo andremo a capire quale sarà necessario approfondire.

Una delle prime scelte che bisogna affrontare è quella tra le società a scopo di lucro, ovvero la maggioranza delle società, e le società senza scopo di lucro, ovvero quelle che non distribuiscono nessun utile. Molte idee innovative nascono con l’obiettivo di avere un impatto sociale, di migliorare la nostra terra, di portare innovazione sociale e per questo possiamo essere indotti a credere che una società di questo tipo debba essere una non–profit, tra le più note abbiamo le ONLUS, ma non deve essere così per forza. L’obiettivo di impatto sociale non contrasta necessariamente con un giusto modello di profitto volto a permettere alla società in questione di sostenersi economicamente, di crescere e di ricompensare l’imprenditore. Inoltre, molte società innovative per portare dei grandi benefici ad una grande quantità di persone hanno bisogno di finanziarsi attraverso prestiti bancari, investimenti da parte di Business Angels, un soggetto privato che apporta fondi ad una startup in cambio di capitale di rischio della stessa, e Venture Capital, apporto di capitale di rischio da parte di un fondo di investimento per finanziare l’avvio e/o la crescita di una startup ad elevato potenziale di sviluppo, ovvero tutte entità che sono più propense a mettere a disposizione un capitale quando intravedono un potenziale ritorno dell’investimento effettuato inizialmente.

Sono organizzazioni non–profit le ONG, le associazioni di volontariato, le fondazioni, le imprese sociali ed anche le sopracitate ONLUS. Quest’ultima tipologia di organizzazione non–profit, acronimo di Organizzazione Non

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Lucrativa di Utilità Sociale, è un ente di carattere privato che nel proprio statuto/atto costituivo dichiara di svolgere attività di beneficienza, di formazione oppure di ricerca con finalità di solidarietà sociale. Questo genere di organizzazione, come già accennato, non distribuisce nessun utile e nel caso abbia avanzi di gestione è obbligata a reinvestire tutto quanto in altre attività, per questa ragione le ONLUS godono di alcune agevolazioni soprattutto, ma non solo, da un punto di vista fiscale.

La tipologia di società più diffuse nel mondo economico sono al contrario, ed ovviamente, quelle pensate a scopo di lucro che possiamo suddividere in Società di Persone, Società di Capitale e in Ditta Individuale. Partendo questa volta dal fondo intendiamo con Ditta Individuale la forma giuridica più semplice e meno onerosa, la sua apertura comporta solo la richiesta della Partita IVA. Per definizione si tratta di una tipologia di impresa in cui l’unico promotore e responsabile dell’impresa è l’imprenditore. Quindi ogni singolo imprenditore potrebbe essere tentato di optare per la Ditta Individuale, ma sicuramente è anche la forma più rischiosa dal momento che l’imprenditore risponderebbe unicamente col suo patrimonio personale di ogni obbligazione assunta nei confronti di terze persone. In questo caso, anche se è un po’ più costosa in termini di costituzione e di gestione, una valida alternativa potrebbe essere una Società di Capitale Unipersonale. Ma nel caso di più fondatori la scelta deve necessariamente essere fatta tra Società di Persone e Società di Capitale, optando però solitamente per la seconda, in quanto la normativa di riferimento prevede che la responsabilità dei soci delle Società di Capitale sia limitata alla partecipazione al capitale detenuta da ciascun socio fondatore dell’organizzazione.

Passiamo adesso a parlare delle Società di Persone, in questa tipologia societaria l’elemento personale prevale su quello patrimoniale, questo perché tutti i soci sono personalmente responsabilizzati per le obbligazioni assunte dalla società. In questo caso i soggetti giuridici sono rappresentati da ogni singolo socio, titolare di diritti ed obblighi derivanti dall’attività aziendale. Rientrano nella categoria la Società Semplice, la Società in Nome Collettivo e la Società in Accomandita Semplice, ma adesso non ci soffermeremo su nessuna di queste in quanto sono tipologie praticamente mai usate da chi intende avviare una startup come nel caso di Boccone.

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Concludiamo parlando delle Società di Capitale, in questa tipologia societaria l’elemento patrimoniale prevale su quello personale, nel senso che è la società col suo patrimonio a rispondere delle obbligazioni della società stessa e non ogni singolo socio col proprio patrimonio personale. Possiamo dire che si tratta di organizzazioni di persone e mezzi per l’esercizio in comune di attività produttive, dotate inoltre di piena autonomia patrimoniale. Ogni socio dell’organizzazione ha una responsabilità limitata al capitale conferito, dunque se gli affari andranno male le sue perdite potranno corrispondere solo a tutto quello che egli aveva investito inizialmente, ma anche in caso di fallimento non si potrà di regola attingere al suo eventuale patrimonio personale. Approfondendo la cosa scopriamo che le tipologie di Società di Capitale sono ben quattro, ovvero la Società per Azioni, la Società in Accomandita per Azioni, la Società a Responsabilità Limitata e la Società a Responsabilità Limitata Semplificata, ma per questa volta ci concentreremo solo sulla penultima, ovvero la SRL, in quanto è quella che ho deciso di adottare, per quanto solo virtualmente parlando, per la mia startup Boccone allo scopo di renderla quanto più plausibile alle altre persone.

Per ragioni che verranno spiegate nelle prossime righe la scelta è ricaduta sulla Società a Responsabilità Limitata proprio perché è la forma societaria più usata per le startup, anche se solitamente ad un certo punto si trasformano in Società per Azioni, in quanto sono le più snelle per gestire una piccola impresa, anche dal punto di vista dell’obbligo burocratico. Inoltre, godono sempre

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di un’autonomia patrimoniale perfetta ed ogni socio non potrà essere responsabile personalmente per le obbligazioni sociali, anche se hanno agito in nome e per conto della società. Questo fatto è molto importante nell’ambito delle startup in quanto sono molto più soggette alla chiusura ed al fallimento rispetto alle altre tipologie d’impresa. Un altro vantaggio per cui i fondatori di una startup solitamente optano per una SRL è che è sufficiente un capitale sociale di 10.000 euro per costituirla, a differenza dei 50.000 euro richiesti per le Società per Azioni, e presenta una disciplina più flessibile per soddisfare le esigenze di piccole/medie imprese. Nel caso delle SRL, ma questo discorso vale in realtà anche per le Società per Azioni, quando queste sono formate da più di un socio fondatore, è sufficiente versare solo 25% del capitale poiché la società sia costituita validamente, la parte restante può essere versata in un momento successivo. Altra cosa importante nelle SRL è predisporre correttamente l’atto costitutivo (contiene l’oggetto sociale ovvero lo scopo della società), lo statuto (sono norme di funzionamento dell’organizzazione e delle relazioni tra ogni singolo socio) ed infine l’eventuale patto parasociale (accordo tra i soci di un’organizzazione che regola come comportarsi in futuro rispetto a determinate situazioni) dato che in ambito startup è una pratica parecchio adottata per regolare situazioni di fuoriuscita e subentro dei soci investitori dell’organizzazione.

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Distinta Concorrenza

ovvero una raccolta delle aziende produttrici di Lokum che ho approfondito e da cui ho imparato moltissimo come accadeva tra Marvel e DC Comics La prima delle aziende produttrici di Lokum in cui mi sono imbattuto, che è stata inoltre la più insospettabile ma al tempo stesso la più importante per la mia ricerca, è stata l’americana Liberty Orchards produttrice della più vasta gamma di Lokum al mondo, ma non parleremo di questo adesso. Per restare in tema aziendale mi concentrerò sull’azienda in questione e quindi sulla sua nascita, crescita e percorso aziendale, questo verrà fatto per tutte le successive aziende produttrici di Lokum che ho approfondito e di cui voglio parlarvi in questo sottocapitolo. Subito dopo la fine del secolo, un giovane armeno di nome Armen Tertsagian emigrò diretto verso gli Stati Uniti, passando per Ellis Island arrivò nella neonata Seattle, dove incontrò Mark Balaban, un altro giovane armeno che era in visita dall’Inghilterra, come potete immaginare non passò molto tempo prima che i due diventassero amici e decidessero di mettersi in affari insieme. Ma la vita a Seattle non era semplice, tutte le iniziative imprenditoriali dei due non funzionarono, ed è così che decisero di spostarsi verso Washington in cerca di un’occasione migliore, ed è proprio a Washington che i due trovarono, ai piedi della Catena delle Cascate, una valle ricoperta di frutteti a perdita d’occhio. Fu proprio nella fertile valle di Cashmere, che i due si stabilirono, acquistando una fattoria con annesso frutteto di mele che chiamarono Liberty Orchards in onore della loro nuova patria. Erano tempi duri per i frutticoltori nel 1918 quindi Mark e Armen cercarono nuovi modi per utilizzare la frutta in eccesso, disidratare le mele sembrava una prima mossa logica e con l’inizio della Prima Guerra Mondiale nacque la Northwest Evaporating, impresa che aiutò per parecchio i contadini del posto.

Un altro successo per Liberty Orchards fu Applum, una deliziosa marmellata fatta di mele e prugne, talmente di successo che portò alla realizzazione del conservificio che i due chiamarono Wenatchee Valley Foods, questa divenne l’attività principale di Mark e Armen negli anni ’30 e ’40 al punto che crescendo così rapidamente dovettero invitare nell’attività anche John Chakirian, nipote

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di Mark. Durante lo stesso periodo iniziarono a pensare di usare le mele per produrre i Lokum, le caramelle della loro infanzia, ed è così che dopo molte ricerche e sviluppi in cucina misero a punto una deliziosa qualità di Lokum fatta con le mele ed un ripieno di noci. La caramella ebbe un successo immediato, venne rinominata dai due Aplets, e così Armen iniziò a viaggiare per farla

conoscere e venderla. Pochi anni dopo venne introdotta Cotlets, una variante con le albicocche, ed in pochissimo ottenne a sua volta molto successo, tanto che in quel periodo nacque un dipartimento di vendita per corrispondenza, dipartimento che è tutt’ora in attività. Lo zucchero divenne una merce razionata durante la Seconda Guerra Mondiale quindi realizzare Aplets & Cotlets iniziò ad essere complicato, ma spedire cibo in scatola era una parte molto importante dello sforzo bellico per cui Mark ed Armen si spostarono momentaneamente sulla produzione di scatole che potessero contenerlo.

Terminate però le ostilità di guerra nel 1945 i due vendettero la Wenatchee Valley Foods in modo da potersi concentrare sul business dei Lokum e nello stesso periodo Ankin, la figlia maggiore di Armen, sposò Dick Odabashian che in quanto capitano di volo di una compagnia aerea ebbe modo di promuovere Aplets & Cotlets in tutta la nazione, così anche quest’ultimo entrò a fare parte dell’azienda. Armen Tertsagian morì nel 1952 e Mark Balaban quattro anni dopo, ma la loro eredità venne trasmessa a John e Dick, così Liberty Orchards continuò a crescere e prosperare sotto la loro guida, finché non arrivò la consacrazione definitiva nel 1962

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quando la Century 21 World’s Fair si svolse a Seattle, in quell’occasione migliaia di persone vennero a conoscenza di Aplets & Cotlets portando ad un enorme aumento delle vendite. Negli anni che seguirono, quando John Chakirian e Dick Odabashian si avvicinarono alla pensione, Greg Taylor venne invitato ad unirsi a loro per una terza generazione di gestione famigliare, si trattava infatti del nipote di Armen Tertsagian. Anche negli ultimi anni Liberty Orchards grazie alla nuova gestione ha continuato ad espandere la propria gamma di prodotti adattandosi al mercato in continua evoluzione, infatti nel 1984 venne introdotto Fruit Delights, una nuova tipologia di Lokum realizzata con frutta inedita per la ricetta classica, come per esempio fragola, lampone, arancia, mirtillo, pesca ed ananas. Pure questa nuova tipologia di Lokum ottenne un grande successo, tanto che l’azienda continua tutt’ora a sperimentare con nuove soluzioni in cerca del prossimo successo commerciale, anche se questo successo è già riscontrabile negli 80.000 visitatori all’anno che incuriosendosi vogliono visitare le cucine della Liberty Orchards per comprendere come le caramelle Lokum vengano realizzate.

La seconda azienda produttrice di Lokum che inevitabilmente ho dovuto approfondire è la più volte citata tra queste pagine Haci Bekir, azienda fondata dallo stesso Haci Bekir Effendi quando nel 1777 aprì un piccolo negozio a Bahcekapi in seguito al suo pellegrinaggio alla Mecca, in questo negozio vendeva Lokum e caramelle dure che produceva personalmente. Nella produzione dolciaria iniziata nel XVI secolo in Turchia, miele e melassa venivano usati come dolcificanti mentre la farina veniva usata per legare con l’acqua in modo da ottenere la consistenza desiderata, ma nel XIX secolo vennero create in Europa le prime raffinerie di zucchero così che questo nuovo dolcificante arrivò anche in Turchia. Bekir capì subito come sfruttarlo, setacciandolo e sciogliendolo per poi aggiungere petali di rosa, cannella, mastice, arancia oppure limone per produrre delle caramelle dure che presentassero diversi gusti e colorazioni, ma sperimentò molto anche usando l’amido al posto della farina, utilizzando una combinazione di zucchero ed amido arrivò infine a creare e migliorare i Lokum. Ma oltre a sviluppare Lokum l’azienda Haci Bekir divenne molto nota anche per le caramelle e le paste di mandorle realizzate modellando mandorle bollite e pelate con

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zucchero e sciroppo. Quando la fama dei Lokum e di Haci Bekir arrivò alle orecchie del sultano Mahmud II si decise di nominarlo Capo Pasticciere del Palazzo, inoltre proprio nello stesso periodo un cliente inglese di Bekir scoprendo i Lokum decise di portarne qualcuno in Inghilterra ma con un altro nome, ovvero Turkish Delights, ed è così che i Lokum esplosero. Dopo la morte di Haci Bekir Effendi, prima suo figlio Mehmed Muhiddin Effendi, in seguito suo nipote Ali Muhiddin Haci Bekir ha rilevato l’attività famigliare continuando con gli stessi principi e dedizione, mantenendo intatta l’onorificenza di Capo Pasticciere del Palazzo che è rimasta all’interno della famiglia di generazione in generazione. Mehmed Muhiddin Effendi venne incaricato nel 1873 dal palazzo reale di presentare dei dolci ad una fiera organizzata a Vienna sotto la cura di Francesco Giuseppe I, imperato d’Austria e re d’Ungheria, riuscendo a portare a casa una medaglia d’argento. In seguito a quella esperienza, avendo notato che ogni partecipante alla fiera ne era già in possesso, Mehmed Muhiddin creò un primo marchio usando la medaglia d’argento come logo per la propria azienda. Mehmed Muhiddin Effendi successivamente nel 1888 partecipò alla fiera di Colonia organizzata sotto la

cura di Augusta, imperatrice di Germania e regina di Prussia, così tornò a casa con la sua seconda medaglia d’argento, invece nel 1893 realizzò la prima produzione e vendita di Lokum durante le fiera mondiale di Chicago, introducendo quindi la caramella Lokum negli Stati Uniti. Ali Muhiddin Haci Bekir anche se molto giovane dovette subentrare quando morì suo padre, ma grazie

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distinta concorrenza

startup boccone

al supporto e sostegno di sua madre Reside realizzò comunque molte scoperte che portarono l’azienda Haci Bekir a vivere un periodo d’oro, soprattutto perché i Lokum dell’azienda vinsero due medaglie d’oro alle fiere di Parigi e Nizza nel 1906, premio che permise ad Ali Muhiddin di mantenere l’onorificenza di Capo Pasticciere del Palazzo. Con l’emanazione della Legge sul Cognome del 1934 l’azienda Haci Bekir in quanto marchio ebbe un’evoluzione ed ottenne la forma che anche oggi conosciamo, invece nel 1965 la produzione tradizionale dei Lokum iniziò a venire modernizzata grazie all’utilizzo di alcuni macchinari importati dalla Germania, progressi come questo però continuarono anche in seguito alla morte di Ali Muhiddin nel 1975, per esempio le attività di produzione che hanno da sempre avuto luogo a Bahcekapi nel 1989 vennero trasferite nel moderno stabilimento di Pendik. Un primo franchising Haci Bekir è stato aperto nel 2007 portando quindi anche alla vendita online, molti altri negozi Haci Bekir sono stati aperti in seguito per tutta la Turchia, e ad oggi Haci Bekir in quanto azienda più antica del paese continua a creare Lokum distribuiti ovunque nel mondo.

Le altre aziende produttrici di Lokum che ho avuto occasione di approfondire e studiare sono svariate, ma sono soprattutto variegate dal punto di vista geografico, un fattore da non sottovalutare se si vuole avere una visione d’insieme della concorrenza, nonostante questa sia virtuale, ricordiamolo sempre, più completa ed esaustiva possibile. Tra le svariate aziende c’è la americana Nory Candy fondata nel 1964 celebre per avere concepito un Lokum dolce ma piccante, fondamentalmente unico nel suo genere, che proprio come nel caso della Liberty Orchards è stata fondata da immigrati provenienti dall’Armenia. Un’altra azienda è la cipriota Aphrodite Delights, che come ho già raccontato, tra le aziende produttrici di Lokum è l’unica al mondo ad avere ottenuto la certificazione IGP, ed è riuscita nonostante si trovi in Cipro. Spostandoci ancora troviamo un’azienda chiamata Hadji Bey fondata a Cork in Irlanda, per quanto adesso abbia spostato la propria produzione a Kildare, molto interessante da studiare dato che è stata l’unica davvero strutturata che ho trovato nei dintorni della Gran Bretagna. In chiusura della carrellata abbiamo le greche Loukoumia Vomvila e Mousiou, entrambe hanno creato una grande narrazione attorno all’invenzione del Lokum, proprio come fatto dalla turca Haci Bekir.

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distinta concorrenza

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capitolo qu STATO DE Quesito Grammaticale

ovvero quello che mi sono posto quando l’ho sentita riguardo la locuzione Stato dell’Arte prontamente chiarito però grazie all’Accademia della Crusca Nonostante siamo di fronte ad una locuzione ben precisa e conosciuta, non è possibile trovare conferma nei vocabolari, infatti la locuzione non è registrata né nei dizionari storici né nei dizionari in uso attualmente. È invece da tempo attestata nell’Oxford English Dictionary la forma status of the art, applicata ad esempio in questa frase del 1889 «The illustrations give a good idea of the present status of the art in the various methods of printing» a cui fa riferimento anche la spiegazione rintracciabile nel sito World Wide Words del lessicografo Michael Quinion. Possiamo trovare una scheda datata 1999 dedicata proprio all’espressione state of the art, infatti Quinion indica status of the art come prima forma della locuzione, con un significato simile a quello attuale, e spiega la transizione alla forma attuale con state al posto di status con la progressiva sostituzione dei due termini soprattutto nell’inglese parlato. L’espressione state of the art è poi registrata nel Grande Dizionario di Fernando Picchi con la distinzione delle due categorie in cui la locuzione può essere utilizzata. Nel primo caso, come sostantivo, la traduzione proposta è stato dell’arte mentre nel secondo caso, come aggettivo, state of the art trova la sua traduzione in d’avanguardia, avanzato

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quesito grammaticale

uinto ELL’ARTE e modernissimo, allo stesso modo troviamo queste notizie pure nella versione online del Merriam Webster Dictionary. Dato saliente deducibile da queste indicazioni è la presenza dell’espressione in inglese fin dalla fine dell’Ottocento e questo sembrerebbe bastare, vista l’assenza di attestazioni in dizionari italiani, per indirizzarci verso l’ipotesi di un calco sull’inglese con la perdita, nella versione italiana, del valore aggettivale.

Infatti, in italiano la locuzione è documentata soltanto come sostantivo con significato di stato di massimo avanzamento degli studi in una determinata disciplina, ma non la si trova registrata in nessun dizionario.

Un altro fattore ha certamente contribuito a rendere semplice la transizione dall’inglese all’italiano, si tratta infatti di una locuzione incardinata su due parole state/ stato e art/arte non solo con una configurazione grafica e fonologica vicina in quanto filiazione dal latino, ma portatrici entrambe di un ampio spettro semantico che ne rende altamente produttiva la composizione. Ed è proprio l’ampia gamma di sfumature semantiche che può avere favorito l’affermazione in italiano di un significato sensibilmente diverso da quello inglese, infatti se la locuzione in inglese significa all’avanguardia, d’avanguardia, in italiano è ormai corrente per indicare punto in cui sono arrivate le ricerche in una determinata disciplina, in una prospettiva quindi di momento di ricapitolazione delle informazioni acquisite nei diversi ambiti di ricerca, abbastanza vicino a stato delle cose.

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quesito grammaticale

stato dell’arte

Packaging di Lokum

ovvero una selezione delle confezioni attualmente in circolazione che contengono Lokum analizzate per comprendere meglio la virtuale concorrenza

Liberty Orchards, Lokum aromatizzato all’albicocca ed alla mela con ripieno di noci commercialmente noto come Aplets & Cotlets, Cashmere città degli USA

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packaging di lokum

stato dell’arte

Liberty Orchards, Lokum al sapore di fragola, arancia, mirtillo nero, ananas, lampone e pesca ripieno di noci, noci pecan e noci di macadamia commercialmente noto come Fruit Delights, Cashmere città degli USA

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packaging di lokum

stato dell’arte

Haci Bekir, caramelle Lokum aromatizzate con menta piperita, arancia ed acqua di rose, Dumlupinar presso Pendik in Turchia

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packaging di lokum

stato dell’arte

Haci Bekir, caramelle Lokum aromatizzate alla mandorla, Dumlupinar presso Pendik in Turchia

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packaging di lokum

stato dell’arte

Aphrodite Delights, caramelle Lokum al gusto arancia, Geroskipou città situata sull’isola di Cipro

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packaging di lokum

stato dell’arte

Hadji Bey, caramelle Lokum al gusto acqua di rose, Kildare contea della Repubblica d’Irlanda

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packaging di lokum

stato dell’arte

Loukoumia Papadopoulos, selezione multigusto da 500g di caramelle Lokum, Ionos Dragoumi presso Salonicco in Grecia

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packaging di lokum

stato dell’arte

Loukoumia Papadopoulos, selezione multigusto da 2000g di caramelle Lokum, Ionos Dragoumi presso Salonicco in Grecia

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packaging di lokum

stato dell’arte

Packaging Dolciario

ovvero una raccolta di scatole dolciarie per avere un ulteriore punto di vista circoscritto però all’Italia per non diventare succube dell’estetica dei Lokum

Fior Fiore Coop, scorzette di Arancia di Sicilia ricoperte con cioccolato fondente, Casalecchio di Reno presso Bologna

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packaging dolciario

stato dell’arte

Alfred Ritter GmbH & Co. KG, selezione di tavolette al cioccolato Ritter Sport, Waldenbuch presso Stoccarda in Germania

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packaging dolciario

stato dell’arte

Mulino Bianco, barrette Gran Cereale al sapore di mandorla e mirtillo rosso, Castiglione delle Stiviere presso Mantova

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packaging dolciario

stato dell’arte

Ferrero, cioccolatino con ripieno di caffè zuccherato Pocket Coffee, fabbrica ad Alba presso Cuneo

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packaging dolciario

stato dell’arte

Fior Fiore Coop, cioccolatino Cremino alle nocciole e mandorle, fabbrica a Casalecchio di Reno presso Bologna

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packaging dolciario

stato dell’arte

Nestlé, cioccolatino Bacio Perugina in edizione Gold alternativa con caramello, San Sisto presso Perugia

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packaging dolciario

stato dell’arte

Kellogg Company, barrette Special K Protein al sapore di cocco, cacao ed anacardo, Vimercate presso Monza e Brianza

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packaging dolciario

stato dell’arte

Nestlé, cioccolatino Bacio Perugina classico al gusto Fondente Luisa, San Sisto presso Perugia

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packaging dolciario

stato dell’arte

Packaging Alimentare

ovvero un’ultima selezione allo scopo di ottenere un punto di vista quanto più completo sull’attuale situazione complessiva del Packaging Alimentare

Depot, branding e cartone del latte per Bryansk Dairy Factory, Pestovskiy Pereulok presso Mosca

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packaging alimentare

stato dell’arte

Pearlfisher, branding più sistema di packaging per McDonald’s Corporation, New York città degli USA

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packaging alimentare

stato dell’arte

Antonio Aricò, packaging cofanetto regalo natalizio per Callipo, Pizzo presso Vibo Valentia in Calabria

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packaging alimentare

stato dell’arte

CuldeSac, branding e packaging Innovation by Nature per HoneyGreen+, Valencia città in Spagna

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packaging alimentare

stato dell’arte

Matthäus Frost, branding e packaging per ALI COLA in sei diversi colori della pelle, Amburgo città in Germania

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packaging alimentare

stato dell’arte

Pentagram, branding e packaging per barrette di cioccolato Leafs by Snoop, Londra città in Inghilterra

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packaging alimentare

stato dell’arte

Farm Design, branding e packaging in alluminio e vetro per Better Booch, Los Angeles città in USA

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packaging alimentare

stato dell’arte

Laborem Laboratory, branding e packaging in carta di canna da zucchero per WheatWit, Seoul città in Corea del Sud

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packaging alimentare

capitolo se PROGETTO Simbolo Aziendale

ovvero quello che comunemente chiamiamo logo in quanto rappresentante di un prodotto, servizio oppure azienda proprio come la virtuale Boccone Avendo concepito un’azienda anche se virtuale, ovvero la startup Boccone, la prima cosa che mi sono sentito in dovere di progettare è stata un’immagine immediata ed iconica che la potesse rappresentare, sto ovviamente parlando del logo Boccone. Da subito sono stato tempestato di idee per la sua progettazione, ma nessuna che avesse una direzione precisa, eccezione fatta però per un unico concetto che volevo venisse espresso, ovvero quello che sono riuscito a veicolare attraverso l’analogia, volevo progettare un logo che nelle sue forme suggerisse in maniera sottile ed elegante la sua associazione con i Lokum in quanto protagonisti di questo progetto e della fittizia visione aziendale di Boccone.

L’analogia in questione è nata da una semplice idea ed in relazione alla scelta del font utilizzato, essendo i Lokum un dolcetto cubico ma gelatinoso possono vantare una geometria cubica che però non può essere perfetta, ecco perché la scelta del font è ricaduta sul Rubik. Questa famiglia di font disponibile gratuitamente su Google Fonts progettata da Philipp Hubert e Sebastian Fischer presenta cinque pesi in stile romanico e corsivo, ma la sua peculiarità principale, che mi ha portato a sceglierlo, è proprio quella di avere angoli leggermente

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simbolo aziendale

esto O FINALE arrotondati nonostante Rubik sia un font sans serif, tipologia che solitamente presenta una forte componente geometrica al suo interno. Come potete capire la scelta di Rubik è stata quasi obbligata vista la sua particolarità e la mia volontà di creare un logo che rimandasse analogamente ai Lokum, grazie al Rubik Bold ho trovato delle geometrie cubiche ma stondate che riescono ad essere massicce proprio come i Lokum, quindi avendo trovato un font più che adatto allo scopo ho cominciato a pensare ad un logotipo che avesse modo di sposare ulteriormente la mia volontà di lavorare attraverso l’analogia. La successiva idea è stata quella di realizzare un logotipo grazie al Rubik Bold che presentasse una distorsione dei caratteri come ad emulare la gelatinosità delle caramelle Lokum, però in questo modo la leggibilità del logo veniva molto penalizzata, quindi ho dovuto ricercare ulteriore analogia in un’altra soluzione. La seconda intuizione è stata quella di provare ad inserire all’interno del logo un cubo in assonometria oppure un quadrato, anche se in pratica sono state le precedenti sperimentazioni di logotipo ad essere finite all’interno di quest’ultime due figure geometriche, che sono state ovviamente scelte dal sottoscritto perché la loro forma rimanda analogamente a quella delle caramelle Lokum.

Avviata quindi la sperimentazione con questa nuova soluzione hanno iniziato a prendere forma tutta una serie di nuove proposte che sempre più si sono avvicinate a quella che si è poi rivelata essere la soluzione finale.

In un primo momento ho pensato potesse avere ancora senso insistere con la soluzione di emulare la gelatinosità dei Lokum, ma anche in questo secondo caso restava

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simbolo aziendale

progetto finale

evidente un problema di leggibilità, per questa ragione mi sono concentrato molto più sulla forma geometrica contenitrice della parola Boccone. Le prove proseguivano sia sul cubo in assonometria che sul quadrato, ma entrambe funzionavano bene sufficientemente da potermi concentrare unicamente sulla parte testuale della parola Boccone. Ho dunque iniziato a giocare con le lettere che

la compongono disponendole all’interno delle due figure geometriche in disparate maniere, ma è stato prendendo in considerazione la soluzione del blocco maiuscolo per scriverla che mi sono ritrovato di fronte alla soluzione maggiormente valida realizzata fino ad allora. Tentativo dopo tentativo era chiaro come la silhouette del cubo in assonometria fosse più interessante da usare, ragione per cui ho optato proprio per questa soluzione. Parlando della parola Boccone invece questa è finita per essere scritta in blocco maiuscolo e disposta all’interno della silhouette del cubo in modo da coprire la maggior parte della superficie e creare quindi un effetto sagomato dato dalle lettere della parola. Volendo concludere e chiudere un cerchio ho applicato alla fine un accorgimento al logo Boccone, dopo avere lavorato con l’analogia grazie alla scelta del Rubik Bold ed avere inserito la parola Boccone all’interno di un cubo in assonometria ho pensato che potesse diventare ancora più evocativo se questo fosse arrotondato e meno perfetto come un cubetto di Lokum.

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simbolo aziendale

progetto finale

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simbolo aziendale

progetto finale

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simbolo aziendale

progetto finale

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simbolo aziendale

progetto finale

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PANTONE CMYK RGB HEX

Light Grey 23% 17% 18% 01% 204 204 204 #CCCCCC

PANTONE CMYK RGB HEX

Eerie Black 73% 64% 59% 76% 036 036 036 #242424

simbolo aziendale

progetto finale

Selezionare Sapore

ovvero come in seguito ad una analisi di mercato abbia selezionato le varie combinazioni di gusto e successivamente progettato i Lokum per Boccone Dopo avere sviluppato una primissima immagine della startup Boccone, cristallizzandola nel logo mostratovi precedentemente, sono passato allo studiare approfonditamente la mia virtuale concorrenza e soprattutto la loro proposta commerciale, realizzando in pratica quella che viene chiamata analisi di mercato. Fare questa tipologia di ricerca è stato necessario proprio allo scopo di comprendere in che modo le varie aziende produttrici di Lokum distribuite sul pianeta trattassero la caramella in questione, nello specifico parlo di come queste aziende hanno deciso di commercializzare i Lokum. Avevo dunque bisogno di informazioni come ulteriori nomenclature date dalle aziende alla caramella, peso delle scatole contenenti Lokum e dei Lokum stessi quando presi singolarmente ma soprattutto le diverse varianti di sapore dei Lokum includendo l’eventuale ripieno di frutta secca allo scopo di scoprire le varie combinazioni che vengono commercializzate. Una volta portata a termine l’analisi di mercato ed avere raccolto una grande quantità di informazioni ho cominciato ad analizzarle, tenendo in considerazione allo stesso tempo anche quello che viene proposto dal mercato dolciario in Italia, per sviluppare tutta una serie di conclusioni in merito alla natura generatrice del prodotto di punta della startup Boccone.

Per farla breve le conclusioni a cui sono arrivato sono state tutta una serie di risposte a domande che mi stavo ponendo in seguito all’analisi di mercato, domande come «La scatola che sto progettando quanto dovrebbe pesare una volta piena di Lokum? Ogni scatola quanti Lokum dovrebbe contenere? Dunque quanto dovrebbe pesare ogni singolo Lokum che la scatola dovrà contenere? Per conquistare i consumatori di dolciumi in Italia ma non solo che sapori dovrei prendere in considerazione per i miei Lokum? Le varianti di sapore dei Lokum da proporre quante dovranno essere? Può avere senso creare delle combinazioni di sapori e frutta secca nella stessa scatola di Lokum Boccone?» utilissime per comprendere attraverso quale forma dovesse svilupparsi la mia confezione e conseguentemente l’intero processo progettuale.

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selezionare sapore

progetto finale

Per capire quanto dovesse pesare la mia confezione di Lokum quando piena ho banalmente fatto una cernita delle confezioni commercializzate dalla concorrenza virtuale che andasse di 100 grammi in 100 grammi per comprendere la fascia di peso più gettonata, dopo avere capito che le scatole di peso compreso tra i 300 ed i 400 grammi erano le più commercializzate ho effettuato una media del peso di tutte queste per arrivare a capire che la scatola più intermedia che avrebbe potuto mettere ogni acquirente d’accordo doveva pesare 320 grammi.

Alla luce di questa informazione era necessario comprendere quanto avrebbe dovuto pesare ogni singolo Lokum, anche allo scopo di capire quante caramelle sarebbero potute entrare in una confezione ed in seguito valutare diverse combinazioni di sapore dei miei Lokum.

Grazie all’azienda Loukoumia Vomvila, non avendo dei Lokum a mia disposizione da potere pesare, sono riuscito a scoprire che i Lokum possono venire commercializzati in diverse taglie di peso ma anche di forma, dunque ho nuovamente effettuato una media delle informazioni che avevo a mia disposizione per scoprire che un classico Lokum pesa mediamente 33 grammi. La decisione finale è arrivata però solo in seguito ad un mio tentativo

di cucinare i Lokum, in questa occasione ho avuto modo di sperimentare e capire molte più cose di quanto mi fosse possibile unicamente attraverso le informazioni che avevo raccolto. Dunque, dopo tutta una serie di prove, tenendo in considerazione che la totalità del peso doveva essere di 320 grammi, giungo alla conclusione che ogni singolo Lokum, un piccolo e modesto cubetto gelatinoso

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selezionare sapore

progetto finale

di due centimetri per ogni dimensione, dovesse pesare esattamente 20 grammi, permettendomi così di inserire in ogni scatola di Lokum a marchio Boccone esattamente 16 caramelle. La questione dei sapori dei Lokum e delle loro infinite combinazioni, tenendo in considerazione anche la frutta secca nell’equazione, è stata fortunatamente analoga alle precedenti dato che ho potuto fare affidamento sulle informazioni raccolte durante l’analisi di mercato. Tutta la frutta utilizzata per aromatizzare i Lokum da parte delle aziende che si occupano di produrlo e che ho avuto modo di approfondire è moltissima, tanta al punto che è stato impossibile fare una selezione dettata dall’intuito personale oppure rifacendomi ai sapori più conosciuti che ho potuto vedere associati a dolci visti nei supermercati in Italia, ed è per questo motivo

che ho voluto trovare una nuova modalità di selezione estranea completamente a qualunque tipologia di selezione classica. Avendo così tante combo tra cui scegliere ho individuato un’ottima soluzione nell’accoppiare frutta per aromatizzare i Lokum con rispettivo ripieno in frutta secca attraverso una narrazione creata appositamente dal sottoscritto in modo che questa possa giustificare

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selezionare sapore

progetto finale

una coppia di Lokum all’interno della medesima confezione. In pratica e per farla breve la mia soluzione è stata quella di cercare nel gigantesco elenco di frutta compatibile all’aromatizzazione dei Lokum della frutta che quando accoppiata, nella metà delle occasioni compare persino della frutta secca, avesse una chimica tale che mi permettesse di immaginare per loro un racconto che giustificasse appunto la loro combinazione. Tra le sei combinazioni di Lokum, tra le sei confezioni che ho progettato e dunque tra le sei varianti che ho concepito abbiamo ad esempio una combinazione chiamata Middle Eastern Departures che vuole raccontare i sapori più tradizionali del Lokum, contiene infatti otto Lokum alla cannella ed altri otto Lokum allo zenzero per un totale di sedici caramelle Lokum e 320g di prodotto Boccone.

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selezionare sapore

progetto finale

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selezionare sapore

progetto finale

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selezionare sapore

progetto finale

Happy Tropical Nostalgia PANTONE CMYK RGB HEX

Cherokee 06% 19% 52% 00% 243 209 141 #F2D18D

PANTONE CMYK RGB HEX

Hopbush 25% 62% 11% 00% 197 121 164 #C579A5

PANTONE CMYK RGB HEX

Crusta 00% 61% 73% 00% 240 126 074 #F07E4A

PANTONE CMYK RGB HEX

Burnt Orange 17% 72% 99% 06% 199 091 025 #C65A17

PANTONE CMYK RGB HEX

Energy Yellow 05% 13% 75% 00% 248 216 085 #F7D856

PANTONE CMYK RGB HEX

Corvette 07% 32% 53% 00% 237 185 131 #ECB882

PANTONE CMYK RGB HEX

Limerick 54% 18% 100% 03% 137 164 039 #89A327

PANTONE CMYK RGB HEX

Spanish Blue 85% 51% 00% 00% 032 111 183 #236FB7

Middle Eastern Departures

Midnight Fairy Tales

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progetto finale

Sunsets on the Prairie PANTONE CMYK RGB HEX

Harvest Gold 15% 51% 98% 04% 211 135 021 #D28612

PANTONE CMYK RGB HEX

Dark Tangerine 00% 38% 93% 00% 248 171 022 #F8AB15

PANTONE CMYK RGB HEX

Fire Engine Red 17% 100% 99% 07% 191 024 026 #C01718

PANTONE CMYK RGB HEX

Caper 41% 11% 68% 00% 170 191 110 #A9BE6F

PANTONE CMYK RGB HEX

Supernova 00% 36% 85% 00% 249 176 051 #F9B032

PANTONE CMYK RGB HEX

Golden Sand 07% 15% 69% 00% 243 212 102 #F3D364

PANTONE CMYK RGB HEX

Old Mauve 48% 85% 45% 65% 076 031 047 #4D1F2F

Mediterranean Breezes

Early Morning Dreams

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selezionare sapore

progetto finale

Nuova Confezione

ovvero quella che chiamiamo packaging e che ho progettato unicamente ed in funzione dei Lokum a marchio Boccone che questa dovrà contenere Dopo avere svolto un’attenta analisi di mercato sulla virtuale concorrenza sono riuscito ad ottenere molte informazioni da tenere in considerazione nell’ottica di sviluppare un nuovo packaging pensato appositamente per i Lokum a marchio Boccone. Non a caso avere definito in quel momento informazioni come la quantità di Lokum contenuti in una confezione e sapere persino della loro distribuzione all’interno delle diverse scatole ha influenzato non poco tante delle mie scelte in fase di progettazione. Nonostante la scatola dovesse contenere una modesta quantità di Lokum, 320 grammi per la precisione, per me era prerogativa che la confezione non risultasse più ingombrante di quanto necessario, proprio perché la mia visione di packaging abbraccia pienamente concetti di sostenibilità ambientale e di progettazione pensata in funzione di comunicare questi stessi concetti in maniera indiretta ed attraverso lo stesso packaging.

Progettarne uno pensato però apposta per i Lokum, tenendo in considerazione anche questa mia visione, mi ha inevitabilmente guidato attraverso tutta una serie di scelte di progettazione in controtendenza rispetto ad una classica visione del packaging alimentare pensato per lo scaffale del supermercato, penso per esempio alle confezioni realizzate per cogliere l’attenzione della clientela con ogni mezzo possibile. La prima di molte scelte di progettazione è stata quella di rendere la caramella Lokum protagonista assoluta del progetto, realizzando dunque un packaging in funzione del prodotto alimentare che contiene e non della confezione stessa con l’unico scopo di apparire bella abbastanza per vendersi da sola quando sullo scaffale. Per questa ragione ho deciso di realizzare un packaging molto aderente ai Lokum all’interno che potesse calzare come un abito cucito su misura per le caramelle contenute nella confezione. Sapendo che la scatola avrebbe dovuto contenere 320 grammi di Lokum distribuiti in 16 cubetti da 20 grammi della dimensione di 20mm ciascuno sono riuscito a trovare una soluzione interessante disponendo i Lokum uno accanto all’altro andando a formare una sorta di parallelepipedo

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progetto finale

dalla larghezza e profondità di 80mm e dall’altezza di 20mm. Proprio in funzione di questa distribuzione dei Lokum all’interno della confezione che questa riesce a prendere forma plasmandosi intorno ad essi ed andando dunque a misurare solo mezzo centimetro in più in ogni dimensione rispetto al parallelepipedo formato da Lokum che la confezione stessa dovrà contenere. Tutto questo però non può bastare a comunicare un’intenzione di sostenibilità ambientale intrinseca alla confezione, anche perché non è possibile vedere come i Lokum siano disposti all’interno del packaging, ed è per questo motivo che mi sono voluto concentrare sull’evidenziare ulteriormente questo aspetto del progetto. Un’altra strada percorribile per comunicare attraverso un packaging, che ho ovviamente deciso di percorrere per evidenziare ulteriormente la tematica della sostenibilità ambientale, è quella di realizzare una confezione con un materiale dal più basso impatto ambientale possibile, ma trattandosi quello in questione di un packaging alimentare che entra in diretto contatto col prodotto che contiene non ho potuto spaziare scegliendone uno che sia davvero ad impatto ridotto. Sono però riuscito a ripiegare su di un cartoncino denominato poliaccoppiato che ha permesso

di contribuire alla mia visione progettuale, ma non ancora contento ho cominciato a riflettere sull’importanza di progettare anche nell’ottica di ottenere un packaging che non necessiti di adesivi e collanti per chiudersi correttamente, ed è proprio a questo punto che la progettazione del packaging è stata stravolta. Volendo raggiungere questo obiettivo ho capito subito che per accoppiare

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nuova confezione

progetto finale

un cartoncino ad un altro in assenza di collanti potesse essere una buona soluzione quella di effettuare alcune incisioni in punti determinati della confezione in modo che le due parti di cartoncino incontrandosi in prossimità dell’incisione potessero incastrarsi creando una nuova continuità strutturale. La soluzione dopo alcune prove sembra essere parecchio azzeccata in quanto dei Lokum all’interno del packaging contribuisco a mantenere una solidità strutturale alla confezione che risulta di base essere un parallelepipedo, ma che funzionando in assenza di colla e soprattutto grazie a determinate incisioni applicate sulla confezione, necessitava di un supporto strutturale notevole per non collassare su se stessa, un supporto che inaspettatamente sono riuscito a trovare nello stesso contenuto del packaging, ovvero le stesse caramelle Lokum che in maniera molto inusuale riescono a sostituire ogni eventuale forma di collante presente all’intero della confezione. Le incisioni in questione sono nello specifico sei e riescono ad incontrarsi accoppiate andando a creare tre punti sulla confezione di elevato interesse vista la loro particolarità, caratteristica che con forza ho cercato di ottenere proprio per creare una curiosità intrinseca al packaging nel caso in cui venga osservato con particolare attenzione, caratteristica che mi auguro possa fare interrogare quante più persone riguardo alla peculiarità estetica e strutturale.

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nuova confezione

progetto finale

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nuova confezione

progetto finale

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nuova confezione

progetto finale

Gustosa Narrazione

ovvero una reinterpretazione del Testo di Colore in qualità di testo stampato sulle carte da gioco come Magic The Gathering per dare realismo e profondità Progettando un nuovo packaging appositamente per i Lokum a marchio Boccone mi sono trovato a svilupparne uno dall’apertura a conchiglia, proprio come quella di Grillo progettato da Marco Zanuso e Richard Sapper, tipologia che nel caso specifico della confezione progettata dal sottoscritto viene riproposta dopo una prima apertura in modo un pochetto differente tramite tre alette che troviamo all’interno del packaging. Le tre alette in questione sono state pensate in primis per migliorare e rafforzare la struttura del packaging, vista la sua particolarità costruttiva, e per nascondere completamente i Lokum conservati all’interno, andando in questo modo a creare un’esperienza utente simile a quella che possiamo immaginare in maniera analoga all’apertura di uno scrigno prezioso contenente un tesoro inestimabile, ed ovviamente in questa mia visione avrete capito che sono i Lokum ad essere un tesoro.

Dato che in relazione all’apertura a conchiglia della confezione che ho progettato si è venuta a creare un’analogia con un tesoro prezioso mi è stato inevitabile riflettere sull’impreziosire ulteriormente in qualche modo l’esperienza utente dell’apertura del packaging, ovvero andare ad impreziosire le tre alette ma anche lo stesso coperchio principale che chiude in definitiva la confezione di Lokum a marchio Boccone. L’occasione scaturita da questo pensiero è stata molto più di quanto mi sarei mai aspettato, subito ho compreso come impreziosire questi elementi del packaging sarebbe stata anche una grandiosa occasione per integrare all’interno dei packaging la narrazione che appositamente avevo sviluppato per giustificare la selezione dei sapori dei Lokum, ma soprattutto del perché sono nate determinate coppie di sapore, ovvero le stesse coppie di sapore che per prime sono state soggette all’operazione di impreziosimento grazie una narrazione sviluppata appositamente per ogni confezione di Lokum a marchio Boccone. Tutte le confezioni di Lokum a marchio Boccone sono state dunque denominate come si farebbe con un qualunque prodotto in maniera determinata proprio in relazione

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gustosa narrazione

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all’aromatizzazione della combo di Lokum contenuta nella specifica confezione. Ad esempio una confezione di Lokum aromatizzati alla cannella ed allo zenzero è stata denominata Middle Eastern Departures, andando così anche solo grazie alla denominazione a creare nel consumatore un immaginario ed un particolare contesto in merito alla confezione di Lokum. Partendo dalla denominazione della confezione nasce ovviamente anche tutta la restante narrazione che ho strategicamente, sempre in funzione dell’esperienza utente pensata come l’apertura di uno scrigno prezioso, posizionato all’interno dei packaging in specifiche posizioni andando a distribuirla in tre blocchi di testo differenti che vanno ad approfondire rispettivamente le due diverse aromatizzazioni dei Lokum e ovviamente la combo creatasi all’interno della stessa confezione. L’esperienza utente dell’apertura di una confezione di Lokum a marchio Boccone è dunque la seguente. Vediamo subito la denominazione del packaging applicata sulla copertina che può darci una prima sensazione, così come succede col nome delle carte da gioco stile Magic. Aperta la confezione troveremo un primo Testo di Colore, cioè un blocco di testo atto ad approfondire la narrazione scaturita dalla denominazione stessa della confezione, andando così a costruire una sorta di racconto connesso alla combinazione di Lokum contenuta dalla scatola, posizionato strategicamente nella parte interna del coperchio che sigilla l’intero packaging. Adesso avendo scoperchiato la confezione vedremo due alette abbassate allo scopo di nascondere i Lokum, che però quando vengono sollevate per raggiungere le caramelle rivelano due nuovi Testi di Colore, questi blocchi di testo raccontano quella che è la connessione tra i sapori selezionati dal sottoscritto e la ricetta dei Lokum, entrambi i blocchi di testo sono posizionati sulle due alette nella loro parte interna. In conclusione, provando a vestire i panni del copywriter sono riuscito ad ottenere un effetto impreziosente sulle confezioni di Lokum a marchio Boccone e contemporaneamente sviluppare una narrazione che giustifica le diverse combinazioni di Lokum, nella speranza inoltre che questa possa servire a rendere i Lokum e l’esperienza di consumo del dolcetto molto più interessante e stimolante di quanto possa essere stata prima di questo momento.

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Vestito da Sposina

ovvero quella che proprio come in un abito nuziale è la componente grafica dei packaging Boccone in quanto bianchi all’esterno analogamente ai Lokum L’esperienza utente del mangiare i Lokum a marchio Boccone può suggerire che la scatola sia stata sviluppata pensandola da sdraiata, appoggiata quindi sulla superfice quadrata in quanto la più grande del packaging, ma non è così che è andata perché da un punto di vista concettuale la confezione è stata pensata come un astuccio di chewing gum. Queste scatole hanno uno sviluppo verticale e poggiano sulla loro superficie più piccola, anche dal punto di vista dimensionale risultano sempre molto ridotte rispetto ad una classica confezione di cioccolatini e/o caramelle, ovviamente pure la confezione di Lokum a marchio Boccone non viene esclusa da questo ragionamento. Ho voluto fare questa precisazione ad inizio paragrafo, dedicato però all’estetica dei packaging Boccone, perché è anche grazie a questa visione del mio packaging che ho sviluppato la sua estetica in una determinata maniera che andrò adesso a raccontare. Così come logo della startup Boccone anche l’estetica e le grafiche dei packaging Boccone prendono forma per merito dello strumento dell’analogia, in questo caso specifico l’analogia nasce proprio dai Lokum, la caramella contenuta dai packaging in questione, in quanto proprio come i Lokum la confezione ha una doppia estetica, ed una delle due resta nascosta fin quando non agiamo per rivelarla. Come ho già raccontato le caramelle Lokum sono caramelle gelatinose che per merito della loro versatilità quando aromatizzate cambiano colore a seconda dell’aroma aggiunto, ma esternamente sono sempre tutte bianche in quanto necessariamente cosparse di abbondante zucchero a velo, questo consente alla caramella di nascondere la propria natura interna che verrà svelata solo mordendola. In maniera analoga le confezioni di Lokum a marchio Boccone risultano esternamente bianche, anche se ovviamente presentano un riferimento colorato associato al sapore dei Lokum, però una volta aperte rivelano un’esplosione di colore scaturita dal gradiente che nasce dall’unione dei colori associati ai due sapori dei Lokum nella confezione.

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vestito da sposina

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Le grafiche dei packaging Boccone presentano una comunicazione volutamente asciutta allo scopo di mantenere quanto più possibile l’analogia con i Lokum, queste sono unicamente realizzate con testo fortemente gerarchizzato grazie al colore, ma non solo, e da alcuni elementi geometrici ricorrenti in ogni confezione di Lokum.

La grafica è stata prevalentemente realizzata attraverso lo stesso font utilizzato per la realizzazione del logo Boccone, ovvero Rubik applicato in Bold ed in Regular allo scopo di avere nei testi maggiormente tecnici una buona gerarchia visiva, ed attraverso Cooper Black, font utilizzato allo scopo di ottenere un forte impatto visivo sulla copertina del packaging e una naturale associazione alimentare viste le sue forme rotondeggianti ed organiche. Cooper Black è un carattere tipografico serif parecchio audace e rientra nella categoria dei font Display, è stato progettato da Oswald Bruce Cooper e rilasciato dalla fonderia di caratteri Barnhart Brothets & Spindler nel 1922 ma molto rapidamente è diventato un carattere tipografico standard ed è stato concesso in licenza da American Type Founders. Come già accennato in precedenza la scelta è ricaduta su Cooper Black a causa delle sue forme e per l’analogia che può creare

con i Lokum ma più in generale con l’organicità di tutto quello che mangiamo, non è un caso che sulla grafica dei packaging Cooper Black compaia solamente per descrivere i sapori che caratterizzano una specifica confezione di Lokum a marchio Boccone oltre ad essere l’unico font colorato della confezione, questo per dare più risalto alla combo dei sapori della confezione più di qualunque altro

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elemento grafico, proprio perché è questa la vera protagonista della confezione. In maniera contraria Rubik nei pesi Bold e Regular viene invece utilizzato nella restante parte di testo, colorato con un grigio molto chiaro ha l’obiettivo di dispensare le informazioni secondarie oppure più tecniche, infatti un testo grigio risulterà sempre in secondo piano rispetto a ciò che è colorato, senza contare che è stata inoltre una scelta presa nell’ottica di fondere i testi secondari nel bianco dello zucchero a velo della confezione senza diventare però invisibile.

La grafica in questione è stata applicata sul packaging in ogni sua superficie, vengono necessariamente escluse le superfici dove avviene l’incontro tra le parti in cartoncino incise allo scopo di sigillare e chiudere la confezione, soluzione adottata allo stesso tempo per mettere in evidenza questo peculiare meccanismo del packaging, ulteriormente evidenziato attraverso una piccola soluzione grafica applicata al packaging. La sommità della confezione presenta un logo Boccone, piccolo rimando grafico alla peculiare chiusura del packaging colorato con la palette di riferimento del sapore della confezione ed una dicitura descrittiva di quello che contiene la confezione, ovvero Lokum Caramelle Assortite. Quella che ho chiamato copertina, cioè la parte frontale della scatola, presenta in alto a SX la nomenclatura della combinazione di sapori contenuta nella confezione, in basso a destra nuovamente un logo Boccone, in alto a destra un ulteriore piccolo rimando grafico alla peculiare chiusura del packaging identico al precedentemente decritto ed infine, al centro della parte frontale in quanto protagonista della grafica del packaging, una descrizione quasi ad elenco degli ingredienti che aromatizzano i Lokum contenuti all’interno di una specifica confezione. Nella parte inferiore della confezione è presente una dicitura che accompagna la data di scadenza dei Lokum, mentre nella parte posteriore troviamo le informazioni tecniche come un elenco degli ingredienti, completo di suggerimenti per la conservazione, un riferimento geografico riguardo sede e stabilimento della startup Boccone, una tabella contenente tutte le informazioni nutrizionali per 100g e per ogni singolo Lokum, indicazioni da seguire per lo smaltimento del packaging ed infine delle diciture che stanno ad indicare peso totale del prodotto, quantità di Lokum all’interno e quanto pesa un singolo Lokum e persino la quantità di Lokum per sapore selezionato.

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vestito da sposina

progetto finale

noce di macadamia guaiava papaya HAPPY TROPICAL NOSTALGIA LOKUM CARAMELLE ASSORTITE INGREDIENTI: zucchero, sciroppo di mais, noce macadamia, amido di mais modificato, pectina (pectina, difosfato disodico, polifosfato di sodio, destrosio, fosfato bicalcico), frutta essiccata (guaiava e papaya), lecitina di soia, citrato di sodio, acido citrico, aroma naturale e acido malico. Può contenere tracce di arachidi oppure frutta a guscio non elencate. Per mantenere inalterata la fragranza anche dopo l’apertura riponi la confezione in un luogo fresco ed asciutto. Prodotto vegano e senza glutine.

Prodotto da Boccone S.R.L. in Via le Lame, 60 – 56040 Crespina Lorenzana, Pisa presso lo stabilimento in Via del Cardellino, 2B – 56035 Casciana Terme, Pisa

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI energia grassi di cui acidi grassi saturi carboidrati di cui zuccheri proteine sale

8×W–8×W 320g–16×20g

PER 100g 1610 kJ 385 kcal 9,5 g 1,2 g 73,8 g 59,5 g 2,4 g 0,0 g

9 780201

PER 20g di LOKUM 322 kJ 77 kcal 1,9 g 0,2 g 14,8 g 11,9 g 0,5 g 0,0 g

379624

da consumare preferibilmente entro

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vestito da sposina

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Aloha ecco la variante Happy Tropical Nostalgia. Sono molte quelle persone che ricordano felicemente ed hanno nostalgia dei viaggi in bellisime località del tropico ed altrettante quelle che le sognano. Ma chiunque grazie a questa confezione di Lokum Boccone™ può godersi alcuni dei migliori sapori di quelle fantastiche località da sogno

Noce Macadamia e Guaiava Verde all'esterno e rosa all'interno questo frutto esotico esprime nella sua natura la variopinta essenza tropicale protagonista del Lokum

Noce Macadamia e Papaya Grazie alla loro dolcezza si sposano perfettamente con i Lokum e con la piacevole vista dell'arancione sole calante nel mare del Tropico

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vestito da sposina

progetto finale

HAPPY TROPICAL NOSTALGIA

noce di macadamia guaiava papaya

LOKUM CARAMELLE ASSORTITE

da consumare preferibilmente entro

INGREDIENTI: zucchero, sciroppo di mais, noce macadamia, amido di mais modificato, pectina (pectina, difosfato disodico, polifosfato di sodio, destrosio, fosfato bicalcico), frutta essiccata (guaiava e papaya), lecitina di soia, citrato di sodio, acido citrico, aroma naturale e acido malico. Può contenere tracce di arachidi oppure frutta a guscio non elencate. Per mantenere inalterata la fragranza anche dopo l’apertura riponi la confezione in un luogo fresco ed asciutto. Prodotto vegano e senza glutine.

Prodotto da Boccone S.R.L. in Via le Lame, 60 – 56040 Crespina Lorenzana, Pisa presso lo stabilimento in Via del Cardellino, 2B – 56035 Casciana Terme, Pisa

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI energia grassi di cui acidi grassi saturi carboidrati di cui zuccheri proteine sale

8×W–8×W 320g–16×20g

PER 100g 1610 kJ 385 kcal 9,5 g 1,2 g 73,8 g 59,5 g 2,4 g 0,0 g

9 780201

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Aloha ecco la variante Happy Tropical Nostalgia. Sono molte quelle persone che ricordano felicemente ed hanno nostalgia dei viaggi in bellisime località del tropico ed altrettante quelle che le sognano. Ma chiunque grazie a questa confezione di Lokum Boccone™ può godersi alcuni dei migliori sapori di quelle fantastiche località da sogno

PER 20g di LOKUM 322 kJ 77 kcal 1,9 g 0,2 g 14,8 g 11,9 g 0,5 g 0,0 g

Noce Macadamia e Guaiava Verde all'esterno e rosa all'interno questo frutto esotico esprime nella sua natura la variopinta essenza tropicale protagonista del Lokum

Noce Macadamia e Papaya Grazie alla loro dolcezza si sposano perfettamente con i Lokum e con la piacevole vista dell'arancione sole calante nel mare del Tropico

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progetto finale

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mandorla mela verde mirtillo bluette MIDNIGHT FAIRY TALES LOKUM CARAMELLE ASSORTITE INGREDIENTI: zucchero, sciroppo di mais, mandorla, amido di mais modificato, pectina (pectina, difosfato disodico, polifosfato di sodio, destrosio, fosfato bicalcico), frutta più succo di frutta da concentrato (mela verde e mirtillo bluette), citrato di sodio, acido citrico, aroma naturale e acido malico. Può contenere tracce di arachidi oppure frutta a guscio non elencate. Per mantenere inalterata la fragranza anche dopo l’apertura riponi la confezione in un luogo fresco ed asciutto. Prodotto vegano e senza glutine.

Prodotto da Boccone S.R.L. in Via le Lame, 60 – 56040 Crespina Lorenzana, Pisa presso lo stabilimento in Via del Cardellino, 2B – 56035 Casciana Terme, Pisa

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI energia grassi di cui acidi grassi saturi carboidrati di cui zuccheri proteine sale

8×W–8×W 320g–16×20g

PER 100g 1565 kJ 374 kcal 8,3 g 0,0 g 73,8 g 59,5 g 0,0 g 0,0 g

8 682503

PER 20g di LOKUM 314 kJ 75 kcal 1,7 g 0,0 g 14,8 g 11,9 g 0,0 g 0,0 g

450290

da consumare preferibilmente entro

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vestito da sposina

progetto finale

C'era una volta la variante Midnight Fairy Tales.

Chiunque adora le fiabe della buonanotte dunque perché farsi bastare la lettura di queste bellissime storie? Con questa confezione di Lokum Boccone™ puoi gustare la mela di Biancaneve, questa per fortuna non è avvelenata, ed anche la mezzanotte profonda del mirtillo bluette

Mandorla e Mela Verde La scelta della mela verde e della mandorla per questo Lokum è dovuta alle verdi foreste del Nord Ovest Pacifico dove ambo nascono

Mandorla e Mirtillo Blu Solo una varietà di mirtillo con questo colore che cresce in terre fiabesche avrebbe potuto rendere giustizia al Lokum di mezzanotte

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MIDNIGHT FAIRY TALES

mandorla mela verde mirtillo bluette

LOKUM CARAMELLE ASSORTITE

da consumare preferibilmente entro

INGREDIENTI: zucchero, sciroppo di mais, mandorla, amido di mais modificato, pectina (pectina, difosfato disodico, polifosfato di sodio, destrosio, fosfato bicalcico), frutta più succo di frutta da concentrato (mela verde e mirtillo bluette), citrato di sodio, acido citrico, aroma naturale e acido malico. Può contenere tracce di arachidi oppure frutta a guscio non elencate. Per mantenere inalterata la fragranza anche dopo l’apertura riponi la confezione in un luogo fresco ed asciutto. Prodotto vegano e senza glutine.

Prodotto da Boccone S.R.L. in Via le Lame, 60 – 56040 Crespina Lorenzana, Pisa presso lo stabilimento in Via del Cardellino, 2B – 56035 Casciana Terme, Pisa

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI energia grassi di cui acidi grassi saturi carboidrati di cui zuccheri proteine sale

8×W–8×W 320g–16×20g

PER 100g 1565 kJ 374 kcal 8,3 g 0,0 g 73,8 g 59,5 g 0,0 g 0,0 g

8 682503

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C'era una volta la variante Midnight Fairy Tales.

Chiunque adora le fiabe della buonanotte dunque perché farsi bastare la lettura di queste bellissime storie? Con questa confezione di Lokum Boccone™ puoi gustare la mela di Biancaneve, questa per fortuna non è avvelenata, ed anche la mezzanotte profonda del mirtillo bluette

PER 20g di LOKUM 314 kJ 75 kcal 1,7 g 0,0 g 14,8 g 11,9 g 0,0 g 0,0 g

Mandorla e Mela Verde La scelta della mela verde e della mandorla per questo Lokum è dovuta alle verdi foreste del Nord Ovest Pacifico dove ambo nascono

Mandorla e Mirtillo Blu Solo una varietà di mirtillo con questo colore che cresce in terre fiabesche avrebbe potuto rendere giustizia al Lokum di mezzanotte

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vestito da sposina

progetto finale

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vestito da sposina

progetto finale

noce albicocca mirtillo rosso SUNSETS ON THE PRAIRIE LOKUM CARAMELLE ASSORTITE INGREDIENTI: zucchero, sciroppo di mais, noce, amido di mais modificato, pectina (pectina, difosfato disodico, polifosfato di sodio, destrosio, fosfato bicalcico), succo di frutta da concentrato (albicocca e mirtillo rosso), lecitina di soia, citrato di sodio, acido citrico, aroma naturale e acido malico. Può contenere tracce di arachidi oppure frutta a guscio non elencate. Per mantenere inalterata la fragranza anche dopo l’apertura riponi la confezione in un luogo fresco ed asciutto. Prodotto vegano e senza glutine.

Prodotto da Boccone S.R.L. in Via le Lame, 60 – 56040 Crespina Lorenzana, Pisa presso lo stabilimento in Via del Cardellino, 2B – 56035 Casciana Terme, Pisa

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI energia grassi di cui acidi grassi saturi carboidrati di cui zuccheri proteine sale

8×W–8×W 320g–16×20g

PER 100g 1602 kJ 383 kcal 10,0 g 0,0 g 72,0 g 56,0 g 2,0 g 0,0 g

5 694075

PER 20g di LOKUM 322 kJ 77 kcal 2,0 g 0,0 g 14,4 g 11,2 g 0,4 g 0,0 g

308365

da consumare preferibilmente entro

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vestito da sposina

progetto finale

Howdy my friends eccovi qua la variante Sunsets on the Prairie. Sono convinto che se almeno una volta avete fantasticato di attraversare vaste praterie in sella al vostro destriero Dinamite immersi nella cornice di un colorato tramonto questa è la confezione di Lokum Boccone™ che non sapevate di volere con tanto ardore

Noce ed Albicocca Nasce quando due immigrati dalla Armenia provano a fondere i frutti della terra che chiameranno casa alla loro amata ricetta del Lokum

Noce e Mirtillo Rosso Grazie alla potenza del suo rosso ed all'incontro con la noce questo Lokum al suo interno nasconde un minuscolo Tramonto nella Prateria

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vestito da sposina

progetto finale

SUNSETS ON THE PRAIRIE

Howdy my friends eccovi qua la variante Sunsets on the Prairie. Sono convinto che se almeno una volta avete fantasticato di attraversare vaste praterie in sella al vostro destriero Dinamite immersi nella cornice di un colorato tramonto questa è la confezione di Lokum Boccone™ che non sapevate di volere con tanto ardore

noce albicocca mirtillo rosso

LOKUM CARAMELLE ASSORTITE

da consumare preferibilmente entro

INGREDIENTI: zucchero, sciroppo di mais, noce, amido di mais modificato, pectina (pectina, difosfato disodico, polifosfato di sodio, destrosio, fosfato bicalcico), succo di frutta da concentrato (albicocca e mirtillo rosso), lecitina di soia, citrato di sodio, acido citrico, aroma naturale e acido malico. Può contenere tracce di arachidi oppure frutta a guscio non elencate. Per mantenere inalterata la fragranza anche dopo l’apertura riponi la confezione in un luogo fresco ed asciutto. Prodotto vegano e senza glutine.

Prodotto da Boccone S.R.L. in Via le Lame, 60 – 56040 Crespina Lorenzana, Pisa presso lo stabilimento in Via del Cardellino, 2B – 56035 Casciana Terme, Pisa

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI energia grassi di cui acidi grassi saturi carboidrati di cui zuccheri proteine sale

8×W–8×W 320g–16×20g

PER 100g 1602 kJ 383 kcal 10,0 g 0,0 g 72,0 g 56,0 g 2,0 g 0,0 g

5 694075

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PER 20g di LOKUM 322 kJ 77 kcal 2,0 g 0,0 g 14,4 g 11,2 g 0,4 g 0,0 g

Noce ed Albicocca Nasce quando due immigrati dalla Armenia provano a fondere i frutti della terra che chiameranno casa alla loro amata ricetta del Lokum

Noce e Mirtillo Rosso Grazie alla potenza del suo rosso ed all'incontro con la noce questo Lokum al suo interno nasconde un minuscolo Tramonto nella Prateria

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vestito da sposina

progetto finale

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vestito da sposina

progetto finale

cannella zenzero cannella zenzero MIDDLE EASTERN DEPARTURES LOKUM CARAMELLE ASSORTITE INGREDIENTI: zucchero, sciroppo di mais, amido di mais modificato, pectina (pectina, difosfato disodico, polifosfato di sodio, destrosio, fosfato bicalcico), aroma naturale (cannella e zenzero), lecitina di soia, citrato di sodio, acido citrico, estratto di carota nera (colorante) e acido malico. Può contenere tracce di arachidi oppure frutta a guscio non elencate. Per mantenere inalterata la fragranza anche dopo l’apertura riponi la confezione in un luogo fresco ed asciutto. Prodotto vegano e senza glutine.

Prodotto da Boccone S.R.L. in Via le Lame, 60 – 56040 Crespina Lorenzana, Pisa presso lo stabilimento in Via del Cardellino, 2B – 56035 Casciana Terme, Pisa

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI energia grassi di cui acidi grassi saturi carboidrati di cui zuccheri proteine sale

8×W–8×W 320g–16×20g

PER 100g 1610 kJ 385 kcal 9,5 g 0,0 g 73,8 g 57,2 g 2,4 g 0,0 g

8 524070

PER 20g di LOKUM 322 kJ 77 kcal 1,9 g 0,0 g 14,8 g 11,4 g 0,5 g 0,0 g

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da consumare preferibilmente entro

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vestito da sposina

progetto finale

Salam aleikum questa è la variante Middle Eastern Departures. Come vuole la tradizione questa confezione di Lokum Boccone™ contiene alcune delle fragranze che più venivano utilizzate per impreziosire questo dolcetto dalla storia antichissima.

Dunque se volete partire alla scoperta dei sapori del Medio Oriente questa è la strada

Cannella Questa fragranza vanta una storia millenaria in quanto già citata nella Bibbia e nel libro dell'Esodo ed ora pure su una confezione di Lokum

Zenzero Tradizionalmente pensiamo possa contribuire ad esaltare ogni sapore delle pietanze in cui viene usato e crediamo lo farà anche nei Lokum

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vestito da sposina

progetto finale

MIDDLE EASTERN DEPARTURES

Salam aleikum questa è la variante Middle Eastern Departures. Come vuole la tradizione questa confezione di Lokum Boccone™ contiene alcune delle fragranze che più venivano utilizzate per impreziosire questo dolcetto dalla storia antichissima.

Dunque se volete partire alla scoperta dei sapori del Medio Oriente questa è la strada

cannella zenzero cannella zenzero

LOKUM CARAMELLE ASSORTITE

da consumare preferibilmente entro

INGREDIENTI: zucchero, sciroppo di mais, amido di mais modificato, pectina (pectina, difosfato disodico, polifosfato di sodio, destrosio, fosfato bicalcico), aroma naturale (cannella e zenzero), lecitina di soia, citrato di sodio, acido citrico, estratto di carota nera (colorante) e acido malico. Può contenere tracce di arachidi oppure frutta a guscio non elencate. Per mantenere inalterata la fragranza anche dopo l’apertura riponi la confezione in un luogo fresco ed asciutto. Prodotto vegano e senza glutine.

Prodotto da Boccone S.R.L. in Via le Lame, 60 – 56040 Crespina Lorenzana, Pisa presso lo stabilimento in Via del Cardellino, 2B – 56035 Casciana Terme, Pisa

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI energia grassi di cui acidi grassi saturi carboidrati di cui zuccheri proteine sale

8×W–8×W 320g–16×20g

PER 100g 1610 kJ 385 kcal 9,5 g 0,0 g 73,8 g 57,2 g 2,4 g 0,0 g

8 524070

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PER 20g di LOKUM 322 kJ 77 kcal 1,9 g 0,0 g 14,8 g 11,4 g 0,5 g 0,0 g

Cannella Questa fragranza vanta una storia millenaria in quanto già citata nella Bibbia e nel libro dell'Esodo ed ora pure su una confezione di Lokum

Zenzero Tradizionalmente pensiamo possa contribuire ad esaltare ogni sapore delle pietanze in cui viene usato e crediamo lo farà anche nei Lokum

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vestito da sposina

progetto finale

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vestito da sposina

progetto finale

bergamotto arancia bergamotto arancia MEDITERRANEAN BREEZES LOKUM CARAMELLE ASSORTITE INGREDIENTI: zucchero, sciroppo di mais, amido di mais modificato, pectina (pectina, difosfato disodico, polifosfato di sodio, destrosio, fosfato bicalcico), aroma naturale (bergamotto e arancia), lecitina di soia, citrato di sodio, acido citrico, estratto di carota nera (colorante) e acido malico. Può contenere tracce di arachidi oppure frutta a guscio non elencate. Per mantenere inalterata la fragranza anche dopo l’apertura riponi la confezione in un luogo fresco ed asciutto. Prodotto vegano e senza glutine.

Prodotto da Boccone S.R.L. in Via le Lame, 60 – 56040 Crespina Lorenzana, Pisa presso lo stabilimento in Via del Cardellino, 2B – 56035 Casciana Terme, Pisa

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI energia grassi di cui acidi grassi saturi carboidrati di cui zuccheri proteine sale

8×W–8×W 320g–16×20g

PER 100g 1610 kJ 385 kcal 9,5 g 0,0 g 73,8 g 57,2 g 2,4 g 0,0 g

5 680975

PER 20g di LOKUM 322 kJ 77 kcal 1,9 g 0,0 g 14,8 g 11,4 g 0,5 g 0,0 g

508942

da consumare preferibilmente entro

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vestito da sposina

progetto finale

Percepite la freschezza della variante Mediterranean Breezes vero? Esatto, proprio per merito dei sapori agrumati del bergamotto e dell'arancia che troverete in questa confezione di Lokum Boccone™ è possibile godere della sensazione di piacevole fresca brezza marina che possiamo trovare solo sulle coste del mar Mediterraneo

Bergamotto Questa parola così come i Lokum derivano dalla tradizione turca proviene dalla parola turca bey armudu ovvero Pero del Signore

Arancia Per le grandi coltivazioni di arancio la Conca d'Oro costituì una delle meraviglie dell'agricoltura araba dell'intero bacino del Mediterraneo

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vestito da sposina

progetto finale

MEDITERRANEAN BREEZES

bergamotto arancia bergamotto arancia

LOKUM CARAMELLE ASSORTITE

da consumare preferibilmente entro

INGREDIENTI: zucchero, sciroppo di mais, amido di mais modificato, pectina (pectina, difosfato disodico, polifosfato di sodio, destrosio, fosfato bicalcico), aroma naturale (bergamotto e arancia), lecitina di soia, citrato di sodio, acido citrico, estratto di carota nera (colorante) e acido malico. Può contenere tracce di arachidi oppure frutta a guscio non elencate. Per mantenere inalterata la fragranza anche dopo l’apertura riponi la confezione in un luogo fresco ed asciutto. Prodotto vegano e senza glutine.

Prodotto da Boccone S.R.L. in Via le Lame, 60 – 56040 Crespina Lorenzana, Pisa presso lo stabilimento in Via del Cardellino, 2B – 56035 Casciana Terme, Pisa

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI energia grassi di cui acidi grassi saturi carboidrati di cui zuccheri proteine sale

8×W–8×W 320g–16×20g

PER 100g 1610 kJ 385 kcal 9,5 g 0,0 g 73,8 g 57,2 g 2,4 g 0,0 g

5 680975

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Percepite la freschezza della variante Mediterranean Breezes vero? Esatto, proprio per merito dei sapori agrumati del bergamotto e dell'arancia che troverete in questa confezione di Lokum Boccone™ è possibile godere della sensazione di piacevole fresca brezza marina che possiamo trovare solo sulle coste del mar Mediterraneo

PER 20g di LOKUM 322 kJ 77 kcal 1,9 g 0,0 g 14,8 g 11,4 g 0,5 g 0,0 g

Bergamotto Questa parola così come i Lokum derivano dalla tradizione turca proviene dalla parola turca bey armudu ovvero Pero del Signore

Arancia Per le grandi coltivazioni di arancio la Conca d'Oro costituì una delle meraviglie dell'agricoltura araba dell'intero bacino del Mediterraneo

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vestito da sposina

progetto finale

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vestito da sposina

progetto finale

vaniglia mora vaniglia mora EARLY MORNING DREAMS LOKUM CARAMELLE ASSORTITE INGREDIENTI: zucchero, sciroppo di mais, amido di mais modificato, pectina (pectina, difosfato disodico, polifosfato di sodio, destrosio, fosfato bicalcico), aroma naturale (vaniglia e mora di rovo), lecitina di soia, citrato di sodio, acido citrico, estratto di carota nera (colorante) e acido malico. Può contenere tracce di arachidi oppure frutta a guscio non elencate. Per mantenere inalterata la fragranza anche dopo l’apertura riponi la confezione in un luogo fresco ed asciutto. Prodotto vegano e senza glutine.

Prodotto da Boccone S.R.L. in Via le Lame, 60 – 56040 Crespina Lorenzana, Pisa presso lo stabilimento in Via del Cardellino, 2B – 56035 Casciana Terme, Pisa

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI energia grassi di cui acidi grassi saturi carboidrati di cui zuccheri proteine sale

8×W–8×W 320g–16×20g

PER 100g 1610 kJ 385 kcal 9,5 g 0,0 g 73,8 g 57,2 g 2,4 g 0,0 g

6 852092

PER 20g di LOKUM 322 kJ 77 kcal 1,9 g 0,0 g 14,8 g 11,4 g 0,5 g 0,0 g

680593

da consumare preferibilmente entro

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vestito da sposina

progetto finale

Buongiorno con la variante Early Morning Dreams.

Come quando dobbiamo svegliarci di prima mattina mentre preferiremmo restare a dormire e sognare grazie a questa confezione di Lokum Boccone™ è realmente possibile sognare ad occhi aperti grazie al sapore ma soprattutto all'odore della vaniglia e delle more di rovo

Vaniglia D'estate in Grecia si sorseggia una bevanda chiamata Sottomarino alla Vaniglia. Questo gusto tradizionale è protagonista del nostro Lokum

Mora di Rovo Questo frutto incontra i Lokum nei boschi in Irlanda ed ottiene la sua reputazione durante la Grande Esposizione Internazionale di Cork

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vestito da sposina

progetto finale

EARLY MORNING DREAMS

Buongiorno con la variante Early Morning Dreams.

Come quando dobbiamo svegliarci di prima mattina mentre preferiremmo restare a dormire e sognare grazie a questa confezione di Lokum Boccone™ è realmente possibile sognare ad occhi aperti grazie al sapore ma soprattutto all'odore della vaniglia e delle more di rovo

vaniglia mora vaniglia mora

LOKUM CARAMELLE ASSORTITE

da consumare preferibilmente entro

INGREDIENTI: zucchero, sciroppo di mais, amido di mais modificato, pectina (pectina, difosfato disodico, polifosfato di sodio, destrosio, fosfato bicalcico), aroma naturale (vaniglia e mora di rovo), lecitina di soia, citrato di sodio, acido citrico, estratto di carota nera (colorante) e acido malico. Può contenere tracce di arachidi oppure frutta a guscio non elencate. Per mantenere inalterata la fragranza anche dopo l’apertura riponi la confezione in un luogo fresco ed asciutto. Prodotto vegano e senza glutine.

Prodotto da Boccone S.R.L. in Via le Lame, 60 – 56040 Crespina Lorenzana, Pisa presso lo stabilimento in Via del Cardellino, 2B – 56035 Casciana Terme, Pisa

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI energia grassi di cui acidi grassi saturi carboidrati di cui zuccheri proteine sale

8×W–8×W 320g–16×20g

PER 100g 1610 kJ 385 kcal 9,5 g 0,0 g 73,8 g 57,2 g 2,4 g 0,0 g

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PER 20g di LOKUM 322 kJ 77 kcal 1,9 g 0,0 g 14,8 g 11,4 g 0,5 g 0,0 g

Vaniglia D'estate in Grecia si sorseggia una bevanda chiamata Sottomarino alla Vaniglia. Questo gusto tradizionale è protagonista del nostro Lokum

Mora di Rovo Questo frutto incontra i Lokum nei boschi in Irlanda ed ottiene la sua reputazione durante la Grande Esposizione Internazionale di Cork

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vestito da sposina

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BIBLIOGRAFIA

Abloh Virgil Insert Complicated Title Here edito da Sternberg, Berlino 2018 Airey David Logo Design Love: A Guide to Creating Iconic Brand Identities edito da Peachpit, San Francisco 2014 Bassi Alberto Food Design in Italia. Progetto e Comunicazione del Prodotto Alimentare edito da Mondadori Electra, Firenze 2015 Bendinger Bruce The Copy Workshop Workbook edito da Copy Workshop, United States 1990 Bucchetti Valeria Messa in Scena del Prodotto. Packaging: Identità e Consumo edito da FrancoAngeli, Milano 2002 Bucchetti Valeria Packaging Design: Storia, Linguaggi, Progetto edito da FrancoAngeli, Milano 2005 Budelmann Kevin, Kim Yang e Wozniak Curt Brand Identity. 100 Principi per Logo Design e la Costruzione del Brand edito da Logos, Modena 2013 Dabner David, Stewart Sandra e Zempol Eric Graphic Design. Principi di Progettazione e Applicazioni per la Stampa, l’Animazione e Web edito da Hoepli, Milano 2011 Falcinelli Riccardo Critica Portatile al Visual Design: da Gutenberg ai Social Network edito da Giulio Einaudi Editore, Torino 2014 Falcinelli Riccardo Cromorama: Come il Colore ha Cambiato il Nostro Sguardo edito da Giulio Einaudi Editore, Torino 2017

Garfield Simon Sei Proprio il mio Typo: Vita Segreta delle Font edito da Ponte alle Grazie, Milano 2012 Gruijters Katja Food Design: Exploring the Future of Food edito da Lannoo Publishers, Tielt 2016 Harris Paul e Ambrose Gavin Manuale del Packaging. Come Comunicare un Marchio e Vendere un Prodotto edito da Zanichelli, Bologna 2012 Isin Mary Sherbet and Spice: The Complete Story of Turkish Sweets and Desserts edito da I.B. Tauris, Londra 2012 Munari Bruno Arte come Mestiere edito da Editori Laterza, Bari 1966 Munari Bruno Design e Comunicazione Visiva. Contributo ad una Metodologia Didattica edito da Editori Laterza, Bari 1968 Munari Bruno Fantasia. Invenzione, Creatività e Immaginazione nelle Comunicazioni Visive edito da Editori Laterza, Bari 1977 Munari Bruno Da Cosa Nasce Cosa edito da Editori Laterza, Bari 1992 Romei Leonardo Progettare la Comunicazione. Esempi, Esperimenti, Metodi, Modelli edito da Stampa Alternativa, Viterbo 2015 Stummerer Sonja Food Design Small: Reflections on Food, Design and Language edito da Walter de Gruyter, Berlino 2020 Vignelli Massimo The Vignelli Canon edito da Lars Müller, Baden 2010

Laurea Triennale in Disegno Industriale Giugno 2021

boccone1 /boc·có·ne/

sostantivo maschile 1. Quantità di cibo che si può addentare e masticare in una volta: un b. di pane; buttar giù un b. dopo l’altro, mangiare con grande avidità.

2. Nel senso di ghiottoneria, leccornia. “il pollo in fricassea è un buon b.”

Definizione da Oxford Languages