SOVA511

SOVA511 è un romanzo fantascientifico distopico illustrato, il mio progetto di Tesi triennale. É la sintesi finale di due anni di intenso e stimolante lavoro, è il primo scalino di un percorso in salita, che voglio percorrere nel cammino della mia vita.

A cosa saresti disposta a rinunciare per garantire un futuro migliore alla ragazza che ami?

Questa è la domanda che la protagonista si pone nel corso del romanzo, questo è il punto di partenza che la condurrà a una gravidanza indesiderata, madre surrogata di un Governo che ha sempre disprezzato.

SINOSSI A seguito di una guerra nucleare che ha raso al suolo l’intero pianeta, il mondo si presenta come una landa desolata e inabitabile, un paese ostile dal quale fuggire.

Sono poche le zone isolate non ancora raggiunte dalle radiazioni tossiche, ed è proprio in questi luoghi ancora incontaminati che l’ultimo baluardo della specie umana si ritrova a vivere.

Da quando dei popoli invasori hanno colonizzato i territori vergini, delle imponenti città-fortezze, i Blocchi, sono sorte affianco ai più modesti e antichi villaggi locali, abitati dai nativi. Questi, costretti alla schiavitù, sono chiamati a donare grandi quantità delle loro scarse risorse come tributo ai sovrani stranieri, ma anche ad accettare servilmente il rastrellamento periodico di innocenti, strappati alle loro famiglie e imprigionati per scopi ignoti. È in questa realtà che si svolge la vicenda di Amelie, una giovane ragazza alla ricerca della propria identità e affermazione. Quando suo fratello Paul verrà improvvisamente rapito dal Governo e incarcerato nel Blocco, Amelie si sentirà costretta a intraprendere un viaggio in luoghi sconosciuti, per tentare di riportarlo indietro, ma l’impresa si dimostrerà più ardua di quanto lei immaginasse.

Attraverso un lungo percorso di scoperta, la protagonista si addentrerà così a fondo nel territorio nemico da giungere, quasi inaspettatamente, a integrarsi nel substrato della società che abita quei posti.

Intrappolata e al contempo ospite del Blocco, scoprirà che suo fratello non è più il ragazzo di una volta e che lui non intende fare più ritorno a casa, ma stringerà anche legami con nuove persone, arrivando addirittura a innamorarsi di una dei residenti.

Sarà proprio per salvare la vita a questa ragazza, a Kimberly, che Amelie accetterà alla fine condizioni deplorevoli per il suo futuro, rinunciando alla sua stessa libertà, anche se nemmeno questo sacrificio si rivelerà alla fine sufficiente a saldare il suo debito con il Governo.

Il prodotto finale e conclusivo del progetto SOVA511 è custodito tra le pagine del libro vero e proprio. Il romanzo, infatti, comprende al suo interno le due componenti principali che lo caratterizzano: il testo e le illustrazioni.

Il formato stampato è dunque un prodotto terzo rispetto ai due momenti precedenti, è la sintesi che pone in relazione e in dialogo le due unità complementari originarie.

“ Paul si alza in piedi e io lo imito. Le voci si fanno sempre più nitide, poi uno spiraglio di luce si allarga sul pavimento e, alla fine, la stanza si riempie di Esterni.

Sconosciuti deformi, alcuni sorretti da bastoni, altri paralizzati dalla testa in giù, seduti su sedie a rotelle spinte da uomini e donne a loro volta mutilati, entrano nel salottino claustrofobico nel quale io e mio fratello li stavamo aspettando.

Con loro, nella stanza, portano un odore singolare, che ho già sentito in scala ridotta nell’ufficio del Formatore. È lo stesso odore che aveva la mia casa il giorno in cui Max è morto, un odore di freddo, di immobilità. Il profumo che ha un fiore quando viene sommerso da una nevicata primaverile. Un odore effimero, temporaneo, destinato a deteriorarsi in fretta.

Ma a quella dolcezza si accosta un tanfo strano, animalesco, qualcosa che non assomiglia alla morte umana o che, forse, non ho avuto l’occasione di percepire nel cadavere di mio fratello, sotterrato prima che iniziasse a decomporsi.

Questa strana sensazione va poi a fondersi con il profumo insistente e penetrante della stanza, e il risultato finale è tutt’altro che piacevole. Un tanfo dolciastro, di frutta andata a male, di carne putrefatta.

Vengo assalita da un conato di vomito nell’istante in cui questo odore mi punge le narici, ma mi costringo con tutte le forze a reprimerlo, non posso e non voglio dimostrarmi debole un’altra volta davanti a loro. ” CAP. 11

“ «Ti prego.» Sono queste le ultime parole che mi concedo di leggere sulle sue labbra prima di voltarmi, parole che mi restano impresse nella mente mentre inizio a correre, mentre tento di mettere più distanza possibile tra me e le guardie, ma anche tra me e la ragazza che amo.

Corro più veloce che posso, mentre uno sparo squarcia l’aria alle mie spalle e qualcuno chiama disperato il nome di Noah, ora riverso a terra in una pozza di sangue. Corro senza più voltarmi indietro, senza pensare a quante persone abbiano perso la vita oggi a causa mia, senza prendere fiato. Corro immaginando il volto familiare di Jace, chiedendomi in quale punto della foresta potrebbe trovarsi ora.

Corro e penso soltanto a lui, a come potremmo ancora riuscire a fuggire insieme, a come potrebbe aiutarmi a dimenticare il tradimento spregevole che ho appena commesso nei confronti di Kimberly. Corro disperata verso il mio amico, tra le strade illuminate di Sova, sopra al prato perenne protetto da un sottile strato di vetro, corro e non penso ad altro. Corro fino a quando non vedo aprirsi davanti a me la chiazza scura e fresca della foresta, che mi promette un riparo sicuro e mi invita a raggiungerla.

Corro fino a quando intravedo una piccola testa bionda e familiare sbucare da dietro un tronco scuro. Quella testa sta cercando di dirmi qualcosa, quelle labbra si muovono troppo convulsamente per non essere notate, stanno cercando di ammonirmi, stanno cercando di dirmi che qualcuno alle mie spalle sta per raggiungermi.

Corro fino a sfiorare il margine della foresta, poche decine di passi mi separano dal soffice contatto con il terreno umido, corro e corro, ma non riesco a rimanere in piedi quando una forza brutale mi spazza via senza fatica, scaraventandomi a terra e facendomi picchiare senza pietà la testa contro il pavimento vetrato, privandomi per sempre dell’ultima occasione che mi era rimasta di libertà. ” CAP. 24

Nonostante il romanzo rappresenti l’elemento di sintesi, l’oggetto commerciabile, in questa ricerca ho voluto esaltare anche i due momenti creativi iniziali, che lo hanno caratterizzato e distinto sin da subito, momenti dai quali è poi scaturita questa seconda associazione.

La raccolta di illustrazioni e, ancora prima, quella dei quaderni, rappresentano il vero fulcro emotivo ed emozionale di SOVA511, il cuore pulsante dell’intera narrazione.

Nei Quaderni, quindici fascicoli scritti a mano e rilegati insieme in un unico tomo, è presente la vera anima del lavoro. Al loro interno, infatti, sono racchiuse le idee primordiali della storia e le modifiche in corso d’opera, ma sono conservati anche i suggerimenti e i commenti dati a me stessa da parte di me stessa, o dalla mia relatrice sul progredimento della storia; le scalette dei fatti, le critiche rivolte ai personaggi o al modo errato in cui ho scritto sul loro conto; a volte i complimenti, le cancellazioni e le esaltazioni.

I Quaderni sono il fulcro di SOVA511 e, attraverso le loro parole, raccontano in modo intimo due anni della mia vita.

I QUADERNI

Le Illustrazioni sono state ideate e progettate per essere in grado di raccontare una storia autonoma e al contempo connessa al romanzo. Nascono con un preciso intento narrativo e, per questa ragione, non sono né smembrabili né allestibili.

Per apprezzarle al meglio l’osservatore non dovrebbe essere autorizzato a tornare all’illustrazione precedente, ma dovrebbe piuttosto essere costretto a progredire nella narrazione attraverso le immagini, secondo i suoi tempi, soffermandosi di volta in volta sull’illustrazione che in quel momento si trova a osservare. In questo modo il carattere letterario trova la sua importanza anche all’interno delle immagini, creando automaticamente una storia nuova, libera dal testo, ma comunque necessariamente interconnessa a esso.

LE ILLUSTRAZIONI

CAP. 1

CAP. 13

CAP. 19

“ Sova ci apre le porte come una distesa trasparente, eterea, intangibile. La disposizione della città sembra molto simile a quella del Cuore, forse speculare, anche se molto più vasta, con un lungo e ampio viale a costeggiare il Vetro e un reticolo di grattacieli, che si diramano come una ragnatela iridescente.

Ogni muro, ogni mancorrente, ogni utensile per la casa è realizzato in vetro o in altri materiali simili. Entrare a Sova511 è come ritrovarsi di punto in bianco in un luogo immateriale, impalpabile, dove gli unici elementi consistenti sembrano essere le toghe lunghe e scure che ogni Esterno indossa. Spiccano così tanto nel panorama trasparente della città, che è possibile individuare un abitante anche a diversi isolati di distanza, o a diversi piani di altezza all’interno dei grattacieli. L’intimità non è contemplata a Sova, ogni atto quotidiano è di dominio della comunità, anche il più personale o imbarazzante. ” CAP. 18