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Casa Campanini via Bellini 11 Milano 1904 - 1906

Architetto

Alfredo Campanini

CASA CAMPANINI Progetto fotografico e opere fotografiche

Architetto AACR

Alessandro Angelo Carlo Raineri 2016

CASA CAMPANINI Casa Campanini è forse il capolavoro di Alfredo Campanini (Praticello di Gattatico 1873 - Milano 1926) e certamente una delle opere più importanti del Liberty milanese; stupisce dun- que la sua mancata pubblicazione sulle riviste dell’epoca. Viene costruita tra il 1904 e il 1906 in via Vincenzo Bellini 11, dirimpetto alla parte absidale della chiesa di Santa Maria della Passione, per sé e la moglie Maria Pinardi, che ne erano proprietari.

Si tratta dunque di un esempio di autocommittenza, piuttosto raro nell’ambito del Liberty milanese.

Questo spiega almeno in parte la grande cura profusa dall’architetto, per il quale que- sto edificio, che ospitava anche il suo studio, rappresentava una sorta di “biglietto da visita”.

La casa sorge all’angolo tra via Bellini e l’attuale via Livorno, allora a fondo cieco e denominata “via privata Bellini”, dove Campanini stava realizzando negli stessi anni altri due edifici, Casa Casoli (1904-1905) – con facciata molto simile a quelle di Casa Campanini – e l’Istituto Pedagogico Forense (1904-1909), oggi demoliti37; lo sbocco verso via Bellini era chiuso da un can- cello in ferro battuto, dotato di lampioni, come si intravede in una foto d’epoca.

Casa Campanini segue nella struttura planimetrica i canoni del- la casa d’affitto milanese a destinazione alto-borghese: tre cor- pi di fabbrica, due doppi lungo le vie e uno semplice all’interno, disposti a U intorno a un cortile; androne e atrio d’ingresso porticato verso il cortile; scala padronale e due scale di servizio; appartamenti di ampia metratura a tutti i piani, compreso il pia- no rialzato.

In molti elementi si percepisce l’influsso dell’architettura di Sommaruga, in particolare di Palazzo Castiglioni39: nelle fac- ciate esterne si notano per esempio le porzioni asimmetriche alle estremità, le finestre prive di cornici ma con cimase de- corate, l’inserimento di putti a rilievo, la forma dei cornicioni e del coronamento sopra la torre d’angolo. Ma l’elemento più simile è il portale d’ingresso, sia per la presenza delle figure femminili scolpite, opera di Michele Vedani40, sia per la solu- zione del cancello.

Il risultato è tuttavia piuttosto diverso: qui non c’è la potenza eroica del precedente sommarughiano, ma una vibrazione morbida data dal carattere pastoso degli ornati in cemento, che paiono increspature dei piani delle facciate. Diversi anche i temi simbolici (lì la Pace e l’Industria, qui la Pit- tura e la Scultura) e il materiale impiegato (lì marmo di Carrara, nettamente

distinto dalla pietra di rivestimento del fronte, qui pietra artificiale che prosegue senza soluzione di continuità nel rivestimento esterno). Comune è invece l’assenza di un ruolo strutturale delle sculture, critica che veniva mossa alle statue di Palazzo Castiglioni perché, diversamente dalle cariatidi della tradizione classica, non sostenevano alcunché e le loro forme procaci apparivano gratuite.

L’altra analogia riguarda il cancello d’ingresso, dotato di inge- gnoso meccanismo a scorrimento verticale, con ruote e con- trappeso nel locale sottostante.

Sostituisce il tradizionale portone in legno a due battenti, con due vantaggi: il minore ingombro e la possibilità di avere luce e aria nell’androne anche nei momenti di chiusura della portineria. Tuttavia, diversamente dal cancello di Palazzo Castiglioni, izn Casa Campanini la parte superiore rimane a vista e diventa cancelletto d’ingresso nelle ore diurne. Una soluzione tecnicamente identica, anche se diversa dal punto di vista stilistico, si trova nella Casa Bel- lorini-CalastrettiMalgarini in Corso Concordia 1, costruita tra il 1902 e il 1905 su progetto di Augusto Brusconi43. È molto pro- babile che Campanini conoscesse questo edificio, situato nelle vicinanze di via Bellini e compiuto nella primavera del 1904, mentre il progetto di Casa Campanini viene presentato a luglio dello stesso anno.

Questa ipotesi è avvalorata da altre eviden- ti analogie, riguardanti lo schema planimetrico e distributivo, mentre il linguaggio neorococò della casa di corso Concordia prelude agli edifici successivi dello stesso Campanini.

I ferri dei balconi e del cancello d’ingresso di Casa Campanini sono di elevatissima qualità e mostrano evidenti parentele con quelli di Casa Maffei a Torino, eseguiti da Alessandro Mazzu- cotelli, nel disegno complessivo come nel tema “funereo” delle foglie pendule45. Questa analogia permette di confermare l’at- tribuzione a Mazzucotelli, già sostenuta dalla critica, dei ferri di Casa Campanini.

A ulteriore sostegno di questa attribuzione un disegno conservato nel Fondo Mazzucotelli, relativo alla citata Casa Casoli46. Il colore dei ferri battuti esterni appare incon- sueto: un verde molto acceso recuperato durante l’ultimo inter- vento di restauro (1999), che partecipa al carattere policromo di questo edificio.

Nella composizione delle facciate esterne assumono partico- lare rilevanza, oltre al portale, le porzioni terminali e l’angolo. Essi si differenziano in vari modi dal resto delle facciate, basate su una sequenza uniforme di aperture appena mossa dall’inse- rimento dei balconi all’ultimo piano. Sull’angolo e sulla testata verso via Livorno, Campanini inserisce due elementi a torre47, segnalati da lesene decorate in cemento e

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Pittura e Scultura

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Dettagli Svelati A

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Dettagli Svelati B

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Dettagli Svelati C

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Dettagli Svelati D

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Dettagli Svelati E

Dio si Nasconde nei Dettagli A

da aperture triparti- te con balconi. La testata di via Livorno si alza di un piano ed è coronata da una gronda in legno molto sporgente, che la differenzia dall’altra, dotata invece di un coronamento in muratura di gusto viennese. L’estremità opposta, verso via Bellini, è inve- ce segnalata in modo più discreto da un leggero arretramento nella parte alta e da finestre più larghe.

La coerenza decorativa delle facciate si spinge fino a parti qua- si invisibili (i comignoli sul tetto, realizzati in cemento) e a det- tagli apparentemente secondari, come il fregio dipinto a motivi naturalistici stilizzati tra le finestre del primo piano, e soprat- tutto gli infissi in legno delle finestre, che incorporano delicati inserti in vetro colorato e smerigliato.

L’attenzione alla coerenza dell’insieme e al dettaglio, che fa di questa casa un esempio tipicamente Liberty di “opera d’arte totale”, prosegue negli spazi comuni all’interno.

L’androne e l’atrio porticato che si affaccia sul cortile interno sono accomunati dal pavimento in palladiana di marmi colorati di diversa pezzatura, con cornice perimetrale a mosaico (in cui si legge ancora l’influenza di Palazzo Castiglioni), dalle pareti a stucco lucido con fregi dipinti e dagli inserti vegetali in cemento, che scandiscono le pareti, incorniciano le aperture e formano le mensole del soffitto, dove si alternano a campiture di intonaco dipinto. In questa morbida sinfonia di materiali e co- lori spiccano la grande porta a vetri in legno intagliato con un prezioso inserto floreale in vetro cattedrale legato a piombo, il lampadario dell’atrio, in ferro battuto con vetri colorati, e le due colonne verso il cortile, con fusto in serizzo e basi e capitelli in cemento.

Di particolare interesse i capitelli, ornati da girasoli e in cui rimangono tracce della colorazione originaria: la loro forma, lontana dai modelli della tradizione classica, richiama piuttosto esempi orientali e le sperimentazioni del Modernismo catalano.

Un’attenzione analoga si riscontra nelle facciate sul cortile, sia pure semplificate rispetto a quelle esterne, e nella soluzione del fondale: oltre l’aiuola del cortile, contro il muro di cinta, Campanini fa realizzare una facciata che simula la presenza di un padiglione, di vaga ispirazione orientale, con porta, finestre e gronda in legno. I vetri della porta e delle finestre sono sostituiti da specchi, con una soluzione di forte impatto scenogra- fico simile a quella adottata da Stacchini nella Casa Donzelli di via Gioberti 1 (1903-1905).

In generale risalta il disegno raffinatissimo degli infissi e delle maniglie in ottone, attribuibile a Campanini, che riguarda an- che gli interni degli alloggi, fatto raro tra le case del Liberty milanese49. Questa cura investe persino le scale di servizio, più povere di quella padronale, ma contraddistinte da raffinati pa- rapetti in

ferro battuto e da delicati fregi naturalistici sugli zoccoli in finto marmo sulle pareti.

La sequenza degli spazi comuni padronali è completata dal suggestivo vano scale, posto nell’angolo a sinistra dell’atrio, con un’abbondante decorazione in stucco e dipinta a tema flo- reale: coerente con quella degli altri spazi, echeggia il ritmo del parapetto in ferro battuto, attribuibile a Mazzucotelli; il soffitto è invece privo di decorazioni, perché rifatto dopo i danni della Seconda Guerra mondiale50. Notevoli l’invito della scala, con gradini in curva e due pilastrini di marmo, l’aspetto fluido delle rampe, con intradosso e fascia in muratura sotto il parapetto (a differenza della soluzione consueta a Milano dei gradini a sbal- zo) e l’inserimento dell’ascensore in un vano apposito, ricavato nello spessore della muratura. La fluidità delle rampe rimanda alla soluzione adottata da Sommaruga per lo scalone di Palaz- zo Castiglioni e si collega alla tradizione delle scale francesi, così come è decisamente parigina la soluzione del vano ascensore, inedita a Milano e ripresa da Campanini in suoi progetti successivi.

Il vano è incassato per metà nel muro e sporge per metà sul pianerottolo, mettendo così in risalto la cabina e la sua gabbia, che assume in questo caso le sembianze di un cancello, gra- zie ai magnifici ferri battuti e alla base lignea. La cabina, coe- rente con il disegno degli infissi e presumibilmente progettata da Campanini, diventa così una sorta di armadio o di lanterna che scorre a vista, introducendo una nota di moderno dinami- smo. A fronte delle innovazioni introdotte nelle facciate e negli spazi comuni, colpisce la distribuzione molto tradizionale de- gli appartamenti, tra cui quello unico al primo piano destinato presumibilmente ad alloggio e studio dell’architetto, con una sequenza di stanze simili tra loro e distribuite da lunghi corri- doi. Si distinguono in parte solo le stanze d’angolo, più ampie e dotate di grandi finestrature.

L’analisi di questi tre edifici permette di gettare una luce in parte nuova sul Liberty milanese. Vi sono intanto vari punti di contatto: si tratta di case da reddito per appartamenti, proget- tate circa negli stessi anni, con materiali e scelte decorative in gran parte simili. Sono anche accomunati, con ogni probabilità, dall’intervento di Alessandro Mazzucotelli per i ferri battuti: pa- ternità certa per Casa Ferrario, attribuzione sostenuta da studiosi autorevoli (Rossana Bossaglia, Carlo Guenzi) per le altre due case.

Si tratta poi di tre edifici emblematici della prima e più fresca stagione del Liberty milanese, in cui si raggiunge un equilibrio tra apporti diversi, in particolare dell’Art Nouveau franco-belga e della Secessione viennese.

Sono inoltre campioni rappresentativi di tre varianti

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Dio si Nasconde nei Dettagli B

Dio si Nasconde nei Dettagli C

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Dio si Nasconde nei Dettagli D

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Dio si Nasconde nei Dettagli E

Dio si Nasconde nei Dettagli F

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Angeli della Flora A

Angeli della Flora B

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Pietre serafiche

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Invito Cremisi

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Ascesa A

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Ascesa B

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Ascesa C

tipiche del tipo della casa d’affitto di primo Novecento a Milano: la casa in cortina con negozi e alloggi per la media borghesia, legata a un contesto centrale a forte vocazione commerciale e con i vincoli del tessuto storico (Casa Ferrario); la casa a L su lotto d’angolo, con negozi e abitazioni per la media borghesia, in un contesto di espansione appena fuori dalla cinta dei bastioni (Casa Guaz- zoni); la casa a C su lotto d’angolo, a destinazione esclusivamente residenziale per l’alta borghesia, legata a un prestigioso contesto semicentrale (Casa Campanini).

Nonostante l’apparente rottura tra il Liberty e l’architettura dell’eclettismo, si possono riconoscere vari elementi di conti- nuità con l’edilizia milanese di fine Ottocento: schemi tipologici, materiali, tecniche e particolari costruttivi. A titolo d’esempio si può citare il tema delle colonnine metalliche di raccordo tra i balconi, presente nelle case di via Dante e di Foro Bonaparte e rivisitato in chiave modernista nelle facciate di Casa Ferrario e Casa Guazzoni.

Confrontando Casa Ferrario con gli altri due edifici, posteriori di qualche anno, è evidente un’evoluzione dello stile nel segno di una maggiore coerenza tra i vari elementi decorativi e co- struttivi, in particolare nell’interazione più organica tra parti in cemento ed elementi in ferro battuto. A questo aspetto si accompagna una maggiore scioltezza nella composizione dei fronti e nei tagli delle aperture, con l’introduzione di finestre bifore o tripartite, che animano le facciate e aumentano la lu- minosità dei locali interni.

I tre edifici studiati, per molti versi eccezionali nel panorama del Liberty milanese e tra i più interessanti

del Modernismo italiano, contraddicono almeno in parte la tesi secondo cui il Liberty sarebbe poco più che un fenomeno di facciata, privo della capacità di incidere sugli spazi e sulla struttura dell’orga- nismo architettonico, nonché sul volto della città.

Con gradi diversi, a seconda degli esempi, queste case dimo- strano che il Liberty, quantomeno nelle sue manifestazioni più compiute, può superare l’aspetto meramente decorativo e in- cidere in modo più profondo sull’organismo architettonico54. Basti ricordare il lirismo della promenade architecturale che accompagna abitanti e visitatori nel percorso ascensionale della bellissima scala di Casa Ferrario, la fluida sequenza degli spazi comuni di Casa Campanini, che culmina nell’inconsue- ta soluzione per l’ascensore, oppure la continuità spaziale tra portineria, atrio e vano scale, con l’innovativa soluzione delle porte d’ingresso degli alloggi, in Casa Guazzoni. Tutto ciò gra- zie anche all’impiego delle nuove tecnologie dell’epoca (ferro e cemento armato), senza le quali non sarebbero pensabili la scala di Casa Ferrario o il grande varco che unisce atrio e scala in Casa Guazzoni.

Infine, questi edifici sono testimonianza di un momento spe- ciale in cui architetti, artigiani e artisti riuscivano a fondere gli apporti individuali in opere di grande coerenza e unitarietà: una lezione che a Milano si è rinnovata con esiti di alta qualità negli anni Trenta e Cinquanta-Sessanta, e di cui si sente oggi la mancanza.

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Cuore di Natura Svelata A

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Cuore di Natura Svelata B

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Architetture e Geometrie in Divenire

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Esplosione e Fasto Colorato A

Esplosione e Fasto Colorato B

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Pioggia Vitale A

Pioggia Vitale B

Sguardi di Colore A

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Sguardi di Colore B

L’opera in copertina Pioggia Vitale B è stata premiata vincitrice al prestigioso concorso Italian Liberty 2015 Premio Internazionale Foto e Video Art Nouveau

Ogni opera fotografica è tutelata dal diritto d’autore.

Le opere, a tutela del mercato, saranno riprodotte con una tiratura limitata di numero 2 copie per opera.

L’artista si riserva la possibilità di creare una “copia d’artista” per ciascun opera di misura non superiore al formato 20x30cm.

Architetto AACR

Alessandro Angelo Carlo Raineri

CASA CAMPANINI Progetto fotografico e opere fotografiche

Architetto AACR

Alessandro Angelo Carlo Raineri Testi ad integrazione Piefrancesco Sacerdoti 2016

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