Die Schöne Müllerin - testi

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Die schöne Müllerin, op. 25, D. 795 (La bella mugnaia)

un ciclo di canti composti da Wilhelm Müller posti in musica per una voce con accompagnamento di pianoforte e dedicati a Carl Barone von Schönstein da Franz Schubert

Oratorio di S. Cecilia

Alessandro Branchi basso-baritono Carlo Mazzoli fortepiano San Giacomo Festival
Bologna 18 marzo 2023

1. Il vagare

Il vagare è la gioia del mugnaio, il vagare!

Deve essere un cattivo mugnaio, quello che non ha mai pensato di vagare, il vagare.

Lo abbiamo imparato dall’acqua, dall’acqua!

Che non ha sosta né di giorno né di notte, è sempre attenta al viaggio, l’acqua.

Lo impariamo anche dalle ruote, le ruote!

Che non stanno affatto volentieri ferme, che tutto il giorno girano senza esserne stanche, le ruote.

Le stesse macine, che sono così pesanti, le macine!

Danzano in un girotondo vivace e vorrebbero essere più veloci, le macine.

Oh vagare, vagare, mia gioia , oh vagare!

Signor padrone e signora padrona, lasciatemi continuare in pace

e vagare.

2. Verso dove?

Ho sentito un ruscello scrosciare sicuramente dal fonte roccioso, laggiù fino alla valle scrosciare così pulito e meravigliosamente splendente.

Io non lo so, come sia stato, Non so, chi mi abbia dato il consiglio, dovevo subito andarmene giù con il mio bastone da viandante.

Giù e sempre più avanti, e sempre verso il ruscello, e sempre più pulito scrosciava, e sempre più splendente era il ruscello.

È quindi questa la mia strada?

O ruscello, parla, verso dove?

Tu mi hai con il tuo scrosciare interamente inebriato i sensi.

Perché mai parlo di scroscio?

Non può essere uno scroscio:

Certamente sono le ninfe a cantare

là in fondo la loro danza.

Smetti di cantare, compagno, smetti di scrosciare, e prosegui felice,

certamente girano le ruote di un mulino in ogni limpido ruscello.

Un mulino vedo sbucare

fuori dagli ontani, tra lo scroscio e il canto

irrompe il fragore delle ruote.

Oh, benvenuto, oh, benvenuto, dolcissimo canto del mulino!

E la casa, così accogliente!

e le finestre, così lucide!

E il sole, così chiaro

splende dal cielo!

Oh ruscelletto, amato ruscelletto, questo è dunque ciò che intendevi?

3. Alt!

4. Ringraziamento al ruscello

Era dunque ciò che intendevi, amico mio scrosciante, il tuo cantare, il tuo suonare, era dunque ciò che intendevi?

Là dalla mugnaia!

Così mi suonano dentro i sensi.

Vero, l’ho capito?

Là dalla mugnaia!

È lei che ti ha mandato?

Oppure mi hai incantato?

ora lo devo proprio sapere, se lei ti ha mandato.

Però in qualsiasi modo sia, io ci sto:

Ciò che cercavo è stato trovato, comunque sia.

Cercavo lavoro, ora ho abbastanza, per le mani, per il cuore

più che abbastanza!

5. Alla chiusura del lavoro

Avessi mille braccia da muovere!

Potessi fragorosamente condurre le ruote!

Potessi sfrecciare per tutti i boschi!

Potessi far ruotare

tutte le macine!

Così la bella mugnaia noterebbe il mio sentimento fedele!

Ah, com’è debole il mio braccio!

Ciò che sollevo, ciò che porto,

ciò che taglio, ciò che strappo, qualsiasi garzone mi è al pari.

E ora siedo qui nel grande cerchio, nella calma e fresca ora in cui finisce il lavoro,

e il padrone dice a tutti:

il vostro lavoro mi è piaciuto;

e l’amata ragazza dice

buona notte a tutti.

6. Il curioso

Io non chiedo a nessun fiore, io non chiedo a nessuna stella, nessuno di loro può dirmi, ciò che vorrei così tanto sapere.

Io non sono poi un giardiniere, le stelle stanno troppo in alto; chiederò al mio ruscelletto, se il mio cuore mi ha mentito.

O ruscelletto del mio amore, come sei silenzioso oggi!

Voglio sapere un’unica cosa, in particolare una parolina.

Sì, si chiama una parolina, l’altra si chiama No, entrambe le paroline racchiudono tutto il mondo per me.

O ruscelletto del mio amore, come sei bizzarro!

Non lo dirò a nessun altro, dimmi, ruscelletto, lei mi ama?

7. Impazienza

Lo inciderei volentieri in ogni corteccia, lo inciderei volentieri su tutti i ciottoli, lo vorrei seminare in ogni fertile aiuola con semi di crescione, che cresce in fretta, su ogni bianco foglietto vorrei scriverlo:

tuo è il mio cuore, e deve rimanerlo sempre.

Vorrei allevare un giovane storno, finché possa pronunciare parole pulite e chiare, finché le parli con il suono della mia voce, con l’istinto forte, caldo del mio cuore;

allora canterebbe chiaro attraverso le sue finestre :

tuo è il mio cuore, e deve rimanerlo sempre.

Alle brezze del mattino vorrei sussurrarlo, vorrei mormorarlo attraverso il vivace boschetto;

Oh, risplenda da ogni corolla!

Porti a lei il profumo da vicino o da lontano!

Voi onde, non potete muovere che le ruote?

tuo è il mio cuore, e deve rimanerlo sempre.

Io pensavo, deve essere nei miei occhi,

lo si deve vedere ardere sulle mie guance, leggerlo sulla mia bocca silenziosa,

ogni forte sospiro dovrebbe dirlo;

e lei non nota nulla di tutta la mia agitazione:

tuo è il mio cuore, e deve rimanerlo sempre.

8. Saluto del mattino

Buon giorno, bella mugnaia!

dove nascondi subito la tua testolina, come se ti fosse successo qualcosa?

Ti secca dunque così tanto il mio saluto?

Ti turba dunque così tanto il mio sguardo?

Allora me ne devo andare.

Oh lasciami dunque stare solo da lontano, vedere attraverso la tua amata finestra, da lontano, soltanto da lontano!

Tu testolina bionda, esci fuori!

fuori dalle vostre porte tonde, voi azzurre stelle del mattino!

Voi occhietti ebbri di sonno, voi fiorellini impregnati di rugiada, perché vi spaventa il sole?

la notte è andata così bene, che vi chiudete, raccogliete e piangete

nella sua silenziosa delizia?

Ora scuotetevi dal velo dei sogni, e sollevatevi puliti e liberi

nel chiaro mattino del Signore!

Le allodole volteggiano nell’aria, e chiama dal profondo del cuore

l’amore tormento e pena.

9. I fiori del mugnaio

Lungo il ruscello ci sono molti piccoli fiori, assomigliano a chiari occhi azzurri; il ruscello è l’amico del mugnaio, e splendono di azzurro gli occhi dell’amata, quindi questi sono i miei fiori. Folti sotto la sua finestrella

là voglio piantare i fiori, parlatele voi, quando tutto è silenzioso, quando china la testa per il sonno, voi sapete, sì, che cosa intendo.

E quando lei chiude gli occhietti, e dorme in dolce, dolce calma, allora sussurrate come un’apparizione in sogno a lei: no, non ti scordar di me!

È questo, quello che intendo.

E se apre al mattino presto le imposte, allora guardate con uno sguardo d’amore in sù:

la rugiada nei vostri occhietti, deve essere il mio pianto, che piangerò su di voi.

10. Pioggia di lacrime

Sedevamo così intimi in compagnia nel fresco bosco di ontani, guardavamo così intimi insieme giù nel ruscello che scorreva. anche la luna era sorta, le stelline la seguivano, e guardavamo così intimi insieme dentro allo specchio argentato.

Io non vedevo nessuna luna, nessun bagliore di stelle, guardavo la sua immagine, i suoi soli occhi.

La vedevo annuire e guardare sopra il felice ruscello, i fiorellini lungo la riva, quelli azzurri, annuivano e guardavano come lei.

E immerso nel ruscello

splendeva l’intero cielo, e volea trascinarmi giù con sé

nelle sue profondità.

E sopra le nuvole e le stelle

scorreva allegro il ruscello, e chiamava con il canto e con il suono:

Amico, amico, vieni con me!

Gli occhi allora si offuscarono, lo specchio diventò allora così increspato; lei disse: viene a piovere, addio, io vado a casa.

Ruscelletto, lascia il tuo scrosciare!

Ruote, smettete il vostro spumeggiare!

Tutti voi, allegri uccellini della foresta, grandi e piccoli, smettete i vostri canti!

attraverso il boschetto dappertutto

risuona oggi solo un verso:

l’amata mugnaia è mia!

Mia!

Primavera, sono questi tutti i tuoi fiorellini?

Sole, non hai nessun raggio più chiaro?

Ah, quindi devo io tutto solo, con la mia beata parola, essere incompreso in tutto il vasto creato!

11. Mia!

Ho appeso il mio liuto alla parete, l’ho legato con un nastro verdenon posso continuare a cantare, il mio cuore è troppo pieno, non so come potrei obbligarlo a fare rime. il più cocente dolore del mio desiderio

l’ho potuto esalare nel dolore del canto, e come suonavo coì dolce e sensibile, Credevo che le mie sofferenze non fossero poche.

Ah, è così grande il peso di tutta la mia gioia, che nessun suono sulla terra può contenerla?

Ora, caro liuto, riposa qui al chiodo!

E se un venticello accarezza le tue corde, e un’ape ti sfiora con le sue ali, ciò mi fa così impaurire e rabbrividire.

Perché ho lasciato il nastro appeso così lungo? spesso sfiora le corde con suono sospiroso.

È l’eco delle mie pene d’amore?

Sarà il preludio a nuove canzoni?

13. Con il verde nastro del liuto

»Che peccato per il bel nastro verde del liuto, che sbiadisce qui alla parete, mi piace così tanto il verde!«

Così mi hai detto, tesoro, oggi; lo slego subito e te lo mando: ora goditi il verde!

ache se il tuo amato è tutto bianco, il verde deve avere il suo premio, e anche a me piace.

Perché il nostro amore è sempreverde, perché il verde fa fiorire gli orizzonti della speranza, per questo ci piace così tanto.

Ora lega i tuoi ricci col gradevole nastro verde, ti piace così tanto il verde.

Allora io so, dove rinverdisce la speranza, allora io so, dove regna l’amore, allora il verde è il mio preferito .

14. Il cacciatore

Cosa cerca dunque il cacciatore qua vicino al ruscello del mulino?

Rimani, cacciatore caparbio, nella tua riserva!

Qui non c’è nessuna selvaggina da cacciare per te, qui vive solo una cerbiatta, una docile, per me.

E se vuoi vedere la tenera cerbiatta, lascia giù i tuoi fucili nel bosco,

e lacia i tuoi cani latranti a casa,

e lascia nel corno strepito e rumore,

e taglia dal mento la barba crespa,

altrimenti la cerbiatta nel prato si spaventa.

Allora meglio che tu rimanga nel bosco, e lasci il mulino e il mugnaio in pace.

Cosa ci farebbero i pesciolini fra i rami verdi?

Cosa ci farebbe lo scoiattolo nello stagno bluastro?

Allora rimani, caparbio cacciatore, nel boschetto, e lasciami solo con le mie tre ruote;

e se vuoi farti piacere alla mia cerbiattina,

Allora sappi, amico mio, cosa affligge il suo cuore:

i cinghiali, che vengono di notte dal boschetto,

e si riversano nel suo orto,

e calpestano e scavano dappertutto nel campo:

i cinghiali, quelli caccia, tu eroe cacciatore!

15. Gelosia e orgoglio

Dove vai così veloce, così increspato e così selvaggio, mio amato ruscello?

Corri pieno di rabbia verso lo sfacciato fratello cacciatore?

Torna indietro, torna indietro, e sgrida prima la tua mugnaia per la sua leggera, staccata, picola superficialità.

Non l’hai vista tu ieri sera stare alla porta, con il collo allungarsi a guardare verso la strada grande?

Quando dalla caccia il cacciatore torna a casa felice, nessuna ragazza pudica sporge la testa fuori dalla finestra

Vai, ruscelletto, da lei e dille questo, ma non dirle, ascoltami, nessuna parola sul mio aspetto triste;

dille: è vicino a me che si intaglia un flauto di canna, e zufola per i bambini belle danze e canzoni.

16. Il colore caro

Di verde mi voglio vestire, piangere lacrime verdi, al mio tesoro piace così tanto il verde.

Cercherò un boschetto di cipressi, un boschetto di verde rosmarino: al mio tesoro piace così tanto il verde.

Orsù all’allegra caccia!

orsù per boschi e boschetti!

Alla mia cara piace così tanto la caccia.

La selvaggina, che io caccio, è la morte,

il bosco lo chiamo dolore d’amore:

Alla mia cara piace così tanto la caccia.

Scavatemi una tomba nel prato, copritemi col verde prato,

alla mia cara piace così tanto il verde.

Nessuna crocetta nera, nessun fiorellino colorato, verde, tutto verde intorno!

Alla mia cara piace così tanto il verde.

17. Il colore cattivo

Vorrei trascinarmi là fuori nel mondo, là nel vasto mondo, se solo non fosse, non fosse tutto così verde

là fuori nei boschi e nei campi!

Io vorrei tutte le verdi foglie raccogliere da ogni ramo, vorrei su tutta l’erba verde piangere un pallore di morte.

Ah verde, tu cattivo colore, tu, perché guardi sempre me,

così fiero, così sfacciato, così maligno, me povero pallido uomo?

Vorrei stare alla sua porta, nella tempesta, nella pioggia e nella neve, e cantare piano giorno e notte la sola parola addio!

Ascola, quando nel bosco risuona un corno da caccia, scricchiola la sua finestra, e anche se non mi guarda, io posso guardare dentro.

Slegati dalla fronte

il verde, verde nastro, addio, addio! e porgimi

la mano in segno di distacco!

18. Fiori appassiti

Voi tutti fiorellini, che lei mi ha dato, vi devono posare con me nella tomba.

Perché guardate a me tutti addolorati, come se lo sapeste, quello che mi è successo?

Voi fiorellini tutti, perché avvizziti, perché pallidi?

voi fiorellini tutti, da cosa così bagnati?

Ah, le lacrime non fanno rinverdire, non fanno l’amore morto di nuovo rifiorire.

E verrà la primavera, e l’inverno se ne andrà, e i fiorellini

staranno sul prato, e i fiorellini riposano

nella mia tomba, tutti i fiorellini, che lei mi ha dato.

E quando passeggerà sulla collina, e penserà nel cuore: lui era davvero fedele!

Allora fiorellini tutti, fuori, fuori!

Il maggio è arrivato, l’inverno se n’è andato.

19. Il mugnaio e il ruscello

Il mugnaio: Dove un cuore fedele si perde nell’amore, là appassiscono i gigli su ogni prato.

Là deve fra le nuvole

andare la luna piena, in modo che le sue lacrime non possano essere viste dagli uomini.

Là gli angioletti

tengono gli occhi chiusi, E singhiozzano e cantano

l’anima verso la pace.

Il ruscello:

E quando l’amore si strappa dal dolore, una stellina, una nuova, spunta nel cielo.

Là sbocciano tre rose, mezze rosse e mezze bianche, che non appassiscono più, sui rami spinosi.

E gli angioletti tagliano

le proprie ali, e vanno ogni mattina

giù sulla terra.

Il mugnaio:

Ah, ruscelletto, amato ruscelletto, tu lo dici così bene:

Ah, ruscelletto, ma lo sai tu, come fa l’amore?

Ah, sotto, là sotto, la fredda pace!

Ah, ruscelletto, amato ruscelletto, continua solo a cantare.

20. La ninna nanna del ruscello

Buon riposo, buon riposo!

Chiudi gli occhi!

Viaggiatore stanco, tu sei a casa.

La fedeltà è qui, è riposta in me,

Finché il mare berrà i ruscelletti.

Ti adagerò freddo, nel morbido stagno, nella tua azzurra cristallina cameretta.

Forza, forza,

ciò che può cullare, ondeggiate e cullate il mio ragazzo!

Quando un corno di caccia risuonerà dal verde bosco, sibilerò e scroscerò tutto intorno a lui.

Non guardate qua, occhietti blu, Suscitate brutti sogni al mio addormentato.

Via, via

dal ponte del mulino, cattiva ragazza, la tua ombra non lo deve svegliare!

gettami dentro

il tuo fine fazzolettino, cosicché possa coprirgli gli occhi!

Buona notte, buona notte!

finché tutti siano svegli, dormi sulla tua felicità, dormi sul tuo dolore!

La luna piena sorge, la nebbia evapora, e il cielo là su è così grande!

Traduzione: Alessandro Branchi

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