Libia-Egitto

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Ci fermiamo in una stazione di servizio per rifornirci, un grande pellicano è richiamo per i visitatori, anche lui ha perso la libertà di un tempo, terminati per sempre i grandi voli, i tuffi nel mare, oggi legato per una zampa sotto il cocente sole ci guarda con occhio smarrito, prigioniero senza speranza. Dopo una svolta improvvisamente ci appare il fiordo, una insenatura caratteristica che ben ricordiamo, incredibilmente ci appare come quando la vedemmo la prima volta, nessuna costruzione la deturpa, un piccolo posto di polizia la presidia. Ottenuto il permesso, ci fermiamo per un bagno, poi una passeggiata lungo il litorale. Tutto ci era sembrato uguale, ma così non è. Rocce frantumate giacciono sparse a pochi metri dal mare, residuo di lavori di consolidamento della strada che scorre più alta sulla costa, una quantità di rifiuti e sporcizia è ammonticchiata negli angoli più impensati. Lungo la battigia uno strato compatto di sacchetti di plastica, gettati o portati dal mare alla rinfusa, sbiadite scritte in arabo si confondo con altre israeliane, senza distinzione si scoloriscono lentamente al sole. Siamo arrivati al termine della strada costiera, imbocchiamo una gola tra alte rocce, risaliamo lentamente la dorsale dei monti del Sinai. Grandi cave di materiale butterano le montagne, nuvole di polvere si alzano dove i sassi vengono frantumati a formare sabbia e cemento. Poche ore e siamo nuovamente a Suez, imbocchiamo il tunnel, ripensiamo alla penisola del Sinai, a quanto abbiamo visto e ci sale spontanea alle labbra un preghiera, un requiem per questo mare e questa costa oltraggiata.

Egitto - Sinai Coral Island

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