Dalle Dolomiti Alle Ande

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Per una settimana seguiamo l’evolversi della situazione in Tv e alla radio. Saranno centosessantotto monotone ore d’immobilità forzata nell’attesa di un miglioramento che tarda a venire. La situazione sta degenerando in tutta la Bolivia. Non si trova più carburante e gas, i generi alimentari scarseggiano e il mercato nero sta dilagando. Le poche volte che usciamo a piedi dalla nostra prigione “dorata” in cerca di carne e pane, vediamo le strade bloccate con mucchi di terra, sassi e pneumatici che bruciano. Centinaia di dimostranti si fronteggiano con polizia ed esercito in tenuta antisommossa, con scudi, cani, maschera antigas e lacrimogeni. A questo punto avvisiamo l’Ambasciata Italiana della nostra presenza. Molto gentilmente prendono atto del nostro disagio e l’unica soluzione che ci propongono è di lasciare il nostro mezzo all’Hotel Oberland e di tentare di raggiungere l’aeroporto (anch’esso parzialmente isolato) accompagnati da un loro carabiniere. Al nono giorno di isolamento gli scioperanti fanno saltare parte della rete idrica della città. Facciamo due tentativi per lasciare la città, uno notturno e l’altro diurno, ma ogni volta sconfitti, riguadagniamo a fatica il nostro parcheggio sicuro. Al dodicesimo giorno il Presidente della Repubblica dà le dimissioni. Per 48 ore la situazione è incerta e tutti si aspettano l’intervento dell’esercito. Per fortuna viene eletto il nuovo Presidente e i dimostranti gli danno fiducia concedendogli una tregua: abbandonano le barricate che da 14 giorni hanno bloccato l’intera Bolivia.


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