DeVinis n. 97 Gennaio-Febbraio 2011

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Viticoltura

Scampato all’estinzione perché

Famoso

di Riccardo Castaldi

LA

SECONDA VITA DI UN VITIGNO CHE STAVA PER SCOMPARIRE ED È STATO

RILANCIATO GRAZIE ALLA COSTANZA DEI VITICOLTORI ROMAGNOLI Italia vitivinicola si contraddistingue per l’amplissima gamma di condizioni pedologiche e climatiche che differenziano e caratterizzano i suoi siti produttivi e che sono alla base di un’ampia gamma di espressioni enologiche dei vitigni. L’offerta enologica del nostro paese si differenzia ulteriormente se si considera la vastissima base ampelografica, con buona probabilità la più ricca del mondo, su cui possono contare i viticoltori di tutte le regioni, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. Questa abbondanza di materiale genetico, che offre l’opportunità di ottenere vini unici e irripetibili, ci viene invidiata soprattutto dai paesi produttori del Nuovo Mondo, in questi anni più che mai alla ricerca di vitigni che possano consentire loro di caratterizzarsi e di ampliare nel contempo l’offerta enologica, nella maggior parte dei casi limitata ai cinque-sei vitigni internazionali più diffusi. Tra gli innumerevoli vitigni che popolano l’Italia rientra anche il Famoso, a bacca bianca, sottratto a una molto probabile estinzione dal progetto “Vitigni minori” della Regione Emilia Romagna, portato avanti dal Crpv di Tebano (Ravenna) e dall’università di Bologna, il quale è stato iscritto nel registro nazionale delle varietà di viti (matricola 420) con il D.M. 12 gennaio 2009.

L’

Dal Medioevo ai giorni nostri Quello che potremmo definire il secondo atto della storia del Famoso, che lo porterà a essere ufficialmente riconosciuto, inizia nel 2000, anno in cui venne individuato in due vecchi filari sulle colline di Mercato Saraceno (Forlì-Cesena), il cui proprietario lo indicava per l’appunto con tale nome. Le prime osservazioni morfologiche del vitigno portarono alla luce forti analogie con il vecchio vitigno conosciuto come 80

La Rambéla ovvero il Famoso del Consorzio Il Bagnacavallo

Valdoppiese o Rambella, che lasciarono fin da subito intuire un probabile caso di sinonimia, confermato in seguito dall’analisi del Dna. Numerosi sono i documenti che attestano come il vitigno Famoso fosse coltivato, in modo particolare, nelle colline di Cesena, nel corso del XIX secolo. Come riportato anche da Marisa Fontana, il Famoso viene menzionato ne «I giornali dei viaggi» dal botanico Giorgio Gallesio nel 1839, che lo include tra i vitigni a bacca bianca presenti nelle tenute del conte Tampieri a Solarolo (Ravenna). Si deve inoltre considerare la presenza del Famoso sia alla Mostra ampelografica di Forlì del 1876, che alla Fiera provinciale dei vini, tenutasi a Rimini nel 1886. Il più antico documento riguardante il Famoso, che consente di accertarne coltivazione già nel Medioevo, è comunque rappresentato da una tabella del dazio comunale di Lugo di Romagna (Ravenna), datata 1437. Il Famoso, per i profumi e gli aromi che lo caratte-


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