Cuore Azzurro n°192 del 22.04.2019

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Organo ufficiale dell'Associazione Italiana Napoli Club­Anno XIV­Nr.192 del 22/04/2019





Direttore responsabile:Saverio Passaretti Edito dall’A.I.N.C. Realizzazioni grafiche e testi:Mario Passaretti Hanno collaborato: Saverio Passaretti(presid.A.i.n.c),Francesco Basile,Fabrizio Piccolo, Bruno Marra,Armando Lupini,Fabio Rea,Raffaele Castiello Sede legale: via G. Porzio, 4 Isola G5 Centro Direzionale (Na) Registrazione Tr. Napoli N. 92 del 5/12/2007


Bilancio di fine stagione Saverio Passaretti Le domande fioccano sul bilancio del percorso azzurro nella stagione calcistica 2018­2019, la Juve a 17 punti, fuori dalla Tim Cup e con la bruciante sconfitta di giovedì anche dalla Europa League. Napoli si intristisce ostinandosi a trovare un senso alla prima stagione di Mister Ancelotti,è vero che per la società la prima esperienza deve servire come base di un progetto che guarda lontano, ma è altrettanto vero che le aspettative erano diverse e i fischi del pubblico, sempre comprensivo, sono il termometro del momento. Un San Paolo, non pieno, che si ammutolisce, dal 37’ del primo tempo, quando Lacazette su punizione chiude i giochi con il contributo di Meret sia nel piazzare la barriera che nel battezzare il tiro sull’altro lato. Quasi logici i confronti con Sarri, che, non senza difficolta, supera il turno e gli azzurri, per capire le motivazioni che hanno causato la loro esclusione dal torneo facendo sparire l’ultima presenza italica in Europa, dove le nostre squadre finiscono puntualmente ridimensionate. L’obiettivo, ovvio, il Napoli lo ha perso a Londra, quando ha concesso un tempo e incassato due gol. Ma nel suo anfiteatro non si toglie nemmeno la soddisfazione di spaventare sul serio gli inglesi. Un inizio con la stessa timidezza dell’avvio di Londra con l’Arsenal che ripropone la stessa aggressività, lo stesso pressing alto e asfissiante. Ancelotti si affida al suo 4­4­2, con la variazione Ghoulam terzino sinistro e Maksimovic a destra, e davanti la coppia Milik­Insigne. Dall’altra parte Emery ne conferma 10 su 11, rinunciando a Ozil con Xhaka in mediana a proteggere i centrali e la proverbiale debolezza difensiva dell’Arsenal formato trasferta. Su questo si fondavano le speranze del Napoli completamente sconfessate anche se,

con il passare dei minuti, la nostra squadra si scrolla via la timidezza e trova buone combinazioni, l’Arsenal riesce sempre a salvarsi, un po’ perché gli inglesi difendono a cinque se serve, sono attenti a fare scattare il fuorigioco, spesso non perfetto, come quando Milik segna un gol con solo il ginocchio oltre la linea, un po’ perché la banda Ancelotti osa poco sulle fasce e comunque sbaglia troppo: esempio lo stesso Milik di testa da due passi. La punizione di Lacazette, allora, fa calare il sipario, per ribaltare la partita sarebbero occorse 4 realizzazioni, una follia per il Napoli visto nel doppio incontro. La formazione super offensiva della ripresa non sortisce effetti con le nostre punte che falliscono le poche occasioni allineandosi al clima mediocre della serata. Grande delusione, bisognerà scovare nel profondo per trovare le motivazioni necessarie ad affrontare l’ottima Atalanta di Gasperini, il cui pregio fondamentale è un gioco spumeggiante con tanta grinta, fattori che per il momento sono spariti dalla rosa azzurra. Riordinare le idee e lottare per dimostrare l’attaccamento ai colori, il test con i bergamaschi è molto attendibile. Rialzati Napoli !





Guardiamoci indietro ogni tanto

Fabrizio Piccolo Abituati al caviale, spesso non sappiamo più riconoscere la bontà delle vongole. Troppe smorfie e troppe critiche in questa stagione per un Napoli che non si sa perché e in nome di cosa avrebbe dovuto vincere tutto in questa stagione. Certo, non finisce oggi ma se anche così fosse perché parlare di delusione? Per il distacco abissale dalla Juve? Per la qualità del gioco? Per andare contro il presidente? Per partito preso? Una sola cosa è vera: fino a quando il Napoli era in Champions League c’è stata emozione e non sono mancati brividi da ricordare e spettacolo, mentre dopo la luce s’è appannata. Come se uscire dall’Europa che conta avesse bruciato quell’adrenalina ma non si possono dimenticare le prove con Liverpool e Psg in Champions così come alcune prestazioni super in campionato. Il secondo posto è stata la casa in affitto del Napoli per tutta la stagione e che lo vogliamo buttare? Chi dice che secondo o quarto è la stessa cosa dovrebbe fare pace con se stesso, perché così non è. Chi rimprovera al Napoli di non aver mai lottato veramente per il titolo dimentica da dove è partita questa squadra. Con un mercato prospettico (via gli esperti Reina e Jorginho, poi via anche Hamsik e Rog, dentro due progetti di campioni come Meret e Fabian Ruiz) e con lo zoccolo duro spremuto mentalmente e fisicamente per il logorante triennio sarriano dove non hanno mai potuto ricaricarsi, costretti a giocare sempre dall’integralismo del tecnico di Figline, con due esterni bassi all’antitesi del gioco ancelottiano, il sopravvalutato Hysaj e il volenteroso ma limitato Mario Rui con Ghoulam praticamente più fuori che dentro. Con gli alti e bassi di Mertens, in calo vertiginoso e dello stesso Insigne. Con le lune di Zielinski e i tanti infortuni di quest’anno. Più di questo davvero era difficile fare, anzi. Meno di questo l’avrebbero fatto probabilmente tutti gli altri allenatori che non fossero Carlo Ancelotti. Anzichè guardare avanti, insomma, a quella

Juve irraggiungibile, un buon esercizio sarebbe guardare dietro. Alla polveriera Inter che con uno squadrone rafforzato in estate (do you remember De Vrij, Lautaro, Politano, Asamoah, Nainggolan…) e con i favori del pronostico sta ancora lottando per la zona Champions, travolta da critiche e polemiche interne. Al Milan che sfiducia Gattuso un giorno no e uno sì e si barcamena sull’altalena senza brillare. Alla Roma del fenomeno Zaniolo che si è letteralmente liquefatta e ora prova a rialzare la testa. Chi sta meglio? Il Napoli che deve incassare smorfie e mugugni o le altre?



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Dries Mertens, l’artista fiammingo tra i Re dei bomber

Bruno Marra Dries c’è! Come una invocazione tra l’imperativo e il mistico. E c’è soprattutto nella classifica dei bomber azzurri di tutti i tempi. Mertens alla sua sesta stagione in azzurro ha raggiunto Cavani al quarto posto nella speciale classifica dei migliori marcatori all­ time con la maglia del Napoli in tutte le competizioni con 104 reti. E contro l’Atalanta, nel lunedì “in albis”, tenterà il sorpasso per attaccare il terzo posto. Dries Mertens è l’artista belga che ha illuminato il suo genio fiammingo nell’Universo azzurro. L’unicità e lo splendore di questo folletto stanno nella Grande Bellezza che accompagna le sue gesta. Se esistesse un coefficiente di stile, eleganza e creatività applicata al numero di gol, Dries sarebbe uno dei più fervidi bomber della leggenda pedatoria. Dinamite pura, argento vivo e potenziale esplosivo concentrati in meno di 170 centimetri. L’altezza che solitamente condensa un fuoriclasse di razza. Mertens odia la banalità, la rifugge come i poeti e i rivoluzionari che colgono la perfetta essenza della nostra esistenza. Dries non commette mai l’errore della normalità, ha in testa sempre l’idea più suggestiva, la giocata anticipata, la fantasia più scatenata in grembo alla classe innata. Mertens ha la velocità dell’esterno, la fantasia del trequartista e la penetrazione dell’attaccante. Una miscela straordinaria che ne determina fulgore, completezza ed una modernità assoluta. E che lo infilano dritto verso la cima dei top bomber della nostra storia. Ma anche umanamente è un ragazzo eccezionale. Disponibile, generoso, sempre positivo e sorridente. Come chi sa distinguere esattamente i veri valori della vita, riconoscendo la sua sfera di privilegiato. Dries è lo scugnizzo che Napoli desiderava, il

ragazzo semplice che gira per i quartieri per abbracciare la sua gente, il fenomeno esplosivo che infiamma l’immaginario collettivo ed il prodigio sensazionale che alimenta il romanzo popolare. Dries c’è. L’artista rivoluzionario e il genio fiammingo alla conquista della leggenda azzurra…


Napoli­Atalanta,i precedenti

Fabio Rea Ecco, alcuni numeri di Napoli ­ Atalanta: Incontri alla 33° giornata 2007/08: 13/04/2008 ­ Napoli 2 – 0 Atalanta (62’ Hamsik, 64’ Lavezzi) Incontri nel mese di aprile 14/04/1991 ­ Napoli 2 – 0 Atalanta (24’ Silenzi, 37’ Renica) – Serie A 20/04/1997 ­ Napoli 0 – 1 Atalanta (21’ Inzaghi F.) – Serie A 24/04/2004 ­ Napoli 0 – 0 Atalanta – Serie B 13/04/2008 ­ Napoli 2 – 0 Atalanta (62’ Hamsik, 64’ Lavezzi) – Serie A 11/04/2009 ­ Napoli 0 – 0 Atalanta – Serie A 11/04/2012 ­ Napoli 1 – 3 Atalanta (10’ Bonaventura, 13’ Lavezzi, 57’ Bellini, 67’ Carmona) – Serie A Tuttavia, a parte qualche battuta d’arresto soprattutto negli ultimi anni, a testimoniare il dominio dei padroni di casa vi sono le ben 8 vittorie consecutive tra il 1987 ed il 1996: 07/06/1987 ­ Napoli 3 – 0 Atalanta (67’ Renica, 71’ Muro, 77’ Bagni) – Coppa Italia 09/10/1988 – Napoli 1 – 0 Atalanta (90’ Giacchetta) – Serie A 03/12/1989 – Napoli 3 – 1 Atalanta (9’ Crippa, 28’ rig. Careca, 48’ Zola, 50’ Pasciullo) – Serie A 14/04/1991 – Napoli 2 – 0 Atalanta (24’ Silenzi, 37’ Renica) – Serie A 01/09/1991 – Napoli 1 – 0 Atalanta (84’ Zola) – Serie A 28/03/1993 – Napoli 1 – 0 Atalanta (20’ Policano) – Serie A 12/12/1993 – Napoli 4 – 0 Atalanta (52’ aut. Valentini, 60’ e 75’ Policano, 67’ Pecchia) – Serie A 04/02/1996 – Napoli 2 – 0 Atalanta (14’ Boghossian, 85’ aut. Paganin) – Serie A A fronte delle sole due dei nerazzurri, giunte nel peggior periodo della storia dei campani: 20/04/1997 – Napoli 0 – 1 Atalanta (21’ Inzaghi F.) – Serie A

28/09/1997 – Napoli 0 – 1 Atalanta (50’ Caccia) – Serie A Un altro indice della superiorità casalinga dei partenopei è dato anche dalla lunghissima striscia di imbattibilità di 15 partite (12 vittorie e 3 pari) compresa tra il 26/02/1978 (Napoli 2 – 2 Atalanta) e il 04/02/1996 (Napoli 2 – 0 Atalanta). Tra queste vi è anche il 3 – 0 del 07/06/1987 (67’ Renica, 71’ Muro, 77’ Bagni) nella finale di andata di Coppa Italia, che fu la prima gara al San Paolo dopo il tricolore del 10 maggio, nella quale solo la bravura di Piotti evitò all’ Atalanta un passivo ancora più vistoso. I bergamaschi, invece, non sono mai andati oltre le 3 partite, evento capitato in due distinti e lontani momenti, dal 03/06/1973 (Napoli 0 – 2 Atalanta) al 10/09/1978 (Napoli 2 – 2 Atalanta) – (1 v. – 2 n.) e dal 20/04/1997 (Napoli 0 – 1 Atalanta) al 04/10/1998 (Napoli 0 – 0 Atalanta) – (2 v. – 1 n.) La partita con più reti in assoluto è quella del 27/09/1953, un 6 – 3 che confermò la grande vena realizzativa di Hans Jeppson, autore di una quaterna e prelevato proprio dall’ Atalanta nel 1952 per la cifra record di 105 milioni. A questa gara e allo stesso svedese spetta poi anche il primato della rete più veloce, siglata al 1’ minuto di gioco. Per un bilancio complessivo così riassunto: Totali incontri: 56 Vittorie Napoli: 37 (33 in A, 1 in B, 3 in Coppa Italia) Pareggi: 12 (9 in A, 2 in B, 1 in Coppa Italia) Vittorie Atalanta: 7 (5 in A, 2 in Coppa Italia) Reti Napoli: 92 (83 in A, 1 in B, 8 in Coppa Italia) Reti Atalanta: 37 (32 in A, 5 in Coppa Italia)


Cadere per rialzarsi,più forti di prima

Francesco Basile La stagione calcistica 2018/2019 non è ancora volta al termine, ma, giunti alla seconda decade di aprile, si possono già tirare le somme. Una stagione anomala, sterile, neutra, non facilmente inquadrabile quella del Napoli. Un pò presto per dare giudizi su quella che è stata l'annata calcistica azzurra, ma visti i risultati e,un secondo posto come unico obiettivo restante, peraltro da blindare, non si può fare altrimenti. Che fosse una stagione di transizione lo si sapeva fin dall' inizio, ma i tifosi qualcosa di più l'avrebbero sicuramente meritato. L'aver ingaggiato uno degli allenatori più forti in circolazione non è servito a far fare alla squadra quel salto di qualità necessario per portare a casa qualche trofeo. Così come del resto, alla Juventus non è servito investire sul giocatore più forte del mondo, al momento in attività, per portare a casa la tanto agognata coppa dalle grandi orecchie. Ed è su questo che bisogna riflettere e, da questo, ripartire. Le prime donne di certo non fanno le squadre e non assicurano le vittorie. Ci vuole tanto di più. La squadra non è composta dal singolo giocatore o dal singolo allenatore, ma è un tutt'uno tra calciatori, tecnico, staff e società. Definire fallimentare questa stagione, seppur deludente, è un azzardo in negativo. L'errore di fondo, che spinti dalla passione, puntualmente si commette, è quello di non analizzare gli obiettivi a inizio anno. Di certo per la società è molto più comodo non dichiararli, ma oggettivamente la cessione di due pedine importanti come Rog e Hamsik (in un centrocampo, tra l'altro, continuamente rimaneggiato e privo di idee di costruzione) senza i giusti rimpiazzi, già a gennaio, ha dato l'idea di ciò che sarebbe accaduto. Seppure il Napoli fosse riuscito a superare l' Arsenal ed eventualmente a vincere semifinale e finale, sicuramente il risultato non sarebbe stato il frutto di un' oculata programmazione, necessaria al raggiungimento dell'obiettivo. Occorre

rimboccarsi le maniche partendo dagli errori commessi. E' necessario programmare, investire, preventivare; non bisogna lasciare nulla più al caso. Solo così il Napoli potrà pensare di raggiungere traguardi importanti. L'allenatore c'è, ed è di certo uno dei più bravi al mondo; la rosa va sicuramente sfoltita, svecchiata e implementata con calciatori di esperienza e non soltanto di prospettiva futura. E magari, cominciare a pensare seriamente ad un impianto sportivo, degno di tal nome, non sarebbe cosa sgradita. Cadere per rialzarsi, più forti di prima, questo è l' imperativo. Buona Pasqua azzurra a tutti i tifosi.




Nessun dramma,ma nessun dorma

Raffaele Castiello Dopo la Juve, per la verità caduta rovinosamente al cospetto degli indiavolati giovanotti olandesi dell’Ajax e contro ogni pronostico, anche il Napoli si ferma contro un solido Arsenal in Europa League e questo non è un bene per il calcio italiano che non piazza in semifinale nessuna sua rappresentante nelle due massime competizioni continentali per club. La remuntada, magnificamente augurata da una coreografia da brividi del San Paolo, non c’è stata ed il verdetto del campo ha premiato chi ha sbagliato di meno nella doppia sfida di Europa League. Il Napoli ha pagato a caro prezzo gli errori sotto porta e quegli sciagurati primi 20 minuti della sfida dell’Emirates Stadium di una settimana fa. Passa quindi l’Arsenal di Emery e complimenti a loro. Nessun dramma però, come dice giustamente Ancelotti, rispetto ad un Napoli che si è giocato le carte, che al momento può giocarsi, impegnato com’è a completare il processo di trasformazione tecnico­tattico iniziato con l’arrivo del tecnico di Reggiolo. Anche il ritorno contro i Gunners ha detto, infatti, che l’organico a disposizione di Ancelotti va migliorato in qualità e che alcuni interpreti, assuefatti al tanto caro 4­3­3­ di Sarriana memoria, appaiono adattati e poco incisivi in alcuni ruoli chiave, Insigne in primis. Brutti ed immeritati i fischi nei suoi riguardi. Lorenzo, capitano e figlio di Napoli ha mal digerito la sostituzione ma c’è da dire che ultimamente è sembrato, proprio lui che dovrebbe fare la differenza, in una fase involutiva che lo vede alternarsi tra seconda punta ed esterno di sinistra troppe volte, mandandolo in confusione. Insomma, un lontano parente del Lorenzo Insigne del girone di andata che andava a rete a ripetizione. Ecco, è questo l’aspetto su cui Giuntoli dovrà lavorare da subito sul mercato per cercare di smuovere

il Napoli dalla dimensione raggiunta, molto vicina dall’essere una grande squadra ma sempre con qualcosina che manca per diventarlo. Quindi nessun dramma ma anche e soprattutto nessun dorma a livello societario se veramente si vuole sposare il progetto di Ancelotti che, pur pluridecorato, in campo non ci va. Il Napoli va migliorato e rafforzato e fa anche piacere sentire dallo stesso Ancelotti che è stato già tutto programmato con la società. Significa che c’è unità di intenti e di questo non si può che essere contenti. Magari, chissà, il Napoli avrà già scelto o sta scegliendo sul mercato le pedine giuste per dare forza alle idee tattiche di Ancelotti voglioso come non mai di regalare un trofeo quanto prima ai tifosi napoletani. Nel frattempo e senza indugi bisogna però consolidare il secondo posto perché, è bene dirlo, la conferma del Napoli non era affatto scontata dopo la partenza di Sarri che aveva tolto necessariamente certezze al gruppo azzurro. Poi dopo sarà, anzi è già, mercato e staremo a vedere. Sarà, questo sì, il mercato di Ancelotti e la curiosità è grande.#forzanapolisempre.


La vignetta della settimana Armando Lupini




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