Cuore Azzurro n°187 del 02.02.2019

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Organo ufficiale dell'Associazione Italiana Napoli Club­Anno XIV­Nr.187 del 02/02/2019





Direttore responsabile: Saverio Passaretti Edito dall’A.I.N.C. Realizzazioni grafiche e testi:Mario Passaretti Hanno collaborato: Saverio Passaretti(presid.A.i.n.c),Francesco Basile,Fabrizio Piccolo, Bruno Marra,Armando Lupini,Fabio Rea,Raffaele Castiello,Carlo Longobardi,Riccardo Pollice Sede legale: via G. Porzio, 4 Isola G5 Centro Direzionale (Na) Registrazione Tr. Napoli N. 92 del 5/12/2007


Al Napoli serve un bagno di umiltà!

Saverio Passaretti È così che la Coppa Italia restituisce uno scenario imprevedibile vittime sacrificali, purtroppo, il nostro caro Napoli seguito prima da una Roma travolta letteralmente 7 ­1 dalla Fiorentina e .. udite .. udite in serata anche la Juventus letteralmente fatta a pezzi da una grandissima Atalanta capeggiata dall’ Zapata con un incredibile 3 a 0. La nostra sfida con il Milan in coppa Italia ha visto una squadra demotivata, senza mordente, con una sconfitta forse annunciata dalla opaca prestazione in campionato, questa volta totale debacle ad opera del nuovo polacco del Milan quel Piatek inseguito a lungo ma inutilmente dal nostro Presidente evidente che il contante fresco ricavato dalla vendita del Pipita ha fatto la differenza. E adesso si ricomincia in una partita anticipata al pomeriggio di sabato contro la Sampdoria del fenomeno Quagliarella giustamente inseritosi nelle statistiche del calcio italiano perché in gol da ben 11 partite. Bravo Fabio! Quindi viste le condizioni attuali mentali più che fisiche del Napoli, assisteremo ad una gara colma di rischi , il rischio più grosso e sicuramente è quello di un ulteriore passo falso che potrebbe arrestare anche la marcia in campionato il buon Ancelotti, graziato dalla disciplinare per una eventuale squalifica, non può contare su Ruiz, vittima innocente di un enorme errore arbitrale, sarà in panchina con l’arduo compito di restituire freschezza mentale ai suoi uomini apparsi troppo deconcentrati, occorre stavolta una squadra equilibrata in tutti i settori. Sembra che qualcosa stia condizionando il rendimento della squadra, alcuni, in verità, accusano uno stress fisico ma la svogliatezza prevale basti pensare a Insigne e Mertens con le loro numerose quanto inefficaci conclusioni in porta, in una gara a chi fosse più preciso a centrare il pur bravo Donnarumma. Si ritorna con il pensiero alla campagna

acquisti con il Presidente convinto che con il solo apporto dell’ottimo Carletto si potesse colmare un disavanzo più che evidente rispetto alla Juventus, il solo Ruiz per quanto si sia trattato di un investimento riuscitissimo non poteva certamente colmare il gap accumulato in vari anni. In casa Napoli è già tempo di bilanci. E il quadro della situazione è amarissimo. Già, perché gli azzurri al momento si trovano lontani dalla Juve (­11), fuori dalla Champions League e anche dalla Coppa Italia. Un flop vero e proprio per Carlo Ancelotti, che a questo punto della stagione non può far altro che aggrapparsi all'Europa League e difendere il secondo posto in campionato. Due mesi da dimenticare. Dall'eliminazione ai gironi di Champions contro il Liverpool al 2­0 di Coppa Italia contro il Milan, gli azzurri hanno intrapreso un viaggio in salita zeppo di passi falsi e incertezze. Numeri alla mano, il Napoli ha perso smalto, rallentando sia sul piano del gioco, sia dei risultati. A tradire Ancelotti sono stati un po' tutti, ma l'impressione è che il calo di Mertens, Insigne, Hamsik e Allan (distratto dal mercato) abbiano influito in maniera particolare sulle prestazioni e il rendimento della squadra, cancellando quasi tutti i possibili traguardi Un bilancio amaro, che lascia poco spazio alle interpretazioni e che stride in maniera molto evidente con le ambizioni di De Laurentiis e dei tifosi azzurri .. loro sì sempre al top della classifica. Rialzati Napoli!!!!!!





ANCELOTTI­LAB, SI LAVORA PER IL FUTURO

Fabrizio Piccolo Lasciate fare a lui. Non per dogma indiscutibile ma perchè Carlo Ancelotti ha dimostrato negli anni di essere un valore aggiunto per qualsiasi club dove ha lavorato e lo sta dimostrando anche a Napoli. Chiamatelo Ancelotti­Lab il Napoli di quest'anno, perchè si sta lavorando per il presente e per il futuro. Si sta pesando tutta la rosa, per capire chi è da Napoli e chi no (e ormai, a girone di ritorno iniziato) ci sono fin troppi indizi per capire i promossi, i bocciati e i rimandati. Si stanno facendo esperimenti sui ruoli per trovare nuove soluzioni tattiche e valorizzare tutti al meglio. L'ennesimo step dell'era Ancelotti è partito: dopo aver smantellato tutta l'obsoleta ossatura sarriana, ricorrendo al turnover sempre e facendola finita con la storia dei titolarissimi, dopo aver liberato da schemi rigidi da playstation i giocatori di fantasia, che ora sono senza quei recinti forzati dove fin troppo spesso erano stati costretti ad agire, dopo aver dimostrato che anche in Europa e anche con i club più forti al mondo questa squadra se la gioca alla pari, Carletto sta studiando nuovi meccanismi. L'esperimento iniziale di Insigne centravanti è durato il giusto, quando Lorenzinho è calato come brillantezza (e quando gli avversari avevano cominciato a prendergli le misure) ecco che si cambia di nuovo. A San Siro è stato schierato sulla fascia con libertà di accentrarsi e a seconda del partner d'attacco lo si utilizza in diversi modi. Accantonata l'idea di Hamsik regista ecco che ora Ancelotti ha spostato Fabian Ruiz da trequartista a tuttocampista alla Veron, con compiti ora di mediano ora di regista. L'ultima intuzione è stata abbassare Zielinski, altro jolly che può ricoprire diverse posizioni. Il polacco ultimamente era andato sempre più calando, a Milano da mediano è stato tra i migliori in campo. E il bello è che la posizione più arretrata non gli ha impedito di essere anche tra i più pericolosi sotto porta. Anche Maksimovic terzino destro

all'occorrenza è un capolavoro dell'Ancelotti­ Lab ed aspettiamoci ancora altre sorprese. Una cosa appare chiara: a Carletto piace chi gioca a pallone. Ecco perchè non ha avuto paura a mettere tutti insieme Fabian, Zielinski, Insigne e Mertens con Milik centravanti. La qualità davanti a tutto. Ed ecco perchè Malcuit ha scalzato (definitivamente, sembrerebbe) Hysaj come esterno destro. Lasciate fare a lui, non ce ne pentiremo.



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Febbraio 1989, quando 30 anni fa il San Paolo inventò il “Porompompero”

Bruno Marra Ogni stagione magica a Napoli ha una sua colonna sonora. Di solito si propaga nell’aria prima che si raggiunga l’apice del finale travolgente, l’epilogo speciale dei nostri desideri, l’happy end Holliwoodiano, o la struggente scena d’amore del sogno italiano. E’ la canzone che nasce spontaneamente dal diaframma del San Paolo e che accompagna le gesta dei Guerrieri Azzurri. Un po’ come il “Tema di Lara” per il Dottor Zivago, o Ennio Morricone per i capolavori di Sergio Leone. La “play list” è lunga e riporta inevitabilmente agli anni d’oro maradoniani. Ma oggi che siamo all’alba del mese di febbraio la mente va a 30 anni fa quando proprio a febbraio del 1989 nacque il mitico “Porompompero”. Il tormentone forse più famoso mai recitato al San Paolo. Non una semplice colonna sonora, ma una nenia, una ninna nanna avvolgente ed allo stesso tempo un canto di guerra. Il famosissimo “porompompero”, una canzone di matrice sudamericana senza alcun significato linguistico se non quello armonioso e melodico di un ritmato onomatopeico. Quel canto esasperato e ridondante di un intero popolo uscì dalle corde vocali della nostra Terra in un Napoli­ Lecce di un fine febbraio di 27 anni fa. La partita finì 4­0, ma il vero spettacolo arrivò dal San Paolo che cantò per quasi un’ora inininterrottamente “porompomperoperòporoporompomperoperò poroporompomperoperòporoporompopò”. Un urlo che attraverso l’intera città al punto che il giorno dopo Il Mattino di Napoli titolò in prima pagina: “Porompomperoperò” certificando l’inno ufficiale di quegli anni meravigliosi scolpiti nel marmo. Un periodo d’oro in cui le magie di Diego scorrevano con in sottofondo il porompompero. In quella primavera d’azzurro splendente vincemmo la Coppa Uefa in un esaltante cavalcata che

ebbe la sua meravigliosa colonna sonora fino a maggio. Da quel febbraio di 30 anni fa. Porompompero, quando il San Paolo inventò il suo capolavoro…


Ormai resta solo l'Europa League

Riccardo Pollice Il Napoli torna da Milano con l’amaro in bocca e vede sfumare due obbiettivi che si era posto ad inizio stagione, la Serie A e la Coppa Italia. Nella prima partita contro il Milan valida per il campionato, la gara finisce a rete inviolate. Le quattro punte schierate da Ancelotti non hanno inciso come il mister avrebbe voluto. Mentre nella seconda partita in casa dei rossoneri, gara valida per la Coppa Italia, la squadra azzurra esce sconfitta da San Siro con il risultato di 2­0. Ad inizio febbraio l’unica competizione dove il Napoli può ancora dire la sua è L’Europa League, perché gli 11 punti di distacco dalla Juventus in campionato sembrano essere troppi da recuperare. Sabato al San Paolo nel match delle 18 arriverà la Sampdoria, che è in piena lotta quarto posto. Ci sarà anche Fabio Quaglierella, grande ex della partita, l’attuale capocannoniere della Serie A con il rigore realizzato contro l’Udinese è andato a segno per 11 partite di fila eguagliando il record di Batistuta. L’attaccante di Castellamare di Stabbia per stabilire il nuovo record di 12 partite di fila a segno dovrà vedersela contro il suo Napoli. Ci saranno due assenze importante a centrocampo per entrambe le squadre, mancherà Fabian Ruiz che nella partita di sabato è stato espulso contro il Milan, mentre nella Sampdoria mancherà il centrocampista belga Praet. La sfida di sabato sarà la 104esima partita di Serie A tra le due squadre, i precedenti sono favorevoli agli azzurri che sono avanti di 46 vittorie a 34. Nel girone d’andata furono i ragazzi di Giampaolo a portare a casa i tre punti con un 3­0 firmato da una doppietta di Defrel e un gran goal proprio di Quagliarella. Le due squadre arrivano alla partita con lo stesso attacco, infatti entrambe le squadre hanno segnato 39 goal nelle prime 21 partite

di campionato.


Napoli­Sampdoria,i precedenti Fabio Rea Dopo le due trasferte in casa del Milan, il Napoli ritorna al “San Paolo” ospitando la Sampdoria di Giampaolo, che all’ andata inferse il primo dispiacere ad Ancelotti con un perentorio 3 – 0. Ulteriore elemento di interesse di una gara mai banale, è il record di Quagliarella, che, dopo aver eguagliato Batistuta, segnando per 11 giornate consecutive, cerca proprio a Napoli il 12° sigillo, che lo proietterebbe nella leggenda. Ecco alcuni numeri del match di sabato sera: 2 sono i precedenti alla 22° giornata: 1967/68: 03/03/1968 ­ Napoli 1 – 1 Sampdoria (21’ Francesconi, 61’ Sivori) 2010/11: 30/01/2011 ­ Napoli 4 – 0 Sampdoria (16’, 45’ e 57’ Cavani, 48’ Hamsik) 7, invece, sono gli incontri nel mese di febbraio ed il risultato preponderante è stato il pareggio: 01/02/1953 ­ Napoli 2 – 1 Sampdoria (25’ Formentin, 59’ Conti, 81’ Amadei) – Serie A 15/02/1970 ­ Napoli 0 – 2 Sampdoria (37’ Salvi, 76’ Fotia) – Serie A 07/02/1971 ­ Napoli 0 – 0 Sampdoria – Serie A 23/02/1975 ­ Napoli 2 – 0 Sampdoria (15’ Massa, 37’ Bruscolotti) – Serie A 01/02/1976 ­ Napoli 0 – 0 Sampdoria – Serie A 23/02/1997 ­ Napoli 1 – 1 Sampdoria (57’ Boghossian, 88’ Mihajlovic) – Serie A 17/02/2013 ­ Napoli 0 – 0 Sampdoria – Serie A La miglior sequenza di vittorie consecutive del Napoli (5) affonda le sue radici nell’immediato dopo­guerra, ossia nei primi anni di vita della Sampdoria, costituita nel 1946: 29/06/1947 ­ Napoli 1 – 0 Sampdoria (66’ Santamaria) – Serie A 02/05/1948 ­ Napoli 3 – 1 Sampdoria (13’ Krieziu, 29’ Candales, 50’ Baldini, 80’ Di Benedetti) – Serie A 26/11/1950 ­ Napoli 4 – 0 Sampdoria (27’ Todeschini, 50’ Astorri, 53’ e 84’ Bacchetti) – Serie A

09/03/1952 ­ Napoli 1 – 0 Sampdoria (42’ Astorri) – Serie A 01/02/1953 ­ Napoli 2 – 1 Sampdoria (25’ Formentin, 59’ Conti, 81’ Amadei) – Serie A La miglior serie di vittorie consecutive degli ospiti (2) si colloca nel loro più ampio periodo di imbattibilità, fatto registrare tra il 14/04/1963 (Napoli 0 – 2 Sampdoria) e il 07/01/1973 (Napoli 0 – 0 Sampdoria): 13/10/1968 ­ Napoli 0 – 3 Sampdoria (12’ Francesconi, 52’ Frustalupi, 89’ Vieri) – Serie A 15/02/1970 – Napoli 0 – 2 Sampdoria (37’ Salvi, 76’ Fotia) – Serie A Per quanto riguarda gli azzurri, la più lunga striscia senza sconfitte è in corso ed è di 14 partite (9 vittorie – 5 pari), iniziata il 22/11/1999 in Serie B (Napoli 1 – 0 Sampdoria). Tra i risultati più ricorrenti troviamo: Napoli 1 – 1 Sampdoria (14 volte); Napoli 1 – 0 Sampdoria (10 volte); Napoli 0 – 0 Sampdoria (7 volte); Napoli 2 – 0 Sampdoria (6 volte).

Totale incontri: 62 Vittorie Napoli: 29 (23 in A, 1 in B, 5 in Coppa Italia) Pareggi: 24 (19 in A, 2 in B, 3 in Coppa Italia) Vittorie Sampdoria: 9 (tutte in A) Reti Napoli: 83 (71 in A, 3 in B, 9 in Coppa Italia) Reti Sampdoria: 51 (47 in A, 2 in B, 2 in Coppa Italia)


L'organizzazione è il nostro forte.... Carlo Longobardi Dalle nostre parti tutto scorre lentamente, e con lo stesso andamento vengono metabolizzate le situazioni più disparate, si rallentano a dismisura ipotesi progettuali, si assumono come ineluttabili situazioni che altrove determinerebbero sommosse popolari. Avviene che in occasione della sottoscrizione dei nuovi mini­abbonamenti ­ ancora una volta convenienti sul piano economico – si ritrova, tra le righe del comunicato, una frase che fa parte ormai del patrimonio comune delle conoscenze e che testualmente racconta che si può esercitare, per i vecchi abbonati e mini­abbonati, “il diritto di precedenza sull’acquisto dei nuovi mini abbonamenti”, ma “non necessariamente nello stesso posto, in relazione ai lavori che sono stati effettuati e che saranno effettuati nello stadio”. Lavori che sono stati effettuati e che saranno effettuati, praticamente: quattro sedili di plastica, poche vetrate e, aggiungerei, nuovi vespasiani opportunamente disegnati direttamente sui muri interni del San Paolo per consentire agevolmente di espletare le proprie funzioni corporali senza bisogno di munirsi di stivali da vecchio marinaio per entrare e soprattutto uscire indenni dai brillantissimi servizi igienici dello stadio. Tutto questo in vista delle prossime (?) Universiadi, così come fu per l’America’s Cup ­ a Bertelli dal Parco Virgiliano, indicando la gigantesca distesa del vuoto di Bagnoli fu detto: “qui si farà la Coppa America” e sappiamo come finì – o come la grandiosa organizzazione messa in moto per il forum delle culture. Per la piramide di Cheope si impiegò molto tempo in meno, mentre Ground Zero da molti anni ha ridisegnato la mappa di New York. A vergogna si aggiunge vergogna, nel silenzio assoluto si è ritirata la Dike Napoli, squadra di Basket femminile, per mancanza di strutture per gli allenamenti, per non parlare di quelle per le gare ufficiali. Giocatrici di livello mondiale di una compagine che era

candidata a lottare per il titolo costrette ad elemosinare un luogo per mantenere la propria competitività. Tutto questo accade nella città che vanta primati storici in ogni settore, che sono rimasti tali nel corso degli anni, quando la storia non è stata più in grado di coniugarsi con il progresso e l’efficienza; il Pala Argento, lo stadio Collana e tutte le altre cattedrali nel deserto sparse a macchia di leopardo in ogni quartiere della città, contornate da strade sempre più somiglianti a sentieri di guerra, sono le icone dell’auto referenzialità a parole e la cartina tornasole della contrapposizione ideologica improduttiva. Aspetteremo il nuovo stadio, aspetteremo i lavori per le Universiadi, aspetteremo un bellissimo mega schermo, aspetteremo il rispetto dei posti numerati e aspetteremo ancora, tanto l’attesa, ma non l’organizzazione, è il nostro forte.


E adesso testa e cuore all'Europa League

Francesco Basile L' uscita dalla Coppa Italia di martedì sera a San Siro per mano del Milan mette a posto (in negativo, purtroppo) un altro tassello di questo strano puzzle che definisce la stagione del Napoli, la prima di Carletto Ancelotti sulla panchina azzurra. Che dovesse essere un' annata di transizione lo si sapeva, ma la speranza di un successo in almeno una delle competizioni, per cui la squadra partenopea concorreva, non è mai andata perduta. Forse il trofeo nazionale poteva risultare quello più accessibile. Sfumato il campionato, ben undici punti di distacco dalla corazzata Juventus, e il sogno ottavi di Champions, resta soltanto l' Europa League. Niente da eccepire sulla coppa europea cadetta (magari arrivasse), ma questo Napoli subisce delle metamorfosi troppo difficili da seguire per avere qualche certezza. Un pareggio e una sconfitta in quel di Milano nell'arco di tre giorni, mettono alla luce i limiti di una squadra che, purtroppo, ancora non ha una sua identità vera e propria, e, forse, i tanti cambi di formazione non aiutano in questo senso. Lo scorso campionato con Sarri, si lamentava esattamente l' opposto. Alcuni giocatori poi hanno subito un calo delle prestazioni nelle ultime partite che ha fatto seriamente riflettere; forse un pensierino concreto circa la possibilità di qualche innesto doveva essere fatto in questa sessione di calciomercato, che ha visto soltanto un'operazione in uscita : Rog passato al Siviglia. Ci sono state poi le sirene PSG per Allan, che hanno reso inqueto e, non poco, il centrocampista brasiliano. La gestione rosa non è per nulla semplice e la squadra di De Laurentiis può vantare il miglior tecnico in Italia. E se questo tecnico, tanto titolato, afferma che la rosa è forte non si può far altro che dargli fiducia e, soprattutto, il tempo necessario per arrivare a parlare anche di trofei vinti. A febbraio ricominciano le sfide europee e gli azzurri il 14 saranno impegnati in Svizzera contro il Zurigo. Il

Napoli dovrà affrontare questa gara e le altre che seguiranno con la consapevolezza di essere una grande squadra, una delle "papabili" per la vittoria finale. Del resto è l'unico obiettivo di stagione ancora possibile, obiettivo che va difeso con il coltello tra i denti e con il fuoco negli occhi.




Doppio Meazza:Napoli non pervenuto

Raffaele Castiello Doppia sfida al Meazza che lascia veramente l’amaro in bocca perché ha, inesorabilmente, decretato due cocenti verità. La prima, con lo sbiadito pareggio di sabato 26 gennaio, che il campionato è probabilmente andato perché non si vede come si possano recuperare 11 punti ad una Juve a caccia di record di punti e di trofei. La seconda, un quarto di finale di Coppa Italia, la coppetta di De Laurentiis, ha sentenziato il fallimento di un altro obiettivo stagionale, che era diventato primario dopo l’eliminazione dalla Champions. Due partite che meritano però attenta riflessione soprattutto per il modo in cui il Napoli le ha giocate. E qui un appunto va fatto anche a mister Ancelotti che si è fatto imbrigliare da ringhio Gattuso riuscito in entrambe le occasioni a rendere il Napoli inoffensivo travestendo il suo Milan da provinciale. Un Milan attento soprattutto a non prenderle con una fase di non possesso in cui i rossoneri si sono schierati spesso con robusto un 4­5­1, pronto a lanciare contropiedi micidiali che, se in campionato non avevano fatto danno alcuno, in coppa, con interpreti diversi, hanno fatto male al Napoli, elevando il neoacquisto Piatek a castigatore di turno pur con la colpevole collaborazione di una difesa in bambola, poco attenta a scalare e puntualmente imbucata dal prorompente polacco smanioso di mettersi in vista. E il Napoli: non pervenuto! Gli azzurri hanno ostentato un possesso palla sterile ed improduttivo fatto di passaggi laterali a discapito della profondità, non riuscendo quasi mai a superare lo sbarramento eretto da Gattuso e mostrando in maniera chiara un’ evidente confusione di idee derivante dalla disposizione in campo ordinata da mister Ancelotti ma, soprattutto, dalle scelte tecniche operate dal leader calmo. Le formazioni messe in campo da Ancelotti, infatti, non solo non hanno convinto, apparendo troppo sbilanciata quella in campionato con addirittura 4 attaccanti contemporaneamente in campo e mal assortita

in ruoli ed interpreti quella in coppa Italia, ma hanno addirittura prodotto pochissime occasioni da rete macchiate, oltremodo, dalla poca convinzione, decisione e vena realizzativa che ha abbandonato ultimamente gli azzurri sotto porta. Ed è proprio in attacco che il Napoli ha mostrato nel doppio incontro lacune preoccupanti con Insigne che non riesce più ad essere decisivo avendo da tempo smarrito la via del gol. Per non parlare poi di Mertens che sembra la controfigura sbiadita del goleador dai tocchi e dalle traettorie sublimi che avevamo ammirato negli ultimi due anni di cura Sarriana. Incolpevole, forse, il solo Milik al quale sono arrivate veramente pochissime palle giocabili, rimasto imbottigliato nel fortino rossonero, e mal supportato dalle incursioni degli esterni mai concretizzatesi in cross invitanti tali da esaltare il suo marchio di fabbrica, il colpo di testa. Napoli dunque da rivedere e da ridefinire tatticamente per lottare fino alla fine e tentare la scalata all’ultimo obiettivo rimasto, l’Europa League. E qui Ancelotti deve metterci tanto della sua esperienza e ritrovare anche lui la strada del bel gioco e dell’efficienza tattica ammirata contro Liverpool e PSG in Champions, smarrita attraverso le ultime discutibili scelte di formazione. Ma, soprattutto, Napoli da rimotivare in alcuni suoi elementi, Allan in primis, al centro ultimamente di voci di mercato che possono far più male dell’avversario di turno. La prossima sfida di campionato sembra in tal senso quella più appropriata. Contro la Samp dell’inossidabile Quagliarella servono interpreti veri e le motivazioni per far bene non mancheranno. Quindi muscoli cuore e, come diceva il cavaliere: ATTACCAREEEEEEEEEE! # forzanapolisempre.


La vignetta della settimana Armando Lupini




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