Monaco Imprese n. 16

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MANAGEMENT

Capitalismo all’italiana La successione imprenditoriale nelle imprese familiari: la metamorfosi del rapporto dialettico padre-figlio.

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’impresa familiare non è un’anomalia del nostro paese. Negli Stati Uniti come in Italia la maggior parte delle imprese familiari ha un nome e un cognome. Non il nome della società che le dà status giuridico; ma il nome e cognome dell’imprenditore che è, sotto ogni punto di vista, l’impresa. In Italia, in particolare, le imprese familiari si caratterizzano per una vasta area di sovrapposizione tra capitale personale e capitale d’impresa, tra i diritti/obblighi dell’azienda e quelli del titolare, tra titolarità del comando e persona imprenditoriale. Inoltre, si nota, una positiva “confusione” tra le vicende della vita privata dell’imprenditore e quelle della vita aziendale: l’azienda è lo strumento attraverso il quale la persona mette in gioco le sue idee e la sua propensione al rischio; mentre la persona è la fonte delle conoscenze e delle capacità alla base del vantaggio competitivo dell’impresa. Nel capitalismo familiare all’italiana la funzione imprenditoriale è gestita da una o più persone a nome della famiglia. Questa impostazione resiste alla normalizzazione gestionale, erigendo barriere anti-scalata o chiudendosi per difendere uno status quo. È un’architettura tecnica concepita più per difendere le posizioni acquisite che per conquistarne di nuove. Se un’azienda s’identifica con una persona, e se i legami economici diventano a poco a poco legami personali, non si deve dimenticare che le persone hanno una cultura e una vita non facilmente plasmabile in funzione delle necessità economiche, esse invecchiando limitano le energie personali immesse nella produzione del valore aziendale. Queste circostanze contrastano fortemente col fatto che invece l’impresa deve necessariamente trasformarsi e durare nel tempo. L’impresa acquista quindi, per effetto del suo rapporto con le persone, un ciclo di vita riconoscibile, essa nasce, cresce, si sviluppa e declina in funzione delle energie personali degli uomini che in essa agiscono. Molte imprese accettano tassi di crescita inferiori alle loro possibilità e convenienze economiche perché l’imprenditore vuole mantenere l’azienda aderente al suo livello di cultura, ai suoi interessi, alla dimensione del capitale posseduto. Dietro queste ritrosie non c’è solo la rispettabilissima prudenza, ma spesso anche l’incapacità di separare l’idea del business dalla propria storia personale. Invece di lasciare che l’azienda segua le sue convenienze, ridefinendo se necessario l’assetto proprietario, la rete economica e sociale, in modo da massimizzare il potenziale valore,

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l’imprenditore può preferire che l’azienda rimanga sotto il suo controllo e conservi una cultura a immagine e somiglianza del fondatore. Questa assoluta identificazione dell’azienda con la figura dell’imprenditore è anche causa delle difficoltà di “sopravvivenza” delle imprese familiari durante il passaggio generazionale, soprattutto in tempi di crisi nei quali i figli, spesso, scelgono di continuare il mestiere dei padri non per vera vocazione imprenditoriale, ma più semplicemente per Floriana Luisi mancanza di valide opportunità. “Imparare un mestiere sotto comando”, in attesa di una futura successione, diventa spesso un percorso a ostacoli. La successione imprenditoriale sarebbe indolore in un’azienda che non utilizzasse la persona imprenditore come cuore pulsante dell’organizzazione e della stessa idea di business. La dottrina aziendale, in questi casi, suggerirebbe la spersonalizzazione dell’azienda e una sostituzione senza traumi delle persone, divenute nel frattempo intercambiabili. Una possibile alternativa alla spersonalizzazione manageriale e quella di vedere la successione non come passaggio dall’impresa personale a quella manageriale (impersonale), ma come ricambio personale all’interno della famiglia: una persona viene sostituita da un’altra, diversa, che fornirà tuttavia un imprinting ugualmente significativo sulla gestione e strategia dell’impresa. La successione avverrà solo quando saranno state sviluppate affinità elettive e un’effettiva capacità di sostituirsi nelle funzioni svolte. Il passaggio personale, quindi, non può essere improvvisato ma deve essere organizzato come politica preventiva, allo scopo di non disperdere i valori e lo stile tipici del capitalismo familiare, in particolare il rapporto strettissimo col territorio in cui l’impresa opera e la sua comunità che costituisce quella naturale responsabilità sociale dell’impresa italiana. Floriana Luisi (Dipartimento di studi aziendali e giusprivatistici - Università di Bari)

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9-12-2011 3:36:21


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