Vincenzo Maria Coronelli: Dell’isola di Lero

Page 1

I S O L A D I

R

O

D

I

Geografica-Storica, Antica, e Moderna

COLL'ALTRE ADIACENTI, Già poſſedute -

I) a”

-

Cavalieri Hoſpitalieri di S. Giovanni di Geruſalemme, D E D I C A T E

All'Eminentiſſimo, e Reuerendiſsimo Principe I L SI G N o R E

CARDINALE PAN FI LI O Gran Priore di Roma dell'Ordine Geroſolim. & c. “

-


E AA 1N E NT ISS I Mo

PRINCIPE,

ºAg Eminenza, che l'Iſola di Rodi ,

" in Le

º vante nelle ſcoſse d'un

Terremoto, dall'alluvioni diMa quel -

ri

-


Mare,che confonde l'Acque ſue col londe PAN FILIE, hoggi rina ta sù le Carte Geografiche, vanti, nelle ſonore moſse

" Vene

te in Oriente, l'auſpicio felice della COLOMBA PANFILIA , che im

beccata di giocondo ULIVO, ſim boleggia chiudere in Pace, con tale imboccatura, le lingue garru le de Corvi gracchianti, ſe promi ſe l'altra, dopo il Diluvio del Mon do ſcoperto, almi ripoſi. Non ſorſe

la Metropoli di Rodi,fondata ſopra fracida Baſe di Roſa caduca, inà

ſoſtenuta la Città Coloſsenſe dagli Aviti ſuoi GIGLI D'ORO (che ſo no il Fiore Auguſto della Nobiltà,

ed il Coloſſo de' Fiori, dipinti da' Romani come Geroglifico di Publi casperanza) compatiſce maeſtoſa mente adombrata cogli Oſtri ſacri -

di


di Voſtra Eminenza, e familiari al

la Progenie PANFILIA, che nella

ſovranità del Sommo Principato, e del temporale di Roſſano, reſe iù fortunata nell'uſo delle Porpore

quella PANFILIA , Donzella del noſtro Coo, che fu l'inventrice de'

ſerici Veſtimenti. Preteriſco la re petitione delle geſta heroiche de' Principi PANFILII, non potendoſi dire coſa, ehè non ſi nota abbaſ tanza; nè ardiſco deſcrivere i ſuoi

fregi, perche i GIGLI appariſcono già per loro natura d'altezza emi nentiſsima, e ſovrana. Arroſſirei nel riverbero luminoſo di tanti ri

fleſſi in preſentargli queſt'Opera, ſe

l'eccelſa Idea, e le candide Impreſe

dell'Armeggio PANFILIO, im preſſe nel cuore, non haveſſero preſ

critto alla penna, velocemente frez -

*

2.

ZO


zoloſa nello ſcrivere, la vera nor

ma di puriſſimo ſtile, benche ap ariſca in alcun fatto della Storia

quel lume traſparente,e ſuperficiale, che ſembra vederſi nelle piume di pura,ſemplice, e CANDIDA CO LOMBA. Non ſdegni dunque le notitie di queſt'Iſole, poſsedute una volta da Cavalieri di Rodi, ed hora

conſacrate all'Eminenza Voſtra,che

nell'Accademia Coſmografica degli Argonauti, ſpiega appunto ſotto lo Scudo, la Croce biforcata, come

Gran Priore di quell'Ordine Equeſ tre, ed eſpone in Campo Azzurro quella COLOMBA Pacifera, che fù ſcoperta,colla navigatione, vicina al Canopo, è Timone della Nave, appunto d'Argo, con tredeci altre

Coſtellationi nella Parte Auſtrale, da noi non vedute. Se dirizzarono i Ro


i Rodiani al Nume dell'Iſola, cre duto il Sole, un Simolacro, attor

niato di Coloſſi Ainori, gode l'Ac cademia vederla anceſsa, protetta da un Genio, corteggiato ſin negli

Anni più verdi, a guiſa d'Apollo, dal Coro di tutte le Muſe, poiche alzata in coſpetto del Mondo, co me un prodigio, formò anceLLA,

con i lumi del ſuo Capo ſignorile un luminoſo Fanale alla Navicella

di Pietro, fra gli ondeggiamenti – dell'humane vicende . Ravviſan

domi però, non eſser io l'Artefice di Lindo, non oſo ſcrivere final

mente à piè del Gran Coloſso: Fe ce; mà quivi proſtrato shumilia

D. Vi i -

-

I 688.

Oſsequioſiſſimo Servo

F.V. Coronelli

cºis


LO STAMPATORE A CHI LEGGE. isº Iviſando il P. Coſmografo i); 2i dioſe ſue notorie applicatio Coronelli, fra le molte ſtu

º

Vaziº ni, rendere clarificata la Geo

grafia colla Storia, non riuſcirebbero così pronte, e celeri l'Editioni per il profitto unicamente inteſo dell'Accademia Coſ

mografica degli Argonauti,ſenza la coo peratione del P. Maeſtro Reggente Pa riſotti,il quale s'unì per queſt'oggetto, ad imitatione di quegli altri due ſuoi P. P. Maſtrio, e Belluto Min. Conv. che

ſtamparono ſpeditamente in ſimil guiſa tutto il voluminoſo corſo della Specula. tiva. Se ne Tomi loro,ch uſciranno al

la luce per la Geografica Storia dell'Ar cipelago, e ſucceſſivamente d'altre Parti, ſi trovaſſe alcun latiniſmo, è Nome pro prio interamente latino, ciò ſarà fatto, giuſta il coſtume lodevole de'moderni Storiografi Franceſi, per non adultera re


re colla traſpoſitione,la purità delle Vo ci, che non ſi ſvelano; mà ſi maſche

rano con differenza d'Idioma; e perden. do la propria ſembianza, laſciano più toſto implicata, che ſpiegata la Storia nella collatione delle memorie Antiche, e

Moderne. Se finalmente oſſerverai qual che difetto nel corſo dell'Opera, ricorri appunto alla Tavola degli Errori nel fi

ne per ravviſarne la correttione, ed il ge nio d'intero profitto. Vivi felice.

NOI


N O I R E FORMATO R1 Dello Studio di Padova. Avendo veduto per fede del Padre Inqui ſitore nel libro intitolato , Deſcrittione Geografica dell'Arcipelago antico,e moderno,Ope

ra del Padre Maeſtro Coronelli Coſmografo pu blico, e del Padre Maeſtro Pariſotti Storio grafo dell'Accademia degl'Argonauti, non v'eſ ſer cos'alcuna contro la Santa Fede Cattoli

ca, e parimenti per atteſtato del Segretario noſtro niente contro Prencipi, e buoni coſ tumi, concediamo licenza a Pietr'Antonio Brigonci di poterlo ſtampare, oſſervando gl'

ordini in materia di ſtampe, e preſentando le ſolite copie alle publiche Librarie di Ve netia, e di Padova. Data li 9. Febraro 1687.

( Silveſtro Valier Cav. Proc. Ref. ( Gerolemo Aſcanio Zuſtin. Ref. ( Ferigo Marcello Reform. Gio: Battiſta Nicoloſi Segretario.

D E L

-


,

D E L L I S O LA

.

L E R O , Elebre è il Titolo che diede 9

Strabone all'Iſola di Lero,

2 è: º Mare di Nicaria. Fù vera

mente felice,perche ſtendendoſi con giro di 35. miglia, in vicinanza di Patmos, famoſa per i ſacri eventi, e 62. lontana, per Ponente, dalla notiſsima Delo cele brata per i profani, puote ſovenire ab bondantemente di tutto il neceſsario i

Nationali, e diſtribuirne all'Iſole circon vicine. Teron, Nero, Lerte,e Leria,furono

gli antichi ſuoi Nomi. Le criſi del Dominio Greco, ilquale o fin à tempi di Ciro, che comincio à mo leſtarlo, diedero il fluſſo, e refluſſo nel Si

gnoreggiamento all'Iſole di queſti Mari, ne quali era ſubdiviſo l'Egeo. Traſporta

ta Lero dalla propenſione del genio,e x dall'impeto dell'Armi inondanti , hor dalla Perſia, hor dalla Macedonia, e da t- -

)

-

Y

Ro


338

D E L L IS O LA

Roma, trionfò colla fattione vittorioſa, e

ſi lagnò più volte colla perdente. Era in tanta conſideratione queſt'Iſola montuo ſa, mentre il Generale dell'Armata Per

ſiana, Artaferne, ſoggiogò nel Mare Io nio Calzonene, e paſſando nell'Eolide domò Cuma; hoggidì Foglie Nove;c'ha vendo ſuſcitato Ariſtagora nel Mare d'Icaria molte ſollevationi contro Dario

predominatore della Grecia, fù conſi gliato da Hegeſandro ritirarſi nell'Iſola di Lero, dove ſolamente porea preſup

porſi (fuggittivo da Mileto) ſicuro; mà non abbracciando Ariſtagora, ſtordito per timore dell'Armata Perſiana, il con

figlio, paſsò con molti Soldati da Mileto

in Tracia, dove tagliato a pezzi nell'aſt ſedio d'una Piazza, con i ſuoi, terminò

ſopragiunto dalla morte, che fuggiva, i ſuoi giorni, Gli Scrittori non dicono preciſamen to,ſe Lero foſſe riputata reſiſtente, e ſicu.

ra, per la confragoſità de ſuoi Monti, e o per i tre Forti Caſtelli, c'hora ſecondo il

Negro, giaciono a Terra; è pure, perche -

-

Cral


DI L E RO.

339

erano queſt'Iſolani Gente pronta, ed in clinata alle ſceleraggini,3 agli Huomini di prava natura;così che paſsò in Prover bio il detto di Focilide,

Lerii mali, non unus quidem; alter verò minimè,

Sed univerſi, exceptò Patrocle, Etenim Patrocles Lerius.

Strabone conſiderando altrove la procli vità al vitio di certe Nationi, non dice

incolpabile molto la qualità del Clima, e del ſito, ſe non perche la temperie del medeſimo rende ferace la Terra, e feroci

gli sfrenati dovitioſi Habitatori. Di qual temperatezza dunque ſia l'Aria di Lero, può comprenderſi dalla quantità d'Aloè, ch'in eſſa vi naſce, ed aſſai migliore di quello di Calamo. Non è meno abbon dante anco di Peſce, sino nel Porti, ed

aprendone due (l'uno molto commodo per eſſer ſcoperto ſolamente all'Oſtro, e

l'altro verſo Tramontana) potea appli care una volta al commercio colle Na tioni foraſtiere.

i Reſasi finalmente la Grecia tributaria Y

2

del


34o D E LL' ISOLA della Romana Republica,ed oſcuratosi lo ſplendore di tutte queſt'Iſole, non si rav visò il lume eſtinto della ſua gloria , ſe non quando piantarono gl'Imperatori di Roma in Conſtantinopoli la Sede - Viſſe Lero ſotto l'obbedienza di queſti, e girò con viciſſitudini degne di poca memoria, nelle rivolte del medeſimo Impero. Aqui ſtata poi da Cavalieri di Rodi, mentre o

preteſe viver libera colle altre dal Signo reggiamento degl'Imperatori medeſimi,

fù aggiunta al Bagliaggio di Stanchiò , come dicèmo; e la formalità del ſuo Go

verno, fù abbaſtanza ſpiegata nell'Iſola di Stanchiò, di cui ſeguì le vicende, co me acceſſorio della ſua Principale. Fra i Cavalieri, che furono ſpediti a Lero per Governatori Caſtellani, meritò com memoratione diſtinta Fra Filippo di Guidone, Commendator di Randazzo;

poiche dichiarato nel 1492. Commiſſa rio ſopra la fabrica delle Fortificationi di

queſto Bagliaggio, con il Baglivo della Morea, mentr'era Baglivo di Lango il prememorato Odoardo Camardino, fù - e

-

a

COIR


DI LE RO. 34r conferita al medeſimo Fra Filippo la Caſtellania di Lero ſua vita durante, per haver applicato, con finiſſimo intendi mento, lungamente, anco alle Fortifica tioni della Città di Rodi, Rendeaſi deſiderabile il Governo di -

queſt'Iſola in que tempi illuſtrata dalla s Sede Epiſcopale,ſoggetta all'Arciveſcovo di Rodi; benche non ſi raccolga c'haveſſe più d'una Città,overo Caſtello nella par te di Levante.

-

Sarebbe noioſo riferire quante volte foſſe queſto aſſalito da Corſari,e da Tur chi, ed havendone regiſtrate le memorie

di rimarco maggiore nell'Iſola di Stan chiò, reſta d'aggiungere la reſiſtenza ga gliarda, che fece il medeſimo Caſtello nel 15o2. à 18. Fuſte Ottomane, ch'uſci

rono appoſtataméte dallo Stretto di Gal lipoli. Non corſero più di quattro Anni, ch'un certo Corſaro Turco, chiamato Nichi; bench altri dichino Camalì; invo

gliatoſi di prender queſto Caſtello per ſtratagemma,8 ardire di Guerra,fece un'

arguta eſperienza. Saccoſtò egli di notte Y

3

à


342

DEL L ISO LA

à quell'Iſola con 8. Vaſcelli, fra Galeot te, e Fuſte, ed havendo tacitamente sbar cati 5oo. Turchi, li fece imboſcare in un

ſito aſſai commodo, & occulto, ordinan dogli ſtarſene appiatati, finche vedeſſero ſmontato dalla ſua Galeotta, un certo

Pezzo d'Artiglieria,ch'allhora ſortiti im. proviſamente dagli aguati,doveſſero cin

ger d'ogn'intorno il Caſtello. Dopo ha vergli dunque egli sbarcati, ſe n'andò co Vaſcelli ſuoi all'altro fianco dell'Iſola ; e

quivi dimorò naſcoſto, fin tanto,che gli parve, che gli Huomini del Caſtello foſ fero uſciti alla Campagna,eſſendo allio

ra il tempo, che gl'Iſolani mietevano gli Orzi loro.

Facendo moſtra Nichi di ſe medeſi mo in così bella congiuntura, diede im proviſamente col tiro dell'Artiglieria il ſegno a ſuoi Turchi,già imboſcati. Vſcé do queſti incontanente dagli aguati;

mentre gl'Iſolani, ch'erano alla Campa gºa ſtavano di lontano mirando le Fuſte,

corſero alla volta del Caſtello, 8 in ogni contorno cingendolo , intercluſero il paſ


DI LE RO.

343

paſſo a Criſtiani, così che non puotero in forma alcuna ritirarſi dentro nella ,

Fortezza. Coſteggiando il Corſaro dal l'altra banda, colle Galeotte,e co Vaſcel

li ſuoi,venne ancegli à preſentarſi dinan zi al Caſtello. Quivi sbarcando il reſiduo

delle ſue Genti, con alcuni pezzi d'Arti

glieria, lo cominciò a battere con furia grandiſſima;e dopo haverlo ſpietatamen

te berſagliato, gli fece dar l'aſſalto con e tanto impeto, che l'haverebbe infallibil mente preſo, ſe l'ardire, & il valore del Governatore,ch'era un Cavaliere di quea ſt'Ordine, con alcuni pochi dell'Habito, che ſoggiornavano quivi in ſua collegan za, non haveſſero mirabilmente reſo va

no lo sforzo coſtante del ſagace Nemico. Non ſi ſgomentò il generoſo Governato re, benche ſorpreſo impenſatamente, e o cinto in quel Caſtello, in cui oltre quelli

dell'Habito, non v'era quaſi rimaſto alcu no,atto à girar la Spada, eſſendo tutti gli altri, Vecchi, Donne, e Fanciulli. Toſto,

che ſi ſcuoprirono i Turchi nell'Iſola, fa cendo con preſtezza alzar il Ponte, e s Y 4 chiu -


344

D EL L ISOLA

-

chiuderla Porta del Caſtello, fece una si Concione à que pochi, che dentro v'era no rimaſti:rammentandogli,ch'il Caſtel lo era fortiſſimo, e che ſi poteano, con o

tutta facilità difendere da que Barbari, ch'erano Ladroni, e Gente vile. Avvertì

però eſſer neceſſario,ch'i Vecchi in quel l'occaſione moſtraſſero forze, e vigore giovanile, e che le Donne vicendevol mente haveſſero ardire d'Huomo,e cuore

maſchile, per difendere la vita, e l'honor loro, contro chi non havrebbe havuto

coraggio di replicare il ſecondo aſsalto, quando haveſſe ſperimentata la reſiſten

za non ſuppoſta nel primo; poiche , eſsendo lo ſtratagemma una ſottigliezza, praticata con alcuno fuor d'opinione o, surta lo ſcaltro in impenſato riparo, e durezza, ſpunta l'acume, ſenza tempo di poter acudire al neceſsario ripiego, ed abbandona l'Impreſa. Concluſe finalmen te il Governatore, con dirgli, che ſtando fuori delle Mura anſioſo il Nemico in

machinare contro i Figli lattanti morte ſpietata, contro le Donne infamia crude -

le


' DI L E RO.

345

le,& ad ogn'uno miſera ſchiavitù; egli al l'incontro dentro il Caſtello prometteva alla coſtanza de ſuoi gloria immortale, libertà deſiderata, e ſicuriſsima vita.

Riuſcì tanto impreſsiva l'energia effi cace del Cavaliere, che pigliando le o Donne ſteſse con animo intrepido l'Ar mi,fecero fra tutti tal resiſtenza,e difeſa,

che non oſtante qualsivoglia sforzo, fat to da Turchi per entrar dentro, non puo tero conſeguire l'intento. Anzi dopo ha

verlo per lo ſpatio di cinque giorni con tinui combattuto,furono coſtretti partire con danno loro, e vergogna; e temendo

Nichi Corſaro, che quivi ſopragiungeſſe l'Armata di Rodi, imbarcando di nuouo

le ſue Genti, e l'Artiglieria, ſe ne partì tutto affrontato, e pieno di ſcorno, per haver quivi perduti circa cento Huomi ni. Così racconta il Cavalier Foxano

queſto ſucceſso; ma il Commendatore Fra Rafaelo Salvago Genoveſe, Cavalie re di queſt'Ordine di molto valore, e po

litia di lettere (il quale havendo inten

tione di publicare le geſta del Gran Maſ - ,

tri


346 DEL L ISO LA tri di queſta Religione, havea già raccol te à queſto proposito molte coſe, che fu rono vedute dal Cavalier Giacomo Bo

ſio, ſcritte di ſua mano) regiſtra con a molta differenza il caſo, negando, che l' Aggreſſore di Lero foſſe Nichi ; mà Ca mali Corſaro,al quale nºi eſſendo riuſcita

la ſorpreſa repentina del Caſtello, de terminò d'impadronirſene per forza, ed havendo sbarcati a queſt'effetto alcuni Pezzi d'Artiglieria, cominciò a battere molto furioſamente il Caſtello medeſi mo, il cui Governatore, ch'era un Cava

lier Italiano, trovandoſi allhora grave mente infermo, ed impotente perciò alla difeſa di quella Fortezza,rimeſſe la cura, & il Governo d'eſſa ad un Cavaliere Pie. monteſe di diciotto Anni, chiamaro Fra Paolo Simeone, che ivi ſi trovava.Veden

do queſto, che per il danno, e la breccia ,

grande, fatta nelle Mura dall'Artiglieria Turcheſca, era incontraſtabile da poca e

Gente l'ingreſſo all'incalzante Nemico, ſparſe aſtutamente una voce, che perve nutegli in quel procinto lettere del

º

Maſ


DI

LE RO.

347

Maſtro, più non doveano temere gli Aſ. ſediati, a quali era ſicuramente vicino il ſoccorſo gagliardo, prima, che il Turco doveſſe battagliare il Caſtello.Fù riferita la novella diſeminata al Corſaro, mentre

ſi preparava dare nel giorno ſeguéte l'aſ ſalto ; onde l'aſtuto Giovaneto Simeone

fece ſparare quella poca Artiglieria, che ſi trovava nel Caſtello, e con ſuoni di

Trombe, e di Tamburi, diede ſegno di

grandiſſima allegrezza due hore inanzi giorno. Dopo queſto fece veſtire i Conta

dini, e le Femine di certe ſopraveſtirof. ſe,con la Croce bianca in mezzo, e fatti

gli apparire nello ſpuntar del giorno,con una bandiera roſſa, con la Croce parimé te biáca in mezzo,ſopra le Mura,impreſse ne Turchi ferma opinione,e preſuppoſto ch'in quella notte gli foſſe giunto " ſo.Intimorito Camalì dall'improviſo ſpet

tacolo, imbarcò con frettoloſa premura l'Artiglieria, e le ſue Genti, fuggendo la vittoria, che ſe gli faceva incontro.Scher

nito in queſta guiſa il Corſaro,che ſi pre ſumea ſcaltro,e verſuto apparve -

-

- -

-

" de


348 D E LL ? SOLA del fatto il Giovanetto , Cavaliere di prematura prudenza, la quale riuſcì in età più conſiſtente all'Ordine ſuo d'aſſai maggior profitto. Comunque poi acca deſſe realmente queſto ſucceſso, e chiun

que ſi foſse queſto Corſaro, corſe nondi meno problemma incerto, ſe riportaſse il Giovanetto Simeone, deſtituto di for

ze, maggior gloria nell'inventione, con

cui eccitò il Nemico alla fuga ; è pure ſe foſse più fortunato il Corſaro, che ſe non riſolvea partire ſubito da Lero, ſo

pravenuto a caſo nel giorno ſeguente, e ſenza concerto, da tre Galee della Re

ligione, con altri Navili Armati, ha vrebbe incontrate con piede fermo le o ſue rovine.

,

Il termine poſcia delle fortune di Le ro fù il principio finalmente della Signo ria di Solimano in Rodi, reſa anceſsa ,

ſenza contraſto ſoggeta al Flambula re di quell'Iſola Capitale. Convertitoſi il veleno della tirannide Ottomana in

nutrimento, viſſe Lero ſpenſierata in rac

quiſtarſi la libertà miſeramente perduta, -

ºl ſl


N

DI

-

LE R O

349

anzi parea, che dormiſse , ſopita più che il Cane del Fabro ſotto l'incudine, oppreſsa lei medeſima dal maglio peſan te del Dominio Turcheſco, rimoſtran

doſi deſta ſolamente al rumore vano di

fama ſparſa, ch'il Foſcolo Generale dell' Armata Veneta haveſse aſsoggettito nel 1648. l'Iſola di Stanchiò. Prima del ful mine veramente apparve con vece pre

poſtere il Lampo; poiche ſorpreſo, e e prevenuto il Comandante di Lero, e s que Popoli dal timore, giunſe il Capi tan Generale, e sbarcò le Militie ſotto la condotta del Conte Sabini. Tormen

tata la Fortezza nella parte baſsa dalle Galee col Cannone, e nella parte ſupc riore dalle Bombe, fù ucciſa da una di

queſte la Figliuola del Comandante e, il quale oppugnato dentro, e fuori dal Veneto valore, ed eſpugnato dall'inter

no duolo, capitolò; e cedutagli la For tezza, ſi fece Criſtiano. Illuſtre fu dun.

que l'acquiſto del Foſcolo, che vincendo

quel Forte, lo demolì, come intoppo al l'Armi ſue,ed Aſilo di Gente, ivi con --

, - -

--

gre


35o D E LL' ISOLA gregata, per non contribuire à Veneti il cariaggio, che poi sborsò, ſenza riparo, per l'Iſola diſperſa. Attinenze di Lero. I ſtringe dalla parte d'Oſtro il Mare in un Golfetto, di Nome Terraco, ed Porto, poco diſtante dall'Iſoletta buon il

Lepida, invita à godere l'amene lepidez ze del ſito, che forſe gli haverà donato il Nome.

DEL


Effi

--

TITI

I

-

l " º lº

7

º

-

-

-

-- -

f. I

-

ºrdi

i

ri 1-

.

-

rº-

zº ---

-

-

-

". -

-


ยบ

-

3

ยบ

-

-

3

-

3. 3

ยบ2.g

-

a

-


º - –-

-,

T A V O L A D E L L E

P I U -

C O S E

-

N o T A B I L I. A

A Buſſone Gran Maſtro, e Cardinale chiude il Porto con catena, fa Pace col Soldano, Tre

gua col Rè di Tuneſi. 133. Sue Capitolationi. 133. Scacciagli Hebrei dallo Stato, e fa bat tezare i Pargoletti loro. 182. 2o9.

Accademia degli Argonauti,e ſuo Catalogo, nel fine dell'Opera.

Achaia comperata da Cavalieri di Rodi. 243. Il Cavalier Slegleoltz deſtinato a prenderne il poſ ſeſſo. 298. -

Aleſſandria d'Egitto vinta,e perduta da Cavalieri 83. 84.

Aleſſandro rimette nel Solio Ada Regina di Ca ria. 387.

Aleſſandro Seſto; ſi crede faceſse morire l'Hoſpite Zizimo, Turco. 188.

Alicarnaſſo contende d'antichità con Rodi. 6. Li bero per i Rodiani. 22. Creduto hora il Caſtel di Bodru. 37o.O Caſtel S. Pietro,da altri Ta bia. 375. Vedi Queſtione. -Aloe dell'Iſola di Calamo Di Lero. Altemene Argivo, e ſua335. Colonia. 6. 339. A


Ieo

vo de' Cavalieri. 88.

Lettera del Gran Maſtro Laſtic al Cavalier AMilli contro Meemet. 1o7. Lettera ſcritta da Clemente VII. al Metropolita

no di Rodi,ed al Cavalier Boſio. 23o. Lindo Città di Rodi. 5. Detta poi Caſtello. 8 r. Solito luogo di ritiro de' Gran Maſtri. 1oo. 21 9. 22o

Libertà conteſa da Eumene in Roma, e difeſa da' Rodiani, delle Colonie Greche nell'Aſia. 32. 33. Altre Città libere per i Rodiani. 22. Lero Iſola de' Cavalieri, governata dal Cavalier Slegleoltz della medeſima Commenda di Stan

chio,e Calamo. 299. Furono dichiarate poi queſ t'Iſole Bagliaggio. 3or. Saccheggiata dal Tur co. 3o4.3 o 7.Riſolvendo i Cavalieri abbandonar Calamo, fortificano Lero. 3o9. Novamente for tificata. 311. Precipitata dal Terremoto. 312. reſtaurata. 315.

Licia de' Rodiani. 33. Privati di quella da Roma mi 37.

zi, loda l'Opere

degne di Demetrio, benche

gli ſia Nemico. 26. Liſimachia abbandonata da Antioco. 3 r. Dingue, o Nationi de' Cavalieri di Rodi haveano

la ſua Poſta, è Quartiero particolare intorno alle AAura. I 16.

Loredano Generale dell'Armata Veneta. 3o7. Giovanni Luſignano Rè di Cipro ſeguito dagli PHoſpitalieri di Geruſalemme aſſegno per ſoggior no loro la Città di Limiſso. 238. Lada Iſola, 337. -

Lan


41 r

Landimachio Fortezza di Lango aſſediata in va no,per ordine di AMeemet ſecondo.

Lepida ſoletta. 35o. Lerii divenuti anticamente in proverbio, per eſſer ſtimati di prava natura. 339. Sua Caſtellania -

data in vita a Fra Filippo di Guidone Com

mendator di Randazzo. 34o. Battuto il ſuo Caſtello da Turchi. 341. Aſſediato con ſtrata gemma da un Corſaro Turco. Chi foſse. 345. Fortezza difeſa da F, Paolo Simmeone con gran vivacità d'arguto ingegno. 347. Si rende il Caſtello al General Foſcolo, dell'Armi Vene

te. 349. Suo Governatore Turco ſi fà Criſ ttanto,

Lero Iſola,e ſuo Trattato particolare. 337. Licia devaſtata da Veneti a favore de' Cavalieri , di Rodi. 144. Limiſsone 69 7o. Limonia ſola. 72. Suo Trattato diſtinto. 265 Data in Feudo a Barello Aſsanti. 262.

Lodovico Lombardo, con dieci Galee Venete com batte nella Caramania 127. MI

Agiſtrali Iſole furono le Simie. S. Nicolò, Cardo,e Piſcopia. 288. i AAalta eſibita da Carlo V. d Cavalieri di Rod -

2 16. 228. Poſsedono AMalta. 239. AMalta aſsediata da Solimano,Gio: Pariſotti Gran

AMaſtro ſoſtiene l'Aſsedio.242 Il medeſimoGran Maſtro fabricò in Malta la Cittadella,denomi ſiah2


TAVOLA DEGLI ERRORI. A Stampa Face, e Falce delle Lettere illuſ tra la Verità colle notitie,ò tröcando il filo di quella col Ferro malamente adoperato, in gombra il ſuo chiarore coll'equivocationi, e co gli Errori. Se dunque ne ſcorgerai molti in que ſt'Opera, compatiſcine le cagioni ricercar le, è rifonderle altrove, che nella defettibilità

"

d'ogn'Arte humana, la quale anco falliſce pro

curando emendarſi negli Errori. Alcuni altera vano il ſenſo, altri le parole, ed i Nomi proprii,

e s'è procurato correggerli, rimettendo la diſtin tione de' più minuti alla diſcretione del tuo ſa no intendimento .

.

-

pag. lin. ERRORI.

CORRETTIONI,

25

16 d'altr'impreſa 16 Antigono 26 9 Antigono

dell'alt'impreſa Demetrio Demetrio

44 64

24 14

Per rivolutioni

65 72 72 75

1 Gavalla 1 5 de' Saraceni 22 di Cardo 8 Giovanni XXII,

25

"

per un riſolutioni

Gualla de' Turchi e di Cardo

-

Giovan i detto XXII

76

6

77

9 Campo

84 89 89 i 1a

leggeri

-

22 s acceſſe 9 & adiacenti 22 Clemente Seſto 1 o L'Anno 1487.

leggieri Capo ſucceſſe

& alcune adiacenti

Clemente Settimo L'Anno : 457. º i 4.


s

I 14

II

Suſſiſteva il Con- Suſſiſteva nel 1464 il Convento diremo collo

Vento

dicemmo

I 16 I 6o

allo V

I 61

1 I

3.

177 I 79 I 95

I 2,

Cazì, Alì

Cazì Alì

I3

pertinaci

pertinacia

236

2 I

in Rodi del

à Rodi nel

244

I I

quel

quello

in

245

tutti adornati penſati adorni ſono circondati creduti circonda da ti di

248

conquiſta fatta Conquiſte fatte, e

245

dall'Armi

di Caſtel Novo dall'Armi

27r

leggere

leggiere

274 31 I

antica

antico

Camarino

Camardino Rannuſio lontano Petruni

I3

Ranniſio

32 5 37o

377

17 I6

lontana

Petrumi

º


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.