Firma 50 anni

Page 1



FIRMA agenzia di servizi per la comunicazione

presenta


studio grafico e altre storie




studio grafico

Bernazzoli Biassoni Costantini Veruggio


breve storia di un nome

Questo libro-grafico è stato realizzato da Firma srl, per festeggiare i cinquantanni della nascita, a Genova, dello Studio Firma, che è un po’ come il nostro nonno e di cui oggi ancora portiamo il nome. Firma, studio grafico, era nato quasi per caso attorno a una personalità artistica di grande rilievo: Dario Bernazzoli. A lui si legano tre aspiranti grafici, più giovani del maestro di circa vent’anni: Marco Biassoni, Flavio Costantini, Ettore Veruggio. Non era una vera società, ma solo un’esperimento anche perché “Grafica” allora era parola pressoché priva di significato! Per correre meno rischi e ridurre i costi, i “quattro” si erano accampati nello studio di Bernazzoli a Largo Zecca: era già piccolo, diventò un bivacco. Il lavoro arrivava, lo studio si affermava e fu necessario il trasferimento a piazza Corvetto, in un locale più grande. Il sodalizio durò sino ai primi anni ‘60. Poi Biassoni andò a Toledo a vivere con i gitani e Costantini si ritirò a Rapallo inseguendo la sua personale straordinaria carriera di pittore, iniziata con Ravachol l’anarchico. Lo studio Firma visse ancora qualche anno con due soci, poi ognuno andò per la sua strada: Bernazzoli cominciò a dipingere alberi-grafici dai mille colori e a incidere sullo zinco una terra ligure sognata con amore e reinventata dai ricordi d’infanzia. Veruggio affiancò alla grafica l’arredamento per approdare infine, anche lui, alla pittura. Ma il nome Firma rimase in altre attività, tutte all’interno di una logica creativa: un negozio di oggetti di artigianato, una boutique di abbigliamento con stoffe disegnate




dai quattro, da Luzzati, da Saccorotti e da altri e infine una galleria d’arte che elencava nomi importanti: Arvigo, Bosco, Chianese, D’Amico, Saccorotti, Sirotti, persino Fieschi. E naturalmente Bernazzoli, Biassoni, Costantini, Luzzati e Piombino. Il nome Firma passò a Beppe Veruggio, prima come studio fotografico e infine come studio grafico insieme a Bruna Arena, con la ragione sociale di Firma srl. Il cerchio si è richiuso: il nome Firma ritorna ad essere sinonimo di “grafica”. Il nuovo “Studio Firma” si avvale di tecniche e tecnologie inimmaginabili ai grafici-pionieri di allora, che scrivevano ancora le scritte sui manifesti, a mano. Tutto adesso è computerizzato e i “menabò” di allora, tutti pasticciati, incollati e ingobbiti, sono sostituiti da simulazioni quasi reali, perfette e complete di testi, foto, colori, fondini e trasparenze. Questo libro vuole raccontare, in linguaggio grafico, la storia di questi cinquant’anni: la storia di quattro amici (Bernazzoli, Veruggio, Biassoni, Costantini) più due (Luzzati e Piombino) la storia di un padre e di un figlio (Ettore e Beppe Veruggio) e di una grafica, Bruna Arena, che in gioventù aveva sognato di lavorare per Firma. Ma soprattutto la storia di un nome, che ha rappresentato una felice divagazione nel mondo magico della grafica, del disegno, dei colori, dei cartoons, dell’impaginazione, della ceramica, della scenografia, del disegno per stoffa, dell’allestimento fieristico, dell’incisione, dell’arredamento, della decorazione, del disegno per bambini, della pittura. E la storia continua...


Sotto il nome di

nell’arco di cinquant’anni, ci sono state varie attività

1956, Studio Firma Nell’agosto del 1956, attorno a Dario Bernazzoli si aggregano Marco Biassoni, Flavio Costantini, Ettore Veruggio e danno vita allo Studio Grafico Firma.

1964, Boutique Firma Chicchi Veruggio, avvia una boutique del tutto particolare: vestiti realizzati con stoffe disegnate appositamente dai quattro amici dello studio Firma, da Luzzati, Saccorotti, Almina Dovati Fusi, Franca Luccardi e altri artisti.

1968, Firma Artigianato Scoperta la possibilità di acquisire oggetti dell’artigianato messicano, peruviano, indiano (e altri), Ettore Veruggio apre un piccolo negozio di artigianato etnico.

1980, Galleria Firma Nei locali dell’ex Studio Firma, a piazza Corvetto, nasce la Galleria Firma intorno a un gruppo di otto artisti: Bernazzoli, Biassoni, Chianese, D’Amico, Luzzati, Piombino, Saccorotti, Sirotti.

1985, Firma Fotografi Associati Beppe Veruggio fonda un nuovo studio fotografico insieme a Paolo Airenti, Bepi Caroli, Riccardo Cordera, Antonio Pompei, Carlo Veruggio.

1989, Firma Lo studio fotografico si trasforma e alla fotografia si affianca la grafica che diventerà in breve tempo l’attività principale dell’agenzia.




studio grafico

Bernazzoli Biassoni Costantini Veruggio


ma in realtà non si trattava di uno “studio”, solo di un esperimento

Bernazzoli aveva circa 20 anni in più

Bernazzoli

dei suoi giovani amici: era un grafico bravissimo (forse l’unico a Genova) e lavorava da almeno 25 anni per le più importanti società di navigazione, e soprattutto per la Esso.

Biassoni Veruggio Costantini

Aveva accettato di fare un tentativo per dar vita a uno studio grafico con Veruggio e Biassoni.

All’ultimo momento si era aggiunto Costantini, romano e navigante. Più che una società

il nostro era un esperimento. E di conseguenza per ridurre al minimo le spese e i rischi i quattro amici - più Cesarino, timido e silenzioso collaboratore di Bernazzoli - si erano accampati nello studio del maestro alla Zecca: era già piccolo, diventò un bivacco. Per tavolo di lavoro avevamo un piano di legno e due cavalletti: e come unica attrezzatura, matite,

bohéme

pennelli, colori a tempera, forbici e colla. Era la bohéme: cinque artisti in una soffitta male illuminata a tentare la buona sorte.


Questo era lo studio Firma degli esordi: una grafica armata Brancaleone...

Fatta questa breve introduzione, è necessario adesso far conoscere i quattro componenti dello Studio Firma, cominciando naturalmente da Darius Magister Extraudinarius e cioè da Bernazzoli detto “Berna”.


Dario Bernazzoli Le cronache raccontano che Bernazzoli giovanissimo e in cerca di lavoro, trovasse una sistemazione alla Barabino & Greve, una

1930

tipografia molto importante all’epoca: siamo all’inizio degli anni trenta.

Capita per caso nel reparto dei grafici che realizzavano i bozzetti per la stampa, e rimane folgorato: un mondo nuovo e sconosciuto gli si apriva davanti agli occhi.

Cappiello Dudovich Nizzoli Cassandre Toulouse Lautrec

Da quel momento volle esser “grafico” che allora si chiamava bozzettista. E vi riuscì.

Era l’epoca dei Dudovich, dei Nizzoli, dei Cappiello. In Francia c’era il grandissimo Cassandre. Tutti derivavano da Toulouse

Lautrec, il primo ad aver fatto del

manifesto un’arte. E ispirandosi a questi

maestri Bernazzoli cominciò a muovere i primi

Bernazzoli

passi nella grafica: bozzetti bellissimi fatti con una maestria tecnica e un gusto straordinario. Lavorava per tutte le società di navigazione che allora erano tantissime e sopradetto per la Esso per la quale realizzò bozzetti memorabili: la serie dei proverbi che si rifacevano al gusto metafisico dell’epoca. Il suo cervello grafico era come un vulcano e buttava fuori idee a getto continuo.



Studio Firma

Quando nacque lo Studio Firma Bernazzoli aveva 45 anni e lavorava come grafico da oltre vent’anni. Aveva realizzato questi bozzetti per la Esso Standard Oil prima della guerra: risentono del raffinato gusto dell’epoca che risaliva a Dudovich, Nizzoli, Cappiello, Sepo...



Nell’immediato dopoguerra Bernazzoli aveva vinto il concorso per il manifesto della Costituente. Risale a quest’epoca una serie di lavori bellissimi: la nave rossa per il convegno della Fiom, del 46,

Fiom Coe & Clerici Esso la linea aerea

Genova-Londra della Coe & Clerici,

la mano che squarcia il giornale,

per la Esso Standard.

Di questa “mano” furono

realizzati cartelli stradali di grandi dimensioni di cui fu tappezzata mezza Italia.





Ettore Veruggio Veruggio, aveva trentun’anni, e faceva l’industriale (o almeno era così scritto sul suo passaporto). Era sposato e aveva tre figli. Suo padre aveva un cotonificio e l’industria paterna era segnata nel suo destino. Ma quella forse non era la sua strada: era tormentato e inquieto: la natura gli aveva dato in dotazione un animo da artista: nulla di eccezionale ma non equivocabile. In prima elementare era l’unico a non giocare a pallone:

disegnava

seduto su un muretto, guardava con aria assente i suoi compagni scalmanati intorno ad una palla. E disegnava, disegnava sempre: insieme a Sandro Scarsi, come lui allergico al pallone

Rex

e appassionato di disegno.

Disegnavano navi (era l’epoca gloriosa del Rex) e si

Tintoretto

cimentavano in copie di quadri del Sodoma,

Raffaello

di Tintoretto o di Raffaello. Il più copiato era il

S. Sebastiano del Sodoma, che aveva tante belle frecce infilzate in varie parti del corpo.

Molino

E poi c’erano i fumetti con due referenti straordinari: Walter Molino e Rino Albertarelli. Una passione precisa dunque, che attendeva risposte. E queste vennero: tardi ma vennero. L’industria paterna era andata in crisi e fu tragicamente necessario, per lui, cercare un lavoro alternativo. Non sapendo fare altro che disegnare, le sue ricerche furono indirizzate in tal senso: l’incontro con Bernazzoli era scritto negli astri. Avvenne alle quattro del mattino, nel parco dell’Aquasola, la notte precedente l’inaugurazione di una manifestazione fieristica che aveva per tema la vita all’aria aperta. La luna era alta nel cielo. Si conoscevano di vista, simpatizzarono e promisero di rivedersi. Tre anni dopo, intorno a

armata Brancaleone

Bernazzoli, maestro indiscusso, nasceva lo

Studio Firma: l’armata Brancaleone della grafica.

< Ettore Veruggio e Dario Bernazzoli improvvisati attori per la rivista della Esso



stampa digitale realizzata con Xerox DocuColor 6060 da: AGD - Arti Grafiche Digitali s.r.l. - Genova





Marco Biassoni Senza ombra di dubbio Biassoni era un “enfant prodige”. Era il più giovane

enfant prodige

dei quattro, ma le sue capacità spaziavano su campi molteplici: pittura, grafica,

ceramica, architettura, disegni umoristici... E poi suonava, scriveva, leggeva, sapeva tutto di tutto: un vero “ragazzo prodigio”. Tra i suoi prodigi c’era anche quello di farsi pagare (e bene) dai suoi clienti. Ma la sua specialità erano i disegni umoristici, campo in cui le sue doti di fantasia

pastelli

erano illimitate: si sedeva al tavolo con una

matite pennelli pennarelli risma di carta bianca: preparava con

meticolosità, matite, colori, penne, pennelli, pennarelli, pastelli... E iniziava a disegnare con gesto sicuro, senza ripensamenti,

senza disegni preparatori. La pila dei fogli bianchi poco a poco spariva ed al suo posto si formava una pila di fogli colorati pieni di idee, di “ghegs” come le chiamava lui. Buttava via quasi tutto: teneva poche cose da elaborare. Rimase in studio un paio d’anni: un giorno se ne andò con destinazione Toledo,

cuevas

a vivere nelle “cuevas” con i gitani...

Al suo ritorno, affittò una straordinaria casa di legno su palafitte, che emergeva dalle acque verdi del porto di Savona, a ridosso di un muraglione, circondata da colorate navi in disarmo: una favola. Lì, vicino ad Albisola... si dedicò alla ceramica, finché incontrò Franca,

amore

la bellissima dagli occhi di ghiaccio.

tight e fiori d’arancio

Fu un amore travolgente:

si sposarono in tight e fiori d’arancio all’hotel Columbia; il ragazzo prodigio aveva fatto un altro dei suoi prodigi. Emigrò a Milano dove trovò spazio per il suo talento:

Eldorado

l’enfant prodige che sapeva fare di tutto (anche farsi pagare) trovò l’Eldorado.


Biassoni era un logorroico. Parlava per ore ed ore, talvolta fino alle ore piccole, a un pubblico di amici sfiniti e addormentati. E fumava, fumava, fumava: le sue cicche – come lapilli incandescenti – sforellavano allegramente i tappeti orientali dell’ospite che ululava di sdegno. Nella totale indifferenza continuava imperterrito bucare tappeti) fino al

del nostro, che (a parlare e a sorger del sole.




Flavio Costantini I suoi problemi erano il freddo e l’attraversamento delle strade. Navigava col grado di sottotenente di vascello,

freddo e strade detestava il mare ma non sapeva nuotare e detestava il mare. Era, come si suol dire, un personaggio stravagante: uno che non sapevi bene,

come e dove collocare. Conosceva Biassoni che me lo presentò come possibile quarto socio dello studio nascente: mi disse che faceva disegni bellissimi ed era molto bravo. Allora, mentre navigava, faceva dei disegni

allucinanti

in cui l’aggettivo è d’obbligo: inquietanti. Grovigli di pulegge e ingranaggi, con tutti i denti fatti uno ad uno

Kafka

con maniacale precisione. Bellissimi, ma davano l’angoscia: erano illustrazioni per un libro di Kafka: cose allegre. Girava con un grande cappotto blu a spina pesce, bavero alzato, sciarpa e guanti, anche in estate: non si sa mai, un freddo improvviso dal nord. Può succedere. In testa portava un cappelletto nero da ferroviere

freddo del nord

di tela cerata nera con visierina nero lucido.

Un’estate, in occasione di un viaggio a Losanna, sudammo sette camicie per trovargli una maglia pesante con maniche lunghe. In Svizzera, si sa, c’è il Cervino e tanti ghiacciai. Detto questo per amore di aneddoto, bisogna dire che era un grafico straordinario e che i confini dello Studio Firma erano troppo angusti per dare spazio al suo talento veramente eccezionale. Rimase con lo studio per due anni:

contabile eremo e colline oltre al grafico faceva il contabile: un altro tratto inquietante.

Poi si ritirò a Rapallo in una sorta di eremo sulle colline, in mezzo agli ulivi, con bella vista sul golfo. E iniziò la sua solitaria e straordinaria carriera di Grafico con la “G” maiuscola, che doveva in pochi anni far conoscere il suo nome

anarchici tori e toreri

in Italia e all’estero, con tanti libri a lui dedicati.

Prima, il lungo ciclo sugli anarchici poi i tori e i toreri e infine il Titanic.



Per approdare ai Romanoff: la famiglia dello Zar di Russia, sterminata per ordine di Stalin.

Zar e Stalin

Ăˆ ancora attivissimo e fa sempre cose straordinarie. Ma ha sempre freddo e le strade non riesce proprio ad attraversarle...



e poi...


avevamo santi protettori sant’Umberto e san Lele


Umberto Piombino Piombino, (per gli amici “Ciungin”)

Ciungin

era un uomo d’altri tempi:

la sua epoca giusta sarebbe stata la bell’epoque. Era un raffinato libertino, elegante e blasè,

Bella Epoque

dedito ai piaceri della vita e alla vita notturna: teatri, ristoranti belle donne. E naturalmente alcool:

teatri alcool ristoranti belle donne alcool a fiumi: in vita sua deve averne bevuto almeno un’autobotte con rimorchio. Uomo di mondo e libertino dunque.

Ma libertino sui generis, perché il suo

mondo era popolato di angeli teneri e gentili, che portavano agli amici, auguri e messaggi,

angeli

come quello della pagina accanto:

«stato qui tutto il mattino aspettando Ettorino; me ne vado e tornerò il più

presto che potrò». È andato ma, ahimè!, non è più tornato. E insieme agli angeli,

Madonne

c’erano le Madonne e i Gesù bambini cui aveva dedicato innumerevoli ceramiche

Bambin Gesù

“a casa” che raccontavano semplici e

umanissime storie dell’infanzia di Gesù,

con piatti vecchio Savona blù appesi ai muri, tavole a quadretti rossi, e “vascellaee”

santo patrono

con stoviglie di Albisola ben ordinate.

Piombino, era un po’ il Santo Patrono dello studio Firma,

perché intorno a lui, poco a poco, si erano coagulati gli amici. Lo avevo conosciuto nel ‘46,

1946

appena finita la guerra: ero malato, a letto con febbre alta. Lo conoscevo solo di vista: come personaggio un po’ strambo. Un giorno qualcuno suonò, chiedendo di me.

gagà

Era lui, in divisa da gagà,

come ho cercato di illustrare nella pagina accanto: aveva bisogno di denaro e, bontà sua, aveva pensato a me. Naturalmente quel denaro non lo vidi più: fu l’inizio di una lunga serie di episodi,

denaro

tutti uguali e tutti a lieto fine: per lui.

Piombino mi fece conoscere Luzzati e poi Biassoni, amico e pupillo di Bernazzoli e Biassoni mi fece conoscere Costantini.


Così nacque lo studio Firma: un coagulo di amici, sotto gli auspici compiacenti

studio Firma

(e talvolta un po’ interessati)

di Piombino Fondatore e Protettore,

che mediava per noi, dai suoi amici alati, protezioni celesti. Non fu mai socio: ma collaboratore saltuario e visitatore quotidiano.

l’ora dei signori

Passava verso le undici: l’ora dei signori.

Ci guardava lavorare, faceva qualche commento (che di solito mandava in bestia il destinatario).

l’aperitivo

E poi, sereno e rilassato, andava a sedersi da Mangini...


Emanuele Luzzati Il secondo Santo Protettore & patrono

santo e patrono

del neonato Studio Firma era Luzzati, per gli amici “Lele”. Che non era ancora diventato il mostro sacro che è diventato ma era già sulla buona strada per diventarlo.

Lele

Dice il poeta: dalla luce del mattino si indovina il giorno: e la luce del suo mattino non lasciava dubbi

sugli sviluppi futuri della sua travolgente carriera. Lele era per noi “il santo in paradiso”, quello che stava da sempre, negli alti strati dell’atmosfera della grafica. E mentre noi arrancavamo faticosamente nelle valli nebbiose,

l’arrivato

lui camminava già - e senza sforzo apparente - sugli alti pascoli. Era “l’arrivato” per antonomasia:

e tutto questo senza suscitare in noi, la minima invidia: era così e così era scritto. La sua produzione

un fiume in piena era enorme come un fiume in piena:

scene teatrali e costumi, libri per bambini, decorazioni per navi, arazzi, ceramiche...

teatro

E da questo “rivolo” della ceramica,

libri arazzi ceramiche

doveva nascere quel bel pannello dedicato ai quattro cavalieri di Studio Firma, con una improbabile Santa Firmina

che prometteva a “ognuno una tettina”. Il pannello è riprodotto nella pagina accanto. Era stato il suo regalo per il “nuovo Firma” trasferito a piazza Corvetto

santa Firmina

dove si trova ancora dopo 40 anni. È il segno tangibile della sua sovritendenza e protezione.



4+2

quarant’anni dopo



1958

comunicazione di trasferimento


Lo studio in piazza corvetto Il bivacco nello studio di Bernazzoli durò circa un anno e mezzo.

bivacco

Era bello ma scomodo. Il lavoro aumentava e c’era urgente necessità di spazio, di organizzazione e soprattutto di presentabilità nell’arredo dello studio. Dovevamo ricevere i clienti:

caotica bohème

cosa che non potevamo fare nella caotica bohème

di Largo Zecca. Ci fu segnalato un’appartamentino

di 80 metri quadrati in piazza Corvetto, proprio vicino a Mangini. Era un pò piccolo ma il posto e il palazzo erano prestigiosi. Ricuperammo dei residuati di uno stand e sistemammo lo studio in modo piacevole e dignitoso. Stampammo il biglietto qui riprodotto con il quale avvisavamo i nostri clienti del trasferimento in pieno centro cittadino,

una delle più belle piazze d’Italia affacciati a una delle più belle piazze d’Italia.

In piazza Corvetto, con vicende alterne, rimanemmo più di 40 anni. Il nuovo studio, piccolo ma piacevole, era però sufficiente alle nostre esigenze. A forma di “C”. C’era un ingresso mascherato da un grigliato e un tavolo per ricevere i clienti: sul fondo avevamo sistemato un pannello rivestito di panno rosso sul qual campeggiava la bellissima ceramica che Lele Luzzati ci aveva preparato per il trasferimento. Ma la cosa più bella di quell’ingresso

zig zag

era il soffitto recuperato da uno stand per la Esso: un bel soffitto a zig-zag che dava movimento al soffitto e lasciava passare una strana luce variegata. Proseguendo si entrava nella camera di Bernazzoli e di Veruggio.


Poi una ripida scaletta portava nella pare alta dello studio, dove le finestre erano più piccole: ma subito al di la dei vetri, le chiome degli ippocastani filtravano, in quella camera lunga e stretta, una fresca e riposante luce verde. Era bellissimo!

una fresca e riposante luce verde Qui lavoravano Biassoni e Costantini. In fondo lo studio girava ancora

e nella parte terminale della “C” avevamo sistemato una lungo tavolo di lavoro per i tre “aiuti”: Cesarino, il timido, fedele e bravissimo Sancho Pancia di Bernazzoli e le due prime ragazze di studio: Maria Angela Bagnasco e Claretta Tavella, che non dimenticheremo mai. Erano molto brave come grafiche ma soprattutto erano simpatiche

allegria serenità amicizia e perfettamente inserite

nel clima di serenità, allegria e amicizia

che ha sempre caratterizzato lo studio Firma.


allestimenti


Gli stands I lavori più importanti e remunerativi

stand

erano gli stand per le tante fiere

cui partecipavano i nostri clienti:

soprattutto l’Italia di Navigazione,

Fiera di Milano l’Italsider e la Esso.

Le fiere classiche e fisse erano la Fiera di Milano e il Salone

Salone dell’automobile Fiera di Genova dell’automobile di Torino.

In Italia c’erano altre fiere,

minori ma ugualmente importanti: Verona, Ancona, Bari e più tardi (dal 1960) la Fiera Internazionale di Genova.

Algeri

E poi le grandi fiere internazionali:

Zagabria (ne abbiamo fatto quattro edizioni),

Parigi

Algeri (cinque edizioni), Parigi, Pozdam, Lipsia,

Amsterdam Lipsia

Teheran, Houston, Amsterdam.

E soprattutto molte partecipazioni alla Fiera di Genova. Avevamo fatto stampare un pieghevole

per pubblicizzare la nostra principale attività

Zagabria

scegliendo un padiglione di grande effetto scenografico, realizzato sotto un’enorme lamiera per il fasciame delle navi, prodotto dallo laminatoio di Bagnoli dell’Italsider. Nella pagina che segue abbiamo inserito una campionatura dei migliori stand prodotti dal nostro studio.



1964

boutique Firma




stoffe

A circa otto anni dalla nascita dello studio, la moglie di Veruggio e sua sorella, Maria Elisa Cauvin, ebbero l’idea

Chicchi Veruggio

di far stampare delle stoffe sulla base di disegni preparati soprattutto da Costantini e Luzzati; ma anche da Bernazzoli, da Biassoni,

Maria Elisa

da sua moglie Franca e da Veruggio. Si rivolsero anche a Saccorotti (che già aveva realizzato disegni per stoffe

Dovati Fusi

per la stamperia Mita di Nervi),

alla pittrice Dovati Fusi di Firenze e ad altri artisti. Con queste stoffe, belle e un po’ fuori del normale, nell’appartamento all’interno 5 proprio di fronte allo studio Firma, confezionavano abiti per signora: facevano quindi un doppio lavoro,

stamperia

stamperia e sartoria.

Nelle pagine che seguono una selezione

sartoria

dei disegni più belli

prodotti dal 1964 al 1974.




zio ri d

per

ne

l de ea i alt za e sem ez brava

l’id

iò a

ue cq na

e, a rt ndes a l i igian a h t , ato messicano, indiano, giapponese

iz . In o n uvia

lare nella

fatto a

is cqu a d

Boutique

no che a Firm

pposta: du rò u

i

sp a

tico

Co

no ra u

pa r

elle case che tterli n e s ta m p er va , i l r ta

a io np

d

i, nn a i

fond n i , ma

o, si era tra tt

vedere e q u fatti a l c va un ve

o c hie s

ed i ac qu

s t a rli.

o etnico. C’e

e

oz iett

ze a Firen o van e d n e v e h c ietti egoz n a vr ine G a

g

Ettore Veruggio aveva sco

pe r to

per se. Piacevano agli i li tenne am t l o ici o, m cu d n i li a d a re r a

nr

e iung g g a

va

at

i un iù d p o

t me e i du

gioco che di un lavoro .


1980

galleria firma


Ci eravamo oramai trasferiti nello studio più grande, all’interno 5. Lo studio piccolo, all’interno 4, era rimasto vuoto. Allora venne l’idea di farne una galleria d’arte. Gli amici che avevano sottoscritto erano otto:

galleria d’arte

Bernazzoli, Biassoni, Chianese, D’Amico, Luzzati, Piombino, Saccorotti e Rai Sirotti con i quali realizzammo mostre di grande successo.

grande successo Parigi quartiere latino L’ambiente era bellissimo

e guardando attraverso le quattro finestre sul verde di piazza Corvetto

ci sembrava di essere a Parigi, al quartiere latino.


Bernazzoli

Piombino

Luzzati

Veruggio


Damico

Chianese

Sirotti

Saccorotti


1985

firma fotografi associati







1989

grafica e web design


Bruna Arena Ancora molto piccola, perché stesse buona,

matite colorate

riceveva da sua madre un bel mazzo di matite colorate Caran d’Ache e non la si sentiva per ore.

Le piaceva anche ritagliare le figure dei giornali e ricomporle per terra drammatizzando i personaggi. Disegnava e costruiva bamboline di carta da vestire

bamboline di carta

(come quelle che si trovavano in cartoleria)

dipingendone con cura i vestitini “alla moda”. Alle medie le idee erano già piuttosto chiare:

da grande trovare un lavoro che avesse a che fare

pennelli

con matite, colori, pennelli!

Non esattamente in sintonia con le aspettative dei genitori che la vogliono maestra e la “spediscono” alle Magistrali. Sciopero bianco - non apre libro - e l’anno successivo

Bosco Verzetti Prampolini

entra finalmente al Liceo Artistico Barabino dove,

proprio in quegli anni, insegnavano alcuni tra i maggiori pittori liguri: Bosco, Verzetti, Prampolini, Borella, D’Amico, Nobile, ecc. Dopo il diploma segue i consigli dei professori che la vedevano votata alla grafica e, come molti, si trasferisce a Milano in cerca di lavoro, trovando anche il tempo di abilitarsi all’insegnamento del disegno e della Storia dell’Arte (l’altra sua grande passione). Dopo vagabondaggi in vari studi grafici e supplenze scolastiche per “arrotondare lo stipendio”, ritorna a Genova entrando nel prestigioso studio di Marco Lavarello e della sorella

Marco Lavarello

Giannina, mitica grafica degli anni settanta

(suo il marchio degli alimenti). Fu Giannina a parlarle per la prima volta di Ettore Veruggio

Ettore Veruggio Giannina Lavarello (le Parche cominciavano a tessere il loro filo) e la giovane grafica mitizzò quel nome

senza peraltro riuscire mai ad incontrarlo.

Dopo sei anni con Giannina Lavarello si mette in proprio

per poter seguire il marito medico, vincitore di un concorso all’Ospedale di Sestri Levante. Ha anche l’occasione di lavorare per clienti che anni prima

Marchi immagine coordinata

erano stati di Veruggio - Banchero e Costa, qui a lato, ne è un esempio - ma per il fatale incontro con Firma non era ancora il tempo. Intanto si specializzava

nella progettazione di marchi - e immagine coordinata per aziende mentre la passione per l’arte l’avvicinava




alla grafica editoriale impaginando cataloghi di artisti importanti quali Saccorotti, Tadini, Sironi,

Saccorotti

lindstrom, Cuoghi, Bosco, Y Palacios. Ma ormai il destino stava per giocarle

Sironi

uno dei suoi scherzi migliori seguendo, come da manuale astrologico, una via tutta sua: nel 1992 Clara, sorella di Bruna, sposava Beppe Veruggio figlio di Ettore, che aveva rilanciato lo studio Firma

art director

e cercava un nuovo art director.

Quando si dice che era scritto nelle stelle...!








Oscar di Bilancio 2005

Menzione d’Onore 2004





*

* * *

segnalati European Logo Design Annual 2006




digital is natural


Beppe Veruggio C’è una foto

C’è una foto, tra le tante scorse per preparare questo lavoro, che ho scelto per iniziare a raccontare il mio ruolo, come gli altri “personaggi” di Firma, quello che ho fatto in questi anni. È un’ immagine felice di quello che mio padre ricorda come

atmosfera

“l’atmosfera” dello studio di allora e che per lui ha contato,

come poi per me, quasi più della soddisfazione per il lavoro creativo che vi si svolgeva. In quella foto c’ero anch’io, sotto il braccio giallo di una lampada, che osservo la scena appeso al muro con una puntina.

puntina

Non ero lì ma c’ero, non ho mai lavorato con loro ma una “puntina” mi teneva nel giro di quell’allegria, di quel lavoro meraviglioso che sembrava - ed è la grafica, di quella passione che leggevo negli occhi di mio padre quando mi parlava di forme, colori,

Bauhaus Le Corbusier Wright Gropius volumi, caratteri, Toulouse-Lautrec, la Provenza di Cézanne, Le Corbusier, Wright, Gropius, il Bauhaus…

Sono vissuto a lungo accanto a quel mondo, abbastanza per assorbire la gioia sottile per un impaginato che “funziona”, il piacere per un marchio riuscito, la soddisfazione

per un nuovo accostamento di colori, l’ammirazione per l’eleganza del Garamond, la reverenza di fronte al rigore dell’Helvetica. Ma ho iniziato battendo strade mie. Era di quegli anni un film

Blow Up

intrigante di Michelangelo Antonioni, “Blow Up”,

e mi ero immedesimato nel fotografo impersonato da David Hemmings: acquistai una Zeiss Contarex usata (pur sognando la Nikon F) e iniziai a scattare allestendo in cantina una piccola

Nikon F

camera oscura. L’hobby diventò mestiere quasi per caso, come spesso succede: avevo 25 anni ma non mi piaceva lavorare da solo, l’imprinting della foto mi spingeva alla ricerca

soci/amici

di soci-amici con cui continuare la rincorsa alla vita. Aprii un piccolo studio in via Lanata e presto trovai un primo socio, Toni Pompei, con il quale, insieme ad altri amici,

VillaGiulia

ho vissuto anche l’esperienza di vita in comune,

dopo aver acquistato e ristrutturato (era un rudere) Villa Giulia, sulle alture di Staglieno dove abito tuttora con moglie e figli.

Firma Fotografi Associati

Nell’81 ci trasferimmo in corso Dogali e a noi si unirono Silvia Ambrosi, Paolo Airenti, Carlo Veruggio e più tardi Riccardo Cordera. Nel 1985, con l’ingresso di Bepi Caroli e l’uscita di Silvia, nacque Firma Fotografi Associati che durerà sino al 1994.



Quando con i miei soci di allora ricordiamo quegli anni, gli anni

la fotografia

della fotografia, ricordiamo grandi fatiche, ore al freddo in attesa della luce giusta, trasferte massacranti, pochi soldi ma anche

la giusta luce

molto divertimento e il piacere di vedersi tutte le mattine per ricominciare un lavoro entusiasmante: quell’ “atmosfera”, pur cambiando le persone e con gli inevitabili alti e bassi, è rimasta e non ho dubbi che chi è passato da Firma ne sia stato coinvolto. Chiuso il periodo fotografico a causa del crollo del “parastato” genovese (in pochi anni il fatturato della fotografia industriale passò da 350 milioni a zero) lo studio, dopo l’inevitabile uscita dei soci fotografi, si concentrerà

Paola

sulla grafica, prima con Paola Grassi, poi con Bruna Arena, esperta grafica dalla preparazione solidissima, che i casi della

Josè Alex

vita hanno voluto prima cognata e poi socia.

L’arrivo, nel 1999, dei miei due figli adottivi, José e Alex,

coincise, fortunatamente, con un periodo di grande sviluppo che ha portato Firma tra le prime agenzie cittadine, con importanti clienti pubblici e privati, non solo locali.

2004

La speranza di un’ulteriore crescita legata all'imminente 2004, anno di Genova Capitale Europea della Cultura, ci suggerì

fusioni e acquisizioni societarie ma si rivelò pericolosamente illusoria, con una sola commessa, faticosa ma bellissima:

I Liguri cinquantanni

la mostra “I Liguri” alla Commenda di Pré. Anni non facili che ci hanno costretti a dolorosi ridimensionamenti e finalmente il 2006, i cinquant’anni di vita del marchio con la puntina, un avvenimento che vorremmo festeggiare con l’importanza che pensiamo meriti, non solo per noi di Firma ma per tutti quelli che con Firma hanno lavorato in questi anni. Lele Luzzati e l’amico Sergio Noberini hanno messo a disposizione il museo di

tipografi fotolitisti service

Porta Siberia, ma allestire una mostra è comunque costoso così ho pensato di scrivere ai tipografi, ai fotolitisti, ai service vari con cui lavoriamo da sempre, chiedendo a Marco Balduzzi di AGD, Ottavio Dei di BCD, Egidio Burlando, Arnaldo Fezza e Giuliano Mauri di FBM, Bruno Guzzo di GRAFICHE G7, Giuseppe Chisalé di LANG, Stefano Rocca di Mac In, Stefano del Noce di PENTADOMUS, Andrea Rimassa di RIMAPLASTIC di aiutarci a realizzare questa brochure e questa festa. Se ci siamo riusciti lo devo soprattutto

gioia

a loro e il loro aiuto è per me un successo personale, forse quello che mi importa di più e mi da più gioia.


e h c n a e i z Gra

i t a s s a p o on s he c ro o l o c i t t u at

to a i c s a l o n n a eh

o n g e s o r o il l

Cesare Calcamuggi Paolo Carpi Francesco Cinollo Daniela Cominale Roberto Dellepiane Anna Ferrari Elisabetta Gatti Michele Gazzolo

a p m a t s a l l a K O Paola Grassi

Maria Grazia Lorenzetti Marina Mariotti Silvana Pallini

Barbara Pasero

Francesco Renella Teresa Saulle

Daniela Severino David Terzano

Valter Tesserin Marzio Villari Maria Zezzo e inoltre Alessandro Bruno Gaetano Cassini Paolo Cusano Marina Del Cinque Irene Ferrari Linda Isola Giulia Maiolino Caterina Leone Teresa Moccagatta Carlo Muller Mariangela Santamaria


questo catalogo è stato realizzato grazie a


PATROCINII

Regione Liguria

SI RINGRAZIA

SPONSOR TECNICI

SPONSOR

Università di Genova Facoltà di Architettura

Corigraf - Archivio della Pubblicità | Fedrigoni | Publirama | Fabio Ariu | Tipografia KC Questa brochure è stampata interamente su carta Fedrigoni. La controcopertina è una selezione di lavori, ovviamente non nostri, che ci sono piaciuti.


La mostra



La Galleria al Vicolo

Gli eventi

La sfilata

Gli eventi

Gli eventi


e...

FIRMA

al Museo Luzzati novembre 2006 I gennaio 2007

In occasione dei 50 anni dello studio genovese di grafica e comunicazione, Gecar ha presentato la nuova Mini. Un’altra icona di design, dinamismo e cura del dettaglio, che da decenni è sinonimo di uno stile personalissimo e sempre moderno.

IN COLLABORAZIONE CON



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.