IL MECCANISMO DEI SENSI

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Partiamo dalla fine, dal punto di arrivo: il suo sesto senso. L’estetica. Verso chi o cosa? I miei genitori mi hanno trasmesso la sensibilità verso tutto ciò che è bello, stimolando in me, la passione e la creatività per apprendere il mestiere dell’architetto. Amo questo lavoro che ogni giorno mi sprona a migliorarmi, un lavoro che non è mai lo stesso e che va letto sempre in chiave diversa; un lavoro in cui bisogna usare non solo la mente e che lascia libero sfogo anche alla fantasia. Per amare così profondamente il suo lavoro deve aver vissuto esperienze straordinarie e soprattutto deve aver percorso una strada piacevole e positiva. Sicuramente perché la decisione di intraprendere quella strada veniva da un sogno che coltivavo fin da bambino: diventare architetto. Ha dei ricordi che pensa l’abbiano avvicinata a questo mestiere? Assolutamente. Fin da piccolo ero affascinato dai cantieri edili e seguivo incantato le fasi di costruzione. Le ruspe, i mattoni, il cemento, tutto ciò mi conquistò fin da subito. Così capii che costruire case sarebbe stato il mio futuro Quindi è la vista il senso che prima degli altri l’ha spinta verso il suo lavoro. Senza dubbio. Sono un osservatore. Amo guardare, scrutare i dettagli, investigare con gli occhi un ambiente. D’intuito, nel momento stesso in cui osservo, focalizzo e risolvo i problemi. Mi immergo con la vista in un luogo, in uno spazio, e man mano mi si chiariscono tutti i dubbi, vengono alla luce le soluzioni migliori, i colori, gli arredamenti. Accanto alla vista avrà un ruolo molto importante anche il tatto. Toccare con mano la morbidezza dei tessuti, il calore dei legni, la rusticità dei muri, ti trasmettono sensazioni che ti danno le indicazioni nelle scelte da operare. Per riuscire bene in questo mestiere bisogna avere molta dimestichezza con la “fisicità” dei materiali. Oltre che mano però, ci vuole naso! In che senso? Può sembrare strano ma un altro aspetto fondamentale per chi lavora in cantiere è il senso dell’olfatto. Saper distinguere dal solo odore un legno appena tagliato piuttosto che del cemento fresco aiuta molto, così come aiuta sentire l’odore

giusto di cantiere. Sarebbe? L’odore del cantiere ti da un riferimento ben preciso dell’opera che si sta compiendo. Durante lo svolgimento dei lavori, l’odore da sicurezza e conferma la corretta evoluzione del progetto. Insomma è un mestiere che tiene allerta tutti i sensi. Anche l’udito? In un certo senso sì. Una frase dei suoi genitori che ancora ricorda? Non esattamente. Non c’è una frase in particolare che io ricordi. Ciò di cui ancora sento l’eco sono tutti i discorsi

legati alle problematiche lavorative che a volte animavano le conversazioni dei miei. Ora che in prima persona devo affrontare quelle stesse problematiche, sento che nella mia mente si fanno nuovamente spazio tutti quei discorsi da cui trarre gli insegnamenti utili per il successo. L’udito però nel mio lavoro è soprattutto altro: saper ascoltare i clienti. Indispensabile, specialmente se si parla di un luogo così intimo come la casa. La casa è forse la cosa, se così la vogliamo definire, alla quale più in assoluto sono legate le persone. Quindi la mia non è una responsabilità da poco. Devo capire con esattezza non solo i gusti delle persone, ma anche le loro esigenze, le loro necessità, deve esserci compartecipazione. Anzi, le dirò di più. Fare l’architetto vuol dire essere anche un po’ psicologo. Dai racconti che ti fanno devi capire le persone e cosa si può proporre.

Molto interessante anche quest’aspetto. Non rimane che trovare una chiave di lettura anche per il gusto. Il gusto di cemento o di sabbia che mi finiscono ogni tanto in bocca…(sorride). Scherzo! Il gusto per me è il senso del godimento. Godo in tutto ciò che faccio e per come lo faccio. Godo nel lavorare, nel complicarmi la vita cercando le soluzioni più strane o innovative; godo però anche degli affetti familiari, quindi di mia moglie e dei nostri figli. Mi considero assolutamente fortunato, perché sono consapevole di tutto questo. Come s’indaga invece sul gusto degli altri? Innanzitutto il gusto può essere riferito a tanti aspetti. Dal gusto estetico, al gusto pratico; dall’apprezzare certi ambienti, alcuni scorci. Dopodiché bisogna capire e mai dimenticare che ognuno di noi ha un proprio parametro estetico e che questo elemento influisce sulle scelte. Ogni cliente ha appunto un suo gusto, che varia da persona a persona all’interno perfino della stessa famiglia, quindi bisogna tener conto di tutti i punti di vista e non giudicare mai quello dei altri. Mentre le persone parlano, si raccontano, lentamente capisci come agire, dove indirizzare il tuo lavoro, cosa proporre e cosa bocciare. È un confronto continuo e diretto, uno scambio di idee e fantasie che, un passo alla volta, porta alla realizzazione della casa dei sogni. Io punto sempre e solo a questo. Non metto mai fretta ai clienti, tanto meno cerco di vendere la mia idea solo perché essendo mia la ritengo migliore. Così non farei un buon lavoro. Alla fine di un rapporto lavorativo ciò che più mi interessa vedere è la realizzazione delle aspettative della mia clientela.

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