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Notiziario Figisc-Anisa Confcommercio
Area di Servizio è l’organo ufficiale della Figisc-Anisa-Confcommercio, l’associazione che da sempre rappresenta i gestori degli impianti di distribuzione carburante, i veri imprenditori delle stazioni di servizio. Area di Servizio vuole e deve essere sempre più vicino alle istanze che stanno segnando questa importante fase di cambiamento della categoria e della distribuzione di prodotti e servizi sugli impianti. Area di Servizio è uno strumento per favorire questa crescita e, per fare ciò, è necessaria la collaborazione di tutti i gestori: è compito di tutti diffondere e promuovere il nostro giornale, segnalare informazioni e fornitori affidabili, seguire i consigli che si trovano su queste pagine. La categoria è oggi al centro di un’attenzione interessata e speculativa che, spesso, non ha legami con la nostra realtà: Area di Servizio deve quindi diventare il punto di riferimento per tutti i gestori carburante.
Per iscrizioni e informazioni: Figisc - Anisa - Confcommercio P.zza G.G. Belli 2, 00153 Roma - tel. 06-58.66.351-417, fax 06-58.33.1724 e-mail: figisc@confcommercio.it - visitate il sito: www.figisc.it
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MAFIA E CRIMINALITÀ CARBURANTI: INTERROGAZIONE DI LUCA SQUERI
Interrogazione Urgente On.le Luca Squeri Frodi carburanti Al Ministro dell’Economia e delle Finanze
Premesso che:
– nell’ultimo rapporto della Direzione investigativa antimafia (DIA), che riassume le principali operazioni condotte nella prima metà del 2020, la parola “carburanti” compare diciotto volte a riprova di quanto le organizzazioni criminali, nel convogliare progressivamente i propri interessi verso il mercato e il tessuto produttivo del Paese, duramente colpito dalla crisi pandemica, stiano permeando il settore della distribuzione dei carburanti; – sono moltissime le imprese del settore divenute terra di conquista per la criminalità organizzata che dispone di ingenti liquidità da attività illecite; molti i cambi societari sospetti per un settore in crisi con volumi e margini in forte contrazione, dove frequente è il ricorso a prestanome che, come noto, rendono di fatto possibile alle mafie rilevare le attività economiche senza comparire; – secondo una ricerca dell’agenzia di informazioni commerciali
Cerved, dopo quello degli autonoleggi, il settore più colpito è quello della distribuzione carburanti e combustibili extra-rete con un’incidenza del 2,8% sul totale delle imprese indagate; – questa preoccupante accelerazione del fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel settore, dovuta alla crisi di liquidità innescata dalla pandemia e dalla conseguente contrazione della mobilità e dei consumi, è una piaga sociale ed economica che va contrastata duramente; – migliaia di operatori onesti sono ormai, da anni, costretti “a sopravvivere” in un mercato alterato da una concorrenza sleale e illegale, frutto di evasione e frodi fiscali, aggravata oggi dalla presenza sempre più ingombrante della criminalità organizzata; – l’illegalità prospera dove lo Stato è assente e il sistema dei controlli è insufficiente e inefficace;
chiede:
– quali iniziative anche normative il Governo intenda adottare, nell’immediato, per fronteggiare quanto esposto in premessa a tutela della legalità e della tenuta economica di un settore strategico che durante l’emergenza non ha mai smesso di garantire l’approvvigionamento e che, grazie ad accise e IVA sui carburanti, contribuisce per miliardi di euro alle finanze dello Stato; – se non ritenga opportuno rafforzare il lavoro della Dia, della
Guardia di Finanza e dell’Organismo permanente di monitoraggio sul rischio di infiltrazioni nell’economia rendendo, da subito, più incisivi i controlli riguardo ai cambi societari; – se non ritenga opportuna la creazione di una taskforce dedicata alle infiltrazioni nel settore della distribuzione di carburanti coinvolgendo anche le associazioni di categoria maggiormente rappresentative in modo da realizzare anche un’importante attività di prevenzione sul territorio rassicurando gli operatori che sono nella legalità e che attendono la protezione dello Stato.
On.le Luca Squeri
I GESTORI SCRIVONO AL MINISTRO GIORGETTI PER RISTORI E MISURE SETTORE
Egr. On.le Giancarlo Giorgetti Ministro dello Sviluppo Economico - ROMA
Oggetto: Misure di ristoro per Gestori impianti stradali ed autostradali distribuzione carburanti.
Egregio signor Ministro, le scriventi Federazioni di Categoria dei Gestori degli impianti stradali e autostradali di distribuzione carburanti per uso di autotrazione Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio le augurano buon lavoro e le porgono le congratulazioni per l’incarico che Le è stato conferito, auspicando che la sua nomina possa determinare un clima di sereno confronto nel quale evidenziare le problematiche che il nostro settore, da più anni, prova, inascoltato, a proporre. Faib, Fegica e Figisc/Anisa, sono a richiederle un primo incontro, anche alla luce dei ragionamenti avviati circa la transizione energetica (dalla quale la Categoria non può essere né esclusa, né penalizzata), non possono però sottacere la gravità della situazione contingente, per la quale sono a sottoporre alla sua attenzione la necessità di un deciso intervento. La rete di distribuzione stradale ha perso, in questo lunghissimo periodo di lockdown circa il 50% degli erogati nel 2019; quella autostradale registra un decremento che oscilla intorno al 75%, nonostante le chiusure totali e parziali e l’impossibilità di viaggiare fra una provincia (o Comune) e l’altra, fra una Regione e l’altra, fra uno Stato e l’altro nelle zone di confine. Questo settore, signor Ministro, ritenuto servizio pubblico essenziale (e pubblico servizio lungo la rete autostradale) occupava, prima del ciclone che ha travolto la mobilità, circa 100 mila lavoratori fra Gestori (micro-imprese commerciali) e loro dipendenti. In queste condizioni (e gli ultimissimi provvedimenti di chiusura adottati confermano le più pessimistiche previsioni) i Gestori saranno costretti, progressivamente, a chiudere le loro attività, a licenziare i dipendenti ed a riconsegnare i distributori di carburanti nelle mani dei titolari. In altre parole non assisteremo a una “ristrutturazione controllata del mercato” (la cui necessità è sostenuta fortemente dalle scriventi), ma a una vera e propria decimazione (senza criterio) che finirà per premiare quella “illegalità” che sempre più si va facendo strada e che oggi (come ha dichiarato alla Camera dei Deputati il Procuratore Generale della Repubblica di Trento) interessa circa un terzo degli erogati totali in odore di criminalità organizzata. La Categoria è così determinata a raggiungere l’obiettivo della razionalizzazione e ammodernamento della rete, del rilancio e del recupero della produttività della distribuzione all’interno di un settore strategico per il Paese, che ha effettuato, nei mesi scorsi, una forte azione sindacale che ha portato alla costituzione di un tavolo di lavoro permanente coordinato dalla sottosegretaria Morani sui temi appena accennati e che, con l’interruzione dell’attività del precedente Governo, rischia di bloccarsi dopo il primo incontro: tavolo che le scriventi Federazioni, invece, riterrebbero utile venisse rilanciato con determinazione. Da tale quadro sintetico appena abbozzato, comprenderà come sia sempre più pressante la richiesta della nostra Categoria di veder inserite nel “Decreto Ristori” di prossima emanazione le imprese che esercitano il commercio al dettaglio di carburante per autotrazione, sia su viabilità ordinaria che su quella autostradale, siano comprese tra quelle che debbono beneficiare dei provvedimenti che saranno assunti in tale ambito a sostegno delle imprese. In particolare, le medesime Organizzazioni ritengono essenziale che vengano replicati, con l’estensione alle piccole imprese che gestiscono gli impianti di rete ordinaria dove non ancora previsto, i provvedimenti di cui ai seguenti articoli già contenuti nel DL 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto Decreto Rilancio), convertito con modificazioni nella legge 17 luglio 2020, n. 77: 25 – Contributo a fondo perduto. 28 – Credito d’imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e affitto d’azienda. 40 – Misure di sostegno alle micro, piccole e medie imprese titolari del servizio di distribuzione di carburanti nelle autostrade per il periodo di emergenza da Covid-19, in materia di “contributi figurativi” (approvati nel luglio 2020 ma ancora non fruibili), con la necessaria estensione del provvedimento anche alla rete ordinaria. In considerazione del peculiare trattamento fiscale di cui sono soggetti i prodotti carburanti, appare inoltre indispensabile, sul piano tecnico/normativo, che tali provvedimenti siano accompagnati (in modo particolare il reiterando Contributo a fondo perduto di cui al suddetto art. 25) da una adeguata codifica nella norma dei chiarimenti in materia di applicazione della norma ai distributori di carburanti, già forniti dall’Agenzia delle Entrate con le Circolari n. 15/E del 13 giugno 2020, n. 22/E del 21 luglio 2020, n. 25/E del 20 agosto 2020, con le quali viene definito, in estrema sintesi, che esclusivamente ai fini della determinazione della soglia massima dei ricavi o compensi per l’accesso al contributo, per i distributori carburanti è necessario fare riferimento alle modalità di cui all’articolo 18, comma 10, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600. Infine, ove la suddetta norma di prossima emanazione dovesse richiedere, ancora una volta il ricorso a codici per l’identificazione delle attività, si elencano di seguito i Codici Ateco direttamente riconducibili alle attività esercitate dalle piccole imprese di gestione della distribuzione carburanti, oltreché quelle relative alle attività integrative presenti sugli impianti (bar ecc.): 30.00 Commercio al dettaglio di carburante per autotrazione; 20.10 Riparazioni meccaniche di autoveicoli; 20.30 Riparazioni di impianti elettrici di autoveicoli; 20.40 Riparazione e sostituzione di pneumatici; 20.91 Lavaggio auto. 30.00 Bar senza cucina 10.11 Ristorazione con somministrazione Le scriventi Federazioni rimangono a disposizione per ogni e qualsiasi chiarimento ritenuto utile ed in attesa di cortese riscontro, la informano che analoghe richieste erano già state rappresentate, prima della “crisi”, al Sottosegretario On.le Morani e al Ministro On.le Patuanelli.
Faib – Fegica – Figisc/Anisa


2020: CROLLO DEI CONSUMI DI CARBURANTI PER AUTOTRAZIONE, MENO 9 MILIARDI DI LITRI
Chiuso il 2020, caratterizzato da fasi e intensità diversa di provvedimenti restrittivi della mobilità delle persone, dell’attività di produzione e di servizio (dal lockdown generale di marzo-maggio alla “tavolozza dei colori” delle regioni variabili, operante da novembre e tuttora in vigore), si può fare una mano di conti sullo stato dei consumi dei principali carburanti nell’anno della pandemia. La pubblicazione (del 20 gennaio) dei dati sui consumi provvisori, editata su base mensile dalla Direzione Generale per le Infrastrutture e la Sicurezza dei Sistemi Energetici e Geominerari del Ministero dello sviluppo economico, rende conto sia dei numeri mensili di dicembre che di quelli dell’intero anno. Nella nostra analisi teniamo conto dei principali prodotti per autotrazione (gasolio, benzina e gpl). Su base mensile (dicembre 2020 confrontato con dicembre 2019), la somma dei consumi dei tre prodotti scende da 3,887 miliardi di litri a 3,214, con la perdita di 672,9 milioni di litri pari a un -17,31%. Decrementa il gasolio da 2,588 miliardi di litri a 2,238, con un saldo negativo di 350,3 milioni di litri e una perdita di 13,53 punti percentuali; nel circuito di rete da 1,520 miliardi di litri scivola a 1,238, perdendo circa 281,7 milioni di litri e il 18,54%, mentre la flessione è meno severa nel circuito extrarete: da 1,069 miliardi di litri a 1,000, con un decremento di 68,6 milioni di litri e di 6,42 punti percentuali. Flette la benzina da 1,042 miliardi di litri a 0,791, con un saldo negativo di 251,7 milioni di litri e una diminuzione di 24,14 punti percentuali; nel circuito di rete da 804,0 milioni di litri cala a 619,9, perdendo circa 184,1 milioni di litri e il 22,90%, la decurtazione nel circuito extrarete è di 67,6 milioni di litri e di 28,33 punti percentuali, calando da 238,4 milioni di litri a 170,9. Perde volumi anche il gpl: da 256,3 milioni di litri a 185,4, con una flessione di 70,9 milioni di litri e del 27,66%. Nel corso dell’anno, solo i mesi di gennaio e febbraio 2020 hanno fatto registrare un moderato incremento di consumi rispetto alla stesse mensilità del 2019, mentre tutti gli altri dieci mesi presentano un segno negativo più o meno severo in diretta correlazione con le misure di limitazione della mobilità imposte per il contenimento della diffusione dell’epidemia. Su base annuale (intero anno 2020 confrontato con intero anno 2019), la somma dei consumi dei tre prodotti tracolla da 47,080 miliardi di litri a 38,011, con una perdita secca di 9,069 miliardi di litri ossia del -19,26%. Diminuiscono i consumi di gasolio da 31,632 miliardi di litri a 26,013, in rosso di 5,619 miliardi di litri e del 17,76%; nel circuito di rete da 18,383 miliardi di litri cade a 14,711, cedendo circa 3,672 miliardi di litri e il 19,98%, mentre la flessione è meno pesante nel circuito extrarete: da 13,249 miliardi di litri a 11,302, con un decremento di 1,947 miliardi di litri e di 14,69 punti percentuali. Si ridimensionano anche i consumi di benzina da 12,442 miliardi di litri a 9,631, con un saldo in meno di 2,812 miliardi di litri e di 22,60 punti percentuali; nel circuito di rete da 9,609 miliardi di litri scende a 7,583, perdendo circa 2,027 miliardi di litri e il 21,09%, la flessione nel circuito extrarete è di 0,785 miliardi di litri e di 27,72 punti percentuali, scendendo da 2,833 miliardi di litri a 2,048. Sono stati duramente penalizzati anche i consumi di gpl: da 3,005 miliardi di litri a 2,367, con una flessione di 638,1 milioni di litri e del 21,23%. Nel corso dell’anno, la progressione dei consumi solo nei mesi di gennaio e di febbraio 2020, come già osservato sulla base dei volumi dei singoli mesi, ha fatto registrare un moderato incremento rispetto alla progressione delle stesse mensilità del 2019, mentre tutti gli altri dieci mesi presentano un progressivo con il segno meno. Alla falcidia dei consumi (“Mai era accaduto che in un solo anno si avessero riduzioni dei consumi superiori a 10 milioni di tonnellate – ha dichiarato l’UNEM, già Unione Petrolifera – semmai rilevate in più anni, di particolare criticità, come ad esempio le crisi petrolifere dei primi anni 80 o, in tempi più recenti, nella crisi economicofinanziaria dei primi anni dello scorso decennio (2012-2014)”), con tutte le sue implicazioni nella filiera della raffinazione e distribuzione, fa da pendant l’emorragia dei corrispondenti introiti erariali: accise e IVA sull’accisa (senza conteggiare il mancato incasso dell’IVA sul puro prezzo industriale) del gpl per 114,7 milioni di euro, della benzina per 2.498,8 milioni di euro, e, infine, del gasolio per 4.232,3 milioni di euro, ossia, tirando le somme, per un saldo negativo di 6,846 miliardi di euro.








LUCA SQUERI “CASHBACK È SPRECO DI SOLDI, DRAGHI INTERVENGA: ECCO COME”
L’intervento di Luca Squeri
C’è un passaggio nel discorso del premier Mario Draghi dal quale, a mio avviso, si deve oggi ripartire: quando aumentiamo il nostro debito pubblico senza aver speso e investito al meglio le scarse risorse disponibili “stiamo facendo un torto alle prossime generazioni”. “Una sottrazione dei loro diritti”. Questa definizione degli sprechi suona come una pesante sentenza di condanna rispetto alle tante politiche sterili portate avanti in questi anni. Ma anche nei confronti del cashback. Occorre un serio ripensamento delle azioni messe in campo anche e soprattutto con riferimento alla digitalizzazione e alla lotta all’evasione fiscale, processi che occorre calibrare nel drammatico contesto economico e sociale che il Paese sta vivendo.
Cashback è debito cattivo
Destinare miliardi di euro per favorire i pagamenti digitali, nella presunzione che il contante sia veicolo di evasione fiscale, è già di per sé una decisione discutibile. Farlo quando migliaia di imprese sono in sofferenza e senza ristoro, quando l’Europa chiede investimenti lungimiranti capaci di generare nuova ricchezza, significa non avere compreso quali siano le priorità da seguire. Significa non aver colto il senso della distinzione tra “debito buono” e “debito cattivo” che nulla ha a che vedere con la bontà delle intenzioni del decisore politico. Peraltro, l’idea che favorire i pagamenti elettronici riduca l’evasione fiscale è indimostrata: in altri Paesi dove l’uso del contante è libero, l’evasione fiscale è molto minore che in Italia. La stessa BCE, in una lettera inviata al precedente Governo, evidenziava forti criticità con riguardo al cashback, definendo i meccanismi individuati dal decreto attuativo non conformi al diritto europeo: gli Stati che adottano l’euro non possono intraprendere politiche e regolamentazioni monetarie per perseguire altri fini interni. L’esigenza di effettuare controlli fiscali attraverso transazioni monetarie elettroniche è inconciliabile con la regolamentazione monetaria dell’euro, perché trasforma il controllo fiscale in una alterazione delle regole del corso della moneta a livello Ue. La Bce rilevava, inoltre, che il contante è apprezzato perché è uno strumento di pagamento rapido e ampiamente accettato. I pagamenti in contanti secondo le normali regole sancite a livello europeo agevolano l’inclusione dell’intera popolazione nell’economia.
I problemi del cashback
Dunque il cashback non solo è problematico perché esclude fasce della popolazione e favorisce chi, di fatto, già usufruiva dei pagamenti elettronici, ma è anche contrario alla normativa UE. Inoltre, come spesso accade, ci troviamo a dover fare i conti con una pessima qualità della produzione normativa, anche secondaria, e mi riferisco al succitato decreto contenente le regole di attuazione.
I furbetti: norma scritta male
Diversamente da quanto ipotizzato in prima battuta (la bozza del DM attuativo contemplava l’ipotesi dei frazionamenti artificiosi dei pagamenti elettronici riferibili al medesimo acquisto presso lo stesso esercente e li vietava espressamente) le regole attualmente vigenti non sono in grado di prevenire i possibili comportamenti elusivi che si verificano nell’ipotesi di frazionamento delle operazioni. Per quanto si stia cercando, adesso, di ovviare al problema (che pure evidenziai in una lettera inviata all’ex Ministro Gualtieri) lascia sconcerto e preoccupazione quanto avvenuto presso numerosi impianti di distribuzione carburanti, laddove singole operazioni di rifornimento sono state frazionate ripetutamente, per importi minimi, con l’intento di raggiungere il maggior numero possibile di transazioni necessarie, come noto, per l’ottenimento dei benefici legati al supercashback. Il fatto che si sia frettolosamente decisa la cancellazione del divieto di operazioni di pagamento artificiosamente frazionate, nonostante il parere del Consiglio di Stato che chiedeva invece di disciplinare con maggiore chiarezza la questione, ci dà la misura della grave sciatteria normativa del precedente Governo cui occorre, con urgenza, porre rimedio.
Gli interventi da fare
Dietro il miraggio dei bonus e degli incentivi a pioggia si trova un Paese in grave difficoltà economica che necessita di politiche nuove, riforme strutturali capaci di raggiungere l’obiettivo. Abbiamo una quota importante di evasione che continua a sfuggire e che difficilmente potrà essere recuperata con simili meccanismi. Credo sia giunto il momento di superare la logica del premio e delle lotterie e riflettere sull’unica proposta seria: una importante riforma, razionalizzazione del sistema fiscale che consenta, tra l’altro, di portare in detrazione le spese delle famiglie effettuate con fattura elettronica in modo da coprire la parte più consistente di evasione e venire incontro, realmente, alle esigenze dei cittadini. Queste riforme saranno possibili solo superando definitivamente la politica dei sussidi che disperde risorse importanti, altera le regole del mercato generando delle distorsioni temporanee incapaci di produrre risultati nel lungo periodo. “Ogni spreco è un torto che facciamo alle prossime generazioni”. Ripartiamo da qui.

DE BERTOLDI AL SENATO: “BASTA ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE”
Il Senatore Andrea De Bertoldi ha presentato in Senato la seguente interrogazione relativa al settore della distribuzione carburanti:
Ai Ministri dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti.
Premesso che
– nell’ultimo decennio, la rete carburanti a servizio della mobilità su gomma di persone e merci (composta da circa 23 mila impianti stradali e autostradali e dalle vendite del canale
“extra rete” praticato dalle stesse compagnie petrolifere e dai nuovi fornitori di prodotti petroliferi) ha subito una perdita di fatturato di circa il 18 per cento, equivalente a 5 milioni di tonnellate di consumi totali che equivalgono a più di sei miliardi di litri di carburante; – al riguardo, l’interrogante evidenzia come nel settore della distribuzione carburanti siano impiegati, tra gestori e addetti, circa 100 mila operatori, e inoltre come, a differenza del 2010, in cui il canale extra rete vendeva il 26 per cento del totale (la rete erogava il restante 74 per cento), nel 2019, il medesimo canale distribuisse oltre il 41 per cento del totale, lasciando alla rete il restante 59 per cento di vendita; – negli ultimi anni si è verificato, un profondo cambiamento nella fornitura dei prodotti petroliferi (fino a quindici anni fa era praticato da sei o sette compagnie petrolifere, mentre attualmente è composto da più di 200 nuovi soggetti non produttori) le cui conseguenze hanno determinato la mancata ristrutturazione della rete, lo stoccaggio del prodotto in luoghi non sicuri e non controllati e soprattutto il diffondersi di quote di illegalità stimate ormai tra il 30 e il 40 per cento; – nell'ultimo decennio, le condizioni complessive dell'intera rete autostradale nazionale hanno subìto, fra l'altro, un significativo peggioramento, considerato che: se nel 2006 la rete delle aree di servizio presenti sui sedimi autostradali erogava ancora 3.152.400 tonnellate di prodotto (pari all’8,12 per cento del totale ed equivalente a circa 4 miliardi di litri), nel 2019 ha invece distribuito 1.174.000 tonnellate di prodotto (pari al 5 per cento del totale ed equivalenti a circa 1,5 miliardi di litri), con una perdita di erogazione superiore al 60 per cento; inoltre le 430 aree di servizio che dodici anni fa distribuivano mediamente circa 10 milioni di litri all'anno, nel 2019 hanno registrato una perdita media pro capite a circa 2.700.000 litri (con l’impiego, però, di circa 6 mila addetti, necessario per consentire l'apertura per l'intera giornata); – le criticità esposte, a giudizio dell’interrogante, riguardano principalmente le società petrolifere e le rispettive concessionarie autostradali, in relazione a un evidente abuso di una posizione dominante sul mercato (da parte delle medesime compagnie petrolifere) spesso in commistione con la posizione dei concessionari, le cui responsabilità emergono anche a livello legislativo, in relazione ai disciplinari di gara (sottoscritti dalle società petrolifere ed in seguito prescritti ai gestori) ed evidenziano come il gestore titolare di licenza attualmente non operi più al servizio degli utenti della mobilità su gomma, cosa che dimostra una palese inefficienza di tali soggetti, operanti peraltro su aree di servizio demaniali; – tali osservazioni, a giudizio dell’interrogante, evidenziano un quadro complessivo grave e preoccupante, che configura un processo di liberalizzazione del mercato (a partire dalla fine degli anni '90) incompiuto e nella sostanza inefficiente, reso sterile a causa di una politica fortemente oligopolistica delle compagnie petrolifere e dei concessionari autostradali, che hanno di fatto annullato i criteri che rendevano la distribuzione dei carburanti un servizio pubblico, una situazione inasprita, peraltro, da costi ampiamente ingiustificati e non proporzionati, nonché dalla mancata osservanza delle vigenti disposizioni a tutela del consumatore finale,

si chiede di sapere:
– quali valutazioni di competenza i Ministri in indirizzo intendano esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa; – se condividano le criticità richiamate e in caso affermativo, quali iniziative urgenti e necessarie intendano intraprendere, nell’ambito delle rispettive competenze, al fine di: a)separare la distribuzione dalla “produzione o fornitura” del prodotto, al fine di garantire la concorrenza tra i produttori per il prezzo d'acquisto all'ingrosso (prezzo extrarete), che rappresenti anche il prezzo base accessibile di diritto al gestore titolare di licenza e consentire, al contempo, uniformità al prezzo d'acquisto accessibile a tutta la rete distribuzione carburanti; b) rendere impraticabile l’abuso della posizione dominante da parte delle compagnie petrolifere, dei proprietari degli impianti e dei concessionari autostradali, rendendo nulli i contratti di comodato gratuito, sostituendoli da contratti di affitto dell'impianto protetti, in grado di evitare (al servizio pubblico) costi ingiustificati o non proporzionati, che graverebbero sull’utente finale; c)restituire una dignità giuridica e imprenditoriale al gestore titolare di licenza, al fine di stabilire con chiarezza il quadro degli investimenti di ammodernamento e delle manutenzioni, anche attraverso l'istituzione di una carta dei dirittidoveri per l’accesso alla licenza.
On.le Andrea De Bertoldi
Fondato da Guido Fisogni nel 1966, il museo è il più completo al mondo nel settore della distribuzione carburante. Il Museo ospita più di 5000 oggetti tra pompe di benzina, insegne, latte d’olio e attrezzature varie più un incredibile numero di cartoline d’epoca e gadget tutti a tema petrolifero sin dal 1892.
