ADRIANO AMORE / VINCENZO SIMONE
Frasso Telesino nella Grande Guerra
2015 1
© VINCENZO SIMONE FRASSO TELESINO, 2015
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INDICE GENERALE
Premessa
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La Prima Guerra Mondiale
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Francesco De Gaetano, un frassese al fronte
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Amedeo Calandra, in memoria di un valoroso
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Viva Trieste! Viva Trento! , Inno
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I soldati frassesi nella Grande Guerra
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I Caduti
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I Dispersi
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I Prigionieri
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Il Monumento ai Caduti
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I Cavalieri di Vittorio Veneto
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Fonti e Bibliografia
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PREMESSA Cent’anni fa, il 24 maggio del 1915, l’Italia entrò in guerra. In occasione del Centenario della Grande Guerra, questo lavoro vuole tributare un omaggio ai tanti giovani del nostro paese che furono chiamati a partecipare ad un evento storico senza precedenti, poiché, rispetto ai conflitti che avevano infiammato il secolo precedente, non fu più una minoranza della popolazione ad essere coinvolta: in questo conflitto, per la prima volta, i paesi belligeranti fecero ricorso all’arruolamento di tutti gli uomini idonei e dal nostro paese tanti partirono. Pertanto il presente volume è un umile tentativo di: 1. ricordare i molti caduti, dispersi o prigionieri, ma anche quei soldati del ‘15-‘18 che, pur avendo avuto la fortuna di riabbracciare le loro famiglie, per tutta la vita ebbero la loro esistenza condizionata da un evento così catastrofico; 2. incoraggiare la conoscenza di ciò che avvenne e di salvaguardarla dal trascorrere inesorabile del tempo, onorando la memoria, i sacrifici, le sofferenze di coloro che lottarono e soffrirono, servendo la Patria e a volte, purtroppo, persero la vita nel compimento di un sacro dovere, con grande umiltà e generosità; 3. onorare la nostra Patria, per la quale essi combatterono, poiché la fine della Prima Guerra Mondiale costituì di fatto il coronamento dell’Unità d’Italia. Erano quest’uomini semplici e generosi, che lasciarono tutto e partirono, anche se non sempre capirono le ragioni di quell’immane conflitto. «Indando la gente moriva condinuamente, e allora mi dicevo: perché ci devono essere queste maledette guerre, non si potrebbe vivere inbace senza far morire tanda poveri patri di famiglie e sposi? Ma erano pensieri temporanei inquando cera il pericolo di morire da un minuto all’altro».1 FRANCESCO DE GAETANO, Avvendure di Guerra e di Pace, Milano, Edizioni Il Formichiere, 1974, p. 12. 1
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A tutti i soldati di Frasso Telesino del ‘15-‘18 la nostra eterna gratitudine e la nostra riconoscenza.2
Frasso Telesino, 24 maggio 2015
2 Si ringrazia, l’Amministrazione Comunale di Frasso Telesino per averci favorito la consultazione dei Ruoli Matricolari, il Capitano di Corvetta Commissario Alfonso D’Abbiero, per averci fornito alcuni documenti storici, e Maria Concetta Simone, per i preziosi suggerimenti e la correzione delle bozze.
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LA PRIMA GUERRA MONDIALE La Grande Guerra rappresenta un evento storico senza precedenti: furono circa 20 i paesi coinvolti, imponente fu lo sforzo militare che vide la partecipazione di 70 milioni di soldati e del sacrificio di 9 milioni di morti tra i militari e un milione tra i civili. In questo conflitto bellico non è una minoranza chiamata a partecipare alla lotta, ma gli Stati in lotta dovranno ricorrere per la prima volta all’arruolamento di tutti gli uomini idonei. La chiamata alle armi, ben ventisette classi di età dal 1874 al 1900, dimezzò la popolazione attiva maschile che fu sostituita da donne, ragazzi ed anziani.3 Anche nel nostro paese, progressivamente, furono chiamati a prestare la loro opera per la Patria intere generazioni e, in un contesto economico basato sul lavoro nei campi, la chiamata alle armi dei giovani finì per aggravare ulteriormente la già poverissima economia frassese Il 23 maggio 1915 fu dichiarata guerra all’Austria ed il giorno successivo l’esercito italiano era già in marcia. Questa notizia, a Frasso fu accolta con grande entusiasmo e da subito ci si attivò per preparare la popolazione alla guerra. Le carte d’archivio di Gambacorta riferiscono di una riunione, che si conclude con una importante delibera, nella quale il Presidente dell’Opera Gambacorta, il dott. Martino Goglia, che è anche il medico condotto del tempo, esordisce: «[…] nell’ora solenne in cui 3 Qualche anno dopo, anche il Consiglio Comunale fu costretto a riorganizzare le sue funzioni: «[…] Il numero dei Consiglieri è ridotto presentemente a meno della metà per il richiamo alle armi dei signori: Calandra Angelo, Calvano Clemente, De Amicis Achille, Marotta Domenico, Morza Angelo Michele […]. Il Consiglio delibera dare mandato alla Giunta di affidare il servizio ad un consigliere comunale coadiuvato da una commissione di persone probe, volenterose e capaci; Applicarsi la tessera per famiglia; Stabilirsi diversi spacci nelle diverse contrade del Comune per la distribuzione dei generi; Demandarsi al Delegato e Commissari l’assegnazione del quantitativo per le diverse categorie di cittadini, la vigilanza sui pubblici esercenti e il provvedere a tutte le esigenze del servizio […]». Cfr., Archivio del Comune di Frasso Telesino, Delibera del Consiglio Comunale del 24 ottobre 1917, Vol. VIII, n° 32, p. 91.
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la grande Patria nostra, in un meraviglioso prorompere di rinnovata giovinezza, si mostra degna della sua augusta missione nel mondo, nell’ora solenne in cui l’Indipendenza d’Italia sta per completarsi, è dovere di tutti quelli che hanno cuore italiano, di contribuire all’avverarsi della grande Idea e con la prestazione dell’opera personale e con la prestazione di altri mezzi materiali. E perché non si dica che fra i silenzi montani della nostra Frasso non palpiti il Cuore d’Italia, nella nostra Frasso, che ha pur mandato sui campi della gloria tanti figli, è d’uopo per affermarci Italiani, pensare a rendere dei servigi alla Patria, è d’uopo comperarsi tutti per renderla più forte e più grande, in questo momento solenne della vita nazionale, in cui bella splende la fiducia nell’Esercito, nella Marina, e la nuova fede ci è cara sicura per assurgere al più alto ideale della vita. E mentre dovunque forti e baldi uomini con entusiasmo partono per la guerra e corrono là sui campi di battaglia a versare il sangue generoso per la patria, a noi che rimaniamo qui, resti invece affidato l’alto compito umanitario di soccorrere le loro famiglie, i loro figli. I genitori combattenti gradiranno la nobile azione, non saranno tormentati dal pensiero di aver lasciato i figli in balia del caso, lotteranno da eroi». La maggioranza dei nostri concittadini che furono chiamati alle armi erano privi di esperienza, molti erano analfabeti, senza sapere che cosa fosse la guerra. L’istituto Gambacorta, al fine di alleviare le misere condizioni in cui vennero a trovarsi gran parte delle famiglie frassesi, si adoperò non solo inviando pacchi dono contenenti maglie, calze, guanti e copricapo di lana ai soldati al fronte, ma anche ospitando i figli dei richiamati. In data 17 giugno 1915, «Il Presidente [dott. Martino Goglia] fa presente che in ogni parte d’Italia sono sorte organizzazioni civili, le quali rendono mirabili servigi, provvedendo a qualsiasi deficienza che possa avverarsi a causa della guerra. E’ doveroso perciò che anche questo Ente Pio, non secondo agli altri, concorra alla grandiosa e patriottica opera nazionale. Egli propone quindi che nel Pio Istituto siano ricoverati, durante il giorno, per tutto il periodo della guerra, i figli dei militari poveri richiamati alle armi [di età compresa tra i 2 e
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i 10 anni], somministrando loro una refezione quotidiana».4 Alcuni mesi dopo, poiché «i soldati richiamati vanno sempre aumentando e così maggiore che è venuto l’affluenza dei loro figli …[il Presidente] propone di modificare il suindicato deliberato, nel senso che il numero dei richiamati sia indeterminato e l’età che essi dico sia indeterminato e l’età sia da due a dieci anni».5 La straordinaria e meritoria opera umanitaria del Pio Istituto Gambacorta, in un secondo momento, si attivò anche per i soldati frassesi che si trovavano al fronte: «[…] poiché siamo già alla stagione invernale ed i valorosi soldati d’Italia più che delle armi del nemico hanno da proteggersi dai rigori del freddo […] in soccorso dei fratelli che espongono la loro vita per la grandezza e salvezza della Patria [il Presidente] crede doveroso che si pensi ad acquistare della lana con la quale le maestre e le alunne del Pio Istituto, anche con la cooperazione di altre persone volenterose, possano confezionare per i soldati di Frasso che si trovano al fronte […] così si fa opera altamente meritoria e patriottica, perché i concittadini combattenti ricorderanno che il cuore di tutti i compaesani palpita con loro e più animosi ed arditi si mostreranno nella battaglia […]».6 Con un’offensiva iniziata il 24 ottobre del 1918, ad un anno esatto dal disastro di Caporetto, l’esercito italiano era riuscito finalmente a sfondare il fronte austro-ungarico. Il 3 novembre alcune truppe italiane erano entrate in Trento e altre erano sbarcate a Trieste. Lo stesso giorno a Villa Giusti venne firmato l’armistizio e il 4 novembre Armando Diaz annunciava con il Bollettino della Vittoria la fine della guerra.7 Cfr., Delibera del 17 giugno 1915 del Pio Istituto Gambacorta. Cfr., Delibera del 19 novembre 1915 del Pio Istituto Gambacorta. 6 Cfr., Delibera del 30 ottobre 1915 del Pio Istituto Gambacorta. 7 «Comando Supremo, 4 Novembre 1918, ore 12 - La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso Ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatre divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX corpo d’armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del 4 5
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L’annuncio della vittoria fu accolto a Frasso con grande entusiasmo: «In occasione delle fauste notizie successivamente pervenute sul trionfo del nostro glorioso esercito che culminarono coll’annunzio dell’annientamento dell’esercito Austriaco nel delirio patriottico della popolazione che percorse le vie festante fu richiesta a voce di popolo l’opera della Banda Musicale paesana la quale a diverse riprese si prestò allietando la cittadinanza e concorrendo all’entusiasmo popolare […]».8 La guerra era durata 3 anni, 5 mesi e 7 giorni di combattimenti, causando circa 750.000 morti tra militari e civili; oltre un milione furono i feriti. Un’intera generazione di italiani, in età compresa tra i 18 e i 30 anni, fu falcidiata da questa carneficina.
Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, dell’VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perdute quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecento mila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza». 8 Cfr., Archivio del Comune di Frasso Telesino, Delibera Comunale del 29 maggio 1919, vol. VIII, n° 83, p. 119.
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LE ATROCITÀ DELLA GUERRA RACCONTATE DA FRANCESCO DE GAETANO,9 UN FRASSESE AL FRONTE
«Quando avvenne la partenza, nei primi di maggio del 1917, si era indusiasti, pieni di volondà e allegria, invita mia non avevo mai avuto tanda gioia come quella del giorno della partenza per il fronte di battaglia; non si vedeva l’ora di arrivare al fronte di guerra. Allora non si viaggiava come oggi con rapidità, si viaggiava con le tradotte militari, che erano composti i treni di carri merci […], per fare un paracone per esempio partento da Napoli per arrivare a Udine sinpiacava dai cinque ai sei giorni […], ma noi ci divertavamo anche perché siera racazzi pieni di energia, pieni di anzia di arrivare al più presto al fronte, non se ne aveva la minima idea cosa era il fronte di battaglia, la maggioranza erano tutti come me senza sperienza, prima perché siera racazzi poi anche perché eravamo classi condadini poco artiggianati senza scuole poco esperienza […]. Eccoci finalmente giundi al fronte, e assegnati ai propri reparti, a sostituire quelli morti in una grante offenziva nel mese di maggio 1917, ove vi furono migliaia di morti in tutti i frondi di battaglia, dalla Carnia Trendino al Carso. Giunto nella prima linea di fuoco, toccò ammé, per primo, a dare il campio al posto avanzato fra le linee italiane e quelle austriache […]. Era notte buia, quando mi sono visto solo io ò Nato a Frasso Telesino il 13/04/1898, morì ad Acerra (NA), il 29/07/1977. Di origini contadine e di modesta cultura, ebbe una vita particolarmente travagliata. Dopo aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale, in seguito si arruolò come volontario per l’Africa Orientale. Intorno agli anni cinquanta, spinto dalla miseria, emigrò negli Stati Uniti d’America. Rientrato in Italia, nel 1974 pubblicò le sue Avvendure di guerra e di pace, un racconto autobiografico che lo pose all’attenzione di vari critici letterari. Aldo Buzzi ebbe a scrivere: «la finezza del contadino, la cultura dell’analfabeta. La sua testarda, coraggiosa civile indipendenza, il suo estro senza trucchi ricacciano nel buio molti professionisti della penna dalle scarpe fini e dal cervello grosso». Mentre Pier Paolo Pasolini, nei suoi Scritti corsari, « Lo sguardo che il giovane De Gaetano lancia sulle cose, nella sua grande avventura, è tanto più poetico quanto più egli vive e si esprime a un livello che dir pratico è poco: si tratta infatti del livello dell’utilitarismo puro, posto al servizio della più assoluta necessità». Cfr., PIER PAOLO PASOLINI, Scritti Corsari, Milano, Garzanti, 1975 , pp. 211-215. 9
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incomingiato a avere paura; intando i spari si facevano sendire di frequenze nonostante che quella notte era la più calma in confronto alle precedenti. Alpunto dove io mi trovavo, appoco distante, a circa cinguecento metri viera un cumulo di macerie, era un piccolo paese, il suo nome era Castagnaviz, completamente distrutto al suolo. Sullato destro del paese vi era monde Faito. Questo monte era una mondagna a piramita, là vi era dalla parte italiana la linea di fuoco, mendre dalla parte opposta vi era la linea austrungarica, nel mezzo vi era il cucuzzolo del monde stesso, alla mia destra si trovava Monfalcone, dal pundo dove io mi trovavo sindravedeva il golfo di Trieste, la detta zona si chiamava Carso, dal detto monde Faito di notte vi era grande spettacolo, semprava d’assistere a una gara di fuochi pirotecnico: fuoco di fucilerie mitragliatrici tiri d’artiglieria bombarde. Indando la gente moriva condinuamente, e allora mi dicevo: perché ci devono essere queste maledette guerre, non si potrebbe vivere inbace senza far morire tanda poveri patri di famiglie e sposi? Ma erano pensieri temporanei inquando cera il pericolo di morire da un minuto all’altro. Poi, finite le ore di guardia, venne il cambio che non vedevo lora di essere sostituito, perché era un posto molto pericoloso; in trincea vi era lostesso pericolo, però si era in compagnia mendre di guardia si è soli. Quando ò ragiunto la tringea e i miei compagni ò fatto un gran sospiro di gioia perchè non ero più solo, rna rnendre io rni credevo di essere libero dal servizio, mi fu ordinato di lavorare insieme aglialtri a scavare la tringea, con pala e pico perchè la tringea non era proporzioriata al suo far bisogno per la sicurezza e il riparo per gli uomini. Questi lavori venivano effettuali quasi tutti di notte perchè digiorno atturno si faceva qualche ora di riposo, per poi ricomingiare da capo; questa era la vita di tringea di tutti i sandi giorni, si mangiava di notte perché di notte ci portavano il raggio […] composto di riso cotto che era immangiabile perché veniva cotto di giorno c di notte si mangiava, la carne lessa ce la portavano dendro i sacchi di iuda, quando la mangiavamo non si sapeva se si mangiava carne o peli di sacchi, cidavano anche il caffè ma siccome la distribuzione veniva fatta con molta rapidità, non si sapeva cosa mangiare prima, spesse volte capitava di mettere tutto unito riso carne, caffè, così veniva mescolato prima di mangiarlo. Quando poi vi erano le azzioni di guerra, si ci preparava per lassaldo dopo che le artiglierie facevano e 12
aprivano il fuoco di sbarramento con mortai pesandi bombarde e cannonegiamento di ogni tipo e calibro. Dopo tale sestimazione e tutto era pronto ecco che sidava l’assalto da parte di tutti i reparti di fanderia e altri corpi che ne facevano parte, spesse volte capitava di fare avandi e indietro, conquistare una posizione o un breve tratto di terreno pietroso del Carso veniva a costare all’esercito migliaia di morti. Alla fine dei combattimenti, dopo due tre o quattro giorni, si faceva l’appello, un terzo o anche una metà degl’iuomini venivano ammangare tra morti e prigionieri, ma venivano rimpiazzati con altri uomini che erano di rinforzi, e così poi si ricominciava da capo […]. La fine di ottobre del 1917, ebbe inizio la ritirata di Caporetto, valanche di uomini scendevanio dall’alti piani sia dal Carso e da tutto il fronde di tre indere armate, la terza, la seconda, la prima, insequiti da gli austriungarici, scatenati, aviti di conquiste. Io con il mio reparto, che facevo parte della terza armata, si faceva il possibile per condenere le truppe nemiche. e per dare aggio alle armate italiane in ritirate che scendevano dal trendino e altre zone; noi si faveva da coscinetto, si andava indietro e avanti e ai lati fisarmonica, notte e giorno senza trequa si dormiva all’impieti camminando, non se ne poteva più […]. A circa due chilometri da Motta di Livenza […] cianno accerchiati. nella mischia io sono rimasto gravemente ferito cadento privo di senzi, non ho visto piu nulla. Dopo due giorni mi sono trovato in un ospedaletto da campo austrieco, e precisamente a Codroibo, N. 711. Quando sono ritornato a avere conoscenza, mi sono reso condo di quanto era accaduto. In questo ospedale vi erano feriti gravi e meno gravi, ma vi era un miscuglio di lingue che io non capivo nulla, viera anche italiani, ma come facevo io a conoscerli? […] Nelle baracche vi era uno che faceva da capo baracca, che mi fu indicato da unaltro prigioniere, acché mi recai per farmi prende re in forza per il mangià, ma mi fu necato dicendomi che permé non viera stato fatto la richiesta. Vi disse: per domani sarai preso in forza, perogi arrangiati, e cosi per quel giorno nulla da mangiare. Domandai se viera qualche coperta, mi fu risposto: se celai ticopri, al condrario dormi scoperto. E cosi per quel giorno nulla da mangiare e nulla da potersi coprire. Era d’inverno, faceva freddo da morire, il tavolaccio era duro e freddo, lanotte era lunga e rigita, idendi imbocca tremavano, non si poteva dormire, il freddo e lafame erano dui elementi insopportabili, lavita da prigioniere era una vita troppo 13
dura, pensavo alla famiglia che ero lasciato in Italia, e che anche io avrei potuto essere con loro a godermi la vita unito alla mia famiglia. Tutti i giorni la mattina passava il carretto davanti alle baracche, per prendere i morti, ogni mattina uno o due per ogni baracca li trovavano morti, vi era una squadra di prigionieri con la guardia che li guardava, addetti appositamente per questo lavoro. Per la sepoltura ai poveri prigionieri che morivano condinovatamente, ci prendevano a una vendina di noi, ci portavano in una aperta campagna, ci facevano scavare delle lunghe fosse da vendi o da trenda metri lunghe, e dui metri larghi, per due metri profondi, e li venivano sepolti a doppia fila uno sopra laltro […]. Nel mese di settembre arrivò inaspetatamente la maledetta spagnola, che tanti miei compagni furono condaminati e persero la vita, anche io fui condaminato di detta spagnola, ma riusci assuperarla, e cosi tanti di quelli che non erano morti sui campi di battaglia, morirono con la spagnola. Passato il pericolo si pensava a prepararci per affrondare l’inverno, che era prossimo, e ognuno dinoi si faceva qualche piccolissima provista, proviste per modo di dire, non erano altro che unpò di patate fagioli qualche zucca, quello che si poteva raccogliere nei campi. Tutto a un tratto e precisamerite il 4 novembre del 1918, la mattina le guardie che erano addetto alla nostra vicilanza, si facevano le valice lasciando le armature nel corpo di guardia e partivano, senza dirci nulla. A otto chilometri da noi viera una cità dinome Aratom, si sendivano degli spari di fuochi artificiali, noi sicidomandava cosa è successo, perché eravamo alloscuro di tutto, ma tre persone che erano connoi più spindi vollero andare a vedere cosa era accaduto. Presto furono di ritorno, svenidolando da londano i fazzoletti, gritanto la guerra è finita, ma noi non si credeva nemmeno a noi stessi. Ci assicurarono che effettivamente la maledetta guerra era finalmente finita, cosi ognuno di noi si avviò alla stazione ferroviaria per poter partire verso l’Italia […]».10
10 Estratto da: FRANCESCO DE GAETANO, Avvendure di Guerra e di Pace, Milano, Edizioni Il Formichiere, 1974, pp. 11-29.
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AMEDEO CALANDRA
IN MEMORIA DI UN VALOROSO 11 Amedeo Calandra, prode e intelligente ufficiale di complemento, aveva venticinque anni quando sacrificò alla Patria la sua vita sulle aride rocce del Carso. Nato a Frasso Telesino da Giosuè e da Cristina Norelli il 15 marzo del 1890, alla propria rettitudine di volontà, oltre che ai sacrifizi dei suoi cari, doveva l’aver potuto compiere con onore gli studi di ragioneria nell’Istituto Tecnico di Caserta, donde si licenziò nel luglio del 1910, e l’essersi messo in condizione di superar subito dopo, riuscendo graduato fra i migliori, due concorsi per ragioniere nelle Amministrazioni dello Stato. Ingegno agile, indole schietta e cordiale, anima pronta ad accendersi per ogni idea bella e ad operar con risolutezza e costanza per il bene, Amedeo, che appena ventenne era entrato come ragioniere nelle Intendenze di Finanze e poco appresso s’era iscritto al corso di ufficiale di complemento, dappertutto era riuscito a guadagnarsi la stima dei suoi superiori e a raccogliere intorno a sè tanti amici affettuosi. Era passato dall’Intendenza di Campobasso a quella di Como quando, scoppiata appena la guerra contro l’Austria, fu richiamato alle armi: nell’attesa Egli aveva istruito un gruppo di giovani comaschi, volontari alpini. Andò a Frasso per riabbracciare i genitori, e poi, con i fratelli Luigi e Corradino, si recò oltre 1’Isonzo, a prendere il suo posto d’onore. Gli fu affidato il comando della sesta compagnia del 134° Fucilieri. Fra le ansie e i pericoli della guerra, Amedeo, finchè visse, si dimostrò pari a se stesso: instancabile nell’adempimento dei suoi doveri d’ufficiale, serbò costantemente una intrepidezza meravigliosa. Ne fanno testimonianza le lettere, così serene ed elevate, che scrisse alla famiglia; lettere nelle quali le note predominanti sono un’inconcussa fede nei destini dell’Italia e una squisita tenerezza per Estratto da: CARMINE CALANDRA, Pause di Raccoglimento – Liriche, Arezzo, Editoriale Italiana Contemporanea, 1928, pp. 85-87. 11
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la Mamma diletta. I1 21 luglio 1915, cinque giorni prima di cadere, mi scriveva così: «Le nostre armi avanzano sempre vittoriose, non ostante che la speciale natura del terreno offra molte difficoltà per le manovre, che sono viceversa facilitate al nemico. Ma che cosa può resistere al soldato italiano?» Per 1’onomastico della Mamma (24 luglio) inviò una lettera che era, nella sua semplicità, una sintesi commoventissima di affetto filiale e di patriottismo. Diceva, fra l’altro: «L’augurio che noi oggi, riverenti e commossi, v’inviamo dalle terre d’Italia d’oltre Isonzo, noi lo porgiamo a tutte le madri che offrirono i loro figli alla Patria. Non è possibile, in questi momenti in cui l’anima nazionale è rivolta verso un’unica aspirazione, in cui non v’è famiglia che non attenda ansiosa le notizie del congiunto lontano, in cui l’opera di tutti, combattenti o no, è intesa a raggiungere un unico scopo, non è possibile, dico, formulare un augurio facendo astrazione dall’idea della Patria. L’ augurio nostro perciò vada a tutte le madri d’ Italia: possano esse, quando i destini d’Italia si saranno compiuti, riabbracciare tutte i loro figlioli; possano quelle a cui questa fortuna non verrà concessa avere la certezza che i loro figli son caduti cosi come sanno cadere i nostri soldati». Egli si augurava, sì, di poter raccontare un giorno alla Mamma le nobili cose compiute, ma forse già presentiva, nell’ intimo del cuore la prossima sua fine; presentiva che sarebbe caduto così come i soldati d’ Italia sanno cadere. Il 22 luglio ebbe una grande gioia: venne a visitarlo il fratello Luigi, che stava in un’altra posizione di quel settore medesimo: tutti e tre i fratelli si trovarono così insieme per alcune ore, che dovettero sembrar troppo rapide nella dolcezza ineffabile dell’affetto e dei tanti ricordi rievocati. Due giorni appresso Corradino era ferito e veniva ricoverato in un ospedale; Amedeo, che fino allora l’aveva sempre avuto al suo fianco, si sentì solo solo dinanzi al volto inesorabile della morte. Non si scoraggiò, per altro: il sentimento del dovere e l’amor dell’Italia lo resero capace di sollevarsi fino al sacrifizio eroico. Nel pomeriggio del 26 luglio per tre ore continue sostenne, con la sua compagnia, la raffica delle mitragliatrici e dei fucili austriaci al 16
Monte Sei Busi; poi cadde colpito alla fronte e spirò subito fra le braccia del suo attendente Luigi Amore, un giovine contadino frassese a lui affezionatissimo. «È morto da vero valoroso e per troppo slancio ha incontrato la morte», ci scrisse poi quell’umile testimone del suo valore. Con decreto luogotenenziale del 1 giugno 1916 fu tributato alla memoria del gentile Amedeo l’encomio solenne con questa motivazione: «Comandante di plotone, diresse l’azione del proprio reparto con accorgimento, infondendo, col suo coraggio e colla sua fermezza, fiducia nei dipendenti. Cadde ferito alla testa. - Monte Sei Busi, 26 luglio 1915». Carmine Calandra
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Viva Trieste! Viva Trento!
INNO Testo del prof. Carmine Calandra - Musica del M° Giuseppe Iannotti12
Manocritto conservato presso la Biblioteca Comunale di Trento (collocazione: SALA TRENTINA 2° P. t-M 14759). 12
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I SOLDATI FRASSESI NELLE GRANDE GUERRA Per molti giovani, nati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la Prima Guerra Mondiale fu l’evento che segnò in modo indelebile la loro esistenza. Per la Grande Guerra vennero mobilitati i nati tra il 1874 e il 1900. In forza di un complesso ordinamento di articoli che prendeva in considerazione la salute e lo stato sociale del giovane chiamato alle armi, si poteva essere: Abile di 1° categoria: buona salute, genitori viventi, un fratello con più di 12 anni di età al momento della chiamata; Abile di 2° categoria: buona salute, figlio unico con padre non ancora entrato nel 65° anno di età oppure figlio primogenito con fratello di età inferiore ai 12 anni; Abile di 3° categoria: buona salute, figlio unico orfano di un genitore oppure un riformato fatto abile per necessità e adibito a lavori sedentari. Oltre ai soldati di leva, vi furono i volontari di altre classi e gli elementi permanenti. Altri invece non risposero alla chiamata e decisero di disertare. Altri si presentarono alla visita medica e pur fatti idonei si resero irreperibili. Le denunce all’autorità giudiziarie militare dal 24 maggio 1915 al 2 settembre 1919 (data dell’amnistia)13 per diserzione, indisciplina, mutilazione volontaria, renitenza alla leva, resa al nemico furono 870.00014: «Conviene anche subito osservare che delle 870.000 denuncie oltre la metà si riferivano a fatti di renitenza e non a reati nell’esercito mobilitato. Per di più, dei 470.000 renitenti, ben 370.000 erano italiani emigrati all’estero che non erano rientrati».15 L’amnistia fu concessa con Regio Decreto del 2 settembre 1919 n°1501, pubblicato sulla G.U. n° 209 del 2/09/1919. 14 Su 350.000 processi definiti,140.000 erano stati conclusi con assoluzione e 210.000 con condanna, per lo più per diserzione. La quasi totalità dei condannati usufruì poi dei benefici del Decreto del 2 settembre 1919, per amnistia, condono totale o parziale, conversione della pena in condizionale; poco meno di 20.000 furono gli esclusi (compresi ovviamente i giustiziati). Cfr., FORCELLA, E. / MONTICONE, A., Plotone di esecuzione. I processi della prima guerra mondiale, Collana Economica Laterza, Bari, 2014, pp. LXXI-LXXII. 15 Ibidem, pp. LXX-LXXI. 13
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Si riportano di seguito i coscritti chiamati alle armi, nati a Frasso Telesino.16 A ciascun nominativo, sono state aggiunte, in parentesi tonda, le date di nascita e a seguire il relativo numero matricolare.17 Classe 1874:18 Aceto Pietro (08/05/1874), n° 825; Criscitelli Federico (17/10/1874), n° 826; Formichella Giovanni (22/06/1874), n° 779; Rainone Antonio (04/09/1874), n° 718. Classe 1875: Calandra Antonio (05/03/1875), n° 574; Calandra Pasquale (13/02/1875), n° 596; D’Abbiero Giuseppe (26/03/1873), n° 814;19 D’Amico Nicola (12/03/1875), n° 1283; De Fortuna Alfonso (22/09/1875), n° 835; De Gaetano Pasquale (11/03/1875), n° 587; De Simone Giovanni (07/02/1875), n° 603; Formichella Bonaventura (09/08/1875), n° 1074; Gisondi Gabriele (19/05/1875), n° 569; Iannotti Vincenzo (01/10/1875), n° 577; Iannucci Angelo (27/07/1875), n° 836; Iorillo Giovanni (06/11/1875), n° 841; Marcarelli Antonio (17/09/1875), n° 588; Massaro Antonio (12/01/1875), n° 832; Massaro Giuseppe (19/11/1875), n° 846; Norelli Clemente (19/10/1875), n° 566; Norelli Gabriele (25/03/1875), n° 1284; Pasquariello Alberto (21/01/1875), n° 1410; Pasquariello Germano (21/04/1875), n° 831; Picone Alfonso (21/09/1875), n° 586; Picone Stanislao (27/07/1875), n° 1285; Renzi Angelo (13/02/1875), n° 572; Saquella Michelangelo (29/01/1875), n° 593; Simone Alfonso (04/05/1875), n° 560; Stabile Giuseppe (30/07/1875), n° 579; Viscusi Antonio Dati desunti dai Ruoli Matricolari conservati presso l’Archivio del Comune di Frasso Telesino e dell’Archivio di Stato di Benevento. 17 Ogni militare veniva univocamente identificato da un numero progressivo, la «matricola», appunto, legato alla classe di arruolamento (che poteva essere diversa da quella di nascita), al Distretto militare di arruolamento e alla categoria di appartenenza (fin quando questa è esistita). 18 Per completezza, si riportano anche i nominativi dei frassesi appartenenti alle Classi di Leva 1874-1877, per i quali, tranne alcune eccezioni, i Ruoli Matricolari non sempre contengono annotazioni circa la loro effettiva partecipazione alla guerra. 19 Pur appartenendo ad una Classe di Leva precedente, si arruolò come volontario. 16
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(11/11/1875), n° 1169; Viscusi Vincenzo (27/05/1875), n° 867. Classe 1876: Aceto Michele (31/10/1876), n° 1839; Aceto Pietro (08/05/1874), n° 1467; Amore Antonio (11/04/1876), n° 1478; D’Abbiero Carlo (12/06/1876), n° 1479; D’Avico Francesco (17/06/1876), n° 1829; D’Avico Francesco (10/06/1876), n° 2247; Formichella Antonio (07/03/1876), n° 1852; Formichella Enrico (03/07/1878), n° 2124; Frascadore Francesco (17/04/1876), n° 2259; Fusco Pietro (29/12/1876), n° 1916; Galietta Alfonzo (28/04/1876), n° 1854; Gisondi Clemente (09/06/1876), n° 1485; Iannella Luigi (26/04/1876), n° 2470; Iorillo Antonio (06/09/1876), n° 2471; Izzo Biase (22/05/1876), n° 1842; Malgieri Marzio (27/03/1876), n° 1480; Miletta Gennaro (28/01/1876), n° 1478; Morza Giuseppe (16/11/1876), n° 1853; Nicolella Giovanni (01/03/1876), n° 2609; Norelli Angelo (30/03/1876), n° 1486; Norelli Luigi (11/12/1876), n° 1489; Norelli Luigi (04/01/1876), n° 1847; Norelli Vincenzo (07/10/1876), n° 2610; Rainone Giovanni (26/01/1876), n° 1831; Renzi Alfonzo (01/11/1876), n° 1986; Ruggiano Antonio (30/11/1876), n° 2752; Sagnella Luigi (28/04/1876), n° 1494; Saquella Angelo Raffaele (01/10/1876), n° 2656; Saquella Giovanni (26/02/1876), n° 2738; Saquella Luigi (28/04/1876), n° 2249; Simone Angelo (20/01/1876), n° 1846; Stabile Gabriele (03/09/1874), n° 1465; Tedesco Alfonzo (30/08/1875), n° 1469. Classe 1877: Amore Antonio (26/06/1877), n° 3073; Amore Giuseppe (24/05/1877), n° 3077; Calvano Alberto (10/06/1877), n° 3080; Calvano Enrico (15/03/1877), n° 2608; Calvano Giovanni (23/05/1877), n° 2593; Del Piano, Crescenzo (01/02/1877), n° 2595; Di Cerbo Francesco (13/05/1877), n° 2233; Formichella Giuseppe (18/03/1877), n° 3078; Gisondi Francesco (16/10/1877), n° 2616; Grasso Antonio (01/04/1877), n° 3064; Izzo Antonio (23/01/1877); n° 3067; Izzo Antonio (22/12/1877), n° 3082; Lo Monaco Ciro (24/07/1877), n° 2594; Malgieri Salvatore (16/03/1877), n° 2617; Masiello Goffredo (08/06/1877), n° 2620; Massaro 23
Alfonso (14/06/1877), n° 2409; Massaro Carmine (04/05/1877), n° 2602; Massaro Domenico (28/01/1877); n° 2592; Massaro Michele (23/03/1877), n° 2621; Norelli Angelo (30/03/1876), n° 3051; Norelli Luigi (11/12/1876), n° 3052; Norelli Raffaele (12/11/1877), n° 2596; Pasquariello Clemente (14/03/1877), n° 2605; Pasquariello Giovanni (07/01/1877), n° 3076; Saquella Nicola (08/06/1877), n° 2619; Tedesco Alfonso (30/08/1875), n° 3045; Viscusi Vincenzo (27/05/1875), n° 3046. Classe 1878: Altieri Umberto (13/03/1878), n° 3804; Di Cerbo Giuseppe (21/12/1878), n° 3785; Iorillo Nicola (21/12/1878), n° 3784; Izzo Gennaro (11/09/1878), n° 3791; Maddaloni Vincenzo (12/05/1878), n° 3765; Malgieri Angelo (15/03/1878), n° 3780; Massaro Antonio (01/03/1878), n° 3790; Massaro Giovanni (08/01/1878), n° 4019; Nicolella Luigi (21/04/1878), n° 3782; Renzi Clemente (09/09/1878), n° 3777; Simone Giuseppe (08/04/1878), n° 3778. Classe 1879: Amore Gaetano (19/03/1879), n° 6413 bis; Baccanale Alfonso (21/12/1879), n° 4566; Calvano Clemente (03/08/1879), n° 6109; De Fortuna Pasquale (02/01/1879), n° 5333; Di Cerbo Andrea (27/04/1879), n° 4577; Fusco Luigi (28/12/1879), n° 5311; Gisondi Giovanni (04/08/1879), n° 4587; Grasso Domenico (04/08/1879), n° 4557; Norelli Giovanni (21/03/1879), n° 6107; Norelli Giovanni (13/10/1879), n° 6902; Simone Antonino (11/10/1879), n° 5304; Viscusi Antonio (13/02/1879), n° 4583. Classe 1880: Calandra Alfonso (04/10/1880), n° 5665; Calandra Luigi (29/05/1880), n° 6932; Canelli Luigi (28/03/1880), n° 6908; Coscia Giuseppe (07/09/1880), n° 5796; D’Amicis Achille (09/03/1880), n° 5674; Iannotta Marzio (10/08/1880), n° 5658; Iannucci Antonio (25/09/1980), n° 6911; Izzo Giovanni (06/04/1880), n° 5664; Malgieri Angelo (16/03/1880), n° 6910; Nicolella Giovanni (06/11/1880), n° 7297; Norelli Giuseppe (01/09/1880), n° 5657; Norelli Massimino (24/12/1880), n° 6918; Pangione Giuseppe 24
(18/01/1880), n° 6912; Salvione Rocco (14/07/1880), n° 7131; Tedesco Stefano (01/01/1880), n° 6909; Viggiano Antonio (10/08/1880), n° 5795. Classe 1881: Biondi Giovanni (22/07/1981), n° 6597; Carofano Gregorio (10/05/1881), n° 7757; Gisondi Angelo (25/03/1881), n° 7752; Grasso Giovanni (21/08/1881), n° 7743; Norelli Pasquale (20/05/1881), n° 7758; Norelli Sebastiano (17/06/1881), n° 6693; Perna Clemente (06/11/1881), n° 7746; Salvione Rocco (14/07/1880), n° 7131; Tedesco Angelo (27/11/1881), n° 6589. Classe 1882: Barretta Luigi (25/06/1882), n° 7658; D’Amico Angelo (10/03/1882), n° 7562; D’Amico Antonio (27/01/1882), n° 7540; D’Amico Domenico (09/07/1882), n° 9727 bis; D’Amico Ludovico (23/11/1882), n° 9728 bis; De Nunzio Francesco (16/11/1882), n° 7162; Fusco Giovanni (06/01/1882), n° 7514; Gisondi Michele (06/05/1882), n° 7544; Grasso Pasquale (05/01/1882), n° 9369; Iannucci Antonio (06/05/1882), n° 7547; Marotta Domenico (07/11/1882), n° 7548; Nicolella Domenico (17/10/1882), n° 10068 bis; Norelli Errico (07/09/1882), n° 9730 bis; Norelli Vincenzo (04/10/1882), n° 7557; Pangione Sebastiano (15/04/1882), n° 7538; Rainone Alfonso (04/01/1882), n° 9850 bis; Scioscia Antonio (07/02/1882), n° 7558; Tedesco Pietro (12/03/1882), n° 7777; Viscusi Antonio (14/05/1882), n° 9732 bis. Classe 1883: Biffali Domenico (08/10/1883), n° 10586; Grasso Luigi (13/06/1883), n° 8463; Grasso Luigi (07/08/1883), n° 8456; Ianniello Alfonso (24/09/1883), n° 10959 bis; Malgieri Domenico (02/06/1883), n° 8453; Nicolella Domenico (24/08/1883), n° 8448; Pasquariello Giovanni (22/01/1883), n° 10641; Vetrone Domenico (29/05/1883), n° 8471; Viscusi Alberto (02/03/1883), n° 10962; Viscusi Andrea (19/09/1883), n° 10435; Viscusi Antonio (14/03/1883), n° 8553.
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Classe 1884: Altieri Enrico (15/12/1884), n° 11821; Della Contrada Enrico (02/05/1884), n° 9582; Gisondi Michele (14/10/1884), n° 9592; Grasso Francesco (04/10/1884), n° 8789; Matera Pasquale (13/04/1884), n° 11813; Morza A. Michele (21/06/1884), n° 11819; Norelli Giuseppe (21/04/1884), n° 9708; Norelli Francesco (13/07/1884), n° 11942; Rainone Michele (28/09/1884), n° 9590; Scioscia Antonio (27/08/1884), n° 11822; Stabile Salvatore (11/07/1884), n° 11815; Viscusi Filippo (12/12/1884), n° 12372. Classe 1885: Calandra Davide (21/02/1885), n° 10760; Carofano Giovanni (03/05/1885), n° 13026; Gisondi Salvatore (11/02/1885), n° 12484; Massaro Errico (30/11/1885), n° 12481; Miletta Michele (01/12/1885), n° 10730; Norelli Raffaele (17/06/1885), n° 13428; Pangione Paolo (25/01/1885), n° 12461; Russo Giosuè (10/03/1885), n° 10608; Spagnuolo Clemente (31/01/1885), n° 10616; Tedesco Vincenzo (25/03/1885), n° 10619. Classe 1886: Calandra Luigi (17/11/1886), n° 13748; Calvano Ersilio (12/05/1886), n° 14997; Casolaro Domenico (13/10/1886), n° 14537; De Gaetano Gaetano (15/02/1886), n° 11703; Giannelli Andrea (15/09/1886), n° 11599; Massaro Pasquale (15/08/1886), n° 19752; Saquella Cosimo (27/11/1886), n° 14995; Simone Alfonso (14/08/1886), n° 11606; Spagnuolo Vincenzo (26/02/1886), n° 14763. Classe 1887: Altieri Salvatore (07/03/1887), n° 15184; Amore Giuseppe (06/01/1887), n° 12397; Bove Salvatore (08/11/1887), n° 15931; Canelli Aurelio (08/12/1887), n° 12993; Di Cerbo Raffaele (09/09/1887), n° 15565; Gisondi Cosimo (26/06/1887), n° 15193; Gisondi Michelangelo (21/08/1887), n° 15188; Grasso Giuseppe (06/10/1887), n° 12721 bis; Iannucci Alberto (27/07/1887), n° 15185; Izzo Giuseppe (26/05/1887), n° 15194; Mosiello Vincenzo (22/06/1887), n° 15923; Norelli Giuseppe (07/04/1887), n° 15925; Norelli Pasquale (04/12/1887), n° 12406; Pasquariello 26
Antonio (02/11/1887), n° 15926; Rainone Giovanni (08/11/1887), n° 15493; Simone Antonio (17/05/1887), n° 1191; Stabile Clemente (05/12/1887), n° 15566; Viscusi Giuseppe (13/04/1887), n° 15563. Classe 1888: Amore Pasquale (06/04/1888), n° 603; Calandra Corradino (11/02/1888), n° 17406; Calandra Corradino (16/08/1888), n° 16713; Calandra Gabriele (01/01/1888), n° 121; Di Lorenzo Giuseppe (12/08/1888), n° 118; Gisondi Giovanni (11/12/1888), n° 17217; Iorillo Raffaele (25/07/1888), n° 16235; Picone Antonio (01/02/1888), n° 125; Russo Giuseppe (22/10/1888), n° 12755; Simone Felice (09/10/1888), n° 17093; Stabile Salvatore (21/02/1888), n° 234; Tedesco Giuseppe (28/09/1888), n° 17837; Valentino Giovanni (26/01/1888), n° 117; Viscusi Vincenzo (13/04/1888), n° 16223. Classe 1889: Altera Clemente (07/10/1889), n° 13051; Altieri Ludovico (24/06/1889), n° 18419; Calandra Antonio (10/04/1889), n° 13151; D’Abbiero Angelo (22/07/1889), n° 611; De Nunzio Angelo (03/11/1889), n° 13050; Ferri Giuseppe (27/11/1889), n° 18122; Formichella Ciro (08/12/1889), n° 22471; Gisondi Michele (25/01/1889), n° 18111; Renzi Giovanni (11/04/1889), n° 13055. Classe 1890: Amore Antonio (19/01/1890), n° 1409; Amore Luigi (10/01/1890), n° 21217; Calandra Amedeo (15/11/1890), n° 20358; Calvano Andrea (04/09/1890), n° 20368; Calvano Michelangelo (02/04/1890), n° 20376; Gisondi Eugenio (18/03/1890), n° 13684; Ianniello Ernesto (23/02/1890), n° 20364; Iannotti Antonio (02/02/1890), n° 20361; Maltempo Pasquale (28/02/1890), n° 20378; Mosiello Domenico (03/07/1890), n° 21897; Norelli Gustavo (01/01/1890), n° 21927; Rainone Carmine (27/03/1890), n° 21615; Spagnuolo Gaetano (27/01/1890), n° 20342; Viscusi Giuseppe (10/11/1890), n° 20371.
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Classe 1891: Amore Carmine (15/01/1891), n° 2213; Amore Luigi (06/02/1891), n° 2363; Argenziano Francesco (29/12/1891), n° 22728; Calvano Enrico (09/01/1891), n° 2214; Canelli Matteo (24/05/1891), n° 2215; D’Amico Giulio (03/12/1891), n° 2364; Formichella Vincenzo (26/12/1891), n° 23251; Frascadore Federico (14/02/1891), n° 22727; Gisondi Alfonso (14/01/1891), n° 23229; Masciotta Angelo (20/01/1891), n° 14109; Massaro Paolo (18/08/1891), n° 22725; Norelli Pietro (24/08/1891), n° 22065; Pasquariello Antonio (16/07/1891), n° 22726; Tagliaferri Luigi (04/11/1891), n° 23230. Classe 1892: Amore Luigi (18/09/1892), n° 24386; D’Amico Eugenio (10/08/1892), n° 14533; Della Selva Francesco (19/09/1892), n° 24388; Gisondi Alfonso (09/03/1892), n° 24810; Gisondi Antonio (04/03/1892), n° 24389; Iorillo Giovanni (20/11/1892), n° 24391; Marcarelli Ettore (07/02/1892), n° 14594; Massaro Angelo (27/11/1892), n° 3096; Mosiello Cosimo (11/09/1892), n° 24855; Norelli Angelo (23/11/1892), n° 24811; Norelli Giuseppe (01/07/1892), n° 3097; Perna Domenico (22/11/1892), n° 23319; Perna Luigi (16/08/1892), n° 24392; Stabile Antonio (08/02/1892), n° 24394; Truocchio Domenico (26/10/1892), n° 24395; Viscusi Pasquale (24/11/1892), n° 25320. Classe 1893: Amore Luigi (01/04/1893), n° 11243; Bove Giuseppe (22/06/1893), n° 28629; Calvano Giuliano (09/09/1893), n° 27878; Casolaro Alberto (15/09/1893), n° 7149; Formichella Carmine (07/01/1893), n° 27151; Ianniello Emilio (16/08/1893), n° 4233; Iannucci Antonio (21/02/1893), n° 27152; Massaro Angelantonio (07/05/1893), n° 4249; Norelli Cosimo (28/05/1893), n° 27155; Pasquariello Michele (02/10/1893), n° 28685; Perna Antonio (01/01/1893), n° 28685; Rainone Angelo (04/10/1893), n° 27158; Rainone Francesco (01/10/1893), n° 1190; Saquella Pasquale (19/11/1893), n° 27160.
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Classe 1894: Aceto Michelangelo (07/08/1894), n° 29698; Amore Vincenzo (27/10/1894), n° 29697; D’Amico Giacomo (02/06/1894), n° 4599; Ferri Giovanni (26/09/1894), n° 29699; Formichella Ernesto (18/06/1894), n° 29701; Gisondi Luigi (21/11/1894), n° 4686; Iannucci Raffaele (02/02/1894), n° 30769; Izzo Angelo (05/02/1894), n° 4687; Norelli Luigi (07/06/1894), n° 29704; Pasquariello Antonio (07/11/1894), n° 29705; Perna Angelo (19/04/1894), n° 30507; Renzi Antonio (21/03/1894), n° 29707; Sarrapuchiello Lorenzo (06/07/1894), n° 15573; Spagnuolo Giovanni (08/02/1894), n° 15618. Classe 1895: Amore Francesco (12/07/1895), n° 1337; Amore Michelangelo (20/12/1895), n° 90; Barretta Antonio (12/01/1895), n° 171; D’Avico Michele (22/07/1895), n° 1864; Della Selva Andrea (31/11/1895), n° 1694; Fusco Giuseppe (18/03/1895), n° 172; Gisondi Angelo Vito (30/01/1895), n° 676; Gisondi Antonio (18/09/1895), n° 677; Gisondi Michele (14/04/1895), n° 678; Grasso Biagio (29/09/1895), n° 679; Massaro Giuseppe (30/03/1895), n° 1187; Massaro Raimondo (10/06/1895), n° 680; Nicolella Salvatore (12/06/1895), n° 310; Norelli Antonio (18/04/1895), n° 259; Norelli Fioravante (20/09/1895), n° 1074; Norelli Specioso (18/04/1895), n° 683; Renzi Raffaele (02/09/1895), n° 684; Saquella Alberto (28/05/1895), n° 685; Sena Giovanni (29/07/1895), n° 686; Simone Vincenzo (24/04/1895), n° 687; Tancredi Armando (08/10/1895), n° 688; Viscusi Luigi (09/10/1895), n° 689. Classe 1896: Aceto Vincenzo (18/06/1896), n° 511; Altieri Antonio (01/02/1896), n° 3978; Canelli Francesco (06/02/1896), n° 3979; Carofano Francesco (12/06/1896), n° 685; D’Amico Giovanni (02/06/1896), n° 4549; De Fortuna Alberto (13/02/1896), n° 4634; Di Cerbo Alfredo (18/03/1896), n° 4450; Formichella Enrico (27/03/1896), n° 4877; Gisonti Angelo (08/03/1896), n° 528; Goglia Pasquale (23/01/1896), n° 3982; Iorillo Giuseppe (28/10/1896), n° 687; Massaro Pasquale (03/09/1896), n° 3983; Mosiello Umberto (03/08/1896), n° 4897; Norelli Michelangelo (20/08/1896), n° 4403; Perna Antonio (23/02/1896), n° 688; Ricciuti Raimondo 29
(07/05/1896), n° 634; Saquella Pietro (06/03/1896), n° 4635; Spagnuolo Enrico (23/12/1896), n° 3993; Vassallo Antonio (05/07/1896), n° 3984; Vattone Giuseppe (25/01/1896), n° 3985; Verrillo Domenico (02/08/1896), n° 804. Classe 1897: Aceto Francesco (29/08/1897), n° 7004; Amore Gabriele (05/08/1897), n° 7005; Calandra Pasquale (04/04/1897), n° 7007; Calvano Clemente (29/02/1897), n° 1162; Canelli Pasquale (05/04/1897), n° 7496; Carofano Michele (08/10/1897), n° 7009; Carofano Michelangelo (12/08/1897), n° 7010; Formichella Errico (27/03/1896), n° 7011; Franco Giovanni (25/02/1897), n° 7012; Galietta Giuseppe (27/08/1897), n° 7013; Gisondi Carmine Clemente (16/07/1897), n° 7014; Goglia Antonio Goffredo (18/08/1897), n° 7015; Grasso Angelo (13/07/1878), n° 7554; Iannucci Antonio (09/07/1897), n° 7016; Iannucci Vincenzo (25/04/1895), n° 7017; Iorillo Vincenzo (05/02/1897), n° 1163; Lepore Tommaso (28/09/1897), n° 1170; Malgieri Gabriele (03/10/1897), n° 1171; Massaro Antonio (01/12/1897), n° 1172; Mosiello Francesco Carmine (21/07/1897), n° 7018; Nicolella Angelantonio (18/05/1897), n° 7019; Norelli Alessandro (14/11/1897), n° 7020; Norelli Antonio (17/06/1897), n° 1072; Norelli Raffaele (05/04/1897), n° 7022; Perna Antonio (17/08/1897), n° 7023; Perna Giuseppe (12/05/1897), n° 7024; Perna Mario (15/08/1897), n° 7025; Scioscia Carmine Michele (22/08/1897), n° 1173; Simone Alberto (07/08/1897), n° 7026; Stabile Vincenzo (21/06/1897), n° 1168; Tagliafierro Carmine (04/12/1897), n° 7886; Tedesco Antonio (15/08/1897), n° 7027; Viscusi Giovanni (04/11/1897), n° 7028; Viscusi Angelo Antonio (18/07/1897), n° 1174; Viscusi Nicola (14/02/1897), n° 7906. Classe 1898: Amore Angelo (22/09/1898), n° 1591; Amore Luigi (29/01/1898), n° 10281; Amore Vincenzo (02/09/1898), n° 10838; Bettini Clemente (05/04/1898), n° 1653; Calandra Amerigo (06/04/1898), n° 10872; Canelli Antonio (21/11/1898), n° 1638; D’Abbiero Giuseppe (07/04/1898), n° 10873; D’Abbiero Pellegrino (09/12/1898), n° 10282; D’Amico 30
Alfonso (20/08/1898), n° 10283; D’Amico Amerigo (11/08/1898), n° 11317; De Gaetano Francesco (13/04/1898), n° 10285; Della Selva Giovanni (11/12/1898), n° 10286; Di Cerbo Giovanni (21/02/1898), n° 1892; Formichella Carmine (06/10/1898), n° 10288; Formichella Davide (08/01/1898), n° 10289; Foschini Cosimo (19/10/1898), n° 1680; Gisondi Adolfo (09/05/1898), n° 10290; Gisondi Luigi (30/05/1898), n° 10291; Gisondi Vincenzo (27/09/1898), n° 11318; Ianniello Filiberto (23/08/1898), n° 1655; Iannucci Dante (12/01/1898), n° 10292; Iannucci Michele (04/03/1898), n° 1560; Iannucci Michele (10/10/1898), n° 10293; Innocente Giuseppe (25/10/1898 ), n° 1140; Lonardo Michelangelo (30/09/1898), n° 1656; Malgieri Tommaso (11/09/1898), n° 1561; Massaro Emilio (03/11/1898), n° 1562; Mazzone Antonio (25/04/1898), n° 1714; Nicolella Bernardino (11/03/1898), n° 10294; Pasquariello Giovanni (16/05/1898), n° 10295; Perna Armando (07/06/1898), n° 11320; Perna Giuseppe (19/06/1898), n° 1644; Rainone Giovanni (01/06/1898), n° 1930; Renzi Luigi (07/12/1898), n° 1891; Renzo Antonino (16/12/1898), n° 1563; Rosiello Errico (15/12/1898), n° 10293; Rosiello Francesco (06/04/1898), n° 10874; Spagnuolo Clemente (21/05/1898), n° 1564; Viggiano Giuseppe (23/10/1898), n° 1565; Villanacci Vincenzo (13/08/1898), n° 10300. Classe 1899: Amore Cosimo (19/05/1899), n° 13584; Arganese Giuseppe (26/04/1899), n° 12558; Calandra Elia (18/05/1899), n° 13585; Calandra Mario (12/01/1899), n° 2408; Calvano Alfonso (22/01/1899), n° 2095; Calvano Antonio (27/07/1899), n° 13586; Calvano Antonio (04/08/1899), n° 13587; Calvano Emilio (04/07/1899), n° 13588; Canelli Vincenzo (30/10/1899), n° 14186; D’Amico Errico (05/05/1899), n° 13590; D’Amico Gabriele (01/01/1899), n° 2409; D’Avico Angelo (05/05/1899), n° 2114; D’Avico Cosimo (17/03/1899), n° 2410; Elsa Vincenzo (05/05/1899), n° 13591; Falzarano Francesco (19/10/1899), n° 2115; Formichella Alberto (19/02/1899), n° 12567; Formichella Michele (07/04/1899), n° 13592; Foschini Vincenzo (01/02/1899), n° 31
2096; Garofano Giuseppe (26/10/1899), n° 13589; Garofalo Giuseppe (04/04/1899), n° 14481; Gisondi Antonio (08/01/1899), n° 2413; Goglia Armando (15/04/1899), n° 12610; Grasso Pasquale (01/01/1899), n° 2097; Iorillo Nicola (14/10/1899), n° 14719; Malgieri Giovanni (02/05/1899), n° 2025; Marcarelli Giuseppe (23/02/1899), n° 14507; Massaro Giuseppe (25/02/1899), n° 2240; Massaro Vincenzo (28/10/1899), n° 13593; Merrone Giuseppe (13/05/1899), n° 2116; Mosiello Andrea (08/05/1899), n° 13594; Nicolella Eduardo (18/04/1899), n° 2411; Nocera Francesco (30/10/1899), n° 2117; Norelli Antonio (30/10/1899), n° 2026; Norelli Emilio (12/01/1899), n° 12569; Norelli Errico (11/12/1899), n° 13595; Pangione Francesco (21/10/1899), n° 13596; Pasquariello Salvatore (14/02/1899), n° 13597; Perna Giovanni (06/10/1899), n° 13598; Ragucci Angelo (13/10/1899), n° 2556 bis; Rainone Andrea (20/11/1899), n° 2118; Rainone Celestino (24/03/1899), n° 12570; Ruggiano Francesco (12/07/1899), n° 13600; Simone Gabriele (22/02/1899), n° 2412; Viscusi Antonio (21/11/1899), n° 13601. Classe 1900: Albarano Pasquale (09/12/1900), n° 2758; Amore Ottone (02/02/1900), n° 16116; Amore Vincenzo (30/11/1900), n° 16117; D’Amico Lorenzo (21/10/1900), n° 16118; Della Contrada Giovanni (15/02/1900), n° 16119; Formichella Armando (17/04/1900), n° 16120; Formichella Eugenio (24/07/1900), n° 16121; Formichella Michele (23/10/1900), n° 16122; Gisondi Giovanni (24/03/1900), n° 16123; Gisondi Pasquale (26/05/1900), n° 2615; Grasso Giuseppe (11/12/1900), n° 17946; Malgieri Francesco (19/08/1900), n° 16125; Massaro Pasquale (25/11/1900), n° 2616; Matera Giuseppe (04/04/1900), n° 16126; Mosiello Enrico (18/10/1900), n° 10128; Mosiello Pasquale (29/04/1900), n° 2533; Napolitano Giuseppe (01/01/1900), n° 2617; Norelli Francesco (04/08/1900), n° 16127; Rainone Agostino (02/06/1900), n° 16129; Sarrapuchiello Antonio (13/09/1900), n° 16130; Stabile Giuseppe (16/06/1900), n° 2618.
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I CADUTI I caduti della Prima Guerra Mondiale della Provincia di Benevento furono 4.052 e tra questi anche 46 frassesi. Il Consiglio Comunale, nella seduta del 18 agosto 1915, commemorò i primi caduti: Calandra Amedeo (Sotto Tenente): «Non v’è chi non abbia presente quella figura di giovane intelligente dal cuore d’oro, dal tratto manieroso e gentile che formatosi da se stesso era l’onore del nostro paese come in altre città così in Como ove ultimamente occupava il posto di Ragioniere presso quell’Intendenza di Finanza. Io rammento ancora il giorno e l’ora della partenza, quando col cuore quasi presago rivolgeva un ultimo affettuoso addio alla mamma affettuosa e sorridente correva al sacrificio che purtroppo gli sovrastava. Là sul Carso che formerà nei secoli l’altare e il monumento degli eroi caduti per completare i destini della Patria, in testa alla sua compagnia che moveva all’attacco di una trincea nemica, sul Monte Sei Busi, il valoroso cadeva, come egli stesso augurava apprendessero di tutti i loro figli a tutte le madri d’Italia, come sanno cadere i nostri soldati […]».20 Picone Antonio di Nicola (Soldato): «Umile figlio dei campi ma non meno grande per noi che del nostro popolo abbiamo sempre apprezzate le virtù domestiche e civili; sugli stessi monti cadeva il Soldato Picone Antonio di Nicola: lavoratore indefesso, cittadino educato, padre esemplare; ha portato nel campo di battaglia lo stesso spirito del dovere e di sacrificio dimostrato nelle domestiche cure e nell’esercizio dei suoi diritti e doveri di cittadino […]».21 Cantile Pasquale (2° Capo Torpediniere)22: «Ne posso fare a Archivio del Comune di Frasso Telesino, Delibera del Consiglio Comunale del 18 agosto 1915, vol. VII, n° 11/49, p. 117. 21 Ibidem. 22 Nato il 23 febbraio 1883 a Resina (oggi Ercolano, Napoli), si sposò a Frasso con Izzo Maria Luigia il 16/12/1912 e, come frassese residente, fu commemorato dal Consiglio Comunale dopo la sua morte avvenuta a Saseno (isolotto dell’Albania) il 19 luglio 1915 «per infortunio per fatto di Guerra». Cfr., 20
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meno di inviare un saluto alla memoria del 2° Capo Torpediniere Cantile Pasquale: non Frasso è la sua città natale, ma il paese di adozione ove da poco aveva fissato il suo domestico nido, impalmando una nostra concittadina. Ma a tutti è nota la sua persona che qui fra noi aveva portato una nota di gentilezza e di affabilità […]».23 Il 2 novembre 1915, fu poi ricordato il Bersaglieri Ianniello Emilio di Luigi: «[…] al glorioso esercito italiano che anche al bieco austriaco ha strappato il titolo di valoroso; ai Consiglieri richiamati alle armi;ai figli tutti di Frasso che sono accorsi a compiere il loro dovere al grido della Gran Madre Italia. Rinnova poi la memoria dei cittadini morti per la grandezza della Patria e commemora con calde parole il Bersagliere Ianniello Emilio di Luigi, dell’11° Reggimento già tanto glorioso negli atti della storia militare del quale ad orgoglio di Frasso ripete quanto ebbe a scrivere il Tenente Colonnello Comandante del deposito: “Egli è caduto nell’adempimento dei santi doveri verso la Patria, lascia perciò onorata memoria, ed avrà il posto meritato fra gli eroi dell’11° Reggimento”»24. Nel 1931 il regime fascista decise di procedere allo smantellamento di molti piccoli cimiteri sorti in modo provvisorio lungo i fronti di guerra, spesso in stato di semiabbandono. Attraverso il Commissariato per le Onoranze ai Caduti in guerra, diede inizio alla costruzione di diversi Ossari monumentali nei territori delle province che erano state teatri di guerra. Al loro interno furono traslati i resti di decine di migliaia di soldati, tra i quali, anche quelli dei seguenti frassesi:25 Ministero della Guerra, Militari caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918, Albo d’Oro, Vol. VI, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato Libreria, 1929, p. 98. 23 Archivio del Comune di Frasso Telesino, Delibera del Consiglio Comunale del 18 agosto 1915, vol. VII, n° 11/49, p. 117. 24 Archivio del Comune di Frasso Telesino, Delibera del Consiglio Comunale del 2 novembre 1915, Vol. VIII, n° 12, p. 10. 25 Per ogni caduto, i dati qui riportati sono stati estratti dalle schede dei rispettivi Ruoli Matricolari conservati presso l’Archivio di Stato di Benevento e dagli elenchi dei Cimiteri e Sacrari Militari citati, compresi quelli esteri.
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Cimitero Militare Italiano di Bligny (Francia)26 Amore Pasquale di Mennato e Perna Orsola, nato a FrassoTelesino il 6/04/1888. Chiamato alle armi il 23/05/1915 e giunto in territorio di guerra il 31/01/1916 nel 20° Raggruppamento Fanteria. Morto per «broncopolmonite» il 25/11/1918 nell’Ospedale da Campo n° 0174. Tomba 4-H-24. Certosa di Bologna - Riquadro militare27 Altieri Umberto di Antonio e Maffei Elisabetta, nato a Frasso Telesino il 13/03/1878. Inizialmente nell’Artiglieria di Fortezza e poi nel 10° Reggimento, Battaglione n° 424. Morto nell’Ospedale di Bologna il 14/11/1917 per «otite medio purolenta». Tomba n° 823. Spagnuolo Clemente di Angelo e Russo M. Carolina, nato a Frasso Telesino il 21/05/1898. Dal 24/03/1917 nel 12° Reggimento Bersaglieri. Morto nell’Ospedale di Bologna “Gozzardini” il 9/07/1918 alle ore 15,20 per «pnettico ernia». Tomba n° 1140.
26 Accoglie le spoglie di circa 4.500 soldati italiani, di cui 1.366 ignoti. È stato costruito nel 1931 su un’area concessa in uso perpetuo all’Italia, situata alla base della quota 198 del Colle di Bligny, teatro dei sanguinosi combattimenti del luglio 1918 (seconda battaglia della Marna). Le tombe sono disposte in lunghi filari raggruppati in otto riquadri, disposti simmetricamente rispetto al grande viale alberato centrale. Ogni tumulo è contrassegnato da una croce bianca con alla base una targa in bronzo che riporta le generalità del caduto. 27 Nel Chiostro VI all’interno del Cimitero Certosa di Bologna vi è il monumento, inaugurato il 4 novembre 1933, che accoglie i resti di 2.906 soldati italiani e di 140 austroungarici. I loculi si rincorrono in moto circolare nei due ipogei, seguendo una numerazione progressiva, cui corrispondono per la maggior parte i defunti collocati in ordine cronologico (morti del 1915, 1916, 1917 e 1918). Verso la fine trovano posto i resti di soldati traslati in anni posteriori dai luoghi originari di sepoltura al fronte.
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Sacrario Militare di Monte Grappa28 Amore Antonio di Agostino e Viscusi Maria, nato a Frasso Telesino il 19/01/1880. Chiamato il 23/05/1915 e giunto in territorio di guerra il 12/06/1915 nel 134° Reggimento Fanteria. Morto in combattimento il 22/12/1917 sul Monte Asolone (Massiccio del Grappa). Sepolto inizialmente a Val San Lorenzo, fu poi tumulato nel Sacrario Militare di Monte Grappa. Tomba n° 39. Grasso Luigi di Nicola e Cesare Teresa, nato a Frasso Telesino il 7/08/1883. Soldato del 7° Reggimento Alpini Leva. Morto il 25/11/1917 sul costone La Castella Montenero, massiccio del Grappa, per ferite riportate in combattimento.29 Sepolto, probabilmente, fra gli ignoti. Massaro Giovanni di Domenico e D’Amico Felicia, nato a Frasso Telesino l’8/01/1878.30 Soldato del 2° Reggimento Artiglieria da Fortezza. Morto il 28/03/1918 in Val Piana, in seguito a scoppio di una spoletta inesplosa mentre prestava servizio presso il magazzino recupero rottami. Tomba n° 1378. Pasquariello Antonio di Angelo e Foschini Maria Giovanna, nato a Frasso Telesino il 16/07/1891. Soldato della 566° Compagnia Mitraglieri Fiat. Morto in combattimento il 16/09/1918 sul Monte Solarolo (massiccio del Grappa) per «ferita da scoppio granata nemica». Sepolto inizialmente a Col dell’Orso e, successivamente, tumulato nel Sacrario Militare di Monte Grappa fra gli ignoti. Fu costruito nel 1935, su progetto dell’architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni sulla sommità del Grappa a quota 1780 metri. Le spoglie dei 2.283 caduti identificati sono disposte in ordine alfabetico e custodite in loculi coperti da lastre di bronzo dove sono incisi il nome e le decorazioni al valor militare del caduto. Quelle dei 10.332 ignoti sono raccolte in urne comuni più grandi che si alternano alle tombe singole. 29 Cfr., Atto di morte inscritto al n° 8 p. 10 del registro della 276° Compagnia del 7° Reggimento Alpini. 30 Nell’Albo d’Oro (op. cit.), la data di nascita è il 28 gennaio 1878. 28
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Sacrario Militare di Asiago31 Calvano Michelangelo di Antonio e Formichella Margherita, nato a Frasso Telesino il 2/04/1890. Emigrato a New York (U.S.A.), fu richiamato il 6/08/1915 nel 134° Reggimento Fanteria. Morto in combattimento il 29/06/1916 a Monte Zingarella (Altopiano di Asiago) per ferite riportate in combattimento. Sepolto probabilmente fra gli ignoti. Di Caprio Domenico di Antonio e Della Valle Maria, nato a S. Agata dei Goti l’11/06/1888. Sposato e residente a Frasso Telesino. Soldato del 32° Reggimento Fanteria. Morto il 29/06/1916 sul Monte Caldiera per ferite in combattimento. Sepolto probabilmente fra gli ignoti. Massaro Pasquale di Francesco e Cutugno Teresa, nato a Frasso Telesino il 15/08/1886. Emigrato a New York (U.S.A.), fu richiamato l’11/05/1915 nel 1° Reggimento Artiglieria Pesante Campale. Morto per malattia il 21/10/1918 all’Ospedale da Campo n° 0110. Sepolto inizialmente a Marostica (Vicenza), fu poi tumulato nel Sacrario Militare di Asiago. Tomba n° 7512. Sole Annibale nato a Solopaca il 27/10/1881. Residente a Frasso Telesino e sposato con Bettini Adelina. Richiamato il 6/09/1915 nel 140° Reggimento Fanteria, di cui dal 10/01/1916 fu Caporale. Morto alle ore 12,00 del 17 giugno 1916 sulla Piana di Marcesino (Altopiano di Asiago). Fu decorato con medaglia di bronzo al valor militare con la motivazione: «Noncurante Sorge sul Colle Leiten nella città di Asiago (Vicenza), a 1.058 metri di quota. Fu progettato dall’architetto veneziano Orfeo Rossato ed è stato ultimato nell’ottobre 1936. Nel sacrario riposano i resti di 54.286 caduti italiani ed austro-ungarici della guerra 1915-1918, di cui oltre 33.000 ignoti e 3 della guerra 1940-1945. I nominativi dei soldati noti sono incisi, in ordine alfabetico, da sinistra a destra sui singoli loculi. I resti mortali di 21.491 caduti italiani ignoti e 11.762 austro-ungarici ignoti sono, invece, raccolti in grandi tombe comuni nelle gallerie centrali più prossime alla cappella. I corpi dei soldati custoditi nel sacrario provengono per la maggior parte da 36 cimiteri di guerra della zona. 31
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dell’intenso fuoco avversario, si slanciava con gli uomini della sua squadra fin sotto i reticolati nemici, e vi restava ucciso. – Bosco dei Laghetti, 17 giugno 1916».32 Sepolto, probabilmente, fra gli ignoti. Sacrario di Redipuglia33 Altera Clemente fu Antonio e di Carofano M. Carmina, nato a Frasso Telesino il 7/10/1889. Giunto in territorio di guerra il 6/11/1915. Soldato del 12° Reggimento Fanteria. Morto per malattia il 3/07/1916 all’Ospedale da Campo n° 26. Sepolto inizialmente a Cormons (Gorizia), probabilmente, fu poi tumulato (fra gli ignoti?) a Redipuglia. Calandra Amedeo di Giosuè e Norelli Maria Cristina, nato a Frasso Telesino il 15/11/1890. Chiamato alle armi il 22 maggio 1915 e giunto in territorio di guerra il 12/06/1915. Morto il 26 luglio 1915 nel combattimento di Monte Sei Busi. Inizialmente sepolto a Monte Sei Busi, probabilmente, fu poi tumulato (tra gli ignoti?) nel Sacrario di Redipuglia. Gisondi Giovanni di Angelo Raffaele e Viscusi M. G., nato a Frasso Telesino l’11/12/1888. Giunto in territorio di guerra il 22/07/1916. Morto il 25/02/1917, per «menengite cerebro spinale epidemica», all’Ospedale n°35 della Croce Rossa Italiana di Palmanova. Tomba n° 18207. Cfr., Decreto Luogotenenziale del 13 maggio 1917, registrato alla Corte dei Conti in data 8 giugno 1917; Bollettino Ufficiale, anno 1917, Disp. 35ª; p. 3143. 33 Inaugurato nel 1938, è il più grande e maestoso sacrario italiano dedicato ai caduti della Grande Guerra. L’opera - realizzata, su progetto dell’Architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni, sulle pendici del Monte Sei Busi, cima aspramente contesa nella prima fase della Grande Guerra - si presenta come uno schieramento militare con alla base la tomba del Duca d’Aosta, Comandante della III Armata, cui fanno ala quelle dei suoi generali. Seguono disposte su ventidue gradoni le salme dei 39.857 caduti identificati. Nell’ultimo gradone, in due grandi tombe comuni ai lati della cappella votiva, riposano le salme di 60.330 Caduti Ignoti. Nella cappella e nelle due sale adiacenti sono custoditi oggetti personali dei soldati italiani e austro-ungheresi. 32
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Mucci Pasquale di Luigi e Nicolella Maria Michela, nato a Frasso Telesino il 29/03/1894. Soldato del 30° Reggimento Fanteria. Morto il 14/05/1916 sul Monte San Martino del Carso, per ferite riportate in combattimento. Sepolto probabilmente fra gli ignoti. Picone Antonio di Nicola e Stabile Luisa, nato a Frasso Telesino l’1/02/1888. Giunto in territorio di guerra il 7/06/1915. Soldato del 40° Reggimento Fanteria. Morto il 19/07/1915, per ferite riportate in combattimento, all’Ospedaletto da Campo n° 55. Tomba n° 29060. Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari34 Gisondi Antonio di Tommaso e di Norelli Giovanna, nato a Frasso Telesino il 4/03/1892. Soldato del 22° Reggimento Cavalleggeri di Catania. Morto per malattia il 28/10/1918 nella 38a Sezione di Sanità. Sepolto inizialmente a Zerkovina (Albania) e, successivamente, tumulato nel Sacrario Militare d’Oltremare di Bari (Settore Grecia/Albania). Gisondi Salvatore di fu Michele e fu Ferrazza Marta, nato a Frasso Telesino l’11/02/1885. Soldato del 16° Reggimento Fanteria. Chiamato e giunto al fronte il 18/07/1915. Morto in seguito a ferite il 6/09/1917 presso il Villino Siri Bey (Bassa Vojussa), in Albania. Inizialmente sepolto presso la collina degli Fu inaugurato il 10 dicembre 1967. La struttura, semplice e sobria, custodisce le spoglie di oltre 70.000 caduti italiani in terra straniera. Grecia, Albania, Algeria, Marocco, Tunisia, Libia, Somalia, Etiopia, Eritrea, Germania e Mar Mediterraneo, Prima e Seconda Guerra Mondiale, al fronte o in prigionia, questa la provenienza di tanti sfortunati connazionali, 40.000 dei quali rimasti ignoti. I loculi dei Caduti, ordinati in ordine alfabetico, sono ubicati nei 30 colombari con duplice serie di filari posti in corrispondenza del chiostro. Sui loculi dei Caduti noti sono riportati il grado, il nome e le eventuali ricompense al Valor Militare. 34
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Allievi presso il Villino Siri Bay (Albania) e, con tutta probabilità, poi tumulato nel Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari. Malgieri Angelo di Pietro e Di Lorenzo Maria Carmina, nato a Frasso Telesino il 15/03/1878. Già emigrato a New York (U.S.A.) nel 1902. Soldato del 5° Battaglione Milizia Territoriale. Morto il 18/09/1918, «per malaria terzana-enterite», nell’Ospedale da Campo n°113 (in Albania). Sepolto nel Settore Grecia/Albania. Ruotolo Giuseppe di Antonio, nato a Frasso Telesino il 3/07/1883. Caporal Maggiore del 123° Reggimento Fanteria. Morto il 9/03/1916 sulle alture di Polazzo (Carso), per ferite riportate in combattimento. Sepolto inizialmente a Polazzo ed in seguito tumulato nel Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari (Settore Grecia/Albania). Cimitero di Campobasso Albarano Pasquale di Giovanni e Di Lorenzo Mariantonia, nato a Frasso Telesino il 9/12/1900. Soldato del 14° Reggimento Fanteria. Morto il 13/10/1918 nell’Ospedale Militare di Campobasso, per «malaria primitiva bronco polmonite da influenza». Sepolto probabilmente fra gli ignoti. Cimitero di Brescia35 Formichella Alberto di Antonio e D’Amico M. Angela, nato a Frasso Telesino il 19/02/1899.36 Soldato del 203° Battaglione M. T. Spoleto. Morto per malattia il 20/12/1918 nell’Ospedale di Truppa di Peschiera. Tomba Riq. NICCH T. 1295. 35 Il Cimitero Vantiniano di Brescia è stato il primo cimitero monumentale d’Italia. Il nome deriva dall’architetto Rodolfo Vantini che nel 1813, a seguito delle nuove disposizioni volute da Napoleone, ne iniziò la costruzione. All’interno del cimitero vi è una porzione dedicata al Sacrario Militare. 36 Nell’Albo d’Oro (op. cit.), la data di nascita è il 12 febbraio 1899.
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Sacrario militare di Caporetto37 Ianniello Emilio di Luigi e Bettini Angiolina, nato a Frasso Telesino il 16/08/1893. Soldato dell’11° Reggimento Bersaglieri. Morto il 14/09/1915, per ferite riportate in combattimento sul Monte Nero.38 Sepolto, probabilmente, fra gli ignoti. Cimitero di Frasso Telesino Iannucci Antonio di Vincenzo e Viscusi Maria Filomena, nato a Frasso Telesino il 9/07/1897. Morto per malattia il 3/01/1919 nell’Ospedale da Campo n° 232 di Treviso. Sepolto, inizialmente, nel Cimitero di Treviso, nel 1932 la sua salma fu tumulata nel Cimitero di Frasso Telesino.39 Cimitero di Verona Massaro Emilio di Cosimo e Martino Filomena, nato a Frasso Telesino il 3/11/1898. Soldato del 13° Reggimento Fanteria. L’Ossario è situato sul Colle S. Antonio che si eleva sulla Conca di Caporetto (Kobarid in sloveno), nella Slovenia occidentale, al confine con l’Italia. inaugurato nel settembre del 1938, è stato costruito ad opera dello Stato Italiano su progetto dello scultore Giannino Castiglioni e dell’architetto Giovanni Greppi. Ha forma ottagonale ed è costituito da tre gradoni concentrici degradanti verso l’alto. Al culmine si trova la chiesa di S. Antonio consacrata nel 1696. Nell’ossario furono trasportate le salme di 7.014 soldati italiani, noti ed ignoti, caduti durante la prima guerra mondiale, prelevate dai cimiteri di guerra dei dintorni. I loro nomi sono incisi in lastre di serpentina verde. 38 Sul Ruolo Matricolare, il luogo della morte è il Monte Ursic. 39 «Tenuto presente che dal Cessato Commissario Prefettizio fu dato incarico alla ditta Pisani Salvatore di Benevento di costruire una lapide in marmo da applicarsi sulla tomba del caduto in guerra Iannucci Antonio in questo Cimitero; Considerato che è doveroso pel Comune contribuire nella spesa della tomba di chi fece olocausto della propria vita nella guerra europea per la grandezza della Patria; […]. Determina liquidare alla ditta Pisani Salvatore di Benevento la somma di Lire 120,50 […]». Cfr., Archivio del Comune di Frasso Telesino, Delibera del Consiglio Comunale del 15 novembre 1932, Vol. XII, n° 65, p. 43. 37
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Morto il 30/04/1919 per malattia all’Ospedale Militare di Verona. Tomba n° 2307. Norelli Pasquale di Alessandro e Stabile M. Teresa, nato a Frasso Telesino il 20/05/1881. Già emigrato a New York, fu chiamato alle armi l’8/05/1915. Soldato del 9° Reggimento Fanteria. Morto il 26/04/1918 per malattia all’Ospedale Militare di Verona. Tomba n° 2611. Sacrario Militare di Milano40 Perna Clemente di Antonio e Di Cerbo M. Carmina, nato a Frasso Telesino il 6/11/1881.41 Già emigrato a New York (U.S.A.), fu soldato del 51° Reggimento Fanteria. Morto il 19/9/1918, per «bronco polmonite bilaterale», all’Ospedale Militare di Viale Brianza di Milano. Tomba n° 2607. Sacrario Militare di Oslavia (Gorizia)42 Coscia Giuseppe di Andrea e Norelli M. Gaetana, nato a Frasso Telesino il 5/09/1880. Soldato del 65° Reggimento Fanteria. Morto in combattimento il 5/09/1917 a Monfalcone. Sepolto inizialmente nel Cimitero Militare di Nabresina (oggi Duino, 40 Chiamato anche Tempio della Vittoria, è un complesso monumentale situato nel centro di Milano, in largo Agostino Gemelli. Costruito su progetto dell’architetto Giovanni Muzio, fu inaugurato il 4 novembre 1928 con una grande cerimonia presieduta dal Duca d’Aosta, comandante della 3ª Armata del Regio Esercito durante la Prima Guerra Mondiale. 41 Nell’Albo d’Oro (op. cit.), la data di nascita è il 9/11/1881. 42 Monumentale complesso costruito nel 1938, in corrispondenza della Quota 153 del Monte Calvario, su progetto dell’architetto romano Ghino Venturi. L’Ossario copre un’area triangolare ed è formato da quattro torri, una per ogni vertice della figura più una centrale. Ognuna di queste custodisce al suo interno i loculi dei caduti identificati, disposti lungo le pareti, per un totale di circa 20.000 nomi, tra cui 138 austro-ungarici. Gli altri 37.000 corpi senza nome (539 di nazionalità non italiana) sono invece tumulati in tre grandi ossari posti al centro delle tre torri laterali.
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Trieste), nel 1938, con tutta probabilità, fu tumulato nel Sacrario Militare di Oslavia. Formichella Vincenzo di Michelangelo e Barretta Giovanna, nato a Frasso Telesino il 26/12/1891. Soldato del 215° Reggimento Fanteria morto sul campo per ferite riportate in combattimento il 19.08.1917 su monte Nacusnie (Castagnevizza del Carso, Slovenia)43. Sepolto, probabilmente, fra gli ignoti. Massaro Angelantonio di Andrea e fu Norelli Maria, nato a Frasso Telesino il 7/05/1893. Dal 25/08/1915, Caporal Maggiore del 134° Reggimento Fanteria. Morto il 13/01/1916 a San Piero d’Isonzo (Gorizia) per ferite riportate in combattimento. Sepolto, probabilmente, fra gli ignoti. Rainone Angelo di Antonio e Malgieri M. Antonia, nato a Frasso Telesino il 4/10/1893. Sergente del 2° Reggimento Artiglieria Pesante Campale. Morto il 10 maggio 1917 sul Monte Sabotino, per ferite riportate in combattimento. Sepolto, probabilmente, fra gli ignoti. Zarrelli Pasquale di Andrea, nato a Cautano il 17/05/1881. Residente a Frasso Telesino. Soldato del 229° Reggimento Fanteria. Morto il 14/05/1917 a Monte Santo (Gorizia) per ferita da scoppio di bomba.44 Sepolto, probabilmente, fra gli ignoti.
Sulla Scheda del caduto Formichella V., conservata presso l’Archivio di Stato di Bologna, la data di morte è il 28/08/1917. 44 Cfr., Atto di morte inscritto al n°298 p. 98 del registro degli Atti di morte del 229° Fanteria. 43
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Ossario Militare di Rovigo45 Rainone Celestino di Giuseppe e Formichella Amalia, nato a Frasso Telesino il 24/03/1899. Dal 26/02/1917, assegnato al 203° Battaglione M. T. Spoleto. Morto il 21/03/1919 nell’Ospedaletto da Campo n° 92. Sepolto, probabilmente, fra gli ignoti. Cimitero Militare Italiano di Milovice (Repubblica Ceca)46 Gisondi Angelo di Giuseppe, nato a Frasso Telesino l’8/03/1896. Soldato del 17° Reggimento Fanteria. Morto il 25/01/1918 a Milovice (Repubblica Ceca). Sepolto nella fossa comune 33/8.47 Miletta Michele di Giuseppe, nato a Frasso Telesino l’1/12/1885. Soldato del 82° Reggimento Fanteria. Morto il 14/01/1918 per malattia nell’Ospedale da Campo di Milovice (Repubblica Ceca). Sepolto nella fossa comune 33/19.
L’Ossario Militare di Rovigo, edificio integrato nel cimitero comunale, è stato il primo Sacrario ad essere così definito. Raccoglie le spoglie di 589 soldati del Regio Esercito e di 215 austro-ungarici. 46 Il cimitero militare fu costruito nel 1915. La sua estensione è di 5.000 mq. Secondo alcuni documenti il numero dei Caduti italiani ammonterebbe a circa 5.200. A questo numero devono aggiungersi i 182 italiani esumati nel maggio del 1927 dal cimitero di Broumov e concentrati a Milovice. 47 Nell’Elenco Generale Caduti Italiani di Milovice, risulta come «DESANTIS Angelo Landmann Ital. Inf. Reg. No 17, xxx 1896, Frasso de Lecino, Benevento, It. 25. 1. 1918, Kgfsp. Milovice Enteritis Militärfriedhof Milovice, Massengrab 33/8». 45
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Sacrario di Pocol48 D’Amico Fioravanti di Francesco, nato a Frasso Telesino il 29/08/1889. Soldato del 7° Reggimento Alpini. Morto il 22/03/1917 sulla Cima Costabella49 (Belluno), per ferite riportate in combattimento. Tomba n° 1451. Cimitero di Kenyérmezó (Ungheria) Stabile Vincenzo di Nicola e D’Amico Nicoletta, nato a Frasso Telesino il 21/06/1897. Soldato del 18° Fanteria. Morto prigioniero il 6/03/1918. Sepolto nel Cimitero Militare n° 7, fossa n° 1055.50
Il sergente Antonio Amore morto il 22 dicembre 1917 sul Monte Asolone. È situato a 1.535 metri di quota in località Pocol, a pochi chilometri da Cortina d’Ampezzo (Belluno). L’opera monumentale, costruita nel 1935 su progetto dell’ingegnere Giovanni Raimondi, è costituita da una grandiosa torre quadrata alta 48 metri; nei corridoi interni sono custodite le spoglie dei caduti noti ed ignoti. 49 Cfr., Archivio del Comune di Frasso Telesino, Cartella Militari richiamati in Guerra 1915-18, Estatto dell’Atto di morte di Fioravante D’Amico. 50 Cfr., Archivio di Stato di Bologna, Scheda del Caduto Stabile. 48
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Partecipazione di Morte del soldato Pasquale Albarano.
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I DISPERSI Leggendo le innumerevoli liste di nomi che si trovano nei monumenti ai caduti della Prima Guerra Mondiale, non si può fare a meno di provare un sentimento di pietà per tutti quei giovani di cui rimane solo un nome su una fredda lastra di marmo. A volte, vicino ai nomi compare anche il luogo dove essi sono morti e si possono così ricostruire le vicende belliche che loro malgrado li hanno visti protagonisti. Diverso è il caso dei dispersi perché nulla o quasi testimonia la loro vicenda umana. Se molti frassesi, dopo la morte, trovarono degna sepoltura, per altri, per le poche notizie pervenuteci,51 si ignora il luogo di morte e/o di sepoltura. Aceto Vincenzo di Giuseppe e Saquella Pasqualina, nato a Frasso Telesino il 18/06/1896. Soldato del 215° Reggimento Fanteria. Disperso in data 9/11/1917, durante la ritirata dal Carso al Piave. Amore Gabriele fu Francesco e Massaro Filomena, nato a Frasso Telesino il 5/08/1897. Soldato del 163° Reggimento Fanteria. Disperso in data 15/06/1918, durante il combattimento sul Montello (Treviso). Carofano Giovanni52 di Nicola e Casolaro Carmela, nato a Frasso Telesino il 5/05/1885. Soldato del 134° Reggimento Fanteria. Disperso in battaglia il 16/06/1916, sugli Scogli dell’Alpofin (nel Comune di Enego, in Provincia di Vicenza). Dichiarato «Presunto morto in guerra» in data 31/12/1941.53 Notizie estratte sempre dalle schede dei rispettivi Ruoli Matricolari conservati presso l’Archivio di Stato di Benevento e del Comune di Frasso Telesino. 52 Nel Ruolo Matricolare del Comune di Frasso Telesino e sul Monumento ai Caduti, è riportato come Carofano, sull’Albo d’Oro (op. cit.), erroneamente, viene riportato come Garofano. 53 Cfr. Archivio di Stato di Benevento, Ruolo Matricolare di Giovanni Carofano. 51
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Criscitelli Raffaele di Gregorio, nato a Frasso Telesino il 17/02/1888. Nei Ruoli Matricolari del Comune di Frasso Telesino risulta residente all’estero nel 1915. Rientrato poi in Italia, fu Soldato della 293a Compagnia Mitraglieri Fiat. Disperso in combattimento in data 13/08/1917. Fusco Giuseppe di Francesco e Amore Angela, nato a Frasso Telesino il 18/03/1895. Soldato del 22° Reggimento Fanteria. Disperso in data 11/12/1916, durante il combattimento nella Trincea delle Frasche, sul Carso. Iannucci Dante di Alfonso e Viscardi Stella, nato a Frasso Telesino il 12/01/1898. Soldato del 22° Reparto d’assalto. Disperso in combattimento il 19/06/1918 sul Piave, a Zenson (Treviso). Pasquariello Michele di Vincenzo, nato a Frasso Telesino il 4/09/1892. Soldato del 1° Reggimento Artiglieria da montagna. Disperso in combattimento il 18/06/1915 a Sidi-Bolsi, in Tripolitania (Libia). Ricciuti Michele Francesco di Giovanni Battista, nato a Frasso Telesino l’8/05/1894. Soldato del 32° Reggimento Fanteria. Disperso in combattimento il 28/10/1915. Simone Antonio di Gennaro e Viscusi M. Luigia, nato a Frasso Telesino il 17/05/1887. Soldato del 15° Reggimento Bersaglieri. Disperso in combattimento il 3/11/1915 a Castelnuovo del Carso (oggi Castenuovo d’Istria, Slovenia).
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I PRIGIONIERI Lo status di prigioniero era regolato dalla seconda convenzione dell’Aja del 1907 che prevedeva una serie di norme riguardanti i diritti e i doveri dei prigionieri. Nella convenzione venne deciso per il prigioniero vitto, alloggio, paga e l’impiego come lavoratori secondo il loro grado e le loro attitudini, eccetto per gli ufficiali: «Il Governo, in potere del quale si trovano i prigionieri di guerra, è incaricato del loro mantenimento In mancanza d’intesa speciale tra i belligeranti, i prigionieri di guerra saranno trattati per il nutrimento, l’alloggio e il vestiario, come le truppe dei Governo che li avrà catturati».54 Le cose andarono diversamente. Era quasi impossibile tener fede ai patti sottoscritti. Nessuno Stato aveva previsto di mantenere sul proprio territorio una quantità enorme di prigionieri a cui assicurare, vitto, alloggio, cure mediche, vestiario.55 Coloro che furono catturati perciò ebbero un trattamento peggiore rispetto a quanto era stato deciso pochi anni prima. Gli Italiani prigionieri finivano a Mauthausen, Theresienstadt, in Moravia, a Raabs, a Pilsen e Praga, in Slesia, in Ungheria e perfino in Bulgaria. La lista dei prigionieri italiani è di circa 145.000 prima della disfatta di Caporetto e di 600.00 dopo Caporetto.56 Gli italiani morti nei campi di prigionia furono più di 100.000, (quasi il doppio di inglesi e francesi) e la Commissione avvertì che questo dato non era affatto certo. La morte dei soldati italiani nei campi di prigionia fu causata per lo più da malattie (tubercolosi) e fame: «[…]qui mia cara moglie ci fanno morire di freddo e di fame, come anche per i pidocchi. Da mangiare ci danno una pagnotta ogni otto soldati, che dobbiamo dividerci, toccando appena cento grammi di pane per ognuno che si mangia in sei bocconi. Riceviamo una arringa per uno per la sera con tre o quattro pezzetti di patate o carote ed un mescolo di acqua calda; II Convenzione dell’Aja 1907, Capitolo II: Dei prigionieri di guerra, Art. 7. Nella sola Germania, dopo il primo mese di guerra, vi erano più di 200.000 prigionieri di guerra, divenuti 600.000 nel gennaio 1915 e 750.000 alla fine del 1916. 56 Tale dato, è confermato dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle violazioni del diritto delle genti commesse dal nemico, che terminò i lavori nel 1920. 54 55
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ecco tutto il rancio che ci passano giornalmente; questo serve per sostenerci, dato che non ci reggiamo più in piedi per la gran fame. I nostri panni sono stracciati e moriamo di freddo con la neve e siamo costretti a dormire a terra con dei grossi pidocchi mai visti sulle mie carni».57 Oltre alle condizioni igienico-sanitarie, si aggiunse anche la beffa scaturita dalle decisioni e dal comportamento del Comando Supremo e del Governo che, appellandosi all’art.7 della Convenzione dell’Aja, impedirono di fatto la spedizione dei pacchi o la ostacolarono adducendo la motivazione di scongiurare il fenomeno delle diserzioni. L’Italia, unica tra le potenze belligeranti, non organizzò - se non in extremis - aiuti collettivi ai prigionieri; anzi, rifiutò le proposte avanzate in questo senso dagli alleati: «il governo Italiano non si risolse ad effettuare alcun diritto di intervento volto a predisporre il servizio, né ad addossarsi il compito di inviare aiuti a spese dello Stato. Esso si limitò ad autorizzare la CR (Croce Rossa) a organizzare l’invio dei soccorsi privati individuali: quelli collettivi furono ammessi solo per gli ufficiali mediante la spedizione periodica di vagoni soccorso».58 Anche alcuni nostri concittadini sono stati fatti prigionieri; di alcuni, oggi, conosciamo anche l’identità.59 Aceto Vincenzo di Giuseppe, nato a Frasso Telesino il 18/06/1896. Soldato dell’81° Reggimento Fanteria. Scomparso in prigionia in data 9/11/1917. Amore Carmine di Pietro, nato a Frasso Telesino il 15/01/1891. Giunto in territorio di guerra il 12/06/1915. Prigioniero. Lettera da Mauthausen (Austria) a Roma, in GIOVANNA PROCACCI, Soldati e prigionieri italiani nella Grande Guerra, con una raccolta di lettere inedite, Torino, Bollati Boringhieri editore, 2000, pp. 493-494. 58 Ibidem, p.187. 59 Notizie estratte sempre dalle schede dei rispettivi Ruoli Matricolari conservati presso l’Archivio di Stato di Benevento e del Comune di Frasso Telesino. 57
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D’Abbiero Angelo di Michelangelo, nato a Frasso Telesino il 22/07/1889. Giunto all’armi reduce dall’estero il 12/07/1915. Disperso a Podgore (Gorizia) il 2/11/1915. Prigioniero di Guerra. De Gaetano Francesco di Pasquale, nato a Frasso Telesino il 3/04/1898. Soldato del 14° Reggimento Fanteria. Prigioniero. De Nunzio Antonio di Gabriele, nato a Frasso Telesino il 3/11/1889. Giunto in territorio di guerra il 30/10/1916. Corpo Genio. Prigioniero. Gisondi Giovanni fu Giuseppe, nato a Frasso Telesino il 4/08/1879. Soldato del 82° Reggimento Fanteria. Prigioniero, prosciolto definitivamente il 31.12.1918. Iannotti Antonio di Biagio, nato a Frasso Telesino il 02/02/1890. Prigioniero di guerra dal 18/05/1916. Maltempo Pasquale, nato a Frasso Telesino il 28/02/1890. Soldato del 40° Reggimento Fanteria. Prigioniero liberato e inviato in licenza il 05/08/1919. Norelli Pasquale di Gabriele, nato a Frasso Telesino il 4/12/1887. Soldato nel Corpo Fanteria. Prigioniero di guerra dal 6/06/1917. Mandato in licenza illimitata l’1/04/1919. Renzi Antonio di Domenico, nato a Frasso Telesino il 21/03/1894. Soldato nel Corpo 26° Lancieri. Prigioniero di guerra, inviato in licenza illimitata il 18/05/1919. Simone Vincenzo di Francesco, nato a Frasso Telesino il 24/04/1895. Dal 22/01/1915 nel 42° Reggimento Fanteria. Prigioniero di guerra dal 16/07/1918. Rimpatriato dalla prigionia il 03/01/1919 e inviato in congedo illimitato il 10/01/1919. Effettuato il pagamento dei premi di cui alla circolare n° 114 del G.M. del 1919 in lire 250 + 800 e pacco vestiario. Concessa dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà e onore. Autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata 51
della vittoria (R. D. nº 637 del 6/04/1922), concessione nº 84733.60 Stabile Clemente di Nicola, nato a Frasso Telesino il 5/12/1887. Soldato del Corpo 134° Fanteria. Prigioniero dal 19/06/1916; inviato in congedo il 10/04/1919.
Lapide in ricordo del soldato Antonio Iannucci.61
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Cfr., Archivio di Stato di Benevento, Fondo Ruolo matricolari, Vol. n° 87. Presente all’ingresso del Cimitero di Frasso Telesino.
IL MONUMENTO AI CADUTI Al termine della Prima Guerra Mondiale, negli spazi pubblici di gran parte dei centri abitati italiani, vennero eretti numerosi monumenti dedicati alla memoria dei caduti in quel conflitto. Con l’avvento al potere del fascismo nel 1922, il governo centrale iniziò a prefigurare la necessità di onorare la memoria dei caduti attraverso la costruzione di monumenti posti all’interno di specifici giardini o boschi denominati Parchi della Rimembranza, con l’intento di simboleggiare soprattutto l’idea della fertilità del sacrificio dei caduti della Grande Guerra attraverso l’impianto di alberi. Con circolare del 27 dicembre 1922, il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Dario Lupi invitò tutti i provveditori agli studi affinché «per ogni caduto della grande guerra dovrà essere piantato un albero […] in ogni città, in ogni paese, in ogni borgata», con la scopo precipuo di «infondere nei fanciulli la religione della Patria e il culto di Coloro che per Lei caddero». La storiografia non ha mancato di evidenziare che la istituzione dei parchi delle rimembranze si configura come la prima iniziativa fascista di commemorazione dei caduti della Grande Guerra, resa obbligatoria con la Legge 2 dicembre 1925, perché diventasse sistematica e capillare su tutto il territorio nazionale, con la chiara volontà del governo centrale di omologare agli ideali del regime le manifestazioni di celebrazione, fino ad allora fiorite in modo locale e spontaneo, quasi che i caduti di guerra fossero antesignani di quelli del fascismo. Come in ogni paese d’Italia, anche a Frasso Telesino il Consiglio Comunale si fece promotore di una raccolta fondi da destinare all’erezione di un monumento per onorare i nostri caduti: «[il Presidente] rievocando i gloriosi figli che hanno lasciato la vita sui campi di battaglia per la gloria e la fortuna d’Italia e rammentando la commozione generale della cittadinanza e la gratitudine pel dovere compiuto e per l’onore apportato al Comune, affinché la memoria dei nostri eroi sia per essere duratura e di sprone e di esempio alle generazioni future, propone che il Consiglio rendendosi interprete del sentimento della cittadinanza si renda promotore di un’opera che 53
valga a rendere il dovuto omaggio ai Caduti e ad eternarne la memoria; e quindi approvi lo stanziamento in Bilancio della somma di Lire Cinquecento che sarà il nucleo per raccogliere offerte di privati cittadini allo scopo di erigere un ricordo artistico, affidando il compito ad una apposita commissione di volenterosi probi e patriottici cittadini […]».62 Anche l’Istituto Gambacorta contribuì fattivamente alla realizzazione del suddetto monumento: «Il Commissario prefettizio [Dott. Alberto Grisolia] visto la richiesta del Sig. De Amicis cav. Uff. Achille, presidente del comitato per l’erigendo monumento ai cittadini di Frasso Telesino caduti nell’ultima guerra di liberazione; presa visione del progetto che importa una non lieve spesa; visto che anche il Comune corrisponde per lo scopo cospicua somma oltre i fondi raccolti e da raccogliersi nella cittadinanza e da altre personalità ed enti tra cui la Real Casa che ha contribuito con munifica offerta; Ritenuto doveroso corroborare il patriottico sentimento della popolazione […] delibera di corrispondere al comitato di cui innanzi la somma di L.5.000 […]”.63 Non sufficienti le somme raccolte, il Comune di Frasso elargì nel 1926 un ulteriore contributo: «Ritenuto che il locale comitato ha raccolto per l’oggetto una discreta somma si da concretare l’erezione di un monumentino degno della memoria degli eroi e dell’estetica della piazza maggiore del Comune […]. Si determina di elargire al comitato locale un contributo di Lire millecinquecento».64 Dopo alterne vicende, intorno al 1928 fu finalmente eretto nella piazza principale del paese: «Nelle sue linee essenziali è costituito da un giardinetto, al centro del quale c’è un grosso basamento di granito del Monte Grappa su cui si innalza una non proporzionata colonna spezzata, la quale, a sua volta, è sormontata da una aquila di bronzo. Quest’aquila, nell’ultimo periodo dell’era fascista, fu regalata alla Patria come “rottame da fondersi” per la costruzione di materiale bellico!».65 62 Archivio del Comune di Frasso Telesino, Delibera del Consiglio Comunale del 13 luglio 1919, Vol. IX, n° 2, p. 3. 63 Cfr., Delibera del Pio Istituto Gambacorta dell’1 maggio 1926. 64 Archivio del Comune di Frasso Telesino, Delibera del Consiglio Comunale del 3 dicembre 1926, Vol. X, n° 17, p. 8. 65 Cfr., MICHELE DI CERBO, In volo su Frasso Telesino, Napoli, Tipografia
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Sul monumento, però, furono riportati solo alcuni dei frassesi morti durante la Guerra. Altri, pur inseriti nei vari elenchi manoscritti predisposti dal Comune,66 per motivi a noi ignoti, non furono poi inclusi sulla lapide. E’ il caso dei seguenti 10 soldati: Albarano Pasquale, Altieri Umberto, Criscitelli Raffaele, Gisondi Salvatore, Iannucci Antonio, Malgieri Angelo, Massaro Emilio, Norelli Pasquale, Perna Clemente, Rainone Celestino. Molti di questi ultimi furono poi riportati sull’Albo d’Oro,67 ad eccezione di Gisondi Salvatore… dimenticato da tutti!
A. Pesole, 1949, pp. 73-74). 66 Cfr., Archivio del Comune di Frasso Telesino, Leve e Truppe dal 1915-18 al 1939-40. 67 Cfr., Ministero della Guerra, Militari caduti nella Guerra Nazionale, op. cit.
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I CAVALIERI DI VITTORIO VENETO
L’Ordine di Vittorio Veneto è un’onorificenza della Repubblica Italiana istituita con Legge 18 marzo 1968, n° 263, per «esprimere la gratitudine della Nazione» ai militari italiani combattenti per almeno sei mesi della prima guerra mondiale e delle precedenti guerre. Questa onorificenza fu consegnata alla quasi totalità dei combattenti della Prima Guerra Mondiale, che, ancora in vita nel 1968, furono nominati Cavaliere di Vittorio Veneto per decreto della Repubblica Italiana, in riconoscimento del servizio prestato. L’Ordine, dal 26 ottobre 2008, con la morte di, Delfino Borroni, è privo di cavalieri in vita ed è stato abrogato con Decreto Legislativo del 15 marzo 2010, n° 66. Capo dell’Ordine, comprendente una sola classe di Cavalieri, era il Presidente della Repubblica; un Generale di Corpo d’Armata ne presiede il Consiglio, che provvede al vaglio delle domande avanzate dagli interessati. All’onorificenza, concessa con Decreto del Capo dello Stato su proposta del Ministro della Difesa, corrispondeva un esiguo assegno annuo, in favore di quei decorati che non godevano di un reddito superiore al minimo imponibile. La decorazione per il titolo di cavaliere consisteva in una croce greca piena, incisa, caricata di uno scudetto a forma di stella a cinque punte. La croce è sorretta da nastro con i colori della bandiera italiana e una riga azzurra. Di seguito, si riportano i nominativi dei frassesi insigniti della Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto:68 Aceto Francesco – Nato il 29/08/1897 – Residente in Via Piconi n° 14 – Data Decreto: 27/02/1971. Amore Cosimo – Nato il 19/05/1899 – Residente in Via Castagnola – Data Decreto: 27/02/1971. 68 L’elenco dei Cavalieri di Vittorio Veneto è stato richiesto e concesso dal Ministero della Difesa - Direzione Generale per il Personale Militare III Reparto Servizio Ricompense e Onoreficenze – 5° Sezione Ordine di Vittorio Veneto – Roma, Via XX Settembre,123.
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Amore Luigi – Nato il 14/04/1893 – Residente in Via Piconi n° 6 - Data Decreto: 27/02/1971. Amore Luigi – Nato il 29/11/1899 – Residente in Via Sauci Data Decreto: 30/10/1971. Amore Michelangelo – Nato il 20/12/1895 – Residente in Via Castagnola - Data Decreto: 27/02/1971. Calandra Americo – Nato il 6/04/1898 – Residente in Via Rotabile Frasso Dugenta n° 24 - Data Decreto: 27/02/1971. Calandra Corradino – Nato il 16/08/1888 – Residente in Via Rotabile Frasso Dugenta - Data Decreto: 22/10/1968. Calandra Pasquale – Nato il 4/04/1897 – Residente in Via Portella n° 12 - Data Decreto: 27/02/1971. Calvano Antonio – Nato il 27/07/1899 – Residente in Via Calvani n° 18 - Data Decreto: 27/02/1971. Caponi Romanino – Nato l’1/11/1897 – Residente in Via San Giovanni - Data Decreto: 30/10/1971. Carofano Michelangelo – Nato il 12/08/1897 – Residente in Via Russi - Data Decreto: 27/02/1971. Caslej Alfonso – Nato il 17/06/1896 – Residente in Via Capo Santangelo n° 14 - Data Decreto: 30/10/1972. Casolaro Alberto – Nato il 15/09/1893 – Residente in Via Sauci - Data Decreto: 21/07/1969. Cecere Agostino – Nato il 13/05/1881 – Residente in Contrada Fenile - Data Decreto: 27/02/1971. Cerulo Francesco – Nato il 2/04/1896 – Residente in Via Agnoni - Data Decreto: 27/02/1971. Cesare Nicola – Nato il 21/08/1898 – Residente in Via Rotabile Frasso Melizzano – Data Decreto: 09/03/1972. Ciervo Carmine – Nato il 17/07/1898 – Residente in Via Terra Vecchia n° 11 - Data Decreto: 27/02/1971. D’Abbiero Giuseppe – Nato il 7/04/1898 – Residente in Via Rotabile - Data Decreto: 27/02/1971. D’Amico Alfonso – Nato il 20/08/1898 – Residente in Contrada Nansignano - Data Decreto: 31/03/1971. D’Amico Eugenio – Nato il 10/08/1892 – Residente in Via Castagnola n° 13 – Data Decreto: 21/07/1969. D’Amico Gabriele – Nato l’1/01/1899 – Residente in Via Erba Bianca n° 13 - Data Decreto: 27/02/1971. 57
D’Avico Michele – Nato il 22/07/1895 – Residente in Via Agnoni - Data Decreto: 27/02/1971. Della Selva Giovanni – Nato l’11/12/1898 – Residente in Via San Giovanni - Data Decreto: 27/02/1971. Di Cerbo Giovanni – Nato il 21/02/1898 – Via Tuoro Vecchio n° 8 – Data Decreto: 30/10/1971. Falzarano Francesco – Nato il 19/10/1899 – Residente in Via Calzaretta – Data Decreto: 16/06/1973. Formichella Ernesto – Nato il 18/06/1894 – Residente in Via Piano dei Santi n° 12 – Data Decreto: 24/07/1972. Franco Giovanni – Nato il 25/02/1897 – Residente in Via Portella n° 35 - Data Decreto: 27/02/1971. Gisondi Carmine – Nato il 15/07/1897 – Residente in Via Fosso n° 74 - Data Decreto: 27/02/1971. Gisondi Errico – Nato il 27/02/1891 – Residente in Via Bocca n° 60 - Data Decreto: 27/02/1971. Gisondi Vincenzo – Nato il 27/09/1898 – Residente in Via Tuoro - Data Decreto: 27/02/1971. Goglia Armando – Nato il 15/04/1899 – Residente in Via Salita Mercato n° 6 – Data Decreto: 22/10/1968. Grasso Biagio – Nato il 29/09/1895 – Residente in Contrada Murto n° 9 – Data Decreto: 21/07/1969. Ianniello Filiberto – Nato il 23/08/1898 – Residente in Via Piano dei Santi n° 8 – Data Decreto: 24/07/1972. Iannotti Antonio – Nato il 2/02/1890 – Residente in Via San Rocco n° 6 – Data Decreto: 22/10/1968. Izzo Angelo – Nato il 5/02/1894 – Residente in Via San Rocco n° 12 – Data Decreto: 27/04/1972. Lonardo Michelangelo – Nato il 30/09/1898 – Residente in Via Portella - Data Decreto: 27/02/1971. Marcarelli Ettore – Nato il 7/02/1892 – Residente in Via Tuoro n° 18 – Data Decreto: 22/10/1968. Massaro Carlo – Nato il 17/08/1891 – Residente in Contrada Nansignano - Data Decreto: 27/02/1971. Massaro Giuseppe – Nato il 25/02/1899 – Residente in Via Ponte Maltempo - Data Decreto: 27/02/1971. Massaro Vincenzo – Nato il 28/10/1899 – Residente in Contrada Nansignano - Data Decreto: 27/02/1971. 58
Mazzone Antonio – Nato il 25/04/1898 – Residente in Via Capo Sant’Angelo - Data Decreto: 27/02/1971. Morza Angelo Michele – Nato il 21/06/1884 – Residente in Via Pesche - Data Decreto: 27/02/1971. Norelli Antonino – Nato il 30/10/1899 – Residente in Via Erba Bianca - Data Decreto: 27/02/1971. Norelli Antonio – Nato il 18/04/1895 – Residente in Via Tuoro n° 39 - Data Decreto: 27/02/1971. Norelli Pasquale – Nato l’1/12/1887 – Residente in Via Tuoro – Data Decreto: 31/03/1971. Norelli Raffaele – Nato il 5/04/1897 – Residente in Via Barungi di Sopra – Data Decreto: 20/05/1969. Orlacchio Salvatore – Nato il 15/01/1896 – Residente in Via Bocca - Data Decreto: 27/02/1971. Pasquariello Giovanni – Nato il 22/01/1883 – Residente in Via Terra Vecchia - Data Decreto: 27/02/1971. Pasquariello Raffaele – Nato il 12/11/1890 – Residente in Via Capo Sant’Angelo – Data Decreto: 28/12/1970. Pasquariello Salvatore – Nato il 14/02/1899 – Residente in Via Fosso - Data Decreto: 27/02/1971. Perna Angelo Michele – Nato il 20/04/1894 – Residente in Via Rotabile Frasso Melizzano n° 42 - Data Decreto: 27/02/1971. Perna Antonio – Nato il 17/08/1897 – Residente in Via Rotabile Frasso Telesino (sic.!) n° 45 - Data Decreto: 27/02/1971. Perna Luigi – Nato il 16/08/1892 – Residente in Via Castagnola n° 25 – Data Decreto: 30/01/1971. Salvione Rocco – Nato il 14/07/1880 – Residente in Via Tuoro - Data Decreto: 27/02/1971. Santonastaso Umberto – Nato il 27/01/1898 – Residente in Via IV Novembre – Data Decreto: 16/06/1973. Saquella Pasquale – Nato il 19/11/1893 – Residente in Via Terra Vecchia - Data Decreto: 27/02/1971. Sarrapuchiello Lorenzo – Nato il 6/07/1894 – Residente in Via Fosso – Data Decreto: 30/07/1970. Simone Alberto – Nato il 7/08/1897 – Residente in Via Tuoro Arco Norelli n° 20 - Data Decreto: 27/02/1971.
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Stabile Alfonso – Nato il 26/12/1881 – Residente in Via San Giovanni - Data Decreto: 27/02/1971. Tagliaferri Carmine – Nato il 4/12/1897 – Residente in Via Bocca - Data Decreto: 27/02/1971. Truocchio Alfonso – Nato il 7/08/1899 – Residente in Via Fosso n° 79 – Data Decreto: 16/06/1973. Vattone Giuseppe – Nato il 25/01/1896 – Residente in Via Calvani - Data Decreto: 27/02/1971. Viggiano Giuseppe – Nato il 23/10/1898 – Residente in Via Cimitero n° 5 – Data Decreto: 30/07/1970. Viscardi Francesco – Nato il 12/04/1888 – Residente in Via Agnoni n° 5 - Data Decreto: 27/02/1971. Viscusi Alfonso – Nato il 5/08/1895 – Residente in Via Castagnola - Data Decreto: 27/02/1971. Viscusi Giuseppe – Nato il 2/03/1888 – Residente in Via Castagnola n° 29 - Data Decreto: 27/02/1971. Viscusi Luigi – Nato il 9/10/1895 – Residente in Via Calvani n° 34 - Data Decreto: 27/02/1971. Viscusi Michelangelo – Nato il 20/02/1890 – Residente in Via Rotabile Frasso Melizzano n° 5 - Data Decreto: 27/02/1971. Viscusi Nicola – Nato il 14/02/1897 – Residente in Via Barungi di Sotto – Data Decreto: 16/06/1973.
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FONTI ARCHIVIO DI STATO DI BENEVENTO, Ruoli Matricolari dei Militari (1874-1900). ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA, Ufficio per le notizie alle famiglie dei militari di terra e di mare 1915-1918. ARCHIVIO DEL COMUNE dei Militari (1874-1900).
DI
FRASSO TELESINO, Ruoli Matricolari
ARCHIVIO 1927).
DEL
DI
FRASSO TELESINO, Delibere (1915-
ARCHIVIO 1919).
DEL
COMUNE
PIO ISTITUTO GAMBACORTA, Delibere (1915-
ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO ITALIANA di Roma, Documenti Riguardanti Il Sergente Maggiore Iannotti Antonio.
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