Poste Italiane s.p.a - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 N. 46) art.1 comma 1 - Commerciale Business Ancona n. 45/2008. Euro 3,00
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QUANDO IL RECORD È NEGATIVO Seguici
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bbiamo speso fiumi di parole su quella che da ormai tanti, troppi anni è la situazione economica del bel Paese, dell’Ue e del mondo. Abbiamo analizzato i perché, i percome e le soluzioni. Abbiamo fatto previsioni sempre disattese, scritto di ripartenze che non sono mai arrivate, immaginato una luce in fondo al tunnel che non è riuscita mai a rischiarare i nostri giorni. Le scadenze, i numeri, ci hanno sempre impietosamente dato torto. Ma attenzione, non c’è limite al peggio. Oggi, mentre la discussione politica dentro e fuori la maggioranza s’incentra sull'articolo 18 e il Jobs Act, dall'Istituto di statistica arrivano nuovi dati allarmanti sul mercato del lavoro. Un mercato che, a detta dello stesso Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, avrà bisogno di anni e potrebbe comunque non tornare mai ai livelli visti prima della recessione. L’Istat nel suo bollettino rileva che il tasso di disoccupazione dei 15/24enni, in altre parole la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca è pari al 44,2%, ed è ancora in crescita di 1,0 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 3,6 punti nel confronto tendenziale. I giovani disoccupati, secondo l’Istat, in questa fascia d’età sono 710 mila. Si tratta del dato più alto dal ’77, data d’inizio delle serie storiche trimestrali. Dal calcolo sono esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, ad esempio perché impegnati negli studi. Sul totale della popolazione giovane, infatti, i senza lavoro sono all'11,9%, stabili rispetto a luglio, ma in crescita di 0,7 punti percentuali rispetto al 2013. In controtendenza il tasso di occupazione generale che ad agosto è stato pari al 55,7%, in crescita di 0,1 punti percentuali sia in termini congiunturali sia rispetto a dodici mesi prima. Gli occupati ad agosto sono 22 milioni 380 mila, in aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente (+32 mila) e sostanzialmente invariati su base annua. Il numero d’individui inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente mentre diminuisce dello 0,5% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso d’inattività, pari al 36,4%, cresce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali mentre diminuisce di 0,1 punti su base annua. Dati sul mercato del lavoro sono arrivati anche da Eurostat: ad agosto il tasso di disoccupazione nell'Eurozona era dell'11,5%, stabile rispetto a luglio ma in calo rispetto al 12% di un anno prima. Nell’Ue il dato è al 10,1%, il livello più basso da febbraio 2012; a luglio era al 10,2%, un anno prima al 10,8%. Complessivamente nell’Ue c'erano 24,642 milioni di disoccupati, di cui 18,326 milioni nell'Eurozona. Rispetto a luglio i disoccupati sono calati di 134 mila nell’Ue e di 137 mila nell'Eurozona; rispetto ad agosto 2013 sono calati di 1,745 milioni nell’Ue e di 834 mila nell'Eurozona. Questo il quadro poco allegro, ma la domanda è… vi sono settori, aree, dove cercare opportunità lavorative e professionali? Siamo davvero sicuri di conoscere specificatamente le attività, le imprese e le realtà dei vari territori? Con queste domande in testa e cercando le varie risposte si è deciso di dedicare questa edizione ai mestieri e le professionalità di un settore ben preciso: la movimentazione delle merci. L’area individuata su cui svolgere l’approfondimento è il porto di Ancona. Abbiamo preso spunto dall’iniziativa fortemente voluta dall’Autorità Portuale di Ancona che con l’evento, Porto Aperto, ha voluto declinare la catena del valore di una delle sue attività principali. Gabriele Costantini
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.Editoriale
Adriaeco - Adriatic Economy Observer
Adriaeco Adriatic Economy Observer · n. 33 Anno VI · Settembre/Ottobre 2014 Registrazione Tribunale di Ancona n°26/07 del Registro Periodici del 22 dicembre 2007 Iscrizione al ROC · numero 16575 Direttore responsabile Gabriele Costantini direttore@adriaeco.eu Editore · Gabbiano-Srl · Via Cingoli, 20/A · 60125 Ancona · T. 071.9989979 Redazione · Via Cingoli, 20/A · 60128 Ancona · T. 071.9989979 info@adriaeco.eu - www.adriaeco.eu Redazione Zadar · 7. Domobranske pukovnije 1 23 000 Zadar, Croatia · Tel: +385 23 311 889 Hanno collaborato:
Silvia Badon, Sofia Beradi, Pierluigi Bonora, Rocco Borgognoni, Mafalda Bruno, Giuseppe Canducci, Pietro Ceccarelli, Gabriele Costantini, Ilaria Ferlito, Luigi Gagliardi, Andrea Gamberi, Giulia Jorini, Virginia Lupi, Leone di San Marco Ufficio grafico · Clizia Pavani grafica@adriaeco.eu Ufficio commerciale · marketing@adriaeco.eu Segreteria · segreteria@adriaeco.eu Stampa · Poligrafica Bellomo Via V. Diomede Gabrielli, 10 · Ancona www.poligraficabellomo.it Poste Italiane s.p.a - spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art.1 comma 1 Commerciale Business Ancona n. 45/2008. Distribuzione: in abbonamento postale 6 edizioni Euro 15,00. Per informazioni: 071.9989979 Versamento a mezzo bonifico bancario c/o IW Bank Iban IT 77 V 03165 01600 000011771732 Chiuso in redazione: 16/10/2014 “Adriaeco – Adriatic Economy Observer” non è responsabile per la qualità, provenienza o veridicità delle inserzioni. La direzione di “Adriaeco” si riserva di modificare, rifiutare o sospendere la pubblicazione dei testi o delle inserzioni a proprio insindacabile giudizio. L’editore non risponde per eventuali ritardi o perdite causate dalla non pubblicazione dell’inserzione per qualsiasi motivo. Non è neppure responsabile per eventuali errori di stampa. Gli inserzionisti dovranno rifondere all’editore ogni spesa da esso eventualmente supportata in seguito a malintesi, dichiarazioni, violazione di diritti, ecc. a causa dell’annuncio. È vietata la riproduzione totale o parziale di tutti i testi, i disegni, le foto riprodotte su questo numero della rivista. Manoscritti, disegni, foto anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Tutti i diritti riservati.
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Sommario EDITORIALE Quando il record è negativo
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GOVERNANCE PORTUALE Assoporti: la riforma che vorrei
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PORTO APERTO Archibugi: lo shipping è un mondo dinamico Morandi: da 100 anni sinonimo di professionalità I numeri di ACT Garbage Service: precursori dell’antinquinamento Fulmar: con i giovani, “motori avanti tutta” Co.Rim.A.: non solo rimorchiatori Ormeggiatori: al servizio della collettività Marina Dorica: obiettivo resort Forestale: il Corpo che tutela la biosfera Ismar-Cnr: la ricerca che salvaguarda il mare Il porto al centro dell’architettura della città
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LOGISTICA & TRASPORTI MED.I.T.A: soluzione alle code di accesso alle infrastrutture
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PORTI E PORTUALITÀ La gestione del porto di Ravenna best practice
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WINE Una sinergia armonica
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ECOMONDO 2014 Ecomondo: al via la 18° edizione
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Il presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca
Pasqualino Monti presidente Assoporti
FLASH DALLA MACROREGIONE p. 42 Calabria · Sicilia · Basilicata · Puglia · Molise · Abruzzo Umbria · Repubblica di San Marino · Emilia Romagna · Veneto Lombardia · Trentino Alto Adige · FVG · Slovenia · Croazia Serbia · Bosnia Herzegovina · Montenegro · Albania · Grecia AVVISO AI NAVIGANTI Benvenuto Stracca al porto di Ancona: un felice ritorno
Rodolfo Giampieri commissario Autorità Portuale di Ancona
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Alberto Mazzoni direttore Istituto Marchigiano di Tutela Vini
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IL VENTO DI ADRIANO SPINGE LA MACROREGIONE VERSO EXPO 2015 Tre presidenti di Regione si sono ritrovati ad Ancona per spingere la MRAI verso la definitiva approvazione e gettare le basi per le prime ipotesi di progetto in occasione di Expo 2015
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L'idea della strategia della Macroregione è nata nel 1995 quando ne parlò il teorico Giuseppe De Rita nel corso di un interessante convegno "Dalla linea di frontiera alla comunità adriatica" che si svolse proprio in Ancona”. Sono state queste le parole con le quali Gian Mario Spacca ha aperto il forum dal titolo “Il vento di Adriano: le comunità adriatiche a confronto”, dedicato alla Macroregione Adriatico Ionica e organizzato dalla Regione Marche e Lombardia in collaborazione con l’Expo, alla Loggia dei Mercanti di Ancona. Tra i relatori del convegno anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e il presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso. “E’ necessario trasformare la Macroregione Adriatico Ionica in uno spazio europeo d’integrazione – ha continuato Spacca - e far soffiare forte il vento di Adriano Olivetti, ma anche il vento di Adrion, del mare, dentro Expo 2015. Il vento di Adriano Olivetti che nel territorio marchigiano per decenni ha alimentato menti e progetti e ha dato prospettiva alle visioni di sviluppo – ha detto Spacca -, possiede ancora oggi un’energia propulsiva dalla quale trarre quella forza tanto necessaria per provare a navigare nelle acque incognite della metamorfosi dei sistemi socioeconomici territoriali attuali”. Il Forum ha fatto notare quelle fenomenologie territoriali che tendono alla ricerca di nuovi assetti capaci di coniugare crescita economica, coesione sociale e visione istituzionale e la presenza di 3 presidenti di Regione lo dimostra. La particolarità e l’importanza dell’Expo 2015 è stata illustrata brevemente, ma con grande incisività da Alberto Mina Direttore relazioni esterne e istituzionali. “L’Expo – ha detto Mina –vede la partecipazione di 147 Paesi e durerà ben 184 giorni. Avrà un evento che coniuga la presenza di una piattaforma di relazioni istituzionali di altissimo livello e la presenza di pubblico qualificato poiché si potrà eccedere alle aree solamente acquistando un biglietto e, quindi, si va solo se particolarmente interessati. Potremmo parlare d’intrattenimento realizzato dalle istituzioni che, per definizione, non hanno questo tipo di attività tra i loro compiti principali. Allora com’è possibile tenere insieme un tale mix di situazioni? La risposta è semplice: sarà il tema che riporterà tutto a sintesi”. Finito l’intervento di Alberto Mina, si è tornati a parlare delle origini delle macroregioni partendo, come pre-
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Da sinistra: il presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca
vedibile, da quell’Adriatico Ionica e allora la parola è tornata al presidente Spacca che ha avuto il compito di spiegare come si è potuta creare e sviluppare la Macroregione Adriatico Ionica. “La strategia per la Macroregione Adriatico Ionica, non sarebbe mai stata realizzata né tanto meno, ci sarebbe stato il lancio di quella Alpina, se non fosse avvenuto il conflitto nell’ex Jugoslavia. Quest’ultimo ha, infatti, portato alla realizzazione di forti reti e relazioni all’interno della società civile, imprenditoriale e della pubblica amministrazione. La nascita di queste relazioni, ha manifestato la presenza di una comunità coesa, che esisteva già prima della Seconda Guerra Mondiale e che si è ritrovata attorno alle varie organizzazioni che si sono create. Strutture che abbracciano trasversalmente l’intera società attraverso l’Iniziativa Adriatico Ionica, di derivazione governativa, l’Euroregione Adriatico Ionica, che raccoglie in se le regioni dell’area Adriatica, il Forum delle Camere di Commercio dell'Adriatico e dello Ionio di emanazione imprenditoriale e Adrion la rete delle Università”. La presenza di Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia ha fatto nascere spontanea, in molti, la domanda su come mai una regione così lontana geograficamente dall’area adriatica potesse inserirsi all’interno della Strategia per la Macroregione Adriatico Ionica. La risposta dell’ex ministro degli Interni non si è fatta attendere: “Macroregione – ha detto Roberto Maroni – significa unione di aree omogenee che superano il concetto degli stati nazionali. Questo è l’inizio di una nuova Europa e credo che possa essere una cosa davvero molto utile per i nostri cittadini. Essendo aree omogenee e con problematiche comuni, le macroregioni possono diventare punto di riferimento per l’Unione Europea, per esempio nella destinazione dei fondi europei, di quelli strutturali, FSE e PAC. Piuttosto che concederli a pioggia, come accade oggi, diminuendone oltretutto l’effetto positivo, si possono creare progetti comuni per raggiungere interessi comuni. L’omogeneità non è data solo dalle basi storico culturali, ma dal tessuto socio-economico e dalla necessità di risolvere problematiche comuni. Sotto questo punto di vista, la Lombardia è omogenea rispetto alle regioni ricomprese sia nella Macroregione Adriatico Ionica che in quella Alpina. Questo nuovo modo di porsi nei confronti dell’Europa è l’evoluzione del concetto a me caro della Macroregione del Nord e quindi ci credo e voglio essere della partita”.
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Macroregione Adriatico Ionica
E’ d’obbligo poi ricordare che il percorso per l’adozione della Strategia della Macroregione Adriatico Ionica è ormai arrivato a conclusione. Il 24 ottobre, infatti, il Consiglio Europeo approva definitivamente la strategia. “E’ la prima volta che l'Europa si preoccupa del suo sud – ha concluso Gian Mario Spacca – per questo l'evento è particolarmente importante: si concretizza un percorso di crescita e sviluppo. Per lungo tempo l'Europa è stata “germanocentrica” e si è costruita intorno alla macroregione baltica. Adesso l'attenzione è al Mediterraneo e al fianco sud est, la parte più debole con la Grecia e i Balcani. La strategia MRAI fa in modo che un mare che è stato il proseguimento del muro di Berlino, una sorta di cortina di ferro, diventi spazio comune. La nostra responsabilità morale è favorire il dialogo con i Paesi dell'altra sponda perché sono alla ricerca della loro via di sviluppo e con loro possiamo condividere la nostra esperienza su principi di libertà e coesione sociale, elementi caratterizzante dei nostri territori. Non è un caso – ha concluso Spacca - che uno dei principali progetti sia la creazione di una scuola per alimentare un capitale umano e intellettuale grado di sostenere questo processo in un’area di pace, prosperità e sviluppo nel rispetto dell’ambiente”.
Da sinistra: il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca
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ASSOPORTI: LA RIFORMA CHE VORREI Autonomia finanziaria, Autorità portuali agili, innovazione sui dragaggi e le dogane, piani regolatori in 90 giorni. Ecco le principali novità per il sistema portuale italiano
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l momento del coraggio. Questo il commento di Pasqualino Monti nell'indicare quelli che – secondo lo schema che Assoporti ha fornito al governo – dovranno essere i capisaldi della riforma portuale, ovvero i contenuti operativi in applicazione delle linee guida dello “Sblocca Italia”. Coraggio di essere pragmatici e di delineare uno scenario di cambiamento che comporti trasformazioni radicali, che non escluda processi di accorpamento e integrazione di Autorità portuali nella logica europea, che produca da subito una selezione della spesa, la conclusione d’importanti investimenti già in cantiere e un netto cambio di marcia nella governance, anche attraverso autonomia finanziaria e autodeterminazione finanziaria. È indispensabile concentrare le risorse, anche attraverso processi d’integrazione, su quegli investimenti che possono essere utili al Paese, superando qualsiasi logica di campanile o di distribuzione a pioggia. Ma è altrettanto importante ed essenziale procedere in tempi brevissimi alla sburocratizzazione delle Autorità portuali e quindi alla messa in campo delle risposte operative che il mercato richiede; in primis quelle relative all’efficientamento delle procedure di sdoganamento merci, approfittando di quello che Monti definisce “l’eccezionale lavoro che in questo senso sta svolgendo l’Agenzia delle Dogane” attraverso il processo d’informatizzazione, lo sportello unico e il pre-clearing. Punto centrale della riforma deve essere l’autonomia e l’autodeterminazione finanziaria. Per realizzare le opere che sono d’interesse per il Paese e che sono state selezionate come tali nell’ambito del Piano strategico della logistica e dei porti, dovrà essere destinato l’1% dell'Iva (che salirebbe al 2% per i porti che faranno sistema) attraverso meccanismi che tengano conto: dei volumi di traffico merci e passeggeri e delle rispettive componenti (merci solide, liquide, in colli; passeggeri in navigazione internazionale, nazionale e locale; dei crocieristi); del numero e del tonnellaggio di stazza netta delle navi arrivate nei diversi segmenti di traffico (navigazione internazionale; collegamenti intracomunitari e nazionali); delle previsioni dei rispettivi piani integrati di sistema e Piani Regolatori. Parallelamente è previsto il ricorso a forme di collaborazione pubblico-privato e alla finanza di progetto utilizzando anche a garanzia delle operazioni di finanziamento delle nuove opere le banchine di cui le singole
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Pasqualino Monti presidente Assoporti
Sotto: il porto di Venezia. A fianco il porto di Genova e di Gioia Tauro
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.Governance portuale
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Autorità portuali dovranno patrimonialmente disporre nei porti di competenza e che possono diventare lo strumento per la necessaria leva finanziaria. L’Autorità portuale dovrà essere libera di determinare le tariffe per quanto attiene le tasse sulle merci e quelle sui passeggeri, in coerenza con le sue esigenze di competitività e/o di finanziamento di opere. Dovranno avere la possibilità di costituire ovvero partecipare a società, operanti anche all’estero, che esercitano attività accessorie, strumentali o comunque connesse ai compiti istituzionali affidati alle autorità stesse. Alla base di questi processi si colloca un cambiamento strutturale anche nella natura giuridica e operativa delle Autorità portuali. Secondo lo schema di Assoporti, quest’ultime devono diventare a tutti gli effetti enti pubblici a ordinamento speciale, così come per altro evidenziato con chiarezza in questo periodo da più sentenze anche della Corte di giustizia comunitaria. A governarle sarà chiamato un presidente con poteri ampliati nella nomina del segretario generale, dei direttori di più scali integrati sotto un’unica AP, nell’approvare le concessioni di durata non superiore ai 4 anni, nel coordinamento di tutte le attività svolte da soggetti pubblici in porto, e nel presentare il piano regolatore. Quest’ultimo sarà sottoposto a un Consiglio direttivo snello che, nel prendere di fatto il posto del Comitato portuale, sarà composto di un rappresentante della Regione o delle Regioni di cui l'AP e logistica fa parte, uno del Comune o dei Comuni, uno dell’Autorità marittima, uno del Ministero delle infrastrutture e uno del Ministero dell'ambiente. Quest’organismo delibererà i piani regolatori portuali da inviare poi alla direzione gene-
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Governance portuale
rale porti del Mit che entro e non oltre 90 giorni dovrà approvarli convocando apposita conferenza dei servizi con i soggetti deputati (Mit con il consiglio superiore dei lavori pubblici, ministero dell'ambiente con la commissione via/vas, Mibac, regioni e comuni). Il terzo organismo nell’Ap disegnata da Assoporti è una Commissione consultiva in cui sono presenti i rappresentanti dei principali soggetti operanti in porto. Fra i poteri del Presidente figura anche la possibilità di convocare conferenze dei servizi per imporre le misure di coordinamento fra i vari soggetti pubblici atti a garantire l’efficienza del porto o dei porti. Stessa impostazione di snellimento amministrativo per risolvere il problema dei dragaggi e dell’iter di approvazione di questi lavori. Qui si cambia in modo radicale. I materiali dragati in porto, una volta verificata la caratterizzazione,
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Il porto di Napoli
Il porto di Trieste
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sono esclusi dalla normativa sui rifiuti se sono riutilizzati nello stesso porto ad esempio per compiere lavori di riempimento. Sul fronte doganale l’altra importante innovazione. La proposta di Assoporti prevede un servizio reale doganale h24, attraverso lo sblocco della mobilità per il personale doganale attraverso un’operazione a costo zero coperta dai maggiori introiti garantiti dall’incremento negli standard di efficienza e dai maggiori volumi di merce. Sarà reso obbligatorio (attraverso l'immediata emanazione di una direttiva da parte del Ministero della sanità) per la Sanità
marittima e gli altri enti concorrenti allo sdoganamento, di adeguarsi allo sforzo d’informatizzazione e di efficientamento attuato dalle Dogane, prevedendo forme analoghe allo sdoganamento in mare (il cosiddetto pre-clearing) e quindi a un drastico sveltimento delle operazioni in porto. La riforma dovrà affrontare anche il tema del lavoro portuale, riconoscendo che, l'alta flessibilità e la specializzazione coniugate all'esigenza di garantire massimi standard di sicurezza e di mercato fanno parte integrante della natura dell'attività portuale. Per questo occorrerà stabilizzare le attività svolte dal soggetto di cui all'art. 17 ampliandone le competenze in materia di formazione professionale e dando alle nuove autorità più poteri in materia di governo del mercato del lavoro. Le nuove Autorità, in numero inferiore all’attuale, più autonome dal punto di vista amministrativo e più forti finanziariamente, dovranno essere soggetti di governo di aree vaste, in forte collegamento con le realtà locali, in grado di pianificare e programmare interventi infrastrutturali nelle aree retroportuali connesse al proprio mercato di riferimento. Questo può comportare altresì accordi internazionali e veri e propri investimenti anche esteri per aumentare la propria capacità di attrarre traffico. La pianificazione logistica su aree extraportuali dovrà individuare nuovi limiti territoriali extra demaniali delle circoscrizioni delle nuove Autorità Portuali e logistiche. A esse, nel quadro di una forte autonomia amministrativa, non dovranno essere precluse, potenziando le attuali previsioni di legge, la possibilità d’investimenti anche in servizi ferroviari e in infrastrutture logistiche (interporti, piastre logistiche, autoporti etc.). Soltanto scelte innovative, che guardino all’Europa e al ruolo internazionale dell’Italia, potranno far vincere al paese le sfide future e far ripartire il treno dello sviluppo.
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Gabbiano Editoria e Comunicazione
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Porto Aperto Alla scoperta del porto di Ancona la prima azienda marchigiana per addetti e fatturato, fra eccellenze imprenditoriali e job opportunity Il Commissario dellʼAutorità Portuale di Ancona Rodolfo Giampieri
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approfondimento di questa edizione è dedicato all’evento “Porto Aperto”, un’iniziativa organizzata dall’Autorità Portuale di Ancona all’interno del progetto europeo Intermodadria finanziato con i fondi dell’Adriatic Ipa 2007-2013. Gli stanziamenti europei, se utilizzati in modo adeguato, permettono di realizzare progetti a costo zero per la collettività con benefici economici e di conoscenza che ricadono sul territorio. “Ritengo che con “Porto Aperto” – ha dichiarato il Commissario dell’Autorità Portuale di Ancona Rodolfo Giampieri – sia stato raggiunto un obiettivo fondamentale: dare la giusta dimensione d’impresa a quest’area che, ricordo, compreso l’indotto, è la più grande azienda delle Marche. Credo, infatti, che un gran numero di persone debba ancora prendere coscienza di questa verità e, spero, che con questo evento siamo riusciti a fare un passo avanti in tal senso e far scoprire, almeno in parte, quelle che sono le grandi potenzialità dello scalo dorico”.
Quanti sono gli occupati che gravitano nell’area portuale? “Abbiamo calcolato che più di 3.000 persone vengono giornalmente all’interno dell’area portuale per lavorare, un numero di tutto rispetto. In porto lavorano decine di aziende che operano in settori differenti. Qui sono rappresentate una moltitudine di operatività, professionalità e maestranze. In sintesi nel porto troviamo un crogiuolo imprenditoriale, vera e propria cartina tornasole del mondo del lavoro. Dai metalmeccanici agli operatori su mezzi a terra e a mare, da chi si occupa di architettura e design agli ingegneri nei nostri cantieri d’eccellenza, senza dimenticare le attività che contraddistinguono la nostra storia economica e sociale: il trasporto merci e passeggeri e, ultima, ma importantissima la pesca, praticata dall'uomo sin dalle sue origini che da sempre riveste un'importante funzione economica”.
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Porto Aperto
Tanti occupati e tante aziende… “È vero e tanti sono gli esempi di grandi eccellenze. La nautica di lusso ad esempio, imprese fortemente votate all’export, con cantieri che nei recenti happening fieristici internazionali hanno rappresentato al meglio questa regione. Le loro professionalità realizzano yacht di lusso ad altissimo valore aggiunto. Sempre nel settore della cantieristica voglio ricordare la Fincantieri, leader nel comparto crocieristico e nella costruzione di traghetti di grandi dimensioni e operatore di riferimento in campo militare, da sempre presente nel nostro scalo. Non posso poi non citare i numeri relativi alla traghettistica con oltre 1.200.000 passeggeri in transito l’anno, un asset fondamentale per tutta l’economia del territorio”. Senza dimenticare le forze armate e tutti gli enti preposti al funzionamento del porto… “Tutte le forze armate e quelle di polizia operanti all’interno del porto garantiscono la sicurezza e l’incolumità di passeggeri e di tutti i lavoratori che gravitano nell’area. Importantissimi sono anche i contributi degli enti come le Dogane, gli uffici di Sanità Marittima, dei posti d’ispezione frontaliere e del Copro Forestale dello Stato, anche loro di grande utilità nella gestione complessiva dal porto”. Insomma il porto va immaginato come una squadra all’interno della quale ognuno svolge il proprio ruolo, a volte poco visibile, ma ugualmente importante, al fine di raggiungere gli obiettivi comuni. Sono attraverso iniziative come “Porto Aperto” che i cittadini possono avere la possibilità di conoscere e comprendere le peculiarità dello scalo e sostenere gli operatori nello sviluppo di quella che può definirsi la prima azienda marchigiana per addetti e fatturato. Gabriele Costantini
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Alessandro Archibugi CEO Alessandro Archibugi & Figlio srl
LO SHIPPING È UN MONDO DINAMICO Archibugi: innovazione e formazione, anche per i dipendenti ma attenzione le infrastrutture devono “tenere il passo”
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lessandro Archibugi fonda l'agenzia marittima nel 1888, dopo un'esperienza nel settore commerciale dei cereali con il padre Federico. Espleta la sua attività come Agente marittimo, spedizioniere, liquidatore d'avarie, perito merceologico e rappresenta numerose importanti società di navigazione e commerciali. Nel 1921 Adriano Archibugi entra a far parte della società e, nel 1932, si associa definitivamente al padre, fondando la Alessandro Archibugi & Figlio srl. È tra i fondatori della Federagenti, costituita nel 1947. Nell'immediato dopoguerra, si associa il figlio Arrigo Archibugi e sono aperte le filiali di Ravenna e San Benedetto del Tronto. Alla fine degli anni '70 entra nella società Alessandro Archibugi, che ne è l'attuale amministratore. Nell'anno 2009 Federica Archibugi affianca il padre nell'amministrazione della società. Oggi la Alessandro Archibugi & Figlio srl opera nei maggiori porti d’Italia tramite loro corrispondenti e in modo diretto attraverso le filiali con possibilità di effettuare spedizioni per qualsiasi destinazione con i più importanti vettori del trasporto. “La nostra azienda svolge attività di Agenzia Marittima, Casa di Spedizione e Servizi Doganali. Per svolgere la professione di Agente Raccomandatario Marittimo è necessario superare un esame che può essere sostenuto solamente dopo un periodo di training biennale – ha dichiarato Alessandro Archibugi CEO dell’impresa – in un’azienda operante nel settore”. Quanti addetti occupate? “La nostra attività si svolge su 4 sedi: Ancona, Ravenna, S. Benedetto del Tronto, Pescara e Ortona per un totale di 30 addetti”. Quali tipi di professionalità sono richieste e che tipo di mansioni svolgono i suoi dipendenti?
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I servizi di Agenzia Marittima Tanker Dry & Bulk Cargo Containers Traghetti Ro-Ro Crociere Yacht Brokeraggio Assistenza sbarchi/Imbarchi Bunkeraggi
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“In una realtà come la nostra si sviluppa una serie di professionalità se vogliamo, abbastanza differenti fra loro. A parte gli impiegati amministrativi ch svolgono mansioni che potremmo definire standard e, quindi, equiparabili a tante altre aziende di servizio, troviamo figure altamente specializzate che devono avere una conoscenza delle procedure e delle norme per garantire la migliore assistenza”. Quali nello specifico? “Sicuramente persone che si occupano dell’assistenza operativa della nave, esse s’interfacciano con tutti gli enti preposti che gestiscono, ognuno per la propria competenza, lo scalo della nave nel porto. Abbiamo, inoltre, dei team work che si occupano esclusivamente di spedizioni e rapporti con le dogane, altro elemento sostanziale dello sbarco o imbarco merci. Ambedue queste professionalità per essere svolte al meglio hanno bisogno di una fase di affiancamento da parte delle risorse già in forza da anni all’interno dell’azienda”. Esistono dei percorsi formativi specifici? “Come dicevo sopra la formazione ad Ancona si acquisisce “sul campo”, tuttavia si potrebbe valutare, come avviene in altri porti italiani ed europei, di organizzare dei corsi formativi; sarebbero utili anche a chi opera da anni nel settore. Che tipo di performance registra questo settore? “In un momento così delicato dell’economia mondiale, possiamo serenamente affermare che il nostro settore tiene, ma non mancano le criticità”. Ci spieghi meglio... “Il mondo dello shipping è dinamico e tende a mutare rapidamente. E’ sufficiente pensare al fenomeno di quello che è definito il gigantismo navale e quindi all’adeguamento di tutto il sistema infrastrutturale inerente, il porto: dalle banchine più grandi con fondali adeguati, alle gru più moderne passando per l’interconnessione con le aree retroportuali siano queste arterie che sviluppano la propria mobilità, su gomma o rotaia. In Italia, purtroppo, sono proprio le infrastrutture che non sono riuscite a tenere il passo con l’evolversi del mercato dei traffici marittimi. Per ovviare a ciò vi è una sola cosa da fare accelerare i tempi di realizzazione delle opere messe in cantiere. Le infrastrutture sono il motore dello sviluppo”.
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A tal proposito di cosa necessita lo scalo di Ancona? “A mio avviso le priorità sono i dragaggi e il completamento della nuova darsena con le nuove banchine. Purtroppo nel nostro Paese le difficoltà procedurali e burocratiche rallentano enormemente le realizzazioni delle opere. Ritengo, inoltre, necessario l’avvio dei lavori per la nuova stazione marittima al fine di garantire un’accoglienza migliore a croceristi e passeggeri dei traghetti. Una struttura moderna, dotata di servizi migliori, che possa anche fungere come biglietto da visita e strumento d’incoming per una città come Ancona che nel turismo e nell’accoglienza può e deve credere. Ad Ancona, possiamo contare su un’Autorità Portuale molto attiva e vicina alle necessità degli operatori ma anche tutti gli altri enti, dalla Capitaneria di Porto alla Dogana, la Polizia di frontiera, Guardia di Finanza, Sanità Marittima ecc… sono collaborativi e ciò è sicuramente di grande aiuto nel lavoro quotidiano”. Gabriele Costantini
I servizi doganali Spedizioni Operazioni import ed export via mare e terra tramite sistema telematico AIDA. Emissione di cauzioni merci estere da noi garantite con sistema NCTS per merci via mare e via terra. Emissione ENS/EXS. Operazioni doganali in regime di perfezionamento attivo e passivo. Apertura booking per spedizioni all’estero. Rilascio certificati doganali di origine. Possibilità di sdoganamenti import tramite l’utilizzo di deposito IVA abilitato. Posizionamenti al carico e allo scarico in tutta Italia sia di container che merci in colli e alla rinfusa con l’utilizzo di Trasportatori sicuri ed affidabili. Svuotamento/riempimento e trasbordo containers. Svincolo merci/polizze. Servizio di assistenza sanitaria e veterinaria per ogni tipologia di merce. Presentazione di manifesti doganali di navi con il nuovo sistema telematico CARGO. Disponibili a tariffe agevolate per sdoganamenti e/o consegne di grandi lotti di containers, siamo in grado di formulare tariffe vantaggiose anche per singole spedizioni, sia in import che in export. Titolari di Certificazione AEO.
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Chiara e Andrea Morandi
MORANDI: DA 100 ANNI SINONIMO DI PROFESSIONALITÀ Raccomandatari marittimi e spedizionieri, autotrasportatori, addetti alla logistica e terminalisti. Tante professioni, un’unica passione: il mare
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a F.lli Morandi nasce ad Ancona nei primi anni del secolo scorso, quando Gustavo Morandi, assieme ai suoi fratelli, diede avvio all’attività di agenzia marittima e di spedizioniere: un’impresa che in pochi anni divenne agenzia di riferimento nel mondo armatoriale, affermandosi su scala internazionale.
Nel secondo dopo guerra, l’agenzia ha continuato a crescere con Corrado Morandi ma è grazie al forte spirito imprenditoriale di Renato Morandi (padre degli attuali responsabili dell’azienda), che il gruppo rafforza la propria posizione di leader, rappresentando prestigiose compagnie di navigazione sia nei passeggeri come la Superfast Ferries che nel cargo come la Mediterranean Shipping Company, primo carrier nel porto di Ancona e numero 2 al mondo. Nel 2013 l’impresa ha festeggiato i primi 100 anni di attività e, nonostante ciò, guarda ancora al futuro con determinazione e con la stessa passione che ha contraddistinto i fondatori. Oggi l’azienda è guidata dai figli di Renato, Chiara e Andrea ed è proprio da quest’ultimo che ci facciamo guidare alla scoperta di questa importante realtà operante nello scalo dorico. “In questo periodo – conferma Andrea Morandi - l’azienda conta oltre 50 dipendenti. Il gruppo è diversificato in tutti i servizi connessi ai traffici marittimi sia di passeggeri sia di merci. Pertanto i nostri collaboratori sono specializzati nelle diverse professioni chiave”. Ci faccia alcuni esempi… ”Partiamo dall’agenzia marittima, dove la figura del raccomandatario marittimo è imprescindibile e presuppone flessibilità,
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estrema capacità di problem solving e certamente ottima conoscenza della lingua inglese. Le spedizioni, altro settore di estremo interesse dal punto di vista formativo e delle opportunità di lavoro, fanno capo alla figura dello spedizioniere e in particolare a quello doganale per l’espletamento delle pratiche previste dalla relativa normativa. Poi ci sono l’impresa di autotrasporto e l’impresa portuale ovvero autisti, mulettisti, operativi logistici e addetti al terminal, per i quali la precisione, la puntualità e l’attenzione ai dettagli sono decisive”. Che cosa unisce professionalità così diverse tra loro? “Il minimo comune denominatore per tutte le diverse professioni è, e deve essere, la passione che rappresenta il fondamento della nostra azienda. Passione unita al dinamismo. Per questo cerchiamo persone non solo di grande esperienza e professionalità, ma anche appassionate all’attività che svolgono. Un occhio di riguardo è rivolto, in particolare, ai giovani talenti perché il passaggio generazionale non riguarda solo la proprietà. Dunque largo a nuove energie che siano però motivate a crescere con umiltà accanto alle figure con più esperienza, perché la formazione è fondamentale, ma l’esperienza completa il bagaglio di conoscenze elevando la professionalità dei nostri operatori. La conduzione familiare dell’azienda pone l’obiettivo di una crescita virtuosa non solo sul piano economico-finanziario, ma anche su quello umano. Crediamo nel lavoro in team, favorendo il contributo e l’espressione di tutti i collaboratori e, come nelle migliori famiglie, si discute e ci si confronta per un fine comune”. Che tipo di percorso formativo è necessario (o consiglierebbe) ai giovani che vorrebbero operare in questo settore? “Sicuramente una formazione superiore affine allo shipping, un corso di laurea in economia e commercio o in economia marittima e dei trasporti può significare inizialmente un punto di forza per chi aspira a trovare occupazione nel cluster marittimo. Il suggerimento è senza dubbio quello di iniziare a fare
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esperienza sul campo il prima possibile, attraverso periodi di stage durante il percorso di studi sia in Italia che all’estero perché il mare va vissuto fin da giovanissimi. Condividere la passione con persone più esperte aiuta a capire un mondo con il quale non si entra in contatto nella vita di tutti i giorni e che quindi spesso porta a fare confusione tra i diversi attori operanti nel sistema. L’approfondimento della conoscenza delle lingue è un altro punto fermo nella formazione di chi vuole operate nel nostro campo, perché è un settore globale che ti mette in contatto con il mondo. Infine è opportuno avere ben presente dove si vuole arrivare ma senza troppa fretta: per diventare grandi occorre partire dal basso facendo tesoro anche degli insegnamenti più semplici”. Lei fa parte del Consiglio direttivo della neo nata Young Ship Italia, ci spiega di cosa si tratta e come potrebbe essere utile ai giovani che si avvicinano al mondo marittimo? “YoungShip Italia è la branch italiana di YS International fondata a Oslo dieci anni fa. Non è passato un anno dalla sua nascita (5 novembre scorso) e già raccoglie 84 associati in tutto il Paese, giovani (under 40) specialisti in tutti i settori dello shipping. Dagli agenti agli armatori, dagli avvocati marittimisti agli ingegneri navali fino a giornalisti e studenti universitari. La mission è chiara: promuovere la cultura e le professioni del mare. Tra gli obiettivi dell’associazione c’è la volontà di mettere in contatto un numero sempre maggiore di giovani al fine di consentire loro lo scambio esperienze, sensazioni, informazioni per fare rete. Le potenzialità del gruppo sono enormi perché raccoglie energie positive di giovani che vogliono “fare” e non perdersi in chiacchere come spesso purtroppo accade nel nostro paese. Un esempio concreto di quanto affermato? Youngship Italia sarà presente a Genova il 5-6-7 novembre 2014 per l'INTERNATIONAL CAREER DAY, organizzato da Regione Liguria, Università di Genova, Provincia di Genova e Camera di Commercio di Genova per facilitare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro”.
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I NUMERI DI ACT 16 dipendenti, 120.000 TEU’s movimentati e 6 milioni di euro di fatturato per l’espressione terminalistica del Gruppo Frittelli Maritime
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l Gruppo Frittelli Maritime è uno dei maggiori operatori di shipping anconetani attivo a 360° dall’armamento all’agenzia. Non sorprende quindi che al suo interno vi sia un’espressione terminalistica: la ACT – Adriatic Container Terminal. Adriatic Container Terminal è una società con una compagine societaria che potremmo definire muscolare. E’ costituita, infatti, per il 45% dalla Frittelli Maritime, un altro 45% è in mano alla MSC di Gianluigi Aponte e il restante 10% fa capo al presidente Ubaldo Scarpati, ammiraglio già comandante della Capitaneria di Porto di Ancona fra il 1995 e 1999. “Una vera e propria avventura imprenditoriale – ha dichiarato il presidente di ACT Ubaldo Scarpati – che oggi sta dando risultati di tutto rispetto”. Presidente ci racconti la storia di questa vostra impresa e del sodalizio con Aponte… “Sono campano come lui, conterranei e amici! Quando decise di investire su Ancona, mi propose questo incarico in ragione della mia buona conoscenza dello scalo e delle sue dinamiche e decisi di accettare, lasciai la divisa per questo incarico anche perché ad Ancona la mia famiglia aveva messo radici”. Dalla divisa a imprenditore quindi… “Già, un grande salto, due mondi molto diversi. Non le dico la mia reazione quando visionai il primo bilancio della società che, essendo appena nata, aveva un segno negativo. Una cosa normale per una start – up, ma quasi traumatica per un uomo come me che proveniva da tutt’altro ambiente lavorativo. Ovviamente, a parte quella prima volta, i bilanci sono stati chiusi sempre in positivo”. Quando è nata la società? “Nel giugno del 2004 e avevamo solamente 3 addetti oggi siamo in 16 dei quali 2 provengono dall’ex Bunge, quando la stessa ha chiuso la propria attività nel porto di Ancona”. Quali sono le professionalità che operano in ACT? “Principalmente operatori di mezzi meccanici come carrelli elevatori e gru, ma non mancano addetti che si occupano del nostro sofisticato sistema informatico il quale è in grado di garantire un preciso e omogeneo controllo di tutte le operazioni del terminal in tempo reale”. Presidente parliamo di numeri… “Se gli addetti sono passati da 3 a 16, si evince facilmente che i nostri numeri sono cresciuti di pari passo. Il nostro fatturato nell’ultimo esercizio è di circa 6 milioni di euro. Siamo passati da un traffico 50.000 TEU’s a 120.000, una crescita continua ed esponenziale. Per chi non fosse del mestiere, voglio solo sottolineare un dato che riesce a dare l’idea di cosa questo voglia dire: presso il nostro terminal sono movimentati 600 contenitori il giorno! Sotto l’aspetto degli investimenti, un impegno veramente importante dal punto di vista finanziario è stato fatto sul piano infrastrutturale con l’acquisto di una gru Gottwald GHMK 6407 da 100 tonnellate”. Un’azienda anticiclica in un momento economico di grande criticità… “Sicuramente sì e penso che si possa fare ancora meglio. L’obiettivo è di raggiungere i 200.000 TEU’s l’anno, ma per ottenere questo abbiamo necessità che tutti facciano sistema. Mi riferisco in particolar modo al completamento e messa in funzione della banchina Marche e alle opere di dragaggio. Il nostro è un mercato in continua e veloce trasformazione. Oggi su Ancona scalano navi di circa 200 metri, molto presto avremmo necessità di ospitare box boats di 260. Noi siamo pronti, ma il porto lo è?”. G. C.
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Il presidente di ACT Ubaldo Scarpati
Le strutture di ACT
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I PRECURSORI DELL’ANTINQUINAMENTO Ricerca e sviluppo ed elevata professionalità fanno della Garbage Service un’eccellenza dello scalo dorico
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ertificata ISO 9001:2000, ISO 14001:04 e Attestata SOA per le categorie OG 12 (bonifiche ambientali) classifica IV e OS 15 (pulizia specchio acqueo) classifica II, iscritta all’Albo Nazionale delle Imprese esercenti Servizi di Smaltimento di Rifiuti (iscrizione n. AN/102/O/S del 09/09/2002), la Garbage Service, opera dal 1956 nel settore ambientale dei “servizi ecologici portuali” e può considerarsi un vero precursore nell’antinquinamento in Italia, in anni in cui tali temi erano ancora poco dibattuti e normati dal legislatore. La sua attività principale riguarda i servizi ecologici, le attività di antinquinamento e disinquinamento che si svolgono in ambito portuale, nel porto di Ancona e nelle marine marchigiane, oltre che in altri porti italiani. La divisione pronto intervento, attiva 24 ore su 24, è in grado di intervenire tempestivamente per qualsiasi emergenza in campo ambientale, sia in ambito marino sia a terra. Ha un laboratorio interno per l’analisi delle acque e del suolo. Da anni Garbage Service è operativa all’estero, soprattutto nella Macroregione Adriatico-Ionica e in particolare in Croazia, Slovenia e Montenegro, dove esporta non solo i propri servizi, ma anche know-how, tecnologia e formazione. Garbage Service è tra i fondatori dell’associazione nazionale ANSEP-UNITAM, attiva dal 1990, che raggruppa le imprese per i servizi ecologici portuali e la tutela dell’ambiente marino con rappresentanza all’interno del Ministero dell’Ambiente. Paolo Baldoni è l’amministratore dell’azienda e ci spiega quali sono le mansioni e le professionalità degli attuali venti dipendenti. “L’azienda – inizia Baldoni – si avvale di quattro addetti amministrativi, quindici operativi e del sottoscritto che gestisce e coordina e supervisiona le attività. Peculiarità imprescindibile di tutti i collaboratori è di essere altamente qualificati e polivalenti: devono essere preparati per andare in mare con mezzi antinquinamento, lavorare a terra ed essere addestrati per trattare rifiuti anche pericolosi”. Che tipo di percorso formativo è necessario (o consiglierebbe) ai giovani vorrebbero operare in questo settore? “Il percorso formativo prevede la specializzazione sia teorica sia pratica in diversi settori, con formazione anche in azienda. Ma va innanzitutto spiegato che l’attività si svolge sia a terra sia in mare. Per quanto riguarda il lavoro da svolgere a terra, l’azienda ha bisogno di direttori tecnici con abilitazione ottenuta attraverso corsi professionali, addetti abilitati al trasporto dei rifiuti via terra, muniti della patente C, addetti alla movimentazione merce abilitati alla guida di mezzi meccanici (gru, muletti e piattaforme mobili) ed esperti abilitati, attraverso corsi professionali, al coordinamento della sicurezza in casi di emergenza”. E per quanto riguarda l’attività svolta in mare? “Per quanto riguarda l’attività in mare, serve innanzitutto il libretto di navigazione, l’abilitazione all’imbarco su mezzi antinquinamento, avere il titolo di motorista o comandante d’imbarcazione e l’aver frequentato corsi professionali per la sicurezza in mare e antinquinamento disinquinamento in mare per gestire i vari interventi sia ordinari che straordinari”. Quindi un settore che necessità aggiornamenti costanti e in continua evoluzione? “Direi di sì. E proprio a tal proposito è con un pizzico di orgoglio che vorrei ricor-
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Paolo Baldoni amministratore unico Garbage Service
dare la nuovissima imbarcazione Pellikan, nata dalla collaborazione della nostra divisione R&S, con primari studi di progettazione e in partnership con alcuni cantieri navali locali”. Quali sono le caratteristiche del Pellikan? “È un’imbarcazione di provata importanza ecologica, utilizzata per la raccolta dei rifiuti solidi, liquidi e oleosi galleggianti e semisommersi. Il battello è inoltre dotato di attrezzature per ossigenare le acque e compiere servizi antincendio e all’occorrenza può essere equipaggiata per il monitoraggio e l’analisi dei fattori inquinanti. Pelikan è stato realizzato in dimensioni che ne consentono il trasporto autostradale garantendogli quella rapidità di spostamento, che è essenziale per assicurare la presenza in località ove si debbano fronteggiare eventi straordinari, quali fuoriuscite di prodotti petroliferi in prossimità di porti o di depositi costieri, fenomeni di abbondanti torture algali, anche di tipo mucillagginoso. Pelikan opera con due uomini di equipaggio, ed è omologato per la navigazione entro le sei miglia dalla costa, costruito in conformità ai dettami emanati dall’Ispettorato Centrale per la difesa del mare”. La Garbage Service è quindi un’azienda che è riuscita coniugare l’attività di business con la tutela dell’ambiente e quindi della salute delle persone. Giuseppe Canducci
Servizi della Garbage service · · · · · · ·
Raccolta, recupero, trasporto e smaltimento, secondo tipologia, di rifiuti di ogni genere provenienti dalle navi. Bonifiche e recuperi ambientali. Pulizia degli arenili, delle spiagge e degli specchi acquei. Raccolta e recupero di oli e idrocarburi sversati e/o dispersi in superficie. Sanificazione e ossigenazione delle acque portuali, lacustri e fluviali. Antinquinamento, disinquinamento marino e terrestre. Bonifiche di amianto.
L’operatività del PELIKAN Rimozione del macro inquinamento galleggiante e semisommerso. Recupero e separazione idrocarburi. Ossigenazione delle acque. Supporto per soccorso antincendio.
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CON I GIOVANI, “MOTORI AVANTI TUTTA” L’azienda ospita studenti che vogliono legare formazione ed esperienza
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a Fulmar è un'azienda che espleta due importanti servizi all'interno del porto e della rada di Ancona e Falconara. Il primo è il servizio di battellaggio ovvero quello di Barcaioli rientrante nei servizi tecnico-nautici portuali. Si tratta di trasporto di persone (agenzia marittima, finanza, marittimi, tecnici ecc.) e merci (viveri, materiali ecc.) dal porto alla nave e/o viceversa. Insomma il collegamento tra la nave e la terra ferma. Il secondo è un servizio di pubblica utilità che riguarda la tutela del mare (ritiro dei rifiuti solidi e liquidi dalle navi e intervento in caso di sversamento in mare di sostanze oleose). Per questo servizio nel dicembre 2011 è stata varata la M/n Marco, una nuovissima imbarcazione, progettata per il recupero dei rifiuti derivanti dalle acque di sentina delle navi (gli scarichi di acque grigie e nere, condensazioni di condizionatori, acqua residua del lavaggio di motori e ponti) e dei liquidi in genere. Quante e quali sono le professionalità o le peculiarità dei vostri addetti? “La nostra - dice Esther Moretti, capitano motorista – è una classica azienda portuale che si avvale, oltre che dell’attività della sottoscritta in ambito gestionale e organizzativo, di un capitano superiore di macchine, di un marinaio e di due capitani motoristi. Insieme mettiamo all’opera tre imbarcazioni: la M/b Fulmar, la M/b Diomedea e la nuovissima M/C Marco”. Che tipo di rapporto ha l’azienda con il mondo scolastico? “Direi assolutamente positivo. Da 2 anni l'azienda ospita in stage studenti dell'Istituto Istruzione Superiore Volterra Elia, da sempre punto di riferimento sul territorio per i giovani che vogliono formarsi nel settore elettronico - informatico e nautico”. Com’è nato l’incontro con gli studenti? “Siamo da sempre attenti al rapporto scuola/mondo del lavoro e consapevoli della responsabilità di cui ci facciamo carico, ogni qual volta ospitiamo i ragazzi. Questi, durante il periodo di stage, imparano a conoscere le imbarcazioni, le tematiche legate alla sicurezza, i comportamenti da tenere e le difficoltà connesse all’esecuzione delle varie mansioni che hanno svolto e alcune regole della buona arte marinaresca. Oltre all’operatività, ai ragazzi sono fornite informazioni sul funzionamento del porto di Ancona, sulle autorità competenti e sui rapporti da intrattenere e gli obblighi da osservare con la Capitaneria di Porto e con gli altri servizi portuali”. Che cosa vi ha lasciato questa esperienza? “Abbiamo vissuto sempre esperienze positive attraverso percorsi avvincenti e gratificanti. Grazie all’elevata formazione e all’interesse dimostrato dai ragazzi i responsabili dell’azienda si sono potuti confrontare con giovani che rappresentano i futuri operatori del settore, quindi anche per chi ha ani di esperienza alle spalle è stata una sfida confrontarsi con le nuove leve”. L. G.
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CO.RIM.A.: NON SOLO RIMORCHIATORI La società del Gruppo Gesmar offre servizi di rimorchio portuale e d'altura, di salvataggio e antincendio
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ondato all’inizio degli anni ottanta dall’armatore napoletano Eduardo Vitiello, oggi il Gruppo Gesmar, con sede a Ravenna, svolge, in dieci porti italiani, l’attività di rimorchio nel senso più ampio del termine, dal rimorchio portuale, al trasferimento di strutture off-shore, al rimorchio d’altura, all’assistenza e salvataggio delle navi in alto mare. A ciò si aggiungono le attività di prevenzione e lotta all’inquinamento marino e di supporto alle attività presso le piattaforme off-shore. Sul porto di Ancona opera con la Società Co.Rim.A. (Compagnia Rimorchiatori Ancona S.r.l.), il cui Responsabile Operativo è il dott. Vincenzo Amanti. “Operiamo all’interno del porto di Ancona – ha dichiarato Amanti – e l'attività principale consiste nella prestazione di servizi di rimorchio alle navi che approdano alle banchine portuali e ai terminali off-shore petroliferi della raffineria API di Falconara”. Un’attività che sembra routinaria, ma che ha nella sicurezza il suo perno centrale… “La sicurezza è elemento fondamentale e caratterizzante di tutta la nostra attività. Scopo del servizio è assicurare in ogni momento della giornata, 24 ore su 24, e 365 giorni l’anno, l’assoluta sicurezza delle manovre delle navi che approdano e partono dal porto, o che movimentano prodotti petroliferi presso i terminali API di Falconara. Tutto ciò in qualsiasi condizione meteorologica. Per questo motivo, il nostro personale marittimo deve possedere e mantenere sempre un’elevata professionalità e i mezzi devono essere sempre in perfetta efficienza, pronti a muovere e a operare alla chiamata. Il concetto di sicurezza per chi opera nel nostro settore è ampio poiché comprende non solo la salvaguardia dell’incolumità di persone e mezzi, ma anche una particolare attenzione all’ambiente marino”. Ma vi è anche una parte più “avventurosa” nella vostra attività giornaliera… “È vero e immagino si riferisca al rimorchio d'altura e alle attività di salvataggio e antincendio. Abbiamo mezzi di dimensioni, caratteristiche operative, potenza e autonomia tali da soddisfare completamente sia le esigenze del traffico portuale, ma anche di affrontare al meglio situazioni di emergenza che possono presentarsi in alto mare in Adriatico. Un esempio è l’operazione svolta, un anno fa, dai nostri rimorchiatori a
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circa 45 miglia al largo dalla costa di Civitanova Marche, quando una motocisterna ha preso fuoco. Dopo tre giorni di attività antincendio, siamo riusciti a estinguere le fiamme, mettere la nave in sicurezza, prenderla a rimorchio e condurla in porto. È stata un’operazione molto complessa nella quale abbiamo dovuto gestire, controllare e garantire la galleggiabilità e stabilità della nave, e il possibile inquinamento marino”. Da quanti mezzi è composta la flotta di Ancona? “Abbiamo 4 rimorchiatori. Proprio nel corso di quest’anno abbiamo integrato e ammodernato la nostra flotta, acquisendo un nuovo rimorchiatore di elevata potenza e grande maneggevolezza in manovra. Tutto questo per essere pronti ad affrontare le future sfide che il porto di Ancona ed il suo traffico commerciale si troveranno ad affrontare nei prossimi anni”. Quanti addetti operano presso la sede di Ancona? “Vi sono 21 marittimi, componenti gli equipaggi dei nostri rimorchiatori (suddivisi tra le categorie di Comandanti, Direttori di Macchina, Ufficiali di Coperta e Macchina, Marinai e Comuni), e altre 6 persone che negli uffici Co.Rim.A. svolgono compiti direttivi, operativi, tecnici e amministrativi. Tutti elementi ugualmente importanti di una squadra vincente”. G. C.
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ORMEGGIATORI: AL SERVIZIO DELLA COLLETTIVITÀ Operativi 24 ore su 24 gli ormeggiatori del porto di Ancona garantiscono il corretto ormeggio delle imbarcazioni ma anche attività di primo soccorso in caso di emergenza
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na delle attività peculiari che si svolgono all’interno di un’area portuale è quella dell’ormeggio. È uno dei c.d. servizi”tecnico-nautici” funzionali alla navigazione, assieme al pilotaggio e il rimorchio, che assicura il transito, la manovra e la sosta in porto in condizioni di sicurezza, nell’interesse della nave, della comunità portuale e, più in generale, della collettività. All’interno dello scalo dorico, questo servizio è svolto dal “Gruppo ormeggiatori del porto di Ancona” società cooperativa, costituito il 24 marzo del 1946 con Ordinanza del Comandante della Capitaneria di porto di Ancona, che disciplinava l’attività svolta dall’esistente “Cooperativa Ormeggiatori e Fiduciari”, attiva sin dal 1923 e che oggi conta quattordici addetti, tutti inquadrati come soci. L’attività è svolta attraverso quattro mezzi marini e due terrestri su due distinte zone: nell’ambito del porto di Ancona e aree esterne di pertinenza, compresa la Rada di Falconara Marittima, a mare aperto, presso le tre installazioni della Raffineria API, 365 giorni all’anno nell’arco delle 24 ore. Con Stefano Tricoli Presidente della cooperativa ci addentriamo nella professione per meglio comprendere mansioni, professionalità e formazione da svolgere. Che tipo di attività svolge l’ormeggiatore? “L'ormeggiatore assicura correttamente all’ormeggio le navi in arrivo alle banchine, ai pontili o alle installazioni a mare aperto; vigila affinché il natante resti in sicurezza per tutta la durata della sosta, intervenendo in caso di necessità o di emergenza; coopera con il pilota e l'equipaggio della nave in fase di disormeggio della nave in partenza, liberando quest'ultima dagli ormeggi e attendendo che la nave si sia allontanata in sicurezza dalle acque portuali e abbia preso il mare”. Si può dire che svolgete anche un servizio d’interesse pubblico generale… “Esattamente. Infatti, in caso di necessità e su richiesta dell'Autorità Marittima dobbiamo: compiere controlli e interventi sulle navi ormeggiate nel porto in caso di cambiamento delle condizioni meteo-marine e in qualsiasi altra evenienza imprevista o straordinaria che le metta a rischio; prestare assistenza e/o soccorso alle navi in pericolo nelle acque portuali e in quelle a esse adiacenti; provvedere al recupero di oggetti galleggianti pericolosi per la navigazione e alla rimozione di cavi sommersi e non sommersi”. Tutti questi interventi ricadono nel c.d. “servizio pubblico non retribuito” a favore della collettività e naturalmente è erogato a titolo gratuito. Che tipo di percorso formativo è necessario per potersi avviare alla professione di ormeggiatore? “Innanzitutto è necessario avere un Libretto di Navigazione. In seguito è necessario realizzare un periodo d’imbarco di almeno ventiquattro mesi in servizio di coperta. Per imbarcarsi, a qualsiasi titolo, bisogna aver frequentato corsi di antincendio base, avanzato, sopravvivenza, salvataggio e primo soccorso che serviranno poi per essere imbarcati sulle nostre unità navali da lavoro e aver conseguito almeno un titolo professionale utile alla conduzione di tali mezzi”.
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Quindi si può procedere con l’invio dei curricula? “È possibile inviare curricula per svolgere altre attività collegate ma non direttamente riconducibili a quella di ormeggiatore. Alcuni gruppi, nei porti italiani, svolgono servizi di rimessaggio, manutenzione ecc… quindi in questi casi si può inserire il personale, con qualifica di dipendente, direttamente. Per svolgere la professione di ormeggiatore occorre attendere che il Ministero dei Trasporti attraverso la Capitaneria di Porto indica un regolare concorso pubblico, per copertura di pensionamenti o nel caso in cui il traffico portuale o l’attività in genere sia tale da prevedere incrementi di addetti. Al concorso, chiaramente si potrà accedere solo avendo i requisiti di cui sopra”. Da chi dipende quindi il controllo delle vostre operazioni? “Il Gruppo è erogatore universale del servizio ai sensi dell’Art. 14.1 ter della Legge 84/94, che istituì le attuali Autorità Portuali. La disciplina e l’organizzazione del servizio sono stabilite dall’Autorità Marittima d’intesa con l’Autorità Portuale acquisito il parere delle rappresentanze nazionali unitarie maggiormente rappresentative degli erogatori del servizio e degli utenti dello stesso. Questo a garanzia che le prestazioni siano erogate con criteri di prontezza, efficacia, efficienza ed economicità. Inoltre gli Ormeggiatori, che costituiscono uno dei primi elementi di collegamento tra il porto e la nave, sono anche investiti di funzioni in materia di security e devono prontamente segnalare all’Autorità marittima tutte le situazioni nelle quali si possano intravedere rischi per la sicurezza derivanti da illeciti intenzionali. Per questo tutti gli Ormeggiatori sono dotati di apposito tesserino di riconoscimento rilasciato dal “Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto”.
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MARINA DORICA: OBIETTIVO RESORT Numeri da prima della classe, conti in ordine e con buoni manager e skipper la marina diventa villaggio turistico
Leonardo Zuccaro Direttore Marina Dorica
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ata nel 2000 Marina Dorica è il risultato della collaborazione di tre diversi elementi: una pubblica rappresentata dal Comune di Ancona e dalla locale Camera di Commercio e due private, un operatore nautico locale (Nautiservice srl) e un Consorzio di ben otto circoli nautici e di altri operatori del settore (Consorzio Vanvitelli SpA).
Il direttore, lo skipper Leonardo Zuccaro, ci spiega la genesi della marina e quali sono le professionalità che operano direttamente o indirettamente nell’area. Quali furono le motivazioni che spinsero a realizzare questa struttura? “La marina fu realizzata per dare risposta alla domanda di posti barca ai diportisti locali che, in quel momento, non avevano una sistemazione adeguata. In seconda battuta, però, si pensò di realizzare un’infrastruttura di grandi dimensioni giacché si riteneva che la marina potesse ospitare anche turisti del diporto. Non va dimenticato, infatti, che l’area del Conero è particolarmente interessante per i diportisti, sia per le bellezze naturali e paesaggistiche, sia per le acque pulite e discretamente profonde”. Può darci i numeri della struttura? “Premetto che Marina Dorica è nata in un periodo di boom del settore nautico. Tra il 1995 e il 2008 la nautica andava a “gonfie vele” con crescite a due cifre per diversi anni consecutivi e chiaramente questa euforia ha spinto alla realizzazione di quella che ad oggi è la più grande marina dell’Adriatico e la terza o quarta d’Italia. Qui ci sono 1600 posti barca di cui 250 a terra e uno specchio acqueo di 200.000 mq. Comprenderà che anche agli occhi di un profano sono numeri di una certa rilevanza. L’aspetto ancora più interessante è che i posti sono assegnati per l’85% (che rappresenta una delle occupazioni medie più elevate nel settore) e che, anche grazie alla bellissima esperienza dei mondiali di vela dello scorso anno, abbiamo diportisti che arrivano anche dai Paesi europei e addirittura da oltre oceano”. Di che cosa si occupa nello specifico una marina?
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“Da fine aprile a fine settembre la marina ha un bacino di utenza di circa 20/30.000 persone fra locali e turisti: una piccola città! Questo significa garantire i servizi igienici ambientali e idrici, l’energia elettrica, mantenere le aree a terra e le banchine. Occorre fare accoglienza per tutti i fruitori della marina, collaborare con i Circoli all’organizzazione degli eventi, gestire i vari esercenti presenti: dai bar ai negozi fino ai ristoranti. Potremmo quasi dire che oggi la marina deve essere gestita alla stregua di un resort”. Un’isola felice quindi… “La crisi, è indubbio, si fa sentire, ma Marina Dorica sta sicuramente meglio di tanti altri porti turistici nazionali. Tale situazione positiva ci ha permesso di svilupparci di recente verso est con un nuovo pontile destinato alle imbarcazioni di passaggio di grandi dimensioni in considerazione anche del notevole pescaggio in quella zona. Ecco quello dei pescaggi è un problema serio che non va sottovalutato. Oggi è sempre più difficile eseguire i dragaggi per una serie di problematiche burocratiche - ambientali. Questo non è un problema di Marina Dorica, ma di tutti i porti siano essi destinati al diporto, al commercio, alle merci e ai passeggeri. Il rischio è che alcune strutture, persistendo l’impossibilità di dragare, si ritroveranno insabbiate e quindi con grandi difficoltà per l’accesso e la movimentazione delle imbarcazioni”. Veniamo alle professionalità che si ritrovano all’interno di una marina... “Prima di entrare nello specifico delle professioni occorre fare una distinzione tra le figure professionali che operano direttamente tramite Marina Dorica e, quelle che invece, potremmo dire, fanno parte dell’indotto che il diporto crea. Sulle prime possiamo affermare che le professionalità sono a loro volta divisibili in sottocategorie: quelle direttamente legate alla gestione operativa del porto che vede attivi gli ormeggiatori e i manutentori e quelle legate alla parte turistico/amministrativa che vede la figura del direttore di marina, dei tecnici e degli amministrativi. Dal punto di vista formativo ormeggiatori e manutentori possono fare percorsi uguali a quelli che svolgono la stessa attività nei porti commerciali e mercantili quindi istituti professionali e tecnici dedicati. Gli amministrativi sono esperti contabili che seguo-
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no un percorso tecnico commerciale o laureati, mentre i tecnici devono essere ingegneri”. E i direttori di marina? “I direttori di marina meritano un discorso a parte. Fino a qualche anno fa la loro formazione era basata quasi esclusivamente sull’esperienza acquisita nel settore nautico, quindi prevalentemente skipper, comandanti di navi mercantili e della Marina Militare. Oggi, questa professione si è evoluta e oltre al bagaglio di esperienza, che resta un requisito imprescindibile, è necessario avere conoscenze legate all’accoglienza, all’organizzazione di eventi, così come alle normative ambientali. Oggi le marine non sono più dei semplici approdi, ma come detto prima, s’identificano come dei veri e propri resort come la marina di Loano che rappresenta un esempio di eccellenza. Per quanto riguarda i percorsi formativi oggi si può frequentare un master alla Luiss che mette nelle condizioni di poter gestire in maniera moderna ed efficace una marina”. Quali sono le professioni che fanno parte dell’indotto creato dalla marina? “Anche in questo caso, le figure professionali sono comuni a quelle che si trovano in altri ambiti portuali come gli impiantisti, motoristi, addetti al carenaggio, commessi nei negozi di nautica, tutte le specializzazioni abitualmente presenti nei cantieri navali. Per questi tipi di lavori esistono chiaramente i già richiamati istituti professionali e tecnici e l’apprendistato presso le strutture esistenti. Una figura diversa è quella dello skipper, nota in Inghilterra da molti anni ma che in Italia si è affermata con una certa lentezza. Per svolgere questa professione occorre avere anzitutto una grande passione per il mare, accumulare molta esperienza, il che significa, come per i piloti degli aeromobili, avere all’attivo ore e ore di navigazione e poi frequentare corsi di formazione per il perfezionamento. Nel nostro territorio c’è una grave carenza formativa, infatti, non ci sono istituti tecnici o professionali che inseriscano nei lori piani di studio questa professione. Una mancanza tanto più grave se si pensa che quella dello skipper è una professione che, anche in momenti di crisi come questo, difficilmente ti “lascia a terra””. Luigi Gagliardi
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IL CORPO CHE TUTELA LA BIOSFERA Il Corpo forestale dello Stato una forza di polizia a ordinamento civile, specializzata nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare
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l Corpo forestale dello Stato, istituito nel 1822, è una forza di polizia a ordinamento civile, specializzata nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare. La molteplicità dei compiti affidati alla Forestale affonda le radici in una storia professionale dedicata alla difesa dei boschi, che si è evoluta nel tempo fino a comprendere ogni attività di salvaguardia delle risorse agroambientali, del patrimonio faunistico e naturalistico nazionale. Il personale del Corpo ammonta a circa 8.500 unità. Il Corpo forestale è preposto alla sorveglianza dei Parchi, delle Aree Naturali Protette e delle 130 Riserve Naturali dello Stato, dove svolge progetti di ricerca e conservazione e attività di educazione ambientale. Discariche incontrollate, sversamenti illegali, inquinamento delle falde acquifere, distruzione e deturpamento delle bellezze naturali, incendi e abusivismo edilizio sono solo alcuni dei fenomeni che impegnano il personale della Forestale in tutte le sue articolazioni territoriali, dai comandi stazione ai nuclei investigativi specializzati. Il Corpo forestale dello Stato svolge inoltre compiti di polizia venatoria per reprimere il bracconaggio e di controllo sulla pesca nelle acque interne. Garantisce anche l'applicazione della Convenzione di Washington che regolamenta il commercio internazionale delle specie di fauna e di flora minacciate di estinzione e opera per la prevenzione e repressione delle violazioni in materia di benessere degli animali. Oltre a questi impegni storici, la Forestale è chiamata a operare su nuove frontiere per reprimere le frodi in danno alla sicurezza alimentare che rappresentano una minaccia a uno dei settori più importanti del sistema produttivo nazionale: l'agricoltura di qualità. Il Corpo forestale dello Stato si è dotato di tutti gli strumenti per garantire la sicurezza degli abitanti dei territori montani e degli amanti degli sport invernali. Competenze a tutto campo, che vanno dal monitoraggio del territorio innevato e della risorsa neve, alla prevenzione del rischio valanghe, fino alla vigilanza e al soccorso sulle piste da sci. La Forestale svolge funzioni di polizia giudiziaria e concorre a garantire l'ordine, la sicurezza pubblica e il pubblico soccorso. Giulia Jorini
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Testuggine Testudo hermanni
L’ufficio CITES al porto di Ancona e le testuggini “clandestine” Il Servizio CITES del Corpo forestale dello Stato emana direttive sulla base delle indicazioni dell’Autorità di Gestione CITES - Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, mantiene rapporti con Enti e Organismi internazionali e provvede alla gestione e custodia delle parti e dei prodotti derivati da specie tutelate, sequestrati e confiscati dalla Forestale. Gli uffici periferici del Servizio CITES sono suddivisi in 28 Servizi CITES Territoriali (SCT), distribuiti su tutto il territorio nazionale, con la funzione di rilascio certificati e controllo territoriale per accertare eventuali infrazioni o violazioni delle norme CITES nonché attività d’indagine e 23 Nuclei Operativi CITES (NOC) che operano presso le Dogane, con la funzione di verifica merceologica, controllo documentale e movimentazione commerciale nonché accertamento d’illeciti. Gli uffici del Servizio CITES rilasciano mediamente circa 50.000 certificazioni l'anno. Riguardano, soprattutto, mammiferi, uccelli e rettili viventi riprodotti in cattività, zanne e oggetti in avorio di elefante, articoli in pelle di rettile, confezioni realizzate con tessuti o pellicce pregiati, piante da collezione o ornamentali, legname proveniente dalle foreste tropicali. Il Nucleo Operativo CITES di Ancona svolge, presso il porto di Ancona e l'Aeroporto di Falconara, un’importante attività di controllo concernente le importazioni ed esportazioni degli esemplari in via di estinzione. L'attività di controllo presso i varchi doganali è eseguita anche con l'ausilio dell'unità cinofila specializzata, a seguito dell'Accordo Operativo stipulato con l'Agenzia delle Dogane. Alcuni illeciti sono stati contestati a turisti di ritorno dalle mete esotiche, che inconsapevoli della normativa vigente importavano souvenir realizzati con esemplari in via di estinzione. Spesso il viaggiatore è portato a non comprendere pienamente l'esistenza dei divieti e delle pesanti sanzioni previste dalla Legge 150/1992 (fino a 9000 € e confisca dell'oggetto) poiché le legislazioni d'origine delle specie minacciate in alcuni casi prevedono norme meno restrittive di quelle comunitarie. E' pertanto indispensabile, e previsto dai vigenti regolamenti comunitari, sensibilizzare il viaggiatore sugli scopi della Convenzione, informarlo sulle disposizioni e i divieti in materia, e promuovere un approccio consapevole all'acquisto di tali prodotti. E’ notizia di questi giorni, infatti, che in collaborazione con il corpo forestale dello Stato e la polizia di frontiera, i funzionari dell’Ufficio delle dogane di Ancona hanno sequestrato diciassette testuggini terrestri della specie “Testudo hermanni” a grave rischio di estinzione e perciò protette dalla Convenzione di Washington. Le tartarughe sono state trovate a bordo di un furgone francese sbarcato da una motonave proveniente dall’Albania. Gli animali, affidati al Nucleo operativo CITES di Ancona, saranno ri¬portati nel loro ambiente naturale. I responsabili del trasporto illecito sono stati denunciati.
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ISMAR-CNR: LA RICERCA CHE SALVAGUARDA IL MARE I nostri migliori ricercatori al lavoro per preservare un bene prezioso che da sempre armonizza la vita dell’uomo
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l Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è Ente pubblico nazionale di ricerca con competenza scientifica generale, vigilato dal Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR). È dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e di autonomia scientifica, finanziaria, organizzativa, patrimoniale e contabile. Ha il compito di svolgere, promuovere, trasferire, valutare e valorizzare ricerche nei principali settori della conoscenza e di applicarne i risultati per lo sviluppo scientifico, culturale, tecnologico, economico e sociale del Paese. La rete scientifica dell’ente è composta di oltre 100 Istituti, articolati in 7 Dipartimenti, con circa 8.000 dipendenti. Le dimensioni, l'articolazione e la diffusione su tutto il territorio nazionale fanno del CNR il più grande Ente di ricerca italiano, caratterizzato da un elevato grado di multidisciplinarietà che lo distingue da tutti gli altri Enti, e uno dei maggiori a livello internazionale. La mission di CNR è "creare valore attraverso le conoscenze generate dalla ricerca", perseguendo, tramite lo sviluppo della ricerca scientifica e la promozione dell'innovazione, la competitività del sistema produttivo e i bisogni individuali e collettivi dei cittadini. Alla base di tale mission, c'è il convincimento che l'attività di ricerca e sviluppo sia determinante per generare maggior occupazione, benessere e coesione sociale. Uno dei sette dipartimenti di cui si compone CNR è l’ISMAR Istituto di Scienze del Mare che svolge ricerche in aree polari, oceaniche e mediterranee. L’istituto, tra le molteplici attività, si occupa anche di oceanografia fisica e chimica, clima e paleo clima, pesca e acquacoltura e geologia e geofisica. Attraverso l’oceanografia viene studia la struttura e la dinamica dell’oceano, la propagazione delle perturbazioni, il trasporto di calore, elementi disciolti, nutrienti e l’interazione con processi chimici e biologici al suo interno (eutrofia, ipossia e anossia). Le osservazioni provengono da crociere oceanografiche, strumenti ancorati e remote sensing e grazie a tali attività si hanno misure continue dello stato dell’oceano, del Mediterraneo e di altre regioni significative come l’Antartide e l’Artico. Questi studi offrono lunghe serie temporali che permettono di comprendere il ruolo dei mari nei cambiamenti climatici attraverso variazioni nel tasso di formazione di acque profonde, l’evaporazione e la concentrazione di sale e l’acidificazione delle acque. Riguardo allo studio del clima, ISMAR contribuisce all’analisi della variabilità naturale del sistema climatico terrestre e dell’impatto delle attività umane che lo stanno alterando. I cambiamenti climatici della Terra sono governati da interazioni tra l’atmosfera, gli oceani, la criosfera, l’attività vulcanica, la biosfera oltre a eventi esterni come la variabilità della radiazione solare. ISMAR lavora, a scala di Mediterraneo, su serie temporali lunghe di misure accoppiate di parametri meteorologici e oceanografici che offrono la possibilità di ottenere una definizione quantitativa e più affidabile dei cambiamenti in atto. ISMAR sfrutta archivi naturali da una molteplicità d’indicatori (sedimentologici, biologici, geochimici e proprietà magnetiche) per ricostruire la variabilità naturale e gli impatti antropici sui regimi climatici dal-
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l’inizio dell’Olocene e il succedersi dei cicli glaciali del Quaternario e i loro meccanismi. La scienza della pesca, altro fronte in cui l’ISMAR è impegnato, ha per obiettivo la gestione e la comprensione dei problemi legati alle attività alieutiche. Come tale, essa è una scienza multidisciplinare che spazia dall’oceanografia alla biologia marina, dalla gestione alla conservazione delle risorse, dalla dinamica di popolazione all’economia di mercato, finalizzata a fornire un quadro integrato della pesca. L’acquacoltura, denominata maricoltura quando praticata in ambiente marino, riguarda l’allevamento in condizioni controllate di organismi di ambiente marino e salmastro, come pesci, molluschi e crostacei per sostenere la crescente domanda e lo sfruttamento di prodotti derivanti dalla pesca in mare. Ultima in elenco, ma non per questo meno importante sono la geologia e la geofisica. Sotto questo profilo, ISMAR studia la tettonica a zolle e l’evoluzione dei margini continentali. Collaborazioni con enti governativi e con l’industria sono in atto per lo studio della pericolosità geologica associata ai processi sedimentari e tettonici e per ricerche nel campo della geologia del petrolio. Il gruppo di geodinamica studia l’evoluzione di rift continentali, dorsali oceaniche e faglie trasformi in Mar Rosso, in Atlantico e negli oceani periantartici; in Mediterraneo è impegnato nella definizione delle strutture tettoniche attive, del vulcanesimo sottomarino, dei processi idrotermali e della conseguente pericolosità geologica. Il gruppo di sedimentologia e stratigrafia studia gli ambienti costieri, di piattaforma, di scarpata e di piana bacinale per definire il ruolo dei processi sedimentari nell’evoluzione dei margini continentali. Un campo di ricerca riguarda l’interazione fra processi sedimentari ed ecosistemi marini.
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Balmas: il progetto per preservare l’ecosistema marino dell’Adriatico E’ partito a Novembre del 2013 e si finirà nel 2016 BALMAS, Ballast Water Management System for Adriatic Sea Protection, il progetto strategico dell’IPA Adriatic 2007-2013 che mira a creare nel Mar Adriatico un sistema comune di controllo e di gestione, delle acque di zavorra delle navi e delle relative specie invasive trasportate, considerate tra i principali fattori d’impatto sull’ambiente marino. Coordinato dall’Istituto Nazionale di Biologia della Repubblica di Slovenia, con 6 Paesi beneficiari (Italia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Albania, Slovenia e Montenegro), BALMAS vede coinvolti 17 partner tra cui in Italia, il CNR-ISMAR (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze Marine di Ancona, Lesina, Venezia e Trieste), la Guardia Costiera, l’ISPRA (Istituto Nazionale Italiano per la protezione ambientale e la ricerca), la Fondazione Centro Ricerche Marine di Cesenatico, OGS (Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale). L’obiettivo generale del progetto è di stabilire, a lungo termine e in modo sostenibile, una cooperazione che coinvolga ricercatori, esperti e autorità nazionali dei Paesi adriatici al fine di evitare i rischi ambientali causati dal trasferimento di organismi acquatici alieni e patogeni attraverso le acque di zavorra delle navi (“ballast water”). Ciò sarà possibile solo attraverso un controllo e un piano di gestione congiunto delle stesse acque di zavorra e dei sedimenti tra i Paesi dell’Adriatico.
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IL PORTO AL CENTRO DELL’ARCHITETTURA DELLA CITTÀ Come cambiano gli scenari e le funzionalità degli scali europei nel XXI secolo
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Ancona ri – partire dal porto” questo il titolo del II incontro della manifestazione “Architetti al centro” promossa dall’Ordine degli Architetti PPC provincia di Ancona tenutosi il 20 settembre 2014 presso l’auditorio della Mole Vanvitelliana. Hanno partecipato l’architetto spagnolo Josep Acebillo, i responsabili della società Porto Antico S.p.A. di Genova, il commissario dell’Autorità’ Portuale Rodolfo Giampieri, l’assessore al porto Ida Simonella, il presidente dell’Associazione Agenti Marittimi Alessandro Archibugi oltre al moderatore dell’evento l’architetto Emilio D’Alessio. Un progetto che vuole riaffermare la centralità dell’architettura nel processo di sviluppo economico e sociale e, quindi, comunicare l’importanza di tale disciplina a un pubblico più ampio ed eterogeneo dei soli addetti ai lavori. “Quello che viviamo è un momento storico caratterizzato da una crisi strutturale – ha dichiarato Sergio Roccheggiani presidente dell’Ordine Architetti PPC provincia di Ancona – ampia e di difficile risoluzione, in cui la disciplina progettuale è chiamata a rispondere alla triplice sfida della sostenibilità sociale, economica e ambientale”. Quindi Ancona dovrebbe ripartire dal suo scalo? “Il porto di Ancona è l’elemento centrale da cui dovrebbe ripartire la progettazione architettonica e la conseguente espansione urbanistica della città. Ne ha da sempre condizionato e influenzato tutto il suo sviluppo sociale, economico e politico. Ora se pensiamo che la tendenza generale sia quella di non consumare più suolo, ma di un progressivo recupero delle aree, ovviamente in un’ottica eco – sostenibile, penso che lo scalo dorico possa essere considerato il fulcro di una progettualità siffatta”. Ma il porto è anche un luogo di lavoro... “Lo so e deve continuare a esserlo, ci mancherebbe! Penso, però, a quello che tante aree portuali stanno facendo nel mondo, su come queste si sono trasformate e modellate a una pluralità di esigenze. Ci sono diverse esperienze che dimostrano come in alcuni scali la razionalizzazione dell’attività logistica e l’introduzione della containerizzazione ha permesso di diminuire l’area portuaria. Se nella cultura industriale i porti aumentavano la loro estensione e si allontanavano dalle funzioni urbane, nella cultura globale di economia neoterziaria i porti possiedono capacità di auto – limitazione. Di là delle funzioni trasportistiche, oggi i porti utilizzano lo spazio restante disponibile per produrre un nuovo rapporto con la città. L’immagine industriale dei porti del XX secolo può trasformarsi progressivamente in nuovi paesaggi urbani. In questo senso il porto della globalizzazione tenderà a essere un nuovo cluster urbano come conseguenza della sua neo – terziarizzazione funzionale”. Lei vede quindi un porto a due facce? “Sì, deve compiere il suo obiettivo logistico e, quindi, dovrà
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avere le condizioni di hub trasportistico con una buona connessione con la rete generale viaria e ferroviaria. Allo stesso tempo per assurgere a questa nuova interazione porto – città però anche dotarsi di elementi di connessione con il Sergio Roccheggiani tessuto urbano. Si dovranpresidente dellʼOrdine Architetti PPC no creare zone e funzioni provincia di Ancona culturali, sportive, ludiche – educative e commerciali che creino l’interesse e per una parte di città rimasta scollegata e dimenticata dai cittadini per decenni”. Questa è la tendenza, diciamo la teoria, ma come intervenire in questo senso su Ancona? “Innanzi tutto mi sembra che stiamo vivendo una situazione favorevole per ripensare e progettare il porto che scaturisce dalla sintonia e collaborazione che si è creata tra Autorità Portuale e amministrazione comunale che sta già dando i primi risultati. Lo scalo dorico è senza dubbio elemento di cerniera fra mare e centro storico cittadino. Io penso che concordata una visione generale del porto, si dovrà, già da subito, intervenire laddove le condizioni sono favorevoli tenendo come elemento centrale della riqualificazione la qualità architettonica che potrà essere garantita anche con concorsi di progettazione. Penso all’area del Porto Antico, Via Mattei e tutta l’area intorno alla Mole Vanvitelliana che dovranno diventare aree con duplice interesse sia per i cittadini sia per i croceristi e passeggeri in genere. A nostro avviso una riqualificazione urbana sostenibile di queste aree non è solamente questione di disciplina progettuale astratta, ma ripeto, realizzabile”. Che tipo d’interventi vede in queste aree? “Interventi che vanno in direzione di un’accoglienza migliore dei croceristi e passeggeri dei traghetti. Un’area che abbia vocazione culturale - scientifico, ludico-educativa, commerciale magari legate alle tipicità agroalimentari, per servizi, per lo sport e il tempo libero. Una viabilità migliorata, magari in parte pedonalizzata e arricchita di piste ciclabili. Una nuova immagine più accogliente per gli ospiti e a dimensione umana e fruibile per tutta la cittadinanza. Riqualificare architettonicamente queste aree vorrebbe dire una sola cosa: farle vivere rimettendole a disposizione della città e, quindi, migliorare anche dal punto di vista sociale”. Giulia Jorini
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MED.I.T.A: SOLUZIONE ALLE CODE DI ACCESSO ALLE INFRASTRUTTURE In Europa viaggiano merci ma anche informazioni, a Jesi il meeting del progetto del programma MED che terminerà a giugno 2015
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l partner Interporto Marche Spa ha ospitato il meeting del progetto “MED.I.T.A. - MEDiterranean Information Traffic Application” del programma MED. Nel corso della 1' giornata di incontri si è tenuta anche una conferenza stampa alla quale hanno partecipato, tra gli altri, sia Roberto Pesaresi Presidente di Interporto Marche Spa che Claudio Bertini, Direttore Tecnico dell’Interporto Toscano “Amerigo Vespucci” Spa di Livorno, capofila del progetto. L'occasione è stata utile per informare i giornalisti circa lo stato di avanzamento lavori del progetto che terminerà a giugno 2015. Il progetto MED.I.T.A. è un esempio virtuoso della volontà di innovare il sistema dei trasporti nel segno dell’eco-sostenibilità e dell'efficienza e si propone, quale obiettivo generale, la realizzazione di un “Intelligent Freight Corridor” tra Valencia, Livorno, Jesi/Ancona, Bar e Patrasso (e Tripoli del Libano come stakeholder), garantendo così la tracciabilità di merci e informazioni lungo tutto il percorso. “Non sono solo le merci, ma anche le informazioni a dover essere condivise – ha detto Bertini – e questo progetto che va proprio in questa direzione. E’ nato dall'idea e dall'esigenza di un territorio piccolo come quello di Livorno, tra porto e interporto, e ampliato alla logica comunitaria che parte da Valencia, tocca Livorno per poi guardare all'Adriatico, all'Interporto delle Marche e al porto di Ancona, per poi attraversare il mare giungendo idealmente a Bar in Montenegro e Patrasso coinvolgendo anche l'Università del Pireo”. “Ancora oggi – ha detto Roberto Pesaresi, Presidente di Interporto Marche Spa - un container proveniente dall'Oriente e destinato al nord Italia, fa prima a sbarcare a Rotterdam o ad Amburgo e poi giungere a destinazione, che sbarcare in uno dei porti italiani nonostante i 5 giorni di navigazione ulteriori e i relativi costi. La partita della competitività si gioca sui servizi e quelli doganali sono un fattore strategico dal quale non possiamo prescindere”. Inoltre la merce sdoganata è sottoposta al pagamento dell'Iva nel paese nel quale tale operazione avviene: ecco quindi che l'Italia perde anche introiti significativi. “L'obiettivo quindi deve essere quello di velo-
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www.interportomarche.it
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Il tavolo dei relatori
cizzare il tempo di accesso e di uscita dalle infrastrutture riducendo i tempi di attesa necessari per fare il controllo ai gates, attuale causa di lunghe code e fattore di competitività fondamentale” – ha aggiunto il presidente Pesaresi. Il concetto di sostenibilità è così declinato dal punto di vista economico e da quello ambientale, in considerazione della riduzione dell’inquinamento prodotto dai veicoli in transito, grazie a percorsi resi ottimizzati. Il risultato è reso possibile grazie all’integrazione di tecnologie RFID con i differenti sistemi IT utilizzati all’interno di ciascun porto/interporto coinvolto. Obiettivo secondario del progetto MED.I.T.A., ma non meno significativo, è la creazione di un network virtuale realizzato tramite infrastrutture già esistenti, attraverso l’implementazione di controlli sul carico dei veicoli e la lettura delle informazioni relative ai percorsi intrapresi, con particolare interesse e attenzione alle merci suscettibili di maggiori controlli e protezione. La creazione di un database condiviso tra le aziende di autotrasporto e gli altri partner di progetto, fornisce informazioni statistiche relative ai percorsi intrapresi per il transito delle merci e alla loro classificazione. La realizzazione di una piattaforma web integrata per la gestione dei dati e l'installazione delle apparecchiature attiene la fase finale del progetto che prevede la sperimentazione sul campo al fianco degli operatori di trasporto.
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Logistica & Trasporti
INTERPORTO MARCHE Interporto Marche è un’infrastruttura logistica che ottimizza il sistema dei trasporti regionali incentivando lo sviluppo della logistica e dell'intermodalità assecondando i paradigmi dello sviluppo sostenibile. Interporto Marche è inserito in un reticolo logistico complesso, con 4 collegamenti ferroviari stabili, con altrettanti hub logistici nazionali; un treno settimanale con carta e derivati arriva all'Interporto Marche proveniente dal porto di Livorno, dove è sbarcato il materiale proveniente dal Sud America. La connessione è frutto di un accordo commerciale con Trenitalia e con due case di spedizione specializzate nel settore merceologico della carta. Ricevitore finale della merce sono industrie locali operanti nel settore. Un treno ogni 10 giorni tra l’Interporto delle Marche e la Puglia, luogo di destinazione di treni completi di acque minerali. Si tratta di prodotti raccolti nel bacino di Marche e Umbria che riforniscono la GDO, grande distribuzione organizzata, nel segno dell’efficienza e della sostenibilità. In tal modo sono trasferite circa 1000 tonnellate di acque minerali per ciascun treno effettuato. Inoltre sono svolti due collegamenti settimanali con le acciaierie di Terni e collegamenti con l'hub di Milano - Melzo per il rilancio poi su destinazioni europee. Sulla base dei dati registrati al 31 luglio, la proiezione dei traffici ferroviari per il 2014 indica un totale di 150 coppie di treni. La realizzazione delle infrastrutture da sola non è, di per sé, sufficiente per raggiungere i risultati in termini d’incremento di traffico. Occorre lavorare su modelli gestionali e d’integrazione dei servizi, coinvolgendo infrastrutture, operatori ed enti, quelli doganali in primis, per vincere la sfida competitiva con i concorrenti europei. La mission deve essere quella di "mettere in rete" il territorio con altri mercati creando valore e competitività per le produzioni locali. In tal senso logistica e sistema industriale diventano un unicum, elementi strutturalmente connessi tra loro, al servizio della crescita sostenibile. Interporto Marche è infrastruttura intermodale di riferimento per il Centro Italia con riscontri interessanti anche in ottica europea. Le decisioni del Parlamento Europeo individuano nell'Interporto delle Marche uno dei nodi “Rail-Road Terminal (RRT)" del Core Network Comunitario con vocazione allo sviluppo dell'intermodalità.
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LA GESTIONE DEL PORTO DI RAVENNA BEST PRACTICE In costante crescita tutti gli indicatori tranne i container, in particolare i vuoti, che continuano a frenare Galliano Di Marco presidente Autorità Portuale di Ravenna
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n un recente articolo apparso sulla stampa nazionale, emerge che, l’Autorità portuale di Ravenna, grazie al suo modo di gestire il porto, potrebbe essere indicata come best practice non solo per le altre Autorità portuali, ma per tutte le pubbliche amministrazioni. Il segreto della gestione virtuosa dell’ente è spiegata così dal Presidente Galliano Di Marco: “Occorre applicare all'ente pubblico i principi della sana gestione aziendale, cioè gestire le Autorità portuali come un'azienda ed è quello che sto facendo dal mio insediamento, non senza scontri con burocrati, colleghi, ma anche ministri e Corte dei Conti”.
Ma vediamo quali sono i numeri che scaturiscono dal virtuoso modello di gestione dell’Autorità Portuale di Ravenna. Nei primi sette mesi dell’anno nel porto di Ravenna sono state movimentate 14.479.671 tonnellate di merce, con una crescita di 1.395.839 tonnellate, pari al 10,7%, rispetto agli stessi mesi del 2013. In particolare gli sbarchi sono stati pari a 12,2 milioni di tonnellate (+9,7%), mentre gli imbarchi ammontano a 2,3 milioni tonnellate (+16,5%). La movimentazione del mese di luglio è stata di 2.172.467 tonnellate, 194 mila tonnellate in più rispetto a luglio 2013 (+9,8%). Il numero delle navi arrivate nei primi sette mesi è stata pari a 1.837, 48 in più rispetto al 2013. Le merci secche hanno segnato una crescita del 12,5% (oltre un milione di tonnellate in più) mentre le rinfuse liquide hanno subito un calo dell’1,9%. Per quanto riguarda le merci unitizzate, quelle in container risultano in calo del 5,6% e quelle su rotabili continuano a crescere registrando un +78,2% (490 mila tonnellate in più). L’incremento in valore assoluto più evidente è, già da diversi mesi, per i prodotti metallurgici, passati da 2,81 a 3,24 milioni di tonnellate e in crescita del 15,3%. I quantitativi più consistenti provengono sempre dai porti di Taranto, Novorossisk (Russia) e Brema (Germania). In significativo aumento anche i prodotti agricoli passati da 658 mila a 958 mila tonnellate (+45,6%), grazie ai quantitativi di frumento proveniente perlopiù da USA e Bulgaria, di granoturco importato soprattutto
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.Porti e portualità
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dall’Ucraina, di legno in pellet arrivato da Canada e USA e di sorgo giunto dall’Ucraina e dalla Russia. In crescita le materie prime per le ceramiche, e in particolare argilla, feldspato e caolino provenienti da Ucraina e Turchia, che, con 192 mila tonnellate in più rispetto ai primi sette mesi del 2013, hanno registrato un incremento pari al 10,3%. “Nonostante il conflitto in atto sul fronte russo-ucraino e le sanzioni che penalizzano soprattutto le esportazioni, allo stato attuale – dichiara il Presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna, Galliano Di Marco – il traffico del nostro scalo da e per quelle aree continua a crescere. Ciò nonostante non posso non esprimere preoccupazione per ciò che sta accadendo e per le conseguenze che il perdurare di tale situazione comporta”. Per quanto riguarda i container nel periodo gennaio-luglio si sono registrati 124.943 TEUs, 12.728 TEUs in meno (-9,3%) rispetto al 2013. Il calo più significativo è per i TEUs vuoti, 8.083 in meno (-21,7%); mentre per i pieni risultano 4.645 TEUs in meno (-4,6%). “Pur continuando a registrare, dall’inizio dell’anno – continua Di Marco - un calo nella movimentazione dei container è positivo che questo calo interessi più i vuoti dei pieni. Confido nel fatto che le operazioni di dragaggio in corso e quelle previste nel Piano Straordinario, che saranno avviate entro l’anno, portino a una ripresa anche in questo settore. Certo è che solo il Progettone (il Progetto “Hub portuale di Ravenna”) dà soluzione in maniera definitiva a questo problema”. Per quanto riguarda i trailer in totale da gennaio a luglio
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Porti e portualità
sono stati movimentati 47.166 trailer contro 28.815 del 2013, con una crescita del 63,7%. Occorre dire che nei primi sette mesi sulla linea Ravenna - Catania sono stati movimentati 28.184 trailer rispetto ai 23.034 dello scorso anno, mentre per la linea Ravenna - Brindisi i pezzi registrati sono stati 7.502 contro i 5.207 del 2013. Sulla linea della Grimaldi con la Grecia, inaugurata a gennaio, nei primi sette mesi si sono contati 3.519 pezzi da/per Igoumetisa e 7.293 da/per Patrasso. Nuovo record per il numero dei trailer complessivamente transitati nel mese di luglio: i pezzi sono stati 8.995, quasi 2.000 in più del mese precedente. Positivo, infine, anche il risultato per il traffico di nuove auto che, con 16.579 pezzi sbarcati nei primi sette mesi, ha registrato un saldo positivo di 1.315 pezzi (+8,6%). “Si conferma la leadership del porto di Ravenna – conclude Di Marco - nella movimentazione delle merci secche alla rinfusa, storico settore di riferimento per il nostro scalo, e nelle Autostrade del mare che, da tempi più recenti, con l’avvio anche di nuove linee, dimostra quanto strategico sia il posizionamento di Ravenna e quanto competitivi siano i servizi che il porto è in grado di offrire agli operatori di questo settore. In una situazione generale, non solo dell'economia, che continua a essere negativa (Italia in deflazione, zona Euro con livelli di disoccupazione mai visti, guerre e conflitti in aree geografiche per noi importanti), la crescita a due cifre del nostro traffico, che dura ormai da un anno, ci conforta ma non ci farà dormire sugli allori. Faremo tutto ciò che serve per lo sviluppo del nostro porto e la difesa dei posti di lavoro”.
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UNA SINERGIA ARMONICA L'Istituto Marchigiano di Tutela Vini mette insieme grandi e piccoli produttori per valorizzare il vino nelle sue molteplici peculiarità e metterlo in vetrina
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n evento interessantissimo e ricco di spunti quello svoltosi presso le Grotte del Monastero di Santa Caterina a Cupramontana a fine settembre nel quale l’istituto Marchigiano di Tutela Vini ha presentato risultati, obiettivi e strategie di questa importante realtà consortile. Una struttura, è importante rilevarlo che non tutela una singola denominazione o una parte della produzione vitivinicola regionale, ma la quasi totalità.
Alberto Mazzoni direttore Istituto Marchigiano di Tutela Vini
“L'Istituto Marchigiano di Tutela Vini nasce nel 1999 – ha dichiarato Alberto Mazzoni il direttore dell’IMT – in un contesto economico profondamente diverso da quello odierno”. Immagino che da allora ne sia stata percorsa di strada… “E’ proprio così, anche perché siamo stati dei veri e propri precursori. Abbiamo, in tempi non sospetti, capito che vi erano le necessità di una sovrastruttura per il settore che potesse rendere tutte e, sottolineo, tutte le aziende più competitive. Da anni siamo presi a modello di sviluppo in tante regioni d’Italia e d’Europa, conosciuti e apprezzati. Da buoni marchigiani abbiamo lavorato alacremente sottacendo alle poche critiche che si sono sollevate, purtroppo proprio dai territori a noi più vicini, ma si sa la nostra è da sempre una regione con forti campanilismi, anche quest’atteggiamento è figlio della nostra storia, un po’ come il nostro vino”. Qual è stato il leitmotiv che vi ha guidato nella creazione e nello sviluppo dell’IMT? “L’idea è di per se abbastanza semplice: mettere insieme “grandi” e “piccoli”, creare una forte sinergia che possa proporre, in maniera armonica, la nostra grande produzione vitivinicola al mondo. Questo era lo scopo: dare la possibilità a tutti di poter essere presenti sui grandi palcoscenici fieristici e mediatici globali. Il nostro è un metodo che funziona, siamo riusciti a creare le condizioni che hanno permesso a tutte le aziende di proporsi ai mercati esteri e, quindi, di votarsi all’export, elemento di straordinaria competitività per le aziende in una così delicata fase dell’economia mondiale. E’ un fatto che le imprese votate all’export sono quelle che meno risentono della fase recessiva del Paese. Così come non è un segreto, il fatto che Il mercato del vino ha registrato un trend positivo nell’export. L'Istituto ha scelto un codice di promozione e di comunicazione assolutamente innovativo che unisce prodotto e consumo: l'analisi sensoriale. Un’attenta valorizzazione delle peculiarità viticole, una forte tutela della biodiversità già così presente in una regione come le Marche sono sinonimo di molteplicità in ogni espressione, dalla composizione dei suoli. La carta vincente giocata diversi anni fa è stata puntata sulle identità autoctone: nell'elenco regionale delle varietà di vite idonee alla produzione sono ben 52 i vitigni, di cui 30 assolutamente identificati col territorio”. Quante sono oggi le aziende associate? “Sono oltre 800 le aziende associate tra le province di Ancona, Macerata e Pesaro – Urbino. Rimane ben poco ciò che resta scoperto da questo consorzio, rappresentiamo il 45% della superficie vitata regionale con oltre 8.000 ettari e il 90% dell'export complessivo. Le 16 denominazioni di origine - di cui 4 D.O.C.G. -
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D.O.C.G. - D.O.P. Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Conero Riserva Verdicchio di Matelica Riserva Vernaccia di Serrapetrona D.O.C. - D.O.P. Bianchello del Metauro Colli Maceratesi Colli Pesaresi Esino I Terreni di San Severino Lacrima di Morro d'Alba Pergola Rosso Conero San Ginesio Serrapetrona Verdicchio dei Castelli di Jesi Verdicchio di Matelica
sono state mappate dal Centro Italiano di Analisi Sensoriale per identificare le peculiarità dei vini e tradurle scientificamente. Siamo cresciuti e tanto, ma abbiamo sempre voluto portare a sintesi le diverse peculiarità di tutti gli attori”. Parliamo di promozione. A quanto ammontano gli investimenti per la campagna 2014 – 2015? “Parliamo di oltre 2,8 milioni di euro per promuovere 16 denominazioni delle Marche nel mondo, dal Verdicchio al Rosso Conero, dalla Lacrima di Morro d’Alba alla Vernaccia di Serrapetrona. Questo è quanto ci apprestiamo a investire per la campagna di promozione 2014-2015 nei Paesi terzi ed extra Ue grazie ai fondi previsti dall’OCM Promozione vino. Il progetto “Marche top wines” è partito il 16 ottobre e prevede le partecipazioni a fiere internazionali, attività di marketing expertice, instore promotion, workshop, wine tasting e incoming in azienda in Paesi chiave per l’export del vino marchigiano. Questo progetto fa seguito a importanti azioni di promozione iniziate nel 2009 che ci hanno visto investire fino a oggi oltre 6,8 mln di euro di fondi OCM, di cui la metà a carico dei nostri produttori”. In quali Paesi nello specifico? “Gli Usa che assorbono il 35% del budget, ma che valgono da soli circa il 60% dell’export Marche e, quindi, sui quali continuiamo a investire per consolidare il posizionamento del prodotto, così come in Canada. Lo sguardo però va a oriente, dove avremo i mercati del prossimo futuro. Dal Giappone alla Cina e Hong Kong, fino al Sud Est Asiatico, dove l’obiettivo è conquistare posizioni rispetto ai vini esteri attraverso un’adeguata conoscenza del nostro prodotto dall’ottimo rapporto qualitàprezzo, elemento chiave per conquistare questi mercati”. G. C.
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Slow Wine 2015: Il verdicchio è il miglior bianco italiano Il Verdicchio si conferma miglior bianco italiano per la guida Slow Wine 2015 e secondo vino più premiato in assoluto, battendo simboli del made in Italy enologico come Brunello di Montalcino, Amarone e Chianti. Con 22 premi ricevuti, il vino principe delle Marche si piazza, infatti, sul podio subito dopo il Barolo (37 riconoscimenti), sbaragliando anche un colosso che da sempre è icona del vino italiano, come il Brunello (19 premi). Tra i 22 premi assegnati dalla guida edita da Slow Food al Verdicchio - nella sua doppia accezione di Jesi e Matelica - 9 “Vino Slow” (vini di qualità che portano nel bicchiere territorio, storia e ambiente), 5 “Grande Vino” e 8 “Vino Quotidiano”.
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A Rimini Fiera dal 5 all´8 novembre torna la kermsse dedicata alla green economy
ECOMONDO: AL VIA LA 18° EDIZIONE
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arà un Ecomondo sempre più dedicato alle necessità delle imprese. Il salone internazionale di Rimini Fiera, leader nell area mediterranea per la lunga e articolata filiera dell ambiente, concentrerà i suoi contenuti sulle soluzioni utili a incrementare l efficienza e ridurre i consumi, fino a definire processi più sostenibili e competitivi sui mercati internazionali. L´impresa al centro, quindi, già negli argomenti della terza edizione degli Stati Generali della Green Economy, che nelle prime due giornate di Ecomondo (5 e 6 novembre) articoleranno i contenuti intorno al tema guida: “Le imprese per lo sviluppo di una green economy”. La sessione di apertura guarderà al semestre UE a guida italiana per spronare a un cambio di passo nelle politiche comunitarie, poi sarà la volta delle sessioni tematiche di approfondimento e, nella seconda giornata, proprio il mondo delle imprese sarà protagonista, anche con la diffusione dell´annuale Rapporto Green Economy 2014 (promosso da Fondazione Sviluppo Sostenibile ed ENEA) contenente una preziosa indagine condotta in collaborazione con le imprese per impostare una prospettiva di “crescita green”. Proprio nella direzione di fornire risposte concrete alle imprese, Ecomondo ha organizzato due “Focus Paese” dedicati a Cina e Russia. Mercoledì 5 novembre, dalle 10.00 è in programma un incontro dedicato alle prospettive di business in quest´ultimo Paese. Alla sala Reclaim Expo (Pad. C1) si terrà infatti Environmental Focus on Russia. Needs and prospectives, appuntamento a cura dell´organizzazione indipendente e no profit International Center of the Best Environmental
.www.ecomondo.com
Ecomondo 2014
Technologies (Russia, Moscow) in collaborazione con il Comitato tecnico scientifico di Ecomondo. La conferenza individuerà le migliori tecniche disponibili in materia di gestione dei rifiuti e bonifiche dei siti contaminati, utili al management delle imprese russe e allo scopo di mettere in contatto le imprese italiane con opportunità concrete di appalti e di attività in Russia. Venerdì 7 novembre (dalle 14.00 in Sala D1, pad. D1), in collaborazione con la Fondazione Italia-Cina, la Camera di Commercio Italo-Cinese e In3act, con il patrocinio dell´Ambasciata d´Italia in Cina, si svolgerà invece l´appuntamento dal titolo Le opportunità in Cina per le aziende Italiane del Greentech. Nei prossimi anni si prevedono investimenti di 1,5/2 trilioni di USD nei settori Greentech e sebbene la Cina possieda già buone tecnologie, le nuove normative molto stringenti fanno si che esistano segmenti di soluzioni e tecnologie interessanti per le aziende italiane. Infine, sempre venerdì 7 (alle ore 11.00 alla Hall Sud), il tradizionale Premio Sviluppo Sostenibile valorizzerà le imprese che, in un panorama di partecipanti sempre più numeroso e qualificato, hanno espresso i più alti livelli di innovazione. Non ci sarà solo Ecomondo a Rimini Fiera, dal 5 all´8 novembre prossimi. I sedici padiglioni saranno interamente occupati dalle manifestazioni dedicate all´ambiente. In contemporanea si svolgeranno infatti Key Energy (fiera internazionale per l´energia e la mobilità sostenibile), Key Wind (Salone dell´energia del vento), Cooperambiente (salone del sistema cooperativo legato all´ambiente) e H2R - Mobility for Sustainability.
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CALABRIA: A CATANZARO BANDO PER 185 TIROCINI FORMATIVI
Wanda Ferro commissario straordinario della Provincia di Catanzaro
La Provincia di Catanzaro ha pubblicato sul portale www.lavoro.provincia.catanzaro.it l’avviso pubblico “Tirocini formativi – Training on the job”. L’intervento prevede la realizzazione di 185 percorsi che si compongono di tirocini d’inserimento o reinserimento lavorativo presso datori di lavoro privati nell’ambito del territorio della Provincia di Catanzaro. In tal modo l’amministrazione intende individuare i datori di lavoro disponibili ad attivare nella propria struttura i tirocini della durata complessiva di massimo sei mesi, con lo scopo di favorire l’inserimento o il reinserimento lavorativo degli inoccupati e dei disoccupati, di ogni fascia d’età, creando nuove opportunità stabili di lavoro. L’intervento prevede per ogni stagista un compenso di 500 euro mensili, e la copertura a totale carico della provincia dei costi assicurativi e di quelli di tutoraggio aziendale. L’iniziativa è stata annunciata commissario straordinario della Provincia di Catanzaro Wanda Ferro il quale ha spiegato che “si tratta di un bando che vuole aiutare le aziende che desiderano instaurare un rapporto di collaborazione, ma che hanno difficoltà economiche: una possibilità concreta per le aziende che, senza costi, possono formare personale da inserire eventualmente in futuro”. I settori economici che s’intendono favorire sono in particolare quelli dell’agroalimentare, dell’innovazione tecnologica, della cultura e del turismo.
La strada per scegliere il nuovo segretario generale dell'Autorità portuale di Palermo è in salita per Marco Lupo, candidato scelto dal presidente Vincenzo Cannatella, che adesso si trova al centro di un fuoco di fila del Comune di Palermo, Camera di commercio e Confindustria. La situazione di fatto è di stallo, rinviata per la quarta volta la decisione – che spetta al Comitato portuale, ma su una proposta formulata dal presidente – bisognerà cercare una quadra. I nomi in campo, nel frattempo, sono aumentati. Subito dopo l'ultima riunione, infatti, è tornata in campo la candidatura di Vito Piraino, che già il Comune aveva proposto per la presidenza. Il suo nome non piace però né a Confindustria né alla Camera di commercio che sembrano voler puntare su Lucio Geraci, quarantacinquenne ma già nel gotha del diritto e delle amministrazioni giudiziarie. Certo è che la nomina potrebbe avvenire solo se fosse lo stesso Cannatella a proporlo, scaricando Lupo oppure dopo il ritiro spontaneo del direttore del dipartimento regionale Rifiuti. Cannatella non può dormire sonni tranquilli, infatti, al Comune parlano esplicitamente di un ricorso contro l'eventuale nomina di Lupo, ma affilano le armi per una battaglia giudiziaria contro il bersaglio grosso, Cannatella La cui nomina può ancora essere impugnata dal Comune davanti al Tar.
MATERA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019
SICILIA: AUTORITY DI PALERMO ALTRI 2 NOMI PER LA SEGRETERIA
Vincenzo Cannatella presidente Autorità portuale di Palermo
Sarà Matera la città italiana designata a ricoprire l’ambito ruolo di Capitale Europea della Cultura per il 2019. “La designazione di Matera è un esempio di civiltà e riscatto che da Matera e dal Sud arriva all’Europa”. Così il sindaco di Matera Salvatore Adduce. “Non stiamo più a pietire, ma a dare un contributo su come la cultura possa trasformare un territorio - ha detto visibilmente emozionato -. Non era un esito scontato, (7 preferenze su 13 per la città dei Sassi ndr) ma l’abbiamo raggiunto grazie al lavoro di tutti”. L’annuncio della designazione ha fatto esplodere la festa in piazza San Giovanni, nel pieno centro storico della Città dei Sassi, dove in migliaia si sono ritrovati davanti al maxischermo per assistere in diretta al verdetto. “È stata un’esperienza formidabile non solo per le città candidate, ma per tutto il Paese”, ha dichiarato il ministro Dario Franceschini nell’affollatissimo Salone del Consiglio Nazionale del Mibact.
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PUGLIA: IL TURISMO VALE OLTRE 2 MILIARDI DI EURO
Silvia Godelli assessore al Turismo della Regione Puglia
È pari a 2,2 miliardi di euro di fatturato del settore turismo in Puglia e pesa il 10% di tutta l'economia regionale. Questo l’importante dato prodotto dalle indicazioni di Federalberghi Puglia emerse alla Fiera del Levante di Bari. Nel corso del convegno "La Puglia che lavora per il turismo" organizzato appunto da Federalberghi Puglia, non si è potuto non sottolineare l'esistenza di "Un Sud diverso". Tuttavia si è anche evidenziato che i dati positivi sono dovuti più alle presenze estere che non al turismo nazionale. Il presidente delle Camere di commercio pugliesi, Alessandro Ambrosi, ha fornito i dati salienti sull'occupazione nel terziario turistico pugliese, un settore che offre lavoro a circa 50.000 addetti, con picchi estivi di oltre 65.000. "Questo almeno per quanto riguarda le aziende iscritte a Federalberghi, perché il vero problema è l'enorme danno provocato dall'abusivismo alberghiero, le cui cifre sono solo stimate dato che spesso si tratta di strutture fantasma, ma a volte l'economia sommersa delle strutture ricettive raggiunge l'80% del totale" ha spiegato Ambrosi. Durante l’incontro l'assessore al Turismo della Regione Puglia Silvia Godelli da presentato un consuntivo delle politiche regionali degli ultimi dieci anni confermando che "occorre ricordare come sia cambiata l'immagine della nostra regione, basti pensare all’incrementato l'incoming in Puglia del 18% anche grazie a uno dei valori fondamentali della nostra regione, la sua autenticità".
Il marketing territoriale ha l'obiettivo di rilanciare e sviluppare le attività di promozione locale e definire, guidandola, la crescita dei comprensori territoriali in funzione delle loro caratteristiche e delle esigenze di mercato che chiedono sempre maggiori servizi con proposte capaci di attrarre turisti così da registrare una ricaduta positiva per l'economia regionale e quindi per le attività imprenditoriali medio piccole, presenti su tutto il nostro territorio. All'incremento del numero di presenze nei Comuni deve però, poter corrispondere l'aumento di servizi. Per sostenere finanziariamente le Amministrazioni e le Associazioni locali a incrementare la propria azione organizzativa, l'Assessorato Regionale alle Attività Produttive e Marketing Territoriale ha predisposto un’iniziativa denominata "Eventi nei borghi - marketing Molise" che da un supporto finanziario a chi intende impegnarsi nella realizzazione, per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2014, di manifestazioni ed eventi con lo scopo di promuovere i territori di riferimento e quindi il tessuto economico locale. La Giunta Regionale, a tal proposito, ha impegnato la somma di centomila Euro per l'erogazione di contributi in favore dei Comuni molisani e delle Associazioni che realizzeranno, direttamente, le iniziative di tipo fieristico, culturale e turistico.
ABRUZZO: BENE L’EXPORT NEI PRIMI SEI MESI DELL'ANNO
MOLISE: 100.000 EURO PER IL MARKETING TERRITORIALE
Massimiliano Scarabeo
L'export abruzzese conferma la sua crescita. Lo rivela uno studio condotto da Aldo Ronci per la CNA abruzzese, che ribadisce il ruolo trainante esercitato dal comparto degli autoveicoli nell'andamento delle esportazioni abruzzesi: una performance sostenuta soprattutto dalle multinazionali del trasporto presenti in Val di Sangro, Sevel in testa che compensa la flessione registrata dagli altri prodotti. Passando alle cifre, tra gennaio e giugno del 2014 l'export dei mezzi di trasporto ha fatto registrare un incremento di 156 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2013: da 1.265 milioni di euro agli attuali 1.421: in termini percentuali, una crescita del 12,2%, contro una media nazionale (per lo stesso comparto) dell'11%. Percorso inverso, come detto, per le esportazioni degli altri prodotti, spesso realizzati da piccole aziende locali: 4 milioni in meno rispetto a gennaio-giugno 2013. Un risultato deludente, frutto in parte del mancato decollo del comparto agro-alimentare, "fermo" a un modesto incremento di appena 2 milioni di euro: una tendenza negativa confermata dal valore percentuale (+0,8%) pari alla metà dell'incremento nazionale registrato dallo stesso settore (+1,6%). In dettaglio, i decrementi più importanti sono stati il -51,4% per gli apparecchi elettronici, che si sono ridotti alla metà, il -36,6% per gli articoli di abbigliamento e il -27,9% per la carta e la stampa. Gli incrementi più significativi, infine, si sono verificati nella produzione degli articoli in gomma +14,2%, degli articoli farmaceutici +19%, degli articoli elettrici +9,7% e dei prodotti chimici +10,8%.
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UMBRIA: ECONOMIA CON IL SEGNO MENO NEI PRIMI 6 MESI
Giorgio Mencaroni, presidente di Unioncamere Umbria
Si riacutizza la crisi dell’economia umbra in calo produzione, fatturato e ordinativi. L’Umbria fatica più di altre aree del Paese ad uscire dalla fase recessiva. Lo dicono i numeri dell’ultima indagine congiunturale di Unioncamere Umbria sulle imprese manifatturiere e commerciali, relativa al secondo trimestre 2014. In generale, vanno meglio le aziende più grandi e strutturate. Le piccole e piccolissime imprese sono ancora immerse nella durissima crisi. Aumenta però il numero delle imprese: le nuove iscrizioni sono il 25% in più delle cessazioni, recuperata quasi integralmente la flessione del trimestre precedente. Rimane il dinamismo delle imprese femminili e giovanili, il numero delle imprese straniere e le start up innovative (sono 26 tra Terni e Perugia). Qualche luce arriva dai mercati esteri, dove il segno positivo è comune in tutte le attività economiche anche se il rallentamento, rispetto alle performance dei mesi precedenti, appare evidente. Sulle cifre negative pesano le incertezze del polo ternano dell’acciaio che di certo condizionano le statistiche generali. Giorgio Mencaroni, presidente di Unioncamere Umbria avverte: “Di fronte a una situazione così grave occorre una risposta comune ed eccezionale di tutte le istituzioni politiche ed economiche. È urgente far ripartire un ciclo positivo d’investimenti pubblici e privati, dal settore dell’edilizia che può ridare forza a tante piccole e piccolissime imprese del nostro territorio. Le banche devono aiutare di più le aziende e il governo centrale deve liberare risorse finanziarie vitali per le imprese e si punti a una vera semplificazione burocratica”.
La contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari tipici costano all’Emilia Romagna circa 30.000 posti di lavoro, che si potrebbero creare con una seria azione di contrasto a livello nazionale e internazionale. È uno dei dati emersi alla mostra dei falsi prodotti made in Italy realizzata da Coldiretti a Modena. Secondo Roberto Moncalvo, presidente nazionale Coldiretti, il fatturato del falso Made in Italy, in Emilia Romagna solo nell’agroalimentare ha superato gli 8 miliardi di euro (60 miliardi per l’agroalimentare a livello nazionale) e la lotta alla contraffazione e alla pirateria rappresentano un’area d’intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese e generare occupazione. Per la qualità e la fama dei suoi prodotti, l’enogastronomia dell’Emilia Romagna è terra di saccheggio come ha evidenziato la mostra a Modena, dove spiccavano prodotti come “Bolognese”, ragù prodotto in Estonia, il fantomatico “Parmesan cheese crystal farms – aged 100% natural grated” prodotto negli Stati Uniti o il fantasioso “Parma salami Genova” prodotto in Messico. Nessun italiano comprerebbe simili assurdità, ma non è così per i consumatori esteri che associano indebitamente ai prodotti falsi l’immagine del made in Italy premiando la concorrenza sleale nei confronti dei produttori nazionali impegnati a garantire standard elevati di qualità. L’andamento sui mercati internazionali – rileva la ricerca di Coldiretti – potrebbe ulteriormente migliorare con una più efficace lotta nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano Italia. Si tratta di un inganno favorito dalla mancanza di trasparenza in etichetta sull’origine dei prodotti.
SAN MARINO: COLLABORAZIONE FINANZIARIA ITALIA - SAN MARINO
EMILIA ROMAGNA: FALSO ALIMENTARE COSTA 30.000 POSTI DI LAVORO
Roberto Moncalvo presidente nazionale Coldiretti
Approvato in via definitiva il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica di San Marino in materia di collaborazione finanziaria. L'Accordo completa, di fatto, il quadro delle intese bilaterali fra i due Stati, dopo la ratifica dell'accordo per evitare le doppie imposizioni fiscali in materia d’imposte sul reddito che è stato un elemento determinante per la successiva decisione di espunzione della Repubblica di San Marino dalla black list fiscale lo scorso 12 febbraio. L'Accordo di collaborazione finanziaria disciplina e rafforza le relazioni in materia finanziaria e favorisce le stesse consentendo di prevenire e reprimere abusi di mercato, riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo e un adeguato sistema di controllo dei movimenti transfrontalieri di denaro contante. La ratifica di quest’accordo discende dalla firma dell'Accordo di Cooperazione Economica e conseguentemente rende operativo lo stesso. Cooperazione economica, dal campo della ricerca e dell’innovazione attraverso la realizzazione del Polo tecnologico e scientifico, ma anche nel campo delle infrastrutture strategiche legate alla mobilità, al turismo, alla cultura, alla salvaguardia e alla valorizzazione dell'ambiente e del territorio. Si tratta di dare ulteriore impulso a un rapporto capace di consolidare e aumentare le opportunità di lavoro (a oggi oltre 5.500 italiani lavorano come frontalieri a San Marino) e di sviluppo, incrementando l'interscambio commerciale, pari a 4,5 miliardi di euro con un attivo di bilancia per l'Italia di un miliardo.
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VENETO: MISSIONE COMMERCIALE IN UCRAINA, NONOSTANTE LE TENSIONI
Marco Toson Console Ucraino per il Nordest
A metà settembre è rientrata la prima missione commerciale veneta in Ucraina guidata dal Console Ucraino per il Nordest Marco Toson, prima iniziativa dopo la ratifica dell’accordo che promette di far lievitare l’export veneto verso il paese, già oltre quota 350 milioni di euro. Un quinto dell’export italiano verso l’Ucraina è veneto e, veneti, sono i primi imprenditori a raggiungere Kiev con una delegazione ufficiale organizzata dal Console Toson in collaborazione con la Camera di Commercio nazionale Ucraina. “352 milioni di euro è il valore dell’export Veneto verso l’Ucraina, un quinto dell’intero valore nazionale. Un valore nettamente superiore ai numerosi partner strategici italiani che si affacciano sul mediterraneo (Egitto, Marocco, Libia), alle economie emergenti asiatiche (Vietnam, Indonesia, Thailandia) o consolidati cugini europei (Norvegia, Finlandia, Bulgaria e le repubbliche baltiche messe insieme). L’Ucraina è un partner strategico, lo dicono i fatti, lo certifica l’osservatorio statistico regionale nel suo recente rapporto” – commenta Marco Toson, console Onorario di Ucraina per le Tre Venezie. Il Console Ucraino conferma che la situazione non è ancora stabile, soprattutto nell’est del paese e ancora molte tensioni dovranno essere allentate. “Ma oggi riparte una nuova Ucraina, più vicina all’Europa con grandi possibilità di sviluppo per zone d’interscambio consolidato come il Nordest”. Con l’occasione il Console ha invitato una delegazione d’imprenditori e istituzioni Ucraine a Padova per celebrare con un importante business forum il terzo anno di attività del Consolato. “Contiamo di portare le PMI venete a occupare la prima fila nel risorgimento economico del paese che tutti attendono” conclude Toson.
Grazie all’impegno dell’Ocm vino alla nuova Ati (Associazione temporanea d’imprese) costituita per la promozione congiunta delle imprese regionali del vino sui mercati Extra-Ue, guidata dalla Camera di Commercio di Udine, partecipano oltre 40 imprese, decretando la validità di un’iniziativa che si rinnova ogni anno dal 2010. “Friuli Future Wines V” (questo il nome dell’Ati) anche per il 2014-2015 fonderà la sua forza sul co-finanziamento, come prevede il bando Ocm: il 50% da parte delle imprese stesse e il 50% dall’Europa, tramite il Ministero delle Politiche agricole e la Regione. Il budget complessivo supera così il milione di euro che consentirà di realizzare una serie d’iniziative per la promozione e l’internazionalizzazione delle imprese aderenti su quattro Paesi: ai tre ormai “classici” (Usa, Cina e Russia) si aggiungerà per questa edizione anche il Giappone, new entry che però conferma un interesse sempre maggiore per i vini italiani. “L’iniziativa – commenta il presidente camerale Giovanni Da Pozzo – è davvero sentita dalle imprese, che possono muoversi con l’esperienza organizzativa del nostro ente camerale alle spalle, la forza della rete, ma contemporaneamente con la piena autonomia scegliendo a quali iniziative partecipare e quale attività di promozione all’estero è più idonea alla propria realtà”. I primi appuntamenti della nuova Ati sono già in programma per quest’autunno: si parte con il Simply Italian Usa (New York e Chicago), uno dei Saloni vinicoli più importanti al mondo, dal 27 al 29 ottobre, quindi il ViniSud a Shanghai dal 29 al 31 ottobre, il Vinitaly Hong Kong e la Wine and Spirits Fair sempre di Hong Kong tra il 6 e l’8 novembre e il Vinitaly Russia/Slow Wine Mosca del 19 novembre.
TRENTINO ALTO ADIGE: SIGLATA L’INTESA SUI FONDI PER I COMUNI DI CONFINE
FRIULI VENEZIA GIULIA: FRIULI FUTURE WINES V PER PROMUOVERSI ALL’ESTERO
Giovanni Da Pozzo presidente Camera di Commercio di Udine
Principio di sovraregionalità a garanzia delle ricadute locali, istituzione di un Comitato paritetico per la gestione, segreteria tecnica affidata per i primi quattro anni alla Provincia autonoma di Trento. Sono questi i punti principali dell'intesa siglata a Roma in tema di fondi per i comuni di confine (ex fondi Odi) al termine di una riunione presieduta dal sottosegretario Gianclaudio Bressa e alla quale ha partecipato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi. Il fondo servirà a finanziare interventi a valenza sovraregionale riferiti ai territori dei comuni confinanti e contigui, riguardanti progettualità, ambiti, o iniziative di natura strategica o di particolare rilevanza per le Regioni o le Province autonome, anche di carattere pluriennale. “È un principio molto importante – commenta il presidente Rossi – perché sancisce la possibilità che questi investimenti, pur ricadendo nei territori dei comuni di confine possano avere effetti benefici per il nostro territorio: penso ai collegamenti stradali o agli impianti di risalita ad esempio”. È stato infine condiviso che saranno le province autonome a gestire le fasi tecniche amministrative, anche istituendo un apposito sportello a favore dei territori di confine. Per i primi quattro anni il compito è assegnato alla Provincia autonoma di Trento la quale dovrà farsi carico anche di dare continuità e attuazione a quanto già precedentemente deliberato dall’Organismo d’indirizzo per gli anni 2010, 2011 e 2012 per oltre 80 progetti e 240.000.000 di euro d’intervento.
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LOMBARDIA: MODA IMPRESA GIOVANE E AL FEMMINILE
Erica Corti Camera di commercio di Milano
Sono più di duemila gli under 35 lombardi, prevalentemente donne, che hanno creato un’impresa nel settore della moda. Di questi quasi la metà hanno un negozio di abbigliamento o una boutique, uno su tre crea e produce vestiti. Circa trecento sono nella pelletteria, tra produzione e vendita. Sono le donne a prevalere nella produzione ad eccezione di quella di articoli in pelle e gioielleria dove i maschi prevalgono. E ancora sono oltre 5 mila i posti di lavoro in Lombardia creati dai giovani imprenditori, in prevalenza nella produzione con più di 2mila unità. Questi gli indicatori che emergono da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese. Prima Milano con 789 imprese giovanili (di cui 412 donne), poi Brescia con 323 (di cui 213 donne), Bergamo con 224 (142 donne), Varese con 150 (76 donne) e Mantova con 142 (78). A prevalenza femminile, circa sette imprese su dieci, a Brescia, Como, Cremona e Lecco. Quasi parità tra titolari maschi e femmine a Milano, Monza e Varese. “In uno scenario internazionale dove la competitività gioca un ruolo chiave – ha dichiarato Erica Corti della Camera di commercio di Milano l’eccellenza della moda va sostenuta e difesa con iniziative in grado di favorire la crescita dei talenti emergenti, l’attrazione di risorse dall’estero e di aumentare la visibilità del nostro territorio in termini d’immagine. Le iniziative realizzate creano poi indotto per il sistema economico milanese, e per questo la Camera di commercio di Milano è accanto alla Camera Nazionale della Moda”.
Serbia e Macedonia sono i primi Paesi dopo la dissoluzione della Jugoslavia e firmare un accordo che sembra dimostrare ancora una volta quanto folli siano le cose accadute in quegli anni: d'ora in poi Belgrado e Skopje metteranno in comune la rete diplomatica e consolare, sia per un fatto di risparmio economico, ma soprattutto perché la loro politica estera é contigua. L'accordo é stato firmato ieri nella capitale serba dal ministro degli Esteri, Ivica Dacic e dal suo omologo macedone Nikola Popovski. La mappa esatta delle condivisioni sarà messa a punto nelle settimane a venire, si tratta di stabilire caso per caso quale Paese disponga della migliore sede di legazione nei paesi stranieri per poi agire di conseguenza accorpando ambasciate e consolati. Entro novembre, a Skopje si terrà un nuovo incontro intergovernativo proprio per mettere a punto questi interventi. "Serbia e Macedonia sono Paesi amici ed è nell'interesse reciproco avere i migliori rapporti possibili - commenta in ministro Dacic - il futuro europeo della nazione vicina é stato ingiustamente sottovalutato per anni, rispetto ad altre parti d'Europa ". Con l'occasione Dacic ha lanciato al primo ministro Gruevsky l'invito a partecipare all'incontro che si terrà il 16 e 17 dicembre a Belgrado con il primo ministro cinese Li Keqiang con e 16 paesi dell'Europa centrale e sud - orientale.
SLOVENIA: "PIL SU DELLO 0,7%"
Suma Chakrabarti presidente di Bers
BALCANI: PER SERBIA E MACEDONIA ECCO L’AMBASCIATA BALCANICA
Ivica Dačić ministro degli Esteri della Serbia
Contrariamente a quanto previsto a maggio l'economia slovena crescerà nei prossimi mesi, grazie ai buoni risultati ottenuti in questo primo semestre, specialmente sul fronte delle esportazioni. È la Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) a dirlo, ritoccando al rialzo le scorse previsioni di maggio, quando si riteneva che il Pil sloveno non avrebbe potuto superare lo 0%. Stando alla relazione della Bers l'economia del Paese lieviterà dello 0,7% e toccherà l'1% solo durante il prossimo anno. Il merito di un'evoluzione così marcata va senz'altro al trend economico favorevole imboccato all'inizio dell'anno, dovuto soprattutto agli ottimi incassi generati dall'export. Tuttavia l'assenza di riforme strutturali in grado di stimolare e migliorare il clima imprenditoriale potrebbe mettere a rischio la crescita a lungo termine. "La situazione in Slovenia è migliorata nettamente negli ultimi mesi - osserva Suma Chakrabarti, presidente di Bers - benché il Paese debba ancora aprirsi alla concorrenza e agli investimenti stranieri con un’accorta politica economica e finanziaria".
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CROAZIA: DISCORSO ALLA NAZIONE DI ZORAN MILANOVIC
Zoran Milanović primo ministro croato
Il discorso sullo stato della Nazione croata pronunciato a fine settembre dal primo ministro Zoran Milanovic, dinanzi al Parlamento, ha provato a rassicurare i cittadini croati, insoddisfatti e afflitti dalla crisi devastante e dal lassismo politico. La parola chiave è stata "crescita", possibile solo grazie a un'impennata dell'occupazione e all'aumento della produzione industriale e degli investimenti diretti. Obiettivi che l'esecutivo guidato da Milanovic raggiungerà con pazienza e costanza, adottando una linea di azione responsabile sconosciuta ai precedenti governi di centrodestra, responsabili dell’attuale situazione. Stando all'analisi del Primo Ministro, quindi, negli anni passati nessun esecutivo conservatore è stato in grado di prevedere cosa avrebbe comportato una politica economica imperniata su continui prestiti e, su un sostanziale avvallo della corruzione e del malaffare in campo finanziario. Molti hanno accusato il Governo di non aver avuto coraggio nell'implementare riforme strutturali e radicali, ma si è colto dalle parole di Milanovic, che sarebbe stato azzardato mettere in moto un selvaggio ridimensionamento della pubblica amministrazione, lasciando così migliaia di lavoratori senza lavoro. Per migliorare l’attuale situazione vanno adottate misure strutturali, ma non drastiche che produrrebbero pericolosi scossoni con gravi ripercussioni sull'economia. Del resto, nei primi sette mesi di quest'anno, la produzione industriale è cresciuta dello 0,8%.
Dopo quello di Sombor un nuovo stabilimento Gordon del gruppo italiano Calzedonia è stato inaugurato a metà settembre a Subotica, nel nord della Serbia. Alla cerimonia, unitamente all'ambasciatore d'Italia a Belgrado Giuseppe Manzo, erano presenti il premier serbo Aleksandar Vucic e i ministri dell'economia Zeljko Sertic e dei trasporti e infrastrutture Zorana Mihajlovic. "Oggi un'impresa italiana avvia un nuovo investimento, un'impresa italiana amplia la sua attività, un'impresa italiana pone le basi per rafforzarsi anche in Italia e per competere ancora meglio sui mercati internazionali. In altre parole, oggi un’impresa italiana cresce", ha detto l'ambasciatore Manzo. "Crescita - ha aggiunto - è la parola, il filo rosso, che forse più di ogni altro accomuna tutti noi. Noi italiani, perché oggi un'eccellenza dell'imprenditoria italiana registra un importante successo, lungo quella via internazionale alla crescita, elemento cruciale per le nostre imprese. Una via che il gruppo guidato da Sandro Veronesi conosce benissimo e che fa sì che il suo marchio sia riconosciuto in tutto il mondo". E' previsto che il nuovo stabilimento Gordon, che produce abbigliamento intimo, arrivi a impiegare circa 3.000 dipendenti nel giro di 3 anni. Il premier Vucic ha assicurato che la Serbia intende offrire agli investitori esteri le migliori condizioni. "Non troverete di meglio da nessun’altra parte nella regione", ha detto, rilevando i vantaggi per l'export dalla Serbia, considerando gli accordi di libero scambio che il Paese ha con Russia, Kazakhstan, Bielorussia, Turchia.
BOSNIA – HERZEGOVINA: ARS AEVI E ILLYCAFFÈ SOSTEGNO AGLI ALLUVIONATI
SERBIA: INAUGURATO NUOVO STABILIMENTO CALZEDONIA
Aleksandar Vučić primo ministro della Serbia
C’era anche l'Ambasciatore d'Italia Ruggero Corrias, alla consegna dei macchinari per ufficio donati da Ars Aevi alla Scuola Elementare di Maglaj (Bosnia), gravemente danneggiata dalle recenti alluvioni. Alla cerimonia erano presenti inoltre il fondatore della Collezione d'arte contemporanea, Enver Hadziomerspahic, il Sindaco di Maglaj, Mehmed Mustabai, e il preside della Scuola, Admir Gracic. La donazione è stata finanziata con i proventi della vendita di beneficenza delle tazzine Illycaffè per Ars Aevi, avvenuta nel corso delle celebrazioni per la Festa della Repubblica Italiana lo scorso giugno presso i locali di Ars Aevi-Ars Depot a Sarajevo. Il Governo italiano ha portato immediato soccorso alle popolazioni colpite dalle alluvioni in Bosnia con aiuti per 300.000 euro distribuiti da Croce Rossa Internazionale e Organizzazione Mondiale della Sanità e con l'intervento di circa 70 volontari della Protezione Civile a Bijelijna nei giorni dell'emergenza. Alla Conferenza dei donatori di Bruxelles lo scorso luglio, l'Italia si è impegnata a sostenere la ricostruzione in Bosnia con 1,2 milioni di euro da destinare a progetti a favore dell'agricoltura e della microimpresa. La Collezione Ars Aevi conta 150 opere d'arte contemporanea donate da artisti del calibro di Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Joseph Beuys, Braco Dimitrijevi e Joseph Kosuth. Era presente alla Biennale di Venezia nel 2013 ed ha festeggiato lo scorso luglio i suoi venti anni con la mostra "Ars Aevi in progress" presso gli spazi del Museo Pecci a Milano.
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ALBANIA: PATRIA DI 55 MULTIMILIONARI
In Europa ci sono ben 53.441 e se in assoluto la cifra potrebbe anche non stupire certo fa impressione nei tempi grami che stiano vivendo. Forse però è più curioso sapere che uno dei Paesi più poveri del continente, ovvero l'Albania, oggi conta 55 miliardari. A svelare questi dati é il rapporto annuale di "Wealth-X", organizzazione che s’incarica di valutare la ricchezza su scala mondiale e collabora con banche private, organizzazioni non governative, istituzioni educative e aziende del lusso. Nell'ultimo rapporto su quanto denaro circoli (o rimanga nascosto ndr) nel mondo, la repubblica albanese si colloca al 37° posto in Europa quanto a presenza di ricconi: soltanto 55 persone possiedono assieme un totale di sette miliardi di euro e la cosa rappresenta un sicuro paradosso essendo l'Albania uno dei Paesi con il reddito pro capite più basso. Eppure il paese delle aquile ha più miliardari di Slovacchia, Cipro, Bulgaria, Estonia, Macedonia e Montenegro. I media hanno evidenziato che la maggior parte dei 55 più ricchi in Albania militano in politica, soprattutto a sinistra e addirittura 40 di loro sono socialisti o membri delle ex famiglie comuniste. L'analisi di quest’organizzazione comprende solo le persone che possiedono ricchezze che vanno dai 30 milioni di euro in su, tutti gli altri si arrangino.
Il numero di turisti che hanno visitato il Montenegro nei primi sette mesi dell'anno ha superato la sua popolazione totale. Lo rende noto l'Ente nazionale del turismo (Nto) del piccolo Paese balcanico in una riunione tenutasi a Podgorica. Oltre 680 mila turisti hanno visitato il Montenegro tra gennaio e luglio, compresi, mentre la sua popolazione conta appena 650 mila abitanti secondo le stime attuali (620 mila secondo l'ultimo censimento risalente al 2011). Sempre secondo i dati Nto, il turismo, settore economico prioritario del Paese, ha portato 800 milioni di euro nelle casse pubbliche nei primi 8 mesi dell'anno, +6% rispetto al 2013. Dati importanti, considerando che il Pil del Paese si aggira intorno ai 3,3 miliardi di euro. Buoni risultati anche in termini di pernottamenti: da inizio gennaio alla fine di luglio sono stati 4,5 milioni (+1,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso). Secondo dati preliminari, anche nel mese di agosto sono stati registrati risultati generalmente migliori rispetto al 2013. Il numero di visitatori è stato pari all'anno scorso, ma comunque da valutare positivo considerando il maltempo e le circostanze economiche e politiche globali che hanno caratterizzato la stagione. In particolare, gli operatori turistici temevano effetti negativi della crisi in Ucraina e le conseguenti sanzioni alla Russia sul turismo locale, dove negli ultimi anni i turisti russi e ucraini sono stati tra i più numerosi visitatori stranieri.
GRECIA: SEGNALI DI RIPRESA
MONTENEGRO: TURISMO, DA INIZIO ANNO 800 MLN EURO (+6%)
L'agenzia di rating "Standard & Poor's" mantiene stabile la sua valutazione della situazione economica ellenica con un rating che è fissato a "B" con previsioni di stabilita. Quindi buone notizie, anche se, per la fine dell'anno, il prodotto interno lordo è previsto ancora in calo contrariamente alle previsioni del Governo, cosa che peraltro accadrà per la quasi totalità dei Paesi europei. L'outlook stabile sottolinea comunque il miglioramento dell'economia greca sia in termini di produttività sia di finanza pubblica. Già il 2 agosto, un'altra agenzia finanziaria, Moody’s, aveva alzato di due categorie la valutazione dell'economia ateniese portandola a "Caa1". In entrambi i casi però il giudizio dimostra che il mantenimento del debito del paese rimane molto speculativo e rischioso. Secondo le valutazioni dell'agenzia inglese, quest'anno il prodotto interno è sceso dello 0,2%, mentre si prevede una crescita dell'1,9% per l'anno prossimo. Per il Governo queste cifre non sono positive poiché per il 2014 si era previsto un aumento del PIL dello 0,6% che finalmente avrebbe posto fine alla recessione, ma le cifre della prima parte dell'anno rendono difficile il raggiungimento dell’obiettivo. Il primo trimestre si é chiuso con un meno 1,1% rispetto allo stesso periodo del 2013 e il secondo trimestre ha segnato una pallida ripresa con un più 0,3%. Dunque, nonostante una stagione turistica record abbia rimpinguato in misura sostanziale le casse dello Stato, il segno sarà ancora negativo. In ogni caso si é trattato della prima crescita dopo 24 cali consecutivi e questo mostra che ormai la via della ripresa é stata imboccata.
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BENVENUTO STRACCA AL PORTO DI ANCONA: UN FELICE RITORNO Il volume degli Atti del convegno sul giurista dorico sarà presentato nell’ambito di “Porto aperto”
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Ex antiquitate renascor”: il motto latino, emblematica cristallizzazione dell’accostamento umanistico al passato, è stato assunto a titolo della giornata di studi tenutasi nel febbraio 2013 presso la Loggia dei Mercanti e doverosamente dedicata ad uno dei protagonisti del Cinquecento anconetano, Benvenuto Stracca (1509-1578), in lata concomitanza con il cinquecentenario della nascita. A raccogliere l’esperienza dell’evento congressuale, frutto del pervicace impegno e del mecenatismo dell’imprenditore dorico Giovanni Mauro nel quadro di un’altrimenti generalizzata disattenzione per l’anniversario, esce ora ad un anno di distanza il volume omonimo degli Atti, per i tipi di rara cura grafica della Gabbiano Editore. Arricchito di un ampio apparato iconografico e corredato di una presentazione di G. Piccinini, il libro offre al lettore in testo bilingue italiano/inglese cinque contributi, che spaziano dalla delineazione del personaggio Stracca sullo sfondo dell’Ancona coeva (A. Mordenti) e dell’autorappresentazione della propria famiglia nell’epigrafia funeraria (R. Borgognoni), all’analisi dell’innovativa elaborazione commercialistica del “De mercatura” (G.S. Pene Vidari), e specificamente del diritto marittimo nel “De nautis” (V. Piergiovanni), additando altresì l’eloquente presenza della produzione straccana nel patrimonio librario della Fondazione Mansutti (M. Bonomelli). Padre del diritto commerciale e tra i fondatori di quello assicurativo, Benvenuto Stracca risulta connotato da una prospettiva ‘bifronte’, imperniata sulla città d’origine ma costantemente protesa verso una dimensione universalistica, cui non è certo aliena l’apertura di Ancona verso il mare, canale privilegiato degli scambi e delle migrazioni. Una prospettiva che trova immancabile riflesso nella trattatistica straccana, ove l’astrazione teorica non pregiudica l’emergere della viva quotidianità del porto dorico con le sue navi, i suoi mercanti e le sue peculiari polizze assicurative, ma anche con il suo vino, le sue prostitute e i suoi pescatori notturni. Appare quindi perfettamente logico che, in seno ad un’iniziativa come “Porto aperto” riservata alla funzionalità contemporanea dello scalo marittimo, sia programmata la presentazione del volume degli Atti del convegno su Stracca, occasione nella quale Benvenuto verrà idealmente a riappropriarsi di uno spazio a lui familiare e costante referente della sua riflessione. Nell’auspicio che tali Atti non si limitino a costituire soltanto la fortunata concretizzazione di un puntuale momento celebrativo (come purtroppo accaduto regolarmente per le precedenti commemorazioni), ma possano piuttosto inaugurare una nuova e feconda stagione di studi che restituiscano a Benvenuto Stracca e alla sua opera la posizione che spetta loro nella storia cittadina e nella cultura europea d’età moderna. Rocco Borgognoni
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