LA PRACTICA BREVIS DI GIOVANNI PLATEARIO Giuseppe Lauriello Lo scenario storico culturale Nel 1837 Teodoro Henschel (1790-1856), professore di medicina presso l’Ateneo di Breslavia nella Slesia orientale (oggi Wroclaw in Polonia) e collaboratore del periodico Janus, una delle riviste tedesche più prestigiose di storia della medicina, scopre nella locale Biblioteca universitaria ‘La Maddalena’ un codice del XII secolo contenente 35 trattati di scuola salernitana, di cui molti del tutto ignorati. Alla raccolta, che apre a una conoscenza nuova, più approfondita e affascinante intorno all’antica medicina di Salerno, assegna il nome di Compendium Salernitanum. I primi ad esserne informati, amici e colleghi dell’Henschel, sono il francese Carl Daremberg (1817-1872), bibliotecario della ‘Mazarina’ di Parigi e l’italiano Salvatore De Renzi (1800-1872), all’epoca medico ordinario dell’ospedale Incurabili di Napoli, ma già noto cultore di storia sanitaria. A diffondere la notizia in Europa è proprio il Daremberg, che plaudente esclama: « Nous pouvons pénetrer maintenant dans l’interieur même de l’école de Salerne: nous y voyons les maîtres ensegneir les éleves assistant aux cours, rédigeant et nous trasmettant les leçons ! »1, mentre in Italia il ritrovamento è divulgato dallo stesso De Renzi, che fa trascrivere l’intero documento a sue spese 2. Una ventata di intenso fervore e di interesse attraversa i centri intellettuali europei più accreditati: è il momento della Scuola medica salernitana e della pubblicizzazione dei suoi testi. All’interno del Compendium è contenuto tra l’altro un corposo trattato di clinica medica: il De Aegritudinum curatione, monumento di medicina salernitana. Il testo si snoda in una serie di articoli scritti da più mani, mani di maestri famosi della Scuola, individuati dal De Renzi in Giovanni Plateario, Giovanni Afflacio, Cofone, Bartolomeo, Ferrario, Petronio (Pietro Musandino) e Trotula, tutti medici attivi tra il cadere dell’XI secolo e la prima metà del XII. Il lavoro è organizzato, come evidenzia lo stesso De Renzi, per processi morbosi, di ognuno dei quali si illustra clinica e terapia; a capo di ogni malattia è riportato il brano vergato da Plateario; seguono gli articoli degli altri Autori relativi alla malattia in esame. Non sempre però per ogni entità morbosa è riportato il pensiero dei vari Maestri (Trotula ad esempio è presente solo in pochi articoli), ma l’impianto espositivo è come se l’anonimo compilatore avesse voluto fornire un panorama completo e aggiornato della medicina praticata ai suoi tempi attraverso le parole stesse dei più qualificati luminari dell’epoca. Ad aver maggior risalto, comunque, in tale rapsodia scientifica sono i brani attribuiti a Plateario, che, riuniti assieme, non solo ne evidenziano la significativa autorevolezza clinica, ma risultano essere non altro che frammenti della Practica brevis, i quali, una volta assemblati, la ripropongono quasi integralmente. E’ credibile, come annotano il Daremberg e lo stesso De Renzi, che l’adunatore di tali frammenti possa essere stato un allievo della Scuola, che li abbia raccolti come appunti di lezioni o ricopiati da altri manoscritti a lui precedenti. Lo Steudel3 suppone che l’intero assemblaggio del Compendium, sia avvenuto tra il 1160 e il 1170, in un epoca ormai lontana dalla vita degli estensori dei brani. Dall’introduzione a ‘L’école de Salerne. Traduction en vers français’ di Ch. M. Saint Marc, Baillière, Paris 1880. Daremberg comunicò la notizia del ritrovamento nel 1845, dopo essere stato incaricato dal governo francese ad esaminare i codici e stabilirne l’autenticità. 2 La copia fatta redigere da De Renzi è l’unica testimonianza rimasta del documento, essendo andato distrutto il manoscritto originale nel 1944 in seguito ad un bombardamento. Tale unica vestigia è conservata presso la Biblioteca provinciale di Salerno. 3 J.STEUDEL: Salerno Nordlich der Alpen, Med.Sec. 1972, IX, 1, 10-13 1
1