I Quaderni della Comunicazione 2013 - Out Of Home

Page 37

capitolo4

possesso delle informazioni, geo-referenziate, degli spostamenti dei consumatori integrate ai punti dove i loro consumi avvengono. La mappatura delle attività degli abitanti di mezzo mondo, la stessa metà di prima, è l’obiettivo tecnologico, industriale e soprattutto commerciale delle multinazionali della rete, e anche il modo più rapido di incassare i soldi spesi fino ad ora nella ricerca e nella tecnologia da Google e Apple. Una miniera di informazioni Sorpresa! Nella minuscola Italia, nella ancor più piccola Milano, c’è un posto dove queste informazioni ci sono e non solo quelle del capoluogo della Lombardia ma anche quelle di un altro centinaio di città frequentate non solo dagli italiani ma anche da coloro che al nostro paese riconoscono il primato della creatività, del gusto e della qualità di vita e che per questo vengono a trovarci, spesso e volentieri. Le mappe in questione non sono così belle come le ‘Maps’ di Google o di Apple anzi, sono orribili e anche parecchio complicate. Sono anche difficili da utilizzare, complicate da interpretare, ma, per chi lo sa fare, sono una miniera di informazioni, un giacimento di dati che per esempio ha dato la possibilità, a chi li ha studiati, di interpretare le città come il palinsesto di una Tv o di un giornale o, se vogliamo, come le chiacchiere, le ricerche, gli approfondimenti che stanno refrigerati nei server di Google, di Facebook, di Twitter, di Amazon e di tutti quelli che affittano spazio sulle nuvole. In altre parole, anche nelle città si può inserire la comunicazione e la pubblicità nel punto esatto dove passerà quel signore, quella signora, quei ragazzi o tutti quanti insieme. Quale è la differenza tra gli spazi che stanno nelle città e quelli che stanno sulla rete o piuttosto su di un giornale o in qualche trasmissione televisiva? Che li vedono tutti, tutti quelli che si muovono in quella città.

Nonostante questo molti preferiscono forme di comunicazione diverse da quelle della comunicazione esterna, dell’OOH. Sui manifesti c’è poco spazio, ci sta poco, quasi nulla e non tutti sono così noti oppure così bravi da riuscire a sfruttare il grandissimo potenziale d’ingaggio della pubblicità esterna. É anche difficile approfondire gli argomenti, emozionare con immagini in movimento ed è complicato e costoso raccontare storie. I più bravi riescono comunque a fare tutto questo sfruttando la sinergia con altri mezzi oppure differenziando i messaggi sul territorio oppure nel tempo. Abbiamo ottimi esempi di campagne memorabili che, utilizzando i linguaggi giusti, riescono a veicolare messaggi straordinariamente efficaci che diventano protagonisti delle discussioni sui Social network o delle news di giornali e telegiornali e che probabilmente andranno ad aumentare il numero di citazioni riferite ai brand in questione e saranno vendute e comperate come le altre. Ma se con la comunicazione OOH è difficile approfondire i contenuti, quella sul web soffre del problema opposto: grandi potenzialità espressive, profondità praticamente infinita, interattività, divertimento, innovazione. Se a questo aggiungiamo una soglia economica d ’accesso personalizzabile che parte praticamente da meno di un dollaro, di ragioni per provarci ce ne sono parecchie, a parte il fatto che ingaggiare e contare veramente i risultati della copertura del proprio target è davvero complicato. La fusione di reale e virtuale E allora proviamo a immaginare il futuro, un Media Remix. Per la strada, nelle nostre città, ci sono migliaia di touch point in grado di comunicare a tutti quelli che si muovono. Degli individui in mobilità, grazie ad Audioutdoor, a Sinottica e a MatchOut,

37


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.