Città dei Mille Agosto/Settembre 2016

Page 1

9 771826 142007

ISSN 1826-1426

16004

IL DUCALE

INTERVISTE: Maurizio Martina Silvia Lanzani e Giovanna Riva Giuseppe Morotti Caterina Rizzi

AGOSTO / SETTEMBRE 2016

Anno 19 - N°4 Agosto/Settembre 2016 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, LOM/BG In caso di mancato recapito inviare al CDM di Bergamo, per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Prezzo euro 3,00


A S C O M



tu 6 tu

A

D

V

E

R

T

I

S

I

N

G

&

E

V

E

N

T

S


confezione unica


Photography/Peter Williams – Art Direction/RhodesandProctor

Vuoi proteggere le tue Auto Storiche ovunque vai?

Classic Car Collection la soluzione che conosce la tua passione! L’offerta che mancava ad un costo “tagliato” su misura per la tua collezione: Kasko / Furto / Incendio / Atti Vandalici / Eventi Atmosferici

www.axa-art.it


Edito riale

E

state 2016. Cosa ricorderemo? Purtroppo ci sarebbero tante cose da ricordare, tanti fatti non piacevoli, ma bisogna guardare avanti, senza dimenticare. Anzi, come direbbero le nostre mamme, fare tesoro di ciò che è stato negativo per non commettere più gli stessi errori, anche se non sono dipesi dalla nostra volontà… Quindi quando si parlerà del lago d’Iseo... ricorderemo Christo, che per quindici giorni ha richiamato un milione di persone provenienti da ogni parte del mondo per camminare… sull’acqua. “Grazie ad accordi mirati alcuni istituti bancari hanno destinato 14 miliardi di euro per la crescita delle piccole e medie aziende agricole per i prossimi tre anni”, ci conferma il Ministro Maurizio Martina. E, perché no, ben venga anche una sana barzelletta raccontata in quello splendido dialetto che è il nostro bergamasco, parlato “correttamente” dal Moròt, star di Wattsapp e FB. Continua il viaggio nella nostra Università con Caterina Rizzi, direttore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’Informazione e della Produzione: “Grande successo il nuovo corso sulle tecnologie per la salute: unico in Italia”. E auguri a Clemente Preda, Presidente del Rotary Club Bergamo Sud per l’anno 2016/2017, e a Riccardo La Falce, Andrea Castrucci e Nicholas Brembilla che ci aspettano al Ristorante Ducale. Lasciando alla fantasia l’argomento da approfondire nel prossimo numero Vi auguro… Serene vacanze! Buona lettura! e.lanfranco@inwind.it

AGO-SET 2016

5

di Emanuela Lanfranco Direttore Responsabile




Approfondimento

L

La passione nata con un MI PIACE

a Treccani alla voce corteggiamento lascia la parola all’etologia che recita: l’insieme dei comportamenti che in molte specie animali precedono l’accoppiamento, e che comprendono complesse sequenze in cui il maschio e la femmina si scambiano stimoli visivi, uditivi, chimici o tattili che hanno come scopo il riconoscimento specifico, il superamento della barriera aggressiva del partner e la sincronizzazione nella fase dell’accoppiamento. Alcune parole attirano particolarmente la mia attenzione: “complesse sequenze”; “stimoli visivi, uditivi, chimici e tattili”;

“riconoscimento”. Dunque funziona così anche per noi, intendo dire per noi umani. O forse sarebbe meglio dire che ha funzionato a lungo così. Prima delle nuove tecnologie. Oggi siamo all’interno di una mutazione (trattasi di quel fenomeno che studiò Darwin, quel signore che disse che il collo delle giraffe si era allungato a causa della presenza delle foglie sulle cime degli alberi) che, a partire dall’ambiente, influirà sulla specie. E per verificare se quest’ipotesi teorica, sia attendibile, mi sono servita di una piccola

8

di Emanuela Lanfranco

AGO-SET 2016


ricerca sul campo. Ho interrogato delle donne, donne e uomini che ultimamente hanno trovato il fidanzato o la fidanzata, grazie alla tecnologia. Insomma “gli stimoli visivi, uditivi ecc…ecc…” sono arrivati inizialmente attraverso il freddo dello schermo di un i-phone. Ci sono dei siti, dei siti pensati da Santa Madre Informatica, che avviano alle nuove conoscenze. Lascio la parola al racconto della persona interessata, chiamiamola Alice nel paese delle App. Alice una sera non sa cosa fare, ma proprio non sa come fare passare il tempo e per di più è avvilita dal silenzio di quel maledetto telefonino: niente messaggi, niente lucine e soprattutto nessun segno di vita dal cavaliere di turno. E allora cosa fa? Con il ditino curioso si avvicina all’icona

AGO-SET 2016

seducente di un App app-osita. Ha qualche esitazione alla richiesta delle generalità ma poi la supera, coraggiosamente, e cosa vede di là dallo specchio? Visi, facce, espressioni, nasi, bocche di sconosciuti. E prosegue a leggere le poche parole di accompagnamento che meglio identificano le persone: il lavoro, i gusti, le caratteristiche. Il quadro è sconfortante nella sua monotonia: tutti professionisti, tutti ricchi. Ma Alice prosegue per... per pura curiosità in quello che sempre più ritiene sia un gioco. Del resto la serata era vuota e noiosa: cosa c’è da perdere? E, come capita al giocatore d’azzardo, ben presto capisce che il divertimento sta proprio nel rischio. Decide così di mettersi anche lei in vetrina e...succeda quel che deve succedere!

9

E così arrivano i primi contatti. A questo punto però torna in mente l’iniziale definizione laddove recita che il corteggiamento serve a smontare le “difese” aggressive del partner: qui che cosa è stato capace di sedurre la nostra Alice? Glielo chiedo e lei risponde che è stato prima lo sguardo (visto però da lontano, in fotografia) e poi la voce. La voce udita, alla fine, dalle orecchie e parlata dalle corde vocali dell’interessato. Tiro un sospiro di sollievo! Ci siamo!!! E’ “tornato” il corpo. Volete sapere come è andata a finire? Bene, anzi benissimo, come in tutte le fiabe. Ma questa è un’altra storia. Wo o d y A l l e n d i r e b b e “ b a s t a c h e funzioni”; anche noi.


Sommario Editoriale Approfondimento

14

cover story

19

in Vetrina

Anche il cibo da strada ha i suoi chef Tennis 2016, cinquecento volte grazie L'Associazione Commercianti fa solidarietà Un «gemello» volontario per ogni anziano Rotary Bergamo Sud, passaggio delle consegne «Italy loves food», eccellenze all'aeroporto Wizz Air, aereo presentato a Bergamo Lario Bergauto, centenario BMW nel nome dell'innovazione tecnologica VI trofeo Cosberg-Despe-Plastik

20 22 25 26 28 30 31 32

vip & news

Maurizio Martina. Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali The Floating Piers... Christo ha fatto il miracolo? Il re delle barzellette in bergamasco «Fondamentale la collaborazione con le aziende»

36

Università di Bergamo, boom di iscritti

54

cultura

Luberg Cucina Spiritualità Motori Arte Cinema il Pensatore il Veterinario

55 56 57 59 60 61 62 63

rubriche

Lo spirito di Montmartre alla «Michelangelo» Abbraccio delle Mura, Bergamo nel Giunness Caleidoscopio di stili, poetiche, linguaggi Benvenuto con mosaico all'aeroporto Capolavoro di Boldini in Carrara Le mille sfumature della Val Brembana

64 68 70 74 76 80

cultura

Il Ducale, amore a prima vista Città dei Mille - anno 19 n. 4 Aut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001 Editore: AD Communication S.r.l. direzione@adcommunication.it www.adcommunication.it Direzione e Redazione: Viale Giulio Cesare, 29 Bergamo Tel. 035 35 91 011 www.cittadeimille.com Direttore responsabile: Emanuela Lanfranco Redazione: Fabio Cuminetti Abbonamenti: 035 35 91 011 1 anno - 27 euro Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg) Pubblicità: Tel. 035 35 91 158

5 8

10

34 interviste

40 46 48

AGO-SET 2016


GEORGIA

FRANCIA

LITUANIA

LETTONIA

ITALIA

IRLANDA

GRECIA

GERMANIA

Bratislava (Vienna), Brema, Brindisi, Bristol, Bruxelles (Charleroi), Bucarest (Otopeni), Budapest, Cagliari, Cairo, Casablanca, Catania, Cefalonia, Chisinau, Cluj, Colonia (Bonn), Copenaghen, Corfù, Cork, Costanza, Cracovia,

OLANDA

NORVEGIA

MONETNEGRO

MOLDAVIA

MAROCCO

MACEDONIA

Craiova, Creta (Chania), Creta (Heraklion), Crotone, Danzica, Debrecen, Dublino, Düsseldorf (Weeze), East Midlands, Eindhoven, Fez, Francoforte (Hahn), Fuerteventura, Göteborg, Gran Canaria, Iasi, Ibiza, Istanbul,

ROMANIA

REP. MALTA

REP. CECA

REGNO UNITO

PORTOGALLO

POLONIA

Karpathos, Katowice, Knock, Kos, Kutaisi, Lamezia Terme, Lampedusa, Lanzarote, Lisbona, Londra (Stansted), Lourdes, Madrid, Malaga, Malta, Manchester, Marrakech, Minorca, Monaco di Baviera, Mosca (Vnukovo),

UNGHERIA

TURCHIA

SVEZIA

SPAGNA

SLOVACCHIA

RUSSIA

Mykonos, Napoli, Olbia, Oslo (Rygge), Palermo, Palma di Maiorca, Pantelleria, Parigi (Beauvais), Pescara, Podgorica, Porto, Praga, Riga, Rodi, Salonicco, Santander, Santiago de Compostela, Santorini, Saragozza,

Sharm el-Sheikh, Sibiu, Siviglia, Skiathos, Skopje, Sofia, Stoccolma (Skavsta), Suceava, Tallinn, Tenerife (Sud), Timisoara, Tirana, Trapani, Valencia, Varsavia (Chopin), Varsavia (Modlin), Vilnius, Wroclaw (Breslavia), Zante.

DA BERGAMO PUOI.

SCEGLI TRA OLTRE 100 DESTINAZIONI E VOLA DOVE VUOI. L’AEROPORTO DI MILANO BERGAMO CON 33 PAESI COLLEGATI, TI OFFRE LA POSSIBILITÀ DI SCEGLIERE TRA OLTRE 100 DESTINAZIONI LEISURE E BUSINESS. UN AEROPORTO RINNOVATO CON I MIGLIORI SERVIZI: PARCHEGGI, FAST TRACK, VIP LOUNGE, NEGOZI DI RINOMATI BRANDS E RISTORANTI, TI ASPETTANO PER RENDERE IL TUO VIAGGIO UN’ESPERIENZA UNICA. BGY, L’AEROPORTO IDEALE SU MISURA PER TE.

Dati aggiornati al 15 giugno 2016

BULGARIA

BELGIO

ALBANIA ESTONIA

EGITTO

DANIMARCA

CABO VERDE

Alghero, Alicante, Atene, Bacau, Barcellona (El Prat), Bari, Belfast, Berlino (Schönefeld), Billund,




Co ver

Il Ducale, amore a prima vista

Posto sul lato di Colle Aperto che volge a San Vigilio, il ristorante deve il successo a un team di giovani che uniscono fantasia, talento e passione. I piatti, la location e la filosofia sono da colpo di fulmine

A

more a prima vista. Basta dare un’occhiata alla pagina Facebook del Ristorante Il Ducale per innamorarsi dei piatti, della location e della filosofia che sta dietro ad un locale di successo. Successo non banale, perché costruito in due anni di esperienza sul campo e di passione di un team di giovani che uniscono fantasia, talento e tanta voglia di far bene. Gli ultimi post sul social network rendono l’idea: l’impiattamento perfetto dei tagliolini di pasta fatta in casa con astice («profumo di mare in Città Alta.»); l’aperitivo con tagliere di salumi in una delle cornici più belle di Bergamo (e probabil-

mente d’Italia); l’insalata (ma il termine, a questi livelli, è riduttivo) in crosta; la tavolozza di seppie scottate con pancetta croccante, melanzane e salsa agli agrumi; il filetto di rombo con panella di olive taggiasche su salsa mediterranea e finocchietto selvatico; i tagliolini con vongole veraci e tartare di gambero rosso di Sicilia. Anche la dinamicità di proposte e la partecipazione entusiasta alle manifestazioni della città e alle iniziative dei commercianti di Città Alta rendono la misura dell’energia che si respira al Ducale: dall’Abbraccio delle Mura alla Donizetti Night, dall’Historic Gran Prix a De Casoncello. Il locale ha fatto anche

14

a cura della redazione

AGO-SET 2016


il suo ingresso in www.trentacinqueeuro. it, gruppo che unisce ristoranti di livello dove si possono ordinare menù completi, in determinati periodi e giorni della settimana, a 35 euro vini compresi, dove è gradita la prenotazione. Presenti inoltre nel portale di VISIT BERGAMO, ed infine inseriti nel circuito ERG (Regione Europea della Gastronomia 2017). La filosofia del ristorante, riportata in apertura di menù, non lascia adito a dubbi: è una leitmotiv d’eccellenza. «Una costante ricerca della ricetta perfetta – si legge - che possa trasmettere ai nostri ospiti

AGO-SET 2016

ciò che sta dietro anche ad un semplice piatto. Innanzitutto la passione per il buon cibo, seguita dalla continua ricerca di elevata qualità e freschezza dei prodotti che uniti ad una manciata di fantasia ed un pizzico di coraggio possano essere valorizzati dal lavoro di squadra che giornalmente coinvolge tutti noi. C’è grande attenzione alla ricerca del prodotto fresco, badando alla stagionalità e al km zero.» Al Ducale la creatività e l’originalità in cucina è frutto della collaborazione tra tre giovani – età compresa tra i 23 e i 25 anni – che non hanno paura di

15

sperimentare. Riccardo La Falce, innanzitutto, già direttore, è il leader di una brigata affiatata con Andrea Castrucci e Nicholas Brembilla. «Ci teniamo costantemente aggiornati – commenta La Falce – seguendo i corsi del settore che riteniamo più interessanti. Sulle cotture, per esempio: abbiamo cominciato ad approcciare quelle a bassa temperatura e sotto vuoto. Siamo noi stessi a dar vita ai piatti prendendo spunto dalla stagionalità dei prodotti e dalla freschezza giornaliera offerta dal mercato, lavorandoli senza snaturare l’essenza del prodotto ma bensì


16

AGO-SET 2016


valorizzandolo. Il pane dai diversi accostamenti e profumi, i grissini, le paste fresche e ripiene preparati in casa. Il menù quindi non è statico, ma viene rinnovato ogni due o tre mesi.» Il piatto che fa da cavallo di battaglia non ha senso di esistere: la soddisfazione del cliente a 360 gradi, se vogliamo usare uno slogan, è il piatto forte del Ducale. C’è anche la possibilità di avere del fuori carta, per i clienti con richieste particolari. Ci sono due menù degustazione: di terra e di mare, entrambi bevande escluse. Il menù del pranzo di lavoro - offerto a 15 euro - è costruito con stile e qualità: viene rinnovato settimanalmente, per soddisfare colleghi e clienti. Tra le 150 etichette di vini in carta si possono trovare poi cantine note ma anche cantine più ricercate. La caratteristica comune sarà comunque e sempre solo una, la qualità.

AGO-SET 2016

Ma c’è di più. Il Ducale si presta perfettamente a cerimonie private e meeting aziendali. L’allestimento della location è il biglietto da visita dell’evento. Accolti in una scenografia unica e caratteristica, grazie alla versatilità delle sale e all’allestimento creato e pensato per loro, gli ospiti vengono catturati da un’atmosfera che rende l’evento un momento memorabile e di successo accompagnati da un sottofondo musicale. Nel curriculum recente del locale ci sono le cena a buffet per i piloti del Bergamo Historic Gran Prix e per la Kavasaki Italia. Il ristorante si sviluppa al primo piano. Dalla sala più grande, con tavoli rotondi (ma non solo) e ben distanziati, si ha accesso a due salette: una più intima e riservata, con piccola terrazza, e un’altra più spaziosa. Al piano terra, l'ingresso e un wine bar dedicato a dei momenti piacevoli

17

per poter gustare vini di eccellenza accompagnati dalla qualità della nostra cucina, e all'esterno, verso porta Sant'Alessandro, un raffinato dehors, rinnovato nella parte floreale e nell’illuminazione, con la vista di un paesaggio spettacolare, accoglie e coccola il cliente. Senza dimenticare che il Ducale è il posto ideale per una cena romantica: la location e l’ospitalità degna della grande ristorazione italiana vi si prestano a meraviglia. Per info e prenotazioni info@ristoranteilducale.it

IL DUCALE Bergamo - via Beltrami, 12/b 035.4284233 www.ristoranteilducale.it chiuso martedì e mercoledì a pranzo



VETRINA

Bonate Sopra - vicolo Sant’Antonio, 11 - 035.992790 338.8390269 - info@edilfrigeni.com


VIP

Anche il cibo da strada ha i suoi chef

Il Ristorante Da Vittorio dà il benvenuto all’estate con «Gli artisti dello street food 2016»: 35 isole gastronomiche dislocate nel patio a bordo piscina hanno fatto da teatro a imperdibili show cooking

I

mpazza un po’ ovunque la moda del cibo da strada. Che può essere declinata anche ai livelli più alti della catena ristorativa. Il 21 giugno è tornato infatti, al Ristorante Da Vittorio di Brusaporto, l’appuntamento gourmet più originale dell’anno, con “Gli Artisti dello Street Food”. Per celebrare l’arrivo dell’estate 2016, la Famiglia Cerea ha riunito, per il terzo anno consecutivo nella splendida cornice della Cantalupa, 31 tra i migliori «Cuochi di Strada» di tutta Italia, per una serata all’insegna del divertimento, della musica ma, soprattutto, del buon cibo. Trentacinque isole gastronomiche dislo-

cate nel patio a bordo piscina hanno fatto da teatro a imperdibili show cooking, creando un mix assolutamente originale tra l’informalità tipica dello street food e l’eleganza dei piatti più esclusivi: per l’occasione entrambi i mondi sono stati reinterpretati, per stupire e conquistare con accostamenti arditi e intriganti il palato degli ospiti. Gli ospiti hanno potuto inoltre scegliere il miglior «Artista di Strada 2016», decretando vincitore il team di Zibo Cuochi Itineranti, premiato per la sua Carbonara in Raviolo. «Gli Artisti dello Street Food» si conferma un evento di grande successo, che nel

20

2015 ha intrattenuto più di 400 ospiti con spettacoli, acrobati, musica dal vivo e performance. Una formula vincente che è stata replicata anche per l’edizione di quest’anno.

AGO-SET 2016


AGO-SET 2016

21


VIP

Tennis 2016, cinquecento volte grazie

Tanti sono stati i partecipanti alla serata di gala, al Polo Fieristico di via Lunga, per la fine del prestigioso torneo organizzato dall’Accademia dello Sport per la Solidarietà

C

itando Eros Ramazzotti, “Più bella cosa non c'è”. Titolo ad hoc anche per la chiusura del Tennis 2016, fiore all'occhiello dell'Accademia dello Sport per la Solidarietà. Un'edizione da record su più fronti capace di stampare un primato proprio per il gran finale: quasi 500 gli amici che non hanno voluto mancare al Polo Fieristico di via Lunga a Bergamo per la serata di gala. Premiazioni, sorrisi, tante stelle e soprattutto tantissima solidarietà per un venerdì che, di diritto, è già nella storia quarantennale di un percorso che ha avuto ed ha in Giovanni Licini il perno essenziale: «Un grazie di cuore a tutti i collaboratori, volontari e amici sponsor ovvero la benzina della nostra macchina che non ha tempi morti e neppure limiti di velocità. Dal 1976 con Giacinto Facchetti, Fausto Radici, Miro Radici e Angelo Domenghini tra gli altri, anno dopo anno e il torneo è cresciuto per merito di chi, in nome della beneficenza, percorre centinaia di chilometri pur di esserci e di impegnarsi per il prossimo. Non più “vip” come allora, ma amici dell'Accademia, e la sostanza non è cambiata perché gli ideali sono quelli di 40 anni fa. E mi stupisco dei numeri che possiamo snocciolare anche

stavolta: 400 giocatori in campo, 520 partite, 6000 visite al sito ufficiale, 70000 persone come copertura Facebook nonché i video postati sui social visualizzati da oltre 16000 persone. Detto ciò, il milione di euro era ieri. L'aiuto ai bisognosi non ha mete o traguardi, dunque andiamo avanti». E, a proposito di solidarietà, i proventi andranno ad Aipd (Associazione Italiana Persone Down), Amici del MoyaMoya Onlus, Associazione Oncologica Bergamasca Onlus e Csi di Bergamo. Sul palco peraltro, è toccato al golf – altra perla dell'associazione, l'ideale taglio del nastro con il leggendario Costantino Rocca, a premiare i vincitori della kermesse “54 buche per la solidarietà”. E, a proposito di vincitori, applausi ai trionfatori delle varie competizioni: Antonio Viscardi e Beppe Savoldi nel 25mo Trofeo Achille e Cesare Bortolotti, Oscar Magoni nel 10mo Trofeo Giacinto Facchetti, Andrea Schillaci e Bibiana Perez nella 7ma Coppa Elio Lodovici, Giacomo Zenucchi nel 3° Torneo Franco Morotti, il team Ashe nella 2^ Coppa Fondazione Credito Bergamasco (Ciro Bresciani, Claudia Menini, Graziano Innocenti, Ezio Birolini, Giuseppe Biava, Fabio Bosatelli,

22

Gabriele Messina, Alessandro Monguzzi e Alessandro Vanoi), senza dimenticare il torneo di quarta categoria conquistato da Marco Colleoni e Paola Borghi. La valenza dell'appuntamento oltretutto è stata ulteriormente certificata dalla presenza al gran completo anche delle istituzioni: la Regione Lombardia rappresentata dagli assessori Fabrizio Garavaglia, Alessandro Sorte e Claudia Terzi e dai consiglieri Mario Barboni e Lara Magoni, poi ancora il sen. Nunziante Consiglio, l'on. Elena Carnevali e l'assessore all'ambiente del Comune di Bergamo Graziella Leyla Ciagà. Al sigillo con la “S” maiuscola ci hanno però pensato i Golden Vip: il dott. Angelo Piazzoli (Premio Arte e Cultura), l'ormai ex sciatore Massimiliano Blardone (Premio "Gianni Radici" alla carriera) e il dott. Maurizio Tespili (Premio "Fondazione Credito Bergamasco" per la ricerca scientifica). E ora pensiero al 2017? No, a continuare questa bellissima favola giorno dopo giorno. Perché la solidarietà targata Accademia dello Sport non conosce alcuna sosta.

AGO-SET 2016



24

AGO-SET 2016


VIP

L’Associazione Commercianti fa solidaretà

Dai Giovani Imprenditori di Ascom 5mila euro all’associazione «Un naso rosso per…». Soldi raccolti durante la serata organizzata dal gruppo under 40 al Chiostro delle Grazie

O

ltre 5 mila euro all’associazione “Un naso rosso per…” da parte del Gruppo Giovani Imprenditori di Ascom Confcommercio Bergamo. La tradizionale serata organizzata dal Gruppo under 40, lo scorso 17 giugno al Chiostro alle Grazie, in città, ha sostenuto l’associazione bergamasca che si occupa di progetti per i bambini ricoverati in ospedale e, in particolare, di supportare le situazioni in cui vi siano disagi economici. La manifestazione, dal titolo «Per un sorriso in più», ha riunito gli imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi ed aziende sponsor nel segno della solidarietà e di un programma che ha saputo coniugare alla buona cucina e al

AGO-SET 2016

piacere dell’incontro la musica, il cabaret di Roberto Valentino - conosciuto per le imitazioni di Carlo Verdone, Renato Pozzetto, Giampiero Galeazzi e Romano Prodi -, la bellezza e la moda, con una sfilata di capi per l'estate e da sera. La festa si è conclusa con l'estrazione della lotteria che ha messo in palio come primo premio un viaggio. I numeri dei biglietti vincenti sono pubblicati sul sito dell'Ascom www. ascombg.it. Al momento sono oltre 3.800 i clown che ogni settimana prestano il loro servizio in oltre 170 ospedali e strutture socio-sanitarie in Italia. Lo scorso anno le ore di volontariato prestate sono state circa 120mila. Quando si presentano in

25

tenuta da clown hanno tutti un nome divertente, che scelgono durante il corso base. La scelta avviene in modo autonomo e in linea di massima ognuno ha un nome originale, anche se negli anni qualche doppione è scappato.


VIP

Un «gemello» volontario per ogni anziano

Progetto innovativo di assistenza domiciliare per gli over 75 lanciato da Soroptimist International. Obiettivo: assegnare una persona amica di sostegno. Ora sei mesi di sperimentazione su dieci persone

L

o scorso 15 giugno la Sala Mosaico della Borsa Merci della Camera di Commercio di Bergamo h a o s p i t a t o i l C o n ve g n o « Do s s i e r anziani: dopo l’età adulta una nuova vita». Relatori: la presidente del Club di Bergamo Giovanna Terzi Bosatelli, Giovanni Del Zanna per la domotica residenziale, l’assessore alla coesione sociale del Comune di Bergamo Carolina Marchesi, il direttore generale dell'Ats di Bergamo Mara Azzi, Marco Castelli per l'urbanistica, Giorgio Grasso della Questura di Bergamo per la lotta alle truffe, Stefano Porta per la presentazione della pubblicazione «Invecchiare in salute

in casa». Presenti in sala la vice presidente nazionale Laura Marelli, la presidente nazionale eletta Patrizia Salmoiraghi, soci e rappresentanti i Club di Monza, Iseo, Treviglio P.B. e naturalmente le socie del club di Bergamo, promotrici del progetto. «Affinché l’anziano possa rimanere in casa – ha detto Giovanna Terzi Bosatelli - si rende necessario considerare un nuovo modello organizzativo dei servizi socio-sanitari-assistenziali, variamente componibili a seconda delle esigenze del singolo». Il progetto propone in sostanza di creare, facendo perno sul medico di famiglia che traccia una scheda dettagliata dei bisogni del paziente, volontari

26

specializzati provenienti da associazioni di soccorritori certificati. Opportunamente formati, possono essere affiancati a un anziano e tenerlo sotto controllo giornaliero con telefonate e visite settimanali per monitorare lo stato di salute, la regolarità di assunzione dei farmaci, gli stili di vita.

AGO-SET 2016


AGO-SET 2016

27


VIP

Rotary Bergamo Sud, passaggio delle consegne

La cerimonia ufficiale si è tenuta giovedì 23 giugno al Ristorante Casual in Città Alta. Il testimone della presidenza è passato da Marco Ghisalberti a Clemente Preda, al timone per l'anno 2016/2017

I

l Rotary ha il nome e il simbolo che si rifanno alla «ruota». Sono segni tangibili del susseguirsi degli impegni che ogni socio deve assumere per attuare un principio fondamentale: aiutare l’umanità. Il presidente in carica raffigura la sintesi dell’azione di un club e, per questo, nonché per fare in modo che ogni socio si senta parte viva ed attiva, ogni anno deve «ruotare» passando le consegne al suo successore. Per il Rotary Bergamo Sud la cerimonia ufficiale del cambio al timone si è svolta giovedì 23 giugno: a Marco Ghisalberti è succeduto, per l'anno 2016/2017, Clementa Preda. È stata una serata calda in tutti i sensi; sia dal punto di vista

meteorologico, sia per la tensione che i presidenti, in modo diverso per i diversi caratteri, esprimevano. Marco ha aperto la serata ringraziando per la splendida esperienza personale che i soci del club gli hanno regalato, per i service fatti, per l'organizzazione del ventennale. La parola è passata a Clemente: ha chiesto la collaborazione di tutti e ha ricordato i prossimi impegni. Il Consiglio Direttivo 2016/2017 è composto da: presidente Clemente Preda, vice presidente Giuseppe Stefanelli, past president Marco Ghisalberti, presidente eletto Marco Rossini, segretario Anna Venier, tesoriere Corrado Perego, prefetto Carlo Ghisalberti. Consiglieri: Maria

28

Grazia Arditi, Paola Brembilla, Federico Caffi, Fulvia Castelli, Andrea Cattaneo, Alberto Ciambella, Emanuele Cortesi, Edoardo Gerbelli, Carlo Pedrali, Antonio Percassi, Alberto Ravasio, Matteo Rota. Gruppo di redazione: Maria Grazia Arditi, Bruno Bernini, Paola Brambilla, Tinin Brizio, Fulvia Castelli, Matteo Ferretti, Edoardo Gerbelli, Emanuela Lanfranco, Alberto Ravasio, Nicoletta Silvestri, Giuseppe Stefanelli, Andrea Vecchi, Anna Venier. Nel corso della serata, ad Edoardo Gerbelli, che assumerà dal 1 luglio 2016 la carica di segretario distrettuale, è stata conferita la Paul Harris, la massima onorificenza rotariana.

AGO-SET 2016


AGO-SET 2016

29


VIP

«Italy loves food», eccellenze all’aeroporto

Lo scalo di Bergamo fa da vetrina privilegiata alla produzione enogastronomica regionale. Presenti brand di primissimo livello: fulcro della nuova area il winegate11 Franciacorta

L

’aeroporto di Bergamo ha tenuto a battesimo la nuova area dedicata alle eccellenze enogastronomiche della Lombardia e nazionali, denominata emblematicamente “Italy loves food”, che sorge nella piazzetta Ilario Testa, all’interno del terminal partenze. Un format innovativo nell’ambito del travel retail e in particolare nelle modalità di vendita del prodotto d’asporto, somministrazione e promozione della cultura enogastronomica, che il gestore aeroportuale Sacbo ebbe modo di illustrare nel settembre 2015 nel corso di Expo.

La presentazione ufficiale è avvenuta sabato 11 giugno alla presenza di Miro Radici, presidente di Sacbo, di Claudia Maria Terzi, assessore all’ambiente e sviluppo sostenibile della Regione Lombardia, e dei consorzi e marchi rappresentati nel contesto di “Italy loves food”. La nuova area, caratterizzata dalla presenza di brand di primissimo livello, è stata rivisitata ponendo al centro il winegate 11 Franciacorta, vera e propria oasi di somministrazione all’insegna dell’alta qualità e ricercatezza. “Italy loves food”

30

si fregia della partnership dello stesso Consorzio Franciacorta, di Parmigiano Reggiano, ed è presidio di Slow Food e di «East Lombardy nell’ambito del progetto “Lombardia Orientale 2017 – Regione Europea della Gastronomia”. In tal senso l’aeroporto diventa una vetrina privilegiata di specialità esclusive e dell’alta qualità in cucina rappresentata da chef e ristoratori di prestigio.

AGO-SET 2016


VIP

Wizz Air, aereo presentato a Bergamo

Si tratta dell’Airbus A321ceo, l’aeromobile passeggeri a corridoio unico più efficiente: trasporta 230 passeggeri producendo il livello più basso di emissioni e impatto sonoro della sua categoria

L

’A321ceo è l’aeromobile passeggeri a corridoio unico più efficiente, che trasporta 230 passeggeri producendo il livello più basso di emissioni e impatto sonoro della sua categoria. Lo produce Airbus e venerdì 1° luglio Wizz Air l’ha presentato ufficialmente all’Aeroporto di Bergamo, perché è entrato a fare parte recentemente della propria flotta. Vola a una velocità di crociera di 840 km/h ed è caratterizzato dalla presenza alle estremità alari delle winglet, dispositivo introdotto per aumentare l’efficienza aerodinamica diminuendo la resistenza indotta dai vortici. Ciò consente di migliorare le prestazioni nelle

AGO-SET 2016

fasi di decollo e salita, garantendo minori consumi durante la spinta e diminuzione del rumore al suolo. In aggiunta alla livrea rinnovata, gli aeromobili A321ceo della flotta Wizz Air presentano nuovi colori di interni, una cabina dall’atmosfera più luminosa, sedili in morbida pelle e più opzioni di seduta in cabina. Il maggior beneficio è rappresentato però dalle tariffe più basse che la compagnia può offrire come conseguenza della sua maggiore efficienza. «Siamo molto soddisfatti che il primo A321ceo di Wizz Air abbia toccato la pista dell’Aeroporto di Bergamo – dichiara Giacomo Cattaneo, aviation director di Sacbo – La maggiore capienza di questo

31

aeromobile, combinata alla maggiore efficienza generali in termini di prestazioni operative, consentono la riduzione dei consumi e la possibilità di applicare tariffe più basse, oltre a garantire la riduzione dell’impatto ambientale».


VIP

Lario Bergauto, centenario Bmw nel nome dell'innovazione tecnologica

L’evento è stato apprezzato dagli ospiti che hanno assaggiato il futuro della mobilità

M

ercoledì 6 luglio nello show room della concessionaria BMW Lario Bergauto sono stati festeggiati i 100 anni di fondazione della Casa di Monaco all’insegna del futuro. The Next 100 Years, infatti, il nome dell’evento. Partner della serata tecnologica Marco Vigasio con whiteStore premium seller Apple di Via XX Settembre e MMN.it, leader nell’assistenza B2B per soluzioni IT. Durante la serata, condotta dalla brillante giornalista Donatella Tiraboschi, è stata mostrata l’alta tecnologia e l’interattività delle nuove vetture BMW, nonché uno sguardo al futuro circa la connettività grazie alle informazioni ricevute da PierDamiano Airoldi e Antonio Poloni durante l’ultimo

APPLE WWDC a San Francisco lo scorso giugno. Il dr. Saul Mariani, titolare della concessionaria Lario Bergauto, ha salutato gli ospiti ricordando ciò che le nuove tecnologie hanno fatto e quanto è breve il passo per arrivare all’automobile a guida autonoma. All’insegna del futuro la scenografia BMW: un Comunication Wall dedicato a cosa portare nei prossimi 100 anni, uno strumento fotografico che ritraeva gli ospiti sull’avveniristica BMW Vision, un visore che attraverso la realtà virtuale ti portava all’interno della BMW Vision e in esposizione la BMW i8 Futurism Edition “vestita” da Garage Italia Customs di Lapo Elkhann.

32

Serata piacevole con l’intrattenimento musicale di dj Francesco Zazza by Capogiro e le leccornie di Vicook tra le quali un estivo risotto al Martini Dry e lime. Tocco di classe la degustazione di prosciutto Pata Negra Juan Pedro Domecq importato da La Fenice e presentato dalla responsabile vendite Sonia Crespi. L’evento è stato particolarmente apprezzato dai tanti ospiti che hanno “assaggiato” il futuro della mobilità, ormai molto prossimo.

AGO-SET 2016


AGO-SET 2016

33


VIP

A

VI trofeo Cosberg-Despe-Plastik

l Golf Club Bergamo l’Albenza si è svolto domenica 10 luglio l'appuntamento fisso per l’estate golfistica bergamasca, il torneo organizzato da Gianluigi Viscardi, Giuseppe Panseri e Gianangelo Cattaneo titolari delle aziende sponsor. Non possiamo far altro che ripetere che questo Golf Club è uno dei più prestigiosi campi italiani e non è facile, quindi la competizione è sempre molto alta, soprattutto per il numero di iscritti al Torneo che di anno in anno aumenta notevolmente. Dopo la premiazione, la giornata si è conclusa con la cena di gala che ha visto... tutti vincitori, per la serenità con cui si è svolta la gara.

1° CATEGORIA: 1° Netto: con colpi 68 Vitali Gerardo 1° Lordo: con colpi 74 Furbetta Marco 2° Netto: con colpi 70 Ger vasoni Maurizio 3° Netto: con colpi 71 Bonaschi Paola 2° CATEGORIA: 1° Netto: con colpi 67 Stoppani Paolo 2° Netto: con colpi 70 Palmeri Laura 3° Netto: con colpi 71 Lorenzi Alessandro 3° CATEGORIA: 1° Netto: con punti 40 Giuliani Laura 2° Netto: con punti 39 Colombo Biagio 3° Netto: con punti 36 Maironi Da Ponte Roberto 1° Lady: con punti 37 Moretti Raffaella

34

1° Senior: con punti 37 Carsenzuola Adriano 1° Supersenior : con punti 36 Ricciardi Vincenzo Driving Contest M: con metri 243 Giazzi Luca Driving Contest F: con metri 218 Merletti Carolina Nearest to the Pin M: con metri 1,60 Sidoti Simone Nearest to the Pin F: con metri - - - non assegnato Hole in One: - - - non assegnato 1° Putting Green: con colpi 13 Spreafico Armando 2° Putting Green: con colpi 14 Ghilardi Daniele

AGO-SET 2016


AGO-SET 2016

35


Inter vista

Maurizio Martina, carriera fulminante Ora è ministro delle politiche agricole

Bergamasco doc: diplomato all'Istituto Tecnico Agrario di Bergamo, si laurea in Scienze Politiche. Grande tifoso dell'Atalanta, da consigliere comunale a Mornico al Serio... alla guida di un ministero

U

na carriera fulminante, la sua. Da Calcinate a Roma in pochi anni. Se l’aspettava di diventare ministro? No, non ci ho mai pensato, ma il percorso fatto in questi anni mi ha portato a vivere questa esperienza con l'onere e soprattutto l'onore di lavorare per il mio Paese. Come si trova nella capitale? Meglio la meno caotica provincia bergamasca? Mi trovo bene. C’è da dire che, dopo aver trascorso come capita di solito dodici o tredici ore in ufficio a lavorare, quando esco basta poco per respirare e apprezzare la bellezza della città. Leggo nella sua biografia che ha avuto

una passione giovanile per il teatro. Anche la politica è fatta di palcoscenici e interpretazione. Le è servita questa formazione attoriale? Mi ha formato perché, sul palco di un teatro come in politica, ti ritrovi davanti ad una pluralità di persone. Ma niente scene. Mi piace avere i piedi ben piantati nella realtà. La tornata elettorale delle amministrative non è stata soddisfacente per il Pd. Ora ci sarà il referendum costituzionale. Siete sotto esame. Siamo sempre sotto esame. In Lombardia le elezioni amministrative sono andate bene, da Milano a Varese, ci sono state vittorie importanti. Altrove il segnale è stato diverso

36

di Emanuela Lanfranco

AGO-SET 2016


ed è fondamentale non sottovalutarlo. Per quanto riguarda poi il referendum costituzionale di ottobre, sarà soprattutto una occasione unica per cambiare in meglio il Paese. Al di là dei leader e degli schieramenti. Dobbiamo impegnarci perché vincano i sì per avere finalmente un Parlamento più veloce, più semplice, più sobrio, superando finalmente il bicameralismo perfetto che oggi costringe Camera e Senato a fare lo stesso lavoro. Il risultato è che oggi le leggi nascono troppo spesso già vecchie. E questo va assolutamente cambiato ora. Veniamo al suo Ministero che ha ereditato un affaire spinoso: le quote latte e la difficoltà del comparto in generale. Che fare? Stiamo lavorando molto, in particolare proprio per il settore lattiero caseario. Penso alla novità storica dell'obbligo di indicare in etichetta l'origine della materia prima per il latte e i formaggi così da esaltare il

AGO-SET 2016

vero Made in Italy. Insieme ad Abi abbiamo chiuso anche un accordo che prevede la moratoria dei debiti degli allevatori fino a 30 mesi. Abbiamo poi alzato il livello di compensazione IVA al 10% e investito oltre 50 milioni nel fondo latte. Infine abbiamo rafforzato i premi della politica agricola europea proprio a sostegno della zootecnica, in particolare di montagna. Dobbiamo andare avanti con tutti gli strumenti operativi possibili a sostegno delle nostre aziende. L’agricoltura tutta è in difficoltà: va tutelato il reddito di chi ci vive. Cosa state facendo, in questo senso? Questo per me è il tema centrale. Meno tasse e più semplificazione. Con l’ultima legge di stabilità, la più agricola degli ultimi anni, investiamo oltre 800 milioni di euro, eliminiamo l’Irap e l’Imu sui terreni e tagliamo la pressione fiscale del 25%. Non solo. Abbiamo lavorato per riattivare il

37

credito specializzato agricolo. Grazie ad accordi mirati, alcuni istituti bancari hanno destinato complessivamente 14 miliardi di euro alla crescita delle piccole e medie imprese agricole per i prossimi 3 anni. Una importante iniezione di fiducia. La grande distribuzione e la globalizzazione hanno stravolto il settore. Ora c’è anche da difendersi dall’italian sounding. È una nostra battaglia quotidiana. Siamo leader nel campo dei controlli: oltre 240mila in 24 mesi, sul web come in tutta la filiera. Il Ministero delle politiche agricole è l’unica istituzione al mondo ad avere accordi con eBay e Alibaba per rimuovere i falsi prodotti di denominazione d’origine dagli scaffali virtuali. Un esempio? Con una sola operazione abbiamo fermato la vendita di 5mila tonnellate di falso Parmigiano Reggiano. La metà della produzione mensile di quello autentico.


C’è da dire che in Italia si fa fatica a fare squadra. Questo uno dei difetti dell’agricoltura italiana. Altri? Serve sicuramente più aggregazione e dobbiamo continuare a investire di più nell’innovazione. Il lato su cui dobbiamo lavorare ancora di più è aprire l’agricoltura ai giovani. Stiamo migliorando: negli ultimi due anni 20mila under 40 hanno trovato lavoro nel settore. Pregi? Siamo leader in Europa per prodotti di

qualità certificata, che valgono 13,4 miliardi, pari al 10% del fatturato totale dell'industria alimentare, e lo scorso anno anche grazie a Expo Milano 2015 abbiamo raggiunto il record di export agroalimentare toccando i 36,8 miliardi di euro. Non era mai successo. L’obiettivo è arrivare a 50 miliardi nel 2020. Qual è la sua settimana tipo? Torna spesso a Bergamo? Ha mantenuto i rapporti con gli amici? Torno il sabato e la domenica principalmente. E mi dedico più che posso al mio

38

territorio. Con gli amici di casa ci si sente quando è possibile, ma certamente ho cercato di mantenere tutti i rapporti di amicizia di questi anni. Lei è un grande tifoso dell’Atalanta. Riesce ad andare spesso allo stadio? Ci vado volentieri appena riesco. È una cosa che faccio fin da bambino. Ora mi rilassa un po'. Anche se regolarmente torno a casa senza voce.

AGO-SET 2016


design


Inter vista

The Floating Piers… Christo ha fatto il miracolo?

Visione immaginifica e tecnica per l’opera che ha sbalordito il mondo

C

amminare sull’acqua e collegare lembi di terra da essa divisi: cosa può apparire di più profetico se non quest’ultima opera che l’artista Christo ha pensato e realizzato nel piccolo e affascinante lago Alpino del Nord Italia? Per quindici giorni il Lago d’Iseo si è trasformato nel più importante appuntamento internazionale d’arte moderna "catapultandosi" nelle pagine dei quotidiani e delle maggiori riviste mondiali, riuscendo ad attirare personaggi famosi da ogni angolo della terra grazie al più conosciuto rappresentante della “Land Art”. Le opere dell’artista, che abbracciano edifici e territori, si caratterizzano per la loro maestosità, per il forte potere simbolico ma

soprattutto perché opere temporanee, come “The Floating Piers” che è stato smantellato dopo 15 giorni. Prima di entrare nei dettagli di questo evento è bene portare l’attenzione ad un territorio che oggi finalmente viene consegnato alla sua naturale vocazione turistica. In tal senso “l’evento Christo” diventa un trampolino di lancio i cui effetti magari non si percepiranno nell’immediato, ma probabilmente negli anni a venire. A differenza di altre zone lacustri, dove il territorio è fortemente antropizzato, il Lago d’Iseo si presenta ancora incontaminato e privo di strutture ricettive di “taglio internazionale”. Qui gli alberghi sono strutture semplici, talvolta poco conosciute, preva-

40

a cura della redazione

AGO-SET 2016


lentemente gestite da indigeni, che grazie all’evento hanno goduto di una pubblicità internazionale. È naturale perciò che il pensiero ritorni alle migliaia di ore e agli innumerevoli incontri promossi per EXPO 2015: pareva che il lavoro non fosse mai sufficiente per far conoscere il territorio, i prodotti, la nostra gente. Ero emozionata perché la Provincia di Bergamo avrebbe conosciuto ancor più il mondo, ma soprattutto perché si lavorava affinché il mondo potesse conoscerci e ricordarsi di noi. Nel caso del Sebino non sono serviti anni di preparazione, commissioni internazionali, etc., ma un paio d’anni di studio e, in 15 giorni, la Provincia di Bergamo ha avuto una visibilità maggiore rispetto ad EXPO 2015. Naturalmente la curiosità per le novità è un favoloso carburante. A mio avviso, però, la vera “opera d’arte” è stata la capacità di coinvolgimento e di promozione ideata dall’artista. Sostanzialmente riconosco la genialità della promozione, la rapidità dell’esecuzione e la razionalità tipica di un’opera ingegneristica

AGO-SET 2016

che ha una sua funzione di collegamento, ma non ritengo che questo pontile flottante sia un opera d’arte. Se così fosse mi sarei battuta incessantemente per il suo mantenimento. Certo, il riflesso della pensilina dorata sul lago mi ha regalato un’emozione unica alimentata dall’enfasi generale percepibile nei volti di chi come me percorreva il pontile. Tuttavia, il vero spettacolo, a mio avviso, è stato offerto dalla visione dei luoghi osservati da una linea privilegiata. Detto ciò, mi ritrovo però anche in alcune delle valutazioni del nostro grande Maestro Mario Donizetti quando afferma: "L’opera d’arte è il modo con il quale si fa una cosa utile alla specie”. Questa di Christo non può non essere un’opera d’arte in quanto è tecnicamente ben fatta, e converge all’affermazione della specie umana. Anche il calzolaio che mi fa le scarpe può fare un’opera d’arte se mi fa camminare bene e non mi fa venire i calli. Anche chi costruisce bene una casa. Certo, non si può paragonare un quadro di Raffaello, che è ai vertici di questi processi, a un bicchiere ben disegnato, in tutte le cose - come dice San Tommaso “esistono dei

41

gradi e ciò avviene anche nelle opere umane, che tendono verso la perfezione assoluta. Un’opera è tanto più arte quanto più è vicina al suo scopo che è quello di migliorare la vita”. Sicuramente se la passerella fosse rimasta, la vita degli isolani sarebbe stata migliore perché più semplice e forse anch'io, come il Grande Maestro Donizzetti, l'avrei ritenuta un'opera d'arte. Ma chi sono Christo & Janne Claude? Christo Vladimirov Yavachev, nasce in Bulgaria a Gabrovo il 13 Giugno del 1935 e Jeanne Claude Denat de Guillebon a Casablanca nello stesso giorno del compagno (e muore a New York il 18 Novembre 2009). Christo dopo il periodo di Studi nell’Accademia di Belle Arti di Sofia inizia un percorso artistico che lo porterà negli anni a peregrinare in tutto il mondo, dando sempre più significato a quella sua visione di “Impacchettare” inizialmente oggetti e modelli viventi nella tela o nella plastica. Il percorso artistico che lo lega indissolubilmente alla compagna Jeanne Claude viene definito “Land Art” e si caratterizza per interventi sul paesaggio che lo modificano anche


solo in forma temporanea unendo visione immaginifica e tecnica sempre più sofisticata ed in grado di creare stupore. La loro fama inizia con una recinzione in tessuto bianco che corre da Est a Ovest lungo un percorso che si addentra nella campagna Californiana, ma gli artisti si presentano più volte anche in Italia, “Imballando” prima la Fontana di Piazza del mercato e del fortilizio dei Mulini a Spoleto, poi a Milano con il Monumento a Vittorio Emanuele II in Piazza Duomo ed infine a Roma con l’imballaggio di Porta Pinciana. Di Christo si inizia a parlare nel Sebino, nell’ Agosto del 2014 quando accompagnato da Germano Celan (Illustre Storico dell’Arte e curatore della Mostra “Christo and Jean Claude Water Project” allestita presso il “Museo di Santa Giulia” sino al 18 Settembre 2016) incontra alcuni sindaci a cui vengono mostrati bozzetti del Floating Piers. È importante sottolineare che i due artisti avevano cercato invano di dare vita all’opera in altri paesi del mondo, ma solo la fantasia,

la concretezza e la follia degli smministratori italiani fece scattare la scintilla che diede forma a The Floating Piers. Certamente, il "contorno” era perfetto. Un Lago d’Iseo che si mostrava in tutta la sua imperiosa presenza incastonato dentro le Prealpi con montagne a picco che si inabissano spesso verticalmente in quelle acque producendo sensazioni e colori unici, ispirando artisti di ogni epoca tra i quali Leonardo da Vinci che, alle spalle del viso femminile più famoso del mondo ,presenta scenari e paesaggi che esperti indicano come appartenenti al Lago d’Iseo. Dai primi incontri ufficiosi alla sua condivisione con gli Enti il passaggio fu breve, e il nome di Christo e della Sua visione iniziò ad entrare nel sangue della popolazione del Sebino la quale, inizialmente stupita dal progetto ardito, pian piano iniziò a credere che potesse concretizzarsi veramente. La condivisione e la presa di coscienza del territorio sono stati ingredienti indispensabili per la buona riuscita dell’evento: bisognava

42

crederci... e fino in fondo. Ben presto si comprese che quel lago compresso tra i blasonati Lago Maggiore, di Como e di Garda, poteva divenire improvvisamente una vetrina mondiale preparando una macchina amministrativa per un evento di mega proporzioni che nelle previsioni avrebbe richiamato circa 500.000 persone ma che poi, in realtà ha superato il milione. Entrando ora nella visione di “The Floating Piers” come già enunciato, per i più non é stato un semplice pontile flottante che unisce lembi di terra attraversando l’acqua ma una vera e propria opera d’arte tridimensionale vissuta, 24 ore su 24 in ogni condizione di luce in un continuo cambiamento di scena, dove il paesaggio è parte dell’opera e i fruitori ammiravano e percepivano sensazioni, movimenti e visioni. Tutto si svela e scompare in breve lasso di tempo, tutto é volatile come volatile e fugace è la vita dell’uomo, da godere in ogni suo respiro proprio perché non eterna. Però ribadisco che"The Floating Piers” non

AGO-SET 2016


è un’ispirazione artistica (perlomeno a mio avviso non solo), bensì una vera e propria sfida tecnologica. La realizzazione del pontile composto da cubi in poliuretano espanso in grado di sorreggere stabilmente per 15 giorni più di un milione di persone, in un lago soggetto a venti, profondo centinaia di metri, è stata certamente un’opera di grande tecnologia. Lo staff di progettisti, tecnici ed operatori hanno fatto (loro si) un miracolo e, allo scoccare delle ore 8,00 del 18 Giugno il “Pier” si è aperto ai visitatori. Un miracolo anche frutto dell’imprenditoria bresciana e bergamasca che ha realizzato la maggior parte dei componenti della passerella, come bresciane e bergamasche sono le maestranze che hanno contribuito alla posa. Parimenti all’Albero della Vita di Expo, la differenza l’hanno fatta i Bresciani e i Bergamaschi. Questi i dati dell’opera. 5,5 Km è la lunghezza complessiva di “The Floating Piers” di cui 3,5 km dislocati sull’acqua e 1,5 km di tratto su terra ferma; la larghezza del pontile è complessivamente di 16 metri anche se quelli effettivamente calpestabili, per ragioni di sicurezza, sono 10. La particolarità di questa passerella è che ai lati è “smussata” andando a scomparire in acqua. 250.000 sono i cubi in poliuretano espanso, dimensioni 50x50x50 cm. 400 kg è il peso supportato per ogni metro quadrato (4 cubi). 16x10 metri sono le dimensioni dei “tronconi di cubi” collegati con degli spinotti ed assemblati nel cantiere di Montecolino e trasportati successivamente in loco. 200 sono i blocchi prefabbricati in calcestruzzo del peso di 5 tonnellate cadauno e che, con l’ausilio di una gru telescopica, sono stati calati in acqua per poi essere trasportati attraverso l’intervento di piccoli palloni aerostatici che hanno accompagnato i blocchi nella precisa posizione con l’utilizzo di apparecchiature satellitari. Ad essi è rimasta agganciata una fune con una boa che a 5m dal filo dell’acqua ha permesso di agganciare più velocemente i “tronchi di cubi” alla struttura di ancoraggio e che al termine hanno consentito il recupero

AGO-SET 2016

43


dei blocchi, dentro un concetto di sostenibilità ambientale. 20.000 kg è il carico di resistenza dei tiranti. 2 sono i tessuti utilizzati per rivestire il percorso: il primo strato in geotessuto di colore bianco posizionato sopra i cubi in poliuretano; il secondo di colore “giallo dalia cangiante” è stato posto come copertura del primo tessuto e ha completamente ricoperto sia la passerella sia gran parte delle vie dei paesi collegati, Sulzano, Peschiera Maraglio e Sensole. Come abbiamo visto, per quindici giorni è stata un’invasione pacifica di persone che hanno voluto provare la sensazione di camminare sulle acque, sostando, stendendosi ed ammirando un paesaggio visto da nuove prospettive e con i colori che ogni momento del giorno e della notte regalano. Un ottimo collaudo statico, oserei scrivere: The Floating Piers viveva, respirava, si muoveva e produceva suoni. Gente comune e personaggi famosi, provenienti da ogni parte del mondo, un pellegrinaggio che rasentava il mistico, senza soluzione di continuità, in un montare di emozioni indescrivibili e personali, uniche. “IO C’ERO...”, questo era l’imperativo. E noi, come un milione di altre persone, ci siamo stati. Un pellegrinaggio che, come sperato da Vittorio Sgarbi, avremmo voluto vedere agli ingressi dei Musei, delle chiese, dei luoghi dell'arte di cui la provincia di Bergamo è ricca. Ora è il tempo degli esperti economici, di chi da i numeri, di chi tira le somme. Si immagina il futuro di questi luoghi consapevoli che l’economia e il Lago d’Iseo non saranno più gli stessi; però oggi poco importa. Pare che la sensazione che pervade i camminatori del Pier sia il grande senso di vuoto che ha lasciato. La sua presenza equivale alla sua assenza... così è la vita. Silvia Lanzani e Giovanna Riva

44

AGO-SET 2016



Inter vista

Il re delle barzellette in bergamasco

Giuseppe Morotti, in arte Ol Moròt, è un maratoneta prestato alla risata. Con ottimi risultati: su Facebook e su Whatsapp i video delle sue gag spopolano. Pensare che tutto è iniziato per scherzo (e come sennò?)

A

bita ad Albano Sant’Alessandro ma è di Villa di Serio. Ci tiene a sottolinearlo. Per tutti, là, è lo «Scèt del sìndech». Suo padre è stato infatti il sindaco storico di Villa di Serio, primo cittadino per 10 anni. Giuseppe Morotti, 57 anni e una forma smagliante data da quasi 50 anni di corsa, non ha fatto politica, però la parlantina non gli manca. Di senso dell’umorismo, poi, trabocca. Nelle cene tra amici racconta da sempre barzellette in dialetto e fa sganasciare anche le sedie. Tant’è che a un certo punto un suo compare ha cominciato a riprenderlo col telefonino. La tecnologia e i social hanno fatto il resto: ora Morotti è una star in Facebook e Whatsapp. Le barzellette come nascono? Nascono. Non sono di nessuno: girano. Non hanno un proprietario. Io dico sempre: se le vendete, vendetele bene. Possono derivare da fatti realmente accaduti? Qualcosa sì. A volte da una frase detta da qualcuno può nascere una barzelletta. Però io di solito le sento da altri. Dove lavoro

c'era un direttore che non le sapeva assolutamente raccontare, ma ne conosceva di belle. Rideva solo il vicedirettore perché era costretto, ma raccontate in modo giusto guadagnavano molto. Su Whatsapp è una celebrità. E pensare che io ce l’ho solo da sei-sette mesi. Non avevo neanche il telefono, fino a poco prima. La storia è partita circa due anni fa. Eravamo a una cena in Valcamonica quando un mio amico, quello che mi riprende sempre, ha fatto un video e l’ha mandato. Poi il video ha cominciato a girare. Ma io è da 40 anni che racconto barzellette. Quella sera, ad esempio, di barzellette ne ho raccontate trenta, ma solo una è stata ripresa. Quale? Quella della Marisa, una delle migliori. Ha avuto successo? Sì, a tal punto che dieci giorni dopo mio figlio - che abita a Londra, fa il grafico pubblicitario e ha sposato una giapponese - ha ricevuto il video da qualcuno che non sapeva fossi suo padre. Ha avuto un riscontro di popolarità?

46

di Emanuela Lanfranco

AGO-SET 2016


Eccome. Ricordo che una domenica mattina ero a correre al parco di Monterosso e parlavo con degli amici. Ce n’era uno girato di spalle col cane, si volta di scatto e dice: «Ma lü l’è chel di barzelète» (ma lei è quello delle barzellette). Mi riconoscono dalla voce. Quante barzellette avrà raccontato? Non le raccoglie? No, le ho in mente. Nel mio carnet ne ho un centinaio, ma in giro ce ne sono molte di più. A mia figlia, che fa l'estetista, nel negozio tutti le dicono: ho visto tuo papà! Dove trovo altri video? Allora mi ha fatto una pagina Facebook, ma ha sbagliato: ne ha sparate su venti subito, poi la settimana dopo altre venti. Bisognava metterne una alla volta, sennò si mischiano nella testa e non va bene. Comunque le cose stanno andando alla grande: la mia pagina ha più di 22mila mi piace e il post di una barzelletta ha avuto 380mila visite. Poi ce ne sono una serie da quasi 300mila. Come l'è venuta l'idea di raccontare barzellette? L'ho sempre fatto, in compagnia. Quando mi trovo con gli amici vogliono sentire sì le novità, ma anche quelle vecchie: gli piace riascoltare le preferite. Dove prende le novità? Qualcuno me le dice, altri le riportano se le hanno sentite. Poi nascono da qualche frase precisa, come dicevo, attorno a cui si costruisce la storia. Non ne inventa? No, quello no. Ne ho raccontate anche in italiano, perché ho dei colleghi siciliani. Ce n’è anche una sui sardi: alcuni di loro si sono offesi, ma molti altri se la ridono. Una delle mie migliori amiche è sarda ed è quella che ride di più. Del resto cosa dovrebbero dire i carabinieri? E se il Gavino (protagonista della barzelletta sui sardi, ndr) fosse anche un carabiniere? Cosa le dà più fastidio? La gente che non ride. Mi è capitato di recente con due sorelle anziane, mentre lavoravo con lo staff della Felice Gimondi. Aver davanti chi non ride mi fa passar la voglia di raccontare. Allora ho detto: spostatele, sennò mi rovinano l'entusiasmo (ride). Questi qui ti deprimono, è come aver davanti un morto che ti fissa. Quando racconta in compagnia ne spara una dietro l'altra o sono sempre gli altri che le danno lo spunto per raccontare? Quando sono con il mio amico Miki Morlacchi, è lui che mi imbecca. Faccio un esempio. Io lavoro alla Plastic di Albano

AGO-SET 2016

e faccio i turni. Poi faccio altri lavoretti. Grazie a Michi mi hanno chiamato anche in un ristorante di Zanica per fare una serata «risotti e risate». Le prenotazioni sono state più dei posti a sedere, ma io ho preteso che ci fossero anche i miei 4-5 amici che mi fanno sempre da pubblico. Michi mi fa da agente, in pratica. Comunque, ho raccontato una barzelletta tra una portata e l'altra, con gran finale al momento del dolce. Di solito invece, a cena con gli amici, le racconto tutte alla fine, sempre col Morlacchi a fare da presentatore. Hanno tutte un titolo, cosa essenziale per riconoscerle su Facebook (pagina «I barzelète del Morot») e su Whatsapp. Ne racconto dieci o quindici in fila. Cosa dice sua moglie quando lei racconta le barzellette? È abituata. Le racconta anche in casa? A casa le provo e vedo le reazioni. Comunque le collaudo sempre con qualcuno, vedo la risposta del pubblico. Ci sono quelle che prendono di più, altre di meno. Poi il pubblico talvolta sorprende: un mio collega senegalese adora quelle sui neri. Questo perché gli stranieri imparano prima il dialetto rispetto, ad esempio, ai meridionali, quindi è più facile trovare un punto di contatto. Ne racconto anche sui meridionali, naturalmente, che apprezzano. C’è gente che si fa un sacco di risate. Ha mai pensato di raccogliere queste barzellette e di fare un dvd? Non proprio. Sul profilo Facebook ho scritto: si consiglia di vederne non più di tre alla volta. Sennò si sovrappongono. Ha partecipato a concorsi? Una volta ho fatto una sfida con un bresciano, con tanto di applausometro. Alla terza barzelletta ero già in trionfo: ho vinto una bottiglia di Magnum di Ca' del Bosco. Ma dica la verità: se non le inventa, almeno le modifica. Beh, diciamo che spesso le modernizzo. Quando vado a mangiare in un casello in Val Brembana c’è un bravissimo narratore di barzellette sugli ubriachi. Materia da alpini. Io le riprendo, ma modernizzate. Chi prende di mira maggiormente? Un po' tutto. Le storie con marito e moglie sono le più numerose. Ne ho una lunga serie anche su preti e suore, per nulla volgari. Alcune le ho ripulite. Insomma, vanno cambiate se si vuole che arrivino a tutti. Poi la battuta finale la ripeto sempre due volte: non a tutti arriva subito. Mi porto avanti

47

prima che mi chiedano di ripetere. Il suo pubblico è tutto bergamasco? No, la maggior parte delle visualizzazioni è di bresciani, ma mi guardano anche dalla Valtellina e dal Piemonte: il nostro dialetto lo capiscono. Anche perché mi chiamano un po' da tutte le parti: mi chiedono un preventivo per partecipare alle feste. Ma io sono un tipo che va bene con un pubblico di 20-25 persone. Per questo sto facendo delle prove in questo senso: partecipare alle feste ma raccontare di volta in volta a gruppi ristretti, per poi ruotare. È tifoso dell'Atalanta? Tifosissimo, ma sono un po' di anni che non vado. Mi piace vedere tanti sport, e anche farli. Quindi prossimamente la vedremo a vedremo a fare serate? Beh, speriamo. Però come piacciono a me, con un bel pubblico. Non troppo numeroso. Lei di solito racconta a cena. Ne faccio tante di cene, con gli amici, che si organizzano per quando io sono libero. Quando ho il turno di notte niente cena. Cambiando discorso, cosa fa quest'estate? Sto a casa a guardare le Olimpiadi. Però quando finiscono, se riesco, vado a Londra a trovare mio figlio. Lei corre. Da quando? Da quanto avevo 11 anni. Ora ne ho 57. Ho anche fatto 2 ore e 25 nella maratona, 30 anni fa. Perché sono uno che corre, fondamentalmente. Poi racconto anche barzellette. Sua moglie si diverte? Tantissimo. Parla pochissimo e ride sempre. È contenta perché mi vede poco.


Inter vista

«Fondamentale la collaborazione con le aziende. Non solo del territorio»

Caterina Rizzi, direttore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’Informazione e della Produzione dell’Università di Bergamo: «Un successo il nuovo corso sulle tecnologie per la salute: è l’unico in Italia»

D

ietro la sua scrivania, all’ultimo piano dell’ex centrale Enel di Dalmine, ora sede degli uffici dell’Università di Bergamo a Dalmine, una collezione corposa di badge di congressi e convegni. Da tutta Europa, e probabilmente oltre. Viaggia molto, per motivi scientifici, Caterina Rizzi, professore ordinario e dal primo settembre 2014 direttore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’Informazione e della Produzione dell’ateneo bergamasco. Viaggia molto, e bene, anche il numero di matricole del dipartimento,

forte dell’introduzione recente – nell’anno accademico che si sta per concludere – del nuovo corso di laurea in Ingegneria delle tecnologie per la salute. Che ha dimostrato notevole capacità attrattiva. Attualmente la professoressa Rizzi coordina un gruppo di ricerca di dieci persone. Le principali aree d’interesse? Prototipazione virtuale, metodi e strumenti per il ciclo di vita del prodotto, modelli virtuali del corpo umano per la progettazione di prodotti altamente personalizzati (quali protesi per arti artificiali) e analisi ergonomiche di

48

di Fabio Cuminetti

AGO-SET 2016


prodotto, Eco-design, Innovazione Sistematica e Gestione della proprietà intellettuale. Le attività del gruppo riguardano progetti di ricerca applicata e industriale e sono state e vengono finanziate dalla Comunità Europea, da fondi nazionali e regionali, attraverso contratti con aziende di diversi settori industriali, da quello meccanico a quello biomedicale. Fino al 2014 di dipartimento ce n’era uno solo, a Bergamo. In seguito lo sdoppiamento: da una parte Ingegneria Gestionale, dall’altra Ingegneria e scienze applicate. «Mi sono laureata in Fisica, indirizzo cibernetica, quando ancora non c’era la Facoltà di Informatica a Milano. Poi ho sempre lavorato con gli ingegneri, all’inizio per lo sviluppo di sistemi di modellazione 3D a supporto della progettazione, e quindi di metodologie e strumenti innovativi, sempre per lo sviluppo prodotto. Inoltre l’integrazione della meccanica con l'elettronica, la cosiddetta meccatronica, richiede competenze fisiche e matematiche. In questi anni domina la contaminazione, l'approccio a 360 gradi nella progettazione. Inoltre in un’università come la nostra i dipartimenti sono multidisciplinari, il nostro in particolare». Una donna al vertice in un mondo prettamente maschile. L’area dell’ingegneria meccanica in particolare è frequentata a larga maggioranza da ingegneri uomini, ma Gestionale e Informatica vedono una presenza femminile decisamente più corposa. Per la mia personale esperienza di dipartimento, Bergamo è messa bene come quote rosa: meglio di Napoli e Parma, dove ho insegnato in passato. Ad ingegneria, anche qui, comunque, nei ruoli di maggior prestigio siamo in poche: solo due su 24 docenti di prima fascia. Perché questo? È un tipo di studio che continua ad essere appannaggio di un genere. Per ragioni storiche, penso, e convenzioni sociali. Quando io ho scelto fisica e mia sorella veterinaria, nostra madre ha commentato: non sono studi da donne. Però, secondo me, se piace e c’è la passione (e la determinazione) nulla è impossibile. E le donne che studiano ingegneria sono più motivate. La prima volta che sono andata a una fiera di macchine utensili mi hanno detto: anche qui siete? (ride, ndr). Evidentemente lì di donne non ne avevano viste molte. Quali corsi di laura comprende il suo dipartimento?

AGO-SET 2016

49


Per la triennale, Ingegneria gestionale, Ingegneria informatica e Ingegneria delle tecnologie per la salute, attivato quest’anno (accademico) con quasi 200 iscritti. È un corso innovativo: in Italia non ce n’è uno uguale. Il rettore precedente, Paleari, ha avuto l’intuizione di dar vita a qualcosa capace di differenziarci: si vuole formare una figura professionale che crei una sorta di ponte tra il mondo dell'ingegneria e quello della medicina. Quindi abbiamo sì dei corsi tipici della biomedica, affiancati però da corsi tenuti da medici del Papa Giovanni e del San Raffaele. Completano l’offerta formativa insegnamenti di stampo gestionale, etico, legale e perfino umanistico: la psicologia. È un corso di studi che fornisce una visione ampia per formare dei professionisti che sappiano utilizzare le tecnologie al meglio nell’ambito della salute. E per la specialistica? Due corsi di laurea: gestionale e informatica. Il terzo lo attiveremo se il corrispettivo triennale continuasse ad avere l'attuale successo. Come sono cambiate per voi le cose con l’abolizione delle facoltà? Le facoltà erano i centri organizzativi e di gestione delle risorse per la didattica, i dipartimenti per la ricerca. Ora le competenze sono state accorpate. Però ci sono delle discrepanze: io, ad esempio, ho dei corsi anche a meccanica. Per una gestione migliore noi qui a Dalmine abbiamo fatto una scelta: i due dipartimenti, per quanto riguarda la didattica, fanno riferimento alla Scuola di Ingegneria, che funge da struttura di raccordo e coordinamento. Quanti docenti fanno riferimento al suo dipartimento? Quarantotto, di cui 14 professori ordinari, 14 professori associati, 18 ricercatori a tempo indeterminato e 2 due a tempo determinato. Collaborano inoltre alle attività di ricerca del dipartimento numerosi assegnisti di ricerca e studenti di dottorato. Avete anche dei dottorati? Ci sono due dottorati: uno che afferisce all'altro dipartimento - ma che coinvolge anche nostri docenti - in Ingegneria delle Scienze Applicate; l'altro, che riguarda specificamente il nostro dipartimento, è attivato in collaborazione con l'Università di Pavia, si chiama Dreamt, in Economia e Management della Tecnologia. Com’è l'andamento del numero di studenti afferenti al dipartimento? Il trend in questi anni è nettamente in aumento. Basti pensare che nella speciali-

50

AGO-SET 2016


stica abbiamo avuto il 22 per cento in più di iscritti negli ultimi 3 anni, arrivando a quota 175 nell’anno accademico 2015-16. Il trend d'ateneo, comunque, è stato di un aumento del 30%, e i corsi del nostro dipartimento sono andati tutti bene. Ci parli dell'integrazione tra il vostro ateneo e il mondo del lavoro. Da anni favoriamo una stretta collaborazione con il tessuto industriale locale, ma anche nazionale e internazionale. Stipuliamo contratti di ricerca con le aziende, certo, ma portiamo anche avanti progetti europei di natura industriale nei quali vi è una forte attività di ricerca accademica. Le aree coinvolte sono: la progettazione dei servizi, la sicurezza informatica dei dati, la statistica. Abbiamo partecipato e partecipiamo anche a numerosi progetti nazionali, ad esempio nell’ambito del Cluster Nazionale Fabbrica

AGO-SET 2016

Intelligente e, nel passato, Industria 2015. L’apertura al territorio, in ogni caso, è fondamentale. Siamo sempre stati caratterizzati dall’avere una collaborazione molto stretta con il territorio, sia con le piccole imprese, che con le grandi aziende. Possiamo citare collaborazioni con Brembo, Abb, Italcementi ma anche Cms - che in realtà ora è parte di un grande gruppo -, Scaglia Indeva, Cosberg, Tenacta, Synecom: aziende che non sono solo locali, ma hanno anche ramificazioni in altre regioni d'Italia. La nostra ricerca, anche di base, va validata sul campo, quindi il rapporto con le aziende è fondamentale, anche per sperimentare le metodologie più innovative. Inoltre, abbiamo una forte collaborazione, oltre che con Confindustria, con Bergamo Sviluppo, con cui abbiamo due progetti: uno che dura da anni sulla

51

gestione della proprietà intellettuale, e conduciamo un servizio di sportello sulla parte brevetti proprio con le aziende; un altro, che si chiama Bergamo Tecnologica, partito l'anno scorso, con cui facciamo formazione e assistenza sulle tecnologiche. L'idea è di fare comunque sinergia, anche se tante volte non è così ovvio. Adesso ci stiamo anche muovendo parecchio sul settore medicale. Come da nuovo corso di laurea. Esatto. Che tra l'altro non avremmo potuto fare se non avessimo avuto un minimo di base di partenza: dai noi ci sono docenti e ricercatori che lavorano nel settore. In più, ovviamente, abbiamo dovuto ricorrere a colleghi medici fuori dall’ateneo. In quali direzioni la vostra attività di ricerca si è mossa con maggior successo? Molto è stato fatto nell’area mobilità, che si


occupa principalmente di trasporto aeroportuale sotto la guida dell'ex rettore Stefano Paleari, coinvolto anche in diverse attività di consulenza. Tante le attività nella sicurezza dei dati: abbiamo in corso svariati progetti della Comunità Europea. Poi, naturalmente, la parte industriale: progettazione, sistemi produttivi e loro gestione, automazione, etc. E bioingegneria, anche in collaborazione col Mario Negri, in cui noi ci occupiamo di ingegneria tissutale ed analisi del movimento di pazienti con protesi agli arti inferiori; gestione prodotto e servizio, con tanto di progetto europeo; microlavorazioni, settore piuttosto importante, economia sanitaria e dei trasporti, scienze matematiche e statistiche, imprenditorialità. Ma potrei andare avanti. Una delle nostre caratteristiche è la multidisciplinarità: tutti noi, chi più chi meno, collabora a progetti in collaborazione con centri di ricerca internazionali. È stata relatrice a Bergamo Scienza. Come le è sembrata la manifestazione? Molto bella, organizzata molto bene. Positivo il coinvolgimento dell’università. L'anno scorso avevo invitato un collega della Aalto University di Helsinki che si occupa di Additive Manufacturing, quindi stampanti 3D: il Prof. Jouni Partanen. Ci tenevo a invitarlo perché è molto bravo: ha lavorato per tanti anni in azienda, in America, poi 7-8 anni fa ha optato per

l'attività accademica. Ha fornito una visione sia industriale che dalla prospettiva della ricerca e sviluppo. Soprattutto, è un personaggio con i piedi per terra: sui giornali talvolta si leggono delle esagerazioni sulla stampa 3D. Partanen ha fatto capire che le potenzialità sono tante, ma l’orizzonte è da qui a vent’anni, non domani. Sostituire in toto la produzione tradizionale con l’Additive Manufacturing sarà difficile, se non impossibile; più probabile che si arrivi a un mix. Anche perché non è solo un problema di produzione: bisogna anche cambiare il modo di progettare. Già il passaggio dagli strumenti di progettazione 2D a quelli 3D è stato epocale e non è ancora completato… Quest’anno ho invitato una collega dell’università di Singapore, Nadia Thalmann, che ha sviluppato i robot sociali Nadine ed Edgar. Sarà uno di quegli appuntamenti che farà il tutto esaurito non appena si aprono le prenotazioni. Sì, penso che avrà successo. Nadine ha la capacità di interagire con le persone come se fosse umana: sorride quando viene salutata, guarda negli occhi l’interlocutore, è in grado di stringere la mano e di ricordare il nome delle persone con cui ha parlato, nonché gli argomenti discussi. Edgar è un po’ meno aggraziato, come aspetto, per il resto ha funzioni simili a quelle di Nadine. L'idea

52

è di usare robot di questo tipo per assistere gli anziani. Si aprono degli scenari molto interessanti in questo campo. Bergamo Scienza la entusiasma, insomma. Assolutamente sì. Bravi gli organizzatori a fare rete nel migliore dei modi tra tutti gli attori del territorio: si utilizzano varie sedi, e l’università è stata coinvolta a dovere, ingegneria in particolare. Encomiabile inoltre la capacità di mantenere un carattere divulgativo ma non superficiale: si rendono comprensibili studi complessi senza troppe semplificazioni e senza le comprensibili mistificazioni che invece passano dai media. Un po’ di vita privata. Lei di dov’è? Sono bergamasca. Di Schilpario. Sono nata lì, ma i miei si sono trasferiti prima a Cividate per motivi di lavoro, quando avevo 10 anni, e poi a Rho. In seguito, per l’attività accademica, ho girato l’Italia: Milano, Napoli, Parma, e adesso Bergamo. Abito sempre a Rho, ma la mia casa resta Schilpario. È sposata? Ha figli? No, sono dedita alla scienza (ride, ndr). È una scelta non ponderata, ma va bene così: farsi una famiglia, dovendo girare in continuazione, non è facile. Beh, non ho figli che baderanno a me quando sarò vecchia... Ma ci saranno i robot sociali. Esatto, per questo ho invitato Nadia Thalmann (ride).

AGO-SET 2016



Cult

Università di Bergamo, boom di iscritti

Tasse ridotte per i più meritevoli, internazionalizzazione, campus, transito vero il mercato del lavoro, attenzione alla crescita personale dello studente: sono alcuni dei fiori all’occhiello dell’ateneo

M

ille matricole in più in cinque anni. L’Università di Bergamo è sempre più attrattiva: segno che l’offerta formativa incontra l’interesse degli studenti e del mercato del lavoro: i dati dell’occupabilità dei laureati sono ottimi. Gli studenti iscritti totali sono più di 15mila, con l’obiettivo di raggiungere quota 20mila nel 2020. Ora è in corso la campagna per le iscrizioni all’anno accademico 2016/17, cominciate l’11 luglio. Lo slogan? «Sette buone ragioni per studiare all’Università di Bergamo». Eccole: 1 - UniBg premia il merito, grazie al progetto Top Ten Student Program che esonera dal pagamento delle tasse gli

studenti più meritevoli, a prescindere dalla fascia di reddito; 2 - UniBg è internazionale, con più di 200 accordi con atenei stranieri, più di 350 studenti in mobilità in uscita e 7 corsi di laurea magistrale erogati in lingua inglese; 3 - UniBg vive nella città, grazie ai 3 campus Umanistico, Economico-Giuridico, Scientifico; 4 - UniBg supporta la transizione verso il mercato del lavoro, attivando ogni anno più di 2.000 tirocini curriculari e di 200 tirocini post lauream, molti dei quali all’estero; 5 - UniBg è green grazie ai pannelli fotovoltaici installati nel Campus Scientifico ed Economico-Giuridico;

54

6 - UniBg è a misura di studente, con più di 300 docenti che curano la crescita personale e professionale di ciascuno; 7 - UniBg punta all’eccellenza, finanziando prestigiosi progetti di ricerca con atenei stranieri.

AGO-SET 2016


Sharing Days e Concorso Letterario

L

’attività dell’associazione dei laureati dell’Università di Bergamo nel corso del 2016 si è intensificata grazie ad un fitto calendario di appuntamenti ai quali hanno partecipato docenti universitari e professionisti, offrendo spunti e argomenti di riflessione a tutti i soci ed amici di Luberg. Dal sistema bancario italiano, spiegato da Mario Comana (docente alla LUISS Guido Carli di Roma), alle sfide sociali ed economiche del nostro Paese, fotografate da Nando Pagnoncelli nell’indagine Ipsos, dal rapporto fra i giovani con la globalizzazione descritto dal rettore Remo Morzenti Pellegrini all’alfabeto verticale dell’alpinismo raccontato da Franco Brevini: serate che hanno offerto dunque uno sguardo sui grandi temi della contemporaneità e che si aggiungono agli incontri degli SHARING DAYS, nell’ambito del progetto “LAUREARSI... E POI?” organizzato da Luberg per gettare un ponte fra l'Università e il mondo del lavoro e del post laurea. Il primo appuntamento, destinato agli studenti di Economia e Giurisprudenza, si è tenuto l’8 giugno nella sede dell'associazione di Viale Vittorio Emanuele II, 10 (Palazzo del Monte) e ha visto la partecipazione di: Lorenzo Busi, Divisione UNITY Corporate & Private di UBIBANCA; Roberta Cucchi, KPMG; Oscar Fusini, Direttore Generale di ASCOM; Massimo Locarno, commercialista; Maria Giovanna Locatelli, già Dirigente presso aziende sanitarie ospedaliere bergamasche; Mauro Madaschi, Financial Controller BREMBO; Davide Orabona, Direttore Sistemi informativi Corporate di GEWISS; Enrico Pedrana, Responsabile controllo di gestione di SACBO; Isabel Perletti, Responsabile sportello orientamento lavoro CISL; Carlo

Rubis, Avvocato; Enrico Vitali, Senior director di BANCA ESPERIA. Nel corso della serata i laureati senior hanno offerto agli studenti preziosi consigli su come approcciare al meglio il mondo del lavoro di oggi e hanno voluto condividere anche riflessioni personali sul giorno della laurea, sulle aspettative nei confronti del futuro professionale e sugli errori commessi nei primi contatti con le aziende. Infine durante l’aperitivo di networking, i laureati senior si sono messi a disposizione degli studenti anche per rispondere direttamente a dubbi, curiosità e domande degli studenti. Per partecipare ai prossimi SHARING DAYS (che si terranno il 12 ottobre per il polo ingegneristico e il 16 novembre per il polo umanistico) è sufficiente iscriversi sul sito www.laurearsiepoi.it indicando l'area o la funzione aziendale di interesse.

CONCORSO LETTERARIO 2016 A grande richiesta e visto il numero di adesioni ricevute, è stato prorogato al 15 settembre il termine di consegna per le iscrizioni all’edizione 2016 del concorso letterario. LUBERG offre per il quarto anno consecutivo a tutti gli studenti universitari e laureati nati o residenti a Bergamo o provincia un’importante vetrina per esprimere il proprio talento. Ai vincitori verrà corrisposto un premio in denaro rispettivamente di 1.000 Euro al primo classificato, 500 Euro al secondo classificato e 250 Euro al terzo classificato; i racconti dei finalisti saranno pubblicati in un volume edito da Sestante Edizioni. Per ulteriori informazioni circa le quote d’iscrizione, i termini e le modalità di consegna degli elaborati basta consultare il sito Luberg.it.

Mario Comana

R.Morzenti Pellegrini

Sharing Days

Franco Brevini

Nando Pagnoncelli


*Cucina di Pierangelo Cornaro Chef Patron del Ristorante Colleoni & dell'Angelo (Bergamo)

Estate. Trionfo di verdure e cibi leggeri

L'

abbondanza e la bontà della verdura nei mesi estivi ispira sempre i maestri dei fornelli. Per questa stagione i legumi e le verdure non sono solo destinati a decorare il piatto, ma piuttosto a divenire protagonisti di saporite delicatezze. Una delle idee di grande successo è antica, semplice e saporitissima, le verdure ripiene. In questo meravigioso esercizio vi introduco con una serie di farcie che serviranno e fare un grande piatto per le vostre serate d’estate che saranno perfetti nella preparazione e nel sapore oltre che un piacere per l’occhio ed il palato. Guardate che aspetto invitante hanno queste verdure: basta la complicità di una farcia indovinata per trasformarle in poccoli scrigni di sapori sfiziosi. Uova, formaggio, carne, pesce, erbe aromatiche….tutto può diventare ghiotto ripieno e la cucina regionale italiana tiene a testa a quella francese nel proporci un repertorio di ricette davvero inesauribile. Sono talvolta il frutto di popolaresca ingegnosità, tal’altra invece lo sfoggio di un’opulenza destinata a stupire: pomodori con il pane, il riso, i cannolicchi; peperoni con i capperi, il tonno, le acciughe, il pecorino; cipolle con la zucca gialla, gli amaretti, la mostarda; melanzane con la mozzarella, il basilico, le olive nere; zucchine con la carne macinata; “caponet” di fiori di zucca. E così via. ma anche per chi ama le sperimentazioni tra i fornelli le verdure ripiene sono una fonte d’ispirazione privilegiata, che consente agli chef

creativi di sbizzarrirsi in audaci contrappunti di sapori. Ve ne offriamo qualche gustoso esempio..

Verdure ripiene Ingredienti per sei persone: cipolle, melanzane, zucchine, fiori di zucca, peperoni, pomodori 3 l di acqua 3 cucchiati da tavola di sale grosso 8 cl di olio di oliva 150 g di pangrattato Per il ripieno: la polpa delle verdure scavate 12 cl di olio di oliva 5 fette di pancarrè senza crosta a dadolini 400 g di polpa di vitello 100 g di parmigiano grattugiato 5 spicchi di aglio tritato 10 cucchiai da tavola di prezzemolo tritato 3 cucchiai da tavola di basilico tritato sale, pepe Per i fiori di zucca: 3 cl di olio di oliva una zucchina di media grandezza tagliata a dadini un cucchiaio da tavola di prezzemolo tritao uno spicchio di aglio finemente tritato 2 foglie di basilico tritate un cucchiaio di pangrattato ½ uovo sbattuto 12 cl di brodo di pollo 3 cl di olio di oliva sale, pepe Preparare le verdure: lavarle, svuotarle, privarle di semi. Porre le melanzane divise a metà e svuotate in acqua salata perché non anneriscano.

fare prendere calore a 8 cl di olio di oliva e stufarvi la polpa interna delle verdure. Ammollare nel latte i dadolini di pane e mescolarli ai ritagli delle verdure stufate, la polpa di vitello con parmigiano, aglio, basilico e uova. Insaporire con il sale e il pepe e impastare bene per ottenere una farcia omogenea. Lavare le melanzane nell’acqua. Portare quest’acqua a bollore e lessarvi le verdure-una dopo l’altra-ad eccezione dei pomodori. Fare sgocciolare le verdure su carta assorbente, quindi farcirle, spolverarle di pangrattato e cuocerle in forno a 200° per 15-20 min. Per il ripieno dei fiori di zucca scaldare dolcemente l’olio in una casseruola e stufarvi la zucchina finemente tritata. Togliere dal fuoco e aggiungere prezzemolo, aglio, basilico, sale e pepe. Lasciare raffreddare e incorporare l’uovo e il pangrattato farcire i fiori di zucca con l’aiuto di un cucchiaio e appoggiarli su una piastra da forno. Coprire con il brodo di pollo, fare prendere bollore e aggiungere l’olio. Coprire con un foglio di alluminio e cuocere per 20 min in forno a 200°. I “petits farcis” si servono sia caldi che freddi.


*Spiritualità don Giambattista Boffi Direttore Centro missionario diocesano

Giubileo, tempo per la carità

D

i questi tempi è difficile parlare di carità. Anzi, forse lo è sempre stato. L’abuso delle parole corre il rischio di svuotarle di significato o peggio ancora di ridurle a surrogati, a imitazioni. Così si generano illusioni e fraintendimenti, si lascia spazio a pregiudizi e prese di posizione unilaterali. E nessun ambiente è preservato da queste derive, anche quello della comunità cristiana, insieme a quello della vita di ciascuno. E’ importante allora “prendersi in mano” e sapere, il più possibile, di cosa si sta parlando. La carità è un sentiero da percorrere, talvolta è proprio un sentiero di montagna: chiede di preparare lo zaino, affrontare la salita, misurare le forza... essere uomini. Cosa portare con noi? Indispensabile una buona dose di disponibilità al dialogo. E’ premessa necessaria per una carità incarnata. La pretesa del bene diventa alcune volte persino offensiva perché “usa” dei poveri, direbbe qualcuno, per “farsi strada”. Non nasce dall’ascolto e realizza ideologici servizi più legati alla burocrazia che al cuore. Ascoltare è un esercizio di pazienza e intelligenza. Mette in gioco la disponibilità a incontrare l’altro per quello che è e non per come vorremmo che fosse; alla fine, sancisce l’incontro, che in qualche modo ti cambia. Ecco allora il secondo passaggio: ci sono, presente! La carità non è un ideale, non ha bisogno di piani strategici o grandi pronunciamenti, spesso si consuma agli angoli della vita, sull’orlo del precipizio,

AGO-SET 2016

nel cuore del silenzio. Diventa un servizio nel vero senso della parola, un bene che ti è consegnato senza altra ragione che quella del tuo bene. La presenza, che va declinandosi in tante altre dimensioni, diventa davvero significativa: attenzione, accoglienza, fedeltà, serenità... testimonianza. Il tutto si traduce in azione: è il terzo passaggio. La carità è un fare, un fare amato e voluto. Un fare gratuito. Forse è davvero troppo facile da dire, perché ti aspetta al banco di prova e comporta una donazione totale, non ammette spazi di privato, non comprende assicurazioni sul rischio. Una delle carità che siamo chiamati a vivere è nella relazione con le persone. E ci costa non poco, persino con quelli di casa nostra! E’ bello che il Giubileo ci ponga davanti ad una porta, luogo comune che tutti spesso e in circostanze diverse attraversiamo. La Porta Santa ha un valore simbolico altissimo, è Gesù stesso. E le porte che varchiamo ogni giorno sono quelle che danno coerenza alla nostra vita. Proprio dalle relazioni scaturisce la comunità. Si allarga a macchia d’olio passando attraverso gli spazi della famiglia, del quartiere, della città...del mondo. Si nutre di una continua novità perché ciascuno è originale e incontenibile, un segreto da scandagliare, una carità che prende forma. Mettersi nei panni degli altri è un buon esercizio per dare spazio alla carità nella comunità; un allenamento che occorre fare sin da bambini per non affidare ai

57

capricci e alla violenza le sorti dell’altro; una scelta da mettere in campo quando si tratta di educare l’affettività nel rispetto del valore di chi ci sta accanto. Il Vangelo di Gesù ci consegna il volto della carità con l’immediatezza e la profondità di cui solo Dio è capace: il bene dell’altro e la sua vita. Basta lasciar correre nomi Zaccheo, Nicodemo, Maddalena, oppure situazioni di disagio, solitudine, malattia per comprendere, anche oggi, la differenza della testimonianza cristiana. Contro i tentacoli della paura che rendono minaccioso il volto dell’altro, i rigurgiti di chiusura che allontanano gli incontri, le minacce di una violenza che è davvero inutile e presuntuosa, occorre dedicare tempo alla carità. Il Giubileo, nato nel tempo per riconsegnare l’uomo a sé stesso, la terra alla terra, il racconto della storia alla libertà, è davvero un provocazione. Basta guardare il volto di uno straniero, magari di un richiedente asilo, anche solo di un povero, per accettare la sfida di una carità dal volto umano. I tempi del Giubileo sono sempre più stretti...


RANGE ROVER SPORT

SE L’ABBIAMO CHIAMATA SPORT, UNA RAGIONE C’È.

Anzi, più di una. Range Rover Sport ha una leggera monoscocca in alluminio per darti più velocità e agilità. Il suo motore 5.0 supercharged SVR ti offre performance esaltanti: da 0 a 100 km/h in 4,7 secondi. E anche diesel saprà stupirti con i motori 4.4 SDV8 da 339 CV, 3.0 SDV6 da 306 CV e 3.0 TDV6 da 249 CV, potenti e scattanti. L’innovativa tecnologia Terrain Response 2 ti farà emozionare con ineguagliabili prestazioni su strada e in off-road. Tutto questo fa di Range Rover Sport la Land Rover più agile, veloce e reattiva che abbiamo mai prodotto. Vieni a provarla in Concessionaria.

LARIO MI AUTO GRUMELLO DEL MONTE - Via Brescia 78 - Tel. 035 833908 LECCO - Corso Carlo Alberto 122/A - Tel. 0341 282269 MILANO - Via Lario 34 - Via Mecenate 77 - Corso Sempione (ang. Via F. Ferrucci 2) - Tel. 02 5099571 concierge.lariomiauto-milano@landroverdealers.com lariomiauto.landrover.it

Consumi Ciclo Combinato da 6,9 a 12,8 l/100 km. Emissioni CO2 da 182 a 298 g/km. Scopri le soluzioni d’acquisto personalizzate di LAND ROVER FINANCIAL SERVICES. Land Rover consiglia Castrol Edge Professional.


*Motori Saul Mariani

Discovery Sport, prova di potenza: traina un treno di 108 tonnellate

L

a Land Rover Discovery Sport ha dato una spettacolare prova della sua potenza trainando sui binari tre vagoni di un treno per un peso complessivo di oltre 100 tonnellate. Il Suv britannico ha affrontato un tracciato di 10 chilometri di binari nel nord della Svizzera trainando un peso superiore di 58 volte al proprio, nonostante il traino massimo certificato della Discovery Sport sia di 2,5 tonnellate. La Land Rover Discovery Sport protagonista dell’impresa è spinta da un propulsore diesel Ingenium da 180 CV e 430 Nm di coppia massima e si è affidata a una serie di tecnologie di traino e trazione, come il Terrain Response, il Tow Assist, il Tow Hitch Assist e l’All Terrain Progress Control, una suite off-road di guida semiautonoma di gestione del motore e dei freni. Rispetto al veicolo di serie la dotazione meccanica è rimasta inalterata, con l’unica modifica rappresentata dall’aggiunta di ruote ferroviarie che hanno agito da “stabilizzatori”. A fare da suggestivo scenario è stato il paesaggio intorno ai 10 chilometri di strada ferrata della Museumsbahn Stein am Rhein in Svizzera, che attraversa il Reno sullo spettacolare ponte di Hemishofen, una storica struttura in acciaio di circa 300 metri, protesa sulla vallata ad un’altezza di 25 metri. Commentando la prova il Managing Director di Land Rover, James Platt, ha dichiarato: «Per un veicolo di queste dimensioni il traino di una massa di oltre 100 tonnellate rappresenta una chiara

AGO-SET 2016

dimostrazione di integrità ingegneristica. Nessun tipo di modifica del sistema di trazione/trasmissione si è reso necessario e durante i test la Discovery Sport ha generato una trazione superiore a quella del Defender in versione strada/ferrovia, il che è veramente notevole». La Discovery Sport, il primo modello della nuova famiglia di Land Rover Discovery, ha conquistato sin dal lancio le 5 stelle Euro Ncap. Dal primo giorno di vendita, nel dicembre 2014, sono state vendute oltre 123.300 Discovery Sport, che è stata anche il best seller Land Rover nel mese di maggio, con ben 10.075 unità vendute. Le capacità della Discovery Sport vengono potenziate dal lancio dell'All Terrain Progress Control (Atpc). Questo è un sistema avanzato che consente a chi guida di stabilire e mantenere una velocità costante in off-road. L'Atpv, sviluppato dai famosi specialisti all-terrain di Land Rover, funziona come un Cruise Control che opera fra i 2 ed i 30 km/h. L'Atpc o f f re i n o l t re l a funzione dedicata «Launch», che permette partenze facili e progressive anche su superfici a scarsa aderenza come ghiaccio, neve o erba bagnata. L'avanzatissimo diesel Ingenium

59

da 2.0 litri di Jaguar Land Rover rende la Discovery Sport uno dei più efficienti Suv Premium compatti del mondo. Il diesel Euro 6 è disponibile in due versioni - da 150 e 180 cv - con consumi ed emissioni di CO2 a partire rispettivamente da 4,9 l/100km e 129 g/km. Il potente propulsore da 180 cv consente una velocità massima di 188 km/h e accelera il veicolo da 0 a 100 km/h in soli 8,9 secondi. È disponibile inoltre un quattro cilindri turbo a benzina. Il 2.0 litri a benzina da 240 cv ad iniezione diretta offre i livelli prestazionali di un sei cilindri ma con ingombri e pesi inferiori, ed emissioni di CO2 ridotte del 20% in confronto a motori di pari potenza e cilindrata superiore. Tutte le versioni equipaggiate con trasmissione automatica montano i paddle sul volante, che consentono di selezionare manualmente i singoli rapporti per un miglior controllo durante il traino, nel fuoristrada impegnativo e per una guida dinamica su asfalto.


*Arte Mario Donizetti

Note di tecnica - Il Blu di Indaco

I

l Blu di Indaco è prodotto da una pianticella (indigofera tinctoria) che ha foglie simili a quelle di acacia. Queste foglie, tenute in acqua a macerare e fermentare, secernono una sostanza incolore che, a contatto dell’ ossigeno dell’ aria , diventa blu scuro. Questo bellissimo colore - labile alla luce come tutti i pigmenti organici e vegetali – è stato usato anche da Giovanni Bellini per velare il manto azzurro di molte sue “Madonne”. Il Blu di Indaco è imitato artificialmente dal Blu di Prussia, ma questo è riconoscibile all’ analisi chimica perché è composto da ferro e da un gruppo cianogeno (relazione scientifica della dottoressa Annamaria Goisis Bulla : “… il ferro-cianuro-ferrico FE – FE (CN), o Blu di Prussia, si distingue dal Blu di Indaco che non possiede gli elementi C Carbonio e N Azoto …” COSTUME n.39 pag.8). Se si riscontrò (come sostenne la soprintendenza di Milano per il manto della “Madonna di Alzano” di Giovammi Belllin ) nell’analisi (solo qualitativa) la presenza di atomi di ferro nei campioni di colore esaminati questo è dovuto al fatto che per impastare il Blu Indaco i pittori usavano, e usano ancora, maneggiarlo con una spatola di ferro. E, comunque, in quelle analisi, non si trovò traccia del gruppo cianogeno e, dunque, quelle analisi non davano alcuna possibilità alla tesi che voleva attribuire a Mauro Pelliccioli un restauro integrativo eseguito con Blu di Prussia ( questo, per poter negare l’ autenticità del Blu di Indaco deteriorato dall’intensita’ della luce proveniente dal lucernario). E’ utile ricordare questo episodio affinché, per la tutela del patrimonio artistico, ci si impegni con spirito scientifico a rivalutare l’essenzialità di specifiche competenze e la necessità di abbandonare quegli atteggiamenti di disinteresse verso la cultura tecnica che hanno caratterizzato gran parte del Novecento.

60

AGO-SET 2016


*Cinema Film da rivedere, da riscoprire, da riassaporare

Pietro Bianchi

La fiamma del peccato (1944) di Billy Wilder

N

otte fonda: un auto sbanda, passa con lo stop, rischia di causare un incidente e si ferma davanti a un alto edificio. Ne esce un uomo curvo su se stesso e con il passo affaticato, che si avvia all’ingresso. Il portiere lo accompagna al dodicesimo piano, all’entrata di un grande salone pieno di scrivanie, dove alcune persone sono intente alle pulizie. L’uomo entra nel suo ufficio e comincia a parlare al dittafono, registrando nome e professione (Walter Neff, assicuratore), luogo e data (Los Angeles, 16.7.1938). Aggiunge: “Età 35 anni, scapolo, salute buona, almeno fino a poco fa”. E rilascia una confessione rivolta al suo collega, Barton Keyes, capo del reparto inchieste, autoaccusandosi dell’omicidio di un uomo: “L’ho ucciso per denaro e per una donna. E non ho preso il denaro e non ho preso la donna. Bell’affare!”. Si torna a quel punto al maggio precedente, quando tutto ebbe inizio, con un lungo flashback e la voce fuori campo a mostrarci e raccontarci gli eventi che l’hanno condotto fino a lì, morente e sconfitto. È lo straordinario incipit di “La fiamma del peccato”, uno dei capolavori del noir, forse il capolavoro in assoluto del genere. Un genere che è debitore di tanti registi e sceneggiatori giunti a Hollywood dalla vecchia Europa, impaurita dall’ascesa hitleriana. Questi registi (Lang, Siodmak, Preminger, Ulmer, per citarne alcuni), di origine germanica o comunque mitteleuropea, diedero vita con i loro film a quelle particolari atmosfere che differenziano il noir dalla crime story, dal giallo classico, dal cinema carcerario e dal gangster movie, generi con i quali ha comunque delle affinità. Essi portarono negli Stati Uniti l’eredità dell’espressionismo tedesco, l’oscurità di una società che stava avanzando verso Hitler e che trovò nel disagio di quella americana, sofferente durante e dopo la seconda guerra mondiale, terreno fertile. Il nome di Wilder entra di diritto nella cerchia di questi grandi registi, anche se la sua carriera, iniziata da sceneggiatore alla scuola di Lubitsch, dopo la direzione di almeno quattro film dram-

AGO-SET 2016

matici di altissimo livello (“Giorni perduti”, “Viale del tramonto”, “L’asso nella manica”, e appunto “La fiamma del peccato”), si consacrerà soprattutto nel genere della commedia. “La fiamma del peccato” fu diretto nel 1944; il film, tratto da un romanzo di James Cain (autore anche del famosissimo “Il postino suona sempre due volte”, lo scrittore che raccontò il male visto dalla parte di chi lo compie), fu sceneggiato da Wilder con Raymond Chandler. Influenzato dalla letteratura hard-boiled, il noir indirizzò in effetti Hollywood verso quegli scrittori, sia adattando i loro romanzi, sia coinvolgendoli direttamente – come in questo caso – nella stesura delle sceneggiature. Ma fu anche un cinema che guardò alla psicanalisi, a ciò che concerne “il carattere irrazionale della motivazione criminale” e “l’ambivalenza dei sentimenti”. Il noir americano parla in effetti di alienazione e di angoscia esistenziale, che avvolge tutti i protagonisti di quelle storie: il detective, il poliziotto, il gangster, le micidiali dark ladies. Uomini e donne tentati dal male, vittime delle loro scelte, inevitabilmente destinati ad affrontare il loro destino, spesso tragico. Nell’introduzione ad un suo recente volumetto dedicato al noir americano, Paolo Mereghetti parla addirittura di rivoluzione copernicana, per indicare come il cinema di Hollywood degli anni ’40, con questo genere in particolare, cambiò radicalmente rispetto al decennio precedente: “La guerra con il suo strascico di morti ha messo definitivamente fuori gioco il sogno del cinema di modellare a proprio piacere la realtà e la Storia: l’eroe non è più capace di dominare gli eventi e se ci riesce è solo dopo aver messo in discussione molte delle sue certezze iniziali”. Walter Neff è l’emblema dell’uomo che si perde. Recatosi da un ricco cliente (Mr. Dietrichson) per il rinnovo delle polizze auto, fa la conoscenza di sua moglie, Phyllis, e ne resta stregato: l’immagine di lei, che scende le scale con un braccialetto alla caviglia, gli penetra dentro e lo avvelena. Due incontri dopo, pur avendo già capito con che vipera sta avendo a che fare, Neff è in balìa

61

della donna e si lascia coinvolgere in un piano criminale: far stipulare inconsapevolmente al marito di lei una polizza infortuni e quindi causarne la morte, simulando un incidente con caduta da un treno, per riscuotere la doppia indennità (“Double indemnity” è il titolo originale) prevista dal contratto. Neff sa bene il rischio dell’operazione, tanto più che Barton Keyes è un segugio formidabile, ma conosce i trucchi del mestiere e già altre volte ha pensato alla truffa perfetta. Lei lo abbindola ancor di più e lui è determinato ad agire fino in fondo. Il piano ha un piccolo intoppo, quando Dietrichson si rompe una gamba e viene ingessato, ma l’omicidio, una settimana dopo, ha ugualmente luogo: tutto avviene secondo quanto prestabilito, eppure Neff percepisce immediatamente il timore che qualcosa sia andato storto. Sapere poi che Keyes indagherà, con il suo fiuto infallibile, accresce ancor di più la sua ansia. Proprio l’ingessatura è la prima fonte di sospetto per il detective dell’assicurazione: perché Dietrichson non ha chiesto l’indennizzo per la frattura? Era davvero a conoscenza di aver stipulato una polizza infortuni? Da questo tarlo (l’omino che Keyes sente nel suo stomaco e che lo pizzica quando qualcosa non torna) inizia la sua inchiesta, che lo porterà a lambire la verità, poi tragicamente confessata da Neff. Incalzante e serrato nel raccontare la discesa agli inferi di un uomo mediocre e presuntuoso (ottimamente interpretato da Fred McMurray), “La fiamma del peccato” sottolinea la fatalità della vicenda, originata dall’ossessione per il denaro, molla dei peggiori istinti, di una donna cinica e spietata, astuta e perfettamente conscia del suo potere erotico e, nello stesso tempo, delle debolezze del maschio. In questo ruolo, di un ragno velenoso che tesse la sua tela e imprigiona la vittima prescelta per farne uno strumento di morte, Barbara Stanwick è impareggiabile. Glaciale fino in fondo, è lei – e lo resterà per sempre – la dark lady per eccellenza.


*il Pensatore Liutprandoar

Zampa a Zampa la nuova applicazione di “Lombardia Informatica”, per ritrovare o adottare un cane o un gatto

F

inalmente, tutti i cittadini Lombardi potranno, tramite l’app Zampa a Zampa, con il loro smartphone, entrare, per trovare tutte le informazioni che ritengono importanti nell'Anagrafe animali d'affezione Lombarda. Con questa applicazione si possono ricercare non solo i cani e i gatti adottabili gratuitamente sul territorio lombardo, ma anche cercare il proprio animale, in caso di smarrimento, tra quelli dispersi o accalappiati visualizzando la loro

posizione sulla mappa. E’ inoltre possibile consultare sia l’elenco di tutte le strutture di ricovero (canili sanitari e canili rifugio), che i veterinari accreditati all’Anagrafe Animale d’Affezione lombarda. Queste informazioni sono messe a disposizione direttamente dall’Anagrafe della Regione Lombardia. Con l’app si possono inoltre eseguire diverse tipi di ricerche che possono essere eseguite con un semplice clic, attraverso l’impiego di diversi parametri

62

(razza, taglia, sesso, e/o età dell’animale, tatuaggio o numero di microchip, provincia di ricerca, tipologia della struttura, ecc.) specifici in ragione della particolare funzione scelta. Estremamente interessante è la sessione dedicata ai dubbi e alle curiosità dove ogni cittadino può interrogare il sistema per fugare ogni sua perplessità. Le informazioni acquisibili attraverso il Servizio non hanno pretesa di esaustività o completezza essendo limitate ai soli dati valorizzati e messi a disposizione direttamente dall'Anagrafe Animali d'Affezione lombarda. L'accesso al Servizio è subordinato all'installazione del relativo software. L’applicazione è già presente su App Store ed è disponibile per dispositivi ios, dalla versione 8 in poi, Google Play e per dispositivi android dalla versione 4.4. L’accesso al Servizio è subordinato all’installazione del relativo software, che viene concesso in uso a titolo completamente gratuito. Per maggiori informazioni è disponibile il sito: www.crs.regione.lombardia.it/ citt-ssc/goSalutile.udg. Numero verde: 800 030 606. Per info Ufficio stampa “Lombardia Informatica”

AGO-SET 2016


*il Veterinario Angelo Rinaldi Medico Veterinario

In vacanza con il proprio cane

O

gni giorno artisti, soubrette, persone del mondo dello spettacolo e dello sport si avvicendano sulle diverse reti televisive e sui giornali per sensibilizzare l’opinione pubblica a non abbandonare il proprio cane /o gatto nel periodo delle vacanze estive. Sicuramente un’ iniziativa pregevole ma... quello che manca sono gli accorgimenti che dobbiamo tenere per portare il nostro animale in ferie con noi (del resto fa parte del nucleo famigliare). La prima cosa da considerare è lo stress fisico ed emotivo che il nostro cane o gatto può avere in un ambiente a lui nuovo, quindi è molto importante rassicurarlo quando si è giunti a destinazione, in quanto gli vengono a mancare i punti di riferimento. Anche noi umani subiamo questo stress, ma lo compensiamo facendo un giretto ricognitivo nel posto di villeggiatura e di conseguenza compensiamo questo cambiamento delle nostre abitudini e per di più noi siamo coscienti della routine che ci aspetta, mentre il nostro beniamino si trova catapultato suo malgrado in un posto dove non ha più dei punti e degli orari di riferimento (per il cane è importante sapere a che ora si mangia, si esce, si gioca, quando si sta col padrone e quando si sta soli). Per ovviare a questi problemi si deve: per prima cosa portare da casa degli oggetti a lui cari (la ciotola del cibo, i giochi, la coperta dove dorme...) in quanto avranno un’ azione rassicurante per tutta la vacanza.

AGO-SET 2016

Dargli degli orari ben precisi sui pasti, sulla passeggiata e sul momento di svago/ gioco con il proprio padrone. Prima di lasciarlo “solo” due o tre ore in un ambiente nuovo è bene cominciare da pochi minuti e poi gradualmente sempre di più, l’importante è non fare saluti e raccomandazioni quando si esce ma comportarsi normalmente, lasciandogli la ciotola dell’acqua e i suoi giochino nella stessa posizione da voi prescelta, sarebbe utile lasciargli anche qualcosa da mordere durante la vostra assenza. Non bisogna dare per scontato che un cane che rimaneva solo 6-7 ore a casa non

63

abbia problemi a rimanere da solo nella casa di vacanza o in albergo. Da non dimenticare di recarsi dal proprio veterinario prima della partenza e di assicurasi sulle malattie che si possono contrarre nel luogo di villeggiatura e di chiedere un nominativo di un veterinario nella zona per eventuali casi di emergenza, di non lasciare il proprio animale in macchina anche per piccole soste e portarsi sempre dell’acqua fresca. Mantenere la dieta che faceva a casa, eventualmente adattandola come quantità alla maggiore o minore attività del cane in vacanza.


Pablo Picasso - Le crapaud, 1949 litografia esemplare 6 a 50 cm.49,5x65,5

Cult

Lo spirito di Montmartre alla «Michelangelo»

La galleria di via Broseta 15 ha ospitato, fino al 31 luglio, la mostra «L’Esprit de Montmartre.Valadon, Utrillo e altri artisti della Butte (1914-1940)», dedicata all’isola felice di talento e perdizione

«

L

'Esprit de Montmartre. Valadon, Utrillo e altri artisti della Butte (1914-1940)». Questo il titolo della mostra ospitata dalla galleria Michelangelo di via Broseta 15 fino al 35 luglio. In esposizione opere di artisti che hanno vissuto e sviluppato la loro arte a Montmartre tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. A partire dal 1870 Montmartre diventa un importante centro artistico ineguagliabile

nella storia: musicisti, scrittori, pittori e poeti provenienti da tutta Europa, richiamati dall’effervescenza artistica, dai cabaret, dallo charme e dalla “joie de vivre” inventano un nuovo linguaggio. Sono artisti che alloggiano in semplici stanze, fatte con assi di legno e travi, dalle fondamenta instabili, costruite l’una accanto all’altra; abitazioni che vengono chiamate “Bateau-Lavoir” (BattelloLavatoio) dallo scrittore Max Jacob,

64

a cura della redazione

AGO-SET 2016


per la loro somiglianza con i fragili battelli ormeggiati lungo le rive della Senna. Tra coloro che vissero sulla collina parigina, “la terre libre des artistes”, si ricordano Van Gogh, Modigliani, Picasso, Matisse, Braque, Renoir, Picasso, Toulouse-Lautrec ma soprattutto Suzanne Valadon e Maurice Utrillo, madre e figlio, che insieme a loro hanno scritto uno dei periodi più interessanti e significativi della storia dell’arte ed incarnato al meglio lo spirito del quartiere di Montmartre, l’isola felice di talento e perdizione. In questa esposizione vengono presentate tre opere di Suzanne Valadon (1865–1938), donna di incredibile fascino che debutta appena quindicenne nell’ambiente artistico parigino come modella degli impressionisti. Madre di Maurice Utrillo, vive e frequenta l’ambiente di Montmartre, tra atelier degli artisti e caffè. Il suo vero maestro è Degas; donne alla toilette, i nudi e scene di interni sono i primi soggetti da lei raffigurati; dal 1918 introduce altri temi: paesaggi, nature morte e ritratti. Aver conosciuto e lavorato con i più E.Othon Friesz - Honfleur, 1935-37 olio su tela cm.54x65

Gino Severini - Paniere di pesci, 1936 tempera su carta cm.48x32

AGO-SET 2016

grandi artisti del suo tempo, ha permesso alla Valadon di arrivare ad una grande padronanza artistica e ad una scioltezza pittorica raggiunta da pochi altri suoi contemporanei. Nel dipinto «Case in campagna», 1918 (olio su cartone, cm.53x64) l’artista realizza una composizione di grande effetto che conferma le sue innate doti artistiche. Il solido impianto volumetrico e la pennellata materica e allungata, rivelano l’ammirazione per Paul Cézanne, uno dei maestri più innovatori dell’epoca. Nella luce di una giornata di sole, la tavolozza si accende di colori anticonvenzionali quasi “fauve”: i toni rosati del suolo e l’intenso rosso corallo del tetto tra le fronde, contrastano con il limpido verde-azzurro dell’acqua. Il tratto scuro usato per delimitare i contorni della casa raffigurata a destra richiama la tecnica

65

del cloisonnisme che l’artista ben conosce grazie all’amico Emile Bernard. Nell’opera «Composizione con ramo d’albero» (olio cm. 54x43), si evince quanto la Valadon abbia subito il fascino del “Giapponismo”, l’estetica giapponese che dalla seconda metà del XIX secolo cattura l’attenzione dei grandi pittori impressionisti e post-impressionisti. Nell’opera «Ritratto di Geneviève CamaxZoegger», 1936 (olio su tela cm.55x46) il volto si nota un effetto accentuato dall’uso del tratto scuro di contorno e dall’utilizzo di colori contrastanti; anche in questo dipinto l’uso della tecnica “cloisonniste” della Scuola di Pont-Aven è imperante. La permanenza di Emile Bernard (1868 –1941) a Montmartre va dal 1906 al 1911, al 12 di Rue Cortot, dove Bernard prende in affitto una stanza, che lascerà successivamente all’amica Suzanne Valadon e che diventerà nel 1960 sede del Musée de Montmartre. In esposizione è possibile ammirare «Natura morta con brocca bianca», 1933 (olio su tavola, cm 65,5x54). Quest’opera


Maurice Utrillo Le Moulin de la Galette à Montmartre tempera e olio su cartone cm.26x34

Valadon Suzanne Genevieve Camax-Zoegger, 1936 ost 55X46 Pubbl cat rag

dal vivace cromatismo ricorda alcune opere del periodo di Pont-Aven per lo sfondo di un verde intenso e per il drappo rosso in netto contrasto. Il bianco opaco della brocca assorbe tutti i colori circostanti conferendo alla superficie un bagliore quasi cangiante; la luce, proveniente da destra, illumina uniformemente tutti gli oggetti. È interessante osservare la tecnica pittorica che si differenzia nella realizzazione delle diverse zone del dipinto: la pennellata allungata e il colore uniforme di sfondo e brocca e il tratto denso materico, a piccoli tocchi di colore, nel piano d’appoggio. Maurice Utrillo (1883-1955) iniziò a dipingere nel 1902 grazie all'incoraggiamento della madre che gli impartì le prime lezioni, ma fu sostanzialmente un artista autodidatta, senza alcuna

66

formazione accademica; ha perfettamente incarnato la figura classica dell'artista bohémien creando intorno a sé un alone di leggenda con la realizzazione di alcuni tra i paesaggi più belli e più veri di Parigi. Dopo una fase formativa durante la quale fu sensibile all'Impressionismo, nella pittura di Utrillo si delineano due periodi distinti; nel primo, definito come “il periodo bianco” (1908-14), l'artista, è influenzato dai Fauve ma ne rivoluziona la visione cromatica utilizzando colori dalle chiare tonalità, nel secondo periodo la pittura diventa più consistente con immagini più complesse e vive. I soggetti preferiti sono le vedute di chiese e cattedrali, gli stretti vicoli parigini e i bistrò che ben rivelano quello che era l’originario quartiere di Montmartre. Nella bellissima opera «Le Moulin de la Galette à Montmartre», 1930-32 ca. (olio

AGO-SET 2016


e tecnica mista su cartone, cm.26x34) si manifestano una visione più ricca di richiami ed una salda costruzione pittorica attraverso la quale egli propone il suo più grande amore: una Montmartre viva, affollata e pittoresca. Trasferitosi a Parigi nel 1906 per studiare la pittura degli Impressionisti e dei Postimpressionisti, Gino Severini (1883-1966) conosce molti dei maggiori esponenti delle avanguardie artistiche della capitale svolgendo un importante ruolo di collegamento fra gli ambienti artistici francesi ed italiani, in particolar modo tra sensibilità cubiste e futuriste. L’artista è presente in mostra con l’opera «Paniere di pesci», 1936 (tempera su carta cm.48x32) e a tergo un disegno a matita raffigurante un Pollo. Entrambe le opere sono gli studi per l’opera raffigurante «Natura morta con pesci» presentata alla XX Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1936 (affresco intelato cm.200x125) insieme a «Natura morta con piccioni». Terminata la stagione futurista, in cui la pittura era gesto, urlo, rivoluzione e scomposizione della realtà, la pittura di Severini assume in questo periodo colori dai caldi toni mediterranei testimoniando un momento di attenzione alle forme della realtà quotidiana. Nel 1900, quando il giovane Picasso arriva a Parigi per visitare l’Esposizione Universale rimane affascinato e stregato dalla turbinosa bohème di Montmartre, dal quartiere degli artisti, delle prostitute e dei vagabondi, diventato l’epicentro dello spirito avanguardista, un bacino ineguagliabile di cultura e divertimento. In esposizione «Le Crapaud»,1949 (cm.49,5x65,5) litografia numerata 6/50 lastra di zinco su carta Arches. Nel 1897 si trasferisce a Parigi l’artista Emile-Othon Friesz (1879-1949). Alloggia a Montmartre, al n.12 di Rue Cortot insieme a Raol Dufy. Nel 1904 conosce Matisse, incontro che determinerà la sua pittura futura e che lo farà entrate nel gruppo dei Fauves; da questo momento, infatti, il suo linguaggio diventa più ardente di colore, più vibrato e inizia a staccarsi dalla maniera impressionista. In mostra si possono ammirare due opere:

AGO-SET 2016

Puy Jean - Fruttiera, 1914-15 olio su tela cm. 46x55

«Il porto di Honfleur», 1935-37 ca. (olio su tela cm.54x65) e «Natura morta con caffettiera» del 1940 (olio su tela cm.60x73). Artisti in mostra: Emile Bernard, Raul

Suzanne Valadon - Case in campagna, 1918 olio su cartone cm.53x64

67

Dufy, Emile-Othon Friesz, Henry Le Fauconnier, Elisee Macleet, Pablo Picasso, Jean Puy, Alphonse Quizet, Gino Severini, Maurice Utrillo, Suzanne Valadon.


Cult

Abbraccio delle Mura, Bergamo nel Guinness

Sono stati 11.507 i partecipanti a un evento che ha visto riempirsi di persone gli oltre 4 chilometri dell’anello delle Mura Veneziane che circondano il centro storico di Bergamo Alta

L

a città di Bergamo è entrata ufficialmente nel Guinness dei Primati: il capoluogo orobico ha stabilito un nuovo record per la più lunga staffetta di abbracci mai realizzata al mondo, ben 1.255. Polverizzato il record precedente, registrato in Cina lo scorso maggio, di 960 abbracci in serie. Sono stati 11.507 i partecipanti a un evento (organizzato dal Comune di Bergamo, dalla Provincia di Bergamo, da Pernice Comunicazione, da L’Eco di Bergamo e ATB e con la sponsorizzazione di Esselunga) che ha visto riempirsi completamente di persone gli oltre 4 chilometri dell’anello delle Mura Veneziane che circondano il centro storico di Bergamo Alta: migliaia di persone accorse per sostenere con un gesto simbolico come un abbraccio la candidatura

a Patrimonio dell’Umanità Unesco dei Sistemi Difensivi Veneziani tra il XV e il XVII secolo, progetto transnazionale che comprende Italia, Montenegro e Croazia e di cui Bergamo è ente capofila. La candidatura, l’unica per l’Italia in questo 2016, è ora al vaglio degli uffici di Parigi: il responso definitivo è atteso nel corso del 2017. Il Guinness World Records sta vagliando anche un altro record, quello per il più alto numero di abbracci di coppia, detenuto dal 2012 dal Perù con 5.369 coppie: la documentazione sarà inviata agli uffici di Londra. L’evento di Bergamo è stato uno dei più social in tutta Italia nella giornata di domenica 3 luglio, con decine di migliaia di tweet.

68

a cura della redazione

AGO-SET 2016


LALATUA TUA APP APP


Cult

Caleidoscopio di stili, poetiche, linguaggi

Per la stagione di prosa e altri percorsi cittadina, al Donizetti e al Sociale, su il sipario l’11 novembre con l’ultimo spettacolo di Celestini. Il 13 dicembre c’è «Smith & Wesson» di Vacis

T

eatro Donizetti e Teatro Sociale. Prosa e Altri Percorsi. Due spazi di grande rilevanza storica e una programmazione di elevato livello artistico che fanno di Bergamo una delle città più teatrali d’Italia. Altri Percorsi al Teatro Sociale, dall’11 novembre 2016, la Stagione di Prosa al Teatro Donizetti, dal 13 dicembre, riprenderanno i rispettivi cammini il prossimo autunno – a fine anno si rinnoverà anche l’appuntamento con l’Operetta – accompagnando il pubblico sino ad aprile 2017 in un affascinante e stimolante viaggio tra variegate visioni ed esperienze. Tutti i linguaggi teatrali troveranno ospitalità sui due palcoscenici cittadini: la grande tradizione autoriale, la spettacolarità del teatro-circo, la comicità, l’impegno civile. «Ci lasciamo alle spalle una stagione davvero

straordinaria, per numero assoluto di spettatori e per percentuale di occupazione delle sale», dichiara Nadia Ghisalberti, Assessore alla Cultura del Comune di Bergamo, «Il grande patrimonio del teatro è quindi il suo pubblico: tanto più è ampio tanto più impegna la direzione artistica a elaborare una programmazione giocata su registri diversi e capace di dare una visione complessiva del panorama teatrale italiano». «Il Donizetti è teatro civico e come tale ha il dovere di svolgere un servizio culturale aperto al confronto sui temi della contemporaneità», prosegue, «Programmare una stagione teatrale non significa infatti solo pensare ad un cartellone di qualità, ma anche costruire attorno agli spettacoli progetti di approfondimento, come gli incontri con gli attori che tanto seguito hanno avuto lo scorso anno, e un’adeguata

70

a cura della Redazione

AGO-SET 2016


attività didattica, attraverso il progetto educativo Il cantiere del Teatro destinato ad avvicinare il pubblico dei più giovani». «Ricominciamo con rinnovato entusiasmo sotto la spinta dei considerevoli successi di pubblico e artistici conseguiti negli ultimi 12 mesi», afferma Massimo Boffelli, Direttore del Teatro Donizetti e responsabile anche della gestione del Teatro Sociale, «I due teatri operano in stretta sinergia proprio per consentire una vasta e articolata offerta di spettacolo, ulteriormente ampliata dal Creberg Teatro. E i tanti attori, i registi, le compagnie che calcano il nostro palcoscenico – o meglio i nostri palcoscenici – vi tornano

AGO-SET 2016

volentieri perché sanno di trovare sempre la calorosa accoglienza di spettatori attenti e competenti». «Ogni spettacolo è uno spettacolo diverso, diverso è lo stato d’animo di chi va in scena, diverso il pubblico: ogni volta si tratta di un evento unico che non potrà mai ripetersi uguale. Forse è questo che spinge tante persone ad andare a teatro: il desiderio di un incontro diretto, unico, irripetibile», dice Maria Grazia Panigada, Direttore Artistico della Stagione di Prosa e Altri Percorsi, «II Teatro Donizetti e il Teatro Sociale sono i luoghi per eccellenza della città dove questo rito si ripete. Rito antico, quello del teatro,

71

ma fatto di presenze che lo attualizzano, lo rendono contemporaneo. Per l’anno 20162017 si è pensato ad una Stagione dei Teatri dove l’esperienza di incontro fra spettatori ed artisti potesse intrecciarsi attraverso stili, poetiche, linguaggi drammaturgici diversi». Stagione di Prosa La Stagione di Prosa 2016/2017 prenderà avvio, dal 13 al 18 dicembre 2016, con «Smith & Wesson», secondo testo teatrale (dopo «Novecento») di Alessandro Baricco, messo in scena da Gabriele Vacis: Natalino Balasso e Fausto Russo Alesi saranno i protagonisti, insieme a Camilla Nigro e Mariella Fabbris, di una vicenda


dalle tinte un po’ surreali che ha sullo sfondo le cascate del Niagara. L’anno nuovo si aprirà, dal 10 al 15 gennaio, con «HUMAN» di Marco Baliani e Lella Costa (regia dello stesso Baliani). Una riflessione agrodolce sull’essere umano, attraverso testimonianze dirette, brandelli di vita vissuta, senza rinunciare all’ironia e all’umorismo. Musiche originali di Paolo Fresu. Costumi di Antonio Marras. Dal 19 al 22 gennaio e poi il 28 febbraio e l’1 marzo sarà la volta di Paolo Rossi in «Molière: la recita di Versailles»: sorprendente, libera riscrittura de «L’improvvisazione di Versailles», commedia scritta da Molière nel 1663. Canzoni originali di Gianmaria Testa. «La pazza della porta accanto», in programma al Teatro Donizetti dal 31 gennaio al 5 febbraio, è un atto unico scritto da Claudio Fava in omaggio alla poetessa Alda Merini, donna dalla straordinaria parabola artistica e umana che visse il dramma del manicomio. La regia è di Alessandro Gassman. Protagonista principale Anna Foglietta. Dal 7 al 12 febbraio si potrà poi assistere a «Dieci piccoli indiani… e non ne rimase nessuno», adattamento del capolavoro di Agatha Christie, con Ivana Monti e altri nove attori. Regia di Ricard Reguant.

Uno spettacolo adatto a tutte le età si preannuncia «Slava’s Snowshow», poetico, magico affresco di teatro-circo creato e messo in scena da Slava Polunin, considerato il clown più bravo al mondo. Dal 14 al 19 marzo, un classico testo pirandelliano, «Il berretto a sonagli», riproposto nella sua versione originale dall’attore e regista Valter Malosti, precederà il titolo conclusivo della Stagione di Prosa 2016/2017, dal 4 al 9 aprile: «Quello che non ho», spettacolo concepito da Giorgio Gallione per il versatile talento di Neri Marcorè, impegnato nella circostanza a recuperare i sentimenti di ribellione civile di Pier Paolo Pasolini e le canzoni altrettanto indignate e fuori dagli schemi di Fabrizio De André. Altri Percorsi Sei monologhi, altrettante prove d’attore, e uno spettacolo di una delle compagnie più amate dal pubblico bergamasco costituiscono il palinsesto della nuova stagione di Altri Percorsi, che come sempre getta uno sguardo al mondo di oggi con un’attenzione particolare al teatro di impegno civile. Il primo a scendere in campo al Teatro Sociale sarà l’11 novembre Ascanio Celestini, che con il suo «Laika» osserverà da una personalissima angolazione le figure di Gesù Cristo e di Pietro. A

72

seguire, il 22 e 23 dicembre, in prossimità del Natale, «Bianco su bianco», altro mirabile esempio dell’arte raffinata e piena di poesia della Compagnia Finzi Pasca, che nella passata Stagione di Prosa ha letteralmente incantato il pubblico con «La verità». Dal teatro-circo “leggero” si passerà poi alla profondità tutta teatrale di Giovanni Testori e del suo «Edipus», nell’interpretazione di Eugenio Allegri, con la regia di Leo Muscato. Con «Ivan», adattamento del classico di Dostoevskij «I fratelli Karamazov», con in scena Fausto Russo Alesi per la regia di Serena Sinigaglia, il Teatro Donizetti esordirà nelle vesti di coproduttore, insieme a ATIR Teatro Ringhiera di Milano, di uno spettacolo già inserito nella Stagione del Piccolo Teatro di Milano: il debutto al Teatro Sociale è fissato, in prima nazionale, il 14 e 15 febbraio. Due gli spettacoli in cartellone a marzo: il divertentissimo «Galateo», di e con Maria Cassi (l’8, in concomitanza con la Festa della Donna), e «Tong Men-G (Porta di bronzo: stesso sogno)», scritto da Shi Yang Shi insieme alla regista Cristina Pezzoli partendo dalla sua condizione di cinese immigrato di seconda generazione. Finale di Stagione il 20 aprile con «Furiosa mente» di e con Lucilla Giagnoni, altra beniamina del pubblico bergamasco.

AGO-SET 2016


A A AA A


Cult

Benvenuto con mosaico all’aeroporto

L’opera di Mastrovito all’area arrivi. Si intitola «Ad Urbe Condita», è composta da 300 tessere di cartoncino su base di compensato ed era stata esposta a Expo, Padiglione Italia

U

n nuovo prestigioso biglietto da visita per i passeggeri che sbarcano all’Aeroporto di Bergamo. Si tratta dell’opera dal titolo «Ad Urbe Condita», composta da 300 tessere di cartoncino su base di compensato, sulle quali l’artista Andrea Mastrovito ha realizzato un mosaico a olio richiamando i personaggi della storia passata e recente di Bergamo sullo sfondo dei monumenti di Città Alta. L’opera, esposta nel settembre 2015 nello Spazio Bergamo del cardo italiano a Expo per iniziativa del Comune di Bergamo e della Camera di Commercio di Bergamo, ha trovato collocazione su una parete nell’area di ritiro

bagagli dell’aeroporto. Sacbo ha accolto la proposta avanzata dal Comune e dall’Ente camerale, provvedendo a individuare uno spazio idoneo agli arrivi dell’aerostazione. L’installazione, che occupa una parete per 15,50 metri di lunghezza e 3,50 di altezza, è stata curata da Ivo Paratico, team leader ufficio progettazione dell’Unità Infrastrutture Aeroportuali di Sacbo, il quale ha provveduto a preallestire i componenti del mosaico prima del fissaggio a muro, apponendo a protezione una pellicola protettiva di plexiglass. «Il luogo giusto per ricomporre il mosaico di 300 tessere dell'opera di Andrea Mastrovito – afferma Nadia Ghisalberti, assessore

74

alla cultura del Comune di Bergamo - Da Expo al Caravaggio per raccontare al viaggiatore la nostra città, la sua storia, i suoi paesaggi. Un racconto poetico che parla di noi per dare il benvenuto a chi arriva in città».

AGO-SET 2016



Cult

Capolavoro di Boldini in Carrara

Si tratta del «Ritratto del piccolo Subercaseaux». Arriva da Ferrara. Fino al 25 settembre l’opera sarà esposta in dialogo con il «Ritratto di Maria Gallavresi con la madre» di Cesare Tallone

A

Bergamo un nuovo incontro tra capolavori grazie alla collaborazione con Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara che si è resa disponibile al prestito del «Ritratto del piccolo Subercaseaux» di Giovanni Boldini (1842 -1931). Dopo aver ospitato Carlo Crivelli dal Victoria and Albert Museum e Boccaccio Boccaccino dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, il ritratto di Boldini segna una nuova tappa del progetto «È nostro ospite» che chiama in Carrara opere

eccellenti in cambio di dipinti concessi in prestito. Un’opportunità per il pubblico di scoprire grandi maestri, rileggendo le collezioni di Accademia Carrara sotto angolazioni differenti. Dal 19 luglio al 25 settembre 2016 l’opera di Boldini sarà esposta in dialogo con un altro capolavoro, il «Ritratto di Maria Gallavresi con la madre» di Cesare Tallone, parte della collezione del museo, mettendo così in luce la straordinaria capacità di introspezione psicologica della ritrattistica. «È nostro ospite», sostenuto

76

da Bonaldi Audi, è arricchito da visite, laboratori, percorsi guidati, materiale didattico e appuntamenti aperti al pubblico. «I prestiti sono una delle attività più importanti di un museo - commenta Emanuela Daffra, direttore Accademia Carrara di Bergamo -, ne fanno conoscere le collezioni, dialogano affascinando il pubblico, favoriscono gli studi, permettono di stringere dei rapporti proficui con altre istituzioni».

AGO-SET 2016



DentalKing Meglio il meglio

Clinica Odontoiatrica Via 4 Novembre 11 -24046 Osio Sotto (Bg) Tel. 035.4876046 - Fax 035.4876050

Mail - dentalking14@gmail.com



Cult

Le mille sfumature della Val Brembana

A fare da locomotiva per il turismo, la rinascita di San Pellegrino: dopo le terme, è la volta del Grand Hotel. I lavori di restauro sono già cominciati. I fasti del passato ritornano a tinte vivaci

C'

è il verde dei pendii, il bianco delle piste innevate, il giallo della polenta e di alcuni tra i formaggi migliori d’Italia, il rosso di Capri e l’oro decorativo dei monumenti Liberty, il blu dei laghi e delle acque termali, il castano dei funghi porcini, il nero delle miniere e delle gallerie del sedime ferroviario, trasformato in pista ciclabile. È un’esperienza decisamente a colori quella offerta dalla Valle Brembana, a cui è dedicato il nuovo numero della rivista «Go», pubblicato da Dmedia e

reperibile in tutti i Comuni della valle. Quei colori, tra l’altro, ritornano sulla statua di Arlecchino che dà il benvenuto, al centro della rotonda di Villa d’Almè, a chi arriva in valle. «Potrete sperimentare un vero turismo esperienziale – scrivono nell’introduzione Alberto Mazzoleni e Giovanni Fattori, presidente e vicepresidente della Comunità Montana Valle Brembana - praticando tutte le attività sportive, sia invernali che estive, legate al segmento active, quali lo sci alpino e da fondo, la Mtb, l’escursionismo e la

80

canoa, e vi potrete al tempo stesso rilassare alle QC Terme di San Pellegrino. Perché invece non rincorrere incontri con l’identità culturale locale nei tanti musei ed ecomusei?». E poi biodiversità, prodotti caseari di prestigio internazionale, tipicità gastronomiche. A fare da locomotiva, la rinascita di San Pellegrino: dopo le terme, è la volta del Grand Hotel. I lavori di restauro sono già cominciati. I fasti del passato ritornano a tinte vivaci.

AGO-SET 2016


Bergamo - Via Grumello, 32 035.255257



Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.