Un Secolo che scorre. I Cento Anni dell'Acquedotto Poiana - Vol II

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AGHE NESTRE. L’ACQUA È DI TUTTI E PER TUTTI

Il pozzo di Remanzacco presso l’attuale piazza Don Cornelio Missio, alla fine dell’Ottocento (archivio fotografico storico del Comune di Remanzacco).

Schizzo assonometrico della casa dell’acqua.

Eccoli seduti sulla panca di pietra nel loro borgo con i vicini, eccoli intenti a chiacchierare mentre lavorano, eccoli stanchi la sera a scherzare insieme e a raccontarsi storie. La casa dell’acqua vuole testimoniare l’aggregazione come valore aggiunto e fondante di un ben-essere e un ben-stare da condividere con i vicini, vuole contrastare l’individualismo della modernità affermando la tradizione friulana del “dâsi une man” e “insieme si cumbine”. Questa è un’eredità culturale da trasmettere che deve uscire da fotografie sbiadite in bianco e nero e ritornare a vivere. La casa dell’acqua vuole “darle forma”: la sua pianta esagonale è simbolo di persone che parlano in cerchio, la sua composizione architettonica impedisce che qualcuno sia escluso. La configurazione architettonica-volumetrica-funzionale è quella di un pozzo tradizionale: si è scelto di richiamare l’elemento esagonale per l’esterno della struttura. Sono presenti tre ingressi, distribuiti ad uguale distanza sull’esagono, per accogliere dai diversi lati gli utenti. Questo farà sì che la struttura non sarà caratterizzata da un fronte ed un retro, ma da un elemento in grado di accogliere a 360 gradi le persone. Veduta ottocentesca della piazza Don Cornelio Missio a Remanzacco, sullo sfondo si vede il pozzo con la sua copertura (archivio fotografico storico del Comune di Remanzacco).

La geometria dell’esagono definirà su altrettanti lati dei luoghi di sosta attrezzati con panche molto semplici. Il luogo di approvvigionamento dell’acqua sarà poi definito da un vano esagonale con un piano di appoggio in pietra ed un vano tecnico protetto per gli impianti. Gli erogatori non si richiamano a “freddi” distributori bancomat ma a “rubinetti tradizionali”, con appoggi in pietra per le bottiglie o per piccole taniche di uso comune. Il lavabo/lavandino esterno di pietra, presente nelle case rurali di un tempo, viene ripreso e rivisitato. La protezione dell’impianto è realizzata con una copertura in legno massiccio di castagno.

Collocazione e armonizzazione con “l’intorno” Il progetto prevede la sistemazione dell’opera in corrispondenza di spazi pubblici quali piazze, aree verdi, parchi e parcheggi. La casa dell’acqua è collocata in un punto strategico e centrale del centro abitato, dove se ne può scorgere la presenza da più di una strada di accesso. L’idea fondante si riassume in due parole: aghe nestre (acqua nostra): è la comodità del rifornimento per tutti, automuniti e non, giovani e anziani, ciclisti in sosta e bimbi assetati. La conformazione architettonica in pianta della casa dell’acqua permette una perfetta integrazione nel contesto d’intorno: l’oggetto geometrico è privo di un “retro”. Come un Giano bifronte nella mitologia, la casa dell’acqua ha solo facce e nessun lato preferenziale di accesso e di veduta. Questo favorisce e facilita l’inserimento in contesti anche molto differenti e il “dialogo” con quartieri urbani non omogenei dal punto di vista architettonico. È il carattere stesso dell’oggetto che è in grado di rapportarsi con i differenti “intorno”, affermando se stesso e la sua identità progettuale, senza forzature e volontà di sopraffazione.


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