Pier Pasolini The Body Poetic

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Pier Paolo Pasolini TUTTO È SANTO il corpo poetico The Body Poetic Pier Paolo Pasolini TUTTO È SANTO Pier Paolo È SANTO il corpo poetico The Body Poetic 5 CONTINENTS EDITIONS il corpo The Body Poetic CONTINENTS EDITIONS

18 volto – le persone sono santi

60 dileggio – il linguaggio dei padri

92 femminile – il sacro che ci è tolto

124 abiti – i costumi del corpo

146 voci – di popolo e di poeta

164 partitella – la vera Italia, fuori dalle tenebre

10 Il corpo poetico
Giuseppe Garrera, Cesare Pietroiusti, Clara Tosi Pamphili
174 roma – la città in strada
175 roma – complice Sodoma 195 apparati – materiali in mostra
219 (English translations) The Body Poetic Sommario

Il corpo poetico

Intendo per corpo un modo che esprime in una maniera certa e determinata l’essenza di Dio.

(Bento de Spinoza, Etica, Parte II, Definizione I –traduzione di Gaetano Durante, Giunti/Bompiani, Firenze e Milano 2017, p. 103)

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Il testo che segue va inteso come un’indicazione di percorso, ovvero come una raccolta di note che vogliono esplicitare le motivazioni delle scelte dei materiali che sono alla base della mostra Pier Paolo Pasolini. Tutto è santo. Il corpo poetico , e del catalogo che l’accompagna. La nostra convinzione è che comprendere queste motivazioni possa aiutare a orientarsi nella mostra non seguendo criteri interpretativi o ideologici o tantomeno celebrativi, ma un costante, insistito, riferimento reale .

Più ancora che un “tema”, il fondo ineludibile a cui vorremmo che ogni scelta espositiva facesse riferimento è, appunto, la realtà del corpo . E con ciò intendiamo sia il corpo di Pier Paolo Pasolini nella sua fenomenologia “terrena”, stupenda e quotidiana, gioiosa e disperata; sia il corpo delle cose tutte (esseri viventi e documenti, voci e luoghi, abiti e libri) come realtà e segni di santità, inevitabile e determinante sostanza/sostrato di ogni pensiero, di ogni teoria, di ogni discorso.

Uno degli assunti acquisiti per quanto riguarda l’arte d’avanguardia del secondo Novecento, assunto tenuto presente e mutuato dai curatori della mostra per “comprendere” Pasolini e il senso dell’intera sua attività e produzione, è il concetto di “personificazione” o “incarnazione” per cui il senso e la possibilità stessa dell’opera dipendono dalla presenza fisica e sensoriale dell’artista, che esprime la propria libertà di movimento nell’ordine e nel disordine della materia, per disseminazione, contaminazione, deriva e fallimento.

Nella mostra allestita al Palazzo delle Esposizioni, l’indagine sul corpo poetico parte dall’idea che mai un poeta, uno scrittore, un regista, un intellettuale, è stato così corpo e incarnazione della parola, come Pier Paolo Pasolini. In questa mostra Pasolini è visto in una dimensione radicale di autore, sempre vissuta con la totalità di un corpo che attraversa il mondo e sperimenta la dimensione della fisicità come pienezza, splendore e tragedia, in un amore estremo per la vita e per la realtà e in una opposizione irriducibile e profetica alla sottomissione dei corpi e dei volti, prima ancora che delle menti, alle convenzioni e alle normalizzazioni omologanti, volte ad annullare le caratteristiche dei singoli e le diverse, sorprendenti, incontrollate forme dell’eros.

Raramente, in letteratura, è stata così evidente, come nel caso di Pasolini, la libertà dello scrittore e, per estensione, della letteratura stessa: una libertà che si esprime nell’interazione del testo con il mondo, per cui le opere hanno senso perché, più che prodotto finito, sono legate al momento dell’esperienza vitale che le sta ancora dettando, ponendole nel reale come esseri in divenire, come corpi in azione e in trasformazione.

In questo progetto espositivo sono presenti esclusivamente materiali originali: fotografie vintage, giornali dell’epoca, prime edizioni, riviste dove, per la prima volta, comparvero interviste, articoli, interventi. Questo è un punto centrale della “corporeità” della mostra: il pubblico potrà vedere, in molti casi per la prima volta, la stampa originale di scatti visti e rivisti (riprodotti, tagliati, ingranditi, corretti ecc.) in rete e altrove. Nel caso dell’immagine fotografica (e questa consapevolezza è tanto

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Il perché di questa rubrica

[...] A questo punto credo che sia chiara anche la ragione per cui ho voluto intitolare queste mie pagine settimanali “Il caos”, il cui sottotitolo ideale potrebbe essere: “Contro il terrore”: l’autorità è sempre terrore, anche quando è dolce. Un padre dice dolcemente, cameratescamente a un figlio piccolo: «Non calpestare le aiuole»: ebbene, questo comandamento negativo entrerà a far parte di un insieme di comandamenti negativi che regoleranno il comportamento di quel bambino; sicché la buona educazione, essendo in gran parte fondata su una serie di regole negative, è, per sua natura, terroristica.

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Da Pier Paolo Pasolini, Il caos, rubrica settimanale, in “Tempo”, 6 agosto 1968, p. 20.
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Copertina del settimanale “Tempo” del 6 agosto 1968 riferita all’inizio della rubrica Il caos che Pier Paolo Pasolini firmò, con poche e brevi interruzioni, fino al 24 gennaio 1970.

Da Tommaso Anzoino, Pasolini, collana Il Castoro, La Nuova Italia, Firenze 1971, pp. 1-13. Intervista rilasciata all’autore nel 1970.

Un «corpo» è sempre rivoluzionario; perché rappresenta l’incodificabile. [...]

Se poi il «corpo» vive una «vita indegna di essere vissuta» (un negro, un sardo, uno zingaro, un ebreo, un invertito, un miserabile) è anche manifestamente rivoluzionario (mentre tale funzione non è manifesta nel «corpo» di un commendatore, di un ministro ecc.). Un povero, un infelice sono sempre, di per sé, eroici: sia che si rassegnino sia che si ribellino – e sia anche che compiano azioni delittuose – che sono sempre senza alternativa reale.

[...] l’ansia piccolo-borghese (ex contadina) per il domani, la fobia per la miseria e l’insuccesso:

è una specie di piccola e intensa malattia mentale, tenuta nascosta, taciuta. Ma dev’essere ben grave se è essa che presta l’immagine del «domani migliore»: un domani in cui tutti avranno la casa assicurata, con gli annessi beni di consumo e il denaro per acquistarli, in cui tutti andranno a scuola per impadronirsi della dovuta cultura ecc. [...]

Ma sono giunto a un punto della vita in cui la vita mi appare comunque bella e felice. Gli uomini anonimi, che riempiono a milioni le città e le campagne, mi sembrano dei santi. [...]

Chi ama veramente la vita non pensa mai al futuro.

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PIer Paolo Pasolini sul set di Comizi d’Amore, 1964. Fotografia di Angelo Novi.

Da Pier Paolo Pasolini, Questo è il mio testamento. Un’intervista di Peter Dragadze, in “Gente”, 17 novembre 1975, pp. 25-35. [Il dattiloscritto originale è contenuto in una cartella con intestazione d’autore: “Note ’67-’68”.]

Nell’ultimo dei nostri incontri gli sottoposi tutti gli appunti che avevo raccolto e che volevo utilizzare per un ampio servizio dedicato alla sua vita e alla sua opera. Ebbene, Pasolini prese i fogli, li riordinò, li riscrisse a macchina, aggiunse qua e là correzioni di suo pugno; e al momento di restituirmi il tutto, mi disse ridendo: «Questo è quasi un testamento spirituale-intellettuale. Se dovesse succedere qualcosa, Dragadze, lo tiri fuori. Credo che a qualcuno potrebbe interessare».

[...] Comunisti da salotto - Penso dei comunisti da salotto ciò che penso del salotto. Merda.

[...] Il Capitalismo - [...] Io spero naturalmente che, nella competizione che ho detto, non vinca il neocapitalismo: ma vincano i poveri. Perché io sono un uomo antico, che ha letto i classici, che ha raccolto l´uva nella vigna, che ha contemplato il sorgere o il calare del sole sui campi, tra i vecchi, fedeli nitriti, tra i santi belati; che è poi vissuto in piccole città dalla stupenda forma impressa dalle età artigianali, in cui anche un casolare o un muricciolo sono opere d´arte, e bastano un fiumicello o una collina per dividere due stili e creare due mondi. (Non so quindi cosa farmene di un mondo unificato dal neocapitalismo, ossia da un internazionalismo creato, con la violenza, dalla necessità della produzione e del consumo).

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Copertina della rivista “Gente”, 17 novembre 1975.

Quando entro nello studio di Pier Paolo Pasolini, condottovi da motivi strettamente professionali, il «vate» sta componendo. Mi rimorde un po’ la coscienza a vederlo interrompere chi sa quale nuovissimo monumento della letteratura contemporanea, lasciando la pagina incompiuta nel rullo della macchina per scrivere.

Il cantore del sordido, del maleodorante, è un giovane squallido colle bozze frontali troppo prominenti e le palpebre avvizzite. Di lui una giornalista sensibile e marxista, che si è prestata a fare da comparsa nel film Accattone, ha scritto su un quotidiano del PCI che è «candido e crudele come un santo». Dal canto mio, mentre ascolto la sua voce untuosa e carezzevole, mi sorprendo a considerare che, dopo tutto, la storia della tentata rapina al benzinaro del Circeo potrebbe essere vera.

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Da Claudio Cesaretti, Il «vate» capovolto, in “Il Borghese”, 7 dicembre 1961, p. 538.
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Pier Paolo Pasolini: il nuovo patrono della ‘Pro Civitate Christiana’, copertina della rivista “Il Borghese”, 1° ottobre 1964.

Da Giuseppe Grieco, Giovanna Bemporad: una vita tra Omero e Virgilio. Trentasei notti in cantina con Enea, in “Gente”, 21 ottobre 1983, pp. 92-97.

Scrive Enzo Siciliano nel suo libro Vita di Pasolini: «La Bemporad, giovanissima, era una sorta di prodigio letterario. Già nota per le traduzioni dal greco e dal tedesco, la precocissima cultura letteraria e singolari abitudini di vita avevano fatto di lei un personaggio freak avanti lettera: abiti bislacchi, laceri; svagato disordine e comportamenti affatto anomali in una ragazza che sfiorava i vent’anni. Pier Paolo la cercò: lei frequentava la scuola a Bologna, al liceo Galvani: Pier Paolo le offrì la collaborazione al Setaccio. I due divennero amici, si incontrarono anche spesso nella casa bolognese di lei: un enorme stanzone, un tavolo vastissimo e carico oltre misura di libri. In uno di questi incontri Giovanna chiese a Pasolini: ‘Sei fascista?’. E gli parlò dell’antifascismo e delle responsabilità del regime».

Sì – conferma Giovanna Bemporad – quello che scrive Siciliano è tutto vero.

[...] Tra noi nacque un affetto profondo. Un giorno mi scrisse una lettera commovente, che purtroppo ho smarrito. Io lo gelai, dicendogli: ‘Sono lesbica’. In realtà, mi servivo di quella ‘maschera’ come una corazza contro gli uomini.

Scappai da casa, lasciai la scuola: io con la scuola non legavo così come non legavo con la famiglia, specialmente con mia madre. A dire proprio tutta la verità, sono stata una contestatrice avanti lettera. Avevo scelto, per una forma di protesta esistenziale, di andare in giro senza scarpe, di non lavarmi, di non pettinarmi, di usare un linguaggio brutale. Non è vero, però, che portavo i pantaloni, come vuole una certa leggenda: indossavo una giacchetta nera e un gonnellino nero di quarant’anni prima, che avevo scovato in un ripostiglio. Per le strade, i ragazzi mi ridevano dietro, mi insultavano. Ma io nemmeno me ne accorgevo. Avevo un gran fuoco dentro.

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Foto ritratto di Giovanna Bemporad negli anni Quaranta.
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Forma in legno per cappello in Il Vangelo secondo Matteo, 1964. Costume di Danilo Donati. Foto di Evaluna Pieroni. Laboratorio Pieroni.
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Maria Callas nel film Medea, 1969. Costume di Piero Tosi. Fotografia di Mario Tursi.

Da “Conversazione con Pier Paolo Pasolini”, in Sergio Arecco, Pier Paolo Pasolini, Partisan edizioni, Roma 1972, pp. 67-75.

Non è né un merito né un demerito, ma credo che poche poesie siano fatte per essere lette «ad alta voce» (a essere orali) come lo sono le mie. Esse infatti non sono che raramente «oggetto», sono quasi sempre (e senza che io lo volessi – da letterato ambizioso) sospese, in lavorazione. Erano confessioni, perorazioni, meditazioni: insomma monologhi, proprio come quelli dell’Amleto…

Da Sergio Bardotti, “Una severità piena di misteriosa dolcezza”, in Pier Paolo Pasolini, Meditazione orale

Con una nota di Gianni Scalia e un ricordo di Sergio Bardotti, Luca Sossella editore, Roma 2005 (cd audio con libretto), pp. 18-21.

Le registrazioni cominciarono con Pasolini allo Studio D di via Tiburtina. Mi aveva ricevuto a casa sua, al quartiere Monteverde, e l’avevo molto interessato all’idea. La considerava utile e necessaria. Non amava infatti (come gli altri poeti, del resto) le letture degli attori, allora troppo “impostate” e teatrali.

[...] In tre sere non consecutive venne a leggere una miscellanea da Le ceneri di Gramsci e altre poesie, l’intero pometto inedito La Guinea, settanta terzine cui apportò mano a mano, leggendole ad alta voce “ufficialmente”, sostanziali modifiche. Lo stesso avvenne con Poesia in forma di rosa, ugualmente inedita e ampiamente ritoccata nell’atto della lettura.

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Pier Paolo Pasolini, La Guinea detta dall’autore, Edizioni letterarie RCA. Copertina del disco 45 giri, 1962.
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Canzonette, vinile prodotto da Bomba Dischi, in collaborazione con GUCCI, sponsor del progetto, per la mostra Pier Paolo Pasolini. Tutto è santo. Il corpo poetico. Artwork: Martoz; grafica: Valerio Bulla.

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Progetto grafico e Direzione Artistica | Design and Art Direction

Coordinamento Editoriale | Editorial Coordination

Aldo Carioli in collaborazione con | in collaboration with Lucia Moretti

Traduzioni | Translations

Julian Comoy, Stephen Tobin (S. T.)

English Editing

Charles Gute

Fotolito | Color Separation Pixel Studio, Milano

Tutti i diritti riservati | All rights reserved © 2022 Azienda Speciale Palaexpo

Per la presente edizione | For the present edition © 2022 - 5 Continents Editions S.r.l., Milano

For Pier Paolo Pasolini, Note on Poetry Down South translated by Jack Hirschman, from In Danger: A Pasolini Anthology: © 2010 by City Lights Books. Reprinted with the permission of The Permissions Company, LLC on behalf of City Lights Books, citylights.com

For the translations by Stephen Sartarelli from The Selected Poetry of Pier Paolo Pasolini. A Bilingual Edition: © 2014 The University of Chicago Press

È vietata la riproduzione o duplicazione di qualsiasi parte di questo libro, con qualsiasi mezzo. | No part of this book may be reproduced or utilized in any form or by any means, electronic or mechanical, including photocopying, recording, or any information storage and retrieval system, without written permission from the publisher.

5 Continents Editions S.r.l.

Piazza Caiazzo 1

20124 Milano

www.fivecontinentseditions.com

ISBN: 979-12-5460-015-3

Distribuito in Italia e Canton Ticino da Messaggerie Libri S.p.A. | Distributed by ACC Art Books throughout the world, excluding Italy. Distributed in Italy and Switzerland by Messaggerie Libri S.p.A.

Finito di stampare nel mese di ottobre 2022 presso Tecnostampa – Pigini Group Printing Division Loreto – Trevi, Italia, per conto di 5 Continents Editions, Milano | Printed and bound in Italy in October 2022 by Tecnostampa – Pigini Group Printing Division

Loreto – Trevi for 5 Continents Editions

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Pier Pasolini The Body Poetic by ACC Art Books - Issuu