
05.04 –07.09.2025

diversi artisti tra quelli qui citati. Ma negli anni sessanta il registro delle partecipazioni artistiche si allarga ulteriormente con il dilagare della Pop art – con caposcuola Andy Warhol, dal linguaggio diretto, metropolitano – anch’essa erede più di una tradizione astratta che di una tradizione figurativa: “L’arte Pop è più vicina all’astrazione post-pittoricistica americana di Ellsworth Kelly o di Kenneth Noland che al realismo contemporaneo” (cfr. L. Lippard, Pop art, Mazzotta, Milano 1967). Energico impulso, infatti, fu esercitato dalla Pop anche su artisti toscani come Roberto Barni, Umberto Buscioni, Gianni Ruffi e Adolfo Natalini, la cosiddetta Scuola di Pistoia, oltre a chi, nel contesto italiano, maturò quel linguaggio come cifra del suo intero percorso artistico: Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Giosetta Fioroni, Mario Ceroli, Cesare Tacchi e Renato Mambor.
La presente esposizione, che certo non vuol essere esaustiva, ma anzi rimanda a futuri sviluppi tematici, intende appunto ripercorrere l’evoluzione artistica dell’immediato dopoguerra in Toscana e in Italia attraverso la sensibilità e le esperienze di alcuni artisti, tra i più avvertiti, coinvolti, a volte travolti, da cambiamenti epocali, da un’accelerazione delle istanze culturali alimentate da una situazione socioeconomica probabilmente irripetibile.
more and more rippled and dramatic. In the sixties, though, the register of artistic contributions widened even more with the spread of Pop Art, led by Andy Warhol. With its direct, underground language, a legacy of an abstract tradition more than a figurative one, “Pop art has more in common with the American ‘postpainterly abstraction’ of Ellsworth Kelly or Kenneth Noland than with contemporary realism” (see Lucy Lippard, Pop Art, 1966). Pop was an energetic impulse on Tuscanian artists like Roberto Barni, Umberto Buscioni, Gianni Ruffi and Adolfo Natalini (the so-called Pistoia school), as well as on those, in the Italian context, who developed that language as the signature style of their entire artistic journey: Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Giosetta Fioroni, Mario Ceroli, Cesare Tacchi and Renato Mambor. The aim of this exhibition is to retrace the artistic evolution of the post-war period in Tuscany; in no way does it intend to be exhaustive: on the contrary, it redirects to future thematic developments. In order to do so, it showcases the sensitivity and experiences of artists amongst the most aware, involved and sometimes engulfed in epochal changes, in an acceleration of cultural instances fuelled by a likely unrepeatable socio-economic situation.