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Se l’acqua non esistesse, la stessa vita sulla Terra non sarebbe possibile. E’ un elemento singolare e semplice nella sua natura molecolare, eppure ne dipendono la quasi totalità delle specie viventi, molte delle quali ne hanno fatto la base della propria evoluzione. La stessa storia dell’uomo ha i grandi oceani primordiali come punto di partenza. Per quanto riguearda l’uomo basti pensare che la quasi totalità delle città si è sviluppata attorno ad un corso d’acqua o ad un bacino idrico. Una serie di eventi sono stati progettati per ragionare attorno al ruolo dell’acqua nella società e nel suo rapporto con l’ambiente.
La mostra, allestita al piano terra è una collezione fotografica che racconta la simbiosi tra vita umana e acqua. Dalla pesca alla navigazione, dall’esplorazione dell’artico a una sauna. Vari fotografi da diverse parti del mondo sono stati chiamati per rappresentare l’aspetto che piu li ha colpiti. Le fotografie sono esposte su pannelli appesi al soffitto, orientati secondo i percorsi scavati dall’acqua. A terra viene steso uno strato di terra e pietre di varie dimensioni, attraverso il quale viene fatta scorrere dell’acqua durante gli orari di apertura: I percorsi tracciati diventano i percorsi che gli spettatori devono seguire una volta entrati.
Il pianoterra ospita una installazione di land art, concettualmente simile all’Opera di Olafur Eliasson “Riverbed” (2014). Lo spazio espositivo è già definito solamente dai tre cilindri di cemento che sostengono la struttura del pavilion: aggiungendo elementi legati all’ambiente naturale lo spettatore si trova immerso in un ambiente quasi fantascientifico. Il suono dell’acqua che scorre, dei passi sul terreno guidano lo spettatore in uno spazio dove la decisione del percorso è fortemente guidata dalla natura. In questo modo l’essere umano si ritrova a sottostare a quelle leggi della sopravvivenza che facevano parte del suo passato ancestrale da nomade.
Al rimo piano l’installazione permanente di uno specchio d’acqua lascia tutti con il fiato sospeso: le persone si vedono il soffitto e l’alto fusto di cemento riflessi nel doppio della loro altezza, rompendo con la logica spaziale del Pavilion (il piano sottostante “scompare” o si svuota). L’installazione è un adattamento dell?opera di Giorgio
Andreotta Calò presentata al padiglione
Italia della 57ma Biennale di Venezia. La magia di un elemento naturale coì semplice, che passa dal movimento continuo del pianoterra alla quiete totale del primo piano, crea un effetto dirompente.
La mansarda scoperta è il luogo ideale per ospitare eventi teatrali o musicali. La disposizione degli alberi permette la creazione di quinte teatrali, spazi di sosta e esplorazione sia da parte di attori che di spettatori. Le fronde, specialmente in estate, permettono una buona copertura dalla pioggia, che diventa quindi co-protagonista delle opere in atto.
Il pink Pavilion ha uno spazio sotterraneo sfruttabile per incontri diretti con i visitatori. Riprendendo il tema centrale dell’acqua, quest’area è stata pensataper creare un luogo aperto ai visitatori del Pink Pavilion e ai residenti di Bolzano. Nel sotterraneo infatti si pone un servizio di imbottigliamento di acqua potabile: le persone portano la propria bottiglia per assaggiare la buona acqua che scende dalle montagne del Sudtirolo. Bottiglie messe a disposizione permettono al visitatore di portare con se un souvenir dell’esperienza Pink Pavilion.