Progetto di Piazza di Vagno

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La forma dell’insieme del comune di Corato trae origine dal nucleo centrale che appare irradiare, su tutta la superficie circostante, i condizionamenti spaziali e volumetrici della sua conformazione. In tal modo la regolarità e la continuità del perimetro di questo nucleo lungo lo “Stradone” (Corso G. Mazzini, Corso Cavour e Corso G. Garibaldi) diventano la regola per la formazione dei fronti opposti del tracciato viario determinando la sequenza di palazzi e di piazze e dando luogo allo sviluppo del costruito verso l’esterno della città e verso l’Estramurale (i Viali L. Cadorna, A. Diaz, IV Novembre, Vittorio Veneto, E. Fieramosca). Questo ultimo sembra riprendere il disegno del percorso circolare interno duplicandolo e collegando tra di loro una serie di strade a raggiera che, a loro volta, si aprono verso il territorio circostante. Qui una serie di frammenti urbani si appoggia sul sistema di radiali realizzando una fascia edificata periferica che sembra aver perduto la chiarezza e la significatività di disegno delle parti più interne. Regole ed esigenze particolari descrivono le condizioni alle quali si adegua ogni edificio sotto il profilo della forma urbana e di quella architettonica. L’architettura degli edifici, infatti, è costituita di pochi semplici elementi, distinguibili a seconda l’epoca cui risale la costruzione, ma non rilevabili per unicità ed originalità. Questa particolare situazione fa sì che ciascun edificio, più che proporsi come opera singola, concorra a un risultato d'insieme. Attraverso l’esame morfologico-comparativo del rilievo Rosalba e delle successive planimetrie catastali (1874 e 1898) si possono individuare: A. Una prima struttura a pettine, sviluppata su di un’asse est- ovest culminante nell’area del castello, costituita da isolati paralleli con alloggi disposti a spina. È ipotizzabile che questa organizzazione spaziale riguardi i secoli XII- XV. B. Una seconda struttura, disposta anularmente intorno al pettine, costituita da una doppia fila di isolati ad andamento mistilineo. Le abitazioni sono raggruppate intorno a profondi “claustri” e su di essi si affacciano; cosicché i percorsi principali hanno ramificazioni frequenti e tortuose che costituiscono evidenti incisioni nel tessuto edilizio compatto. Questo sviluppo è ipotizzabile nei secoli XV- XVII. C. Una terza struttura ad ovest, costituita da una serie di isolati di lunghezza variabile disposti parallelamente all’asse est- ovest. Gli edifici presentano alloggi disposti prevalentemente a spina, mentre le testate sono a volte occupate da unità residenziali affacciate su tre lati. Questo sviluppo è ipotizzabile nei secoli XVII-XVIII. D. Una quarta struttura, ad andamento curvilineo, posta a delimitazione interna degli attuali corsi anulari. Essa è il risultato della demolizione delle mura cittadine, avvenuta sul finire del XVIII secolo, e della edificazione di una quinta di palazzi. E. L’anello viene in seguito tagliato in direzione nord-sud dalla Via del Duomo che, riorganizzando lungo il suo asse i residui degli isolati interessati dallo sventramento, darà luogo ad una ulteriore struttura morfologicamente identificabile. Questa organizzazione, iniziata sul finire del XVIII secolo, è stata completata negli anni ‘60 del XX secolo con la realizzazione di edifici alti sul perimetro di fabbriche preesistenti, mentre sostituzioni e demolizioni hanno aperto vuoti non pianificati né architettonicamente definiti. La Città sorge a circa 232 m sul livello del mare, in quell’area territoriale denominata Murgia. La struttura del suolo essenzialmente calcarea Premessa Storica

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ne giustifica il paesaggio, all’apparenza povero e brullo, ma che rivela un fascino raro e prezioso fatto di silenzi, di ampi spazi aperti interrotti da cespugli o da alberi isolati. In questo paesaggio è facile incontrare segni di quel secolare connubio tra l’uomo e quella terra: muri a secco, antichi tratturi, trulli, jazzi, ma anche testimonianze più antiche come la necropoli di San Magno o il Dolmen dei Paladini, tracce di frequentazioni antropiche risalenti fin all’età protostorica. Non è agevole tracciare una rigorosa storia urbana di Corato: scarsi sono i documenti che riguardano direttamente la città e rare e piuttosto recenti le rappresentazioni grafiche dei luoghi. Difatti, diverse sono le tesi circa la nascita di Corato. C’è chi sostiene la presenza di una piccola comunità antecedente il periodo romano. A consolidare tale teoria vi sono ritrovamenti di frammenti di ossa risalenti al periodo preistorico e la presenza di un Dolmen tra Corato e Bisceglie, risalente al I millennio a. C. Tale struttura monolitica è formata da quattro lastre di pietra di cui due sono laterali, una si trova sul retro e l’altra poggiata superiormente. Tuttavia, osservando la città, almeno nel Centro Antico, è evidente un inquadramento ortogonale, frutto, probabilmente, di un insediamento diverso da quello romano poichè tale impronta non fu solo quella tipica dei “castra romanorum”, infatti, anche i bizantini erano soliti organizzare i loro insediamenti in questa maniera. Difatti alcuni studiosi affermano che la Città sia nata sotto l’Impero di Bisanzio e non con quello di Roma. A giustificare ciò vi è la totale o quasi assenza di documenti risalenti al periodo romano. Tra l’altro Orazio, nella Satira Quinta, scritta durante il viaggio tra Roma e Brindisi, segnala le città di Canusium e Rubi, non mansionando altre città in questo tratto lungo poco più di 40 km. Quanto appena detto, però, contrasta con ciò che narra la tradizione. Difatti, si tramanda che nel 61 d.C. San Pietro di Betsaida si mosse da Tyro, in Palestina, sino a Brindisi (Brindisum). Dal capoluogo pugliese iniziò un lungo cammino per la Via Traiana Antica, poi lungo la Via Egnazia (primo tratto pugliese della famosa via Traiana), incontrando Polinea (Polignano); Barium (Bari, povero villaggio di pescatori); Botuntum (Bitonto); la cittadella di Terricium (Terlizzi); Rubium (l’opulenta Ruvo, capitale regale della Peucetia, sede dei Re Peuceti). Proprio a Ruvo, S. Pietro predicò per primo il Cristianesimo e qui vi consacrò Vescovo S. Cleto, suo primo discepolo e seguace, poi divenuto Papa a Roma. Nel suo cammino S. Pietro intravide, oltrepassando Ruvo, il biancheggiare tra gli alberi di alcune casupole (un “pagus” dal pagano di villaggio colonico) di contadini, ma qui non si fermò. Questo villaggio era proprio la futura Corato. Lo storico Mommsen, nell’Ottocento, segnala una mansio budae (dal latino “stazione di sosta”) lì dove in età medievale sorse la città di Corato. Questa mansio budae sarebbe divenuta nei secoli successivi un borgo rurale di piccole dimensioni che avrebbe definito una contrada molto estesa con canali meno importanti disseminati in tutta l’area. Il villaggio esisteva da molto tempo ma fu definito come tale sono in epoca bizantina. L’etimologia del nome della Città si può attribuire alla forma del nucleo primordiale, quasi a forma di cuore, o cerchio, entro il quale è inscritto un quadrato o “Quadratum”. La tesi sostenuta dal Vangi, che non è confermata da nessun documento e, seppur valida, rimane sempre un’ipotesi, associa il nome


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