asud'europa anno 8 n.12

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Vivien Greene: "Io, figlia di una siciliana, vi racconto Palermo vista dal Guggenheim" Paola Nicita

con i putti in stucco di Giacomo Serpotta, certamente uno degli scultori più interessanti del tardobarocco, anche se poco conosciuto al di fuori della Sicilia".

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alermo vista dal Guggenheim diventa una mappa dedicata alle opere d'arte imperdibili, arcinote o assolutamente da scoprire, un itinerario che si snoda lungo dipinti, personaggi, oggetti, per imparare a riscoprire la propria città attraverso lo sguardo e le indicazioni d'eccezione di una addetta ai lavori: Vivien Greene, curator del Guggenheim Museum di New York dal 1993, specialista in arte italiana del Novecento. Cosa c'entri la storica dell'arte con la città è presto detto, visto che Vivien Greene conosce molto bene Palermo, avendola frequentata da piccola poiché la madre era palermitana. Che il legame tra la Greene e la città non si sia mai interrotto lo conferma adesso il fatto che la signora del Guggenheim curi la grande mostra "Italian Futurism", allestita nel museo newyorchese, per la quale ha chiesto di far volare oltreoceano i cinque grandi dipinti realizzati per la sala riunioni del Palazzo delle Poste di via Roma, firmati da Benedetta, la moglie di Marinetti, che preferiva omettere il cognome da sposa. O Opere, quelle del Palazzo delle Poste, che generalmente non sono visibili, e pressoché sconosciute anche alla maggior parte dei palermitani, e che sono adesso in mostra all'ultimo piano del Guggenheim, nell'anello di architettura chequasi ne diviene corona celebrativa. "Avevo visto queste opere di Benedetta - racconta Vivien Greene - proprio insieme a mia madre. Non le ho dimenticate e in occasione di questa grande esposizione le ho volute, ritenendole importanti".

Signora Greene, se dovesse tracciare una mappa delle opere e dei luoghi imperdibili di Palermo, da dove potremmo partire? "Intanto direi dal soffitto dipinto musulmano-arabo della Cappella Palatina e dalle due figure con turbanti in mosaico nel diaconicon, che subito ricordano il passato ricchissimo, e che oggi si chiamerebbe "multi-cultural" di Palermo".

A parte Benedetta Marinetti, pensando ad un'altra artista legata alla città quale nome farebbe e quale luogosi accopierebbe? "Direi Sofonisba Anguissola, una delle poche donne artiste del Rinascimento, decisamente importante. È sepolta nella chiesa rinascimentale e austera di San Giorgio dei Genovesi. E lì accanto, sicuramente da non perdere è l'Oratorio del Rosario di Santa Cita,

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Proseguiamo questa ideale passeggiata e soffermiamoci sulle architetture. "La Casina alla cinese, stupenda architettura del Settecento a tema "orientale", poi acquistata da Ferdinando IV di Borbone. Il giardino di Villa Giulia, dove è possibile ammirare uno speciale landscape architecture neoclassico, realizzato tra il Settecento e l'Ottocento. Villa Igiea, per il grande salone elegante, un'opera d'arte totale libertysu progetto dell'architetto palermitano Ernesto Basile, con affreschi di Ettore De Maria Bergler e le decorazioni eseguite da Ducrot. E per gli spazi di grande suggestione, oltre che per l'importanza delle collezioni collocate, la sala con l'altissimo soffitto e le colonne dell'Archivio storico comunale di via Maqueda, nell'ex convento San Nicolò di Tolentino".

Un oggetto speciale da vedere? " Si trova al Museo etnografico Giuseppe Pitrè, da non perdere per la incredibile collezione di oggetti folclorici siciliani che questo importante studioso ebbe l'intuizione di mettere insieme, quando già le forti tradizioni locali con radici antiche iniziavano a sparire dopo l'unificazione dell'Italia; il mio oggetto preferito è il superstizioso "ovu di la magaria", un uovo trafitto da spilli".

Nell'itinerario c'è spazio per altre soste particolari? "Le catacombe dei Cappuccini, perché mi affascinano i cimiteri e le catacombe: civado da quando ero bambina, con una curiosità forse un po' morbosa, per il modo particolare che avevano per conservare i morti. In tema, il cimitero monumentale di Santa Maria di Gesù per le sculture funerarie dell'Ottocento, i mausolei liberty, incluso quello della mia famiglia, e poi la chiesa normanna del Vespro del dodicesimo secolo, dove accaddero i Vespri Siciliani, tappa storica di grande rilievo per la Sicilia".

Per la pittura, il suo campo quali opere o pittori sceglie? "Un dipinto che si trova alla Galleria d'arte moderna Sant'Anna, complesso del Quattrocento divenuto convento nel Seicento, molto bello: qui fra le opere s egnalo il quadro di Michele Catti, "Ultime foglie (Il viale della Libertà in una giornata di pioggia)", del 1906. E poi il quadro di Renato Guttuso "La Vucciria", un ricordo di come era il nostro mercato, a Palazzo Steri. Di fronte, a piazza Marina, si trova un albero imperdibile, il ficus di dimensioni enormi, chesembra preistorico, del Giardino Garibaldi".

Un fuori porta da non perdere, invece? "A Bagheria, per le sculture strane e fantasiose dei "mostri" della settecentesca Villa di Palagonia, un ibrido di mano d'opera locale e opera "ufficiale"; dove fu pure girato una parte del film "Il mafioso" del 1962 di Alberto Lattuada, con Alberto Sordi: ecco, anche il cinema potrebbe essere un modo per esplorare la città sui set dei film che vi sono stati girati". (La Repubblica)


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