asud'europa anno 15 n.1

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Diffusione regionale nella percezione mafiosa Franco Garufi

onfesso che quest'anno ho riscontrato maggiore difficoltà a commentare le risposte delle studentesse e degli studenti che partecipano al ciclo di conferenze del progetto di educazione alla legalità del Centro studi Pio La Torre. Da un lato avvertivo il rischio di ripetere cose dette già negli anni passati; dall'altro mi sono interrogato attorno ad un quesito che reputo di enorme importanza ma, per ragioni oggettive, non poteva trovare spazio nel questionario somministrato per il 2020-2021. Quali sono state le conseguenze della pandemia sui giovani in età scolare? Quali modifiche -e quanto profonde- la lunga chiusura degli istituti, il trasferimento delle attività su piattaforme informatiche con la forzata interruzione della socialità e delle relazioni interpersonali hanno determinato nella condizione studentesca e nella percezione di se stessi? Domande che, a mio avviso, sono tutt'altro che estranee al lavoro di costruzione della cittadinanza e della partecipazione democratica che è alla base del progetto del Centro edin senso lato - anche alla maniera in cui viene avvertito il fenomeno mafioso. E' da considerare un risultato di rilievo il fatto che, nell'”anno primo” della pandemia il progetto sia riuscito a far fronte ad una situazione del tutto inattesa e potenzialmente destabilizzante, riuscendo anche a realizzare un significativo salto in avanti nell'utilizzo delle tecnologie della comunicazione. La stagione di transizione che abbiamo vissuto mi ha indotto a riflettere anche sull'appropriatezza con cui in età adolescenziale si riesce a definire un fenomeno di grande complessità come la criminalità organizzata. Tra le 1244 risposte fornite dai partecipanti ho trovato particolarmente interessante quella di un liceo scientifico di Palermo, che mi pare colga pienamente l'essenza della questione mafiosa anche nei suoi rapporti con la politica e la struttura socioeconomica dei territori. “Le organizzazioni di stampo mafioso sono organizzazioni criminali rispondenti a specifiche gerarchie e rapporti di potere, che poggiano la loro fortuna e ricchezza sul controllo del territorio e dei suoi aspetti, anche politici. Il controllo viene esercitato tramite la forza e la paura istillata nella popolazione, (che possono determinare) atteggiamenti favorevoli alla mafia stessa, quali l'accettazione del sistema malavitoso e l'omertà, ossia la volontà di mantenere il silenzio in situazioni di ingiustizia.

“ Quindi, per sconfiggere la mafia è fondamentale rompere la cultura dell'omertà e spezzare i meccanismi di controllo sociale. Questa è la strada maestra per sradicare la mafia dalle sue radici di oppressione e violenza. A partire da tali considerazioni, mi sono interrogato se e quanto sia diffusa la convinzione che la mafia può essere sconfitta. La questione è posta in termini espliciti dalla domanda numero 47 “Il fenomeno mafioso potrà essere definitivamente sconfitto? Mi ha colpito il significativo cambio di opinione che sembra essere maturato in appena un anno. Si osservino le seguenti tabelle. Pur permanendo alta la percentuale di coloro che ritengono impossibile sconfiggere la mafia, si è determinato un netto spostamento di opinione (pari ad oltre dieci punti percentuali)) a favore della possibilità che le mafie possano essere definitivamente sradicate, a fronte invece di una lievissima crescita di coloro che preferiscono non pronunciarsi. Pur avendo presente la limitatezza del campione, è un dato troppo netto per essere casuale: evidentemente si è diffusa, almeno tra le generazioni più giovani, la consapevolezza che è possibile agire in modo deciso ed efficace contro la criminalità organizzata. Esiste una differenza a livello regionale nel giudizio sulla possibilità di sconfiggere la mafia? In qualche misura si, almeno a quanto emerge dal confronto i dati di due regioni del Nord (Emilia Romagna e Piemonte) nelle quali la presenza crescente della criminalità organizzata è stata dimostrata anche in sede giudiziaria, una del Centro (il Lazio) e due meridionali (Puglia e Sicilia). Si tratta naturalmente di dati da vagliare con la necessaria prudenza, ma che tuttavia indicano una tendenza . La domanda con cui concludo è relativa al prossimo futuro: quali saranno gli effetti di quanto è accaduto nel corso della pandemia, a partire dall'aumento delle diseguaglianze, dall'ampliamento dell'area della povertà e dai tentativi della mafia di inserirsi, specie in alcuni quartieri delle grandi città, come soggetto capace di mettere a disposizione una sorta di “welfare criminale” tra le difficoltà degli imprenditori e la crescente miseria, utilizzando le ampie disponibilità di risorse liquide di cui dispone?

30aprile2021 asud’europa 13


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