SENSO PLURIMO 3 / 2012

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RASSEGNA DI ARTI VISIVE Lecce, Cantieri Teatrali Koreja - 2012

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RASSEGNA DI ARTI VISIVE Lecce, Cantieri Teatrali Koreja

24 febbraio - 13 maggio 2012

A CURA DI

Marinilde Giannandrea TESTI

Simona Caramia, Marinilde Giannandrea, Salvatore Luperto, Lorenzo Madaro, Franco Ungaro PROGETTO GRAFICO

Alessandro Colazzo CREDITI FOTOGRAFICI

© Alessandro Colazzo - © Clara Pedreño PROGETTO BOX

Rune Ricciardelli UFFICIO STAMPA

Paola Pepe

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA

Gabriella Vinsper STAMPA

Locopress Industria Grafica - Mesagne (Br) FINITO DI STAMPARE NEL GIUGNO 2012

UN PROGETTO DI

CON IL CONTRIBUTO DI

Regione Puglia

Provincia di Lecce

Agenzia Generale di Lecce/1609


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Sandro Marasco Pierpaolo Miccolis Maria Grazia Carriero Alessandro Passaro

/ Vediamoci per Bene visioni di Carlo Michele Schirinzi

RASSEGNA DI ARTI VISIVE Lecce, Cantieri Teatrali Koreja - 2012 a cura di Marinilde Giannandrea



sommario / Un laboratorio, un movimento di Franco Ungaro / Il senso del percorso di Marinilde Giannandrea

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// LA RASSEGNA

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// INCONTRI

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pag. 4

// ARTISTI & OPERE / Sandro Marasco

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/ Pierpaolo Miccolis

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/ Maria Grazia Carriero

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/ Alessandro Passaro

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/ Carlo Michele Schirinzi

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// BIOGRAFIE

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UN LABORATORIO, UN MOVIMENTO Franco Ungaro Ci è difficile rimuovere il box nero installato nel foyer dei Cantieri Koreja. Ne siamo tutti conquistati. È diventato un punto di riferimento per chi vuole educarsi ai linguaggi dell’arte contemporanea e sono convinto che diventerà oggetto di analisi per chi vorrà cimentarsi a ricostruire la storia delle arti contemporanee nel Sud. Pubblico e artisti sono affezionati e coinvolti perché lo vedono come proiezione necessaria delle loro incursioni e interrogazioni sull’arte e sulla vita, termometro delle relazioni che l’arte intrattiene con la vita. Qui ed ora. Qui in città. Ora al tempo della crisi. Nella città più museo di altre e più restìa di altre verso i linguaggi della ricerca e della sperimentazione e le pratiche artistiche giovanili, il box è testimonianza di coinvolgimento, di partecipazione, di apertura e acutezza di sguardi. Nel tempo della crisi quando si sentono con più forza gli affanni con annesse illusorie promesse di sviluppo, il box è testimonianza di coraggio e di rigore, è desiderio di esplorare territori e orizzonti nuovi, è espressione dell’arte necessaria al presente che viviamo. Oltre le mode e gli sprechi che rendono inutili e dannosi i tanti ‘eventi’ d’arte. Dopo tre anni e seppure nelle sue tipiche dimensioni ridotte il box, come il teatro, continua a essere laboratorio, cantiere che ogni anno viene progettato, riprogettato, abitato, attraversato da pubblico e artisti. Le mostre, le installazioni, le azioni, le proiezioni che il box ci propone sollecitano e costringono noi tutti ad avventurarci tra pensieri ed emozioni forti, giusto il tempo ristrettissimo di roteare gli sguardi di 360 gradi, giusto lo spazio ristrettissimo di percorrenza di due metri per due metri. Tempo e spazio, pensieri e visioni, parole ed emozioni in quel concentrato di energia che è il gesto artistico, sintesi suprema di mente e corpo, di passato, presente e futuro, di disordine e di progetto. Dentro il box, attorno al box si elaborano parole e suggestioni antiche mai passate di moda come dolore, mistero, gioia, amore. Dentro e attorno vi circola tanta ironia e leggerezza come arma necessaria per stravolgere convenzioni e luoghi comuni, dentro e attorno vi circolano anche tante domande sul futuro. L’arte contemporanea ci appare così, più di altri linguaggi, capace di indagare il futuro, nelle sue nuove direzioni e nei suoi nuovi significati. L’elenco degli artisti che hanno abitato il box si allunga di anno in anno, da Danilo De Mitri, a Francesca Speranza e ancora, tra gli altri, Carlo Michele Schirinzi, Pierluca Cetera, Annalisa Macagnino, Fulvio Tornese, Raffaele Fiorella, Dario Agrimi, Ingrid Simon, Azzurra Cecchini, Davide Faggiano, Giada Totaro, Giuseppe Teofilo, tutti insieme hanno creato un movimento di persone che è anche movimento di sentimenti, di pratiche, di presenze sempre più riconoscibile e sempre più necessario a chi cerca di bere dalla vita e dall’arte il succo più importante: le emozioni.

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IL SENSO DEL PERCORSO Marinilde Giannandrea Il catalogo per Senso Plurimo arriva sempre quando la serie delle mostre si conclude perché è il resoconto di un percorso che nel momento della sua progettazione si ostina non a volere avere una forma. Eppure, di anno in anno, la rassegna si scopre segnata da una linea d’indirizzo che si configura, suo malgrado, lungo il percorso. Succede perché non è pensata per un pubblico ristretto ma per dare a molti la possibilità di confrontarsi con i linguaggi del contemporaneo e perché attinge ai contributi e alla disponibilità di operatori, critici e ricercatori che la arricchiscono di riflessioni non solo estetiche, inclusive di molteplici chiavi di lettura.Quest’anno i quattro artisti che si sono cimentati con il box di Rune Ricciardelli hanno esplorato mondi privati che possono essere sembrati autoreferenziali. Si è trattato, invece, di un percorso depistante sui piani dell’esistenza e dei linguaggi che ha spinto gli spettatori a confrontarsi con uno spazio che via via ha assunto (com’era nelle intenzioni del suo progettista) una qualità comunicativa plurale. Nell’installazione site specific di Sandro Marasco la scatola espositiva è diventata il campo ossessivo di un individuo, una camera in disordine che il pubblico ha ulteriormente sconvolto, usandola e lasciando sulle pareti testimonianza di sé. Un accumulo di memoria individuale e collettiva, resa ancora più intensa dagli espliciti significati erotici, una stanza nella quale le relazioni familiari hanno avuto un peso incombente tanto da “mozzare il respiro”. Il lavoro acquerellato di Pierpaolo Miccolis ha percorso il filo sconnesso dell’identità e la leggerezza del mezzo pittorico ha enfatizzato una narrazione che affronta il tema delle relazioni, entrando nella pratica di atmosfere intossicate dai disastri ambientali o dall’uso insano del cibo. Ne deriva un universo ubriacato da una pozione incandescente che modifica i corpi in figure del nostro dolore nel mondo lenito solo in parte da confortanti fiori placebo. Maria Grazia Carriero ha scombinato ulteriormente i giochi con un’atmosfera sospesa e rarefatta ed è entrata nei complessi meccanismi del linguaggio digitale per mezzo di uno dei segni più diffusi della contemporaneità. Il Codice 2D è stato ripensato come un meccanismo comunicativo che amplia la propria sfera di significati, un’iperbole visiva modificata in un’architettura sospesa nello spazio vuoto e in un tempo infinito. Alessandro Passaro si è messo in discussione e ha fatto esplodere la sua pittura. Il colore lanciato sulla tela non è stato contenuto nello spazio del box, ha avuto bisogno di andare oltre e di conquistare le pareti del foyer. Le tele parlano di un universo esistenziale combattuto ma anche di una reale difficoltà di trovare con l’arte una propria e compiuta dimensione sociale. Fuori rassegna il contributo di Carlo Michele Schirinzi, con il suo intervento su Carmelo Bene, che è stato, senza mezzi termini, un messaggio rigoroso e provocatorio nei confronti di una memoria collettiva che appare sostanzialmente ipocrita e strumentale.

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rassegna 24 febbraio -16 marzo

SANDRO MARASCO La Stanza Un’installazione site specific che ha riprodotto le relazioni di un microcosmo abitativo con i suoni di Stefano Urkuma De Santis.

23 marzo - 4 aprile

PIERPAOLO MICCOLIS Signora Hinkle, lei per caso è pazza? Una lunga serie di acquerelli legati al tema del corpo e alle sue ibridazioni, con la sonorizzazione di Nico Murri.

14 - 25 aprile

MARIA GRAZIA CARRIERO ARCHIcode Un video e un’installazione che destrutturano e il 2D code e lo ricompongono in spazi e architetture tridimensionali.

27 aprile - 13 maggio

ALESSANDRO PASSARO Perdita di tempo Sei grandi tele nelle quale l’io si è liberato esplodendo una in una pittura informale nella quale appaiono piccoli brandelli di figure.

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incontri 24 febbraio

STEFANO CRISTANTE DOCENTE DI SOCIOLOGIA DELLE COMUNICAZIONI DI MASSA PRESSO L’UNIVERSITÀ DEL SALENTO

Ha affrontato il tema dei sistemi comunicativi, delle contraddizioni sociali e culturali della città di Lecce prendendo come spunto il caso CONAR, il finto comitato per la raccomandazione creato da Sandro Marasco e curato da Francesca De Filippi.

23 marzo

ALESSANDRO TAURINO DOCENTE DI PSICOLOGIA CLINICA PRESSO L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI

Attraverso l’analisi articolata dei temi dell’io, dell’ibridazione, e della diversità, ha proposto un’inedita chiave di lettura dell’opera di Pierpaolo Miccolis, collegandola alla psicoanalisi e alla filosofia. Ha dialogato con il pubblico delle articolazione e della complessità dell’identità di genere.

27 aprile

GIUSY CAROPPO STORICO DELL’ARTE E CURATORE, ART DIRECTOR DI “ECLETTICA CULTURA DELL’ARTE”

Ha presentato Watershed, il nuovo progetto europeo che fa interagire discipline e artisti provenienti da diversi paesi. Ha dibattuto con Nicola Elia e Salvatore Luperto sull’esperienze maturate con Intramoenia ExtrArt e sulle prospettive culturali e artistiche in Puglia.

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OPERE ARTISTI



Sandro Marasco Un letto disfatto e un disordine consumato, un televisore con immagini senza sonoro e tracce di residui organici che stanno a indicare un luogo dove è passata della vita. L’environment di Sandro Marasco, occupato dalle sonorità contemporanee di Stefano Urkuma De Santis, implica tre distinte presenze: l’artista, lo spettatore e la sfuggente realtà degli oggetti in una camera piena di segnali dell’esistenza di un ipotetico abitante. Le ossessioni sociali nascono da universi privati e il senso di solitudine è una dichiarazione della permanenza di un mondo alienato e individuale; chi osserva dà significato a un racconto che si sviluppa sul diaframma permeabile tra privato e pubblico e si dipana attraverso la psicologia delle cose e delle frasi familiari che ricoprono le pareti. Sandro Marasco si è accostato al format espositivo ripensandolo totalmente e l’ha fatto diventare un micro edificio abitabile, pensato e illuminato in maniera innaturale, con un allestimento che racconta di problematiche personali, sessuali e socio-culturali. Gli oggetti costituiscono un puzzle di enigmi collegabili tra loro. Il letto in disordine, i fazzoletti di carta accennano a una pratica masturbatoria ed entrano in relazione con le testimonianze di amici e parenti, le lampade Wood enfatizzano il disagio e il senso di claustrofobia lasciando intravedere un’unica e incerta via di fuga. La Stanza ha un’anima che fa emergere la persistenza del desiderio, della memoria, degli affetti e si rivolge direttamente allo spettatore spingendolo a una pratica da voyer che confonde diversi ordini di esperienza e mette in discussione qualsiasi interpretazione semplicistica. Nella produzione recente di Marasco si avverte la necessità urgente e quasi inevitabile di una dichiarazione, di uno slogan, di una presa di posizione pubblica e lo fa da un osservatorio marginale e periferico ma non per questo meno incisivo. Una tattica che riflette una lettura attenta della scena attuale e una pratica che introduce gli spettatori alla presa d’atto della realtà. Le operazioni performative di CONAR (Comitato Nazionale per la Raccomandazione), la torta piena di mosche presentata alla Biennale di Venezia, le installazioni luminose in arabo dichiarano ciò che sappiamo e cosa siamo diventati: la pratica strutturale della raccomandazione, l’intreccio delle culture, il senso di morte e di disfacimento. Ciò che costituisce il nucleo di questi suoi interventi è dunque la dimensione processuale e concettuale che non soffre di complesse elaborazioni accademiche e si organizza in una pratica provocatoria libera da frustrazioni intellettuali o estetiche. M. G.

La stanza, installazione site specific, 2012

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LA STANZA Una stanza del passato ormai vissuto, in una precaria stanza del presente, collocata nello spazio di una stanza ripristinata è testimonianza di una realtà transitoria della fugace vita quotidiana. La “stanzetta adolescenziale” riprodotta da Sandro Marasco nel box del foyer del teatro Koreja rappresenta per l’artista la propria “storia personale e privata” la quale, oggi, diventa pubblica nel momento in cui viene condivisa con lo spettatore. Chi entra in questo luogo si ritrova immerso in un ambiente reso vivido dalla fluorescenza delle luci di Wood che non delineano i profili delle cose ma, con il chiarore più o meno intenso di una luce blu, ne rivelano l’essenza per evidenziare ciò che apparentemente non è visibile, così come evoca Lamberto Pignotti con l’ossimoro “Visibile-Invisibile”, con il quale asserisce che ciò che appare non sempre corrisponde a ciò che non appare. Affacciati da una finestrella del box ci si ritrova in una camera con molti oggetti familiari alla vita di un adolescente: il letto disfatto, un calzino abbandonato, una pantofola persa, tanti fazzoletti usati sparsi un po’ ovunque (tracce di una pratica onanistica frequente). Una stanza in disordine nella realtà significa desiderio di cambiamento radicale della propria vita, con tanta voglia di ribellione e di libertà verso chi crea disagio con le rigide regole imposte dal freudiano “super io”.

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Una voglia di evasione, di uscire da un difficile momento della propria storia che l’artista racconta ricorrendo a modalità significanti differenziate – concettuali, percettive, emotive – un sistema specifico al quale si aggiunge la memoria. L’accostamento di percezioni visive alle percezioni sonore creano una sinestesia che invita alla meditazione sulla relatività del nostro percepire e comprendere. E a sottolinearlo è proprio la lampada di Wood. Allo stesso modo la luce elettrizzante delle frasi scritte sulle pareti, isolandole, ne cristallizza il valore semantico senza alcuna compromettente pretesa di porle come verità. Le semplici espressioni di conversazioni amicali, fermate nella mente e poi trascritte in un significato libero e indipendente da univoche interpretazioni, costituisce una sorta di catarsi, di liberazione da un passato disseminato di oggetti transizionali. Salvatore Luperto



Pierpaolo Miccolis Animali o persone? Tra i misteri non risolti della psicologia dell’evoluzione esiste ancora quello legato alla costruzione del nostro io. Che sia la semplice conseguenza di una struttura genetica o piuttosto l’effetto di una serie di relazioni culturali, resta il fatto che l’enigma della nostra identità permane. Un mistero che Pierpaolo Miccolis affronta con la delicatezza dell’acquerello, una pratica antica dentro la quale si muove con la calligrafia perfetta di artista consumato, trattando senza alcun imbarazzo soggetti inquietanti che dilagano nelle variazioni cromatiche dalle molteplici sfumature. Le matrici sono lontane e si possono rintracciare nei bestiari medievali e nelle simbologie legate al tema dell’ibrido che raccontano di una dimensione inconscia e alogica, strutturata nella nostra storia della nostra esistenza. Tuttavia i riferimenti vanno cercati anche più vicino e la citazione cinematografica di La signora ammazzatutti (Serial Mom), che offre lo spunto al titolo della piccola camera delle meraviglie pensata per il box di Koreja con la sonorizzazione di Nico Murri, si riferisce a un immaginario più contemporaneo legato alla cultura visiva di genere nella quale esseri normali, apparentemente miti e controllati, impazziscono all’improvviso. Nelle carte leggere di Miccolis si ha la sensazione che il pensiero razionale sia presente solo in incognito e si rappresentino strategie e ibridazioni genetiche basate sull’idea che ciò facciamo sia determinato da processi che in fondo non possiamo controllare. Ne emerge un io fragile, connesso a bisogni primari (sia che si tratti della dimensione sessuale o di quella legata al cibo), un universo s-gradevole in cui, a ben guardare, ogni singolo elemento, particolare, sbavatura cromatica alludono a qualcos’altro da sé. Un mondo che richiama passioni illustri come quella per Carol Rama o, più semplicemente, per la psicoanalisi delle macchie di Roscharch e che racconta di un viaggio interiore da “entomologo identitario” nel quale l’ossessione per l’accumulo, la classificazione e la serialità scaturiscono dal bisogno più profondo di capire se stessi. Perché è vero che siamo per natura anche animali ma è altrettanto vero che siamo esseri umani e il concetto di persona prende forma anche dalla concettualizzazione del mondo e dalla quantità di perché che riusciamo a esprimere. In questo senso, il regesto acquerellato di Miccolis ci fa comprendere che descrivere le diversità latenti in ciascuno di noi non vuol dire accettarle o capirle fino in fondo. E del resto, il fatto che ci poniamo la domanda fa ben sperare di poterci liberare della nostra condizione genetica e di assumere una consapevolezza che è soprattutto etica della libertà. M. G.

Disagi atomici, acquerello e collage su carta, 5 pz 24x14 cm, 2011

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SIGNORA HINKLE, LEI PER CASO È PAZZA? È la “comicità surreale” del film Serial Mum, licenziato nel 1994 da John Waters, uno dei pretesti che hanno sollecitato Pierpaolo Miccolis per la serie di opere proposte nella dimensione riflessiva e avvolgente del box di Senso Plurimo. La classica storia di una famiglia apparentemente ordinaria, sconvolta dagli squilibri della madre che poi sfociano nella disperata follia da serial killer, diventa il punto di partenza per una riflessione sulla metamorfosi e sulle accezioni contemporanee di questo tema che ha sempre caratterizzato le arti visive. Le mutazioni degli stati emotivi illusori si traducono in acquerelli vaporosi, quasi degli aloni di colore, da cui si percepiscono forme e sottili attenzioni visive di diversa provenienza formale e concettuale. L’indagine di Pierpaolo si caratterizza difatti per attenzioni plurali, anche sotto il profilo prettamente tematico: stati di mutazione, profili incompiuti di esseri antropomorfi, bestiari contaminati con le recenti riflessioni, anche mediatiche, sulla clonazione e sulle problematiche connesse con la bulimia e l’anoressia. Il dibattito globale, talvolta squilibrato e banale, su questi temi, Miccolis lo risolve in delicate carte, che spesso tentano un approccio fisico diretto con le pareti del box. Una riflessione solitaria, coerente, e quindi rigorosa, composta da fogli di varie dimensioni dipinti con sottili velature e diverse intensità cromatiche. L’utilizzo sapiente, ma mai stucchevole, di una complessa tecnica sviluppa gradazioni di impeti espressivi, segni lievi ed evocativi, squarci visivi più o meno espliciti che restituiscono forme, anatomie e visioni eteroclite frutto di screziature acquose e gradazioni cromatiche monocrome interrotte da cortocircuiti colorati. Le singole opere di Miccolis vivono una dimensione espressiva autonoma. Accostate però al resto della “serie”, sviluppano un’immagine totale da leggere in maniera corale, proprio perché i singoli pezzi vivono in una simbiosi continua che complessivamente favorisce una lettura percettiva unitaria. Lorenzo Madaro

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Maria Grazia Carriero Navighiamo abitualmente in un mare di messaggi che spesso non riusciamo a decifrare. E non si tratta solo di una difficoltà interpretativa perché, a volte, il problema centrale - forse il più profondo - sta nella domanda «Come potremo accorgerci che c’è un messaggio? Come riconoscerlo?» (D. R. Hofstadter). Il lavoro di Maria Grazia Carriero si muove in questo complesso universo semantico, entra nelle maglie dei linguaggi digitali e si appropria del 2D-code - vera e propria icona cibernetica - come preciso e circoscritto territorio di ricerca. Un codice bidimensionale, modularmente composto in forma quadrata e impiegato per memorizzare informazioni generalmente destinate ad essere lette da un cellulare o da uno smarthphone. Un sistema ad alta velocità, utilizzato per decriptare le informazioni, che implica un’operatività dentro le maglie complesse della rete e che serve come punto di partenza per un percorso dialogico costruito per segnalare come il significato vada cercato nello spazio che intercorre tra codificatore, messaggio e destinatario. Archicode nasce dalla creazione di una parola criptata (Infinity) e dall’illusione che un codice possa essere uno strumento di comprensione della realtà ma il processo di manipolazione, che lo riscatta dai complessi meandri alfanumerici del virtuale e lo trasforma in una struttura architettonica e spaziale, lo rende anche incapace di assolvere la sua originaria funzione. Fine dell’illusione. È presente in questo lavoro un’idea fluida e transitoria del linguaggio che ha che fare con il curioso enigma dei significati e con una dichiarata presa di posizione contro il rumore assordante delle certezze. L’esplorazione di questo alieno pianeta di parole s’insinua dentro strutture precarie e leggere, che solo alla fine vengono stabilmente occupate, sul filo sottile dello stupore e con una sintassi cromatica, sincopata nel fluire mutevole delle emozioni. Tutto si muove lungo la linea degli opposti: ciò che è bidimensionale diventa tridimensionale, ciò che è logico si fa alogico, ciò che è cibernetico evoca un’elica genetica. In questo incongruente mondo del paradosso e del ribaltamento la Carriero agisce come Alice in un dialogo di Lewis Carroll, dentro un microcosmo che è insieme intimo ed eccentrico. E così, senza bisogno clamore, l’universo del linguaggio e della comunicazione si trasforma in uno spazio silenzioso fatto solo di volumi e le parole, finalmente prive del loro potere, indicano altri luoghi come sede di possibili significati. M. G.

ARCHIcode, installazione, carta, 2012 pagine seguenti: ARCHIcode, frames video, 2012 19


ARCHIcode Se tutto l’agire umano è inevitabilmente volto ad intessere relazioni con l’ambiente e a modificare la realtà mediante sistemi strutturali, l’esperienza architettonica rappresenta il superamento delle “difficoltà tecniche” verso l’attualizzazione del legame uomo-mondo. Oltre a risolvere problemi pratici, caratteristica fondamentale dell’arte dello spazio è la sua innata capacità immaginifica, che consente all’artista (e all’architetto) di sognare e di progettare soluzioni lungimiranti ed innovative. Spazio interno che tende spiritualmente – e materialmente – all’esterno, coniugando pieni e vuoti, l’architettura dà vita ad una raffigurazione dinamica tra ciò che è già esistente e ciò che è ancora in costruzione, inerendo al ritmo, al tempo e nei più recenti risultati anche al colore. Difatti, spesso l’architettura si accosta alla scultura o al design, rivendicando un’estrema estetizzazione dell’oggetto spaziale. In questi casi prendono forma affascinanti luoghi, fisici, ideali ed esistenziali al contempo, che sono le manifestazioni simboliche della civiltà contemporanea, come dimostrano le sculture futuribili di Maria Grazia Carriero. Archicode – afferma l’artista – è l’animazione di un luogo, o addirittura la possibilità di vivere nell’opera stessa. Una serie di strutture – rielaborazioni tridimensionali dei bidimensionali codici matrix – sono caratterizzate da segni che evidenziano la presenza umana:


nello specifico, la facoltà poietica che nell’era tecnologica si esprime con la riformulazione digitale della vita e dei suoi spazi. Poiché ogni luogo ha una propria identità unica e irripetibile – nella visione “animista” del filosofo e psicologo americano James Hillman – che mostra la stretta interrelazione tra natura e cultura, rispettare quel determinato luogo permette alla sua energia di sopravvivere e di attraversare il tempo. Così la Carriero trasmette quel vigore che anima i suoi archicode, quell’anima dei luoghi in cui si susseguono stati emotivi e cromatici, tutelando il sentimento di alterità (che deriva dall’identità del luogo stesso), determinando il vivere armonico. Nell’epoca dello sviluppo urbano indiscriminato in cui le metropoli – i non luoghi di alienazione quotidiana – hanno profondamente alterato la relazione tra uomo ed elementi naturali, esplorare ed abitare tali architetture fantastiche, permette di riscoprire la Bellezza, che sola può restituire senso al paesaggio, alla città e alla vita stessa. Quasi un appello a risvegliarsi dal torpore anestetico, gli archicode accolgono – nella loro vitalità dinamica – l’intimo essere del mondo. Simona Caramia



Alessandro Passaro <<Ciò che sento che è cambiato, è qualcosa dentro di me, trasformato in una concessione delle potenzialità del caso e dei diritti del quadro, abbattendo di conseguenza quel vincolo della progettazione iniziale che non è più fonte ma semplice elemento di percorso realizzativo». In questa dichiarazione di Alessandro Passaro c’è il senso di un processo di svolta che lo sta portando dalle equilibrate e naturali espressioni figurative della prima e sorprendente produzione giovanile a questa esplosione plurale ccolpevole di risucchiare la figura e ridurla a piccoli brandelli. Perdita di tempo, non è solo un garbato appunto ironico (l’inutilità dell’arte) ma una riflessione sulla dimensione fisica del dipingere, una teoria del movimento capace di mobilitare diversi piani materici che fanno esplodere il colore sino a noi con una pittura gestuale e dichiarativa espressa nelle tensioni che la governano. Esiste in questo ciclo di lavori un fattore non trascurabile che è la perfetta coincidenza tra arte e vita, come se la deflagrazione cromatica fosse il frutto di un tormento interiore, di una furia autentica, l’esigenza non drammatica, ma piuttosto liberatoria, di entrare nel caos dell’esistenza, di dimenticarne l’osservazione controllata e di immergersi nel vortice informe ed emotivo che si disgrega in pennellate violente. Eppure, a ben guardare, anche se le scelte dominanti sono di stampo distruttivoinformale, rimangono i segni di un lessico pittorico maturo costruito sulla qualità plastica della materia e sulla luce che irrompe dentro i contrasti simultanei e nelle pennellate più chiare. Nello spazio di questo antagonismo sovraeccitato si avverte l’eco lontana di un equilibrio nel quale moderare l’istinto, mentre la persistenza del soggetto, che proviene da un passato prossimo, si dilegua nella tensione del colore. Coesistono “loro malgrado” tutti gli elementi del fare pittura come la capacità di trattare la figura senza tentennamenti, con tagli e scorci liberi e sempre credibili, il gesto istintivo che segue le ragioni della tela, la ricerca spaziale e luminosa. Il violento movimento tellurico che ha investito il quadro non riesce a neutralizzare definitivamente il passato e l’umanità liquida e malinconica di un tempo appare oggi abbandonata al mondo, contemporaneamente fuori e dentro il suo disordine. E il gesto spontaneo, che registra il flusso della vita, non può annullare completamente la mente con i suoi dubbi, la sua critica e con la sua analisi. M. G.

Soluzioni , olio su tela, 150x150 cm, 2012

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PERDITA DI TEMPO L’arte è un processo creativo con il quale l’artista esprime spontaneamente il mondo interiore attraverso modalità e tecniche stilistiche a lui più congeniali per esternare un suo punto di vista, una sua idea. Alessandro Passaro, con la sua arte pittorica ricerca una forma viva e diretta che dia al suo animo ampia libertà espressiva, svincolata da ogni condizionamento di ordine psicologico o convenzionale per mettere a nudo la forza istintiva del suo estro. Senza alcun fine pratico opera in due direzioni diverse che s’incrociano e si accompagnano verso lo stesso traguardo. Nelle sue opere si distinguono due elementi: la figura umana e il colore, entrambi espressivi di una ricerca interiore sul senso della vita. La figura imperiosa e imponente domina nella parte superiore della tela mentre in quella inferiore domina il colore tracciato con segni e macchie, impresso con rapide e nevrotiche pennellate gestuali. Nel dipinto Senso Plurimo due nudi di donna si aggrediscono: una, scalciando, si divincola dall’altra che, scansando il colpo, retrocede repentinamente. Il moto dei gesti è tale che un vortice sembra aprirsi tra le due figure che ruotano su di un

Profilo di tutto , olio su tela, 100x80 cm, 2012 Perdita di tempo , olio su tela, 100x80 cm, 2012 24


probabile tavolo di un bar su cui e attorno predomina il colore spesso, anch’esso aggressivo nell’accentuato arancio acido in contrasto con i verdi accesi. Il colore non dipinto, ma schizzato, impresso da pennellate brutali sovrasta le figure e le smaterializza, le frantuma nel tentativo di dissolverle. I lavori della mostra Perdita di tempo si caratterizzano per le deformazioni formali di ascendenza espressionista e per i riferimenti alle strutturazioni informali. L’artista vuole cogliere attraverso il colore il senso della realtà, di ciò che è dato conoscere e di ciò che sfugge, il comprensibile e l’incomprensibile dell’esistenza, del tempo e del luogo in cui viviamo. Passaro ha bisogno di approfondire, di scavare nella realtà fenomenica contemporanea. Egli è convinto di poter raggiungere con il colore risultati radicali. Il protagonista di ogni opera è quindi il colore nelle articolazioni di colore-gesto, colore-materia, colore-luce, colore-energia: “soggetti significanti”, li definisce Passaro, che pongono “l’uomo-osservatore nel caotico miracolo della vita”. Salvatore Luperto

Senso Plurimo , olio su tela, 115x140 cm, 2012

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VEDIAMOCI PER BENE SERATA DI DIALOGHI IN ONORE DI CARMELO POMPILIO REALINO ANTONIO BENE NEL DECENNALE DELLA SUA SCOMPARSA a cura di Enzo Mansueto e Mauro Marino

“Il forte si mesce col vinto nemico Col novo signore rimane l’antico; L’un popolo e l’altro sul collo vi sta. Dividono i servi, dividon gli armenti; Si posano insieme sui campi cruenti D’un volgo disperso che nome non ha” Alessandro Manzoni, Adelchi

Morto Bene, Viva Bene! puglia impegnata/puglia eccellente/puglia talentuosa/puglia terra di cultura/puglia di turismi onnivori/puglia culturale/(…e <<Quando parlano di cultura metto mano alla pistola>>, tuonava Goebbels)/puglia fornitrice di merda da ingerire/ancora una volta non hai capito un cazzo!/Ti fai vanto di paternità, sbavando su diritti museali e mancando clamorosamente il colpo con i fuochi fatui delle manifestazioni. cb era contro tutta l’arte di rappresentazione e questo non lo hai capito: le tue festività son solo rappresentazione di te stessa (e rappresentanza del Potere, irrispettoso delle intelligenze). Nessun sogno musicale, nessun volo di santi idioti, nessuna Madonna da spogliare, nessun Erode da scorticare, nessun Ministero della Cultura da chiudere, nessun classico da stuprare, nessun orecchio da accecare, nessun occhio da render sordo, solo composta pedagogia istituzionale. Tutto è vano se continui a promuovere cultura estiva, cultura da pro-loco, cultura democratica (nell’accezione negativa del termine): la democrazia

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s’è trasformata in abuso di potere da parte della mediocrità, ed è terreno fertile soltanto per prodotti medi, costruiti ad hoc per esser ingeriti, appetibili come la cementificazione turistica costiera, prodotti creati per mediare con un pubblico, ahimè, passivo, rincoglionito, un pubblico che ha smarrito la sua intelligenza e la sua capacità critica…pubblico e cultura naufragano in balìa dei venti della promozione territoriale… Ed allora preghiamo una nuova invasione turca, un nuovo azzeramento, una nuova cecità, una nuova santa idiozia contro ogni forma di Potere, contro ogni istituzionalizzazione, contro ogni politica culturale, contro ogni finanziamento partitocratico: il dadaismo non è stato creato da un assessore alla cultura e tantomeno da un patrocinio ministeriale!!! “Meglio tardi che mai” mormorano alcuni ed eccoti puglia, nel tuo splendore scenografico, pronta a spacciare anche carmelo bene come tuo prodotto infiocchettato da pacco regalo, ma il tuo culo è già pronto a ricevere i riflettori mediatici che dell’ASSENZA non hanno il sentore, né della sua e né di quella da lui tanto cercata. (…e per fortuna, mi vien’in aiuto cb pacco-regalo bendato nudo per le strade di Santa Cesarea a sputarti addosso la sequenza di Nostra Signora dei Turchi in cui prende a calci


Carlo Michele Schirinzi

Ps: “quello è il guaio…non risolveranno mai niente con le democrazie!” Carmelo Bene *** Questo il Soliloquio per naufragio (affanculo la democrazia!), testo crudo e frontale letto da Carlo Michele Schirinzi nella serata del 16 marzo 2012 a prologo di un ascolto al buio, di un frammento dell’Adelchi beniano, che poi ha proposto all’interno della

sala teatrale. L’occasione, Vediamoci per Bene dialogo tra artisti che nel giorno del decennale della scomparsa di Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene è stato ospitato nel foyer dei Cantieri Teatrali Koreja. Con Carlo Michele Schirinzi, le sonorizzazioni di Stefano De Santis-Urkuma, la lettura da Delle tarantole di Friedrich Wilhelm Nietzsche da parte dell’attore Renato Grilli accompagnato dai suoni di Rocco Nigro, i versi Quattro depistaggi sulle vie del bene relativo di Antonio De Mitri letti da Maurizio D’Anna e Renato Grilli e i sapori del “cercatore di gusto” Simone Biso. A far da “maestri di cerimonia” il giornalista Enzo Mansueto e Mauro Marino.

VEDIAMOCI PER BENE

il tuo folklore). In queste festività, in quest’ennesima cerimonia funebre, voglio dedicarti due sue opere: la prima è Capricci, il più brutto film mai girato, il più atroce pensiero mai avuto dove giovani donne nude si stendono con frammenti palpitanti di morte, dove l’autodistruzione regna sovrana anche nei tentativi, fortunatamente invani, di contatto umano, dove è la vita che cerca d’imitare l’arte mentre un Cristo tenta di schiodarsi dal modello cristiano per abbandonare definitivamente la scena. Il primo film PUNK della storia! in clamoroso anticipo, PUNK prima del PUNK! Ti dedico anche la messa in scena del Lorenzaccio, quel meraviglioso saggio sull’impossibilità d’esser nella Storia, sull’incapacità di stare al passo con i tempi, sul massacro della progettualità, un inno alla dissonanza e all’impotenza, l’opera che sancisce definitivamente il primato del suono (e della melodia) sull’azione. Cara puglia, per ricordare Bene devi avere l’umiltà di toglierti di scena!!! Sentite condoglianze

«[…] Carmelo Bene è “cibo”. E come ogni alimento è da digerire per ben comprenderlo, per evitare d’essere “indigesti” alla sua arte. Capita di incontrare “segni” ed interpreti che nella “grammatica beniana” hanno trovato linfa. Disegnare una mappa è cosa non facile ma si può, a dieci anni dalla sua scomparsa, tentare una traccia». Così era scritto nell’invito della serata, e ancora: «Un giorno Carmelo Bene ebbe a dire: “Portare via Otranto da qui!”. Lui, sapeva, sentiva, dal “riparo” della “maschera” e anche oltre quello, quanto questo il Salento fosse lontano da se stesso, dalla comprensione intima dei suoi umori e dei suoi amori». Su questa linea la lettera di Carlo Schirinzi alla “puglia”, accuratamente tenuta con la “p” minuscola per non dare altro agio all’invadenza presuntuosa che la abita. Mauro Marino

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BIOGRAFIE


SANDRO MARASCO Presicce (LE) 1973

Utilizza prevalentemente la pittura, la scultura e la fotografia a contenuto relazionale e sociale e ha al suo attivo il progetto CONAR sulla pratica consolidata della raccomandazione con il quale ha mandato in cortocircuito i sistemi di comunicazione televisiva e giornalistica.

MOSTRE PERSONALI 2007 Paintings, Dolochi Art Visual & Music Meeting Hall, Isola di Samo, Grecia 2005 Le Parole sono pietre, Tarik Berber, Sandro Marasco, Galleria Percorsi d’arte, Casarano (LE) ScambioCrossing - Tra vita e Arte, Galleria Potlach, Trani (BA) Tra materia e colore Sandro Marasco e Vito Russo, Raggio Verde, Lecce 2004 Enfant Terribile, Galleria San Bartolomeo, Salsomaggiore Terme (PR) Sospensioni, Raggio Verde, Lecce

MOSTRE COLLETTIVE 2011 Illuminando Lecce, Centro storico, Lecce Food for Brain (by Streamfest), Centro storico Galatina e ART and ARS GALLERY, Galatina (LE) 54° Biennale di Venezia - Sezione Puglia, Ex Convento dei Teatini, Lecce 2010 Contemporanea/ Lecce Arredo, Galatina (LE) 2009 Ergo Sum, Notte bianca della letteratura e dell’arte, Galatina (LE) Wet and Dry (by Streamfest), Palazzo della cultura Zeffirino Rizzelli, Galatina (LE) 60 artisti per la LILT, Società operaia, Lecce 2008 Ergo Sum, Notte bianca della letteratura e dell’arte, Galatina (LE)

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Il cuoco, l’architetto, l’artista e il suo curatore, Plenilunio alla fortezza, Mola di Bari (BA) E.P.Zone. Zone di equilibrio precario, Associazione Culturale Proitalia, Lecce Mostra del piccolo formato, Galleria Percorsi d’arte, Casarano (LE) 2007 La casa dei suoni, Sound Res, Masseria “Ospitale”, Lecce 2006 Profilo d’arte, Brescia, Reggio Emilia, Roma, Ferrara, Torino, Milano Premio Emilio Rizzi, Brescia Premio Carlo dalla Zorza, Galleria Ponte Rosso, Milano Salento Young Artist - Associazione culturale ANXA, Gallipoli (LE) Premio Pescara, Museo Vittoria Colonna, Pescara 2005 Alchimie della pittura, Pietramontecorvino (FG) Profilo d’Arte 3° premio internazionale d’arte “Giovane arte europea”, Castello Visconteo, Pavia 2004 Kontemporanea, Raggio Verde, Lecce Kontemporanea, Palazzo Marchesale, Arnesano (LE) 2003 Arte Kontemporanea, Raggio Verde, Lecce 2002 Opera Buona, Chiostri benedettini di S. Pietro, Reggio Emilia 2001 Geni, Centro Arte Kairos, Livorno


PIERPAOLO MICCOLIS Noci (BA) 1985

Sperimenta tecniche diverse ma predilige l’acquerello su carta con il quale costruisce una fitta narrazione sui temi del corpo e dell’identità. Eros, elementi vegetali e figure zoomorfe costruiscono un bestiario fantastico e ibrido che oscilla tra toni ironici e drammatici.

MOSTRE PERSONALI 2012 Fame d’aria Pierpaolo Miccolis, Galleria BLUorg, Bari Afrodita, Alcenero, Artefiera, Bologna 2011 L’accordo, Galleria Studio 7, Rieti 2010 Discorsi sul buco, Galleria Morelli, Locorotondo (BA) Pierpaolo Miccolis, Italia creativa, Kursaal, Bari 2007 Nodo 03, La nouvelle cuisine, Galleria Nodo, Bari MOSTRE COLLETTIVE 2012 Ouverture/La Festa dell’Arte, Museo Pino Pascali, Polignano a Mare (BA) Dialoghi Est/Ovest – La Fondazione Pino Pascali in Montenegro, Museo Nazionale di Cetinje, Cetinje , Montenegro Affordable Art Faire, Orizzonti Arte Contemporanea, Milano 2011 Blooms of Daphne, Fabrica Fluxus Art Gallery, Bari HAERETICI, Castello Svevo di Barletta, Bari Buon compleanno, Italia l’Istituto Italiano di Cultura, Rathaus, Stoccarda BLOOOM - The creative industries art show, Fabrica Fluxsus Art Gallery, Colonia Magici Mondi, Manica Lunga, Istituzione Biblioteca Classenze, Ravenna Si ignorano i motivi del gesto, Palazzo Conti, Locorotondo (BA)

Dalla strada, previsioni dal post mondo, Galleria BLUorg, Bari They hate us For Our Freedom, Mercato Occupato, Bari 2010 Sud Generation - Il museo e il suo territorio, Fondazione Museo Pino Pascali, Polignano a Mare, (BA) Premio Mario Razzano, Biennale di Benevento, ARCOS, Benevento Di cotti e di crudi, Padiglione 101 Fiera del Levante, Bari Premio d’arte Zingarelli, Tenuta Zingarelli, Siena Musica e tempo… Nella visione, Salone degli affreschi Ateneo, Bari 2009 Il cielo in una stanza/Scoperta, ex Monastero di Santa Scolastica, Bari Festival d’Arte Internazionale Songzhuang, Pechino Contemporary art among car, Toyota center, Mestre (VE) 2008 GAP, Giovani artisti pugliesi, Sala Murat, Bari Ad Est, dall’Adriatico al Danubio, Akadèmia Umenì, Banskà Bystrica, Galleria Goza, Bratislava, (SK) Obiettivo donna, Paladiana, Milazzo (ME) 2007 Aspettando la Biennale/B-Art, Palazzo Roberti, Mola di Bari (BA) Similis/Dissimilis,Sopraintendenza archivistica,Bari Homenaje Frida Kalho, Saltello, Coahuila, Mexico

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MARIA GRAZIA CARRIERO Gioia del Colle (BA) 1980

Predilige forme di comunicazione concettuale nelle quali sperimenta linguaggi diversi passando dalla pittura, alla fotografia, alla video arte e alle installazioni con un percorso che ha come comune denominatore la riflessione e la ricerca sulla virtualità. Vive e lavora tra Taranto e Milano ed è stata tra i finalisti del Premio Nazionale delle Arti presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.

MOSTRE 2012 Home, my Place in the World, Mostra di arte contemporanea, La Galleria Pall Mall, Londra Premio Zingarelli Rocca delle Macìe, Castellina in Chianti (SI) La Verità è luce, Open Space, Catanzaro 2011 Buon compleanno Italia!, Rathaus, Stoccarda (Germania) La bellezza corrompe, Open Space, Catanzaro Visioni Suburbane, Studio Arte Fuori Centro, Roma Paesaggi, Cascina Farsetti, Villa Doria Pamphilj, Roma Inside Out, White art Gallery, Merano (BZ) Tempo reale. Attualità di Bona Sforza, tra potere e cultura al femminile, Europa e Mediterraneo, Palazzo Bona Sforza, Modugno (BA) Arte e Natura, Parco Nazionale del Circeo, Fogliano (LT), Mithra, Sol Invictus. Nel segno del Toro: da Mithra ad Europa, Museo Archeologico dell’antica Capua, Santa Maria Capua Vetere (CE) Carriero/Danelone/Egger, Galleria Maria Cilena, Milano La storia siamo noi perché ci raccontiamo, Primo Piano Living Gallery, Lecce

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2010 Video.it a Nord/Sud del Mediterraneo, DOCVA/Fabbrica del Vapore, Milano Video.it a Nord/Sud del Mediterraneo, Fondazione MERZ, Torino IN SIDE-OUT SIDE, L’invisibilità del Visibile, Primo Piano Living Gallery, Lecce 06 Giornata del contemporaneo, 4_4 prodotti d’arte, Galleria Scatola Nera, Kikau Store, Massafra (TA) AFAM Premio Nazionale delle Arti (finalista), Accademia di Belle Arti di Napoli, Napoli. Pre-Visioni, Museo Santa Scolastica, Bari MUSAE (Museo Urbano Sperimentale Arte Emergente), Palazzo Ducale, Pietramontecorvino (FG) MUSAE (Museo Urbano Sperimentale Arte Emergente), Sala Guido Polo, Borgo Valsugana (TR). MUSAE (Museo Urbano Sperimentale Arte Emergente), Villa Sissi, Levico Terme (TR) 2009 a.m.a.t.a. Grandi Galleristi intervistati da Arturo Schwarz, Galleria Blanchaert, Milano Tu Donna, Congrega di S. Giovanni, Maddaloni (CE) 2007 In>Out, Auditorium Comunale, Palagiano (TA) 2004 Percorsi della grafica, Centro per l’incisione e la grafica d’arte, Formello (RM)


ALESSANDRO PASSARO Mesagne (BR) 1974

Pittore puro, ha nel gesto e nel colore la sua forza espressiva. Nell’ultima produzione ha abbandonato la trama progettuale e si è lasciato andare a un flusso emozionale che dissolve la forma e riflette nella precarietà del segno le incertezze della condizione umana ed esistenziale.

MOSTRE PERSONALI 2011 She’s me(Scismi), ARTandARS Gallery, Galatina (LE) 2009 Intrans-sito, Galleria RivaArtecontemporanea, Lecce 2008 Infuori, Galleria Paolo Erbetta, Foggia MOSTRE COLLETTIVE 2012 Ouverture/La Festa dell’Arte, Museo Pino Pascali, Polignano a Mare (BA) 2011 Colori di Frontiere, Castello Normanno Svevo, Mesagne (BR) 54°Biennale di Venezia, Padiglione Accademie, Venezia 2009 Panting Moods, L’immagine Art Gallery, Milano Il cuoco, l’architetto e il suo curatore, Plenilunio alla Fortezza, Mola di Bari (BA) 2007 Premio Celeste, finalista della sezione pittura 2005 Festival dell’arte, Istituto italiano di Cultura, Belgrado, Serbia Biennale del Mediterraneo, Napoli

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CARLO MICHELE SCHIRINZI Acquarica del Capo (LE) 1974

Artista e videomaker, ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti. Ha ricoperto il ruolo di giurato al 29° Torino Film Festival e attualmente è impegnato nella lavorazione del suo primo lungometraggio, I resti di Bisanzio. Come fotografo ha realizzato le ‘iconoclastie su(al) negativo’, interventi di asportazioni manuali sulla pellicola 35mm.

MOSTRE E FESTIVAL 2011 Contrappunti Visivi, Fondazione Palmieri, Lecce IX Avvistamenti: Carlo Michele Schirinzi, (personale) Cinema Odeon, Molfetta (BA) III Festival de Cinéma Européen des Arcs, Les Arcs, Francia Obiettivo Mediterraneo Italia Turchia, Primo Piano Living Gallery, Lecce 68. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, Venezia Etats Generaux du Film Documentaire, Lussas Km/O. Segni d’arte a Sud, Laboratorio di Arte e Architettura Semerano, Lecce Si ignorano i motivi del gesto, Palazzo Conti, Locorotondo (BA) 54. Biennale Di Venezia, Padiglione Italia, Lecce 54. Biennale Di Venezia Puglia: Sguardo Contemporaneo, Venezia 4° 8½ Festa Do Cinema Italiano, LisbonaPorto-Coimbra-Funchal, Portogallo Rex 2011 – Recent Experimental Short Films, Stoccolma 2010 28° Torino Film Festival, Torino – Menzione Speciale Schirinzi/Panico-Senz’attracchi, (personale) Fondo Verri, Lecce 32° Cinemed – Festival International Cinéma Méditerranéen, Montpellier De-Tour To Ararat, (personale) Cantieri Teatrali Koreja, Lecce 3° Festarte Videoart Festival, Macro, Roma 33° Norwegian Short Film Festival, Grimstad

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Sostareasud, Galleria D’Enghien, Galatina (LE) 10° Festival Du Nouveau Cinèma Italien Terra Di Cinema, Tremblay-en-France Corti D’autore 3: Ernst Lubitsch – Carlo Michele Schirinzi, Torino 2009 27° Torino Film Festival, Torino, Primo premio 31° Cinemed – Festival International Cinéma Méditerranéen, Montpellier 1°Fish Eye – International Experimental Film & Video Festival, Roma Tangenziale Sud, (personale) Museo Nuova Era, Bari Singolari, Ex Monastero Santa Chiara, Castellaneta (TA) 10° Festival Del Cinema Europeo, Lecce, Primo premio Reisen Nach Apulien, Babylon Kino, Stiftung Deutsches Historisches Museum, Berlino Playlist, Galleria Neon>Campobase, Bologna 2008 1° Festival Del Cinema Italiano di Madrid, Madrid 26° Torino Film Festival, Torino Sacro a Tentativi, (personale) Farm, Lecce Art Box, Centro Storico, Termoli 2007 Altri Sguardi, (personale), 3° Taranto Film Festival, Sala Chaplin, Taranto 25° Torino Film Festival, Torino Trapassato Futuro, (personale) Ex Albergo Della Ferrovia, Ceglie Messapica (BR) Schirinzi video, (personale) Università La Sapienza, Roma



AGENZIA GENERALE DI LECCE/1609 di Vladimiro Politi V.le Aldo Moro 23 - 73100 Lecce tel. 0832.318833 - 362661



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a. colazzo


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