F84 - BRICCONArTE

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L’esistenza di dislivelli culturali all’interno delle cosiddette società civilizzate ha portato alla nascita della disciplina autodefinita folklore, demologia, storia delle tradizioni popolari, etnologia europea. Solo attraverso il concetto di “cultura primitiva” si è arrivati a riconoscere il possesso di una cultura a quelli che venivano definiti “volghi dei popoli civilizzati”. A questo punto si è aperta la discussione sul rapporto tra la cultura delle classi subalterne e quella delle classi dominanti. E’ possibile parlare di una circolarità tra i due livelli di cultura? Solo recentemente gli storici si sono accostati a questi temi. Ciò è dovuto in parte alla diffusa persistenza di una concezione aristocratica di cultura. Idee e credenze originali vengono considerate prodotti delle classi superiori.49

Seguendo questo discorso, ecco l’opinione dell’indigeno Tuiavii di Tiavea: “Da dove viene il denaro? Come puoi ottenere molto denaro? In molti modi diversi, in modi facili e difficili. Tagliando al tuo fratello i capelli, togliendo la sporcizia che sta davanti alla sua capanna, conducendo una canoa dall’altra parte del fiume, con una buona idea. Domina però una grande ingiustizia, sulla quale il Papalagi non riflette, e non vuole riflettere; non tutti quelli che hanno molto denaro lavorano molto.” 50 “Cultura significa: riempire la propria testa con le conoscenze fino all’orlo estremo. L’uomo colto conosce la lunghezza della palma, il peso della noce di cocco, i nomi di tutti i suoi grandi capi e la data delle loro guerre. Conosce la grandezza della luna, delle stelle e di tutti i Paesi. Conosce per nome ogni fiume, ogni animale e pianta. Conosce tutto, proprio tutto. Poni una domanda a una persona colta , e ti si spara addosso la risposta ancor prima che tu chiuda la bocca.” 51

“Mai come oggi si è parlato tanto di civiltà e di cultura, quando è la vita stessa che ci sfugge. E c’è uno strano parallelismo tra questo franare generalizzato della vita, che è alla base della demoralizzazione attuale, e i problemi di una cultura che non ha mai coinciso con la vita, e che è fatta per dettare legge alla vita. Prima di riparlare di cultura, voglio rilevare che il mondo ha fame, e che non si preoccupa della cultura[…] La cosa più urgente non mi sembra dunque difendere una cultura, la cui esistenza non ha mai salvato nessuno dall’ansia di vivere meglio e di avere fame, ma estrarre da ciò che chiamiamo cultura, delle idee la cui forza di vita sia pari a quella della fame.” 52

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